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SENATO DELLA REPUBBLICA X LEGISLATURA lOa COMMISSIONE PERMANENTE (Industria, commercio, turismo) INDAGINE CONOSCITIVA SULLE TECNOLOGIE INDUSTRIALI AVANZATE Resoconto stenografico SEDUTA DI MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE 1988 (Pomeridiana) Presidenza del Presidente CASSOLA TIPOGRAFIA DEL SENATO (I ISO)

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SENATO DELLA REPUBBLICAX LEGISLATURA

lOa COMMISSIONE PERMANENTE(Industria, commercio, turismo)

INDAGINE CONOSCITIVA

SULLE TECNOLOGIE INDUSTRIALI AVANZATE

8° Resoconto stenografico

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE 1988

(Pomeridiana)

Presidenza del Presidente CASSOLA

TIPOGRAFIA DEL SENATO (I ISO)

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Senato della Repubblica ~ 2 ~ X Legislatura

1 Da COMMISSIONE 8° RESOCONTOSTEN. (9 novembre 1988)

INDICE

Audizione dei rappresentanti di imprese operanti nei settori dell'automazione e della robotica (COMAU,SEPA, ELSAG, ESACONTROL, Nuovo Pignone e Ansaldo SpA)

PRESIDENTE. . . . . . . . . . . . Pag. 3, 10, 15 e passImGIANOTTI(PCI) ... . 13VETTORI (DC) . 15

ARDOINO .. . . . . . . . . . Pag 11BARABASCHI ... .. . .. . .. . .. .. ... . .. .. . 3, 14, 15CANTARELLA . .. . .. .. ... 5, 13, 15DE BENEDETTI 8,16ESPOSITO.. . 10, 14MINUCCIANI 6, 13

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Senato della Repubblica ~ 3 ~ X Legislatura

lOa COMMISSIONE 8° RESOCONTOSTEN. (9 novembre 1988)

Intervengono, ai sensi dell' articolo 48 delRegolamento, il professar Sergio Barabaschi e ildottor Claudio Launer dell'Ansaldo SpA; l'inge~gner Paolo Cantarella, il ragionier Paolo Fanto~ni e l'lngegner Roberto Salaroli della COMAU; ildottor Paolo Benedettini e l'ingegner GiorgioMinucciani della ELSAG; l'ingegner Franco DeBenedetti della ESACONTROL; il dottor AlfredoCasiglla, l'ingegner Giancarlo Esposito e l'inge~gner Paolo Vitiello del Nuovo Pignone; l'inge~gner Gianluigi Ardoino della SEPA.

I lavori hanno inizio alle ore 15,30.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ilseguito dell'indagine conoscitiva sulle tecnolo~gie industriali avanzate. È oggi in programmal'audizione dei rappresentanti di imprese ope~ranti nei settori dell'automazione e dellarobotica (COMAU, SEPA, ELSAG, ESACON~TROL, Nuovo Pignone e Ansaldo Spa).

Vengono quindi Introdotti il professar SergioBarabaschi e il dottor Claudio Laurier dell'An~saldo SpA; l'ingegner Paolo Cantarella, ilragionier Paolo Fantoni e l'ingegner RobertoSalaroli della COMAU; il dottor Paolo Benedet~tini e l'ingegner GiorgIO Minucciani dellaELSAG; l'ingegner Franco De Benedetti dellaESACONTROL; zl dottor Alfredo Casiglia, l'inge~gner Giancarlo Esposito e l'ingegner PaoloVitiello del Nuovo Pignone; l'ingegner GianluigiArdoino della SEPA.

Audizione dei rappresentanti di imprese ope~ranti nei settori dell'automazione e dellarobotica (COMAU, SEPA, ELSAG, ESA~CONTROL, Nuovo Pignone e Ansaldo SpA)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'indagine, so~spesa nella seduta del 19 ottobre.

Nel ringraziare i nostri interlocutori per laloro presenza, ricordo che la loa Commissionedel Senato sta svolgendo un'indagine conosci~tiva rispetto alla quale desidereremmo avereun quadro informativo ed alcuni suggerimentiper eventuali iniziative di carattere legislativo.

Abbiamo adottato questo criterio un po'insolito di una convocazione di rappresentantiper settori, che presenta dei difetti soprattutto

con riguardo al numero degli invitati, maanche dei vantaggi per poter disporre deglielementi fondamentali che ci interessa acqui~sire; del resto, quasi tutte le aziende invianodei documenti o dei dossier che possonoessere consultati.

So che c'è stata un'intesa per cui possiamoiniziare per ordine alfabetico. Cedo pertanto laparola al professar Barabaschi, dell'AnsaldoSpA.

BARABASCHI. La ringrazio, signor Presiden~te, per l'invito che ci è stato rivolto e per lascelta del tema: un tema estremamente impor~tante per la competitività dell'industria italia~na ed anche per l'occupazione. Si tratta di uncampo di azione molto generale riguardantel'immissione dell'elettronica nei prodotti e neiprocessi produttivi: immettere l'elettronica neiprodotti è determinante per accrescerne leprestazioni; immetterla nei sistemi produttivi èfondamentale per aumentare la qualità deiprodotti e la produttività. Se vogliamo difenderel'occupazione dobbiamo incrementare i volumi,in parallelo con l'aumento di produttività, equindi dobbiamo generare nuovi mercati.

L'Ansaldo opera nel campo dell'energia concomponenti e sistemi, nel campo dei trasporti(quindi dei servizi pubblici) e nel campodell'automazione di processi continui. Noicerchiamo di immettere elettronica in tutti etre i tipi di processo. Quando si parla diautomazione di processo normalmente si fariferimento a due classi: quella dei prodotticontinui (come la carta, la siderurgia, lametallurgia e l'energia) e quella dei prodottidiscontinui (cioè i motori, le turbine). Noilavoriamo in tutti questi settori.

La seconda considerazione che volevo svol~gere in tale quadro ~ e che si ricollega anche aisuggerimenti che mi permetterò di darvi ~ è

che in generale questo immettere l'automazio~ne nei processi e questo aumentare l'elettroni~ca nei prodotti è un mestiere difficile, perchèoltre alle tecnologie dell'elettronica più sofisti~cata si deve possedere la tecnologia dei sensori(cioè dell'apparato percettivo dell'elettronica),nonchè la tecnologia degli attuatori (cioè delmodo con il quale l'elettronica esplicita le suedecisioni sull'impianto, sul prodotto). Il robotè in fondo un attuatore, sia pure molto

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sofisticato ed intelligente. Quindi bisognaconoscere tutti questi elementi, bisogna cono~scere il software, il modo cioè di «ingegneriz~zare» questa conoscenza del sistema di auto~mazione e poi ~ ed è la cosa più importante ~

bisogna conoscere il processo. Nessun elettro~nico, per bravo che sia, riesce a fare un'appli~cazione intelligente dell'elettronica se nonconosce il modo di produrre della fabbrica.Certamente gli amici della COMAU hannoavuto un grandissimo successò nell'automa~zione di fabbrica appunto perchè conoscevanoil processo produttivo. Quindi questa attivitàimportante per il paese rappresenta ~ ripeto ~

un mestiere difficile.All'Ansaldo siamo molto attenti ad aumenta~

re il contenuto di elettronica dei nostriprodotti, come rilevavo prima; ci dedichiamomoltissimo all'automazione dei processi conti~nui, in particolare dei settori siderurgia ecarta; siamo impegnati nell'automazione deiprocessi discontinui soprattutto come utenti,in quanto gestori di fabbriche, apportando lanostra conoscenza del processo. Lavoriamo inun settore di robotica tecnologica particolaredove, oltre ad operare per un mercato interno,esportiamo anche (in Russia, in Cina, inCanada, negli Stati Uniti); soprattutto robotper saldatura continua vengono impiegatinella grande industria elettromeccanica enella cantieristica e in tutti i processi associati(molatura, verniciatura e controllo delle salda~ture, riporti, eccetera). Poi, con riferimento adun'esperienza importante che abbiamo fattosulla teleoperazione in campo nucleare (nelnucleare, di fronte al problema delle radiazio~ni, si deve operare con sistemi robotizzati),stiamo cercando di capitalizzare questa espe~rienza in altri settori, soprattutto per interventinegli ambienti ostili, prevedendo quindi l'uti~lizza di robot ai fini di protezione civile,ispezione in condotti (acquedotti o gasdotti),interventi nello spazio, controllo delle piatta~forme galleggianti ed in generale in tutti queisettori in cui esporre l'uomo a condizioniambientali pericolose potrebbe ingeneraregravi inconvenienti. Questo in sintesi è ilquadro delle attività svolte dall' Ansaldo.

Occorre rimuovere le barriere esistenti, checlassificherei in due tipi: barriere di carattereculturale e barriere di carattere economico.

Per quanto riguarda le prime, il connubio traelettronica e meccanica, tra elettronica eprocesso è una tipica attività multi disciplinareche deve cominciare a formare delle persone alivello della scuola. Noi insegniamo dellemonodiscipline, mentre dobbiamo cominciaread insegnare dei connubi tra discipline diver~se. Non abbiamo in Italia, se non in casirarissimi, la figura del control engineer cheesiste invece negli ambienti anglosassoni.Credo sia opportuno considerare la possibilitàin certe università italiane di immettere questafigura, in modo da preparare una base cultura~le soprattutto nella fabbrica ~ che poi è la piùrestia a tali innovazioni ~ con persone aperte a

questo aspetto.In secondo luogo, abbiamo bisogno di

attività di base nelle università. L'attività dibase che interessa l'industria è, di nuovo, ditipo multidisciplinare, quindi a mio avvisovanno promosse collaborazioni interdiparti~mentali all'interno dell'università. La leggedeve favorire, anche sul piano dei contributiper la ricerca, i gruppi dell'università chelavorano insieme in discipline diverse.

Sul piano della ricerca applicata, penso cheuno dei settori tecnologicamente più criticiper l'immissione dell'automazione sia la tec~nologia dei sensari industriali. Dovremmovarare in Italia un piano nazionale a taleriguardo. Svolgiamo tante attività in varicampi, ma abbiamo lasciato scoperto questosettore. La disponibilità o meno di un sensareindustriale ha un effetto profondo sulla capaci~tà di automatizzare un processo.

I sistemi di visione hanno un effetto prima~rio sulla robotica; i sistemi di analisi ambienta~le o dei gas emessi dai diversi impianti hannoun effetto importantissimo su una gestionecorretta. Si deve, pertanto, accentuare laricerca nel campo dei sensari. Suggerisco atale scopo che il Governo si faccia promotoredi un piano nazionale sui sensari avanzati.

Abbiamo, infine, il problema degli investi~menti industriali che sono stati in passatoincrementati dalla legge n. 46 del 1982, che haavuto un effetto importante ma che non èriuscita a superare barriere che sarebbe utileper il paese superare. Quindi, i finanziamentiprevisti dalla legge n. 46 andrebbero aumenta~ti: attualmente, infatti, per l'automa:(:ione dei

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processi siamo sul 50 per cento della spesa, ilche in termini di contributi equivale al 25 percento. Ciò è insufficiente per superare labarriera di rischio economico che una indu~stria deve affrontare per l'automazione deiprocessi produttivi. Il sistema deve essererivisto e i fondi vanno equiparati a quelli dellalegge istitutiva del fondo IMI per la ricercaapplicata.

L'ultimo commento è il seguente: il ruolodella domanda pubblica deve riguardare so~prattutta aspetti avanzati per i quali il mercatonon è ancora maturo. Mi riferisco all'automa~zione dei servizi. Potrebbe, infatti, rappresen~tare un elemento trainante per l'innovazioneanche dei settori della robotica non struttura~ta, robotica per la protezione civile, roboticaper il controllo delle piattaforme, per i quali ilmercato non c'è. Occorre incentivare inqualche modo il meccanismo innovativo attra~verso la domanda.

CANTARELLA. Come COMAU posso offrireuna testimonianza diretta sulle tecnologie diprocesso impiegate dai trasformatori industria~li dei metalli. Queste tecnologie corrispondo~no a una spesa annua mondiale stimabile in150 miliardi di dollari, una cifra enorme.

COMAU opera in questo mercato a livellointernazionale, nel senso che esporta media~mente il 50 per cento della sua produzione inmolti diversi paesi. L'80 per cento delle nostrevendite sono verso produttori di autoveicoli,oggi i più importanti utilizzatori di automazio~ne di processo.

Per parlare di tecnologie di processo, biso~gna prima di tutto decidere quali sono, eanche chiarire cosa vuoI dire tecnologiaavanzata, perchè si tratta di una espressioneche ha un significato solo se viene paragonataa qualcosa. Meglio sarebbe parlare di tecnolo~gie appropriate, cioè di quelle che offrono unarisposta adeguata e corretta al processo che sivuole automatizzare, estraendo il massimoritorno economico dall'innovazione.

Concordo poi con quanto ha detto il profes~sor Barabaschi, circa i produttori di tecnologieavanzate che non sono a loro volta utenti ditecnologie avanzate. Per esempio, si è parlatodi robot. Noi siamo produttori di robot (che,peraltro, rappresentano solo il 4, il 5, o il 10

per cento del valore degli impianti industrialiavanzati) ma in occidente i robot sono abitual~mente costruiti in maniera tradizionale, ancheperchè non sono suscettibili di automazionesofisticata. C'è dunque questo apparente para~dosso: gli attori della tecnologia avanzata sonoalloro interno utilizzatori di tecnologia tradi~zionale.

La spesa annuale per le tecnologie diprocesso varia, com'è ovvio, a seconda deipaesi. Tra i maggiori utilizzatori vi sono gliStati Uniti con 27 miliardi di dollari/anno, ilGiappone con 26 miliardi di dollari, l'UnioneSovietica con 24, la Repubblica Federale diGermania con 15. Seguono la Francia, l'Italia eil Regno Unito. Di conseguenza, 1'80 per centodella spesa riguarda i 7 paesi più industrializza~ti del mondo, mentre Stati Uniti, Giappone eUnione Sovietica superano da soli il 50 percento del totale mondiale.

La spesa italiana nel settore è di circa 8.000miliardi di lire: si tratta di nostre stime. Ilnostro Paese si trova, per quanto riguarda laproduzione di macchine utensili, in una posi~zione migliore rispetto al consumo: si trovainfatti al quinto posto nel mondo, precedendopaesi che lo superano nel consumo, come laFrancia.

Il termine «macchine utensili» non si do~vrebbe ormai più usare (sarebbe meglio parla~re di sistemi di produzione); comunque li sichiami si tratta di oggetti abbastanza difficili dafare, perchè la macchina utensile non è unoggetto targato. L'Italia produce macchineutensili per 2.950 miliardi e l'esportazione

. ammonta a 1.350 miliardi. Desidero aggiunge~re che il 20 per cento della produzioneesportata è COMAU.

Credo, signor Presidente, che questi numeridimostrino l'importanza del comparto. Esiste,però, anche una importanza indotta: un paeseche dispone di efficaci sistemi produttiviribalta questa efficienza sul prodotto finale,dispone cioè di prodotti finali più competitivi.La fabbrica è in questi anni il posto in cui sicombatte la lotta per la sopravvivenza compe~titiva.

Si è parlato prima di robot industriali. Devodire che il mercato mondiale vede l'Italia alsesto posto: il nostro Paese produce robot percirca 300 miliardi di lire anno. «Robot» è

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loa COMMISSIONE 8° RESOCONTO STEN. (9 novembre 1988)

termine di significato abbastanza vario, e inEuropa viene considerato come robot unoggetto diverso da quello che si intende inGiappone. L'Italia ha comunque una posizionesicuramente buona, anche se non riesce aottenere volumi molto importanti.

Parlando di opportunità in atto, prima si èaccennato alla formazione professionale. Aquesto proposito credo di dover ricordare chei dipartimenti di automazione delle scuole diingegneria sono veramente interdiscipIinari,anche se il problema non è tanto quello degliingegneri, quanto e soprattutto quello deiperiti. La figura del perito deve essere riforma~ta, e si rende necessario un processo diformazione abbastanza nuovo.

Un aspetto di cui si deve tenere conto è chel'unico possibile mercato è il mondo: oggi citroviamo a confronto diretto con la Germaniae il Giappone, che sono mercati molto impor~tanti. Un altro aspetto è quello del contenutoelettronico. È evidente che questo contenutoha permesso di fare molti passi avanti nelcampo della automazione, ma è altrettantoevidente che non siamo produttori di elettroni~ca; tutto viene acquistato, e questo puòrappresentare un rischio elevato. D'altro can~to, non è possibile sviluppare a livello naziona~le attività di questo tipo.

Diciamo che è corretto considerare i robotuna componente. È vero che il robot, aseconda del tipo di sistema, incide sul costo; èaltrettanto vero che è una componente senzala quale non sarebbe possibile realizzarealcune automazioni nei montaggi e negliassembIaggi. È anche vero che la produzionedei robot è arrivata troppo presto e non èancora riuscita a svilupparsi.

All'interno dei piccoli impianti la diffusionedei robot è sicuramente molto bassa. Diconseguenza i costruttori di robot che sonoanche costruttori di sistemi sono avvantaggia~ti. Quindi, è evidente che il grado di presenzadei robot nei sistemi complessi dipende dallefunzioni degli impianti. I robot sono assoIuta~mente indispensabili in quanto tali per gliassembIaggi e i montaggi automatici, chealtrimenti non sono organizzabili. Per unproduttore di robot è vantaggioso essere ancheproduttore di sistemi come è COMAU, cheproduce sia robot sia sistemi. Ad esempio la

ASEA svedese, che è produttrice di robot, staentrando nel campo dei sistemi, dimostrandoche questo vantaggio esiste.

Bisogna distinguere tra i produttori diautomazione e gli utilizzatori. Nessun utilizza~tore investe nell'automazione, a meno che nonabbia un rientro economico e ottenga caratte~ristiche di affidabilità, qualità del processo ealtro.

Bisogna tener presente che molti elementidi questo settore beneficiano della ricaduta delfinanziamento di altri sistemi: per esempio, ilcampo della difesa negli Stati Uniti che ha resopossibile la realizzazione di componenti inte~grati e chips che necessitano di volumi diproduzione molto grandi. Negli Stati Unitiesiste una ricaduta suIl'automazione industria~le che non viene finanziata direttamente, maattraverso la difesa.

Un altro esempio è quello del Giapponedove certi impianti industriali sono stati finan~ziati esclusivamente come palestre, dove nonsi fa niente di concreto ma solo delle esperien~ze; un elemento di lungimiranza importante.L'automazione viene sicuramente utilizzata invista di un ritorno economico che però nonpuò essere visto solo sul costo specifico delprodotto, ma va integrato tenendo conto dialtri fattori, come la flessibilità rispetto almercato.

MINUCCIANI. Innanzitutto vorrei rapida~mente inquadrare Io scenario che rappresentoin questo momento, vale a dire quella partedel raggruppamento industriale che opera nelcampo della automazione dei processi discreti,che sono stati automatizzati in tempi susse~guenti, perchè l'automazione è un'operazionecomplessa; infatti, sono stati prima automatiz~zati i processi fortemente ripetitivi, mentreora, secondo quella che è una sfida tecnoIogi~ca, si è in grado di cambiare rapidamente eaddirittura di immettere l'automazione inte~graIe, cioè quella che copre tutto Io spettro delprocesso produttivo e sa cogliere le sinergieche derivano daIle interazioni. Quindi si hariguardo non aIle singole parti, ma al tutto.Queste caratteristiche sono piuttosto recenti etanto per dare un'idea, senza ripetere le cifregià fornite dall'ingegner Cantarella, vorreirichiamare all'attenzione le aree tecnologiche

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che vengono interessate. Innanzitutto l'auto~mazione informatica dell'area di ingegneria.Cioè l'automazione della programmazione edella produzione che riguarda l'informatica;dal punto di vista dell'automazione fisica vi èla controllistica, l'assemblaggio, tutta la partelogistica dell'alimentazione dello stoccaggio evia di seguito. Infine vi è la parte metodologi~ca, per la quale diventa sempre più importantecreare sistemi molto integrati. Il nostro grup~po, oltre ad essere presente nel campo dellacomponentistica, è soprattutto orientato versola sistemistica. Il sistema si può scomporre insistemi monofunzionali. Siamo presenti in tuttii settori e mettendo insieme tutta l'offerta sicoprono tutti i sistemi che convergono nellasistematica generale, fino alla integrazione alivello globale di tutte le varie componenti.

Vorrei passare. rapidissimamente alle pro~blematiche di fondo che in questo momentostanno condizionando lo sviluppo di quelsettore che, all'inizio, ha destato smodatientusiasmi, seguiti, però, da amare delusioni.Probabilmente, ora, il contraccolpo è piùgrave; indubbiamente il mercato si sta svilup~panda molto più lentamente di quello che sisperava. Le cause sono molto complesse earticolate. In questo momento ne ho estrattesolo due, che sono quelle alle quali mi atterrò,per dare alcuni suggerimenti, e che sonofondamentali. La prima è che questa automa~zione costa ancora troppo in rapporto a quelloche l'utilizzatore è in grado di percepire. Noinon stiamo dando un'offerta adeguata intermini di costo e l'utente non è in grado divalutare appieno le possibilità di queste tecni~che e di organizzarsi per valutarle prima e persfruttarle poi. A titolo di esempio cito proble~mi di altri paesi, per esempio la difficoltà chesi ha di valutare il ritorno dell'investimento intempi rapidi. Gli Stati Uniti si sono trovatimolto indietro, condizionati dal dividendo abreve e non hanno fatto investimenti di questogenere. Il Giappone, invece, si è trovatoavvantaggiato perchè ha fatto investimenti delgenere. Gli Stati Uniti ora stanno reagendo erecuperando. Questo per dire come l'imposta~zione di fondo possa pregiudicare lo sviluppo.Vediamo le ragioni per le quali da un latol'offerta è troppo cara e dall'altro la domandanon è in grado di essere sufficientemente

vivace. A nostro avviso la ragione del costoelevato è che si tratta di sistemi tutti speciali,non vi sono mai due sistemi uguali. Trattando~si di sistemi sofisticati guai a non tenered'occhio l'affidabilità e la qualità. Allora sitratta di fare sistemi su misura che siano moltoaffidabili, ma conseguentemente diventano digrande costo. Ognuno ha presente quantocosta un vestito su misura. Qui abbiamo lostesso rapporto, forse aggravato. La personaliz~zazione incide in maniera paurosa su questisistemi.

Come si potrebbe superare questo proble~ma? Parlando contro il mio interesse, comeofferta, potrei chiedere dei finanziamenti perla ricerca anche applicata, ma rischia di esseretroppo teorica e di non cogliere veramente lenecessità applicative. Secondo me va incorag~giata l'applicazione, va finanziata l'utenzafinale perchè è difficile finanziare delle ricer~che generalizzate che trovino efficacia applica~tiva. Bisogna moltiplicare i casi di applicazio~ne per ricavare delle linee di standardizzazionein modo che i sistemi vengano a costare poco.

Esiste un circolo vizioso difficile da rompereper cui un sistema per costare poco deve fareesperienza, per fare esperienza occorre averemolti casi, per avere molti casi bisogna avereconvenienza ad affrontarli, la convenienza non

c'è e quindi nessuno investe. L'esperienza nonsi acquisisce quindi è come il caso del caneche si morde la coda. Questa è una situazioneche nè l'offerta, nè l'utenza è in grado dirisolvere da sola; ci vuole un elemento cataliz~zante dall'esterno che avvii il processo finchènon è in grado di automantenersi ed espander~si. Questo oggi non avviene e i pochi casi chegiustificano l'investimento sono troppo costo~si. Occorre un incentivo forte alla utilizzazioneche permetta a noi costruttori di realizzareun'esperienza pratica che porti ad una riduzio~ne dei costi.

Se idee di questo genere dovessero passareandrebbero regolate per bene, non si puòfinanziare l'automazione tout court perchè nonbasta mettere insieme un certo numero dimacchine per fare un'esperienza significativa,'ma deve esserci anche un rapporto tra livellodi automazione o informatizzazione rispetto alvalore dell'impianto. Bisognerebbe scegliereoculatamente delle ti poI agi e applicative signi~

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ficative e su queste creare delle opportunità diesperienza.

Da questo punto di vista siamo aggravati dauna particolare situazione. L'ingegneria appli~cativa, già di per sè pesante, lo diventa ancordi più se deve essere svolta all'estero perproblemi di distanza e di lingua, oltre ad altriproblemi; tutti i maggiori costruttori prima sifanno le ossa in casa propria. È evidentequanto noi siamo svantaggiati rispetto a mer~cati che hanno dei consumi domestici piùelevati, come gli Stati Uniti, il Giappone, laGermania e altri. Esiste l'esigenza di vivacizza~re la domanda in modo da garantire l'offerta.

Altro elemento è costituito dall'inevitabileshock culturale che l'introduzione di questisistemi integrati e complessi crea nell'utenzache non solo è impreparata a valutarne ibenefici, ma non è neanche in grado divalutare la rivoluzione culturale che questisistemi comportano per essere efficacementeintrodotti; ne ha una vaga senzazione, per cuise è incosciente rischia e si rompe le ossa, se ècosciente si spaventa e non rischia l'investi~mento.

Esiste quindi un problema di formazioneculturale che investe i responsabili delledecisioni che devono essere consapevoli dicosa questi strumenti sono in grado di dare edei vantaggi che si possono cogliere introdu~cendo questi sistemi. Per dare un esempio, disolito si fa l'equazione automazione~riduzionedi manodopera, ma si tratta di un concettoormai superato da vent'anni. Ne esiste unoestremamente più significativo che riguarda lariduzione dei tempi, dalla concezione delnuovo prodotto alla sua uscita sul mercato;questo comporta un miglior adattamento alleesigenze del mercato conquistando delle quotemolto più elevate. Un altro esempio può esserecostituito dalla riduzione degli spazi attrezzati:anch'essa costituisce una notevole economia,non in rapporto con la riduzione della mano~dopera. Dunque l'azienda non è capace dicogliere questi fenomeni e ancor meno avalutarli e quantificarli; si ragiona in terminiragiomeristici e le equazioni non tornanomal.

Oltre l'acculturamento dei responsabili del~le decisioni di cui ho parlato finora esisteanche il problema dell'acculturamento degli

introduttori, cioè coloro che devono mutare lestrutture aziendali per ricevere queste tecnolo~gie, coloro che devono cambiare l'organizza~zione professionale dei dipendenti e la loromentalità. Per ultimo viene il problema del~l'acculturamento dei gestori degli impianti chedevono programmarli, altrimenti abbiamo deisistemi flessibili ma difficili da maneggiare.Fra i gestori rientrano anche i conduttori e imanutentori degli impianti; guai se un sistemasi rompe senza avere degli uomini capaci diaggiustarlo.

Di questo problema di acculturamento assaigrave possono farsene carico i fornitori, incollaborazione con gli organismi didattici eaccademici, ma devono essere adeguatamentesupportati su un piano organizzativo ed eco~nomico.

DE BENEDETTI. Cambierò argomento ri~spetto ai tre precedenti interventi perchè laESACONTROL si occupa dei processi continuiprima ricordati dal professar Barabaschi.

L'azienda si occupa della semiautomazioneper la generazione di energia elettrica, diimpianti chimici e petrolchimici, di processisiderurgici e metallurgici, di sistemi di traspor~to, di sistemi per il controllo di reti elettriche edi reti fluidi.

Come è stato ricordato dall'ingegner Minuc~ciani il settore del controllo di processocontinuo ha acquisito un'esperienza maggiore,è in una fase meno turbolenta dal punto divista dell'applicazione. L'accettazione dei siste~mi da parte degli utenti presenta aspetti piùconsolidati.

In Italia, riguardo a questi sistemi, siamoancora ampiamente importatori di beni eservizi. Le stime di un anno fa evidenziano cheil nostro saldo con l'estero è negativo per un45 per cento del volume totale degli apparati eper il 35 per cento riguardo ai sistemi. Si trattadi cifre di notevole entità che sono stateraccolte dall' ANIE. A nostro avviso questo èdovuto anche all'estremo frazionamento del~!'industria nazionale; infatti, sempre in baseallo studio effettuato dall'ANIE, operano sulmercato italiano circa 350 aziende per untotale di circa 9.000 addetti. Esistono moltissi~me aziende con un numero limitato di addettie con capacità molto limitate.

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10a COMMISSIONE 8° RESOCONTO STEN. (9 novembre 1988)

Per competere con le aziende stranierepresenti in Italia, in genere filiali di multina~zionali straniere, l'unica soluzione è quella diraggiungere delle dimensioni ragionevoli.

Il mercato globale dell'automazione e delcontrollo di processo in Italia ha un valore dicirca 600 miliardi l'anno e ha un tasso dicrescita di circa il 5~6 per cento l'anno se siprendono in considerazione periodi moltolunghi, ma può avere ricadute di estremaimportanza nel breve periodo. Questo settore èlegato agli investimenti nei beni strumentalied è facile immaginare quale possa essere statala conseguenza della crisi siderurgica e nu~cleare che abbiamo attraversato ultimamentee dalla quale non siamo usciti. Il problema èquello della sopravvivenza e dell'acquisizionedi dimensioni che rendano competitive leaziende italiane. È assolutamente necessarioche un'azienda italiana che si ponga in questocampo possa operare su tutto lo spettro delleattività (non solo sull'energia, sull'industriachimica, petrolchimica) con dei pròdotti che,differenziati nelle applicazioni , abbiano unamatrice tecnologica comune molto forte perconsentire economie di scala indispensabiliper essere presenti sul mercato.

La dimensione stessa del mercato italiano(600 miliardi) indica che è difficile vivere inItalia lavorando solo sul mercato interno, percui è indispensabile operare sul mercato delleesportazioni. Questo ovviamente avviene indue modi: sia con un'esportazione indirettaattraverso gli impiantisti nazionali (l'Ansaldo,la Franco Tosi, o le società del Gruppo ENI perla parte chimica), sia con l'esportazione diret~ta. Il poter esportare però richiede che si abbiaa disposizione una tecnologia nota ed accettataa livello mondiale.

Altra considerazione da fare è che le dimen~sioni stesse del mercato italiano non consento~no di sviluppare in maniera autonoma ecompleta i prodotti, a meno di non condannar~li ad una situazione di non remunerabilitàrispetto all'attività intrapresa. Per questo daparte nostra si ritiene che sviluppare accordicon partners a livello internazionale sia unacondizione essenziale. In parole più semplici,riteniamo che sia più facile arrivare al traguar~do saltando sul treno piuttosto che rincorren~dolo da terra.

Il problema che si pone è il tipo di accordiche si fanno e come vengono gestiti. I risultatiche la ESACONTROL ha conseguito in questianni dovrebbero dare un'idea che la stradaintrapresa è corretta. L'iniziativa IRI che haportato alla formazione dell'ESACONTROL(che, vale la pena ricordarlo, è nata dallafusione di attività preesistenti in Ansaldo edELSAG) ha dato origine ad una razionalizzazio~ne consistente dell'offerta sul mercato italiano(in quanto sia l'ELSAG da un lato sia l'Ansaldodall'altro avevano a loro volta rilevato l'attivitàdi aziende già presenti in Italia) e ha consenti~to per la prima volta di formare un'aziendacon dimensioni adeguate (circa 700 personecon un giro di affari più che raddoppiato inquattro anni). L'ESACONTROL, oltre che con~tare su una ricerca autonoma (più di 100persone e circa il 7 per cento del suo giro diaffari), ha stipulato un accordo di collaborazio~ne con una nota ditta americana (la BaileyControls, che è un leader in questo campo),insieme alla quale ha sviluppato progetti diricerca comuni. La collaborazione ci consentedi arrivare ad una personalizzazione dei pro~dotti per i mercati che ci interessano ed anchead una riesportazione verso gli Stati Uniti diprogetti elaborati in comune. I risultati anchesul piano del mercato sono stati estremamentesignificativi: abbiamo esportato, attraverso gliimpiantisti italiani (vale la pena di ricordare inparticolare la collaborazione dell' Ansaldo),impianti in Russia, in Cina e in Egitto edabbiamo potuto fare esportazione diretta inGermania, in Argentina, in Venezuela ed inMalesia.

Cosa si può chiedere a questo punto da unlato alle aziende e dall'altro al sistema pubbli~co italiano? È indubbio che l'appuntamentocon il Mercato comune europeo del 1992porrà dei grossi problemi: non esisteranno piùmercati protetti di nessuna sorta, quindi solouna competitività esasperata potrà assicurarela sopravvivenza delle aziende. Noi riteniamoche in un campo in cui la tecnologia è inrapido movimento sia necessario muoversi indue direzioni: da un lato, lo svolgimento diattività di ricerca e sviluppo che, pur eseguitein collaborazione con partners stranieri, possa~no ricevere il supporto di finanziamenti pub~blici italiani, dall'altro, la creazione da parte

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delle nostre aziende di attività di vendita inpaesi esteri, quindi con adeguate strutturetecnico~commerciali per le quali pure occorreun sostegno del Governo italiano. Tale soste~gno è necessario per le attività di esportazioneanche quando esse non siano relative ad unimpianto globale. Oggi è facile ottenere stan~ziamenti per un impianto completo; è assai piùdifficile ottenerli se si esporta una parte, siapur significativa, dell'impianto perchè gli im~porti non sono, in valore assoluto, moltorilevanti. Riteniamo che una correzione di tiroin queste due direzioni sia estremamente im~portante.

Va altresì messo in evidenza che il ruolosvolto dall'industria di automazione nei pro~cessi continui, anche se non di dimensionieccezionali, è strategico per favorire l'esporta~zione di impianti di ben altra dimensione. Peresportare una centrale elettrica ~ come fa

l'Ansaldo ~ o un impianto chimico ~ come

fanno le società del Gruppo ENI o la Montedi~san ~ è necessaria un'automazione che siaaccettata e non sia inferiore a quella dellaconcorrenza. Quindi la possibilità che leaziende italiane dispongano di tecnologie ecapacità in grado di elaborare questi progettidi automazione è un fattore strategico perl'industria italiana in generale.

PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner De Be~nedetti per la sua esposizione e do la parolaall'ingegner Esposito, che interverrà a nomedella società Nuovo Pignone.

ESPOSITO. Il Nuovo Pignone è una societàche fattura circa 1.000 miliardi all'anno, di cuioltre 1'80 per cento all'estero; produce macchi~nari per l'industria petrolchimica e chimica, ingenerale per l'energia; si occupa di automazio~ne industriale, cioè di sistemi di supervisione econtrollo per reti di raccolta degli idrocarburi,per centrali di produzione di energia elettrica,ed opera in diversi altri settori.

Dovrei ripetere tutto quello che è stato dettoe che condivido, quindi preferisco portare unatestimonianza di tipo diverso che si riferisce adun settore particolare.

La nostra società si è occupata negli ultimiquattro anni, dato che ha un'esperienza nonsolo nel campo della meccanica ma anche nel

campo tessile, del risanamento della Savio, laquale allora contava 4.000 dipendenti, fattura~va nel 1984 140 miliardi ed aveva un deficit dicirca 130 miliardi. Questa società oggi fattura400 miliardi e ricava utili.

Il mondo del meccano~tessile è estremamen~te interessante. Le macchine per preparare lefibre, per filare, per tessere, fin dall'inizio deglianni '70 svolgevano queste funzioni tecnologi~che in modo estremamente semplice riprodu~cendo operazioni manuali antiche di millennie comunque con un numero di interventidiretti dell'uomo notevoli. Negli anni '70 futentata una prima automazione per eliminarealcuni di questi interventi umani più semplici(ad esempio il caricamento di materiali sullemacchine ed altre operazioni del genere).All'inizio degli anni '80 i giapponesi hannospiazzato tutti i costruttori invadendo i mercaticon macchine rivoluzionarie, progettate appo~sta per essere integrate con automatismi dotatidi controlli elettronici che eliminavano granparte della presenza umana. In una macchinafondamentale del ciclo meccano~tessile (laroccatrice), l'industria giapponese ha conqui~stato in due anni gran parte del mercatostatunitense eliminando gli altri costruttori.

Per recuperare i mercati negli anni Ottanta icostruttori europei (la Savio in testa perchèera rimasta indietro) hanno dovuto fare sforziindicibili. Le macchine tessili oggi hanno uncontenuto di elettronica, elettromeccanica, dicontrolli, mai inferiori al 30 per cento invalore. Devo dire che è stato molto faticoso,mancavano la struttura e gli ingegneri elettro~nici esperti anche di meccanica.

Non siamo ancora alla fine di questa trasfor~mazione tecnologica. Oggi gli interventi ven~gano sviluppati essenzialmente a bordo mac~china. Sono stati sviluppati automatismi, robotdelicati, di una complessità notevole che fannooperazioni flessibili con la sensibilità pari aquella del polpastrello della- donna che pren~deva le fibre, le preparava, che andava acercarle quando si rompevano in mezzo acomplicati congegni. I robot fanno questecose. La trasformazione è però finita. Si lavoraper l'automazione di collegamento tra macchi~ne, che non sarà solo collegamento meccanicoma anche informatico. Una società come loSavio che fattura 400 miliardi l'anno deve, se

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vuole restare sul mercato, riuscire a sviluppareuna quantità di ricerca pari a quella che fannole grosse società giapponesi e tedesche.

Ci troviamo spesso, quando chiediamo fi~nanziamenti per la ricerca, nella condizione divedere penalizzate queste nostre attività inquanto spesso le tecnologie meccano~tessilivengono considerate di secondo livello.

Mi occupo da molto tempo di turbine a gas;ebbene, è più facile avere un finanziamentoper la diagnostica delle turbine a gas che perprogettarle. Noi, unici in Italia, sviluppiamo letecnologie che occorrono per realizzare que~ste macchine, mestiere molto difficile. Fare unsistema di diagnostica significa andare negliStati Uniti e con 20.000 dollari comprare 1'80per cento di quello che occorre. Sviluppareuna turbina ad elevato rendimento è qualcosadi molto più complesso e troviamo ben pocoda acquistare. Quindi, lo Stato ci deveaiutare.

Alcuni meccanismi di finanziamento nonsono giusti. Il CNR ha una struttura che nonconsente di sostenere l'industria. Abbiamootto o dieci contratti con il CNR e dobbiamoancora riscuotere soldi rel~tivi ad attivitàsvolte nei primi anni dell'80.

ARDO/NO. Ringrazio innanzitutto la Com~missione per l'invito a partecipare a questaseduta.

Prendendo la parola per ultimo, mi trovonella situazione, signor Presidente, di aver giàsentito alcuni argomenti che avevo pensato diesporre. Cercherò pertanto di evitare ripetizio~ni e di non soffermarmi su concetti giàrichiamati da chi mi ha preceduto.

La SEPA è una media industria che operanel settore dell'automazione e della strumenta~zione elettronica. Una parte della nostraattività, e precisamente quella nell'area indu~striale, risente pesantemente della grave crisiche ha recentemente colpito il settore nuclea~re, settore nel quale erano concentrate lenostre più rilevanti attese di sviluppo.

Operiamo principalmente nel settore del~l'automazione dei trasporti navali ~ e per

inciso il mercato della cantieristica non ci stadando delle grosse opportunità ~ e di quelli

ferroviari.Ci occupiamo inoltre della trasmissione di

immagini televisive su reti pubbliche, e pure inquesto campo non mancano problemi, con~nessi con i ritardi nello sviluppo delle reti ditelecomunicazioni nazionali.

Nel già citato settore energetico, dopol'abbandono dei programmi nucleari abbiamoconcentrato le nostre attività nell'area delleturbine a gas.

La SEPA è azienda che opera nel campodelle tecnologie avanzate e fa della tecnologiaelettronica ed informatica il cuore stesso delsuo operare.

Svolgerò alcune considerazioni sui problemiche ritengo comuni alle aziende che, come leimprese presenti in questa sede, svolgono unsimile tipo di attività ed operano nel mercatodei sistemi industriali. Si tratta di un mercatodi non grandi dimensioni, non paragonabile aquello dei beni di consumo, ma molto piùristretto e selettivo sia come volume sia comeripetitività dei sistemi richiesti. Questa limita~zione del mercato, combinata con il trendvertiginoso che presentano attualmente latecnologia elettronica e quella informatica, sìche l'attività di ricerca all'interno delle azien~de venga ad assumere un peso determinante eche la scelta delle strategie e delle risorse dadestinare a questa attività costituiscano unodei fattori più importanti per lo sviluppo e perla sopravvivenza stessa delle aziende.

In tema di risorse necessarie per sostenerele attività di ricerca esiste un duplice problemache costringe a reperire al di fuori delleimprese parte delle risorse stesse, sia finanzia~rie sia umane.

Richiamo a quest'ultimo riguardo un temasul quale si sono soffermati prima di me anchei rappresentanti di altre aziende: il numero deitecnici che si laureano nelle nostre università,degli ingegneri elettronici, dei matematici,degli informatici, è largamente insufficienterispetto alle necessità del Paese, anche se èdoveroso rilevare che in genere essi dispongo~no di una preparazione professionale di buonoe sovente ottimo livello che ne consente unapronta utilizzazione da parte delle aziende.Siamo pertanto tutti i giorni alle prese con laricerca di personale e, quando non lo reperia~mo dalle scuole, ci illudiamo di risolvere ilnostro problema portandoIo via a vicenda adaltre aziende. Occorre rilevare che esiste una

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grossa carenza nella programmazione dellaformazione di tecnici e ricercatori.

Esiste poi, come ho premesso, il problema direperire risorse economiche per il finanzia~mento di quella parte dei costi della ricercache eccede la generazione di cassa derivantedall'attività delle aziende. Non si può nonrilevare che il supporto offerto dai finanzia~menti pubblici, per i quali esistono strumenticome la legge n. 1089 del 1968 e la legge n. 46del 1982, si presenta largamente insufficienteper le esigenze e le attese delle imprese,soprattutto per quelle del Nord Italia. Ifinanziamenti sono limitati in valore assoluto ele agevolazioni finanziarie, con una riduzionedel 40 per cento rispetto al tasso di riferimen~to, sono molto modeste. Per di più i meccani~smi dei finanziamenti sono tali da comportaretempi molto lunghi di attuazione: dall'avviodella pratica alle prime erogazioni passanofrequentemente da due a tre anni e conseguen~temente l'azienda, che non può aspettare pernon perdere le opportunità del mercato, deveper lunghi periodi provvedere al finanziamen~to per altra via.

n supporto pubblico, oltre che sostenere piùvalidamente la ricerca, ritengo debba essereindirizzato ~ come è già stato detto in questa

sede da rappresentanti di altre aziende ~ anche

a creare e stimolare il mercato nazionale, inmodo da fargli assorbire sistemi che faccianoampio ricorso a tecnologie avanzate. n merca~to nazionale costituisce infatti l'elemento trai~nante per le aziende; senza un mercatodomestico sul quale fare, se occorre, esperien~za, e comunque validare un prodotto, quest'ul~timo si presenta poco credibile per il mercatodi esportazione; inoltre, la carenza di unmercato nazionale non consente in genere unaeconomia di scala che faccia raggiungere aiprodotti adeguati livelli di competitività.

In mancanza o in carenza di questi supportiseguiteremo a trovarci in svantaggio e semprein maggiori difficoltà rispetto ad aziende cheoperano in altri contesti mondiali o europei eche dispongono in ben altra misura di questepossibilità. Quale indicatore di questo stato didisagio, richiamo un dato che più volte è stato,anche recentemente ed in modo autorevole,denunciato, e precisamente l'incidenza dellaricerca sul PIL: in Italia si registra una cifra

pari alla metà di quella degli altri paesiindustrializzati. Questo vuoi dire che quandonel 1992 si apriranno completamente le fron~tiere dell'Europa, andremo incontro ad ungravissimo rischio: quello di vedere diminuireil peso della nostra economia e comunque, perquello che potremo mantenere, di spostarel'attività della nostra industria verso settoricaratterizzati da un più basso livello di qualifi~cazione.

A conclusione di questo mio breve interven~to mi permetto di indicare il mio pensierosulla più opportuna destinazione dei finanzia~menti che, come ho appena detto, reputoindispensabile vengano sensibilmente poten~ziati.

Sempre riferendomi al settore di attivitàindustriale del quale ho sinara trattato, ritengosia poco realistico cercare di recuperare neipochi anni che ci separano dell'appuntamentodel 1992 il divario ed il ritardo che attualmen~te ci separano dalla più qualificata concorren~za in tema di tecnologie di base e di compo~nentistica.

Ritengo peraltro che molto si possa ancorafare per tenere il passo nello sviluppare erealizzare sistemi che utilizzano tali tecnolo~gie, e che in questa direzione vadano pertantoconcentrati i finanziamenti dei quali saràpossibile disporre.

Rammento infine che il pubblico supportonon si limita ai finanziamenti della ricercadelle aziende e del mercato. Esistono entipubblici che hanno nella ricerca la propriaragione d'essere istituzionale. Un più proficuocollegamento ed un'armonizzazione tra questienti e l'industria dovrebbero consentire diutilizzare meglio quanto si spende a livellonazionale in questo settore.

Cito quale esempio di concreti risultaticonseguiti, mediante forme di collaborazionetra imprese ed enti di ricerca, l'attività svoltanell'ambito dei contratti di promozione indu~striale tra l'ENEA, l'ENEL ed imprese pubbli~che e private, che aveva consentito in oltre undecennio di lavoro armonico ed integrato direalizzare una struttura industriale nazionaleche sarebbe stata in grado, se non fosserointervenuti i recenti mutamenti programmatici,di realizzare e gestire un sistema delle comples~sità di una Centrale elettronucleare. Ritengo

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opportuno trarre da questo sfortunato episodioalmeno l'indicazione e l'insegnamento di comegestire al meglio le risorse disponibili.

GIANOTTI. Nel corso del nostro viaggionegli Stati Uniti abbiamo sentito ripetutamentela seguente frase: «Investire nel campo del~l'alta tecnologia è un affare che deve risponde~re solo al mercato». In tutti i settori l'unicoparametro è il mercato. Si investe su prodotti,su tecnologie che possono trovare zone dimercato in grado di attivarsi. Direi, però, chele risposte avute in tal senso sono parziali.Negli Stati Uniti vi è abbondanza di capitali edi finanziamenti. Vorrei conoscere il pareredei presenti su questa ricorrente risposta.

Una seconda domanda riguarda la robotica.Nella relazione dell'ingegner Cantarella siparla molto di robotica. Tutto sommato, però,la incidenza su scala internazionale è moltomodesta e limitata, tanto che le industrieincontrano qualche difficoltà e in particolarein Italia si dice che la produzione è più facileper chi riesce a piazzare in casa, cioè per chinella stessa holding oltre che' il produttore haanche il consumatore. Vorrei qualche chiari~mento.

CANTARELLA. Diciamo che è corretto consi~derare i robot una componente. È vero che ilrobot a seconda del tipo di sistema incide sulcosto; è altrettanto vero che è una componen~te senza la quale non sarebbe possibile realiz~zare alcuni tipi di .automazione in relazione amontaggi ed assemblaggi. È ancor vero che laproduzione dei robot è arrivata troppo presto epoi non è riuscita a svilupparsi. A questopunto, quando parliamo di piccoli impiantidobbiamo dire che sicuramente lo sviluppodei robot è molto basso. Di conseguenza icostruttori di robot che sono anche costruttoridi sistemi sono avvantaggiati. È evidente chel'incidenza dei robot sui sistemi complessicome quelli che ho citato nella mia relazionedipende dagli impianti. I robot sono assoluta~mente indispensabili in quanto tali per uncerto tipo di automazione come gli assemblag~gi e i montaggi automatici, che altrimenti nonsono organizzabili. Per un produttore di robotè vantaggioso essere anche produttore disistemi come la COMAU, che è produttrice sia

di robot che di sistemi. Ad esempio, la SEAsvedese che è produttrice di robot sta entrandonel campo dei sistemi dimostrando che questovantaggio esiste.

Sull'innovazione giustificata dal mercato,bisogna distinguere tra i produttori di automa~tizzazione e gli utilizzatori. Non esiste nessunutilizzato re che investa nell'automazione, ameno che non abbia un rientro economicoche deve avere diverse caratteristiche: affidabi~lità, qualità del processo e altro. Ogni processoautomatico è sicuramente più qualitativo di unprocesso manuale, però gli utilizzatori investo~no mettendo in gioco tutti i fattori in vista delritorno economico.

Bisogna tener presente che molti elementidi questo settore beneficiano della ricaduta delfinanziamento di altri sistemi come, per esem~pio, il campo della difesa negli Stati Uniti, cheha reso possibile la realizzazione di componen~ti integrati e chips che necessitano di volumi diproduzione molto grandi. Dunque negli StatiUniti esiste una ricaduta sull'automazioneindustriale che non viene finanziata diretta~mente, ma attraverso la difesa.

Un altro esempio è quello del Giappone,dove alcuni impianti industriali sono statifinanziati esclusivamente come palestre, dovenon si fa niente di concreto ma solo delleesperienze; questo rappresenta un elemento dilungimiranza importante. L'automazione vie~ne sicuramente utilizzata in vista di un ritornoeconomico che però non può essere visto sulcosto specifico del prodotto, ma va integratotenendo conto di altre possibilità come laflessibilità rispetto al mercato.

MINUCCIANI. Sono d'accordo con l'inge~gner Cantarella quasi totalmente. Voglio soloaggiungere alcune brevi considerazioni. _Ri~spetto alla prima domanda del senatore Gia~notti voglio aggiungere che il gruppo ELSAGpunta molto sul montaggio robotizzato ma staspostando il suo interesse dal componente dibase alla sistemistica; su questa fa perno unaltro fattore citato all'inizio dal professarBarabaschi e cioè conoscere i processi dalpunto di vista di colui che vuole realizzarequalcosa con il robot. Sapere come affrontareun montaggio manuale non serve a niente,mentre è utile conoscere il modo di progettare

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le singole parti e le attrezzature che devonoessere finalizzate in funzione di un montaggiorobotizzato. Questo è il vero elemento vincen~te: conoscere il processo da parte di chi devefinalizzarlo al montaggio robotizzato.

Al limite le singole parti le posso acquistaresul mercato dove altri, attingendo alle econo~mie di scala, possono produrle ad un costoinferiore; invece, sapere come devo effettuareun montaggio in maniera automatica, rappre~senta il vero elemento vincente.

L'altra domanda investe una proposta cheabbiamo fatto. Quando abbiamo detto difinanziare la domanda piuttosto che la ricercalo abbiamo fatto in vista della concretezzaperchè in un certo senso questo vuoI direseguire il mercato. Finanziando la ricerca sicorre il rischio di seguire i sogni e le illusionidei tecnici che spesso tendono a precorrere itempi. Dobbiamo seguire il mercato chealtrimenti non è in grado di emergere da solo.Davanti ad un fondo marino che sta peremergere mentre è ancora sott'acqua è diffici~le stabilire quali saranno le punte che emerge~ranno, e anzichè alzare il fondo marino, il chesarebbe un'opera immane, dobbiamo indivi~duare le punte che stanno emergendo cheforse da sole non ce la farebbero a venir fuori.Così facendo si incorrerà in qualche sbaglioma non si farà avanzare tutto indiscriminata~mente. Perchè un investimento si giustifichideve essere remunerativo, bisogna partire daicasi più vicini e che avranno riscontro piùravvicinato con il mercato.

Occorre un'azione congiunta di incentiva~zione della situazioni già più mature; quindi,non una ricerca generalizzata ma un incentivoall'applicazione pratica già vicina all'autogiu~stificazione.

ESPOSITO. In risposta alla prima domandadel senatore Gianotti posso portare l'esempiodella General Electric, che opera sia comeindustria civile sia come industria strategicaper la difesa nel campo delle turbine a gas. Lafabbrica che deve costruire motori per aero~mobili riceve tanto di quel denaro per tutta laricerca di base da far spavento. Tutte le nuovesuper leghe, i materiali ceramici, i materialicompositi, gli studi sull'aerodinamica, sullateoria della combustione sono fatti proprio

grazie a questa quantità spaventosa di denaro.Esiste una ricaduta strumentale o naturaleman mano che si evolvono certe tecnologieche vanno ad incidere anche sull'industriaconvenzionale. Inoltre questa industria con~venzionale viene finanziata per la ricercaapplicata che deve portare a un risultatoindustriale a medio termine.

In Italia per l'industria è umiliante chiederedei soldi per un'attività di ricerca applicataperchè sembra che essa debba fare la ricercadi base che, invece, non può e non deve fare.Ritengo che l'industria italiana debba avere unaiuto per confrontarsi nel mondo con deiprodotti validi, difficili, per i quali si sappiavalutare il mercato, per i quali esista un rischiotecnico; ma non deve fare ricerca di base.

BARABA S CHI. Voglio far osservare chequando si parIa della possibilità di entrare nelmercato americano, si parla di un mercatogrande dieci o quindici volte più del nostro equesto dà un primo approccio della differenzaesistente tra i mercati.

Inoltre bisogna considerare l'azione incenti~vante indiretta del governo americano. L'inge~gner Esposito ha evidenziato un caso classico,che è quello delle turbine a gas. Gli americanihanno messo in funzione un mese fa unaturbina a gas che lavora a 5.000 gradi Fahren~heit, che certamente non è stata fatta per ilmercato civile, bensì per un altro. Questaturbina lavora ad una temperatura doppiarispetto alle turbine a gas della Nuovo Pigno~ne; è evidente che azioni di questo tipo apronodelle strade nuove. Terza riflessione moltoimportante: si può avere un doppio atteggia~mento, di difesa o di attacco. Se si adotta unatteggiamento di difesa, normalmente conl'introduzione dell'automazione, si perde inmanodopera. I giapponesi, per la loro dispera~ta necessità di un'occupazione totale, devono,parallelamente all'aumento di produttività,incrementare i volumi e quindi sono condan~nati a una politica di attacco. La politica diattacco è necessariamente una politica di fortestimolo.

Si è parlato di stimolo della domanda, e sitratta certamente di una questione importan~tissima. Prima ho rilevato la necessità distimolare anche la ricerca applicata mirata (e

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10a COMMISSIONE 80 RESOCONTOSTEN. (9 novembre 1988)

non sono stato generico ma molto specifico)per il settore dei sensari industriali. Ritengoche un investimento razionale in questo cam~po sia un investimento ad altissima amplifica~zione perchè dal sensare si domina l'automa~zione e l'automazione domina la competitivitàdel prodotto. Posso citare casi in cui sviluppa~re un sensare che come oggetto industrialecosta 500.000 lire fa vendere una turbina chemagari vale 10 miliardi. Per fare questo, però,siccome non si tratta di sviluppi comuni maestremamente sofisticati, è necessario un in~terventa pubblico. Nessuna industria è ingrado di investire in questo campo, non ha lestrutture per farlo. A Detroit recentemente hovisto un sensare d'immagine estremameòtesofisticato immesso sul mercato a 15.000dollari con una capacità di applicazione vera~mente pazzesca e ciò è stato possibile grazie aduna attività di promozione pubblica.

Come è stato rilevato, è verissimo chebisogna sempre avere riferimento al mercato,perchè l'attività di ricerca sganciata dal merca~to finisce per essere poco produttiva e diventaun fatto culturale, non economico, peròbisogna tener conto di questi aspetti impor~tanti.

VETTORI. Alla domanda ricorrente che hoposto in occasioni analoghe, relativa alladifficoltà di stabilire dove comincia il livelloavanzato (il rappresentante della COMAU ci hadetto che non bisogna adoperare il termine«avanzato»), ho ricevuto questa volta esaurien~tissima risposta.

Ritengo molto valida l'audizione odierna,che ci ha fornito preziosi elementi di valutazio~ne che ci accorrevano.

PRESIDENTE. Le indicazioni emerse dal~l'audizione sono state molto importanti esaranno oggetto di riflessione e di contattisuccessivi, quando ci accingeremo alla formu~lazione delle proposte di risoluzione a seguitodell'indagine conoscitiva. Ricordo ai nostriospiti che seguiamo il metodo di approvareuna risoluzione per iniziare quindi una vera epropria attività legislativa, altrimenti questeaudizioni, estremamente importanti, nonavrebbero un seguito pratico.

Sono interessato alla questione delle iniziati~

ve internazionali. Non riesco a capire i criteriche si adottano e gradirei in proposito cono~scere delle esperienze concrete.

Chi sono i nostri avversari? Sono gli europei,in vista del 1992? Sono gli extraeuropei, igiapponesi e gli americani? E chi sono i nostrialleati? Mi pare infatti di poter rilevare che lejoint~ventures, gli accordi conclusi siano araggi era. Non c'è un'ispirazione: c'è soltanto laricerca della difesa di un mercato o di unsegmento di mercato.

BARABA S CHI. Non c'è dubbio che in questomomento si deve mantenere una forte dinami~ca di innovazione e questa è legata al fatturato.Caso per caso, prodotto per prodotto, inrelazione a quello che fa la concorrenza piùforte viene imposta una curva di crescita dellatecnologia a fronte della quale si devono averedegli investimenti in senso assoluto. Ad esem~pio, per quanto riguarda l'automazione dellaturbina, si pensa che sia necessario oggiinvestire 20 miliardi all'anno per far fronte allaconcorrenza. Se non si arriva ad un livello difatturato che permetta di giustificare questi 20miliardi non si è in grado di andare avanti.

Questa fase apparentemente illogica di inter~nazionalizzazione, di accordi internazionali, ènormalmente determinata dalla necessità diaccorparsi con qualcun altro che permetta diaumentare i fatturati ripartendo i costi di svi~luppo.

CANTARELLA. Gli avversari e gli alleati sonole stesse persone. Purtroppo non c'è uncappello bianco e un cappello nero perdistinguere i buoni e i cattivi. Nel momentodell'evoluzione della dinamica prodotto~mer~cato in realtà gli avversari e gli alleati sonosempre competitori.

PRESIDENTE. Vorrei arrivare ad una con~clusione che mi interessa in quanto Presidentedi una Commissione di politica industriale.

In realtà ciò porta, nella sostanza, ad unneonazionalismo, perchè su tali punti nonesiste l'ipotesi europea.

CANTARELLA. No, signor Presidente, esistema tutto dipende dal tipo di mercati che siaffrontano. Ad esempio, abbiamo venduto 300

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milioni di oggetti alla GeneraI Motors perchèla risposta ad una certa esigenza potevamodargliela solo noi. In alcuni campi gli alleati edil mercato saranno l'Europa, in altri necessa~riamento sarà il mondo, a meno che nonvengano cambiate le regole del gioco su tavolidi spartizione dei mercati per cui diventanoconcorrenti o alleati solo gli appartenenti aduna certa area geografica, ma non necessaria~mente questa è una discriminante. Ad incideresono spesso fatti di tipo tecnologico; adesempio, chi riesce per primo ad arrivare adun dato livello di componentistica è l'alleatonaturale.

Vorrei rilevare un elemento che forse non èstato sufficientemente posto in risalto, e cioèl'importanza dei protocolli di comunicazionecome strumento di segmentazione del merca~to. La GeneraI Motors ne ha predisposto unoche sta diventando uno standard. Se l'Europasceglie di darsi uno standard diverso segmentail mercato.

DE BENEDETTI. La scelta del partner concui collaborare varia da mercato a mercato.

Nel caso dei processi continui la scelta è stataverso un partner americano, in quanto ipartners europei non erano disponibili adun'intesa ritenendo di essere forti sui proprimercati, ed in prospettiva sul Mercato comuneeuropeo. La soluzione è stata quella di trovareun partner forte nel mondo, non particolar~mente forte iri Europa, per avere spazio inEuropa.

PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenutiper il contributo dato ai lavori della nostraCommissione e dichiaro conclusa l'audi~zione.

Poichè non si fanno osservazioni, il seguitodell'indagine conoscitiva è rinviato ad altraseduta.

I lavori terminano alle ore 17,15.

SERVIZIO DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARIIl Conslghere parlamentare preposto all'UffIcIO centrale

e del resoconll stenografIcI

DOTI ETTORE LAURENZANO