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SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI Dipartimento di Economia Corso di Laurea in Economia e Management TESI DI LAUREA IN GESTIONE DELLE RISORSE UMANE Sistemi di valutazione negli Enti locali: Il caso del Comune di Carinaro RELATORE CANDIDATO Ch.mo Prof. Giuseppe Varavallo Marcello Martinez Matr. A10/868 CORRELATORE Ch.mo Prof. Mario Pezzillo Iacono Anno accademico 2015 - 2016

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SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI

STUDI DI NAPOLI

Dipartimento di Economia

Corso di Laurea in Economia e Management

TESI DI LAUREA

IN

GESTIONE DELLE RISORSE UMANE

Sistemi di valutazione negli Enti locali:

Il caso del Comune di Carinaro

RELATORE CANDIDATO

Ch.mo Prof. Giuseppe Varavallo

Marcello Martinez Matr. A10/868

CORRELATORE

Ch.mo Prof.

Mario Pezzillo Iacono

Anno accademico 2015 - 2016

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Ringraziamenti

Desidero ringraziare il prof. Martinez, relatore di questa tesi, per la grande disponibilità e cortesia

dimostratemi, e per tutto l’aiuto fornito durante la stesura.

Un sentito ringraziamento ai miei genitori, che, con il loro incrollabile sostegno morale ed

economico, mi hanno permesso di raggiungere questo traguardo.

Desidero inoltre ringraziare il Comune di Carinaro ed ai suoi dipendenti, e in particolare il

Segretario Comunale Mario Nunzio Anastasio, per tutto quanto hanno fatto per me durante il

periodo di stage.

Un ultimo ringraziamento ai compagni di studi, per essermi stati vicini sia nei momenti difficili, sia

nei momenti felici: sono stati per me più veri amici che semplici compagni.

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Introduzione Capitolo 1 – Il Sistema di valutazione del personale

1.1 Gli obiettivi della valutazione ................................................................................................................................. 6

1.2 I modelli di valutazione ........................................................................................................................................... 8

1.2.1 La valutazione delle posizioni ................................................................................................................................. 9

1.2.2 La valutazione delle persone ................................................................................................................................. 13

1.2.3 La valutazione delle prestazioni ............................................................................................................................ 14

1.2.3.1 I modelli di valutazione dei comportamenti .......................................................................................................... 15

1.2.3.2 I modelli di valutazione dei risultati ...................................................................................................................... 17

1.2.3.3 I modelli di valutazione misti ................................................................................................................................ 18

1.3 Il performance management ................................................................................................................................... .. 18

Capitolo 2 – Il Performance Management nel settore pubblico – La Riforma Brunetta 2.1 Premessa ................................................................................................................................................................. 24

2.2 Il Decreto Brunetta .................................................................................................................................................. 25

2.3 Il Ciclo della Performance ...................................................................................................................................... 26

2.3.1 La Performance ....................................................................................................................................................... 27

2.3.2 Misurazione e Valutazione ...................................................................................................................................... 28

2.3.3 La Trasparenza ........................................................................................................................................................ 31

2.3.4 Il Merito .................................................................................................................................................................. 33

2.4 I soggetti coinvolti .................................................................................................................................................. 34

2.5 Le regioni e gli enti locali ....................................................................................................................................... 35

Capitolo 3 – Il Ciclo della performance negli enti locali: Il caso del “Comune di Carinaro”

3.1 Il Comune di Carinaro ............................................................................................................................................. 37

3.2 Organigramma e Organizzazione ............................................................................................................................ 38

3.2.1 Analisi del personale ............................................................................................................................................... 39

3.3 Il Ciclo della performance del Comune di Carinaro ............................................................................................... 42

3.4 Il Nucleo di Valutazione ......................................................................................................................................... 61

3.5 Piano Triennale Prevenzione della Corruzione e Programma per la Trasparenza e l’ integrità .............................. 62

CONCLUSIONI ............................................................................................................................................................... 82

BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................................................. 84

SITOGRAFIA ................................................................................................................................................................... 86

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Introduzione

Il settore pubblico è uno dei settori più importanti dell’economia degli stati moderni,

in quanto si impegna a soddisfare quei bisogni percepiti dall’intera collettività e, da

un punto di vista economico, è una delle voci che pesa di più sulle casse dello Stato.

Durante l’ultimo decennio si sono intraprese delle azioni con l’obiettivo di ridurre la

spesa pubblica, ovvero rendere la Pubblica Amministrazione più efficace ed

efficiente, dare maggiore credibilità e legittimazione agli operatori, rendere la propria

azione più trasparente nei confronti dei cittadini. Nell’attuale situazione economica

che vede la riduzione delle risorse a disposizione del settore pubblico è importante

che ci sia un significativo miglioramento delle performance e della produttività da

parte della Pubblica Amministrazione. Per migliorare l’efficienza e l’efficacia nella

Pubblica Amministrazione le risorse umane, e in particolare, la valutazione del

personale costituisce uno strumento per conseguire tale obiettivo. Pertanto, nel primo

capitolo vengono evidenziati i modelli tradizionali di valutazione, ovvero, la

valutazione delle posizioni, delle persone, e delle prestazioni. La valutazione delle

prestazioni in particolare, è sempre stata al centro delle riforme della pubblica

amministrazione, in riferimento a quest’ultimo aspetto, sempre nel primo capitolo, ho

approfondito il Performance Management che rappresenta un’evoluzione della

valutazione delle prestazioni, definendo le varie fasi del processo, tale processo non è

solo visto in un’ottica di individuale, ma anche in un’ottica multidimensionale che

comprende l’organizzazione nel suo complesso. Successivamente nel secondo

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capitolo ricollegandomi ad un processo di “Performance Management” la Riforma

Brunetta rappresenta una tappa irrinunciabile, poiché, proprio grazie a questa riforma

che entra nel settore pubblico il concetto di “Performance” intesa, come una maggiore

produttività dei dipendenti pubblici ed una maggiore efficienza ed efficacia della

pubblica amministrazione nel suo complesso. Pertanto nel secondo capitolo vengono

analizzati gli elementi fondamentali del “Ciclo della Performance” introdotto dalla

Riforma, in particolare, la Performance, Misurazione e Valutazione, Merito e

Trasparenza. Nel Terzo Capitolo infine spiego come “Il Ciclo della Performance”

viene attuato negli enti locali, in particolare, verrà descritto il Piano delle performance

negli enti locali, il Sistema di misurazione e valutazione della performance individuale

e organizzativa, e la relazione sulla performance, in collegamento al ciclo della

performance assume importanza anche il Piano Anticorruzione e la Trasparenza.

L’obiettivo principale del lavoro, quindi, è studiare come il “Ciclo della performance”

viene implementato nei Comuni di piccole dimensioni, alla luce delle nuove

disposizioni legislative introdotte col d.lgs 126/2014, che ha modificato art. 169 e 170

del TUEL, ed ha obbligato anche Comuni di piccole dimensioni (Comuni al di sopra

di 5000 abitanti) ad adottare il piano della performance.

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CAPITOLO 1: Il sistema di valutazione del personale

1.1 Gli obiettivi della valutazione

Il sistema di valutazione del personale è uno dei sistemi operativi dell’azienda e rientra

nel concetto più ampio di gestione e di sviluppo del capitale umano, consiste

nell’esprimere, sistematicamente e in base a criteri omogenei, un giudizio sul

rendimento e sulle caratteristiche professionali di ciascun dipendente. Il sistema di

valutazione nasce con lo scopo specifico di supportare i valori di uguaglianza interna

attraverso i quali vengono apprezzati i diversi contributi dei lavoratori, l’esigenza di

introdurre procedure di valutazione emerge soprattutto quando vi è un aumento delle

dimensioni aziendali e di conseguenza c’è maggiore complessità organizzativa. Un

ulteriore scopo è quello di migliorare le prestazioni delle risorse umane, coinvolgendo

i lavoratori ad una maggiore partecipazione agli obiettivi aziendali. In uno scenario

competitivo come quello attuale l’organizzazione deve essere capace di adeguare le

strategie di business nei confronti della concorrenza, ma anche avere la capacità di

cambiare velocemente la struttura organizzativa, quindi di conseguenza, i prestatori

di lavoro devono avere la capacità di interpretare un nuovo ruolo organizzativo ed

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adeguarsi ai nuovi scenari di mercato, quest’aspetto mette in luce le “soft skill” 1dei

singoli lavoratori nella flessibilità/adattabilità a contesti lavorativi mutevoli, essere

aperti alle novità e disponibili a collaborare con persone con punti di vista anche

diversi dal proprio. Un ultimo aspetto fondamentale dell’attività di valutazione

riguarda il sistema incentivante, attraverso un adeguato sistema di valutazione è

possibile decidere gli incentivi (progressioni di carriera, premi, aumenti retributivi

ecc.) e le sanzioni al personale. Inoltre la cultura2 influenza tutte le pratiche di

gestione e valutazione delle persone. In una cultura burocratica, ad esempio, è

probabile trovare ruoli organizzativi con sistemi premianti basati sull’anzianità.

Diversamente, in una cultura tecnocratica, orientata al mercato e all’innovazione

tecnologica, è più facile osservare ruoli discrezionali e sistemi premianti basati sul

merito. Per molti anni infatti, il sistema di valutazione era basato in base alla posizione

di lavoro, oggi invece, si sta rivalutando che il lavoratore va considerato, valorizzato

e retribuito non solo in relazione al “posto che occupa”, ma anche per “quello che sa

e può fare”, nonché per “ciò che ha fatto” e che “potrà fare”.

Il processo di valutazione può essere distinto in due fasi:

1. Nella prima fase, si rapporta l’oggetto della valutazione ad un parametro

prefissato e se ne determina lo scostamento in positivo o negativo;

1 Sono caratteristiche personali importanti in qualsiasi contesto lavorativo perché influenzano il modo in cui facciamo fronte di volta in volta alle

richieste dell'ambiente lavorativo.

2 Si intende l’insieme delle concezioni condivise in un’organizzazione.

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2. Nella seconda fase si attribuisce un valore a questo scostamento.

Si parte, quindi, da un giudizio di fatto per giungere ad un giudizio di valore. Tale

processo di valutazione è influenzato sia da variabili esterne che come già detto in

precedenza riguardano le caratteristiche del mercato di riferimento (livello di

competitività, stabilità, lunghezza del ciclo di vita dei prodotti e livello di innovazione

tecnologica presente) e le variabili interne (cultura organizzativa). Quando si parla di

sistemi di valutazione e in particolare di introduzione di un sistema di valutazione,

bisogna sempre verificarne la compatibilità con l’organizzazione sia in termini di

business che in termini di cultura.

1.2 I MODELLI DI VALUTAZIONE

In ogni organizzazione la valutazione può essere interpretata sotto due aspetti, da una

parte all’analisi, descrizione e valutazione del lavoro e dall’altro al contributo degli

individui, quest’ultimo può basarsi su ottiche temporali diverse, attraverso il quale si

possono dedurre i diversi modelli di valutazione:

Valutazione delle posizioni (orientamento al presente);

Valutazione delle persone/potenziale (orientamento al futuro);

Valutazione delle prestazioni (orientamento al passato).

Per la valutazione delle posizioni si parla in un’ottica riferita al presente, nel senso di

definire ciò che è richiesto di fare agli individui. In questo caso si analizza il

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contributo del lavoratore in relazione alla sua posizione organizzativa. La valutazione

delle prestazione ha un’ottica al passato poiché analizza il contributo fornito

dall’individuo per ciò che ha fatto il lavoratore per il raggiungimento dell’obiettivo.

La valutazione del potenziale è orientata al futuro, e attiene a ciò che può fare

l’individuo per l’organizzazione in relazione alle sue caratteristiche. Ciascuna delle

tre dimensioni (posizioni, prestazioni e potenziale) ha delle finalità differenti ed

utilizza metodi e strumenti diversi che saranno approfondite nei seguenti paragrafi.

Per quanto concerne la valutazione del lavoro, sarà analizzato il Performance

Management che rappresenta un’evoluzione della valutazione delle prestazioni,

ovvero, un processo per gestire la performance d’azienda, che non significa valutare

un singolo individuo, ma agire sul tutto il sistema (persone, gruppi organizzazione)

ciò permette di collegare le prestazioni individuali e di gruppo con la strategia

aziendale.

1.2.1 La valutazione delle posizioni

Valutare le posizioni significa porre una priorità dell’organizzazione sulle persone,

nello specifico, si valuta in riferimento al ruolo organizzativo indipendentemente dalla

persona che lo ricopre; questa valutazione assume l’obiettivo di creare una

classificazione del lavoro che permetta di retribuire le diverse posizioni organizzative

(job evaluation). La valutazione delle posizioni è un processo per determinare il

contenuto e il valore relativo delle diverse posizioni presenti in azienda con lo scopo

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di fornire le basi per la definizione ed il mantenimento di una struttura retributiva che

garantisca:

- Equità all’interno dell’azienda;

- Competitività verso il mercato.

La valutazione delle posizioni stabilisce l’importanza relativa delle posizioni

all’interno dell’organizzazione mediante un processo che comporta la necessità di

esercitare un giudizio dell’identificare ed apprezzare le differenze tra le posizioni. Lo

scopo della valutazione delle posizioni è di giungere ad una graduatoria con la quale

si stabilisce la giusta relazione fra le diverse posizioni. I metodi con i quali può essere

condotta una job evaluation vengono generalmente distinti in:

- metodi globali o non quantitativi, che considerano la mansione nel suo

complesso, attraverso un giudizio di tipo sintetico;

- metodi analitici o quantitativi, che scompongono la mansione in fattori e li

valutano.

Tra i metodi globali, quello più semplice è il metodo della graduatoria, che non

assegna un valore ai singoli compiti ma soltanto una classe. Si tratta di un metodo

semplice che non richiede grosse elaborazioni e che è adeguato per organizzazioni di

piccole dimensioni, dove le posizioni da comparare non sono numerose. I limiti di

questo metodo sono relativi al fatto che: fornisce solo la graduatoria delle posizioni.

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Il secondo metodo globale è il metodo della classificazione, che consiste nella

creazione di un sistema di classi e sottoclassi di inquadramento alle quali assegnare le

posizioni. La parte più delicata di tale metodo consiste nella definizione delle classi

assimilabili ai profili in uso nei sistemi di inquadramento per qualifiche. Passando ai

metodi analitici, abbiamo il metodo di punteggio e senz’altro tra i più noti adottati.

L’obiettivo di questo metodo è l’assegnazione di un punteggio a ciascuna posizione

organizzativa, in modo da distinguerne nel dettaglio la differenza di valore. Il processo

di valutazione parte dal raggruppamento delle posizioni in “famiglie” al cui interno

vengono selezionate una o più posizioni chiave che saranno valutate per prime. Il

comitato di valutazione sceglie quindi un insieme di fattori, cioè di caratteristiche

presenti in maniera trasversale nelle posizioni da valutare e che si considerano

rilevanti per differenziare le mansioni. Un metodo quantitativo, meno diffuso del

precedente, è quello della comparazione dei fattori. A differenza del precedente che

attribuisce un punteggio totale che moltiplicato pe r il valore monetario del punteggio

fornisce la classe retributiva, con la comparazione dei fattori si arriva direttamente a

definire il valore salariale senza passare per il punteggio. Tra le applicazioni del

metodo del punteggio, uno delle più famose è quella sviluppata dalla HAY3. Essa è

adatta in particolare per le posizioni dei quadri e dei dirigenti. In base a essa, si valuta

per ogni posizione i seguenti fattori: Competenza (know how); Iniziativa creatice

(problem solving); Responsabilità o finalità (accountability).

3 Società di consulenza internazionale

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a) La Competenza

Il fattore competenza descrive le capacità, comunque acquisite, necessarie per

ricoprire una certa posizione ed è definito da tre dimensioni: capacità tecniche,

capacità manageriali e capacità nelle relazioni umane. Per capacità tecnica si intende

il sapere acquisito tramite studi o esperienze di lavoro; Per capacità manageriale

specifica le capacità richieste per organizzare e coordinare funzioni, servizi o reparti

specialistici differenti, tutti però, orientati al raggiungimento dei fini aziendali. Per

capacità nelle relazioni umane viene definita, infine, come capacità di influenzare,

motivare, selezionare e sviluppare il personale dipendente.

b) Il Problem Solving

Il problem solving è definito come difficoltà di pensiero nella identificazione,

definizione e risoluzione dei problemi di una specifica posizione. La percentuale di

problem solving è funzione del contesto nel quale il pensiero si applica e del grado di

difficoltà del processo mentale.

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c) Le Finalità

La finalità (accountability) esprime la responsabilità delle azioni e delle loro

conseguenze e misura l’effetto della posizione sui risultati finali dell’azienda,

definendone il potere decisionale. E’ in buona sostanza il livello di discrezionalità

concesso alla posizione. E’ importante distinguere tra finalità e problem solving:

mentre quest’ultimo si intende porre l’accento sui processi di analisi che portano

all’identificazione di alternative rispetto al problema, la finalità esprime l’effettiva

possibilità di prendere la decisione ultima laddove il processo di riflessione potrebbe

invece determinare la delega ad un superiore della decisione sulle azioni da

intraprendere. Un altro metodo di job evaluation proposto da Towers Watson è il

Global Grading System. In questo caso, viene proposta una griglia composta da 25

classi, a cui rincodurre i ruoli aziendali. Il processo di allocazione della posizione

organizzativa alla classe avviene attraverso una valutazione su tre step:

1) Definizione della dimensione dell’azienda;

2) Definizione del contributo della posizione aziendale;

3) Valutazione delle posizioni in base a 7 fattori (Conoscenza specialistica,

esperienza fattoriale, leadership, problem solving, area e livello di responsabilità,

capacità di relazione).

1.2.2 La valutazione delle persone

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La valutazione delle persone o del potenziale è alla base dei sistemi di classificazione

definiti soggettivi. Questi precedono la job evaluation e, allo stesso tempo, ne

costituiscono il superamento. Questo tipo di valutazione basato su sistemi di

classificazioni soggettivi, consiste nel retribuire il lavoratore non solo per il posto che

occupa o per quello che fa, ma anche per quello che sa fare. Lo scopo principale è

motivare l’individuo ad ampliare il suo “saper fare”, a migliorare la comprensione del

proprio ruolo e a essere attivo nel processo di innovazione. L’approccio di valutazione

basato sulla persona si realizza compiutamente nella valutazione delle competenze,

dove il focus dei sistemi di valutazione diventa l’individuo e l’insieme delle capacità,

esperienze, conoscenze da esso detenute. Per valutare le competenze sono disponibili

vari metodi che differiscono per concezione di competenza. Un primo metodo,

centrato sulla valorizzazione delle performance, assume implicitamente che la

competenza possa essere scoperta ex post, una volta generata una perfomance di

ordine superiore. Una strada per renderlo dinamico potrebbe essere quella di

focalizzarsi sulle metacompetenze, cioè sulle competenze generali capaci di generare

competenze specifiche. Uno dei metodi più consolidati e diffusi di valutazione della

persona e l’Assessment Center4, tale metodo consente di “individuare il complesso di

caratteristiche attitudinali e comportamentali che rappresentano il sostrato

dell’individuo alla copertura ottimale di un ruolo organizzativo”. Tale metodo è

strutturato come una situazione “di laboratorio”, costruita in modo tale da inserire la

4 L’Assessment Center è stato definito come “un metodo per predire il comportamento futuro, basandosi sull’integrazione di diversi sistemi di

valutazione utilizzati da valutatori opportunamente addestrati e qualificati”. Byham (1997) riassume diverse metodologie di assessment:

Simulazioni comportamentali, Test, Questioni di autovalutazione, Strumenti di valutazione a 360°, Interviste.

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persona valutata in circostanze che facilitano l’espressione (e, di conseguenza,

l’osservazione) di comportamenti (e/o attitudini/capacità) richiesti da determinati

ruoli organizzativi.

1.2.3 La valutazione delle prestazioni

Vale a dire al modo in cui una persona occupa la propria posizione di lavoro. La

valutazione è uno strumento di gestione della performance perché è strettamente

collegata a tutte le decisioni direzionali, organizzative, retributive volte a migliorare i

risultati. La valutazione della prestazione conta un complesso di attività e procedure

volte a fornire differenziazione retributive in base alle prestazioni fornite

dall’individuo. A tal riguardo, come riportato nel grafico seguente, vi sono diversi

modelli da utilizzare a seconda dell’oggetto della valutazione che possono essere i

risultati o i comportamenti messi in atto per arrivare a quei risultati o la combinazione

tra i due modelli (misti).

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1.2.3.1 Modelli di valutazione per comportamenti

Le tecniche e i metodi di valutazione dei comportamenti è piuttosto ampio, i metodi

di base più usati sono:

- Le scale grafiche;

- Il confronto tra dipendenti: la graduatoria, il confronto a coppie e la distribuzione

forzata

- L’Incidente critico

Scale grafiche di valutazione: assegna al comportamento una classifica in una scala,

numerica o qualitativa, nel rispetto di un determinato fattore ( 1 Ottimo, 2 Superiore

alla media, 3 nella media, 4 inferiore alla media, 5 scarsa). I fattori che vengono usati

in aziende diverse variano nel numero e nel genere di qualità che descrivono; essi

riflettono i valori e la politica aziendale.

Il confronto tra i dipendenti: i metodi di confronto dei dipendenti sono stati

sviluppati per evitare di giudicare le persone sulla base di criteri astratti; con questo

tipo di valutazione i singoli vengono valutati in relazione al gruppo a cui

appartengono. Esistono tre tecniche di confronto: la graduatoria: si basa sul confronto

con altri individui, l’esito non dipende dal valutatore, ma dalle capacità del valutato,

di scalare la classifica ed entrare tra i migliori. Il confronto a coppie, è il metodo che

offre maggiori garanzie di imparzialità. Consiste nel fare scelte tra coppie di nomi. I

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nomi dei dipendenti vengono presentati a coppie in tutte le combinazioni possibili e

il valutatore deve sceglierne uno dei due. Metodo della distribuzione forzata: con

questo metodo viene imposto ai dirigenti di suddividere i dipendenti in tre fasce di

produttività, 10% sotto la media, 70% prestazioni nella media, 20% prestazioni

eccellenti. Tale metodo è molto utilizzato, però impone necessariamente ai dirigenti

di distinguere i migliori dai peggiori, alterando il clima organizzativo e la

competizione tra i dipendenti.

Metodo dell’incidente critico: consiste nella rilevazione e valutazione di fatti

particolarmente rilevanti in merito al comportamento di un individuo sul lavoro; tali

fatti periodicamente arricchiscono di nuove informazioni la valutazione espressa

grazie ad uno dei metodi già esaminati.

1.2.3.2 Modelli di valutazione dei risultati

Nei modelli di valutazione dei risultati il fine ultimo è il raggiungimento

dell’obiettivo, in questo caso si valuta il contributo fornito dalla persona attraverso i

risultati gestionali conseguiti. Uno dei metodi più usati è:

Mbo – Management by objectives: L’MBO è un processo sistematico attraverso il

quale i manager condividono con i propri superiori gli obiettivi gestionali di

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performance da raggiungere e definiscono un premio da assegnare al raggiungimento

degli stessi esso rappresenta una realizzazione compiuta del performance

management. Affinchè siano misurabili gli obiettivi devo essere espressi secondo

degli indicatori che possono essere:

- Monetari, riferiti alla performance economica;

- Fisici, che derivano dalle attività e dai processi operativi e fanno riferimenti a

grandezze fisiche;

- Temporali, con riferimento a progetti che devono rispettare una certa tempistica o

devono chiudersi entro date scadenze;

- Strategico organizzativi, legali allo svolgimento di attività che hanno come

obiettivo il miglioramento dei processi organizzativi.

Una volta stabilito quali siano gli indicatori oggetto di interesse, devono essere

individuati i Target da raggiungere. Questi possono essere espressi in valore assoluto

in percentuale, con riferimento al periodo precedente o a variabili di mercato, ma

indipendentemente dall’unità di misura è fondamentale che siano chiaramente

compresi e condivisi con il collaboratore. L’obbiettivo dell’MBO è responsabilizzare

i dipendenti verso il raggiungimento degli obiettivi, attraverso assunzioni di

responsabilità sia individuali che di gruppo.

1.2.3.3 Modelli di valutazione misti

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I modelli misti di valutazione devono essere costituiti tenendo conto, oltre che ai

risultati e ai comportamenti, anche le competenze. Si valutano contemporaneamente

risultati attesi in un ruolo e comportamenti necessari per presidiarlo. Nei modelli misti

la prestazione può essere definita dalla sommatoria dei risultati quantitativi, risultati

qualitativi, modalità di copertura del ruolo. I risultati quantitativi, sono i risultati

ottenuti a fronti di obiettivi misurati a carattere numerico. Viceversa i risultati

qualitativi non sono quantificabili in termini numerici, ma comunque misurabili

attraverso il risultato atteso. Infine la modalità di copertura del ruolo, identifica i

comportamenti organizzativi per il raggiungimento dei risultati che consentono di

apprezzare il grado di qualità della prestazione.

1.3 Il PERFORMANCE MANAGEMENT

Il performance management, o gestione delle prestazioni, è inteso come un processo

che mira a creare una sinergia tra le varie aree aziendali e collegare gli obiettivi

economico – finanziari o del cliente, mobilitando le risorse umane per eccellere nei

processi e raggiungere tali obiettivi. In questo caso non si tratta di una semplice attività

di valutazione delle performance del singolo individuo, ma di un processo che mira a

collegare le performance organizzative (performance dell’organizzazione nel suo

complesso, aree, settori), con le performance individuali (performance dei singoli

individui), che si riflettono sul tutto il sistema aziendale. “La performance è il risultato

di un sistema (persone, gruppi, organizzazione), gestire la performance in un’azienda

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significa agire sul tutto il sistema e non solo su un comportamento, una tecnica o

procedura”. (Costa, Giannecchini)

L’attività di performance management si realizza in 3 fasi:

1) Definizione degli obiettivi;

2) Misurazione;

3) Ricompense e feedback.

Gli obiettivi rappresentano la vision e la strategia di un’azienda, descrivono quello che

deve essere realizzato dalle persone, gruppi, unità organizzative in un determinato

periodo. Tali obiettivi per essere validi dovrebbero essere racchiusi nell’acronimo

SMART (Specific, Measurable, Attainable, Relevant, Time-boud), ovvero gli obiettivi

devono essere: specifici, misurabili, attendibili, rilevanti e con scadenza. Per

migliorare la performance in un’azienda è necessario misurare le prestazioni

attualmente fornite dalle persone, gruppi, organizzazione. Uno degli strumenti più

idonei a supportare il processo di performance management e la Balance

Scorecard5(Kaplan e Norton), essa pone la strategia, e non il controllo, al centro della

sua struttura e presuppone che le persone adotteranno qualunque tipo di

comportamento per raggiungere gli obiettivi prefissati. I sistemi tradizionali di

5 Balance Scorecard, scheda di valutazione bilanciata evidenzia 2 concetti basilari dello strumento:

- Il bilanciamento tra più prospettive di analisi;

- La valutazione delle performance come una pagella (scorecard)

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misurazione delle performance si basano essenzialmente sui soli indicatori economico

– finanziari, la BSC misura, invece, l’attività di un’azienda in un’ottica

multidimensionale, assumono rilevanza anche altri aspetti come il mercato, i clienti e

i beni tangibili.

Lo strumento è organizzato in 4 prospettive:

- Prospettiva economico- finanziaria: individuazione degli obiettivi in grado di

monitorare la soddisfazione degli azionisti aziendali, come ad esempio la redditività,

la riduzione dei costi, l’incremento delle vendite.

- Prospettiva dei Clienti: individuazione dei segmenti di mercato in cui l’azienda

intende competere. L’azienda deve definire al meglio la proposta di valore, che

descrive il mix unico di prodotti, prezzi, servizi, relazioni e immagine che si intende

offrire al cliente.

- Prospettiva dei processi interni: monitora la capacità di svilupparne nuovi in linea

con i trend di mercato e con le esigenze della clientela. Indicatori come il tempo di

immissione di nuovi prodotti sul mercato, numero di nuovi processi implementati,

rapporto tra vendite di nuovi prodotti e spese in ricerca e sviluppo, possono fornire

informazioni importanti per valutare il livello d esecuzione delle strategie

implementate.

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- Prospettiva crescita e apprendimento: tiene conto delle competenze e delle

capacità del personale, dei flussi informativi e del clima organizzativo necessari per

eccellere nei processi chiave identificati nella prospettiva precedente.

Per ogni prospettiva vengono definiti: Obiettivi, Misure, Target, Iniziative.

Gli obiettivi coincidono con tutto ciò che l’azienda si prefigge di realizzare per

sostenere nel tempo il vantaggio competitivo e perseguire la vision.

Le misure sono indicatori per valutare le attività, che possono fornire informazioni

quantitative o qualitative che indicano il grado di raggiungimento di un obiettivo, e

forniscono un quadro significativo dello stato di allineamento con la vision, nella BSC

sono previsti 2 tipi di indicatori:

- Leading indicators (indicatori anticipatori), misure che guidano, conducono,

prevedono. Sono indicatori previsionali ma difficili da identificare, tra i vantaggi

di questi indicatori e che permettono correzioni anticipate

- Lagging indicators (indicatori ritardatari), misure che si focalizzano sui risultati

raggiunti alla fine di ogni periodo (normalmente utilizzati per la misura di

performance storiche). Normalmente sono facili da individuare, tra gli svantaggi

di questi indicatori e che essendo indicatori storici, non riflettono le attività in

corso ma quelle passate.

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I Target sono i valori quantitativi da raggiungere, costituiscono un elemento prezioso

per un attribuire un significato preciso agli indicatori, consentendo di confrontare il

risultato ottenuto della misurazione con uno stabilito a priori, al fine di predisporre

eventuali azioni correttive. I target possiedono 2 dimensioni:

1) Esprime il livello di risultato che si desidera ottenere;

2) Stabilisce il tempo che l’azienda considera per raggiungere il livello desiderato.

Le iniziative sono attività strategiche per raggiungere gli obiettivi prefissati,

corrispondono ai programmi operativi necessari per raggiungere i target per ogni

indicatore previsto (Kaplan e Norton, 2005:66). Di conseguenza, le azioni devono

essere adeguate ai target: più questi sono ambizioni e sfidanti, più l’azienda dovrà

investire in iniziative che abbiamo un impatto notevole sul miglioramento delle

performance.

La BSC così strutturata fornisce uno schema di riferimento per descrivere la strategia

aziendale. Tuttavia, lo strumento fondamentale da cui partire per ottenere una scheda

di valutazione bilanciata opportunamente correlata alla strategia da perseguire è

costituita dalla mappa strategica. Il processo comincia dal vertice dell’organizzazione,

definendo la strategia dalla prospettiva dell’azionista e del cliente che corrispondono

ai risultati desiderati, ma non spiegano in che modo sia possibile raggiungerli, mentre

i processi e le risorse umane guidano la strategia e descrivono in che modo l’impresa

la attuerà. In riferimento alla mappa strategica, si pensi, ad esempio, ad un azienda

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che operi nel settore della logistica e dei trasporti, l’obiettivo economico – finanziario

è il ROI , per raggiungere tale obiettivo la suddetta azienda potrebbe fidelizzare la

clientela, per fidelizzare la clientela bisogna ottimizzare il servizio, questo si potrebbe

tradurre in una maggiore puntualità nelle consegne, per migliorare la puntualità nelle

consegne occorre agire sui processi (qualità del processo e tempo di ciclo del

processo), per eccellere nei processi bisogna tener conto delle competenze e delle

capacità del personale, dei flussi informativi e del clima organizzativo.

Secondo Kaplan e Norton i percorsi legati alle relazioni causa-effetto derivanti da tutte

le misura in una BSC dovrebbero essere collegati ad obiettivi economico-finanziari.

Si evidenzia così come la BSC possieda una logica (top-down) partendo dai risultati

desiderati nella prospettiva economico finanziaria e del cliente, per passare poi alla

proposta di valore, ai processi interni e alle infrastrutture che costituiscono i driver del

cambiamento. Infine riguardo alle ricompense e feedback, il performance

management è collegato alla retribuzione di risultato anche se non tutte le aziende che

praticano il performance management non usano questa forma di retribuzione,

tuttavia, la retribuzione di risultato è uno strumento importante, poiché serve a

motivare a segnalare i risultati eccellenti, mettendo in evidenza i contributi forniti. Il

performance management non ha il solo scopo di retribuire il risultato in base ai

contributi forniti dal team o dai singoli, ma di fornire feedback per migliorare le

prestazioni. Il feedback rappresenta un’informazione oggettiva su una performance

individuale o di gruppo, ha 2 funzioni per chi lo riceve: una istruttiva e l’altra

motivazionale, il feedback costruttivo e dato con tempismo fornisce: apprendimento,

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sviluppo individuale, performance lavorativa di buon livello. Il feedback e le

ricompense sono un importante legame nel ciclo della performance, in questo modo

si sviluppa un circolo virtuoso di “rinforzo” per cui i comportamenti premiati vengono

rinnovati dalle persone.

CAPITOLO 2: IL PERFORMANCE MANAGEMENT NEL SETTORE

PUBBLICO - LA RIFORMA BRUNETTA

2.1 Premessa

Il settore pubblico vista la riduzione delle risorse a propria disposizione ha sentito

anch’egli come il settore privato, l’esigenza di migliorare le performance all’interno

delle amministrazioni pubbliche. Il concetto di performance per la prima volta nel

settore pubblico è stato introdotto con il “Decreto Brunetta” (D.Lgs. 150/2009), il

quale, in attuazione della legge delega n. 15 del 4 marzo 2009, si è riproposto di

ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e di incrementare l’efficienza e la

trasparenza delle pubbliche amministrazioni, disciplinando la valutazione del

personale e dei dirigenti. Il “merito” costituisce la parola d’ordine della riforma in

modo da premiare i capaci e i meritevoli attribuendogli incentivi economici e di

carriera, incoraggiare l’impegno sul lavoro e scoraggiare comportamenti di segno

opposto.

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Tuttavia, in Italia già era stato affrontato questo tema con i decreti legislativi n.29/93

e n. 286/99, ma visto l’inefficienza di questi decreti, dopo quindici anni, è emersa

l’esigenza di disciplinare l’intero processo di valutazione.

2.2 Il decreto Brunetta (D.Lgs. 150/2009)

Il decreto n. 150 del 27 ottobre 2009, conosciuto anche come “Decreto Brunetta”, per

la prima volta disciplina in modo dettagliato la misurazione e la valutazione della

performance, le quali “sono volte al miglioramento della qualità dei servizi offerti

dalle amministrazioni pubbliche, nonché alla crescita delle competenze professionali,

attraverso la valorizzazione del merito e l’erogazione dei premi per i risultati

perseguiti dai singoli e dalle unità organizzative in un quadro di pari opportunità di

diritti e doveri, trasparenza dei risultati delle amministrazioni pubbliche e delle risorse

impiegate per il loro perseguimento” (art. 3).

L’art . 1 comma 2 elenca gli obiettivi fondamentali della riforma:

Migliore organizzazione del lavoro;

Rispetto degli ambiti riservati rispettivamente alla legge e alla contrattazione

collettiva;

Elevati standard qualitativi ed economici delle funzioni e dei servizi;

Incentivazione della qualità della prestazione lavorativa;

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Selettività e valorizzazione delle capacità e dei risultati ai fini degli incarichi

dirigenziali;

Rafforzamento dell’autonomia, dei poteri e della responsabilità della dirigenza;

Incremento dell’efficienza del lavoro pubblico e contrasto alla scarsa produttività

e all’assenteismo;

Trasparenza dell’operato delle amministrazioni pubbliche anche a garanzia della

legalità.

L’ambito di applicazione della riforma riguarda i lavoratori pubblici

“contrattualizzati” (art.1 comma 1, d.lgs n. 150/2009), si tratta di una riforma organica

della disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.

In relazione alle amministrazione regionali e degli enti locali la legge delega non reca

indicazioni orientative, ma affida al legislatore delegato il compito di individuare le

disposizioni rientranti nella competenza legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi

dell’art 117, comma2, Cost., e quelle contenenti i principi generali dell’ordinamento

giuridico, ai quali si adeguano le regioni e gli enti locali negli ambiti di rispettiva

competenza.

2.3 Il Ciclo della performance

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Ai fini dell’attuazione dei principi generali degli articoli descritti, le amministrazioni

pubbliche sviluppano, in maniera coerente e con il ciclo di programmazione

finanziaria e di bilancio, il ciclo di gestione della performance.

Le fasi del ciclo di gestione delle performance secondo l’art 4 del decreto sono:

1) Definizione e assegnazione degli obiettivi che si intendono raggiungere, dei valori

attesi di risultato e dei rispettivi indicatori;

2) Collegamento tra gli obiettivi e l'allocazione delle risorse;

3) Monitoraggio in corso di esercizio e attivazione di eventuali interventi correttivi;

4) Misurazione e valutazione della performance, organizzativa e individuale;

5) Utilizzo dei sistemi premianti, secondo criteri di valorizzazione del merito.

6) Rendicontazione dei risultati agli organi di indirizzo politico-amministrativo, ai

vertici delle amministrazioni, nonché ai competenti organi esterni, ai cittadini, ai

soggetti interessati, agli utenti e ai destinatari dei servizi.

Il Documento che ospita la programmazione è il Piano della performance, adottato

annualmente (entro il 31 gennaio), ma con proiezione triennale. Tale piano devono

deve rispondere ai requisiti stabiliti dal decreto legislativo (articolo 5). Al Piano fa

riscontro un documento consuntivo, la Relazione sulla performance (entro il 30

giugno).

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Dal decreto, quindi, emergono quattro elementi fondamentali del intero disegno

riformatore: Performance, Misurazione & Valutazione, Trasparenza, Merito.

2.3.1 La Performance

La “performance” è il contributo (risultato e modalità di raggiungimento del risultato)

che un soggetto (organizzazione, unità organizzativa, team, singolo individuo)

apporta attraverso la propria azione al raggiungimento delle finalità e degli obiettivi

ed, in ultima istanza, alla soddisfazione dei bisogni per i quali l’organizzazione è stata

costituita. La riforma distingue due tipi di performance:

Performance organizzativa, fa riferimento al controllo strategico, e va intesa sotto un

duplice aspetto: come performance complessiva fa riferimento all’organizzazione nel

suo complesso e performance della singola Area di settore in cui si articola

l’organizzazione.

Performance individuale, invece, fa riferimento al controllo operativo, ovvero al

contributo fornito dal singolo individuo.

L’obiettivo della riforma è quello di collegare le performance individuali con le

performance organizzativa, infatti un miglioramento della performance individuale e

correlato a un incremento della performance organizzativa. Come si evince dall’art. 3

del decreto, la performance viene intesa come un passaggio dalla logica di mezzi alla

logica di risultato, intesa non solo in termini di efficacia (capacità di raggiungere un

determinato obiettivo), ma anche di efficienza (la capacità di raggiungere un

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determinato con il minimo spreco di risorse), attraverso una concezione

multidimensionale che vede l’amministrazione non più con una funzione di supporto

alle singole aree dell’organizzazione ma come un sistema interdipendente.

2.3.2 Misurazione & Valutazione

Altro elemento fondamentale del decreto è la misurazione delle performance, intesa

come attività volta alla misurazione delle performance organizzative e individuale.

Per misurare le performance, anzitutto, occorre prima fissare degli obiettivi, gli

obiettivi per essere misurati devono essere: chiari, specifici, e soprattutto con

scadenza.

Il decreto distingue due tipi di obiettivi:

Gli obiettivi strategici, rappresentano, per qualsiasi organizzazione complessa, la

definizione della strategia derivante dall’integrazione di indirizzi di carattere politico

e obiettivi di carattere amministrativo. Essi individuano in modo sintetico l’effetto

finale che l’ente si propone di produrre, a medio-lungo termine, in termini di impatto

delle politiche. Sono definiti in coerenza con le priorità politiche e afferiscono ad una

delle linee strategiche. Gli obiettivi strategici hanno durata triennale. Il conseguimento

dell’obiettivo strategico è certamente connesso con la concretizzazione delle attività

programmate e, quindi, con il conseguimento degli obiettivi operativi correlati.

Gli obiettivi operativi, sono i singoli obiettivi derivati dagli obiettivi strategici e che

vengono assegnati ad ogni singolo individuo. Essi generalmente hanno una durata

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annuale e prevedono un monitoraggio intermedio da parte dei responsabili di ordine

gerarchico superiore.

Una volta definiti gli obiettivi sia strategici che operativi, per una corretta attività di

misurazione delle performance occorrono appositi indicatori e target. Quest’ultimi

fanno riferimento ad risultato atteso entro un certo arco temporale. Gli indicatori sono

strumenti per misurare le attività, che come già detto in precedenza, posso essere

indicatori ritardatari, che riflettono la performance passata, quindi è possibile misurare

le performance solo una volta definito un termine di scadenza dell’obiettivo, e

indicatori anticipatori, che mostrano la performance attuale o previsionale, e

permettono correzioni anticipate. Secondo l’art 3, secondo comma: “Ogni

amministrazione pubblica è tenuta a misurare e valutare la performance con

riferimento all’amministrazione nel suo complesso, alle unità organizzative o aree di

responsabilità in cui si articola e ai singoli dipendenti”.

A tal fine è utile fare una distinzione tra misurazione delle performance e valutazione

delle performance. Con il termine misurazione, si intende l’attività svolta alla

rilevazione sistematica degli obiettivi attraverso gli indicatori, la valutazione delle

performance fa riferimento all’interpretazione delle attività (“cosa è stato fatto” e

“come è stato fatto”) sia dell’organizzazione nel suo complesso sia individuale. Si può

quindi affermare che l’attività di misurazione rappresenta la struttura informativa

mentre la valutazione rappresenta il prodotto finale del sistema di misurazione. Ogni

amministrazione, quindi, per misurare e valutare le performance deve costituire un

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sistema di misurazione e valutazione delle performance, secondo l’art. 7, terzo

comma, della Riforma Brunetta, ogni amministrazione deve individuare:

- I tempi, le fasi, le modalità, gli attori coinvolti e le responsabilità del processo di

misurazione e valutazione della performance;

- I procedimenti di conciliazione relativi all’applicazione del sistema;

- Le modalità di collegamento con i documenti di bilancio di programmazione

finanziaria.

Secondo le direttive dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione), Gli ambiti

oggetto di misurazione e valutazione della performance riguardano sia la performance

individuale che organizzativa. Il sistema di misurazione è composto dagli indicatori,

target ed i soggetti responsabili dei processi analisi e interpretazione dei dati. Per

rendere infine i sistema di misurazione ancora più efficaci, l’amministrazione può

avvalersi di un mappa strategica, in modo da collegare gli obiettivi strategici ad

indicatori di consuntivo e previsionali.

2.3.3 La Trasparenza

Secondo l’art. 4, comma 7, della legge n. 15/2009, la trasparenze viene intesa come

accessibilità totale delle informazioni riguardanti ogni aspetto delle aziende

pubbliche, come gli indicatori utilizzati per valutare le attività, i documenti di

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programmazione, esiti del processo di misurazione e valutazione, il tutto per garantire

il rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità e per favorire una forma di

controllo diffusa sull’attività amministrativa. Inoltre la trasparenza è un ingranaggio

fondamentale nel funzionamento del nuovo sistema di gestione e controllo (interno)

delle pubbliche amministrazioni. Le ultime novità riguardano le modifiche al D.lgs

33/2013 “Decreto Legislativo recante revisione e semplificazione delle disposizioni

in materia di prevenzione della corruzione pubblicità e trasparenza correttivo della

legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi

dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle

amministrazioni pubbliche”. Il quale obbliga le P.A. a rendere pubblico ogni aspetto

della propria amministrazione ed attività. Lo scopo è rendere la P.A. una vera e propria

“casa di vetro” accessibili e visibile a tutti i cittadini. I punti principali che vengono

trattati dal suddetto Decreto fanno riferimento a:

- Pubblicità e Trasparenza, attraverso cui è possibile utilizzare forme diffuse di

controllo democratico sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo

delle risorse;

- Pubblicazione dei dati e delle informazioni sui siti istituzionali, anche al fine di

sollecitare e agevolare la partecipazione dei cittadini;

- Qualità e chiarezza delle informazioni, attraverso i siti istituzionali e le procedure

informatiche che devono garantire l’integrità e la facilità di consultazione dei

documenti;

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- Obbligo di durata delle pubblicazioni, stabilita in 5 anni (fatti salvi i casi in cui la

legge disponga diversamente);

- Amministrazione trasparente, che prevede l’obbligo per i siti istituzionali di creare

un’apposita sezione (Amministrazione trasparente);

- Piano triennale per trasparenza e integrità, parte integrante e sostanziale del Piano

di prevenzione della corruzione;

- Pubblicazione dei curricula, stipendi e incarichi del personale dirigenziale.

- Accesso civico, principio attraverso il quale i cittadini possono pretendere la

pubblicazione di atti documenti e informazioni in possesso alla Pubblica

Amministrazione P.A. che, per qualsiasi motivo, non sono stati ancora divulgati (fatte

salve le eccezioni previste dalla norma);

- Totale accessibilità delle informazioni, mediante l’implementazione del modello

offerto dal Freedom of Information Act statunitense, finalizzato ad assicurare

l’accessibilità a qualsiasi documento o dato in possesso delle P.A. (salvo i casi previsti

dalla legge);

Mediante l’emanazione del D. Lgs. n. 33/2013, il legislatore ha voluto sostenere la

partecipazione degli stakeholders alle attività delle Pubbliche Amministrazioni, con

l’intento di implementare forme di monitoraggio sulla gestione della performance,

utili a promuovere l’integrità ed a prevenire fenomeni di corruzione.

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2.3.4 Il Merito

Ultimo elemento del ciclo di gestione delle performance è il merito, attraverso

l’utilizzo di strumenti per premiare il merito. Secondo l’art. 20 del decreto, gli

strumenti per valutare il merito e le professionalità sono:

- Premi annuali individuali/collettivi da distribuire sulla base dei risultati della

valutazione delle performance annuale;

- Bonus annuale delle eccellenze;

- Bonus annuale per l’innovazione;

- Progressioni economiche.

La normativa prevede che per le valutazioni individuali si debba usare il metodo della

distribuzione forzata, ovvero suddividere i dipendenti in tre fasce di merito:

- 25% fascia di merito alta;

- 50% fascia di merito media;

- 25% fascia di merito bassa.

Secondo l’art 19 del decreto, metà delle risorse collegate al trattamento accessorio

sono in relazione alla performance individuale. I dipendenti collocati nella fascia alta

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e media spetta metà del trattamento accessorio, mentre ai dipendenti che appartengono

all’ultima fascia di merito non spetta alcun trattamento accessorio.

2.4 I soggetti coinvolti

Ad essere coinvolta nel procedimento è l’intera organizzazione nel suo complesso,

per il raggiungimento degli obiettivi. Va precisato, però, che nel modello sopra

descritto, vi sono soggetti che risultano direttamente più coinvolti:

- L’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione, la mission è quella di vigilare per

prevenire la corruzione creando una rete di collaborazione nell’ambito delle

amministrazioni pubbliche e al contempo aumentare l’efficienza nell’utilizzo

delle risorse, riducendo i controlli formali, che comportano tra l’altro

appesantimenti procedurali e di fatto aumentano i costi della pubblica

amministrazione senza creare valore per i cittadini e per le imprese.

- Gli organismi di valutazione, monocratici o collegiali, presso ogni

amministrazione, sostituiscono i servizi di controllo interno, monitorando il

funzionamento complessivo del sistema di valutazione, e validano la Relazione

sulla performance. Inoltre garantiscono la correttezza dei processi di misurazione

e di valutazione, nonché dell’utilizzo dei sistemi premiali.

- Gli organi di indirizzo politico – amministrativo, formulano gli indirizzi

strategici, definiscono il Piano e la Relazione sulla performance e ne verificano

l’andamento, proponendo gli interventi correttivi eventualmente necessari. Inoltre

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definiscono il Programma triennale per la prevenzione della corruzione e per la

trasparenza e l’integrità.

2.5 Le Regioni ed Enti locali

Riguardo alle disposizioni riguardanti la performance e la valutazione, gli artt. 16 e

31 indicano le norme recanti i principi cui le regioni e gli enti locali devono adeguare

i propri regolamenti (ANCI, 2010). L’art. 16 sancisce l’obbligo per le regioni e gli

enti locali di adeguarsi ai principi contenuti negli articoli 3 (Principi generali), 4 (Ciclo

di gestione della performance), 5 c. 2 (Obiettivi e indicatori), 7 (Sistema di

misurazione e valutazione della performance), 9 (Ambiti di misurazione e valutazione

della performance individuale), 15 c. 1 (Responsabilità dell’organo 34 di indirizzo

politico-amministrativo). Come si può notare, non vi è, tuttavia, alcun riferimento

all’art. 8 (Performance organizzativa) come disposizione di principio alla quale le

regioni e gli enti locali debbano adeguarsi; fatto salvo, comunque, quanto previsto

dall’art.3, comma 2: “Ogni amministrazione pubblica è tenuta a misurare ed a valutare

la performance con riferimento all’amministrazione nel suo complesso, alle unità

organizzative o aree di responsabilità in cui si articola […]”. A riguardo, la

realizzazione di graduatorie e “analisi comparate” della performance (come già visto

sopra per le amministrazioni centrali) per le regioni e gli enti locali, in base all’art. 13

comma 2, è ammessa ed è esercitata dalla Commissione nazionale per la valutazione

solo previa definizione di appositi protocolli di collaborazione con la Conferenza delle

Regioni e delle Province autonome. L’applicazione dell’art. 10 che disciplina il Piano

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delle performance e la Relazione sulla performance, prima del decreto del 126/2014,

era assimilabile alla Relazione previsionale programmatica per gli enti locali al di

sotto di 15000 abitanti, con le disposizioni introdotte nel 2014 ha indotto anche i

comuni al di sopra dei 5000 abitanti ad adottare obbligatoriamente il Piano esecutivo

di gestione/Piano della performance. Occorre tuttavia sottolineare che gli enti sono

tenuti a garantire la massima trasparenza in ogni fase del ciclo di gestione della

performance e dunque occorre dare massima diffusione ai risultati della gestione, al

fine di favorire forme diffuse di controllo (ANCI, 2010). L’art. 31, invece, stabilisce

quali sono le regole del Titolo III (Merito e Premi) che si applicano anche alle regioni

e enti locali. Rimangono quindi validi i principi contenuti negli articoli 17 comma 2

(Oggetto e finalità), 18 (Criteri e modalità per la valorizzazione del merito ed

incentivazione della performance), 23 commi 1 e 2 (Progressioni economiche), 24

commi 1 e 2 (Progressioni di carriera), 25 (Attribuzioni di incarichi e responsabilità),

26 (Accesso a percorsi di alta formazione e di crescita professionale), 27 comma 1

(Premio di efficienza). Come strumenti premianti le regioni e gli enti locali possono

usare tutti quelli. Inoltre per gli enti di piccole dimensioni che non superano i 15

dipendenti ed 5 dirigenti, la suddivisione in fascia non si applica.

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CAPITOLO 3: IL CICLO DELLA PERFORMANCE NEGLI ENTI LOCALI:

IL CASO DEL “COMUNE DI CARINARO”

3.1 Il Comune di Carinaro

Il Comune di Carinaro è situato in Campania in provincia di Caserta, si rapporta con

una popolazione residente complessiva di 7.102 abitanti. Nel 1928, a seguito

dell’abolizione della provincia di Terra di Lavoro da parte del regime fascista, il

Comune di Carinaro fu aggregato alla città di Aversa e, quindi, appartenne alla

provincia di Napoli e riottenne la sua autonomia solo nel 1946. Il primo Sindaco del

dopoguerra è stato il cavaliere Paolo Monaco nominato nella seduta consiliare del 25

maggio 1947 a seguito di elezioni amministrative svolte il 9 e 10 aprile dello stesso

anno. Carinaro, nel decennio 1981 – 1991 ha avuto un incremento demografico di

circa del 20% essendo passato da 4.329 abitanti a 5.494, in conseguenza

all’insediamento di grossi complessi industriali nel territorio cittadino. Tale

incremento ha continuato ad avere tale percentuale, nonostante il fenomeno

industriale degli anni ottanta si sia ridimensionato, probabilmente dovuto alla qualità

della vita che i piccoli centri urbani riescono ancora ad offrire alla gente, a differenza

delle grandi città dove esiste il problema del traffico, dell’inquinamento e della non

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trascurabile densità di popolazione. Per ciò che riguarda le politiche sociali, il Comune

di Carinaro ha programmato, per ogni classe di età, attività e risorse in modo da

garantire un buon numero di servizi. Per gli anziani già da alcuni anni è stata istituita

l’assistenza domiciliare integrata, il servizio termale e l’integrazione sociale

impegnando gli stessi anziani in piccoli interventi come la vigilanza e la manutenzione

di giardini e spazi pubblici. Per i disabili è attivo un Centro Comunale Socio –

Educativo per portatori di handicap che tra molte difficoltà ha raggiunto l’obiettivo di

produrre pregevoli manufatti in ceramica ed a prova della integrazione dei disabili

nella società è in atto la produzione delle tabelle toponomastiche decorate in ceramica.

Per gli stessi disabili gravi che non hanno possibilità di frequentare il Centro diurno,

l’Amministrazione comunale con fondi regionali ha avviato il servizio di assistenza

domiciliare, con l’impiego di lavoratori L.S.U. in servizio al Comune. Per i giovani,

infine il l’ente ha aderito al programma “Garanzia Giovani” che ha permesso

l’inserimento di giovani inoccupati/discoccupati dai 18 ai 29 anni, allo scopo di

impegnare i giovani in attività che potrebbe rappresentare anche una possibilità di

lavoro ed evitare agli stessi i pericoli dell’ozio e della strada.

3.2 Organigramma e Organizzazione

Il Comune di Carinaro, è organizzato in 3 aree:

Area Economico-Finanziaria, ha il compito di garantire l'esercizio delle funzioni

di coordinamento e di gestione dell'attività finanziaria in coerenza con gli obiettivi

definiti dai programmi e dai piani annuali e pluriennali, assicurando l'assistenza

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ed il supporto alle altre unità organizzative dell'Ente nella gestione delle risorse e

dei budget loro assegnati. L’area comprende i seguenti servizi: Servizi di Bilancio

ed economato e Servizio tributi.

Area Affari Generali e Polizia Municipale che comprende i seguenti servizi:

Servizio Segreteria Generale, Servizio certificazione e comunicazione, Servizio

cultura, Sport e tempo libero, servizi sociali-scolastici ed educativi, servizio

polizia municipale;

Area Tecnica, gestisce la programmazione, la progettazione, l'appalto e la

realizzazione dei lavori pubblici e dei lavori di manutenzione ordinaria e

straordinaria delle infrastrutture comunali. L’ufficio manutenzione gestisce la

manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture comunali (edifici

pubblici, scuole, aree verdi, strade comunali, pubblica illuminazione, civico

cimitero), il patrimonio immobiliare comunale.

Il Comune di Carinaro, con esclusivo riferimento ai comuni, può definirsi “ente di

piccole dimensioni” in riferimento alla delibera dell’ANAC n. 12 del 2013, derogando

il principio di esclusività definisce comune di piccole dimensioni i comuni con

popolazione non superiore ai 15.000 abitanti o una forma associativa tra i comuni

avente la medesima popolazione.

3.2.1 Analisi del Personale

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La dotazione organica vigente, approvata con deliberazione di G.C. n.33 del

24.03.2011, prevede n. 41 unità ripartite nelle 3 aree sopra riportate. Attualmente, i

dipendenti in servizi sono n.15, con le risorse umane a disposizione, il Comune di

Carinaro ha difficoltà a garantire le funzioni fondamentali assegnate per legge. Gran

parte dei servizi sono esternalizzati e una buona parte della attività vengono svolte

con l’ausilio dei lavoratori socialmente utili. Nell’organizzazione del Comune di

Carinaro per motivi non certo non legati certamente a politiche discriminanti

dell’amministrazione ma a eventi casuali, l’organigramma comunale vede presenti

solo sono presenti solo n.2 unità femminili a tempio pieno e indeterminato con cat. C.

Di seguito è riportato il grafico relativo all’analisi di “genere” del personale

dipendente. In modo del tutto significativo tali grafici dimostrano che gli uomini

suddivisi nelle 3 aree in servizio siano numericamente superiori rispetto alle donne,

dimostrando una grave disparità di genere.

A tal riguardo, si rammenta che in riferimento al contesto europeo, la strategia quadro

comunitaria in materia di pari opportunità fra uomini e donne adottata dalla

Commissione Europea nel 2000, prevede per la prima volta che tutti i programmi e le

0

5

10

15

Uomini Donne

Analisi del personale Comune di Carinaro

Uomini Donne

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iniziative combinino misure specifiche volte a promuovere la parità fra uomini e

donne. L’obiettivo è quello di assicurare che tutte le politiche e tutti gli interventi

tengano conto delle questioni legate a genere: in altri termini, il principio di pari

opportunità deve permeare anche la politica dell’occupazione, dell’economia,

dell’urbanistica, dell’ambiente, della famiglia, delle politiche sociali, individuando i

problemi prioritari e gli strumenti necessari per superarli e modificarli. La strategia

europea in generale si è introdotta nella strategia per l’occupazione: uno dei pilastri è

dedicato specificatamente alle pari opportunità e sostiene misure per colmare i divari

di genere sul mercato del lavoro, migliorare la conciliazione tra i tempi di vita e di

lavoro, agevolare per donne e uomini il reinserimento nel mercato del lavoro, la

permanenza e gli sviluppi di carriera, il superamento dei differenziali salari e

conseguentemente favorire la crescita professionale in termini di produttività

femminile. Per quanto concerne il contesto nazionale, si evidenzia che l’Italia realizza

le azioni positive attraverso la l. n.125/1991 e realizza l’adozione delle misure per la

conciliazione di vita familiare e vita lavorativa attraverso la l. n. 53/2000 sui congedi

parentali. La legislazione vigente, in particolare la citata legge n.125/1991, attraverso

il programma obiettivo, prevede che le PA predispongano piani di azioni positive

tendenti ad assicurare la rimozione degli ostacoli che, di fatto, impediscono la piena

realizzazione di pari opportunità di lavoro tra uomini e donne. Il Comune di Carinaro

per ovviare a questa disparità di genere ha elaborato il piano azioni positive nel 2013,

che potrà permettere all’Ente di agevolare le dipendenti e tutte le altre donne che,

comunque, partecipano alle sue attività, dando ad esse la possibilità di svolgere le

proprie mansioni con impegno, con entusiasmo e senza particolare disagi, anche solo

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dovuti a situazioni di malessere ambientale. Il piano azioni positive sarà orientato a

incentivare l’uguaglianza delle opportunità offerte alle donne nell’ambiente di lavoro

e nella vita politica, nonché promuovere politiche di conciliazione delle responsabilità

professionali e familiari. Tale piano nel rispetto degli artt. 7, comma 4 e 57, comma

1, lett, lett. C) del D.Lgs. 165/2001 e dell’art. 23 del CCNL 1.4.99 il piano si propone

di:

a) Rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione di pari opportunità nel

lavoro e nella politica per garantire il riequilibrio delle posizioni femminili nei

ruoli e nelle posizioni in cui sono sottorappresentate.

b) Riservare alle donne, salva motivata impossibilità, almeno 1/3 dei posti di

componenti delle commissioni di concorso o selezione.

c) Promuovere la partecipazione delle donne nei processi istituzionali di confronto

con la cittadinanza quali: consigli comunali, riunioni istituzionali su tutti i temi

affrontati (bilancio, lavori pubblici, pianificazione del territorio ecc.)

d) Favorire l’inserimento nel lavoro per coloro che siano assenti per maternità,

congedi parentali o aspettative, eliminando qualsiasi discriminazione nel percorso

di carriera.

e) Istituire il Comitato Unico di garanzia per le pari opportunità, in ottemperanza del

disposto dell’art. 57 d.lgs 165/2001, al fine di prestare attenzione alle tematiche

inerenti le problematiche femminili ed ai conseguenti aspetti relativi

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all’organizzazione del lavoro, alla formazione, alla predisposizione di reali

opportunità di crescita professionale e culturale.

3.3 Il Ciclo della performance del Comune di Carinaro

Alla luce del quadro normativo sopra delineato, L’attuazione del ciclo della

performance si basa su quattro elementi fondamentali:

Il Piano della performance;

Il Sistema di misurazione e valutazione a livello organizzativo;

Il Sistema di misurazione e valutazione a livello individuale;

La relazione della performance.

Il Piano della Performance

In particolare, il piano della performance è un documento programmatico triennale,

“da adottare in coerenza con i contenuti e il ciclo della programmazione finanziaria

e di bilancio, che individua gli indirizzi e gli obiettivi strategici ed operativi e

definisce, con riferimento agli obiettivi finali ed intermedi ed alle risorse, gli

indicatori per la misurazione e la valutazione della performance

dell'amministrazione, nonché gli obiettivi assegnati al personale dirigenziale ed i

relativi indicatori” (Art. 10 del d.lgs 150/2009). Sia il ciclo delle performance che il

piano delle performance richiamano strumenti di programmazione e valutazione già

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in uso presso gli enti locali: dalle linee programmatiche di governo discendono le

priorità strategiche dell’amministrazione comunale, il DUP (Documento unico di

programmazione art. 170 TUEL, ex Relazione Previsionale Programmatica) le

traduce in azione in un arco temporale triennale, infine, il piano esecutivo di gestione

assegna le risorse ai responsabili dei servizi e individua gli obiettivi operativi su base

annua e gli indicatori per misurarne il raggiungimento attraverso il sistema

permanente di valutazione dei dipendenti e dei responsabili di settore. Al fine di

semplificare i processi di pianificazione gestionale degli enti locali, il legislatore nel

2012 (d.lgs. 174/2012), ha previsto che i documenti programmatori di gestione

operativa, nello specifico il piano dettagliato degli obiettivi e il piano delle

performance del d.lgs 150/2009, vengano unificati organicamente in un unico

documento che è il Piano Esecutivo di Gestione (PEG). Le ultime novità introdotte in

tema di programmazione riguardano il decreto legislativo n. 126/2014, le

amministrazioni locali sono oggi chiamate ad applicare il principio contabile della

programmazione attuando processi di armonizzazione dei diversi sistemi e curandone

il collegamento con il Ciclo di gestione delle Performance. Le novità introdotte dal

decreto riguardano due articoli del testo unico degli enti locali (TUEL), l’articolo 170

relativo al Documento Unico di Programmazione (DUP) e l’articolo 169 relativo al

Piano Esecutivo di Gestione (PEG). Art. 170. La Relazione Previsionale

Programmatica (RPP) viene sostituita dal DUP, che costituisce la guida strategica e

operativa dell’ente locale: quella strategica ha come orizzonte temporale il mandato

amministrativo, quella operativa il bilancio di previsione. La sezione strategica si

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compone di una parte generale, un’analisi del contesto esterno ed interno e mira a

mettere in relazione:

Linee programmatiche di mandato;

Programmazione regionale;

Patto di stabilità6 interno e vincoli;

Gli indirizzi strategici che, a loro volta, messi in relazione con i vincoli di bilancio

devono essere tradotti in obiettivi strategici. La sezione operativa si muove in una

logica di cascanding, e mira a tradurre gli obiettivi strategici in obiettivi operativi.

L’art. 169. Il Piano Esecutivo di Gestione (PEG), deve essere deliberato nella prima

seduta di Giunta dopo l’approvazione di bilancio di previsione, da tenersi entro 20

giorni dall’approvazione di quest’ultimo ed ha lo stesso arco temporale. Nel PEG sono

indicati gli obiettivi della gestione che vengono affidati, unitamente le dotazioni

necessarie, ai responsabili dei servizi. L’adozione del PEG è facoltativa per i comuni

con popolazione inferiore ai 5000 abitanti.

6 Il Patto di Stabilità Interno (PSI) nasce dall'esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo in seno al Patto di stabilità e crescita

e specificamente nel trattato di Maastricht (Indebitamento netto della Pubblica Amministrazione/P.I.L. inferiore al 3% e rapporto Debito pubblico delle AA.PP./P.I.L. convergente verso il 60%). L'indebitamento netto

della Pubblica Amministrazione (P.A.) costituisce, quindi, il parametro principale da controllare, ai fini del rispetto dei criteri di convergenza e la causa di formazione dello stock di debito. L'indebitamento netto è definito

come il saldo fra entrate e spese finali, al netto delle operazioni finanziarie (riscossione e concessioni crediti, partecipazioni e conferimenti, anticipazioni), desunte dal conto economico della P.A., preparato dall'ISTAT.

Un obiettivo primario delle regole fiscali che costituiscono il Patto di stabilità interno è proprio il controllo dell'indebitamento netto degli enti territoriali (regioni e enti locali). Dal 1999 ad oggi l'Italia ha formulato il proprio

Patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure

sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi. La definizione delle regole del patto di stabilità interno avviene durante la predisposizione ed approvazione della manovra di finanza pubblica; momento in cui si analizzano le

previsioni sull'andamento della finanza pubblica e si decide l'entità delle misure correttive da porre in atto per l'anno successivo e la tipologia delle stesse. http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/e-

GOVERNME1/Patto-di-S/CosaeilPatto/

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Prima di queste modifiche dei due articoli del TUEL, il Comune di Carinaro non

aveva adottato il Piano delle Performance/PEG, poiché il PEG era di obbligo solo per

i comuni con più di 15000 abitanti, le funzioni del PEG erano assolte dalla RPP,

tuttavia con queste novità hanno indotto anche i comuni di piccole dimensioni ad

adeguarsi più dettagliatamente al Ciclo di gestione delle Performance dell’art.4

150/2009. Nel PEG come già detto, sono indicati gli obiettivi della gestione che sono

affidati, unitamente alle dotazioni necessarie, ai responsabili dei servizi. Quindi

possiamo considerare il PEG come un documento che dettaglia ulteriormente quanto

stabilito nel DUP, assegnando risorse e responsabilità ai responsabili dei servizi.

Concludendo quest’analisi normativa le novità introdotte hanno ampliato la platea dei

comuni che devono adottare il PEG. Infatti circa il 91% dei comuni hanno una

popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, tali novità rappresentano un passo importante

per gestire “bene” le risorse degli Enti ed indirizzare i dipendenti pubblici dei piccoli

comuni ad una maggiore efficienza ed efficacia.

La Valutazione della performance organizzativa dell’Ente

La performance organizzativa è il contributo che l’organizzazione nel suo complesso

o i singoli ambiti organizzativi apportano, attraverso la propria azione, al

raggiungimento delle finalità e degli obiettivi strategici definiti dall’Amministrazione

per la soddisfazione dei bisogni degli utenti e degli altri portatori di interesse.

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Il sistema di misurazione della performance organizzativa dell’Ente fa riferimento agli

ambiti previsti dall'art. 8 del D. Lgs. n. 150/2009, aggregati secondo i seguenti macro-

ambiti:

Il grado di attuazione della strategia (realizzazione obiettivi prioritari dei

settori e grado di soddisfazione dei bisogni finali);

Il miglioramento dei servizi ed efficienza nell’impiego delle risorse

(monitoraggio di indicatori di attività e gestionali);

Lo stato di salute dell'amministrazione (indici finanziari, clima

organizzativo).

L’implementazione del sistema di misurazione della performance organizzativa

avviene nel rispetto del principio di fattibilità e secondo criteri di gradualità. La

misurazione della performance organizzativa avviene attraverso l’utilizzo di un

sistema di indicatori riferiti ai profili di risultato che caratterizzano ciascun macro-

ambito della performance. La tabella che segue riporta la descrizione sintetica di

ogni macro-ambito, evidenziandone le finalità, i profili di risultato significativi, le

tipologie di indicatori utilizzabili e gli strumenti a supporto della misurazione

(alcuni già disponibili, altri da attivare nel tempo). La rilevazione a consuntivo dei

valori raggiunti da ogni indicatore permette di valutare il grado di raggiungimento

della performance del singolo indicatore. Nella fase di avvio del nuovo sistema di

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valutazione della performance organizzativa può essere individuato un numero

minimo d’indicatori, relativi a uno o più macro ambiti della Tabella sotto riportata.

La Valutazione della performance individuale del personale dei livelli

La performance individuale è il contributo che il singolo dipendente o responsabile

di posizione organizzativa fornisce al raggiungimento di specifici obiettivi individuali

o di gruppo e alla performance dell’unità organizzativa di appartenenza.

Macro-ambito Finalità Indicatori Strumenti a supporto della

misurazione

Grado di attuazione

della strategia e

impatto dell’azione

amministrativa

Valutare la capacità di

realizzare risultati coerenti con

gli obiettivi strategici

individuati nei documenti

programmatori dell’ente.

Indicatore di sintesi dello stato di

attuazione degli obiettivi

- Documento unico di programmazione (DUP)

- Piano esecutivo di

gestione/piano della

performance

Portafoglio dei

servizi

Valutare il livello di qualità dei

servizi erogati in relazione agli

standard di qualità dichiarati.

Valutare il rapporto tra risorse

impiegate e risultati ottenuti.

Valutare il grado di

soddisfazione dell’utenza in

relazione ai servizi erogati.

Indicatori di efficienza, in grado di rilevare il rapporto tra risorse impiegate (input) e quantità di servizi erogati (output). Rispetto di standard di qualità (carta dei servizi) Esiti dei processi di certificazione qualità. Tempestività dei procedimenti amministrativi. Indicatori legati alla soddisfazione

dell’utenza interna ed esterna.

- Carta dei servizi (standard di

qualità) - Certificazioni di qualità - Report sui tempi standard

procedimenti amministrativi - Customer satisfaction, interna ed

esterna

Stato di salute dell’amministrazione

Valutare la capacità dell’organizzazione di perseguire le proprie finalità istituzionali ed erogare i propri servizi in condizioni di

economicità e di benessere organizzativo

Rispetto degli equilibri di bilancio Rispetto del patto di stabilità Posizionamento rispetto ai parametri

di deficit strutturale Analisi delle entrate Analisi delle spese Livello e tipologia di indebitamento

Composizione e livello di

razionalizzazione del patrimonio

Indicatori di benessere organizzativo

Quadri di sintesi del bilancio di previsione e del conto del Bilancio. Tabella dei parametri di deficit strutturale. Tabella degli indicatori finanziari e dei parametri gestionali. Modulistica di riferimento per il patto di stabilità. Relazione al rendiconto di gestione. Analisi clima organizzativo

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Gli scopi del sistema di valutazione della performance individuale sono i seguenti:

evidenziare l’importanza del contributo individuale del personale valutato rispetto

agli obiettivi dell’amministrazione nel suo insieme e della struttura organizzativa

di appartenenza;

chiarire e comunicare che cosa ci si attende – in termini di risultati e

comportamenti – dalla singola persona;

supportare le singole persone nel miglioramento della loro performance (generare

allineamento con gli obiettivi complessivi dell’amministrazione);

valutare la performance e comunicare i risultati e le aspettative future alla singola

persona (supportare l’allineamento);

contribuire a creare e mantenere un clima organizzativo favorevole;

premiare la performance attraverso opportuni sistemi incentivanti;

promuovere una corretta gestione delle risorse umane.

Costituiscono oggetto del sistema di valutazione del personale dei livelli:

L’apporto individuale al raggiungimento degli obiettivi, individuati nel Piano

esecutivo di gestione, cui il dipendente partecipa;

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Le conoscenze, capacità e comportamenti organizzativi.

La valutazione del personale dei livelli è, pertanto, articolata in due parti:

Una prima parte (40%) riferita alla valutazione del comportamento del

dipendente nel concorso al raggiungimento degli obiettivi nei quali è

coinvolto;

Una seconda parte (60%) riferita alle capacità ed ai comportamenti

organizzativi.

Processo di valutazione

Il processo di valutazione si compone di tre fasi principali.

Fase iniziale

Ad inizio d’anno, non appena approvato il piano esecutivo di gestione/piano della

performance, il responsabile di settore comunica ai dipendenti gli obiettivi del settore

per l’anno di riferimento con i rispettivi indicatori ed individua il personale da

assegnare ai diversi obiettivi, anche confrontandosi con i dipendenti. A seguito delle

scelte effettuate, ad ogni dipendente verrà consegnata una scheda individuale che

riporta gli obiettivi, con i relativi indicatori, alla realizzazione dei quali è chiamato a

partecipare. Gli obiettivi possono essere di gruppo, e in questo caso la realizzazione

coinvolge contestualmente più dipendenti, oppure individuali. Insieme agli obiettivi

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vengono illustrati i fattori comportamentali sulla base dei quali il dipendente verrà

valutato nel corso dell’anno di riferimento.

Fase intermedia

In questa fase si verifica lo stato di avanzamento degli obiettivi. Il responsabile di

settore è tenuto ad organizzare una riunione di servizio per confrontarsi con i

dipendenti su eventuali problematiche e sulle possibili azioni correttive. I dipendenti

segnalano eventuali difficoltà o elementi che ostacolano il raggiungimento degli

obiettivi. Tale fase dovrà concludersi entro luglio. Il responsabile dovrà comunicare

al segretario comunale l’avvenuta riunione e tenere nota degli incontri effettuati. Gli

incontri possono essere, se lo si ritiene necessario, più di uno in corso d’anno. Il

responsabile potrà effettuare anche incontri individuali, che saranno obbligatori nel

caso si siano riscontrate particolari difficoltà o comportamenti non in linea con il

raggiungimento degli obiettivi.

Fase finale

A conclusione dell’anno di riferimento il responsabile di settore verifica il grado di

raggiungimento degli obiettivi, valuta il comportamento del dipendente nel corso del

raggiungimento degli obiettivi e il contributo da esso apportato, ed effettua i colloqui

individuali con i dipendenti per analizzare la prestazione dell’anno trascorso

relativamente ai comportamenti organizzativi. Il raggiungimento degli obiettivi deve

essere convalidato dall’organismo di valutazione attraverso i report predisposti dal

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responsabile di settore. Nel caso in cui sia stata introdotta l’autovalutazione, nel

colloquio dovrà essere posta particolare attenzione agli aspetti nei quali la percezione

del valutato e del valutatore non coincidono. E’ importante che la fase della

valutazione finale venga preceduta da un momento di incontro e confronto fra i

responsabili di settore e l’organismo di valutazione o il segretario comunale in merito

all’utilizzo della scala di valutazione, in modo da renderne omogenea da parte dei

responsabili l’applicazione.

La valutazione dell’apporto nel raggiungimento dei risultati

La valutazione dei risultati è strettamente collegata al sistema di programmazione

dell’ente che si avvale del Piano della performance/Piano esecutivo di gestione.

Quest’ultimo contiene gli obiettivi assegnati dalla Giunta ai responsabili di settore.

All’interno di ciascun settore vengono individuati all’inizio di ogni anno gli obiettivi

e gli indicatori di risultato ad essi collegati. Gli obiettivi riguardano sia l’attività

ordinaria, svolta con elevati livelli qualitativi, che quella di sviluppo del servizio.

Questi ultimi sono obiettivi diretti a migliorare l’efficienza e l’efficacia dei servizi

offerti o ad introdurre nuovi servizi/attività. Sono di norma obiettivi strettamente

connessi agli obiettivi strategici indicati nel PEG/Piano della Performance. Il

responsabile di settore assegna ad ogni dipendente o ad un gruppo di lavoro gli

obiettivi. Ogni dipendente verrà valutato sugli obiettivi a lui assegnati

individualmente o come componente del gruppo di lavoro. Alla valutazione del

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comportamento nel concorso al raggiungimento degli obiettivi è riservato il 40% della

valutazione complessiva dei dipendenti.

Tale valutazione tiene conto di:

A) percentuale di partecipazione del dipendente all’obiettivo come predeterminata

dal titolare di posizione organizzativa in fase di predisposizione degli obiettivi del

settore, fatte salve eventuali modifiche in corso di attuazione degli obiettivi

attestate dal titolare di posizione organizzativa nella fase finale di verifica. Per la

definizione di tale percentuale, il titolare di posizione organizzativa deve

suddividere il lavoro di ciascun dipendente tra i diversi obiettivi, tenendo presente

che il totale per ciascun dipendente deve sempre essere 100.

DIPENDENTE OBIETTIVO 1 OBIETTIVO 2 OBIETTIVO 3 OBIETTIVO 4 OBIETTIVO 5

ROSSI 20%

30% 50%

BIANCHI 10% 50% 20% 20%

In tale processo deve essere coinvolto il personale del settore e la suddivisione

percentuale deve essere tempestivamente comunicata a ciascun dipendente.

B) Grado di realizzazione dell’obiettivo stabilita dal Nucleo di Valutazione in fase di

valutazione del titolare di posizione organizzativa. Per gli obiettivi raggiunti in

percentuale maggiore a 95%, il grado realizzazione dell’obiettivo, espresso in

percentuale, sarà comunque 100%.

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C) Contributo individuale effettivamente dato dal dipendente e determinato a

consuntivo dal titolare di posizione organizzativa sulla base della seguente scala

di valori:

Non valutabile (assenza di oltre sei mesi nell’anno) 0

Contributo individuale non significativo da 1% a 20%

Contributo individuale contenuto da 21% a 40%

Contributo individuale discreto da 41% a 60%

Contributo individuale ampio da 61% a 80%

Contributo individuale di rilievo da 81% a 100%

Il punteggio complessivo è ottenuto automaticamente rapportando i 40 punti totali

assegnati a tale ambito di valutazione al prodotto delle tre voci sopra riportate secondo

la formula:

per ogni obiettivo (A1/100+B1/100+C1/100)*40 + (A2/100+ B2/100+ C2/100)*40 +

…., dove 1,2, …. si riferiscono agli obiettivi, A indica la percentuale di partecipazione

del dipendente al raggiungimento dell’obiettivo, B indica il grado di realizzazione

dell’obiettivo e C indica il contributo effettivamente dato dal dipendente per il

raggiungimento dell’obiettivo (ad es.: A1 indica la percentuale di partecipazione del

dipendente al raggiungimento dell’obiettivo n.1, B2 indica il grado di realizzazione

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dell’obiettivo n. 2, C1 indica il contributo effettivamente dato dal dipendete per il

raggiungimento dell’obiettivo n.1 e così via).

La valutazione dei comportamenti

Alla valutazione delle capacità e dei comportamenti organizzativi è riservato il 60%

della valutazione complessiva dei dipendenti. La valutazione dei comportamenti

viene svolta dal responsabile di settore considerando tre aree comportamentali:

l’ambito gestionale (come si gestisce al propria attività), relazionale (come ci si

rapporta con gli altri) e dell’innovazione (come si contribuisce al miglioramento).

Sono individuati n. 13 indicatori oggetto di valutazione, ciascuno dei quali

riconducibile ad un ambito sopra descritto:

Ambito Indicatori

GESTIONALE

1. SVOLGIMENTO DEI COMPITI E DELLE FUNZIONI ASSEGANTE AL FINE DI RAGGIUNGERE

L’OBIETTIVO INDICATO

2. UTILIZZO DEL TEMPO DI LAVORO E DELLE ALTRE RISORSE DISPONIBILI

5. ATTENZIONE AL SODDISFACIMENTO DELL’UTENZA

9. GRADO DI AUTONOMIA E RESPONSABILITA’

10. ORIENTAMENTO AI RISULTATI

11. ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE ASSEGNATE

RELAZIONALE 6. RELAZIONI CON I COLLEGHI

8. CAPACITA’ DI MOTIVARE E COINVOLGERE

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L’insieme degli indicatori utilizzati è diverso in base alla categoria professionale di

appartenenza del dipendente (A, B, C, D) (tabella 2) al fine di valorizzare per ogni

categorie le peculiarità della stessa. A ciascun elemento di valutazione viene

assegnato un valore che va dal minimo di 1 al massimo di 5 (da “critico” ad “ottimo”).

Al comportamento medio atteso corrisponde una valutazione pari a 4.

La valutazione complessiva e Merito

La valutazione complessiva del dipendente, al fine dell’erogazione dell’incentivo di

produttività, tiene conto di entrambe le valutazioni sopra descritte, quella relativa ai

risultati e quella relativa ai comportamenti organizzativi. I punteggi ottenuti nelle due

valutazioni sono sommati. Prima di effettuare al somma, il punteggio relativo ai

risultati va espresso su base 40 e quello dei comportamenti su base 60. In base al

punteggio raggiunto viene poi calcolata la percentuale di budget da erogare secondo

la seguente tabella:

Punteggio ottenuto nella

valutazione % di erogazione del budget

<30 Nessuna retribuzione

da 30 a 75 in proporzione al punteggio ottenuto

da 76 a 80 80%

12. COOPERAZIONE E INTEGRAZIONE

13. CAPACITA’ DI VALUTARE

INNOVATIVO

3. LIVELLO DI INIZIATIVA PROFESSIONALE

4. FLESSIBILITA’ E ADATTAMENTO AI MUTAMENTI ORGANIZZATIVI

7. ARRICCHIMENTO PROFESSIONALE

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da 81 a 85 85%

da 86 a 88 90%

da 89 a 90 95%

da 91 a 100 100%

La Valutazione della Performance dei titolari di posizione organizzativa

Per titolari di posizione organizzativa, che nel comune di Carinaro coincidono con i

responsabili di settore, la valutazione si compone della valutazione dei comportamenti

organizzativi, con un peso del 50%, e dei risultati, anch’essa con un peso pari al 50%.

La valutazione dei comportamenti

La valutazione dei comportamenti organizzativi è del tutto analoga a quella descritta

nel paragrafo precedente riferito al personale dei livelli. Gli indicatori considerati per

la valutazione dei comportamenti sono evidenziati nella tabella 2. Particolare enfasi è

posta sull’orientamento ai risultati e sulle capacità organizzative. A ciascun elemento

di valutazione viene assegnato un valore che va dal minimo di 1 al massimo di 5 (da

“critico” ad “ottimo”). Al comportamento medio atteso corrisponde una valutazione

pari a 4. Sono attribuibili anche valori decimali (ad es.: 4,5) Il punteggio massimo

ottenibile è pari a 35.

La valutazione dei risultati

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La valutazione dei risultati tiene conto di tutti gli obiettivi assegnati al settore. Per

ciascun settore, ad ogni obiettivo, viene attribuito un peso compreso fra 0 e 1, così che

la somma dei pesi di tutti gli obbiettivi assegnati al settore sia pari ad 1. La pesatura

degli obbiettivi ha lo scopo di consentire la loro differenziazione e graduazione in

relazione ai seguenti fattori:

rilevanza dell’obiettivo rispetto alle strategie perseguite dall’amministrazione;

coerenza con i bisogni della collettività;

capacità di determinare un significativo miglioramento della qualità dei

servizi erogati e degli interventi idoneità a mantenere standard adeguati in

condizioni critiche determinate, congiuntamente o separatamente, dalla

riduzione delle risorse disponibili, dalla rapida variazione o trasformazione

dei fabbisogni espressi dalla comunità o da altre circostanze non prevedibili

ovvero non governabili dall’unità amministrativa incaricata del presidio delle

funzioni o dei servizi;

dalla complessità delle attività necessarie per attuarlo, interfunzionalità/grado

di realizzabilità.

La pesatura è effettuata dal nucleo di valutazione. La rilevanza (peso) degli obiettivi

ha impatto nella valutazione individuale del responsabili di settore dal momento che

ogni soggetto valutato ottiene un indice di complessità determinato dal numero di

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obiettivi assegnati e dal peso di ciascuno di essi. Non viene utilizzata per la

valutazione del personale dei livelli, descritta nei paragrafi precedenti.

La valutazione complessiva e Merito

La valutazione complessiva del titolare di posizione organizzativa, al fine

dell’erogazione dell’incentivo di produttività, tiene conto di entrambe le valutazioni

sopra descritte, quella relativa ai risultati e quella relativa ai comportamenti

organizzativi. I punteggi ottenuti nelle due valutazioni sono sommati. Prima di

effettuare al somma, il punteggio relativo a ciascuna delle due componenti,

comportamento organizzativo e risultati, va espresso su base 50.

In base al punteggio raggiunto viene poi calcolata la percentuale di retribuzione di

risultato da erogare secondo la seguente tabella:

Punteggio ottenuto nella

valutazione % di erogazione del budget

<30 Nessuna retribuzione

da 30 a 75 in proporzione al punteggio ottenuto

da 76 a 80 80%

da 81 a 85 85%

da 86 a 88 90%

da 89 a 90 95%

da 91 a 100 100%

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La valutazione viene proposta annualmente al Sindaco dal Nucleo di Valutazione. Per

tale valutazione il Nucleo di Valutazione si può avvalere di osservatori privilegiati

che interagiscono con i titolari di posizione organizzativa, quali ad esempio: il

segretario generale, il sindaco e gli assessori, collaboratori diretti, altri organi di

controllo. Il Nucleo di Valutazione può inoltre realizzare indagini sul personale

dipendente volte a rilevare il livello di benessere organizzativo ed il grado di

condivisione del sistema di valutazione, nonché la rilevazione della valutazione del

superiore gerarchico da parte dei suoi dipendenti. Ai fini dello sviluppo del processo

valutativo, il Nucleo di Valutazione ha inoltre la facoltà di utilizzare lo strumento

dell’autovalutazione, anche al fine di evidenziare le aree di eccellenza o di debolezza

così come percepite dal valutato. La raccolta di informazioni e l’autovalutazione non

sono fasi procedimentali a rilevanza pubblica, ma tese semplicemente a migliorare il

processo valutativo e non vincolano il Nucleo di Valutazione. Al termine del processo

valutativo l’organismo di valutazione predispone la proposta di valutazione da

sottoporre al Sindaco per l’approvazione, compilando la scheda finale per ogni

responsabile. Per quanto attiene alla parte di scheda di valutazione relativa al

raggiungimento degli obiettivi, la stessa viene compilata sulla base dei report

predisposti dai responsabili di settore e validati nelle risultanze finali dall’organismo

di valutazione. Il processo di valutazione, come per i dipendenti, si articola nelle tra

fasi descritte al precedente paragrafo:

Fase iniziale di attribuzione degli obiettivi da parte della Giunta,

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Fase intermedia di verifica dello stato di avanzamento degli obiettivi, svolta

con il segretario generale,

Fase finale di compilazione della schede valutative.

La valutazione del segretario comunale

La metodologia di valutazione del segretario comunale è adottata dal Sindaco su

proposta del nucleo di valutazione. Il segretario comunale, se componente del nucleo

di valutazione, non partecipa alla definizione della proposta. La valutazione riguarda

lo svolgimento delle funzione assegnate al segretario comunale dalla legge (art. 97,

comma 4, del D. Lgs. 267/2000) e misura il raggiungimento degli obiettivi assegnati,

la qualità del contributo assicurato alla performance generale della struttura e le

capacità professionali e manageriali dimostrate.

La Relazione sulla performance

Entro il 30 giugno di ogni anno deve essere approvato un documento, denominato

“Relazione sulla performance”, che evidenzia a consuntivo e con riferimento all’anno

precedente i risultati organizzativi e individuali raggiunti rispetto ai singoli obiettivi

programmati. Per quanto riguarda la valutazione dei risultati organizzativi, cioè

dell’Ente nel suo complesso sono presenti:

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- indicatori organizzativi ed individuali, i cui obiettivi di performance erano presenti

nel PEG;

- indicatori finanziari;

- i risultati di indagini sulla soddisfazione dell’utenza.

Ad esempio nel PEG relativo all’anno 2016 per quanto riguarda l’Ufficio per i servizi

generali dell’Ente, all’interno del processo Gestione segreteria, in riferimento alle

pubblicazioni delle deliberazioni del consiglio, un indicatore utilizzato è il tempo

medio che intercorre tra l’assegnazione di un protocollo in arrivo e l’acquisizione del

documento e la pubblicazione. Di seguito viene riportata la tabella che rappresenta le

obiettivi, attività, risultato atteso e indicatori.

DESCRIZIONE

OBIETTIVI

ATTIVITA’ RISULTATO

ATTESO

INDICATORI

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3.4 Il Nucleo di Valutazione del Comune di Carinaro

Alla luce del nuovo sistema dei controlli interni e della nuova disciplina sulla

trasparenza e sull’anticorruzione, l’ente nel 15 luglio 2014 ha ritenuto opportuno

approvare un nuovo regolamento che disciplini l’istituzione del Nucleo di valutazione

e, più compiutamente, le sue competenze, la durata del relativo incarico nonché le

modalità di funzionamento che, in maniera più incisiva, collabori con gli organi di

governo e di gestione nonché con gli altri organi di controllo interno e di revisione dei

conti, al fine di contribuire al miglioramento della qualità dell’attività e dei risultati di

questa civica amministrazione. Prima di questa disciplina le attività di valutazione

erano affidate al Segretario Comunale, che ha rassegnato le proprie dimissioni quale

Presidente del Nucleo di Valutazione, in quanto questo ruolo è incompatibile con

quello di Responsabile dell’Anticorruzione e della trasparenza. Inoltre C’è da

ricordare con la deliberazione n. 12/2013 della CIVIT , ha stabilito che gli enti locali

hanno la facoltà e non l’obbligo di costituire l’OIV (Organismo Indipendente di

Pubblicazioni delle

deliberazioni del consiglio

I testi delle deliberazioni del

Consiglio vengono perfezionati

nel momento in cui le stesse

vengono sottoposte

all’approvazione dell’organo

competente. Il tempo che

intercorre tra la seduta

deliberativa e la pubblicazione

della deliberazione costituisce

un misuratore idoneo di tale

attività dell’ufficio.

Assegnare un intervallo medio

annuo di 5 giorni tra quei 2

momenti, significa porsi un

obiettivo coerente e

performante.

- Intervallo medio di

pubblicazione entro 5

giorni risultato 100%

- Intervallo medio di

pubblicazione entro 8

giorni risultato 50%

- Intervallo medio di

pubblicazione entro

12 giorni risultato

30%

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Valutazione), in quanto, nella loro autonomia, possono affidare ad altri organi i

compiti previsti dai principi di cui alle disposizioni del d.lgs. n. 150/2009.

3.5 Piano Triennale di Prevenzione della corruzione e la trasparenza e l’integrità

Il Comune di Carinaro per il triennio 2016 – 2018 ha approvato il Piano triennale di

Prevenzione della Corruzione, che costituisce uno strumento per contenere situazioni

illegali, collusive, immorali, che possono caratterizzare l’attività amministrativa,

manifestandosi attraverso abusi di soggetti operanti nel nome, per conto e con la

pubblica amministrazione, e attraverso l’uso distorto dei poteri e dei compiti a loro

affidati. Ne consegue che procedere all’adozione del Piano non è un adempimento

formale ma rappresenta uno strumento per amministrare “bene”.

In questa prospettiva, allora, il Piano riveste diverse funzioni:

- Organizzatore di un sistema stabile e efficace di contrasto alla corruzione ed

all’illegalità in genere;

- Configuratore della valutazione del livello di esposizione degli uffici al rischio

di corruzione;

- Definitore degli interventi organizzativi utili alla prevenzione dei rischi;

- Creatore di una linea strategica di collegamento tra corruzione, trasparenza

e performance, secondo una visione completa dell’azione amministrativa pura

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che caratterizza i comportamenti corretti come trasparenti e valutabili secondo

tracciature precise e ricostruibili;

- Indicatore di responsabilità.

Il Piano, sostanzialmente, assume il ruolo di una vera e propria mappa di contenuti e

comportamenti, che devono essere portati a modello procedurale e pratico per la

migliore attuazione del Sistema di Prevenzione della Corruzione. Per dare forza alle

richieste di legge, una specifica sezione del piano è costituita dal Programma

Triennale per la Trasparenza e l’Integrità, poiché delle norme anticorruzione fanno

parte, con un ruolo primario, il controllo a carattere sociale e la trasparenza, con

l’applicazione del decreto legislativo n.33 del 20137. Per Controllo a carattere sociale

si intende l’obbligo di pubblicazione che risponde a richieste di conoscenza e

trasparenza, attraverso la pubblicazione sul sito web dell’Ente di tutti i dati, le notizie,

le informazioni, gli atti ed i provvedimenti amministrativi. Nello specifico devono

essere evidenziate le informazioni relative ai procedimenti amministrativi, costi di

realizzazione delle opere pubbliche e di produzione dei servizi erogati ai cittadini.

Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione

Il piano triennale per la prevenzione della corruzione, redatto ai sensi del comma 59

dell’art. 1 della L. 190/2012 e secondo le linee di indirizzo dettate dal Piano Nazionale

7 Riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.

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Anticorruzione approvato dall’ANAC con delibera 72/2013, si prefigge i seguenti

obiettivi:

a) ridurre le opportunità che favoriscono i casi di corruzione;

b) aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;

c) stabilire interventi organizzativi volti a prevenire i rischi di corruzione.

Per raggiungere le predette finalità, il piano: evidenzia e descrive il livello di

esposizione degli uffici e delle relative attività al rischio di corruzione e di illegalità,

e indica gli interventi organizzativi e/o normativo- regolamentari volti a prevenire il

medesimo rischio.

Destinatari del piano

Destinatari del piano, ovvero soggetti chiamati a darvi attuazione, che concorrono alla

prevenzione della corruzione mediante compiti e funzioni indicati nella legge e nel

Piano nazionale Anticorruzione, oltre che nel presente documento, sono:

- Il Responsabile della prevenzione;

- l’Organo di indirizzo politico;

- I Responsabili dei Settori, Referenti del Responsabile della Prevenzione della

corruzione, relativamente ai settori di propria competenza;

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- il Nucleo di valutazione;

- l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD);

- Tutti i dipendenti dell’Amministrazione, ciascuno per quanto di propria

competenza;

- I collaboratori, a qualsiasi titolo, dell’Amministrazione, tenuti altresì all’osservanza

delle prescrizioni contenute nel codice di comportamento.

Il Responsabile della prevenzione alla corruzione nel Comune di Carinaro è

Segretario Generale ed è designato dall’organo politico. I referenti del Responsabile

della prevenzione della corruzione, coincidenti con i responsabili dei Settori, curano

la tempestiva comunicazione delle informazioni nei confronti del Responsabile della

Prevenzione della corruzione, secondo quanto stabilito nel piano.

Misure di Prevenzione alla corruzione

Per prevenire la corruzione il comune di Carinaro ha adottato le seguenti misure:

- Scansione di tutto quanto protocollato in entrata all’ente; sua generale

consultazione in forma digitale da parte del sindaco e del segretario comunale;

- L’immediata scansione e archiviazione degli atti con contestuale invio agli uffici

competenti.

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Pratica questa necessaria a verificare e controllare i tempi di adempimento dei

dipendenti e ad monitorare i soggetti che si relazionano con l’ente. Garantendo la

corretta tenuta dei documenti. In tal modo sarà anche analiticamente esaminato il

contesto esterno ed interno dell’ente. Si evidenzia non si hanno diretta contezza di

fenomeni esterni di criminalità organizzata. Tuttavia l’attenzione deve essere alta

dacché il comune di Carinaro si trova nella provincia di Caserta che è un territorio

notoriamente influenzato dalla delinquenza organizzata. Le misure che involgano la

parziale rinnovazione degli strumenti in dotazione al protocollo dovranno attuarsi nel

corso del 2016. Nell’ottica di rendere sistemica la disciplina dell’anticorruzione

soprattutto con riferimento ai processi amministrativi l’ente ha attivato con l’ASMEL8

lo sportello anticorruzione.

La rotazione degli incarichi

Rispetto alla vigente dotazione organica (n. 41 posti ) e al numero della popolazione

residente (circa 7.000), le risorse umane in servizio (n. 15) sono di gran lunga

insufficienti a garantire un efficiente svolgimento delle attività amministrative.

L’assenza di categorie D nell’Area Finanziaria pone seri problemi organizzativi e

funzionali dei servizi ragioneria e tributi. Stesso problema organizzativo si presenta

nell’Area tecnica dove è in servizio una sola unità di cat. D, affiancata da un’unità di

cat. C , che insieme svolgono tutte le attività relative ai Servizi Urbanistica, Edilizia

8 L’Associazione per la sussidiarietà e modernizzazione degli enti locali, ha l’obiettivo di valorizzare l’azione di governo locale attraverso

l’alleggerimento, semplificazione e l’accorpamento dei processi gestionali. A tal fine svolge un’azione di raccordo, supporto e affiancamento

delle autonomie locali contribuendo a rafforzare il “tessuto connettivo” delle autonomie locali estremamente frammentato e caratterizzato da

un numero molto elevato di Comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Per approfondimento, http://www.asmel.eu/

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privata, Ambiente e Territorio, Opere Pubbliche, Patrimonio e Manutenzioni. Stessa

carenza di risorse umane si ripresenta nel Servizio di polizia Municipale. Le

limitazioni poste dalla normativa vigente alle assunzioni a tempo indeterminato e

determinato costituiscono un grave ostacolo per garantire anche solo i servizi minimi

indispensabili in ogni Area in cui è suddivisa la struttura comunale. L’applicazione

della “rotazione del personale”, misura preventiva anticorruzione prevista dal P.N.A.,

nella situazione reale in cui si trova il Comune di Carinaro, risulta estremamente

difficile, soprattutto con riferimento alle posizioni apicali di Cat. D. La responsabilità

dell’Area Tecnica, come quella dell’Area Finanziaria e del Servizio di Polizia

Municipale, richiede una competenza “tecnica/professionale” specifica che nella

fattispecie concreta non risulta intercambiabile. La misura della rotazione del

personale potrebbe, invece, essere adottata per i Responsabili di Procedimento, di cat.

C e B presenti nelle tre Aree. Dove vi siano almeno due dipendenti in possesso della

necessaria qualifica professionale, potrà essere disposta la rotazione degli incarichi,

in modo che nessun dipendente sia titolare dell'ufficio per un periodo superiore ad un

triennio, onde evitare che possano consolidarsi delle posizioni “di privilegio” nella

gestione diretta di determinate attività. La rotazione del personale da un Ufficio ad un

altro della stessa Area, viene disposta dal Responsabile dell’Area stessa, sentito il

Sindaco e il Segretario Comunale. La rotazione del personale da un Ufficio ad un altro

di Area diversa viene disposta dal Segretario Comunale, valutandone accuratamente

l’opportunità, su proposta di un Responsabile di Area e sentiti il Sindaco e gli altri

Responsabili di Area. Va evidenziato che la rotazione del personale, per non produrre

effetti che rallentino o paralizzino le attività amministrative, a causa dell’inesperienza

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del personale, deve essere ben vagliata e, eventualmente, preceduta da un periodo

trimestrale di preparazione/affiancamento nel nuovo Ufficio di assegnazione. Va

anche evidenziato che nella situazione reale del Comune di Carinaro, gran parte dei

dipendenti sono prossimi all’età pensionabile e che con grandi difficoltà essi

cambierebbero Ufficio e Attività. Non considerando le conseguenze negative della

“rotazione” sull’efficienza dell’attività amministrativa ma solo l’obiettivo di

prevenire fenomeni corruttivi, si rischia di violare quelli che sono i principi cardine

della l. 241/1990: efficienza, efficacia ed economicità. L’oggettiva impossibilità di

applicare la “rotazione del personale” verrà compensata dal rafforzamento dei

controlli interni definiti dall’apposito Regolamento Comunale a cui si fa rinvio. Nel

caso di avvio di procedimento penale o disciplinare per condotta di natura corruttiva,

il Responsabile Anticorruzione propone l’adozione della rotazione del personale

interessato con l’assegnazione ad altro Ufficio della stessa Area di appartenenza o di

Area diversa.

Misure di prevenzione relativi ad incarichi e cumulo di impieghi per i dipendenti

pubblici

Non possono essere conferiti ai dipendenti incarichi, non compresi nei compiti e

doveri d’ufficio, che non siano espressamente previsti da leggi o da altre forme

normative, o che non siano espressamente autorizzati. In ogni caso, il conferimento

operato direttamente dall’amministrazione, nonché l’autorizzazione all’esercizio di

incarichi che provengano da amministrazione pubblica diversa da quella di

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appartenenza, ovvero da altri enti pubblici o privati o persone fisiche, che svolgono

attività d’impresa o commerciale, sono disposti dal Responsabile dell’Area presso cui

opera il dipendente. Per i Responsabili essi sono disposti dal Segretario Generale. Nel

provvedimento di conferimento o di autorizzazione dovrà darsi atto che lo

svolgimento dell'incarico non comporti alcuna incompatibilità, sia di diritto che di

fatto, nell’interesse del buon andamento della pubblica amministrazione nè situazione

di conflitto, anche potenziale, di interessi che pregiudichino l’esercizio imparziale

delle funzioni attribuite al dipendente. Nel caso in cui un dipendente svolga incarichi

retribuiti che non siano stati conferiti o previamente autorizzati dall’amministrazione

di appartenenza, salve le più gravi sanzioni e ferma restando la responsabilità

disciplinare, il compenso dovuto per le prestazioni eventualmente svolte deve essere

versato all'ente per essere destinato ad incremento del fondo del salario accessorio.

L’omissione del versamento del compenso da parte del dipendente pubblico indebito

percettore costituisce ipotesi di responsabilità erariale soggetta alla giurisdizione della

Corte dei Conti. I dipendenti che cessano dal servizio, nei tre anni successivi alla

cessazione, non possono svolgere attività lavorativa o professionale presso i soggetti

privati destinatari di provvedimenti emessi o di atti negoziali assunti dall'ufficio cui è

appartenuto il dipendente negli ultimi tre anni di servizio. In caso di violazione di

questa disposizione, i contratti conclusi e gli incarichi conferiti sono nulli e i soggetti

privati che li hanno conclusi o conferiti non potranno avere rapporti contrattuali né

affidamenti da parte dell'ente per i successivi tre anni con obbligo di restituzione dei

compensi eventualmente percepiti e accertati.

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Principi di gestione del rischio

Il Rischio costituisce la capacità potenziale, di un’azione e/o di un comportamento, di

creare conseguenze illegali a danno della Pubblica Amministrazione.

Il Rischio richiede un’attenzione dedicata quale fattispecie da scongiurare, in termini

assoluti, a tutela dell’integrità delle azioni e delle condotte amministrative.

La Gestione del Rischio, a tutti i livelli, deve essere:

– efficace;

– sistematica;

– strutturata;

– tempestiva; – dinamica;

– trasparente.

La Gestione del Rischio deve essere destinata a:

– creare e proteggere il valore delle azioni e dei comportamenti;

– essere parte integrante di tutti processi organizzativi;

– essere parte di ogni processo decisionale,

– fondarsi sulle migliori informazioni disponibili;

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– considerare i fattori umani e culturali;

– favorire il miglioramento continuo dell’organizzazione e dei procedimenti.

Materie sottoposte a rischio di corruzione

La materie sottoposte a rischio corruzione sono elencate in modo, dall’art. 1, comma

16, della legge n. 190/2012:

1)le materie in generale oggetto di Incompatibilità;

2)le materie oggetto del Codice di Comportamento dei Dipendenti dell’Ente,

compresa la Rotazione del Personale e le situazioni di Conflitto di Interesse;

3)le retribuzioni dei Responsabili di Area ed i tassi di assenza e di maggiore presenza

del Personale;

4)la Trasparenza e le materie oggetto di informazioni rilevanti con le relative modalità

di pubblicazione;

5) le attività oggetto di autorizzazione o concessione;

6)le attività nelle quali si sceglie il contraente per l’affidamento di lavori, forniture e

servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del Codice

dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, anche con riferimento alla

formazione delle Commissioni, alla valutazione delle offerte e delle anomalie, alla

revoca dei bandi, alle varianti in corso d’opera, al sub appalto;

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7) le attività oggetto di concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi,

ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a

Persone ed Enti, pubblici e privati;

8) i concorsi, le mobilità, l’utilizzo di graduatorie di altri Enti e le prove selettive per

l’assunzione del Personale, nonché le progressioni di carriera, anche in relazione alla

formazione delle Commissioni;

10) le attività connesse alla revisione della spesa (spending review);

Valutazione del rischio

L’indice di valutazione del rischio è riferita al grado di esposizione alla corruzione,

ed è calcolato sulla base delle probabilità di rischio da 1 a 5, dove 1 corrisponde

all’indice minimo, e 5 all’indice massimo. La valutazione del rischio è effettuata su

ogni attività e procedimento relativi alle materie a rischio di corruzione: sia per quelle

previste dalla legge, e sia per quelle previste nel Piano. Pertanto, la valutazione del

rischio si riferisce ad ogni Processo dell’Ente, con questo termine significando il

sistema di azioni, atti e comportamenti collegati tra loro giuridicamente e

logicamente.

Per il Processo Discrezionale, che si riferisce al grado di decisione:

– Del tutto vincolato = indice 1;

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– Parzialmente vincolato dalla legge e da atti amministrativi di qualsiasi genere =

indice 2;

– Parzialmente vincolato solo dalla legge = indice 3;

– Parzialmente vincolato solo da atti amministrativi di qualsiasi genere = indice 4;

– Altamente discrezionale = indice 5.

Per l’Impatto organizzativo, che si riferisce alla percentuale di Personale impiegato

nel singolo Servizio competente a svolgere il processo, o la fase di processo di

competenza specifica nell’ambito di questo Ente. Per cui, se il processo coinvolge

l’attività di più Servizi nell’ambito dell’Ente, occorre riferire la percentuale al

personale impiegato nei servizi coinvolti:

– Fino a circa il 20% = indice1;

– Fino a circa il 40% = indice 2;

– Fino a circa il 60% = indice 3;

– Fino a circa l’80% = indice 4;

– Fino a circa il 100% = indice 5.

Per la Rilevanza esterna, che si riferisce agli effetti diretti che il processo produce

all’esterno dell’Ente:

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– Se ha come destinatario finale un ufficio interno = indice 2;

– Se il risultato del processo è rivolto direttamente ad utenti esterni= indice 5.

Per l’Impatto economico, che si riferisce al caso in cui negli ultimi 5 anni sono state

pronunciate sentenze della Corte dei conti a carico di Dipendenti dell’Ente, o sono

state pronunciate sentenze di risarcimento del danno a favore dell’Ente per la stessa

tipologia di evento o di tipologie analoghe:

– In caso minimamente negativo = indice 1;

– In caso positivo = indice 5.

Per la Complessità del processo, che si riferisce al caso di un processo complesso

che comporta il coinvolgimento di più amministrazioni (esclusi i controlli) in fasi

successive per il conseguimento del risultato:

– Nel caso il processo coinvolga una sola Pubblica Amministrazione = indice 5;

– Nel caso il processo coinvolga più di 3 Pubbliche Amministrazioni = indice 3;

– Nel caso il processo coinvolga più di 5 Pubbliche Amministrazioni = indice 1.

Per l’Impatto reputazionale, che si riferisce al caso in cui nel corso degli ultimi 5

anni sono stati pubblicati su giornali o riviste articoli aventi ad oggetto il medesimo

evento o eventi analoghi:

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– Nel caso di probabilità, ma fondata solo sulla memoria = indice 1;

– Nel caso positivo, solo sulla stampa locale = indice 2;

– Nel caso positivo, solo sulla stampa nazionale = indice 3;

– Nel caso positivo, sulla stampa locale e nazionale = indice 4;

– Nel caso positivo, sulla stampa locale, nazionale e internazionale = indice 5

Per il Valore economico, che si riferisce all’impatto del processo:

– Nel caso di rilevanza esclusivamente interna = indice 1;

– Nel caso di attribuzione di vantaggi economici modesti a soggetti esterni = indice

3;

– Nel caso di attribuzione di considerevoli vantaggi a soggetti esterni = indice 5.

Per l’Impatto organizzativo, economico e sull’immagine, che si riferisce al livello

in cui può collocarsi il rischio dell’evento (livello apicale, livello intermedio o livello

basso) ovvero la posizione/il ruolo che Dipendente riveste nell’organizzazione è

elevata, media o bassa:

– Livello di Addetto = indice 1;

– Livello di Collaboratore o Funzionario = indice 2;

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– Livello di Dirigente e/o di Posizione Organizzativa = indice 3;

– Livello di Dirigente = indice 4;

– Livello di Segretario Generale = indice 5.

Per la Frazionabilità del processo, che si riferisce al risultato finale che può essere

raggiunto anche effettuando una pluralità di operazioni di entità economica ridotta

che, considerate complessivamente, alla fine assicurano lo stesso risultato (es.:

pluralità di affidamenti ridotti):

– In caso negativo = indice 1;

– In caso positivo = indice 5.

Per i Controlli, che si riferiscono, muovendo dall’esperienza pregressa, ai tipi di

controllo applicati sul processo ed alla loro adeguatezza a neutralizzare il rischio:

– Nel caso costituiscano un efficace strumento di neutralizzazione = indice 1

– Nel caso siano molto efficaci = indice 2;

– Nel caso siano approssimativamente efficaci = indice 3;

– Nel caso siano minimamente efficaci = indice 4;

– Nel caso non siano efficaci = indice 5.

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La Valutazione concreta del rischio

La valutazione del Rischio rappresenta un’altra delle forti innovazioni introdotte dal

Sistema Anticorruzione poiché, attraverso questa attività, è possibile quantificare il

grado di esposizione di una determinata competenza amministrativa alla possibilità di

subire alterazioni che in quanto tali sono illecite. Pertanto, valutare a quale rischio ed

a quanto rischio una certa materia può essere esposta diviene una richiesta dai profili

assoluti per poter realizzare un’accettabile azione di prevenzione della corruzione. I

parametri prevedono una forbice di esposizione da 1 a 5, dove 5 è il grado massimo

di esposizione, e sono il risultato di quanto voluto dal Sistema così come definito e

tradotto nel Piano Nazionale Anticorruzione. Di conseguenza, sarà obbligo del

Responsabile della Corruzione, supportato dai Referenti, dal Nucleo di Valutazione e

dal Revisore dei Conti, prendere l’elenco dei procedimenti amministrativi comunali e

su ognuno di essi esperire una valutazione: che parta dal momento di attivazione del

procedimento, non sottovalutando questa fase e le condizioni che l’hanno

determinata, se quindi sono interne o esterne; passi attraverso un esame attento delle

singole fasi; misuri la discrezionalità a seconda del grado di elevazione della stessa e

quindi della sua incidenza sulla decisione finale; continui con la considerazione

dell’impatto così come disegnato; termini con una definizione della valutazione

dell’intero procedimento esprimendo la gradazione dell’esposizione al rischio.

Il risultato della valutazione costituirà integrazione e implementazione del Piano,

oggetto di approvazione da parte della Giunta Comunale.

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Programma triennale per la trasparenza e l’integrità

Il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità costituisce Sezione del Piano

Triennale di Prevenzione della Corruzione e contiene misure coordinate con gli

interventi previsti dal Piano Triennale della Prevenzione della Corruzione. Il Piano

per la Trasparenza e l’Integrità è finalizzato a dare organica, piena e completa

applicazione al Principio di Trasparenza, qualificata:

– ai sensi dell’art. 1, comma primo, del Decreto Legislativo n. 33 del 2013 quale

accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle

pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul

perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche;

– ed, ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione, come

determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e

sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.

Il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità costituisce l’opportuno

completamento delle misure idonee per l’affermazione della legalità, come

presupposto culturale diffuso, e uno degli strumenti utili per prevenire azioni e

comportamenti implicanti corruzione. Il Piano Triennale di Prevenzione della

Corruzione, che richiede la determinazione delle azioni, delle attività, dei

provvedimenti, delle misure, dei modi e delle iniziative per l’adempimento degli

obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente, considera come necessarie

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le misure organizzative strumentali alla definizione della regolarità e della

tempestività dei flussi informativi riferiti ai Responsabili delle Aree. Il Programma

Triennale per la Trasparenza e l’Integrità osserva, non solo le disposizioni di legge,

ma anche quelle del Piano Nazionale Anticorruzione e delle Delibere della

Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni

Pubbliche (CIVIT) e le Linee Guida sui Programmi Triennali per la Trasparenza e

l’Integrità.

Programma triennale per la trasparenza e l’integrità: competenze dell’ente

Ai sensi dell’art. 10 del D.Lgs. n. 33 del 2013, la Giunta Comunale, in uno con il

Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione, adotta un Programma Triennale per

la Trasparenza e l’Integrità, da aggiornare annualmente, che indica le iniziative

previste per garantire:

a) un adeguato livello di trasparenza, anche sulla base delle linee guida elaborate

dalla Commissione di cui all’articolo 13 del Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n.

150;

b) la legalità e lo sviluppo della cultura dell’integrità.

Il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità definisce le misure, i modi e

le iniziative volti all’attuazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla

normativa vigente, ivi comprese le misure organizzative volte ad assicurare la

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regolarità e la tempestività dei flussi informativi di cui all’articolo 43, comma 3, del

D.Lgs. n. 33 del 2013.

Le misure del Programma Triennale sono collegate con le misure egli interventi

previsti dal Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione: a tal fine, il Programma

costituisce Sezione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione. La

promozione di maggiori livelli di Trasparenza costituisce un’area strategica dell’Ente,

che deve tradursi nella definizione di obiettivi organizzativi e individuali.

Nell’ambito del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità sono specificate

le modalità, i tempi di attuazione, le risorse dedicate e gli strumenti di verifica

dell’efficacia delle iniziative di Legalità, Trasparenza ed Integrità. La corretta

attuazione della disciplina della Trasparenza impone che nella videata principale

(home page) del Sito Istituzionale dell’Ente, vi sia la Sezione a tema denominata

Amministrazione Trasparente. Il Comune a tal fine, ha l’obbligo di pubblicare sul

proprio sito istituzionale, nella Sezione: Amministrazione Trasparente:

a) il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità ed il relativo stato di

attuazione;

b) i nominativi ed i curricula dei componenti del Nucleo di valutazione di cui

all’articolo 14 del Decreto Legislativo n. 150 del 2009;

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d) i curricula e i compensi dei soggetti di cui all’articolo 15, comma 1, nonché i

curricula dei Titolari di Posizioni Organizzative, redatti in conformità al vigente

modello europeo.

Iniziative per garantire la trasparenza

Il Comune, sulla base delle proprie funzioni istituzionali, nel triennio 2016/2018

intende intraprendere una serie di iniziative finalizzate a garantire un adeguato livello

di trasparenza, di legalità e di sviluppo della cultura dell’integrità, che di seguito si

elencano:

Migliorare la manutenzione della sezione sulla trasparenza e integrità del sito

WEB;

Incrementare l’utilizzo della Sezione Trasparenza da parte degli uffici

comunali e dei cittadini:

Pubblicare tutti i dati previsti dal D.lgs 33/2013;

Potenziare il sito web del Comune;

Garantire una maggiore conoscenza dei contenuti del sito e dei documenti;

Incrementare l'utilizzo della modulistica on line;

Diffondere nuove forme di comunicazione attraverso la posta elettronica e

l'uso della PEC;

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Favorire la comunicazione con gli utenti ed i soggetti esterni attraverso i

sistemi informatici e contestuale riduzione della spesa per comunicazione con

uso della carta;

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CONCLUSIONI

Nel Comune di Carinaro si sono applicate le disposizione previste dalla Riforma

Brunetta. In particolare col d.lgs 126/2014 che ha allargato la cerchia dei Comuni che

devono redigere il Piano della performance, Il Comune di Carinaro, infatti, essendo

un comune di piccole dimensioni, dal 2016 a seguito dell’approvazione del DUP

(Documento unico di programmazione) entro 20 giorni deve predisporre il PEG/Piano

della performance, ciò ha permesso di attuare in modo più dettagliato “Il Ciclo della

Performance”. Inoltre come prevede il d.lgs 150/2009 il sistema di valutazione

dell’Ente considera sia le performance organizzative nel suo complesso che quella dei

singoli dipendenti. In riferimento a quest’ultimo aspetto vengono prese in

considerazione sia i comportamenti organizzativi dei singoli individui che le capacità

per raggiungere un determinato risultato. Inoltre nel sistema premiante dell’Ente i

premi non vengono distribuiti a tutti i dipendenti, ma solo una parte dei dipendenti

riceve l’incentivo, sulla base dei risultati del sistema di valutazione. Altri due elementi

legati al Ciclo della Performance sono il Piano della prevenzione della corruzione e il

Piano per la trasparenza e l’integrità, in riferimento all’ultimo aspetto L’ente ha

adottato numerosissime iniziative per garantire la massima trasparenza di tutte le

attività e i processi. Riguardo, invece, al Piano di prevenzione della corruzione una

delle misure previste è la “rotazione del personale” come misura preventiva

all’anticorruzione, sono emerse criticità nell’applicazione di questa misura poiché da

un lato, la dotazione organica presente è di gran lunga inferiore di quella prevista (15

dipendenti a fronte di 41), e di conseguenza non ci sono dipendenti con la stessa

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qualifica per la rotazione degli incarichi, dall’altro canto sono emersi problemi

culturali poiché la maggior parte sono prossimi all’età pensionabile e che con grandi

difficoltà cambierebbero ufficio e attività. Tuttavia l’ente per rafforzare le misure alla

prevenzione ha rafforzato i controlli interni.

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