Sede Amministrativa: Università degli Studi di...

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Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di PEDIATRIA SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN MEDICINA DELLO SVILUPPO E SCIENZE DELLA PROGRAMMAZIONE INDIRIZZO: EMATOONCOLOGIA, IMMUNOLOGIA E GENETICA XXIV CICLO RILEVANZA BIOLOGICA E PRE-CLINICA DEL RECETTORE TIROSIN CHINASICO ALK NEL RABDOMIOSARCOMA Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. Giuseppe Basso Coordinatore d’indirizzo: Ch.mo Prof. Giuseppe Basso Supervisore: Prof. Angelo Rosolen Dottorando: D.ssa Marica Peron

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  • Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova

    Dipartimento di PEDIATRIA

    SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN

    MEDICINA DELLO SVILUPPO E SCIENZE DELLA PROGRAMMAZI ONE

    INDIRIZZO: EMATOONCOLOGIA, IMMUNOLOGIA E GENETICA

    XXIV CICLO

    RILEVANZA BIOLOGICA E PRE-CLINICA DEL RECETTORE TIR OSIN

    CHINASICO ALK NEL RABDOMIOSARCOMA

    Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. Giuseppe Basso

    Coordinatore d’indirizzo: Ch.mo Prof. Giuseppe Basso

    Supervisore: Prof. Angelo Rosolen

    Dottorando : D.ssa Marica Peron

  • SOMMARIO RIASSUNTO_______________________________________________________ 1

    SUMMARY ________________________________________________________ 3

    1.INTRODUZIONE _________________________________________________ 5

    1.1 Il Rabdomiosarcoma _________________________________________________ 5

    1.2 Caratterizzazione isto-patologica _______________________________________ 5

    1.3 Alterazioni cromosomiche _____________________________________________ 7

    1.4 ALK (Anaplastic Lymphoma Kinase) ___________________________________ 9

    1.5 Struttura di ALK ___________________________________________________ 10

    1.6 Funzione di ALK____________________________________________________ 13

    1.7 Espressione di ALK nei tumori ________________________________________ 15

    1.8 Proteine di fusione __________________________________________________ 16

    1.9 Mutazioni di ALK___________________________________________________ 17

    2. SCOPO DELLA TESI ____________________________________________ 22

    3.MATERIALI E METODI __________________________________________ 23

    3.1 Colture cellulari ____________________________________________________ 23

    3.2 Reagenti ed anticorpi ________________________________________________ 23

    3.3 Saggio di citotossicità con MTT________________________________________ 24

    3.4. Immunoblotting ____________________________________________________ 25

    3.5 Immunoprecipitazione _______________________________________________ 26

    3.6 Analisi dei cicli cellulari mediante citometria a flusso _____________________ 26

    3.7 Saggi di invasività e migrazione _______________________________________ 27

    3.8 Saggio “Wound Healing”_____________________________________________ 28

    3.9 PCR, Polymerase Chain Reaction______________________________________ 28

    3.10 RT-qPCR_________________________________________________________ 29

    4. RISULTATI_____________________________________________________ 31

    4.1 Espressione di ALK nelle linee cellulari di RMS. _________________________ 31

    4.2 Attivazione di ALK__________________________________________________ 35

    4.3 Ruolo di ALK nel RMS ______________________________________________ 39

    4.4 Inibizione di ALK ___________________________________________________ 44

    5. Discussione _____________________________________________________ 49

    BIBLIOGRAFIA___________________________________________________ 55

  • 1

    RIASSUNTO Il rabdomiosarcoma (RMS) è il più comune sarcoma pediatrico dei tessuti molli

    che si sviluppa come conseguenza dell’alterazione dei pathways che controllano

    la crescita e la differenziazione dei precursori del tessuto muscolare striato.

    Il RMS presenta due principali sottotipi istologici: il rabdomiosarcoma alveolare

    (ARMS) ed embrionale (ERMS). Il RMS alveolare è associato ad una più spiccata

    tendenza alla disseminazione, necessita di un regime terapeutico più aggressivo e

    presenta una prognosi sfavorevole. Comprende circa il 20% dei casi ed è

    caratterizzato da traslocazioni cromosomiche specifiche, t(2;13)(q35;q14) e

    t(1;13)(p36;q14), le quali danno origine alle proteine di fusione PAX3/FKHR e

    PAX7/FKHR, rispettivamente. A differenza degli ARMS, i RMS embrionali

    costituiscono l’80% dei casi, sono più frequenti nei bambini più piccoli, sono

    associati a perdita di eterozigosi al locus 11p15.5, ma hanno una prognosi

    migliore.

    Attualmente, l’analisi di alterazioni genetiche è usata per una corretta e rapida

    diagnosi dei RMS, anche se non sono ancora stati trovati fattori e biomarkers

    prognostici che possano essere utilizzati per incrementare la sopravvivenza dei

    pazienti. Recentemente è stata descritta l’espressione delle chinasi ALK nei RMS,

    ma il suo ruolo rimane sconosciuto. ALK è un recettore tirosin-chinasico (RTK)

    descritto come proteina di fusione costitutivamente attiva NPM-ALK nei linfomi

    anaplastici (ALCL) e come proteina di membrana è espressa nei neuroni del

    sistema nervoso centrale e periferico durante lo sviluppo embrionale.

    Recentemente ALK è stato descritto anche in diversi tumori maligni, come nel

    glioblastoma e nel neuroblastoma frequentemente associato ad aberrazioni

    geniche quali amplificazioni o mutazioni puntiformi. ALK è costituito da una

    regione extracellulare in cui si legano i substrati, un dominio trans-membrana e un

    dominio chinasico catalitico. Come per altri RTK, l’attivazione di ALK necessita

    di una dimerizzazione ligando-dipendente, in cui i domini chinasici si fosforilano

    a vicenda e attivano vie di segnale critiche per la proliferazione e sopravvivenza

    cellulare, come MAPK ERK1/2 e PI3K AKT. I fattori di crescita che determinano

    la dimerizzazione e l’attivazione di ALK sono ancora sconosciuti, anche se

    recentemente sono stati proposti pleiotropina (PTN) e midkine (MK) come

    possibili ligandi.

  • 2

    In questo studio, abbiamo valutato la rilevanza biologica e pre-clinica di ALK nei

    RMS, dal momento che è stato descritto per la prima volta in linee cellulari di

    RMS, ma la sua funzione non è mai stata studiata. L’espressione di ALK è stata

    valutata in 9 linee cellulari di RMS, 4 ERMS e 5 ARMS, mediante Real Time

    PCR e western blotting, osservando che ALK è maggiormente espresso nelle linee

    di RMS alveolare che esprimono l’oncogene PAX-FKHR. Tuttavia, ALK risulta

    inattivo nelle cellule di RMS, a differenza di NPM-ALK negli ALCL o di EML4-

    ALK in NSCLC, e per la sua attivazione necessita di una dimerizzazione ligando-

    dipendente. I risultati ottenuti nel nostro laboratorio indicano però che PTN e MK

    non sono in grado di attivare ALK nelle linee cellulari di rabdomiosarcoma

    suggerendo meccanismi di regolazione diversi da quelli finora descritti. Infatti

    non si osservano né la fosforilazione a livello delle tirosine presenti nel sito

    chinasico né l’attivazione delle vie di segnale. Per capire il ruolo di ALK, è stato

    quindi utilizzato un anticorpo monoclonale agonista (mAb16-39) in grado di

    legarsi al dominio extracellulare di ALK e stimolarne la dimerizzazione. In queste

    condizioni, è stato possibile osservare un aumento della fosforilazione di ALK e

    di proteine implicate nei fenomeni di proliferazione e sopravvivenza cellulare

    tumorale (MAPK; PI3K/AKT).

    L’inibizione di ALK determina una diminuzione della fosforilazione di ALK, e

    della trasduzione del segnale che risulta in un aumento della morte cellulare

    programmata (apoptosi).

    In conclusione il ruolo di ALK nei RMS rimane ancora largamente sconosciuto,

    anche se i nostri dati sembrano suggerire un ruolo importante di ALK nella

    tumorigenesi del RMS.

  • 3

    SUMMARY Rhabdomyosarcoma (RMS) is the most common pediatric soft-tissue sarcoma in

    childhood and arises as a consequence of regulatory disruption of the growth and

    differentiation pathways of myogenic precursor cells.

    RMS are divided in two main subgroups on the basis of histology: alveolar

    (ARMS) and embryonal (ERMS). ARMS, which is associated with a relatively

    high frequency of metastatic disease and needs an intensive therapeutic regimen,

    is the rhabdomyosarcoma subtype that carries the poorest prognosis. It comprises

    the 20% of patients and is characterized by specific chromosomal translocations,

    t(2;13)(q35;q14) and t(1;13)(p36;q14), that originate abnormally regulated fusion

    protein PAX3- and PAX7-FKHR, respectively. In contrast to ARMS, ERMS

    occurs at younger age, has a better prognosis and it is associated with an 11p15.5

    loss of heterozygosity (LOH) and it comprises 80% of all RMS.

    Nowadays, the detection of genetic imbalances is used for a correct and rapid

    diagnosis of RMS subtypes, but prognostic biomarkers and factors that increase

    patient’s survival are not known. Recently, expression of Anaplastic Lymphoma

    Kinase (ALK) has been observed in RMS, but its role has not been investigated.

    ALK is a receptor tyrosine kinase (RTK) described as the constitutively active

    fusion protein in different tumors and, as membrane protein, in neurons of the

    central and peripheral nervous system at late embryonic stages. Recently ALK

    was also found in other malignant cancers, such as glioblastomas and

    neuroblastomas, associated to genetic aberrations, such as amplifications or point

    mutations. ALK has an extracellular ligand-binding region, a transmembrane-

    spanning domain and a kinase catalytic region. ALK is known to be activated

    through autoactivation in vitro, as the other RTK, in which ligands induce

    dimerization that results from conformational changes in the active site and lead

    to autophosphorylation with activated downstream signalling pathways, critical

    for cell proliferation and survival. However, the growth factor to enforce ALK

    dimerization and activation is still unknown, althought recently pleiotrophin

    (PTN) and midkine (MK) were proposed to be the physiological ligands.

    In this study we evaluated the biological and preclinical relevance of ALK in

    RMS, given that ALK has been originally described in RMS cell lines, but its

    function has not been studied. ALK expression was evaluated in 9 RMS cell lines,

    4 ERMS and 5 ARMS, by Real Time PCR and western blotting, and we found

  • 4

    that ALK expression level is higher in alveolar RMS cells having PAX-FKHR

    gene. Furthermore no basal self-activation of ALK was detected, suggesting that

    ALK is constitutively inactive differently from the fusion protein NPM-ALK in

    ALCL or EML4-ALK in NSCLC, therefore its dimerization is ligand-dependent.

    Our data suggest that PTN and MK failed to activate ALK in RMS cell lines,

    indicating different regulatory mechanisms. In fact we do not observe neither

    tyrosine phosphorylation in kinasic domain of ALK or activation of the signalling

    pathways downstream of the receptor. To elucidate the role of ALK in RMS, we

    used an agonist monoclonal antibody (mAb16-39) against the extracellular

    domain to induce dimerization. Stimulation of RMS cells markedly induces the

    phosphorylation of ALK and of proteins involved in cell proliferation and survival

    (MAPK; PI3K/AKT).

    ALK inhibition decreased tyrosine phosphorylation of ALK and of signalling

    pathways, which increased programmed cell death (apoptosis) and cell cycle

    arrest.

    In conclusion, ALK function is still unknown in RMS, althought our data suggest

    an important role in RMS tumorigenesis.

  • 5

    1.INTRODUZIONE

    1.1 Il Rabdomiosarcoma I sarcomi dei tessuti molli costituiscono un gruppo eterogeneo di neoplasie

    maligne, le quali insorgono da cellule mesenchimali primordiali che normalmente

    danno origine al tessuto muscolare, osseo, cartilagineo e fibroso. Questi tumori

    hanno un’incidenza pari a 11 casi/anno/1.000.000 di soggetti in età pediatrica e

    costituiscono la quinta neoplasia più comune, con una frequenza del 6,2% dopo le

    leucemie acute, i tumori del sistema nervoso centrale, i linfomi ed il

    neuroblastoma [1]. Oltre il 60% dei sarcomi dei tessuti molli è rappresentato dal

    rabdomiosarcoma (RMS) che costituisce, quindi, il più frequente sarcoma dei

    soggetti sotto i 15 anni d’età e rappresenta il 3-5% delle neoplasie in età

    pediatrica, e circa l’1.2% dei sarcomi in età adulta [1]. Esso prende origine dal

    tessuto muscolare striato, ma talora può insorgere in tessuti mesenchimali in cui le

    fibre striate sono assenti, come ad esempio la parete vescicale. Esistono due picchi

    di incidenza, uno tra i 2 e i 5 anni d’età ed un altro, tra gli 11 e i 15 anni di età. Il

    sesso maschile appare modestamente più colpito dalla neoplasia (rapporto

    maschi:femmine 1,4:1) [2]. Le localizzazioni principali sono il distretto testa-collo

    (35-40% dei casi), seguite dal tratto genito-urinario (20% dei casi) e meno

    frequente dal tronco e dagli arti (16% dei casi) [3].

    La sede d’insorgenza del tumore, la sua disseminazione e la presenza di metastasi

    determinano le caratteristiche di presentazione clinica dei RMS. La tumefazione,

    anche se non dolente, è il segno più comune in questo tipo di neoplasia. Circa il

    20-30% dei casi presenta metastasi alla diagnosi e le sedi di maggior frequenza

    sono polmoni e sistema nervoso centrale (37%), linfonodi (35%), ossa (25%),

    fegato (16%), tessuti molli (95) e midollo osseo (7%) [2]. La precisa stadiazione

    dei RMS risulta molto importante e si avvale di tecniche di diagnostica per

    immagine, come TAC, RMN e scintigrafia ossea, e di analisi eseguite sui

    campioni operatori [4].

    1.2 Caratterizzazione isto-patologica

    Il rabdomiosarcoma venne descritto per la prima volta nel 1854, ma i vari sottotipi

    istologici furono riconosciuti più tardi. La classificazione attualmente in uso è

  • 6

    quella dell’ Intergroup Rhabdomyosarcoma Study Group (IRSG), gruppo

    statunitense, che considera i vari istotipi di RMS in 4 gruppi prognostici [5, 6]:

    - Prognosi favorevole: RMS botroide e a cellule fusate;

    - Prognosi intermedia: RMS embrionale (ERMS);

    - Prognosi sfavorevole: RMS alveolare (ARMS) e sarcoma indifferenziato;

    - Prognosi incerta: RMS con caratteristiche rabdoidi.

    I RMS embrionali rappresentano circa il 60-70% dei casi e sono caratterizzati da

    una morfologia simile al muscolo fetale con un lasso stroma mixoide e cellule a

    diverso stadio di differenziamento. Si osservano, infatti, un numero variabile di

    rabdomioblasti frammisti a cellule mesenchimali indifferenziate, a cellule con

    citoplasma allungato e nucleo eccentrico e a cellule con forma poligonale. Gli

    ERMS insorgono soprattutto nella regione genito-urinaria e nel tratto testa-collo e

    si manifestano con due diversi picchi di età: nel bambino di età inferiore ai 5 anni

    e nell’adolescente [7].

    I RMS alveolari costituiscono il 20% dei casi e sono così chiamati in quanto

    presentano una morfologia simile agli alveoli polmonari. Infatti si possono

    osservare setti connettivali fibrovascolari che separano gruppi di cellule

    neoplastiche che generalmente aderiscono al connettivo verso la periferia degli

    alveoli ed appaiono disgregate verso il centro. Esiste una variante morfologica

    chiamata solido-alveolare che appare costituita da aree solide e risulta sprovvista

    dei tipici aspetti alveolari. In questo caso la diagnosi si basa sullo studio di aspetti

    citologici (nuclei ipercromici, nucleoli evidenti e scarso citoplasma).

    Generalmente gli ARMS colpiscono adolescenti e giovani adulti e si localizzano

    maggiormente nel tronco e alle estremità [1] .

    Per quanto riguarda le varianti con minor frequenza (10%), si possono ritrovare

    quelle botrioidi, considerate un sottogruppo degli ERMS, e pleomorfiche che

    colpiscono gli adulti [1, 7].

    Oggi i tumori con aspetti misti alveolari ed embrionali vengono classificati come

    ARMS se presentano anche una minima morfologia alveolare, mentre in passato

    venivano classificati in base alle aree quantitativamente predominanti [4].

    L’istologia, lo stadio ed il sito d’insorgenza del tumore sono stati identificati come

    gli indicatori prognostici che influenzano più significativamente la sopravvivenza

    [3, 8]. In merito alla sede primaria, i siti con prognosi più favorevole sono testa e

    collo (escluse sedi parameningee), il tratto genito-urinario (esclusi vescica e

  • 7

    prostata) e il dotto biliare; tutte le altre sedi sono considerate a prognosi

    sfavorevole.

    La sopravvivenza a 5 anni è di circa il 73% per gli ERMS e il 48% per gli ARMS

    [7]; per gli ARMS metastatici si aggira attorno al 10-30% mentre per gli ERMS

    localizzati è di oltre il 95% [3, 7-10]. L’ARMS si presenta spesso già

    metastatizzato alla diagnosi ed è caratterizzato da un andamento più aggressivo

    rispetto all’embrionale con scarsa risposta alla terapia e con una prognosi

    peggiore [10].

    1.3 Alterazioni cromosomiche

    Negli ultimi anni, analisi molecolari e tecniche di citogenetica hanno dimostrato la

    presenza di alterazioni cromosomiche nei vari sottotipi di RMS. In particolare, gli

    ARMS sono caratterizzati in circa il 70-80% dei casi da specifiche traslocazioni

    cromosomiche reciproche [9, 11, 12] che coinvolgono il braccio lungo del

    cromosoma 13 ed il braccio lungo del cromosoma 2, t(2;13)(q35;q14), o il braccio

    corto del cromosoma 1, t(1;13)(p36;q14), che codificano per proteine chimeriche

    PAX3-FKHR (PAX3-FOXO1) e PAX7-FKHR (PAX7-FOXO1), rispettivamente

    (figura 1). Circa il 20-30% degli ARMS non presenta traslocazioni. L’espressione

    della proteina di fusione PAX3-FKHR è associata ad una prognosi sfavorevole,

    soprattutto nei pazienti con metastasi. Infatti la sopravvivenza a 4 anni si aggira

    attorno all’8% rispetto al 75% dei tumori positivi per PAX7-FKHR [9].

    Figura 1. Proteina di fusione PAX-FKHR. PAX è costituito da tre domini funzionali: il Paired Domain, Homeo-Domain e Transactivation Domain. La regione C-terminale è ricca in glicine, serine e treonine. FKHR presenta il dominio ForkHead per il legame al DNA, il dominio Transactivation e la regione C-terminale ricca in proline. La proteina di fusione PAX-FKHR (837 aminoacidi) presenta il dominio ForkHead tronco fuso con i domini Paired e Homeo- di PAX3.

  • 8

    I geni PAX3 e PAX7, appartengono alla famiglia dei geni regolatori PAX, e si

    trovano, rispettivamente, sui cromosomi 2 ed 1; sono caratterizzati da un dominio

    di legame al DNA, costituito da un Paired Domain e da un Homeodomain, ed un

    dominio di transattivazione (Transactivation Domain). Si ritiene che questi geni

    abbiano un ruolo sia nel controllo dello sviluppo embrionale che nel

    mantenimento dell’espressione di geni tessuto specifici negli adulti. Il gene FKHR

    si trova sul cromosoma 13 ed appartiene alla famiglia dei fattori di trascrizione

    Forkhead. Esso presenta, come i geni PAX, un dominio di legame al DNA

    (Forkhead Domain) e un dominio di transattivazione. I punti di rottura di

    PAX3/PAX7 avvengono generalmente sul dominio di transattivazione, mentre

    quelli di FKHR avvengono nel dominio di legame al DNA [13]. La proteina di

    fusione PAX3/PAX7-FKHR contiene il Paired e l’Homeo Domain derivanti da

    PAX3/7 ed il dominio di transattivazione di FKHR. In alcuni casi di

    rabdomiosarcoma alveolare sono state identificate altre proteine di fusione, le

    quali coinvolgono sempre PAX3, come ad esempio PAX3-NCOA1 [14, 15].

    Le proteine di fusione PAX-FKHR sono fattori di trascrizione molto più potenti

    delle rispettive proteine wild-type, di circa 10-100 volte [16]. Questo sembrerebbe

    dovuto ad un sito di attivazione ricco di proline presente all’estremità

    carbossiterminale di FKHR che ne aumenterebbe l’affinità di legame al gene

    causandone l’over-espressione o la repressione [17]. Inoltre l’attività oncogenica

    di PAX3-FKHR sembra dovuta, oltre ad un’alterata regolazione dei geni target di

    PAX3, anche al legame a nuovi geni target [18, 19]. Tra i geni regolati da PAX-

    FKHR troviamo MYCN, MYOD1, FOXF1, KCNN3, IGFBP3, GADD45A, i quali

    sono implicati nello sviluppo del sistema nervoso, muscolare e nella regolazione

    della trascrizione [20, 21]. Inoltre questa famiglia di proteine risulta coinvolta

    nella proliferazione e nella sopravvivenza cellulare, nell’angiogenesi e

    nell’attivazione di molti altri segnali [22].

    Nei RMS sono state descritte altre traslocazioni cromosomiche meno frequenti,

    come t(2;8)(q37;q13), t(2;2)(q35;p23) da cui si originano le proteine di fusione

    PAX3-NCOA2 e PAX3-NCOA1, rispettivamente [14, 23, 24].

    Circa il 94% degli ERMS presentano una regione di almeno 15 mb con perdita di

    eterozigosità (LOH, Loss Of Heterozigosity), il cui grado dipende strettamente dal

    sottotipo istologico [25]. Infatti i rabdomiosarcomi embrionali mostrano un

    cariotipo più complesso della controparte alveolare che risulta dalla forte

  • 9

    instabilità genomica che li caratterizza [26]. Le regioni più frequenti di LOH sono

    situate nel cromosoma 11, sia sul braccio lungo che corto. A lungo si è

    considerato la perdità di eterozigosità al 11p15.5 come marker per la diagnosi

    degli ERMS [27-29], sebbene, recenti studi abbiano ormai evidenziato che questo

    sito di LOH sia presente anche nel 77% degli ARMS non traslocati e nel 24% di

    quelli traslocati [25]. Tale regione include i geni H19, IGF2 e CDKN1C e gli

    ERMS, infatti, presentano frequentemente la perdita dell’allele materno di IGF2

    (per silenziamento), e duplicazione di quello paterno in quella che è conosciuta

    come disomia uniparentale [29, 30]. IGF2 viene sovraespresso quindi per la

    perdita di imprinting (LOI, Loss Of Imprinting) che risulta dall’espressione

    biallelica paterna del gene [31, 32]. Sono state trovate altre regioni di LOH nei

    RMS, come ad esempio: il locus 9q22 che include il gene PTCH1 nel 30% degli

    ERMS, la regione 4q soprattutto nei rabdomiosarcomi alveolari con traslocazione

    t(2;13), e la regione 8q in quelli non traslocati [25].

    Inoltre, nei RMS alveolari ed embrionali risulta frequente l’amplificazione della

    regione 2p24. Questo comporta la sovra-espressione dell’oncogene MYCN, che è

    un marcatore prognostico sfavorevole soprattutto negli ARMS [33, 34]. Infine

    anche la regione 12q13 può essere interessata da amplificazione dei geni SAS,

    CDK4 e GLI [35, 36], così come sono state riscontrate mutazioni puntiformi degli

    oncogeni K-RAS ed N-RAS e la sovraespressione di MET [22, 37].

    1.4 ALK (Anaplastic Lymphoma Kinase)

    ALK (Anaplastic Lymphoma Kinase) è un recettore tirosin chinasico (RTK)

    ampiamente descritto nei linfomi anaplastici a grandi cellule (ALCL) come

    proteina di fusione (NPM-ALK), ed è espresso nel sistema nervoso centrale

    durante lo sviluppo embrionale [38]. La sua espressione nei tessuti umani

    diminuisce durante la gestazione ed alla nascita risulta debolmente espresso solo

    nelle cellule nervose ed endoteliali, nelle quali forse ha un ruolo nello sviluppo e

    differenziazione cellulare [39]. Evidenze per il suo ruolo essenziale nello sviluppo

    del mesoderma e del sistema nervoso sono state riportate anche in Drosophila

    (DAlk) [40]. Recentemente è stato dimostrata la sua espressione in numerosi

    tumori solidi come neuroblastoma e glioblastoma e, come altri recettori ad attività

    chinasica, esso può andare incontro a traslocazioni cromosomiche reciproche. Le

  • 10

    più studiate sono la traslocazione t(2;5)(p23;q35) negli ALCL da cui origina la

    proteina di fusione NPM-ALK [41, 42], le traslocazioni t(1;2)(q25;p23),

    t(2;3)(p23;q21) e le inversioni cromosomiche inv(2)(p21;p23) e inv(2)(p23;q35),

    che danno origine rispettivamente ai prodotti di fusione TPM3-ALK, TFG-ALK,

    ATIC-ALK e EML4-ALK [43, 44].

    1.5 Struttura di ALK

    ALK è un recettore tirosin-chinasico appartenente alla super famiglia dei recettori

    chinasici insulino simili (IRK), codificato da un locus che si trova nel cromosoma

    2p23 [45] (figura 2). Esiste un’omologia dell’85% tra ALK umano e ALK murino

    e del 34% tra quello umano e DAlk, indicando che i recettori tirosin-chinasici

    sono altamente conservati tra le specie.

    Figura 2. Localizzazione di ALK nel cromosoma 2. Il gene che codifica ALK è localizzato sul locus p23 del cromosoma 2 ed è costituito da 6226bp.

    La proteina è costituita da una regione extracellulare che comprende il sito di

    legame per i fattori di crescita, una regione transmembrana, e una regione

    intracitoplasmatica con sito catalitico. Il dominio extracellulare presenta forte

    omologia con il recettore LTK (Leukocyte Tyrosin Kinase) [46] e per questo

    viene inserito nella superfamiglia IRK, la quale comprende anche IGF-1R (Insulin

    Growth-1 Receptor), MET, cROS e i recettori neurotrofici [47-49]. Come per

    alcuni RTK, l’attivazione di ALK necessita una dimerizzazione ligando-

    dipendente e di una fosforilazione in trans dei due monomeri (cross-

    fosforilazione), per stimolare la trasduzione del segnale dal citoplasma al nucleo

    (figura 3).

  • 11

    Figura 3. Schema dell’attivazione dei recettori tirosin-chinasici (RTK). L’interazione del ligando con il recettore determina la dimerizzazione e la fosforilazione dei domini chinasici (cross-fosforilazione). In questo modo le proteine intracellulari si legano e vengono fosforilate dal recettore stesso. Il gene ALK è costituito da 6226bp e codifica per una proteina di 177kDa, la

    quale, in seguito a N-glicosilazione, diventa di circa 200kDa [42, 50].

    Il recettore ALK è costituito da 1620 aminoacidi, di cui 1030 formano il dominio

    extracellulare, 28 il dominio transmembrana, 64 quello juxtamembrana, e 562

    aminoacidi costituiscono la porzione intracitoplasmatica (figura 4). In particolare,

    il dominio extracellulare presenta:

    - 26 aminoacidi idrofobici all’N-terminale;

    - il sito di legame per le molecole che attivano ALK (regione 391-401);

    - 16 siti di N-glicosilazione (Asn-X-Ser/Thr);

    - un dominio LDL-A (lipoproteine a bassa densità di classe A) la cui funzione è

    ignota;

    - un dominio MAM (Meprin, A5, Mu) che media le interazioni tra cellule;

    - una regione ricca in glicine.

    Figura 4. Struttura proteica di ALK. La regione extracellulare all’estremità N-terminale presenta 2 domini MAM (aminoacidi 264-427 e 480-626), un dominio LDL (aminoacidi 453-471) ed un dominio ricco in glicine (aminoacidi 816-940). Il dominio transmembrana TM (aminoacidi 1030-1058) connette i domini extra- ed intra- cellulari. Il dominio intracitoplasmatico contiene un dominio juxtamembrana (aminoacidi 1058-1122) ed il dominio catalitico tirosin-chinasico (aminoacidi 1122-1376). (Rif. Azarova A.M. et al. Emerging importance of ALK in neuroblastoma. Seminars in Cancer Biology (2011) 21: 267-75).

  • 12

    Il dominio catalitico tirosin-chinasico (aminoacidi 1122-1376) presenta una

    regione conservata di 3 tirosine YXXXYY (A-loop: sito di attivazione, che

    presenta Tyr1278, Tyr1282, Tyr1283) che regola l’attività catalitica [51], e molti

    altri siti di fosforilazione localizzati sia nel dominio juxtamembrana (aminoacidi

    1093-1096) che all’interno del dominio citoplasmatico (aminoacidi 1504-1507),

    che consentono il legame di fattori coinvolti nella trasmissione del segnale, come

    IRS-1 (Insulin Receptor Substrate-1) e SHC (Src homology domain) [51].

    Recentemente la struttura della tasca chinasica di ALK è stata studiata mediante

    cristallografia a raggi X [52, 53] ed è emerso che esso possiede caratteristiche

    tipiche delle tirosin-chinasi (figura 5A). Infatti è costituito da un lobo NT (N-

    terminale) connesso tramite una regione a cerniera al lobo CT (C-terminale). Il

    primo lobo è ricco in foglietti β antiparalleli, mentre il secondo è caratterizzato da

    8 eliche e due foglietti β. Il sito catalitico (residui 1247-1254) è posizionato tra

    l’elica αE ed il primo foglietto β del lobo CT.

    ALK e IGF1RK/IRK presentano una elevata omologia di sequenza nel sito di

    attivazione (A-loop) e la loro attività catalitica è correlata al grado di

    fosforilazione dei residui tirosinici [54]. I recenti studi di cristallografia [52, 53],

    hanno dimostrato che ALK, a differenza degli altri RTK, presenta una specificità

    di legame per una determinata sequenza dei ligandi [55] e che la tirosina in

    posizione 1278 risulta essere il sito preferenziale di fosforilazione, nonché il sito

    critico per la sua attivazione e attività trasformante [56]. Per l’attivazione di

    IGF1RK/IRK, invece, sono necessarie la fosforilazione della seconda e terza

    tirosina della regione YXXXYY (Tyr 1135 e 1136 rispettivamente). Quindi la

    fosforilazione delle Tyr 1135 e 1278 risulta critica proprio perché tali residui sono

    implicati nei meccanismi che regolano l’attivazione dei recettori.

  • 13

    A

    B

    Figura 5. Struttura tridimensionale di ALK e sito catalitico. A, struttura tridimensionale di ALK in due orientamenti ortogonali. In blu è riportato il lobo CT, in giallo la regione a cerniera, il loop di attivazione in rosso, in porpora l’elica αC, in arancione 5 foglietti-β anti-paralleli, NT: estremità N-terminale, CT: estermità C-terminale. B, allineamento della regione catalitica di IGF1RK/IRK e ALK. (Rif. Lee C.C. et al. Crystal structure of the ALK catalytic domain. Biochem Journal (2010) 430, 425-37.)

    1.6 Funzione di ALK

    Recenti studi hanno dimostrato che la maggior espressione di ALK è nel sistema

    nervoso centrale e periferico [51, 57] durante la gestazione, mentre i livelli di

    trascritto (mRNA) e quelli proteici sono quasi nulli durante la crescita e lo

    sviluppo post-natale [57, 58]. Studi di espressione in Drosophila e topo hanno

    confermato la maggior localizzazione di ALK nel sistema nervoso, in particolare

    nel talamo, ipotalamo e bulbo olfattivo [57, 58]. Più recentemente è stato

    dimostrato che ALK è espresso anche a livello del nervo ottico, retina, lingua,

    testicoli e ovaio di topo, così come a livello del mesoderma e muscolatura del

    tratto digestivo in Drosophila [40, 59, 60].

    Sulla base di queste osservazioni, è stato ipotizzato un ruolo nello sviluppo e nella

    funzionalità del sistema nervoso, anche se topi knockout per ALK non hanno

    evidenziato particolari alterazioni durante lo sviluppo di questo sistema [61].

    Questa ipotesi, però, risulta ancora controversa, visti i recenti studi che

    dimostrano un ruolo inibitorio di ALK nella differenziazione neuronale in

  • 14

    C.elegans [62]. La mancata alterazione nello sviluppo dei neuroni di topi

    knockout per ALK, hanno fatto ipotizzare che ALK possa essere un recettore

    “dipendente” [63], e che quindi la sua attivazione richieda la presenza di specifici

    ligandi: nello stato inattivo, ALK sarebbe in grado di indurre apoptosi mediante

    clivaggio caspasi-dipendente dell’acido aspartico presente in posizione 1160,

    mentre in presenza dei ligandi, e quindi nello stato attivo, sarebbe in grado di

    inibirla [64]. Ulteriori studi devono essere fatti per capire sia i meccanismi che

    regolano questo tipo di attivazione sia le conseguenze a livello fisiologico e a

    livello dello sviluppo embrionale.

    Le ipotesi relative all’attivazione di ALK sono molteplici, dal momento che è

    stato riportato che possa essere un recettore per i fattori neurotrofici [49] o che

    possa fungere da ligando per se stesso, vista la presenza di un motivo simile a

    quello presente nel fattore di crescita epiteliale (EGF) nel proprio dominio

    extracellulare. Recentemente, sono stati eseguiti una serie di studi su pleiotropina

    (PTN) e midkine (MK), dal momento che la loro espressione risulta concomitante

    e delimitata nelle stesse regioni di ALK durante lo sviluppo embrionale [65, 66].

    PTN e MK sono fattori di crescita che legano l’eparina (heparin-binding growth

    factors) e sono coinvolte sia nello sviluppo dei neuroni che nell’induzione

    dell’angiogenesi e mitosi in diverse modelli cellulari [67-70]. Tramite studi di

    marcatura con 32[P], è stato dimostrato, infatti, che PTN e MK sono in grado di

    legare la stessa regione del dominio extracellulare di ALK, causandone la

    fosforilazione e l’attivazione [66, 69]. Le due molecole, inoltre, sono in grado di

    attivare diversi segnali intracellulari, portando così alla conclusione che NPM-

    ALK svolga, un’importante attività anti-apoptotica e trasformante, coinvolgendo

    l’attivazione di STAT3, PI3K/AKT, RAS/ERK (figura 6) [71-73]. Questi

    pathways sono generalmente up-regolati in linee cellulari trasformate [74] e uno

    studio recente ha dimostrato come l’inibizione selettiva dell’espressione di

    STAT3 in linee cellulari di ALCL ALK-positive induca rapidamente l’apoptosi e

    l’arresto del ciclo cellulare, con concomitante riduzione dell’espressione di

    proteine anti-apoptotiche come Bcl-2, Bcl-xl e mcl-1, evidenziando così l’attività

    anti-apoptotica di ALK [75].

    Nonostante recenti evidenze del legame di PTN e MK ad ALK, esistono molti

    dubbi sulla capacità di attivare direttamente questo recettore, in quanto studi

    successivi hanno riportato la mancata attivazione di ALK dopo stimolazione con

  • 15

    PTN in diverse linee cellulari [76, 77] sottolineando, così, l’esigenza di ulteriori

    approfondimenti a riguardo. Nel 2007 infatti è stato proposto un meccanismo

    indiretto di attivazione di ALK tramite PTN, che andrebbe a coinvolgere il

    recettore RPTPβ/ζ (receptor protein tyrosine phosphatase ζ), il quale normalmente

    determina la defosforilazione dei siti di attivazione di ALK. Il legame di PTN a

    questo recettore inibirebbe la defosforilazione di ALK causandone, quindi,

    l’attivazione [78].

    Figura 6. Pathways attivati da ALK. Le vie di segnale possono essere attivate dal legame con specifiche molecole, amplificazione genica o mutazioni. PTN:pleiotropina; MK: midkine; RPTPβ/ζ: receptor protein tyrosine phosphatase ζ. (Rif. Azarova A.M. et al. Emerging importance of ALK in neuroblastoma. Seminars in Cancer Biology (2011) 21: 267-75).

    1.7 Espressione di ALK nei tumori

    ALK è stato descritto per la prima volta nella linea cellulare di ARMS, RH30 [41,

    42, 57] e successivamente la sua espressione è stata riportata in diversi istotipi

    tumorali [79, 80], compreso neuroblastoma [50, 76], glioblastoma [81, 82],

    melanoma e carcinoma mammario [76, 77]. Lamant et al. nel 2000 hanno

    osservato l’espressione di ALK in circa il 92% di casi di neuroblastoma, senza

    però poter correlare l’espressione proteica con la prognosi della malattia [50].

    Studi successivi hanno supportato queste osservazioni senza però capirne il

    significato [76]. Negli ultimi anni, tuttavia, l’importanza del ruolo di ALK nello

    sviluppo tumorale, è stata dimostrata nel glioblastoma e nel medulloblastoma in

    cui ALK è sensibile alla stimolazione con PTN e MK e la sua inibizione causa

    arresto del ciclo cellulare ed apoptosi [66, 81].

  • 16

    Più recentemente è stata riportata l’espressione di CLTC–ALK in un gruppo di

    linfomi non Hodgkin (NHL) con prognosi infausta [83]. Il suo ruolo non è ancora

    chiaro, nonostante negli ALCL, un gruppo di NHL, sia stata largamente descritta

    la proteina di fusione NPM-ALK in circa l’85% dei casi.

    1.8 Proteine di fusione

    Molti recettori tirosin-chinasici sono implicati nell’oncogenesi di neoplasie, in

    quanto soggetti a diverse alterazioni genetiche, come amplificazioni, traslocazioni

    reciproche o mutazioni puntiformi, che causano una deregolazione dei siti

    catalitici e l’attivazione di una serie di segnali legati all’induzione della

    trasformazione e proliferazione cellulare e alla resistenza alla terapia [84]. Le

    traslocazioni cromosomiche che coinvolgono ALK portano alla formazione di

    proteine di fusione che presentano il dominio intracitoplasmatico di ALK

    (aminoacidi 1058-1620), incluso il sito catalitico, e condividono alcune

    caratteristiche comuni (figura 7):

    - la proteina di fusione all’N-terminale presenta un dominio di

    oligomerizzazione;

    - il partner genico all’N-terminale controlla l’espressione costitutiva della

    proteina chimerica.

    Figura 7. Proteine di fusione che coinvolgono ALK. Sono riportate alcune traslocazioni cromosomiche che generano proteine di fusione, le loro frequenze nei linfomi anaplastici a grandi cellule (ALCL) e nei tumori miofibroblastici infiammatori (IMT) e la loro localizzazione subcellulare basata su saggi di immunoistochimica. N: localizzazione nucleare, C: localizzazione citoplasmatica, NM: membrana nucleare. (Rif. Li R. et al. Development of Anaplastic Lymphoma Kinase small-molecule inhibitors for cancer therapy. Medinal Research Reviews. 2008, 28(3):372-412.

  • 17

    La proteina di fusione maggiormente descritta è NPM-ALK, espressa in circa

    l’85% dei linfomi ALCL ALK+. Esso origina dalla traslocazione t(2;5)(p23;q35)

    ed il clonaggio dei punti di rottura dei due cromosomi ha permesso di identificare

    i due geni coinvolti in tale riarrangiamento cromosomico: NPM (nucleophosmin o

    B23) sul cromosoma 5, ed ALK sul cromosoma 2. Il gene di fusione risultante

    esprime una proteina di circa 80 kDa, ad attività tirosin-chinasica (NPM-

    ALK/p80) e a localizzazione citoplasmatica e nucleare [41, 42]. Nel restante 15%

    degli ALCL ALK-positivi la proteina di fusione e’ localizzata esclusivamente nel

    citoplasma. Analisi citogenetiche più approfondite hanno però rivelato in questi

    restanti casi la presenza di aberrazioni cromosomiche differenti dalla t(2;5).

    Quelle più frequenti e meglio caratterizzate molecolarmente, quali

    t(1;2)(q25;p23), t(2;3)(p23;q21) e inv(2)(p23q35), danno origine rispettivamente

    ai prodotti di fusione TPM3-ALK, TFG-ALK ed ATIC-ALK [43, 44, 85]. TPM3-

    ALK è associato anche ai tumori miofibroblastici infiammatori (IMT,

    Inflammatory Myofibroblast Tumor), i quali possono presentare altre proteine di

    fusione come CARS-ALK e CLCT-ALK. Questi tumori presentano un origine

    mesenchimale, hanno tendenza a metastatizzare con scarsa risposta alla chemio- o

    radioterapia [86].

    Recentemente nei tumori ai polmoni NSCLC (Non Small Cell Lung Cancer) è

    stata identificata una nuova proteina di fusione, EML4-ALK, la cui frequenza è di

    circa il 3% nei pazienti affetti da questo tipo di neoplasia. La capacità

    trasformante di questa proteina chimerica è stata dimostrata sia in vitro che in

    modelli murini, mentre la sua inibizione induce blocco del ciclo cellulare ed

    apoptosi [87]. E’ stato dimostrato che pazienti con NSCLC ALK+ rispondono a

    Crizotinib, inibitore specifico di ALK, e mostrano una sopravvivenza libera da

    malattia a 6 mesi del 72% rispetto a pazienti con NSCLC ALK- (33%) [88].

    Crizotinib si trova in fase II di sperimentazione clinica ed in letteratura si trovano

    diversi articoli riguardo la sua efficacia in vitro in altri istotipi tumorali [89].

    1.9 Mutazioni di ALK

    L’espressione di ALK è stata riportata in diverse linee cellulari di neuroblastoma

    [50] e lo studio delle mutazioni somatiche ed ereditarie o delle amplificazioni in

    questo tipo di tumore, è importante per lo sviluppo di terapie mirate. E’ stato

  • 18

    riportato che in circa il 50% dei casi di neuroblastoma ereditario, ALK presenta

    mutazioni nel dominio catalitico. Mediante sequenziamento sono state individuate

    3 mutazioni in ALK: R1275Q, R1192P, G1128A. La prima mutazione risulta

    essere la più frequente [90, 91] e si trova in una regione fortemente associata a

    mutazioni attivanti osservate in diverse proteine oncogene, come BRAF [92].

    Analogamente, mutazioni somatiche sono state identificate all’interno del

    dominio catalitico in campioni di neuroblastoma primario, e quelle più frequenti

    sono risultate essere R1275Q e F1174L. In presenza di queste mutazioni,

    l’attivazione di ALK non richiede la dimerizzazione del recettore, che viene

    fosforilato in maniera autonoma. La capacità trasformante dei mutanti di ALK è

    stata dimostrata sia in topi nudi che in linee cellulari [93, 94], e come atteso il

    silenziamento di ALK causa l’inibizione della proliferazione cellulare ed apoptosi

    [93, 95]. In particolare, ALK F1174L è caratterizzato da una maggior capacità

    trasformante rispetto ad ALK R1275Q [77], e frequentemente è espresso in tumori

    che presentano anche amplificazione del gene MYCN. L’associazione di queste

    due alterazioni genetiche risulta fortemente correlata ad una prognosi infausta,

    come recentemente riportato [77]. Inoltre ALK-F1174L è associato a

    chemioresistenza in pazienti con neuroblastoma, e ciò fa ipotizzare un ruolo

    critico di tale mutazione nell’oncogenesi del tumore [96].

    Studi recenti hanno dimostrato che l’amplificazione, o l’aumento del numero di

    copie del gene di ALK sono nella maggior parte dei casi associati

    all’amplificazione del gene MYCN [77, 97] e a prognosi infausta, anche se il

    significato funzionale di tale anomalia rimane ancora ignoto [77].

    Passoni et al. hanno descritto una sovraespressione di ALK wild-type, in linee

    cellulari ed in campioni di neuroblastoma, che sembra indipendente da

    amplificazioni geniche o da mutazioni del dominio chinasico [98]. L’espressione

    di ALK sembra correlare, inoltre, al suo stato di attivazione nelle linee cellulari

    IMR32 che presentano alti livelli del recettore, ma non nelle linee NB5 che non

    esprimono ALK. I trattamenti con inibitori dell’attività chinasica di ALK, CEP-

    14083 e CEP-14513, determinano una inibizione della proliferazione dose-

    dipendente ed un aumento della morte cellulare, in linee che sovraesprimono

    ALK. Il fatto che le mutazioni di ALK abbiano un ruolo nei neuroblastomi

    ereditari e sporadici, pone questo recettore come un futuro target per nuove t

  • 19

    1.10 Inibitori di ALK

    Negli ultimi anni sono state sviluppate diverse molecole in grado di bloccare la

    proliferazione tumorale dipendente dall’attivazione costitutiva di ALK,

    concentrando gli sforzi sull’inibizione dell’attività chinasica ed in particolare del

    sito di legame dell’ATP nel dominio catalitico.

    Il primo inibitore di ALK ad entrare nei trial clinici è il Crizotinib (PF-2341066,

    Pfizer), un derivato della 2,4-pirimidindiammina in grado di competere con

    l’ATP, nel sito di legame di ALK e c-MET [99] (figura 8). E’ stata dimostrata la

    sua potente attività antiproliferativa in linee cellulari ALCL (Karpas-299, SU-

    DHL-1, IC50 32 e 43nM rispettivamente), la quale risulta correlata all’inibizione

    della fosforilazione di NPM-ALK. In cellule di ALCL, Crizotinib induce un

    blocco del ciclo cellulare e causa morte cellulare in seguito all’inibizione di NPM-

    ALK [89]. La sua efficacia è stata dimostrata anche in topi SCID in cui sono state

    inoculate cellule di ALCL umano, determinando una diminuzione della

    proliferazione cellulare ed una completa regressione del tumore entro i primi 15

    giorni di trattamento (100mg/kg/giorno) [89]. Il Crizotinib, inoltre, è in grado di

    inibire la crescita in linee cellulari di neuroblastoma e NSCLC, in particolare,

    nelle cellule che presentano amplificazione del gene di ALK o la mutazione

    R1275Q [100]. I tumori che presentano la mutazione F1174L risultano, invece,

    resistenti al Crizotinib, ma rispondono meglio al TAE684 (5-cloro-2,4

    diamminofenilpirimidina) [101]. Gli effetti indesiderati nel trattamento con

    Crizotinib comprendono nausea, vomito, diarrea e disturbi alla vista, mentre quelli

    più severi, come alti livelli di transaminasi, sono poco frequenti e reversibili [88].

  • 20

    Figura 8. Strutture chimiche di alcuni inibitori di ALK . (Rif. Ardini E. et al., Anaplastic lymphoma kinase: role in specific tumors, and development of small molecule inhibitors for cancer therapy. Cancer Letters 2010). Un altro inibitore di uso clinico è NVP-TAE684 (Novartis Pharma) (figura 8), il

    quale inibisce sia la proliferazione nelle linee cellulari di ALCL (Karpas-299 e

    SU-DHL-1 con IC50 di 2-5 nM) che la fosforilazione di NPM-ALK in modo dose-

    dipendente [102]. Questa molecola è stata testata in oltre 602 linee cellulari

    tumorali e si è dimostrata efficace anche in quelle di neuroblastoma e NSCLC che

    esprimono la proteina ALK o le varianti tronche di essa [100].

    GSK1838705A è un potente inibitore competitivo di ALK e IGF-1R che presenta

    una IC50 di 0.5 e 1.6nM, rispettivamente (figura 8). E’ in grado di inibire la

    crescita tumorale in diversi modelli cellulari, come SUP-M2, SU-DHL-1, Karpas-

    299, SR-786, L-82 (linee cellulari ALCL) e in NCI-H2228 (linee cellulari

    NSCLC) ed, inoltre, è stata dimostrata la completa regressione tumorale in topi

    SCID in circa 21 giorni di trattamento con una dose di 60mg/kg/giorno [103].

    Attualmente sono in studio inibitori di ALK di seconda generazione, come i

    derivati della tetraidropirido-pirazina, che presentano un’alta selettività per ALK

    ed una IC50 compresa tra 10 e 15nM [104, 105]. Tra questi, CMPD 13, derivato

    della 2,4-diarilamminopirimidina, inibisce totalmente l’attività di NPM-ALK sia

    in vitro che in vivo, ed induce tossicità nelle linee cellulari EML4-ALK+ di

    NSCLC e nelle linee NB-1 di neuroblastoma che presentano amplificazione del

    recettore ALK [106].

  • 21

    Tuttavia, recentemente sono stati riportati casi di farmaco-resistenza agli inibitori

    di ALK, a causa dell’insorgenza di mutazioni secondarie durante la terapia [107,

    108]. Queste mutazioni sono state riscontrate sia in pazienti affetti da NSCLC

    EML4-ALK + sia in pazienti con tumore miofibroblastico di tipo infiammatorio

    (IMT) con traslocazione t(2;2)(p23;q11-13) [108].

  • 22

    2. SCOPO DELLA TESI

    Scopo della tesi è l’analisi dello stato di espressione ed attività del recettore

    tirosin-chinasico ALK in linee cellulari di rabdomiosarcoma pediatrico,

    analogamente a quanto già osservato in altri tumori pediatrici (neuroblastoma,

    glioblastoma e melanoma) [61]. I pochi dati finora disponibili suggeriscono che

    ALK è espresso in cellule di rabdomiosarcoma, più frequentemente nel sottotipo

    alveolare che in quello embrionale, ma la sua rilevanza biologica e i meccanismi

    che regolano la sua attivazione e attività non sono ancora noti. Lo studio si

    propone quindi di analizzare, unitamente all’espressione ed all’attività di ALK, i

    meccanismi di attivazione, mediante l’uso di specifiche molecole attivanti o

    inibitorie. Tali molecole sembrano implicate nella proliferazione e sopravvivenza

    cellulare dei modelli tumorali che esprimono ALK, attraverso la stimolazione o

    l’inibizione dell’attività chinasica del recettore. Nel nostro studio, abbiamo

    utilizzato pleiotropina (PTN) e midkine (MK), quali ligandi putativi di ALK, whi-

    p-154, inibitore di ALK, e mAb16-39, un’anticorpo monoclonale agonista in

    grado di stimolare l’auto-fosforilazione del recettore ALK e la trasduzione di

    segnali critici per la sopravvivenza e proliferazione della cellula trasformata [65,

    66, 109, 110].

    Particolare attenzione è stata posta all’individuazione di molecole in grado di

    bloccare la proliferazione delle cellule di rabdomiosarcoma attraverso l’inibizione

    specifica del recettore ALK, per poter sviluppare strategie terapeutiche in grado di

    migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti da rabdomiosarcoma pediatrico.

  • 23

    3.MATERIALI E METODI

    3.1 Colture cellulari

    In questo studio sono state utilizzate 5 linee cellulari umane di rabdomiosarcoma

    alveolare (RH30, RH28, RH18, RH4, RC2), 4 linee di rabdomiosarcoma

    embrionale (RD, CCA, SMS-CTR e RH36), 2 linee di neuroblastoma (LAN5,

    IMR32), 1 di linfoma anaplastico a grandi cellule (Karpas-299), 3 linee di

    leucemia (K562, DG75, CEM). Le cellule sono state mantenute in coltura con

    RPMI 1640 (Gibco, Invitrogen, UK) addizionato di glutammina (2mM),

    penicillina (100U/ml) e streptomicina (100ug/ml), 10% FCS inattivato, a 37°C e

    5% di CO2.

    3.2 Reagenti ed anticorpi

    Il sale di tetrazolio MTT, 3,(4,4-dimetiltiazolo)-2,5 difenil-tetrazolo bromuro, è

    stato acquistato da SIGMA (Sigma-Aldrich, USA). I reagenti per la

    quantificazione proteica (BCATM protein quantitation assay) sono stati acquistati

    da Pierce (Pierce Chemical Co., USA), come la soluzione chemiluminescente

    impiegata per la determinazione delle proteine sulle membrane di nitrocellulosa e

    PVDF, le quali sono state acquistate da Schleicher & Schuell.

    Gli anticorpi anti-ALK sono stati acquistati da Invitrogen (Invitrogen Corp., USA)

    o forniti gentilmente dal Prof. Falini dell’Università di Perugia; gli anticorpi anti-

    phosphoALK, anti-ERK1/2, anti-phosphoERK1/2, anti-phosphoStat3 (Y705),

    anti-AKT, anti-phosphoAKT, anti-JNK, anti-PARP, anti-ciclina D3 sono stati

    acquistati da Cell Signaling (Cell Signaling Technology Inc., USA). L’anticorpo

    anti-β-actina, anti-Bcl2 sono stati acquistati da Santa Cruz (Santa Cruz

    Biotechnology, USA), mentre anti-HSP90 (clone 9D2) e anti-HSP70 da Stressgen

    (Stressgen, USA). Gli anticorpi secondari perossidati sheep anti-mouse e donkey

    anti-rabbit sono stati acquistati da GE Healthcare (GE Healthcare Bio-Sciences

    AB, Svezia), così come protein G-Sepharose Fast FlowTM.

    La pleiotropina (0.5 mg/ml in PBS 1x), midkine (0.5 mg/ml in PBS 1x) e 17-

    DMAG (20 mM in DMSO) sono stati acquistati da Alexis (Alexis, AXXORA

    Life Science, USA); whi-p-154 (25mM in DMSO) da Calbiochem (Calbiochem,

    Merck, Germania), mentre l’anticorpo monoclonale mAb16-39 (0.1 mg/ml in

    acqua distillata) è stato concesso gentilmente dal Dr. Yamamoto dell’Università di

    Tokio.

  • 24

    Tutti gli altri reagenti sono stati acquistati da Sigma (Sigma-Aldrich, USA).

    3.3 Saggio di citotossicità con MTT

    Il saggio con MTT, 3,(4,4-dimetiltiazolo)-2,5 difenil-tetrazolo bromuro, ha lo

    scopo di valutare la capacità da parte delle cellule vitali di convertire, nella sua

    forma ridotta, il sale di tetrazolio giallo in un precipitato viola insolubile di

    formazano.

    La reazione di riduzione è attribuita all’attività glicolitica mitocondriale ed è un

    processo dipendente dalla presenza di NADH e NADPH. Nelle cellule in attiva

    proliferazione la conversione di MTT nella sua forma ridotta è rilevabile tramite

    lettura spettrofotometrica ad una lunghezza d’onda di 540nm. Questo saggio è

    impiegato per la valutazione del tasso di proliferazione cellulare, visto che la

    quantità di formazano che si forma in seguito alla reazione mitocondriale è

    proporzionale al numero di cellule sane e vitali nella popolazione esaminata.

    Per valutare la riduzione mitocondriale dell’MTT, le cellule sono state seminate in

    piastre a 96 pozzetti ad una concentrazione opportuna in volume di 100µl, a cui

    sono stati aggiunti 100µl di una soluzione di whi-p-154 a concentrazione 1, 5, 20

    o 50µM finali o una soluzione di mAb16-39 a concentrazioni di 0.1, 0.25, 0.5,

    1µg/ml. Le cellule di controllo sono state mantenute in presenza di DMSO per

    escludere ogni possibile tossicità attribuibile al solvente. Le piastre sono state

    incubate a 37°C, e ad intervalli di 24 ore è stato aggiunto ad ogni pozzetto un

    volume pari a 20µl di una soluzione di 5 mg/ml MTT. Le piastre sono state

    incubate per 4 h a 37°C, per permettere l’incorporazione e la riduzione del sale di

    tetrazolio, centrifugate per 5 min. a 1200 rpm e risospese in 150µl di DMSO, per

    favorire la solubilizzazione dei cristalli di formazano. Le piastre sono state quindi

    lasciate agitare per 30 minuti e quindi lette ad una lunghezza d’onda di 540nm

    (Victor3 Multilabel Counter, PerkinElmer).

    Nei grafici vengono riportati i valori medi di assorbanza di tre diversi esperimenti

    o i rapporti tra i valori di assorbanza delle cellule mantenute in presenza ed in

    assenza di whi-p-154 (A/A0: [A]/[A]ctr) che corrispondono alle medie di tre

    esperimenti indipendenti.

  • 25

    3.4. Immunoblotting

    Le cellule sono state seminate ad una opportuna concentrazione su piastre Petri da

    60 o 100mm e successivamente trattate, con 17-DMAG (1µM), pleiotropina (5-

    100ng/ml), midkine(1-100ng/ml), mAb16-39 (0.1-1µg/ml) e whi-p-154 (5-

    50µM). Le cellule sono state lisate dopo abbondante lavaggio in PBS 1x e

    risospese in 300-600µl di buffer di lisi (Tris-HCl 10mM, pH 7.5; NaCl 130mM;

    1% TritonX-100; EDTA 5mM; BSA 1mg/ml; sodio fosfato 20mM, pH 7.5; sodio

    pirofosfato 10mM, pH 7.0; glicerofosfato 25mM; sodio ortovanadato 1mM; sodio

    molibdato 10mM; aprotinina 20µg/ml; leupeptina 20µg/ml; PMSF 1mM) ed

    incubate in ghiaccio per 20 minuti. I lisati cellulari sono stati poi purificati

    mediante centrifugazione a 4°C (14.000rpm per 30 min). Il surnatante rappresenta

    il pool proteico cellulare rappresentativo sia della frazione citosolica che di quella

    nucleare solubile. La concentrazione proteica è stata determinata mediante saggio

    colorimetrico con BCA (acido bicinconinico), lettura spettrofotometrica a 540nm,

    utilizzando l’albumina sierica bovina (2 mg/ml BSA) come standard di

    riferimento. Una volta determinate le concentrazioni proteiche dei campioni, i

    lisati proteici (la quantità di lisato proteico è indicato nelle figure), diluiti in

    soluzione riducente RLB (Reducing Loading Buffer: DTT 77µg/ml; 1g/ml SDS;

    50% glicerolo; 40% Tris-HCl 1M pH 6.8), sono stati separati su gel di

    poliacrilamide (8-12% SDS-PAGE). In condizioni denaturanti riducenti infatti, le

    proteine contenute negli estratti si separano lungo il gel esclusivamente in base al

    loro peso molecolare, indipendentemente dalla loro carica o conformazione, e

    proprio grazie a questo possono essere identificate.

    Le proteine sono state poi trasferite over-night su membrana di nitrocellulosa

    mantenendo all’interno della camera di trasferimento temperatura (4°C) e

    voltaggio (50V) costanti. Le proteine cariche negativamente, per migrazione in

    presenza di un campo elettrico, vengono trasferite su una membrana di

    nitrocellulosa o PVDF, successivamente saturata in una soluzione bloccante di

    latte deidratato privo di grassi al 5% (2 h) per evitare il legame aspecifico

    dell’anticorpo con la superficie porosa della membrana. La membrana è stata

    quindi lasciata ibridare con l’anticorpo specifico diretto contro la proteina di

    interesse, diluito opportunamente in una soluzione di latte deidratato (Antibody

    Solution costituita da 2.5% latte deidratato privo di grassi), per 1 h e 30 min.

    seguita da abbondanti lavaggi in TNE 1x, per eliminare l’eccesso di anticorpo non

  • 26

    legatosi con la proteina. Per l’individuazione della proteina è stato poi impiegato

    il metodo della chemiluminescenza. Questa metodologia si basa sull’utilizzo di

    una perossidasi associata ad un anticorpo secondario che riconosce il frammento

    cristallizzabile (Fc) della specie biologica dalla quale deriva l’anticorpo primario.

    In presenza di perossido di idrogeno, la perossidasi catalizza l’ossidazione di un

    diacil-idrazide ciclico creando un intermedio instabile che decade con l’emissione

    di luce. Questa luminescenza può essere rilevata tramite l’esposizione di una

    lastra per raggi-X poi processata con liquidi di sviluppo fotografico (reagenti di

    fissaggio e sviluppo).

    3.5 Immunoprecipitazione

    Le cellule sono state seminate ad una opportuna concentrazione su piastre Petri da

    60 o 100mm e successivamente trattate con 17-DMAG 1µM. Le cellule sono state

    lisate come descritto nel paragrafo 3.4. L’immunoprecipitazione è stata eseguita

    come riportato da Bonvini et al. nel 2002 [111]. Brevemente le proteine ottenute

    vengono quantificate mediante saggio BCA e vengono immunoprecipitati 1 mg di

    lisati proteici over-night a 4°C con 4µg di anticorpi specifici. Gli

    immunocomplessi sono stati poi assorbiti con 30µl di protein G-Sepharose Fast

    FlowTM per 2 h a 4°C e poi risospesi in RLB 1x (Reducing Loading Buffer) e

    separati mediante SDS-PAGE. Successivamente è stato eseguito il western blot

    utilizzando specifici anticorpi primari.

    3.6 Analisi dei cicli cellulari mediante citometria a flusso

    Per l’analisi del ciclo cellulare mediante citometria a flusso, le cellule sono state

    seminate su piastre Petri da 60 o 100mm. Al termine di ogni trattamento, le cellule

    sono state tripsinizzate, centrifugate (5 min.) a 1200 rpm, lavate per due volte in

    PBS 1x e fissate in 1 ml di etanolo al 70% in H2O ultrapura. Dopo due lavaggi in

    PBS 1x, le cellule sono state risospese in 500µl di PBS 1 x con 50 µg/ml di

    propidio ioduro. L’analisi è stata effettuata al citofluorimetro FACS Calibur

    (Becton Dickinson, USA).

    Lo ioduro di propidio è un colorante di natura fenantridinica, che quando si

    intercala al DNA a doppia elica, forma un complesso che emette una fluorescenza

    rossa (Abs/Em, 560/680nm) se colpito da un fascio laser di eccitazione (laser ad

    Argon, 488nm). Le cellule marcate con ioduro di propidio attraversano il fascio

  • 27

    laser e quando colpite dal laser emettono un segnale di luce diffusa ed un segnale

    di fluorescenza rossa che viene raccolto dallo strumento e riportato in una scala

    arbitraria di intensità di fluorescenza. Il citofluorimetro acquisisce all’interno del

    campione un numero elevato di cellule marcate, dell’ordine di 1x106, garantendo

    un’elevata validità statistica. Il risultato è una distribuzione del numero di cellule

    rispetto all’intensità di fluorescenza che è direttamente proporzionale al loro

    contenuto di DNA (“istogramma di DNA”). L’istogramma di DNA consente una

    quantificazione della percentuale di cellule in una data fase del ciclo cellulare,

    sfruttando il diverso contenuto di DNA delle cellule nelle fasi G1, S, G2/M.

    L’analisi viene effettuata con l’ausilio di un software che permette di dividere

    l’insieme dei segnali in tre parti fondamentali: due gaussiane, G1 e G2/M, e una

    intermedia, costituente la fase S, fornendo le percentuali di cellule nelle diverse

    fasi (%G1, %S, %G2 /M).

    3.7 Saggi di invasività e migrazione

    La capacità di invasione delle linee cellulari in studio è stata valutata seminando le

    cellule alle seguenti densità: 1x105 RH30, 2x106 LAN5, in terreno privo di FCS

    in piccoli inserti il cui fondo era costituito da una membrana semipermeabile

    coattata sul lato interno con MatrigelTM (Becton Dickinson FalconTM, Belgio).

    Tale membrana è stata prima reidratata per 2h a 37°C con terreno puro. Questi

    cestelli sono stati posizionati in piastre da 24 pozzetti in cui era stato messo

    terreno senza siero o addizionato con FCS 10% con/senza mAb16-39 0.5µg/mL

    per 16h a 37°C in atmosfera umidificata con CO2 al 5%. Le cellule in grado di

    invadere il Matrigel vengono attratte per chemiotassi nel pozzetto sottostante e

    possono essere fissate in glutaraldeide 2,5% in acqua ultrapura per 20 min..

    Successivamente vengono colorate con cristallo di violetto 0.2% in metanolo 20%

    per 20 min., lavate con PBS 1x ed asciugate. Alla fine sono state osservate con il

    microscopio a contrasto di fase DM IRB (Leica, Germania) ed è stata eseguita la

    conta delle cellule migrate.

    Per il saggio di migrazione, le cellule sono state seminate alle stesse densità sopra

    riportate in terreno privo di FCS su inserti il cui fondo era costituito da una

    membrana semipermeabile con pori di 8µm (Becton Dickinson FalconTM, Belgio).

    I cestelli sono stati posizionati in piastre da 24 pozzetti in cui era stato messo

    terreno senza siero o addizionato con FCS 10% con/senza mAb16-39 0.5µg/mL

  • 28

    per 16h a 37°C in atmosfera umidificata con CO2 al 5%. Le cellule migrate

    vengono fissate, colorate e visualizzate come per il saggio dell’invasività.

    3.8 Saggio “Wound Healing”

    Le cellule sono state seminate in piastre da 6 pozzetti e lasciate crescere per 48h.

    Quando confluenti, le cellule sono state incubate per 24h con terreno privo di FCS

    e successivamente grattate con un puntale eppendorf da 1000 al centro del

    pozzetto. Sono stati eseguiti una serie di lavaggi con terreno senza siero per

    eliminare le cellule che si sono staccate. Sono stati eseguiti i trattamenti con

    mAb16-39 (0-100ng/ml), HGF (0-100ng/ml) e whi-p-154 (0-50µM) con/senza

    10% di siero e quindi le cellule sono state fotografate al tempo 0, e poi a 24, 48 e

    72h.

    3.9 PCR, Polymerase Chain Reaction

    Il DNA delle linee cellulari è stato estratto mediante TRIzol (Invitrogen)

    seguendo il protocollo fornito dalla ditta. L’amplificazione della regione

    extracellulare (esoni 1-3, 154bp, ALK-1) e della porzione intracitoplasmatica

    (esoni 20-22, 146bp, ALK-2) è stata eseguita secondo quanto riportato

    precedentemente [112]. In particolare, i primers utilizzati sono:

    - ALK-1 reverse: 5’-GGAAGTCAAAGCTGCACTCC-3’;

    - ALK-1 forward: 5’-TTCGGGACTGGTCATAGCTC-3’;

    - ALK-2 reverse: 5’-TCGTCCTGTTCAGAGCACAC-3’;

    - ALK-2 forward: 5’-CGGAAAAACATCACCCTCAT-3’.

    Il programma di amplificazione è il seguente:

    1. 95°C 10 min

    2. 94°C 30 sec

    3. 60°C 30 sec

    4. 72°C 30 sec

    5. 72°C 10 min

    I passaggi 2,3 e 4 sono stati ripetuti per 40 cicli.

    I prodotti di reazione della PCR sono stati separati su gel di agarosio al 2% e la

    loro dimensione viene determinata attraverso la comparazione con il Marker VI

    (Roche, Milano, Italia).

  • 29

    3.10 RT-qPCR

    La Real Time PCR quantitativa permette di quantificare i prodotti di

    amplificazione durante ogni ciclo di reazione a catena della polimerasi, che sono

    direttamente proporzionali alla quantità di templato iniziali.

    L’espressione totale di ALK è stata analizzata utilizzando la real-time PCR

    (ViiA7, Applied Biosystems, USA) con metodica di rilevazione dell’amplificato

    che si basa sull’utilizzo del Sybr Green (Applied Biosystems). Questo metodo si

    basa sul legame di questa molecola sul solco minore del DNA. L’aumento della

    fluorescenza durante l’elongazione è proporzionale all’aumento del numero di

    copie degli ampliconi. Come gene di riferimento per la normalizzazione dei dati è

    stato utilizzato il gene GAPDH e la reazione di amplificazione per ogni campione

    è stata effettuata in triplicato. I primers utilizzati sono riportati in Tabella 1. Le

    sonde per ALK sono state designate tra l’esone 20 e 22 della regione

    intracitoplasmatica.

    GAPDH Primer forward: 5’-TCCTCTGACTTCAACAGCGA-3’

    Primer reverse: 5’-GGGTCTTACTCCTTGGAGGC-3’

    ALK-2 Primer forward: 5’-CGGAAAAACATCACCCTCAT-3’

    Primer reverse: 5’-GGAAGTCAAAGCTGCACTCC-3’

    Tabella 1. Sequenze dei primers utilizzati in PCR quantitativa.

    La reazione di amplificazione è stata ottenuta mediante una miscela costituita da:

    2X Master Mix; 900nM primer forward; 900nM primer reverse; 50ng cDNA e

    acqua ultrapura. Totale volume di reazione 25µl.

    Il ciclo di amplificazione è il seguente:

    1. 50°C 2 min

    2. 95°C 10 sec

    3. 95°C 15 sec

    4. 60°C 1 min

    I passaggi 3 e 4 vengono ripetuti per 40 cicli.

    Al termine dei 40 cicli è stato effettuato il protocollo di dissociazione che rivela la

    presenza di amplificati aspecifici come eventuali contaminazioni di DNA o dimeri

    di primers (95°C per 15 sec; 60°C per 1 min; 95°C per 15 sec).

  • 30

    Il software presente nello strumento traccia l’amplification plot, cioè un grafico in

    cui in ascissa si trova il numero dei cicli ed in ordinata il segnale di fluorescenza.

    Nei primi cicli di PCR si assiste ad un piccolo cambiamento nel segnale di

    fluorescenza e ciò definisce la baseline dell’amplification plot. L’aumento della

    fluorescenza che si ottiene oltre la baseline dipende dalla quantità di prodotti di

    PCR che si sono accumulati. Un parametro importante in questo tipo di analisi è il

    ciclo soglia Ct (threshold Cycle), che corrisponde al numero di cicli in cui

    l’intensità di fluorescenza supera il valore soglia. Un valore di Ct piccolo indica

    un precoce incremento della fluorescenza e che la sequenza bersaglio è

    abbondante. Per poter poi associare ad un valore di Ct una determinata quantità di

    target è necessario creare una curva standard in modo che a quantità note di target,

    venga fatto corrispondere un particolare valore di Ct.

    In questo studio, è stata adottata la quantificazione relativa dei geni target (ALK

    in linee cellulari tumorali) rispetto ai campioni di riferimento (muscolo scheletrico

    fetale) normalizzando i valori di amplificazione per un gene costitutivamente

    espresso (GAPDH). Per poi ottenere il rapporto di espressione dei campioni target

    rispetto al campione di riferimento si è utilizzato il modello matematico

    comparativo del ∆∆CT. Brevemente:

    Cttarget gene-Ctcontrollo endogeno=∆Ct

    ∆Ct- ∆Ctcalibratore=∆∆Ct

    FC=2-∆∆Ct

    Dove: Cttarget gene indica threshold Cycle o ciclo soglia del gene target, ossia di

    ALK2; Ctcontrollo endogeno indica ciclo soglia di GAPDH; ∆Ctcalibratore: ciclo soglia del

    controllo non trattato; FC: Fold Change, variazione di espressione del gene target

    rispetto al calibratore.

  • 31

    4. RISULTATI

    4.1 Espressione di ALK nelle linee cellulari di RMS.

    Per valutare l’espressione del recettore ALK in cellule di rabdomiosarcoma [113],

    sono state utilizzate 9 linee cellulari di RMS, 5 alveolari (RH30, RH28, RH4,

    RC2, RH18) e 4 embrionali (RD, CCA, SMS-CTR, RH36), la quale è stata

    successivamente confrontata con l’espressione di ALK nelle linee cellulari di

    neuroblastoma (LAN5, IMR32), medulloblastoma (DAOY), sarcoma di Ewing

    (TC32, TC106), linfoma ALCL (Karpas-299) e leucemia (CEM, DG75, K652).

    Per valutare l’espressione del gene ALK e di eventuali varianti tronche, derivanti

    da riarrangiamenti cromosomici, è stata eseguita l’amplificazione sia di regioni

    codificanti la porzione extracellulare che del dominio chinasico intracellulare

    usando primers in grado di amplificare gli esoni 1-3 e 20-22, rispettivamente.

    Tutte le linee cellulari di RMS mostrano espressione del trascritto di ALK, sia

    della porzione extra- che intracellulare, indipendentemente dal sottotipo istologico

    e dalla presenza della proteina di fusione PAX3/7-FKHR (figura 9A). Il trascritto

    di ALK risulta espresso anche in linee di neuroblastoma, di medulloblastoma e di

    linfoma ALCL, mentre le cellule di linfoma ALCL (Karpas-299) sono le uniche a

    presentare amplificazione solo della regione citoplasmatica vista l’espressione

    della proteina NPM-ALK. Per quantificare il livello di trascritto di ALK, è stata

    quindi eseguita una RT-qPCR quantitativa nelle stesse linee cellulari (figura 9B),

    che ha dimostrato come le cellule di RMS che esprimono PAX-FKHR presentano

    livelli di espressione di ALK maggiori rispetto alle cellule PAX-FKHR- ed in

    come riportato nel grafico della figura 9C e confermata dall’analisi statistica

    (Mann-Whitney test, p=0.032).

  • 32

    A

    ALK-1

    ALK-2

    β2-microglobulina

    Kar

    pas-

    299

    RH

    30R

    H4

    RC

    2R

    H28

    RD

    SM

    S-C

    TR

    CC

    AR

    H36

    RH

    18

    LAN

    5IM

    R32

    TC

    32T

    C10

    6D

    AO

    Yk5

    62D

    G75

    CE

    M

    ALC

    L

    RMS+ RMS- NB MS

    F

    EWS MB LC

    0

    1000

    2000

    3000

    4000

    RMS+ RMS- MSF ALTRO

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    Cp=0.036

    p=0.032

    p=0.057

    RH

    30

    RH

    4

    RH

    28

    RC

    2

    RH

    18 RD

    RH

    36

    CC

    A

    SM

    S-C

    TR

    LAN

    5

    IMR

    32

    DA

    OY

    TC

    32

    TC

    106

    K56

    2

    DG

    75

    CE

    M

    KA

    RP

    AS

    MS

    F

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    0

    2000

    4000

    6000

    8000

    10000

    12000

    14000

    16000B

    ARMS NB MBERMS EWS LC ALCLA/N

    A

    ALK-1

    ALK-2

    β2-microglobulina

    Kar

    pas-

    299

    RH

    30R

    H4

    RC

    2R

    H28

    RD

    SM

    S-C

    TR

    CC

    AR

    H36

    RH

    18

    LAN

    5IM

    R32

    TC

    32T

    C10

    6D

    AO

    Yk5

    62D

    G75

    CE

    M

    ALC

    L

    RMS+ RMS- NB MS

    F

    EWS MB LC

    0

    1000

    2000

    3000

    4000

    RMS+ RMS- MSF ALTRO

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    Cp=0.036

    p=0.032

    p=0.057

    RH

    30

    RH

    4

    RH

    28

    RC

    2

    RH

    18 RD

    RH

    36

    CC

    A

    SM

    S-C

    TR

    LAN

    5

    IMR

    32

    DA

    OY

    TC

    32

    TC

    106

    K56

    2

    DG

    75

    CE

    M

    KA

    RP

    AS

    MS

    F

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    0

    2000

    4000

    6000

    8000

    10000

    12000

    14000

    16000B

    ARMS NB MBERMS EWS LC ALCLA/N

    Figura 9. Espressione di ALK in linee cellulari di RMS. A: l’espressione di ALK è stata valutata usando primers che amplificano la regione extracellulare (ALK-1) e la regione citoplasmatica (ALK-2) del gene ALK. E’ stato scelto come gene housekeeping β2-microglobulina. B: espressione relativa di ALK misurata tramite RT-qPCR normalizzata al GAPDH. C: medie delle espressioni relative di ALK. I valori dei P sono stati calcolati mediante il test Mann-Whitney. ARMS: rabdomiosarcoma alveolare; ERMS: rabdomiosarcoma embrionale; ALCL: anaplastic large cell lymphoma; A/N: non ARMS; RMS+: RMS PAX-FKHR positivi, RMS-: RMS PAX-FKHR negativi; NB: neuroblastoma; MSF: muscolo scheletrico fetale; LC: leucemia; EWS: sarcoma di Ewing; MB: medulloblastoma. Sono stati quindi valutati i livelli di espressione proteica di ALK mediante

    western blotting, utilizzando anticorpi diretti contro la porzione intracellulare del

    recettore. Come riportato in figura 10, le linee cellulare di RMS alveolare che

    esprimono PAX-FKHR presentano una banda di maggiore intensità rispetto alle

    linee di RMS alveolare non traslocate e a quelle di RMS embrionali. In

    particolare, RH30 e RH28 mostrano livelli di espressione proteica particolarmente

    elevati, in accordo con quanto osservato a livello trascrizionale (figura 9B).

  • 33

    RH

    30

    RH

    4

    RC

    2

    RH

    28

    RD

    SM

    S-C

    TR

    CC

    A

    RH

    36

    RH

    18

    αALKc

    αALK 1359-1466

    β-actina

    RH

    30

    RH

    4

    RC

    2

    RH

    28

    RD

    SM

    S-C

    TR

    CC

    A

    RH

    36

    RH

    18

    αALKc

    αALK 1359-1466

    β-actina

    Figura 10. Espressione proteica di ALK in linee cellulari di RMS. Western blotting per valutare l’espressione proteica di ALK. Le proteine (60µg) sono state separate in condizioni denaturanti mediante SDS-PAGE e trasferite su membrana di nitrocellulosa. ALK è stato visualizzato mediante immunoblotting usando due anticorpi specifici per la porzione intracitoplasmatica del recettore. Come controllo del caricamento è stata utilizzata β-actina. ALK, quando espresso nei RMS, non risulta costitutivamente attivo, a differenza

    di NPM-ALK negli ALCL [41, 42], dato che la sua attivazione necessita di una

    dimerizzazione ligando-dipendente. A tal scopo abbiamo valutato il grado di

    fosforilazione di ALK, mediante immunoprecipitazione e western blotting, con

    anticorpi specifici per la forma fosforilata del recettore e dimostrando che ALK

    non risulta fosforilato nelle cellule di RMS (p-ALK). Ciò suggerisce l’esistenza di

    meccanismi diversi da mutazioni puntiformi attivanti o loop autocrino che

    possono regolare la sua attivazione in questo tumore (figura 11).

    ALK

    NPM-ALK

    p-ALK

    p-NPM-ALK

    KA

    RP

    AS

    -299

    LAN

    5

    RH

    30

    RD

    RH

    4

    RH

    36

    SM

    S-C

    TR

    CC

    A

    LAN

    5 *

    IP: ALK

    ALK

    NPM-ALK

    p-ALK

    p-NPM-ALK

    KA

    RP

    AS

    -299

    LAN

    5

    RH

    30

    RD

    RH

    4

    RH

    36

    SM

    S-C

    TR

    CC

    A

    LAN

    5 *

    IP: ALK

    Figura 11. Attivazione di ALK in linee di RMS. Per valutare lo stato di attivazione di ALK vengono immunoprecipitati 1 mg di lisati proteici over-night a 4°C con 4 µg di anticorpo anti-ALK. Le membrane di nitrocellulosa vengono successivamente incubate con anticorpi specifici per la forma totale (pannello superiore) e per la forma fosforilata (pannello inferiore) di ALK. LAN5*: lisato proteico totale, non sottoposto ad immunoprecipitazione.

  • 34

    Successivamente è stata valutato se l’espressione del recettore potesse dipendere

    dall’interazione con le proteine Heat Shock 90 e 70 (HSP90 e HSP70), le quali

    appartengono alla famiglia delle proteine chaperone e svolgono un importante

    ruolo nella stabilizzazione e degradazione di diverse chinasi, come NPM-ALK e

    EML4-ALK [111]. Come riportato in letteratura, l’inibizione di HSP90 nei

    linfomi ALCL, mediata da 17-allylamino,17-demetossigeldanamicina (17-AAG),

    determina una diminuzione dell’espressione di NPM-ALK che è associata ad una

    rapida degradazione proteosomica della proteina stessa [111] [114]. In questo

    studio abbiamo quindi valutato l’attività di 17-DMAG, un derivato più solubile di

    17-AAG, sulle linee di RMS per verificare l’effetto sull’espressione della proteina

    ALK. Come si può osservare in figura 12, ALK è associato ad HSP90 in

    condizioni normali, mentre in presenza di 17-DMAG l’interazione tra le due

    proteine viene inibita dal farmaco ed ALK si associa ad HSP70 prima della sua

    degradazione proteosomale (figura 12B). Inoltre il pre-trattamento con 17-DMAG

    determina la degradazione di ALK ed un aumento di HSP70, come visibile in

    figura 12C. Tutto ciò conferma che ALK è una proteina che dipende da HSP90

    per una corretta maturazione ed espressione, e, la degradazione del recettore

    indotta da 17-DMAG, è conseguenza dell’inibizione di HSP90 nelle medesime

    condizioni sperimentali [111, 114].

  • 35

    IP: HSP90

    WB: ALK

    RH30ct

    r

    17-d

    g

    ctr

    ctr

    LAN5 Karpas-299

    Kar

    pas-

    299

    *

    A

    17-d

    g

    17-d

    g

    17-d

    gB

    Karpas-299 LAN5 RH30

    ctr

    ctr

    ctr

    RH

    30 *

    17-d

    g

    IP: HSP70

    WB: ALK

    17-d

    g

    ALK

    NPM-ALK

    ALK

    NPM-ALK

    ALK

    ctr

    17-d

    g

    HSP70

    ctr

    17-d

    g

    RH30 LAN5

    β-actina

    C

    Figura 12. Effetti del 17-DMAG sullo stato di ALK. A,B: Per valutare lo stato di attivazione di ALK vengono immunoprecipitati 1 mg di lisati proteici over-night a 4°C con 4 µg di anticorpo anti-HSP90 (A) o anti-HSP70 (B). Le membrane di nitrocellulosa vengono successivamente marcate con anticorpi specifici per la forma totale di ALK. C: western blotting per valutare l’espressione di ALK e HSP70 dopo trattamento con 17-DMAG 1µM per 16 ore. Come controllo del caricamento è stata utilizzata β-actina. Ctr: controllo; 17-dg: 17-DMAG; 9D2: clone 9D2 dell’anticorpo anti-HSP90; RH30*, Karpas-299*: lisato proteico totale, non sottoposto ad immunoprecipitazione.

    4.2 Attivazione di ALK

    La dimerizzazione ligando-dipendente è uno dei requisiti fondamentali per

    l’attivazione di recettori tirosin-chinasici, anche se studi recenti hanno dimostrato

    che alterazioni cromosomiche, come mutazioni puntiformi o amplificazioni

    geniche, possono determinarne l’attivazione prescindendo dall’interazione con i

    ligandi [77, 90].

    Abbiamo quindi valutato se l’attivazione di ALK nelle cellule di RMS potesse

    dipendere dalla somministrazione di pleiotropina (PTN) e midkine (MK), come

    riportato recentemente in altri modelli cellulari tumorali [65, 66](figura 13).

  • 36

    CT

    R

    5 10 50

    100

    1 10

    100

    PTN MK

    ng/mL

    p-ALK

    ALK

    RH4

    AKT

    p-AKT

    RH30

    CT

    R

    5 10

    50 100

    1 10 100

    PTN MK

    ng/mL

    p-ALK

    ALK

    AKT

    p-AKT

    β-actinaβ-actina

    A B

    p-ALK

    ALK

    AKT

    p-AKT

    β-actina

    CT

    R

    5 10 50 100

    1 10

    PTN MK

    ng/mLLAN5

    C10

    0

    CT

    R

    5 10 50

    100

    1 10

    100

    PTN MK

    ng/mL

    p-ALK

    ALK

    RH4

    AKT

    p-AKT

    RH30

    CT

    R

    5 10

    50 100

    1 10 100

    PTN MK

    ng/mL

    p-ALK

    ALK

    AKT

    p-AKT

    β-actinaβ-actina

    A B

    p-ALK

    ALK

    AKT

    p-AKT

    β-actina

    CT

    R

    5 10 50 100

    1 10

    PTN MK

    ng/mLLAN5

    C10

    0

    Figura 13. Stimolazione di ALK mediante pleiotropina e midkine. Le linee cellulari RH4, RH30 e LAN5 sono state esposte 30 minuti a dosi crescenti di PTN (5-100 ng/ml) e di MK (1-100 ng/mL). Sono stati caricati 50µg di lisati proteici. Sono riportati gli immunoblotting per p-ALK, ALK, p-AKT, AKT. Come controllo di caricamento è stato utilizzata β-actina. Come si può vedere dalla figura 13, pleiotropina e midkine non sono in grado di

    stimolare l’attivazione di ALK e le vie di segnale ad esso associate. Infatti non si

    notano né la fosforilazione del recettore (p-ALK) né quella di AKT. Queste

    osservazioni sono in linea con quanto già riportato in letteratura, dove si dimostra

    come PTN e MK attivino ALK non per un diretto legame col recettore, ma previa

    inibizione della protein-tirosina fosfatasi β/ζ (RPTP β/ζ) che in condizioni normali

    mantiene ALK nella sua forma inattiva defosforilata [78]. In alternativa la

    stimolazione di ALK può essere ottenuta mediante anticorpi monoclonali agonisti,

    come dimostrato in cellule di neuroblastoma [110]. Come si evince dalla figura

    14, l’anticorpo mAb16-39 induce, nelle cellule di rabdomiosarcoma (RH30) e di

    neuroblastoma (LAN5), la fosforilazione di ALK ed ERK, una serin-treonin

    chinasi critica per la proliferazione di diversi istotipi tumorali. Tuttavia le deboli

    bande che si osservano in assenza di mAb16-39 suggeriscono uno stato basale di

    fosforilazione che potrebbe dipendere da altri meccanismi che coinvolgono altri

  • 37

    ligandi. In cellule di RMS embrionale che presentano una minor espressione del

    recettore, invece, non si osserva l’attivazione di ERK, a conferma della specificità

    dell’anticorpo per il recettore ALK.

    RH30 RD LAN5

    CT

    R

    PT

    N 2

    .5

    CT

    R

    CT

    R

    PT

    N 5

    mA

    b0.

    1

    mA

    b1

    PT

    N 2

    .5

    PT

    N 5

    mA

    b0.

    1

    mA

    b1

    mA

    b1

    mA

    b0.

    1

    PT

    N 5

    PT

    N 2

    .5

    p-ALK

    p-ERK

    β-actina

    Figura 14. Confronto della stimolazione di ALK mediante PTN e mAb16-39. Le linee cellulari RD (0.35x106), RH30 (0.35x106) e LAN5 (1.2x106) sono state mantenute per 48h in terreno privo di FCS; sono state esposte per 30 minuti a PTN (2.5 e 5 ng/ml) e a mAb16-39 (0.1 e 1 µg/mL). Sono stati caricati 50µg di lisati proteici. Sono riportati gli immunoblotting per p-ALK, p-ERK. Come controllo di caricamento è stato utilizzata β-actina.

    L’espressione e l’attivazione del recettore ALK sono state quindi valutate in

    presenza di concentrazioni crescenti di mAb-16-39 e correlate con l’espressione e

    l’attività di proteine critiche per la sopravvivenza delle cellule tumorali. Come si

    osserva in figura 15A, l’attivazione di AKT (p-AKT) e di ERK (p-ERK) è

    strettamente associata all’attivazione di ALK in presenza dell’anticorpo agonista

    mAb16-39 in cellule che esprimono livelli alti o abbastanza alti di recettore

    (LAN5 e RH30), ma non nelle cellule in cui l’espressione di ALK è bassa (RH4)

    o nulla (RD). Inoltre la stimolazione di ALK risulta estremamente rapida (figura

    15B), come per ERK e AKT. Nello specifico si raggiunge un massimo

    dell’attività di ALK appena dopo 15-30 minuti dall’aggiunta dell’anticorpo

    agonista e tale effetto è visibile con la più bassa concentrazione di mAb16-39

    (0.1µg/ml). In conclusione la stimolazione di ALK con questo anticorpo ha

    confermato che le principali vie di segnale sono ERK1/2 e AKT, come dimostrato

    nel neuroblastoma [110], e data l’attività svolta da queste molecole si potrebbe

    ipotizzare che ALK abbia un ruolo nella proliferazione e sopravvivenza cellulare

    anche in questo tipo di tumori.

  • 38

    p-AKT

    β-actina

    p-ERK

    0 5’ 15

    30’

    60’

    6h 24h

    LAN5

    0 5’ 15

    30’

    60’

    6h 24h

    RH30

    ERK

    AKT

    ALK

    p-ALK

    A

    ALK

    p-ALK

    p-AKT

    AKT

    p-ERK

    ERK

    β-actina

    0 0.1

    0.25

    0.5

    1

    LAN5

    B

    0 0.1

    0.25

    0.5

    1

    RH30

    0 0.1

    0.5

    0.25

    1

    RH4

    p-ALK

    p-ERK

    β-actina

    p-AKT

    ALK

    µg/ml

    0 30’

    60’

    6h 24h

    RH4

    mAb16-39 1 µg/ml

    p-ALK

    p-AKT

    p-ERK

    β-actina

    ALK

    0 0.1

    1

    RD

    µg/mlµg/mlµg/ml

    Figura 15. Stimolazione di ALK mediante mAb16-39 dose e tempo dipendente. Le linee cellulari RD (0.35x106), RH30 (0.35x106), RH4 (0.5x106) e LAN5 (1.2x106) sono state mantenute per 48h in terreno privo di FCS. Le cellule sono state trattate con dosi crescenti di anticorpo monoclonale (0.1-1µg/ml) (A) o per tempi diversi 0.1µg/ml (5 minuti-24 ore) (B). Sono riportati gli immunoblotting per p-ALK/ALK, p-ERK/ERK, p-AKT/AKT. Come controllo di caricamento è stata utilizzata β-actina. Infine, per verificare se l’attivazione del recettore fosse associata ad un aumento

    della sua trascrizione, i livelli di mRNA di ALK sono stati quantificati mediante

    real-time PCR quantitativa in presenza o assenza di mAb16-39. Come si può

    osservare dalla figura 16, la somministrazione dell’anticorpo agonista non

    determina un aumento della trascrizione di ALK indipendentemente dalla

    presenza o assenza di siero, in accordo con lo stato stazionario della proteina nelle

    medesime condizioni sperimentali (figura 15A). Quindi si evince che la

    stimolazione mediata di ALK determina effetti diretti sulla fosforilazione della

    chinasi e delle sue molecole segnale, ma non determina aumento della sua

    trascrizione.

  • 39

    RH30

    0

    200

    400

    600

    800

    1000

    1200

    no FCS 10% FCS MSF

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    ctr

    mAb16-39

    LAN5

    0

    1000

    2000

    3000

    4000

    5000

    6000

    no FCS 10% FCS MSF

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    ctr

    mAb16-39

    RH30

    0

    200

    400

    600

    800

    1000

    1200

    no FCS 10% FCS MSF

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    ctr

    mAb16-39

    LAN5

    0

    1000

    2000

    3000

    4000

    5000

    6000

    no FCS 10% FCS MSF

    espr

    essi

    one

    rela

    tiva

    ALK

    ctr

    mAb16-39

    Figura 16. Induzione di ALK dopo stimolazione con mAb16-39. Espressione di ALK mRNA in RH30 (ARMS) e LAN5 (neuroblastoma) misurata mediante RT-qPCR dopo stimolazione con mAb16-39 0.5µg/ml per 15 min. MSF: muscolo scheletrico fetale usato come gene housekeeping.

    4.3 Ruolo di ALK nel RMS

    Al fine di valutare l’attività mitogena di ALK, le linee cellulari RH30 e LAN5, le

    quali si sono dimostrate più sensibili al trattamento con mAb16-39, sono state

    utilizzate in saggi di proliferazione in assenza o presenza dell’anticorpo agonista.

    Le cellule, mantenute in condizioni standard di coltura ed in fase di crescita

    esponenziale, son