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06 Luglio 2017 Ing. Marco Mongiu pag. 1 L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione SEMINARIO LA SICUREZZA E IL FATTORE UMANO: Percezione e propensione L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione Ing. Marco Mongiu 6 Luglio 2017 Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma

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pag. 1

L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

SEMINARIO LA SICUREZZA E IL FATTORE UMANO: Percezione e propensione

L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

Ing. Marco Mongiu

6 Luglio 2017

Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

LA VALUTAZIONE DEI RISCHI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA

Negli ambienti di lavoro, il concetto di valutazione dei rischi, viene introdotto per la prima volta dal D. Lgs. 626 del 19 settembre 1994. Nel 2008 lo stesso concetto viene confermato con l’emissione del D. Lgs. 81 del 09 aprile, noto anche come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Storicamente il concetto rischio e di sua valutazione, ha origini ben più lontane.

Già nel XVIII secolo in economia e più precisamente nell’economia delle assicurazioni, si presentò la necessità di quantificare in termini monetari il

premio che un soggetto era disposto a pagare per garantirsi contro eventuali danni, ovvero

determinati rischi.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Fu allora stabilito che sostanzialmente valeva il principio di equità:

se X è un guadagno (o perdita) aleatorio e P la probabilità di X,

l'importo certo che ogni persona è disposta a spendere per avere quel guadagno

(o per coprirsi dal rischio di quella perdita) è dato dal prodotto di P per X; in formula:

R = P.X

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Se invece di avere un unico valore di X, ne abbiamo N ed il generico Xi ha una probabilità Pi di verificarsi,

si tratta di applicare la seguente relazione:

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Più in generale, nel caso di distribuzione continua della probabilità di verificarsi del danno X, il rischio viene

definito tramite l'integrale:

essendo dP(X) = f(X) dX la probabilità che il danno abbia una valore compreso fra X e X+dX ed A il valore massimo che X può assumere; f(X) è la densità di probabilità di danno.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Andamento tipico della densità di probabilità di danno economico in funzione dell'entità di questo.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Secondo la precedente definizione, il rischio è la "speranza matematica"

di un danno aleatorio o anche il valore atteso o il valor medio del danno.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Agli inizi del secolo scorso tale concetto si è esteso anche ai settori della tossicologia e dell’epidemiologia. Intorno agli anni 50, dopo la seconda guerra mondiale,

il concetto ha iniziato ad estendersi anche alla tecnologia.

SI INIZIA A INTRODURRE IL TERMINE DI AFFIDABILITA’ o il suo contrario di INAFFIDABILITA’

intese a rappresentare metodologie rivolte a valutare, intermini probabilistici, il successo/insuccesso di una

missione, sistema, macchina, ecc.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Nel 1967 il Professor Farmer del UKAEA (UK Atomic Energy Authority)

pose l’attenzione su uno degli eventi più gravi che può capitare in un incidente a un reattore nucleare di

potenza: Il rilascio di radioattività

collegando la frequenza prevedibile per l’evento temuto, con la quantità rilasciata.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Successivi studi sulla pericolosità di certi impianti di processo, a seguito anche di eventi incidentali che

hanno richiamato l’attenzione della collettività, hanno portato a considerare che per certi eventi, che

investono la collettività e possono provocare gravi danni sia immediati sia ritardati alle persone, alle cose e all’ambiente, il RISCHIO si definisce con il prodotto:

F x M Dove F è la Frequenza prevista per l’accadimento dell’evento ipotizzato e M è la gravità o

Magnitudo delle conseguenze.

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CONCETTO DI RISCHIO E SUA EVOLUZIONE

Determinare la frequenza prevista per l’accadimento di un evento ipotizzato e la gravità delle conseguenze, è

un processo che oggi si chiama

STUDIO PROBABILISTICO DEL RISCHIO

da effettuare in modo qualitativo o quantitativo

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TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI

SICUREZZA (SAFETY): insieme di azioni rivolte alla riduzione o eliminazione del rischio giudicato non accettabile. PERICOLO (HAZARD): Potenziale sorgente di danno. • Causa o origine di un danno o di una perdita potenziali. (UNI 11230 – Gestione del rischio) • Potenziale sorgente di danno (UNI EN ISO 12100-1) • Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore (sostanza, attrezzo, metodo di lavoro) avente la potenzialità di causare danni. (Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi di lavoro e art. 2 lettera r del D. Lgs. 81/2008). • Fonte di possibili lesioni o danni alla salute. Il termine pericolo è generalmente usato insieme ad altre parole che definiscono la sua origine o la natura della lesione o del danno alla salute previsti: pericolo di elettrocuzione, di schiacciamento, di intossicazione, (Norma Uni EN 292 parte I/1991 - ritirata) • Fonte o situazione potenzialmente dannosa in termini di lesioni o malattie, danni alle proprietà, all’ambiente di lavoro, all’ambiente circostante o una combinazione di questi. (OHSAS 18001, 3.4).

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TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI

DANNO (HARM): Infortunio fisico o danno alla salute delle persone, o danno ai beni o all’ambiente. • Qualunque conseguenza negativa derivante dal verificarsi

dell’evento (UNI 11230 – Gestione del rischio).

• Lesione fisica o danno alla salute (UNI EN ISO 12100-1).

• Gravità delle conseguenze che si verificano al concretizzarsi del pericolo.

• La magnitudo delle conseguenze M può essere espressa come una funzione del numero di soggetti coinvolti in quel tipo di pericolo e del livello di danno ad essi provocato.

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TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI

RISCHIO (RISK): Funzione combinata della grandezza probabilità che si determini un danno ipotizzato, con la grandezza entità del danno. • Insieme della possibilità di un evento e delle sue conseguenze sugli

obiettivi. (UNI 11230 – Gestione del rischio).

• Combinazione della probabilità di accadimento di un danno e della gravità di quel danno. (UNI EN ISO 12100-1).

• Probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di danno. (Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi di lavoro).

• Combinazione della probabilità e della conseguenza del verificarsi di uno specifico evento pericoloso. (OHSAS 18001, 3.4).

• Probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione (art. 2 lettera s del D. Lgs. 81/2008).

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TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI

RISCHIO TOLLERABILE (TOLERABLE RISK): Rischio ritenuto accettabile in un dato contesto basato sui valori correnti della società. (rischio che è stato ridotto ad un livello che può essere tollerato dall’azienda tenendo in considerazione il rispetto degli obblighi di legge e della propria politica per la salute e sicurezza sul lavoro – BS 18004:2008) RISCHIO RESIDUO (RESIDUAL RISK): Valore del rischio che rimane dopo che sono state adottate le misure di protezione (valutate adeguate). ANALISI DEL RISCHIO (RISK ANALYSIS): Uso sistematico delle informazioni disponibili per identificare i pericoli e stimare il rischio. VALUTAZIONE DEL RISCHIO (RISK EVALUATION): Procedura basata sull’ analisi del rischio. Consente di valutare o/e giudicare se è stato raggiunto il livello di rischio tollerabile.

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TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI

STUDIO DEL RISCHIO (RISK ASSESSMENT): è il processo globale di studio che comprende l’analisi dei rischi e la valutazione dei rischi. Non vi è un modo univoco di misurare il rischio o di presentare una stima di esso. Questo dipende sostanzialmente dal tipo di informazioni di partenza, dalle risorse disponibili e dal tipo di utente delle elaborazioni finali.

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CONCETTO DI PROBABILITA’

Per una valutazione probabilistica quantitativa del rischio è utile introdurre i concetti di probabilità oggettiva e di probabilità soggettiva. Il concetto di probabilità oggettiva fu introdotto da Pascal nel XVII secolo: “Dati N eventi, che hanno uguale possibilità di verificarsi, la probabilità di accadimento dell’evento A, a noi favorevole, vale: “

P(A) = numero di eventi A / numero totale di eventi ponendo per P la seguente condizione

0 ≤ P ≤ 1

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CONCETTO DI PROBABILITA’

La probabilità oggettiva ha come limite il fatto che gli eventi possibili debbano essere equiprobabili (si pensi al lancio della moneta!). Permette comunque di: • stabilire alcune relazioni matematiche relative alla probabilità (probabilità totale e probabilità composta)

• costituisce una scala di riferimento per la probabilità soggettiva.

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CONCETTO DI PROBABILITA’

La probabilità soggettiva è legata alle conoscenze del soggetto, ma non corrisponde un approccio arbitrario. Deve tener conto della “non equiprobabilità” degli eventi e che le condizioni di accadimento passate, possono non essere ritenute valide per il futuro.

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CONCETTO DI FREQUENZA

Quando si ha la necessità di riferire il valore di una probabilità a un determinato intervallo di tempo, si introduce il concetto di:

rateo dell’evento o frequenza

Normalmente il valore di riferimento posto per tale intervallo, corrisponde a 1 anno.

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LO STUDIO DEL RISCHIO

Gli studi di rischio condotti ai sensi del D. Lgs. 81, sono in genere rivolti alla valutazione del

Rischio Individuale

inteso come la frequenza con cui si può verificare il danno di riferimento, per effetto di un qualunque incidente nel luogo di lavoro.

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LO STUDIO DEL RISCHIO

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LO STUDIO DEL RISCHIO – FASE DI ANALISI

Analisi Qualitativa del rischio: è una stima del livello di rischio mediante una valutazione della frequenza attesa e della gravità di eventi critici espressa mediante di GIUDIZI (di merito, di rispondenza, ecc.). L’analisi qualitativa di rischio è un possibile strumento per la selezione degli eventi più critici, che potranno essere oggetto di una successiva analisi quantitativa.

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LO STUDIO DEL RISCHIO – FASE DI ANALISI

Analisi Quantitativa del rischio: è la quantificazione del la rischio mediante la determinazione della probabilità di accadimento di una serie definita di scenari e la misura delle relative conseguenze. Questo tipo di analisi consente di applicare perfettamente la relazione:

R = f (F x M) nella quale si dovrà tenere conto, in termini probabilistici, di tutti i fattori che contribuiscono al verificarsi dell’evento e del conseguente danno.

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Le Metodologie di analisi dei rischi

Metodo proposto dall’ex-ISPESL (1998)

Metodo proposto dalla norma UNI EN 12100:2010

Metodo proposto dalla BS OHSAS 18004:2008

Metodo proposto dalla ISO UNI 31000:2010

Metodo proposto dalla IEC 31010:2009

Altri metodi

LO STUDIO DEL RISCHIO – FASE DI ANALISI

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Metodo Induttivo - Forward

• Si ipotizza l’evento pericoloso procedendo poi ad un analisi volta ad identificare i danni che tale evento potrebbe causare.

Metodo Deduttivo - Backward

• Si ipotizza il danno per risalire successivamente a tutte le cause che lo hanno generato

Albero degli eventi Albero dei guasti

(Event Tree Analysis) (Fault Tree Analysis)

FMECA Safety Review

(Failure Modes Effects and Critical Analysis) Check Lists

HAZOP HEA

(Hazard and Operability Study) (Human Error Analysis),

LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

Uno degli obiettivi della RA è, dunque, quello di identificare le relazione causali fra le variabili hardware, umane e ambientali che generano un determinato malfunzionamento del sistema e valutarne la probabilità associata.

Per raggiungere questo obiettivo si usa la FTA.

La FTA è una tecnica che correla, usando porte logiche, gli eventi che provocano un determinato malfunzionamento.

Le relazioni che in questo modo si vengono a creare permettono di costruire un modello del sistema che viene rappresentato con una struttura ad albero.

La struttura fondamentale dell'albero dei guasti è la seguente:

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

Costruzione dell'albero dei guasti - FTA

Per costruire il fault tree occorre seguire una serie di passaggi sequenziali:

Passo 1: Selezionare il malfunzionamento del sistema che si vuole analizzare (Top event).

Passo 2: Identificare gli eventi che contribuiscono direttamente al malfunzionamento del sistema.

Passo 3: Correlare gli eventi trovati con il malfunzionamento mediante porte logiche.

Passo 4: Per ogni evento trovato al passo 3, che non si ritiene dettagliato in modo sufficiente, occorre individuare le cause che lo scatenano e correlarle con l'evento mediante porte logiche.

Il passo quattro andrà ripetuto fino al livello di dettaglio voluto.

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

Esempio:

- Sistema:

Linea di produzione di schede elettroniche

- Malfunzionamento:

Produzione schede non funzionanti Individuando con le lettere maiuscole gli eventi e con quelle

minuscole gli output delle porte logiche si avrà:

a = b + E1 c = d + E6

b = E2 + E3 + c d = E7 * E8

Quindi la probabilità del Top – event sarà data da:

a = E1 + E2 + E3 + E6 + E7*E8

Scheda nonFunzionante

OR

Problemi in linea

OR

E1

E2 E3

OR

E4

E6E5

AND

E7 E8

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

Esempio:

In questo esempio si ha il malfunzionamento del

sistema quando si verifica almeno uno

dei seguenti eventi:

• E1 : si verifica solo l'evento E1

• E2 : si verifica solo l'evento E2

• E3 : si verifica solo l'evento E3

• E6 : si verifica solo l'evento E6

• E7*E8 : si verificano entrambi gli eventi E7 ed E8

Supponendo che le probabilità associate agli eventi

siano le seguenti:

• P(E1) = P(E2) = P(E3) = P(E6) = 0.01

• P(E7) = P(E8) = 0.1

• La probabilità del Top event sarà P(a) = 0.05

Scheda nonFunzionante

OR

Problemi in linea

OR

E1

E2 E3

OR

E4

E6E5

AND

E7 E8

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

FMeCA - Failure Mode and Effects Criticality Analysis

La FMEA è uno strumento induttivo (approccio forward) di analisi dei

malfunzionamenti, che dettaglia ed identifica sistematicamente, per ogni

componente, tutti i possibili modi di malfunzionamento del sistema ed i loro

effetti.

Si ricorda che il termine COMPONENTE assume significati diversi a seconda del valore attribuito al termine SISTEMA.

I passi per procedere nella FMEA sono i seguenti:

• Passo 1: Identificare tutti i possibili malfunzionamenti dei componenti del sistema.

• Passo 2: Per ogni modo di malfunzionamento dei componenti se ne descrivono gli effetti e le possibili cause.

• Passo 3: Per ogni modo di malfunzionamento si cercano le azioni possibili per ridurne gli effetti.

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

FMeCA - Failure Mode and Effects Criticality Analysis

Sopra la struttura della FMEA, che è uno strumento di analisi prettamente

qualitativo, la FMECA introduce una analisi di criticità che vuole rendere

quantitativa l'analisi precedente.

La criticità di ogni tipo di malfunzionamento del componente del sistema è

descritta mediante un indice detto "Indice di Priorità di Rischio" (IPR) che è

determinato nel seguente modo:

IP = P0 x S x D

dove:

P0 = Probabilità che si verifichi la causa che provocherà il malfunzionamento;

S = Severità degli effetti del malfunzionamento in considerazione;

D = Rilevabilità della causa del malfunzionamento in considerazione.

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

FMeCA - Failure Mode and Effects Criticality Analysis

I tre parametri usati nella determinazione dell'IPR sono espressi

mediante un punteggio che si rifà a scale di valori predefinite:

P0 Improbabile Molto

elevata

S Irrilevante Gravissima

D Certa Improbabile

1 10

PO

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LO STUDIO DEL RISCHIO – METODI DI ANALISI

FMeCA - Failure Mode and Effects Criticality Analysis

I passi da aggiungere a quelli della FMEA per sviluppare la FMECA

sono:

Passo 4: Definire le scale di punteggio dei tre parametri , S, D ed i

relativi criteri di assegnazione.

Passo 5: Calcolare l'IPR per ogni modo di malfunzionamento.

Passo 6: In funzione degli IPR trovati si decidono gli interventi da

intraprendere in modo da portare l'IPR sotto un valore di soglia

prefissato.

PO

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PROBABILITA’ - RIFERIMENTI PER UNA STIMA QUALITATIVA VALORE DI

PROBABILITA' DEFINIZIONE INTERPRETAZIONE DELLA DEFINIZIONE

1 Improbabile

Il suo verificarsi richiederebbe la concomitanza di più

eventi poco probabili

Non si sono mai verificati fatti analoghi

Il suo verificarsi susciterebbe incredulità

2 Poco probabile

Il suo verificarsi richiederebbe circostanze non comuni

e di poca probabilità

Si sono verificati pochi fatti analoghi

Il suo verificarsi susciterebbe modesta sorpresa

3 Probabile

Si sono verificati altri fatti analoghi

Il suo verificarsi susciterebbe modesta sorpresa

4 Molto probabile

Si sono verificati altri fatti analoghi

Il suo verificarsi è praticamente dato per scontato

LO STUDIO DEL RISCHIO – LA STIMA

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

VALORE DI

DANNO DEFINIZIONE INTERPRETAZIONE DELLA DEFINIZIONE

1 Lieve

Danno sull’uomo o impatto ambientale con effetti rapidamente

reversibili, danni irrilevanti. Il danno/impatto non comporta

l'astensione dal lavoro o l'interruzione delle attività lavorative.

2 Medio - Rilevante

Danno sull’uomo o impatto ambientale con effetti reversibili,

danni non permanenti. Il danno/impatto può comportare

l'astensione dal lavoro o l'interruzione delle attività lavorative a

tempo limitato (alcuni giorni).

3 Grave

Danno sull’uomo o impatto ambientale parzialmente irreversibile,

danni permanenti. Il danno/impatto può comportare l'astensione

dal lavoro o l'interruzione delle attività lavorative a tempo

prolungato (alcuni mesi).

4 Molto grave

Danno sull’uomo o impatto ambientale con esposizione acuta

irreversibile, danni gravi permanenti o morte. Il danno/impatto

può comportare l'astensione dal lavoro o l'interruzione delle

attività lavorative a tempo indeterminato.

DANNO – RIFERIMENTI PER UNA STIMA QUALITATIVA

LO STUDIO DEL RISCHIO – LA STIMA

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

Il rischio R risulta calcolato con l’intersezione dei “valori” di P e D e rappresentato con una matrice – Criterio semi quantitativo

P (probabilità)

4 4 8 12 16

3 3 6 9 12

2 2 4 6 8

1 1 2 3 4

1 2 3 4 D (danno)

R > 8 Rischio elevato Adozione di misure preventive e/o protettive con predisposizione di procedure operative,

addestramento, formazione e monitoraggio con frequenza elevata.

4 R 8 Rischio medio Adozione di misure preventive e/o protettive con predisposizione di procedure operative,

formazione, informazione e monitoraggio con frequenza media

2 R 3 Rischio basso Adozione di misure preventive e/o protettive, formazione, informazione e monitoraggio ordinario

R = 1 Rischio minimo Non sono individuate misure preventive e/o protettive. Solo attività di informazione. Non soggetto

a monitoraggio ordinario

LO STUDIO DEL RISCHIO – VALUTAZIONE E RAPPRESENTAZIONE

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

Il rischio R risulta calcolato con l’intersezione dei “valori” di P e D e rappresentato con una matrice – Criterio qualitativo

LO STUDIO DEL RISCHIO – VALUTAZIONE E RAPPRESENTAZIONE

Enti

tà d

ann

o

Molto grave MEDIO MEDIO ALTO ALTO

Grave BASSO MEDIO ALTO ALTO

Rilevante ESIGUO BASSO MEDIO MEDIO

Lieve ESIGUO ESIGUO BASSO MEDIO

Improbabile Poco probabile Probabile Molto probabile

Possibilità di accadimento - Probabilità

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

Valutazione quantitativa del rischio, eseguita secondo le disposizioni di legge, e sua rappresentazione in forma qualitativa.

LO STUDIO DEL RISCHIO – VALUTAZIONE E RAPPRESENTAZIONE

LIVELLO DI ESPOSIZIONE

IND

ICE

DI

ATT

ENZI

ON

E (I

.A.)

FASCIA DI APPARTENENZA AI SENSI DEL D.Lgs. 81/2008

[dB(A)] RISCHIO

LEX,w [dB(A)] ppeak [dB(C)]

LEX,w 80 ppeak 135 0 Fino a 80 ESIGUO

80 < LEX,w 85

con tutte le rumorosità (LAeq ) inferiori o uguali ad 85 135 < ppeak 137 1

Superiore a 80, fino a 85

BASSO

80 < LEX,w 85

con una o più rumorosità (LAeq ) superiori a 85 135 < ppeak 137 2 MEDIO

85 < LEX,w 87

con tutte le rumorosità (LAeq ) inferiori o uguali ad 87 137 < ppeak 140 3

Superiore a 85, fino a 87

MEDIO

85 < LEX,w 87

con una o più rumorosità (LAeq ) superiori a 87 137 < ppeak 140 4 ALTO

LEX,w 87 ppeak > 140 5 Oltre 87 ALTO

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

Obiettivo finale di uno studio del rischio è la “verifica” dell’accettabilità dei livelli di rischio valutati.

L’accettabilità di un rischio è funzione del grado di volontarietà con il quale l’individuo si espone, a seguito della percezione del rischio stesso, dei costi benefici derivanti dall’attività svolta, dalla possibilità di ridurre il rischio a livelli ragionevolmente più bassi (tollerabili) in funzione anche delle tecnologie disponibili.

LO STUDIO DEL RISCHIO – ACCETTABILITÀ

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

I criteri di accettabilità non hanno ancora una uniformità a livello internazionale, poiché riflettono l’importanza che viene data alle problematiche di sicurezza e dipendono da considerazioni di carattere economico e sociale.

Tengono conto dei bassi valori di probabilità di accadimento degli eventi e dei relativi scenari-danni, per poter definire accettabile un rischio.

Nel contesto della sicurezza nei luoghi di lavoro, esclusi i rischi per i quali è richiesta una valutazione quantitativa, è ancor meno definito un criterio di accettabilità applicabile.

LO STUDIO DEL RISCHIO – ACCETTABILITÀ

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

Resta pertanto al valutatore associare i livelli di Rischio a valori di Accettabilità e ai principi di gestione che l’azienda intende adottare

LO STUDIO DEL RISCHIO – ACCETTABILITÀ

RISCHIO ACCETTABILITÀ GESTIONE AZIONI PREVISTE

ALTO INACCETTABILE PROVVEDIMENTI IMMEDIATI Azioni correttive indispensabili da eseguire con

urgenza e indilazionabili

MEDIO TOLLERABILE CONTROLLO E MIGLIORAMENTO Azioni correttive, ove possibili, e controlli da

programmare a breve - medio termine (3 – 6 mesi)

BASSO AMMISSIBILE MONITORAGGIO E CONTROLLO Azioni migliorative da programmare nel medio -

lungo termine (6 mesi - 1 anno)

ESIGUO ACCETTABILE MONITORAGGIO Azioni preventive e protettive soggette a

mantenimento (verifica annuale)

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L’analisi dei rischi, affidabilità, valutazione e rappresentazione

GRAZIE PER L’ATTENZIONE