Secci 2011 Erodoto (IV, 196), Cartagine e l’oro africano. alcune riflessioni

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1 Erodoto (IV, 196), Cartagine e l’oro africano: alcune riflessioni Raimondo Secci Indice Introduzione ............................................................................................................... 1 Il «commercio silenzioso» come modello teorico ..................................................... 2 Il «commercio silenzioso» nel contesto attuale degli studi sul commercio fenicio .................................................................................................................................... 4 Cartagine e l’oro africano ......................................................................................... 9 Introduzione Nell’ambito delle notizie di argomento economico raccolte da Erodoto nelle sue Storie 1 , quella sul «baratto silenzioso» oltre le Colonne d’Ercole (IV, 196, 1-3) ha suscitato un vivace dibattito tra studiosi di diversa estrazione disciplinare 2 . Si tratta del famoso brano in cui lo storico di Alicarnasso descrive una singolare forma di commercio praticata dai Cartaginesi nella Libye e finalizzata all’approvvigionamento dell’oro proveniente da giacimenti locali: 196, 1. I Cartaginesi raccontano anche questo: c’è una località della Libia e ci sono uomini che la abitano fuori dalle colonne d’Eracle; quando i Cartaginesi giungono presso di loro, scaricano le merci, le mettono in fila sulla spiaggia, salgono sulle navi e innalzano del fumo; gli indigeni, visto il fumo, vengono al mare e quindi, deposto dell’oro in cambio delle merci, si ritirano lontano da esse. 2. Allora i Cartaginesi sbarcano e osservano: se l’oro sembra loro corrispondere al valore delle merci, lo prendono e se ne vanno; in caso contrario, salgono di nuovo sulle navi e vi restano; gli indigeni si accostano e aggiungono altro oro, finché non li soddisfino. 3. Nessuno fa torto all’altro; infatti né i Cartaginesi toccano l’oro prima che gli indigeni l’abbiano equiparato al valore delle merci, né gli indigeni toccano le merci prima che gli altri abbiano preso l’oro 3 . Il testo in questione è stato ampiamente analizzato da differenti prospettive, in relazione alla formazione scientifica e agli interessi dei singoli commentatori: da un lato, il suo possibile valore di testimonianza etnografica ha fatto sì che esso entrasse molto presto nel campo di studio delle scienze sociali, contribuendo non poco alla formulazione del modello teorico del silent trade 4 ; dall’altro, la costante attenzione 1 Organica rassegna in J.J. Spengler, Herodotus on the Subject Matter of Economics, «The Scientific Monthly», LXXXI, 1955, 6, pp. 276-285. 2 Cfr. infra. 3 Erodoto, Le storie: IV. La Scizia e la Libia, a c. di A. Corcella e S.M. Medaglia, trad. di A. Fraschetti, Milano, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, 1993, pp. 207-209. 4 Così, per esempio, M.J. Herskovits, Economic Anthropology. A Study in Comparative Economics, New York, Alfred A. Knopf Inc., 1952, p. 185; P.F. de Moraes Farias, Silent Trade: Myth and Historical Evidence,

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  • 1Erodoto (IV, 196), Cartagine eloro africano: alcune riflessioni

    Raimondo Secci

    IndiceIntroduzione ............................................................................................................... 1Il commercio silenzioso come modello teorico ..................................................... 2Il commercio silenzioso nel contesto attuale degli studi sul commercio fenicio.................................................................................................................................... 4Cartagine e loro africano ......................................................................................... 9

    Introduzione

    Nellambito delle notizie di argomento economico raccolte da Erodoto nelle sueStorie1, quella sul baratto silenzioso oltre le Colonne dErcole (IV, 196, 1-3) hasuscitato un vivace dibattito tra studiosi di diversa estrazione disciplinare2. Si trattadel famoso brano in cui lo storico di Alicarnasso descrive una singolare forma dicommercio praticata dai Cartaginesi nella Libye e finalizzata allapprovvigionamentodelloro proveniente da giacimenti locali:

    196, 1. I Cartaginesi raccontano anche questo: c una localit della Libiae ci sono uomini che la abitano fuori dalle colonne dEracle; quando iCartaginesi giungono presso di loro, scaricano le merci, le mettono in filasulla spiaggia, salgono sulle navi e innalzano del fumo; gli indigeni, vistoil fumo, vengono al mare e quindi, deposto delloro in cambio delle merci,si ritirano lontano da esse. 2. Allora i Cartaginesi sbarcano e osservano:se loro sembra loro corrispondere al valore delle merci, lo prendono ese ne vanno; in caso contrario, salgono di nuovo sulle navi e vi restano;gli indigeni si accostano e aggiungono altro oro, finch non li soddisfino.3. Nessuno fa torto allaltro; infatti n i Cartaginesi toccano loro primache gli indigeni labbiano equiparato al valore delle merci, n gli indigenitoccano le merci prima che gli altri abbiano preso loro3.

    Il testo in questione stato ampiamente analizzato da differenti prospettive, inrelazione alla formazione scientifica e agli interessi dei singoli commentatori: da unlato, il suo possibile valore di testimonianza etnografica ha fatto s che esso entrassemolto presto nel campo di studio delle scienze sociali, contribuendo non poco allaformulazione del modello teorico del silent trade4; dallaltro, la costante attenzione

    1 Organica rassegna in J.J. Spengler, Herodotus on the Subject Matter of Economics, The ScientificMonthly, LXXXI, 1955, 6, pp. 276-285.2 Cfr. infra.3 Erodoto, Le storie: IV. La Scizia e la Libia, a c. di A. Corcella e S.M. Medaglia, trad. di A. Fraschetti,Milano, Fondazione Lorenzo Valla, Mondadori, 1993, pp. 207-209.4 Cos, per esempio, M.J. Herskovits, Economic Anthropology. A Study in Comparative Economics, NewYork, Alfred A. Knopf Inc., 1952, p. 185; P.F. de Moraes Farias, Silent Trade: Myth and Historical Evidence,

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    riservatagli dagli storici stata motivata dallesigenza di valutarne la portata nelpi ampio quadro delle conoscenze sulla presenza fenicia e punica nel versanteatlantico del continente africano, peraltro assai scarne a causa del ridotto apportodelle fonti classiche e dei dati archeologici5. Ciononostante, le ultime indagini sullacolonizzazione fenicia sembrano offrire la possibilit di proporre qualche ulterioreriflessione sul tema, a corollario dei pi recenti tentativi di conciliare le acquisizionidella ricerca storica con il solido impianto concettuale degli studi etnologici6.

    Il commercio silenzioso come modello teoricoCom noto, la pratica descritta da Erodoto costituisce una delle pi tipichetestimonianze di peculiari forme di scambio denominate silent trade, dumb barter,Stummer Handel, troc muet, commerce par dpts, comercio mudo o troca silenciosa;sullargomento esiste una lunga tradizione di studi, che non si ritiene necessarioripercorrere nel dettaglio, ma che pu essere utile riassumere nei termini generali7.

    Occorre innanzitutto osservare come lespressione silent trade, dapprima utilizzata persostituire lunghe descrizioni di fenomeni molto simili tra loro, abbia successivamenteassunto lo status di un vero e proprio modello teorico, funzionale allinterpretazione ditutte le forme di scambio caratterizzate dalla mancanza di comunicazione verbale edi contatto diretto tra i protagonisti8. In questo quadro, le transazioni summenzionatesi configurerebbero come attivit economiche tout court9, le cui specifiche modalitrisponderebbero allesigenza di superare le difficolt connesse a una condizione diconflittualit o di reciproca diffidenza tra le parti10, connaturata al diverso livello di

    History in Africa, I, 1974, p. 10; W. Dolfsma - A. Spithoven, Silent Trade and the Supposed Continuumbetween OIE and NIE, Journal of Economic Issues, XLII, 2008, 2, p. 519.5 Tra gli altri, F. Lpez Pardo, Del Mercado invisible (Comercio silencioso) a las Factora-Fortaleza pnicasen la costa atlntica africana, in Intercambio y comercio preclsico en el Mediterrneo, Actas del I Coloquiodel CEFYP, a c. di P. Fernndez Uriel - F. Lpez Pardo - E.C. Gonzlez Wagner, Madrid, UniversidadComplutense de Madrid; Centro de Estudios Fenicios y Pnicos, 2000, pp. 215-230; V.M. Bello Jimnez,Relaciones econmicas en el frica atlntica: modelos de comercio e interaccin cultural entre los siglos VIy III a.C., ERES. Arqueologa/Bioantropologa, XIII, 2005, pp. 19-20; S. Medas, La marineria cartaginese.Le navi, gli uomini, la navigazione (Sardegna archeologica. Scavi e ricerche, 2), Sassari, Carlo DelfinoEditore, 2000, pp. 61-62, 68, 79; F. Lpez Pardo - A. Mederos Martn, La factora fenicia de la isla deMogador y los pueblos del Atlas (Canarias Arqueolgicas Monografias, 3), Tenerife, Museo Arqueolgicode Tenerife. Organismo Autnomo de Museos y Centros del Cabildo de Tenerife, 2008, in particolare pp.147-149, 319-326, 375-386; S. Medas, La navigazione antica lungo le coste atlantiche dellAfrica e versole Isole Canarie. Analisi della componente nautica a confronto con le esperienze medievali, in Los Feniciosy el Atlntico, Actas del IV Coloquio del CEFYP, a c. di R. Gonzlez Antn - F. Lpez Pardo - V. PeaRomo, Universidad Complutense de Madrid; Centro de Estudios Fenicios y Pnicos, 2008, pp. 146-147,ai quali si rinvia anche per le diverse ipotesi di identificazione del tratto di costa in cui si sarebbe svolta lapratica descritta da Erodoto.6 Da ultimo J. Maucourant - L. Graslin, Le port de commerce: un concept en dbat, Topoi, Orient-Occident,XII-XIII, 2005, pp. 216-257; M. Gras, Empria ed empora. Riflessioni sul commercio greco arcaico inOccidente, in Dal Mediterraneo allEuropa. Conversazioni adriatiche (Hespera, 25), a c. di E. Govi, Roma,LErma di Bretschneider, 2010, pp. 47-56.7 Per una ragionata storia degli studi si rinvia a W. Trajano Filho, A troca silenciosa e o silncio dos conceitos,Dados. Revista de cincias sociais, XXXV, 1992, in particolare pp. 90-97.8 Ibidem.9 Nellambito di una primitiva economia di mercato: per esempio C. Letourneau, Une curieuse forme ducommerce primitif, Bulletins de la Socit danthropologie de Paris, s. IV, VI, 1895, pp. 267-269; contraM. Gras, Empria ed empora, cit., p. 52.10 Tra gli altri S. Gsell, Hrodote, Alger, Typographie Adolphe Jourdan, 1915, pp. 239-240; A. Chapman,Barter as a Universal Mode of Exchange, LHomme, XX, 1980, 3, p. 38; inoltre infra e nota 31.

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    evoluzione sociale raggiunto dai rispettivi gruppi etnici11. Neppure mancato chi, daunanaloga prospettiva, attribuisse alloro libico una qualche valenza di strumento dicompravendita, con la stessa funzione delle monete in metallo prezioso12.

    In seguito alla radicale critica di P.F. de Moraes Farias13, tuttavia, tale orientamentointerpretativo stato oggetto di una profonda revisione da parte di diversi studiosi,che in alcuni casi hanno sostenuto la necessit di decostruire un modello ritenuto diostacolo alla raccolta dei dati etnografici su basi oggettive14, mentre in altri si sonodichiarati pi inclini a interpretare le suddette testimonianze come manifestazioni dirapporti sociali basati sullo scambio di doni15.

    Anche questultima proposta esegetica appare per del tutto inadeguata a spiegare unfenomeno che, stando alla descrizione erodotea, si svolgerebbe secondo dinamichedel tutto diverse rispetto a quelle (regolate dal principio di reciprocit) tipiche del gifttrade : da questo punto di vista, il pi convincente tentativo di risolvere la questione sideve a N.F. Parise, che gi nel 1976 proponeva di riconoscere nel baratto silenziososulle spiagge africane una forma di scambio ineguale, in cui i Libici agirebberoancora nellottica dello scambio di doni reciproci, non riducibile a puro scambioeconomico, mentre i Cartaginesi perseguirebbero un chiaro intento utilitaristico,avendo gi abbandonato il punto di vista etico, proprio del sistema del dono, peradottarne uno esclusivamente economico16. Tale diversit di approccio al momentotransattivo nella quale la maggior parte degli studiosi individua oggi lautenticachiave di lettura del testo in esame17 chiaramente evidenziata, nel testo greco, daldiverso comportamento assunto dai due partners, con gli uni i Cartaginesi intenti avalutare la congruit della contropartita in oro, gli altri i Libici preoccupati soltantodi soddisfarne le aspettative18. Ciononostante, lungi dallessere utilizzata per metterein cattiva luce i commercianti punici, la spiccata attitudine al profitto di questi ultimicostituisce invece il presupposto logico del passo successivo, nel quale R. Danieli havoluto persino cogliere leco di un positivo giudizio morale:

    11 Cfr., per esempio, J.A. Price, Conditions in the Development of Silent Trade, Kroeber AnthropologicalSociety Papers, XXXVI, 1967, p. 75: One important difference that is tipically found between the parties tosilent trade is a difference of level in cultural evolution. The Carthaginian [] and other long distance traderscame from state societies and traded with people predominantly at the chiefdom or tribal level.12 Contra R. Danieli, Lavoro e commercio nelle Storie di Erodoto, Aevum, LXV, 1991, 1, p. 26, conbibliografia precedente.13 P.F. de Moraes Farias, Silent Trade, cit., pp. 9-24.14 Cfr. W. Trajano Filho, A troca silenciosa, cit., in particolare pp. 101-108.15 Per esempio A. Chapman, Barter, cit., p. 38, nota 9; W. Dolfsma - A. Spithoven, Silent Trade, cit.,pp. 523-524.16 N.F. Parise, Baratto silenzioso fra Punici e Libi al di l delle colonne di Eracle, Quaderni diarcheologia della Libia, VIII, 1976, pp. 75-80, riedito in N.F. Parise, La nascita della moneta. Segnipremonetari e forme arcaiche dello scambio, Roma, Donzelli Editore, 2000, pp. 71-78.17 Per esempio S.F. Bond, I Fenici in Erodoto, in Hrodote et les peuples non grecs. Neuf exposs suivisde discussion, Vanduvres-Genve, 22-26 Aot 1988 (Entretiens sur lantiquit classique, 35), Genve,Fondation Hardt pour ltude de lantiquit classique, 1990, p. 284; R. Danieli, Lavoro e commercio nelleStorie di Erodoto, Aevum, LXV, 1991, 1, p. 26; P. Fernndez Uriel, Algunas consideraciones sobre lamiel y la sal en el extremo del Mediterraneo occidental, in Lixus, Actes du Colloque organis par lInstitutdes sciences de larchologie et du patrimoine de Rabat, Larache (8-11 novembre 1989) (Publicationsde lcole Franaise de Rome, 166), Rome, cole Franaise de Rome, 1992, p. 327; M. Gras, Empriaed empora, cit., p. 52.18 N.F. Parise, Baratto silenzioso, cit., p. 78.

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    Del resto, lo storico usa in questo passo il verbo [IV, 196, 3], unconcetto che fa riferimento direttamente alla sfera morale e religiosa [].Per quanto Erodoto fosse certamente privo di pregiudizi nazionalistici,resta comunque strano che egli additi a modello di virt i mercanti punici,per antonomasia maestri nei raggiri. Infatti, da quanto Erodoto scrive,sono i Cartaginesi che in fin dei conti stabiliscono il prezzo delle propriemerci, poich gli indigeni sarebbero disposti a concedere oro senza limiti;solo la morigeratezza punica, dunque, consente che non si oltrepassiil limite della giustizia, che poi il livello in cui loro eguaglia in valorele merci offerte []. Nella descrizione erodotea si possono ravvisaretracce di un certo grado di idealizzazione: in quella regione cos lontana,dalle parole dei mercanti cartaginesi, forse conosciute per il tramite diqualche abitante di Cirene e alterate per lo stupore di fronte a tantaabbondanza doro, Erodoto credette di scoprire finalmente una formaeticamente giusta di mercato, un luogo in cui lo scambio avviene senzabisogno di altre leggi che le norme morali, un luogo in cui, alla fine,nessuna delle due parti si sente truffata, come invece succede di solitonelle contrattazioni, ma tutti se ne ripartono soddisfatti ed onesti19.

    Questultima interpretazione appare senza dubbio suggestiva e ha il merito di metterein luce il diverso livello di consapevolezza con cui i protagonisti partecipano allatrattativa; tuttavia, se si accetta di riconoscere nel commercio silenzioso nontanto la descrizione di un fatto episodico, quanto piuttosto la cristallizzazione di unrapporto consolidato e basato su regole convenute20, lirreprensibile condotta deicommercianti cartaginesi potr forse essere pi ragionevolmente spiegata con lavolont di conservare una buona reputazione agli occhi dei partners locali, allo scopodi non pregiudicare la prosecuzione di un mnage economicamente vantaggioso21.

    Il commercio silenzioso nel contesto attuale degli studi sulcommercio fenicio

    Prescindendo da alcune posizioni isolate, volte a negare ogni credibilit al testoerodoteo22, il commercio silenzioso ha occupato un ruolo di primo piano anchenella riflessione teorica sul commercio fenicio di et arcaica, non di rado assumendoil ruolo di modello interpretativo per lo studio delle fasi convenzionalmente definiteprecoloniali23. Su questultima impostazione metodologica si intende focalizzare

    19 R. Danieli, Lavoro e commercio, cit., pp. 27-28.20 Cfr. infra e nota 30.21 Interessante, al riguardo, laccenno alla possibilit di affrontare la questione alla luce della Teoria deiGiochi in L. Graslin - R. Ben Guiza, Les mcanismes institutionnels du commerce extrieur dans lAntiquit:le cas de Carthage, Antiquits africaines, XXXVIII-XXXIX, 2002-2003, p. 352.22 Cfr. J. Ruiz de Arbulo Bayona, Santuarios y comercio martimo en la pennsula Ibrica durante la pocaarcaica, Cuadernos de Prehistoria y Arqueologa Castellonenses, XVIII, 1997, pp. 519-520 (Pese a lafama del episodio y su generalizacin para el comercio oriental del II milenio, no creemos personalmenteque el comercio silencioso pudiera ser algo ms que una ancdota: ibidem, p. 520).23 In particolare A.M. Bisi, Modalit e aspetti degli scambi fra Oriente e Occidente fenicio in et precoloniale,in Momenti precoloniali nel Mediterraneo antico. Questioni di metodo - Aree dindagine - Evidenze aconfronto. Atti del Convegno Internazionale (Roma, 14-16 marzo 1985) (Collezione di Studi Fenici, 28),a c. di E. Acquaro et al., Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche; Istituto per la civilt fenicia e punica,1988, p. 217. Successivamente, tra gli altri, P. Fernndez Uriel, Algunas consideraciones, cit., p. 327; F.J.

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    lattenzione nelle righe che seguono, nel tentativo di evidenziarne lincompatibilit coni pi recenti orientamenti della critica storica e con gli ultimi sviluppi della ricercaarcheologica.

    Prima di entrare nel merito della questione, corre lobbligo di ricordare che essaera gi stata affrontata e avviata a soluzione da S.F. Bond, il quale, alla diffusatendenza a considerare le modalit del baratto silenzioso come largamenterappresentative delle abitudini dei Punici nelle diverse regioni mediterranee24,opponeva il fatto che le pi recenti indagini sui primi contatti commerciali tra Fenicie indigeni in altre aree del Mediterraneo occidentale (ad esempio in Sardegna ein Spagna) rivelavano invece una situazione molto diversa, caratterizzata piuttostoda una Preoccupazione costante dei Fenici [] di porsi in contatto con affidabiliambienti indigeni, integrabili ideologicamente con linclusione nel circuito nobilitantedel commercio aristocratico25, concludendo infine:

    Il baratto silenzioso nellAfrica oltre le colonne dErcole resta dunque, nelquadro dei commerci fenici in Occidente, un episodio sostanzialmenteisolato, connesso probabilmente con quelle finalit di reperimento deimetalli preziosi che condussero i Cartaginesi a tentare con grandeimpegno pi diretti collegamenti con le regioni subsahariane26.

    Il successivo ventennio di ricerca ha ulteriormente confermato le tesi del Bondriguardo alladesione delle popolazioni locali allideologia del gift trade trasmessa daiFenici.

    Moreno Arrastio, Sobre anomalas e interpretacin de los objetos orientalizantes en la Meseta, Gerin,XIX, 2001, pp. 111-112, con ulteriore bibliografia alla nota 32; A.J. Domnguez Monedero, Los contactosprecoloniales de Griegos y Fenicios en Sicilia, in Contacto cultural entre el Mediterrneo y el Atlntico(siglos XII - VIII ane). La precolonizacin a debate, a c. di S. Celestino - N. Rafel - X.-L. Armada, Madrid,Consejo Superior de Investigaciones Cientficas; Escuela Espaola de Historia y Arqueologa en Roma,2008, p. 152.24 S.F. Bond, I Fenici in Erodoto, cit., p. 284.25 Ibidem.26 Ivi, p. 285.

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    Figura 1. Brocchette askoidi nuragiche

    Brocca askoide da Sennori (SS) (da G. Lilliu, La civilt nuragica [Sardegna archeologica. Studi emonumenti, 2], Sassari, Carlo Delfino Editore, 1982, p. 145, fig. 160).

    In questo senso assume un particolare significato, per esempio, la sempre maggiorediffusione delle tipiche brocchette askoidi nuragiche (la cui interpretazione comecontenitori di vino locale trova ora significative conferme archeometriche) nellambitodegli insediamenti mediterranei e atlantici raggiunti dal commercio fenicio 27; diffusioneche, oltre a testimoniare lapprezzamento dei commercianti orientali per un prodottoesclusivo e forse rinomato, quale doveva essere il vino sardo, si pone in contrappuntocon quella di manufatti di lusso di produzione fenicia nel territorio isolano, evidenziandouninterazione basata sullo scambio di doni e contro-doni, oltrech su quelle formedi ospitalit (xenia) e commensalit cerimoniale28 verosimilmente sottese anche

    27 Da ultimo P. Bernardini, Le torri, i metalli, il mare. Storie antiche di unisola mediterranea (Sardegnaarcheologica. Scavi e ricerche, 6), Sassari, Carlo Delfino Editore, 2010, pp. 125, 167, 169.28 Sullideologia e le diverse forme del gift exchange esiste una vastissima bibliografia: per un primo sguardodinsieme cfr., tra gli altri, M. Domingo Gygax, El intercambio de dones en el mundo griego: reciprocidad,imprecisin, equivalencia y disequilibrio, Gerin, XXV, 2007, 1, pp. 111-126 e M. Krueger, Valor, prestigio

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    allinstallazione di nuclei di popolazione levantina allinterno di complessi insediativiautoctoni29.

    Sulla base di queste premesse si possono senzaltro condividere le conclusioni diF. Lpez Pardo, il quale rilevando come la complessa ritualit del commerciosilenzioso (da lui definito invisibile o non presenziale) potesse intendersiassai meglio nel contesto di una pratica commerciale concordata e stabile, fondatasu preventivi accordi sulle modalit, loggetto e la periodicit delle transazioni sosteneva linconciliabilit di tale forma di commercio con le dinamiche della pi anticafrequentazione fenicia in Occidente30. E tuttavia, nel rimarcare lemblematicit di queimodi di contatto come testimonianze di un rapporto tuttaltro che connotato da ostilit odiffidenza31, occorrer sottolineare che ben difficilmente essi potranno essere assunticome attestazioni di un confronto paritetico tra le societ coinvolte, che viceversaappaiono profondamente ineguali nella strutturale diversit delle rispettive scale divalori32. Infatti, per dirla con J.L. Lpez Castro:

    La naturaleza de la desigualdad del intercambio aristocrtico hay quebuscarla en el hecho de que en ambas sociedades predominaban ycirculaban valores distintos en los intercambios: mientras que en lasociedad autctona todava predominaba el valor de uso, en la sociedadfenicia predominaba el valor de cambio []. Este intercambio desigualgeneraba la explotacin de los autctonos por sus lites y contribuaa acentuar las desigualdades dentro de la sociedad autctona [] ypodramos aadir que reafirmaba la desigualdad social entre los feniciosy permitira la reproduccin de la aristocracia fenicia occidental33.

    Tale prospettiva teorica risulta di grande utilit anche per chiarire i termini del rapportotra il silent trade e il concetto di port of trade, a esso strettamente correlato nellottica

    e intercambio. Los mtodos ante la teora, Herakleion, I, 2008, pp. 7-19. Lesistenza di rapporti di ospitalittra Nuragici e Fenici, sebbene per unepoca di poco successiva a quella cui si fa riferimento nel testo, statarecentemente ipotizzata da S. Finocchi, Ricognizione nel territorio di Monte Sirai, Rivista di Studi Fenici,XXXIII, 2005, p. 250, sulla base dei rinvenimenti archeologici in alcuni insediamenti nuragici dellentroterrasulcitano.29 Esemplificativo, al riguardo, il caso dellinsediamento nuragico di SantImbenia (Alghero): qui, infatti, ladocumentazione archeologica disponibile documenterebbe lo stanziamento di genti fenicie responsabili, tralaltro, della trasmissione di ideologie e pratiche di schietta origine orientale, tra cui quella del bere vino allasiriana: cfr. P. Bernardini, Le torri, i metalli, il mare, cit., pp. 120-128.30 Cfr. F. Lpez Pardo, Del Mercado invisible (Comercio silencioso), cit., pp. 216-217; successivamenteF. Lpez Pardo - A. Mederos Martn, La factora fenicia, cit., p. 320.31 Comunemente annoverate tra le cause del commercio silenzioso: cfr. supra e F. Lpez Pardo,Del Mercado invisible (Comercio silencioso), cit., p. 219, sui motivi che avrebbero potuto indurre gliinterlocutori libici ad adottare questa forma di scambio. In F. Lpez Pardo - A. Mederos Martn, La factorafenicia, cit., pp. 325-326, tali motivi sono invece identificati nella volont dei Cartaginesi di prevenireeventuali attacchi da parte dei Pharusii, popolazione africana menzionata da Strabone (XVII, 3, 3).32 Tale assunto, elaborato dagli studiosi spagnoli per chiarire le dinamiche dei rapporti tra i Fenici e lepopolazioni autoctone della Penisola iberica, appare fondato su presupposti metodologici validi anche perlambito sardo: da ultimo C.G. Wagner, Las sociedades autctonas del Sur Peninsular en el trnsito delBronce Final al Hierro. El impacto del Orientalizante: una perspectiva terica, Mayurqa, XXXI, 2006,pp. 183-209, in particolare p. 198.33 J.L. Lpez Castro, Formas de intercambio de los fenicios occidentales en poca arcaica, inIntercambio y comercio preclsico, cit., pp. 127-128.

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    del Polanyi34. Prima di delineare le attuali tendenze interpretative su questultimoaspetto speculativo, sembra utile richiamare lopinione dello stesso Lpez Castro sulcommercio emporico presso i Fenici:

    Junto a esta forma de intercambio aristocrtico se dara otra formade comercio no restringida socialmente, el que hemos denominadocomercio maqom o comercio emprico, que hay que diferenciar delcomercio emporie griego arcaico definido por Mele (1979). El comerciomaqom sera la forma ms extendida de comercio entre los feniciosoccidentales y sera practicado por los individuos de condicin libre, yafueran fenicios o griegos, y fueran o no aristcratas, para efectuar losintercambios regidos bajo una misma determinacin del dinero; es decir,este comercio maqom presupone el predominio del valor de cambio enambos sentidos del proceso de intercambio, por lo que no regira lasrelaciones de intercambio desigual []. Este comercio se practicara[] bajo la proteccin del templo de Melqart []. Los productos quecirculan en este tipo de comercio seran ms numerosos en principioque la esfera del intercambio aristocrtico, pero cambiaran en este casolos agentes y las condiciones de intercambio []. Ya hemos visto comolos asentamientos que albergaban aristcratas no estaran excludosdel comercio maqom, sino que, al contrario, a medida que aumentarasu actividad productva y su poblacin, iran desarrollando funciones decomercio emprico con una base social ms amplia35.

    Inoltre, nellinterpretazione dello stesso studioso, i concetti di commercio aristocraticoe di commercio emporico sarebbero accomunati dal fatto che, in entrambi i casi,

    se tratara de formas de comercio administrado [], aunque slo sea conel objetivo de dejar establecido que se trata de formas de intercambioinstitucionalizado que tienen lugar bajo presupuestos extraeconmicos,es decir, que el intercambio se produce enmarcado en otro tipo derelaciones de carcter poltico y social predominantes36;

    per contro, la diffusione dei due modelli non troverebbe una perfetta corrispondenzasul piano cronologico, in quanto, pur essendo inizialmente contemporanei, il secondosi sarebbe generalizzato in epoca successiva:

    Las dos formas de intercambio son coetneas, es decir, non se tratarade un proceso de evolucin de una forma a otra; pero en qualquier caso,el comercio maqom se generalizara ms tardamente en detrimentodel intercambio aristocrtico como resultado de las transformacionessociales operadas en la sociedad colonial fenicia occidental37.

    34 K. Polanyi, Ports of Trade in Early Societies, The Journal of Economic History, XXIII, 1963, 1, p. 30:The port of trade was often a neutrality device, a derivative of silent trade, of the prehistoric Mediterraneanlow-walled emporium, open to the sea, and of the neutralized coastal town.35 J.L. Lpez Castro, Formas de intercambio, cit., p. 128.36Ivi, p. 125.37 Ibidem.

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    Il concetto di port of trade stato oggetto di un recente riesame anche da partedi M. Gras38, che tuttavia ne ha fornito una lettura parzialmente diversa rispetto aquella citata. Pur concordando con questultima in merito ad alcuni aspetti qualificanti per esempio sulla definizione dellemporion / maqom come nclave dotata diun raggio dazione circoscritto, allo scopo di limitare limpatto destabilizzante delcommercio esterno sul tessuto sociale ed economico autoctono, e sulla sua funzione diinterfaccia tra diverse culture (nel cui rapporto, suggestivamente, il Gras riconosceuna Versione specifica del dialogo secolare fra il sedentario e il nomade in tuttoil mondo mediterraneo39) , lo studioso francese dissente infatti su un puntodeterminante, che concerne la natura del rapporto con le popolazioni epicorie: seinfatti, secondo Lpez Castro, nel maqom si sarebbero svolte transazioni di mutuointeresse basate su sistemi di garanzia e di valore condivisi, nellambito di unrapporto paritetico tra le parti, gli emporia del Gras avrebbero avuto la funzione distabilire la relazione fra due diverse societ che non erano allo stesso livello disviluppo e soprattutto che non avevano la stessa identit culturale e dunque lo stessofunzionamento, tanto che lorganizzazione dellemporion poteva essere diversasecondo lo scarto pi o meno grande fra le due o tre societ impegnate in questodialogo. Se lo scarto era forte, lintegrazione era pi difficile40. In questo senso, quindi,si pu affermare che il silent trade, in quanto forma di commercio fra societ ineguali,appare pi vicino al concetto di port of trade proposto dal Gras che al corrispondentemodello elaborato dal Lpez Castro, certo pi aderente allaccezione polanyiana. Einfatti, ancora il Gras pu concludere affermando: Io direi che lemporion ha il suospazio teorico, fra il "port of trade" e il "silent trade". A cavallo, o piuttosto a met strada,fra il mondo dello scambio sulla spiaggia senza la parola e il mondo del "administeredtrade"41.

    In conclusione, se da quanto si detto finora emerge un sostanziale accordo deglistudiosi sullinterpretazione del cosiddetto commercio silenzioso, la definizionedel modello di emporion rimane invece un problema aperto e suscettibile di ampiaggiustamenti con il prosieguo della ricerca archeologica.

    Cartagine e loro africano

    Altrettanto complessa appare anche lannosa questione relativa al presuntosfruttamento dei bacini auriferi sub-sahariani da parte di Cartagine, mediante iltrasporto con navi da carico oppure attraverso vie carovaniere gestite da esperticonoscitori del deserto come i Garamanti42. Il dibattito si sviluppato soprattutto

    38 M. Gras, Empria ed empora, cit., pp. 47-56.39 Ivi, p. 50.40 Ivi, p. 51.41Ivi, p. 52.42 Tra gli altri S. Gsell, Hrodote, cit., p. 240, ove lA. propende per collocare la pratica del commerciosilenzioso nel Senegambia e per identificare loro acquisito dai Cartaginesi con quello dellalto Niger, purlasciando aperta la possibilit di una provenienza dal sud del Marocco; cfr. inoltre ID., Histoire ancienne delAfrique du Nord: IV. La civilisation carthaginois, Paris, Librairie Hachette, 1920, p. 140; B. Khun de Prorok,Ancient Trade Routes from Carthage into Sahara, Geographical Review, XV, 1925, 2, pp. 190-205; R.Carpenter, A Trans-Saharan Caravan Route in Herodotus, American Journal of Archaeology, LX, 1956,3, pp. 231-242; M. Liverani, The Libyan Caravan Road in Herodotus IV. 181-185, Journal of the Economicand Social History of the Orient, XLIII, 2000, 4, in particolare pp. 507-508, ove lA. individua nel saledei giacimenti sahariani la contropartita delloro proveniente dallAfrica centro-occidentale; da ultimo M.

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    nella seconda met del secolo scorso, quando alla tesi di un cospicuo commerciodelloro proveniente dallAfrica occidentale sostenuta, tra gli altri, da J. Carcopino,B.H. Warmington e C. e G.-Ch. Picard , si contrapposta quella di studiosi comeJ. Desanges e T.F. Garrard, che basavano le loro critiche sui seguenti argomenti: 1)il fatto che Erodoto identifichi come libici, e non come etiopi, gli interlocutori deiCartaginesi nel baratto silenzioso, suggerendo di fatto una collocazione delle attivitcommerciali da lui descritte in qualche tratto della costa marocchina, piuttosto che inquella del Senegal, come sostenuto dal Carcopino; 2) il quasi totale silenzio delle fontigreche e latine, se si eccettuano la citata testimonianza erodotea e il problematicoriferimento del mitografo greco Palefato ( , XXXI) alla notevole ricchezzain oro degli abitanti dellisola di Cerne; 3) le difficolt tecniche connesse alleventualenavigazione di ritorno verso lo Stretto di Gibilterra, imputabili al regime dei ventie delle correnti e difficilmente superabili con le conoscenze nautiche dellepoca; 4)lampia disponibilit di giacimenti auriferi in regioni assai pi vicine alla metropolinordafricana (come la Spagna, la catena dellAtlante e il Fezzan), che difficilmenteavrebbe reso necessaria la ricerca di fonti alternative43. A queste considerazioni,inoltre, il Garrard associava la difficolt di ipotizzare traffici carovanieri regolari da e perle coste mediterranee del continente africano prima del III sec. d.C. epoca alla qualerisalirebbe luso del cammello come animale da soma44 , aggiungendo che, a suogiudizio, a tale lettura non osterebbe neppure la raffigurazione di carri nelle incisionirupestri sahariane, difficilmente collegabili ad attivit commerciali considerata la loroprobabile identificazione con veicoli da guerra45.

    Lassunto relativo ai presunti legami commerciali con il Nord-Africa non ha mancato dicondizionare anche le ricerche sullorigine della metallurgia nellAfrica sub-sahariana,tradizionalmente imperniate sulla disputa tra i sostenitori di un repentino passaggiodella regione da uno stadio di civilt neolitica a quello della tecnologia del ferro a operadei Cartaginesi e i fautori di uno sviluppo autonomo delle tecniche di estrazione elavorazione dei metalli, in epoche addirittura precedenti la supposta frequentazionedel versante costiero da parte delle navi puniche46. N la querelle pu dirsi risoltain seguito alla segnalazione di antichissime tracce di manipolazione del rame e delferro in Nigeria, Camerun, Niger e nella Repubblica Centrafricana, stante lo scetticismodi alcuni africanisti nei confronti di datazioni radiometriche ritenute troppo alte, comequelle che tenderebbero a fissare almeno agli inizi del II millennio i primi tentativi di

    Sommer, Trans-Saharan Long-distance Trade and the Helleno-Punic Mediterranean, in Money, Trade andTrade Routes in Pre-Islamic North Africa, a c. di A. Dowler, E.R. Galvin, London, British Museum Press,2011, pp. 61-64, con ulteriore bibliografia (ringrazio il Dott. Michael Sommer, dellUniversit di Liverpool, peravermi gentilmente inviato una copia del suo contributo appena edito).43 Cfr. J. Desanges, Remarques critiques sur lhypothse dune importation de lor africaine dans le mondephnico-punique, in Actes du deuxime Congrs international dtude des cultures de la Mditerraneoccidentale, II, a c. di M. Galley, Alger, Socit National ddition et de diffusion, 1978, pp. 52-58, conbibliografia; T.F. Garrard, Myth and Metrology: the Early Trans-Saharan Gold Trade, The Journal of AfricanHistory, XXIII, 1982, 4, pp. 443-461. Ancora a favore di un importante ruolo delloro nei traffici trans-sahariani verso la costa mediterranea si espresso M. Posnansky, Aspects of early West African trade,World Archaeology, V, 1973, 2, pp. 149-162.44 T.F. Garrard, Myth and Metrology, cit., pp. 446-447.45 Ivi, p. 444. Cos, precedentemente, anche R.C.C. Law, The Garamantes and Trans-Saharan Enterprisein Classical Times, The Journal of African History, VIII, 1967, 2, pp. 181-182.46 Da ultimo A.F.C. Holl, Early West Africa Metallurgies: New Data and Old Orthodoxy, Journal of WorldPrehistory, XXII, 2009, in particolare pp. 416, 425-426, con bibliografia.

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    lavorazione del ferro47. Riguardo a questennesima controversia tra studiosi, tuttavia,ci che qui importa rilevare che, se osservata dal punto di vista del quesito inizialesullesistenza o meno di un commercio delloro sub-sahariano con Cartagine, essa siconfigura in fondo come un falso problema: infatti, quandanche il riconoscimento di unautonomo e precoce processo di sviluppo tecnologico nella regione trovasse unanimeaccoglienza nel mondo scientifico, il dato non implicherebbe, di per s, limpossibilitdi ipotizzare lesistenza di rapporti commerciali con altre aree geografiche; a maggiorragione, anzi, tenuto conto della tendenza dei Fenici a instaurare legami commercialicon popolazioni dotate di unavanzata tecnologia dei metalli, il possesso di talerequisito da parte delle etnie autoctone avrebbe potuto costituire un fattore di richiamoper i commercianti cartaginesi, che proprio per questo motivo potrebbero averle inclusetra i partners privilegiati delle loro attivit a lunga distanza48. In questo senso andrannoquindi attentamente valutate le osservazioni di J.E.G. Sutton, il quale sulla basedi asserite affinit di alcuni manufatti in rame provenienti dalla regione mauritanadi Akjoujt e da quella di Agadez (Niger) con analoghe produzioni di ambientazionemediterranea sosteneva la necessit di riesaminare lintera questione tenendo contodel pi generale contesto tecnologico e produttivo di un comparto geografico che,nel corso del I millennio a.C., appare gi pienamente in grado di sfruttare i proprigiacimenti di rame, stagno e ferro49. nellambito di questa fervente attivit estrattivae metallurgica, dunque, che le popolazioni nordafricane potrebbero aver appresodella presenza di cospicui giacimenti doro nellAfrica sub-sahariana, forse nel solcodi un collaudato commercio del rame destinato allindustria manifatturiera in bronzodella costa mediterranea50. Daltra parte, a monte della sua recente proposta diidentificare la biblica Ophir con la regione cartaginese, E. Lipiski ha riconsiderato tuttala documentazione inerente limpiego del dromedario in et preromana, rivalutandonela funzione di mezzo di trasporto gi nel corso del I millennio a.C. e rimuovendo, in talmodo, una delle principali obiezioni allesistenza di una o pi vie commerciali trans-sahariane in direzione di Cartagine51.

    47 Ivi, pp. 415-438.48 Cfr. supra, quanto si avuto modo di rilevare a partire dalle osservazioni del Bond. Lipotesi avanzatanel testo appare perfettamente in linea con il quadro storico recentemente evocato da M. Sommer, Trans-Saharan Long-distance Trade, cit., in particolare p. 63.49 J.E.G. Sutton, West African Metals and the Ancient Mediterranean, Oxford Journal of Archaeology, II,1983, pp. 181-188.50 Ivi, p. 186. Non ho potuto avvalermi in questa sede del contributo di K.C. Mac Donald, A View from theSouth. Sub-Saharan Evidence for Contacts between North Africa, Mauritania and the Niger, 1000 BC - AD700, in Money, Trade and Trade Routes, cit., pp. 72 ss.51 E. Lipiski, Itineraria Phoenicia (Orientalia Lovaniensia Analecta, 127; Studia Phoenicia, 18), Leuven,Peeters Publishers, 2004, in particolare pp. 202-217.

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    Figura 2. Vie commerciali transahriane

    Possibile tracciato delle vie carovaniere trans-sahariane in et punica e localizzazione dei principaligiacimenti di rame e oro nellAfrica centro-occidentale (da M. Posnansky, Aspects of early WestAfrican trade, World Archaeology, V, 1973, 2, fig. 3).

    Nel quadro finora delineato, il commercio muto su una spiaggia della costa atlanticapotrebbe trovare una congrua collocazione nel contesto di una politica finalizzata allaricerca di un accesso diretto alle risorse metallifere dellAfrica centro-occidentale52,forse con lobiettivo di affrancare la metropoli punica da una condizione di dipendenzadagli intermediari berberi: ma questa, allo stato attuale delle conoscenze, non nientaltro che unipotesi di lavoro.

    52 Come puntualmente osservato dal Bond: cfr. supra.

    Erodoto (IV, 196), Cartagine e loro africano: alcune riflessioniIndiceIntroduzioneIl commercio silenzioso come modello teoricoIl commercio silenzioso nel contesto attuale degli studi sul commercio fenicioCartagine e loro africano