SCUOLA SECONDARIA PRIMO GRADO Sede …...si può leggere, sul muro esterno, un verso firmato...
Transcript of SCUOLA SECONDARIA PRIMO GRADO Sede …...si può leggere, sul muro esterno, un verso firmato...
SCUOLA SECONDARIA
PRIMO GRADO
Sede
GUAGNANO
A.S. 2016–2017
PROGETTO
“PANE E VINO AMARO”
Classe I sez.A
a cura di:
Prof.ssa Greco M.Antonietta
Prof.ssa Berardino Rosalba
Fonti di ricerca:
•Libri di testo scolastici
•Articoli giornalistici locali
•Internet: ricerche specifiche e immagini
•Raccolta, in famiglia, di proverbi e poesie
•Foto private di famiglia
•Produzione di poesie e filastrocche
•Visite guidate scolastiche, foto
Spiluccando e spigolando qua e là,
leggendo, verso dopo verso,
i riferimenti a grano, uva e tanto vino,
sfogliando libri di arte,
chiedendo a genitori, nonni e anziani,
cercando foto ingiallite del passato e
non solo, ecco il nostro
“raccolto…pezzetto dopo pezzetto”
Quelli che…
“PANE E VINO AMARO”
…lavoro e trasporto
…lavoro e olive
…lavoro e tabacco
…lavoro e uva
Ahi! Quantu è chiantu lu nonnu mia,
quannu zurfava le igne soe
Passava subbra alle igne
cu la sacchieddha
e ne scinnia na lagrumeggia
Poi priava cu nu cchioe,
ca si nò, addiu fatia sua
e ci lu Signure ulia intra,
va poi ccuia
Quelli che…
“PANE E VINO AMOROS”
TRA
Storia, Arte e Leggenda - Tradizione e Innovazione
<<…una Realtà a due passi da scuola…>>
La piccola “Cantina Moros”, fondata da Claudio Quarta,
è situata a Guagnano, nel cuore del territorio del
Negroamaro. Nella vecchia cantina sociale degli anni
’50, rinata nel 2012, si produce un solo vino, il MOROS:
unico in Puglia, una rarità del panorama nazionale.
Cantina Moros sorge nei pressi della
stazione ferroviaria del paese come
esigeva la cultura di un tempo,
quando il vino fungeva da prodotto
“da taglio” per rinvigorire vini
di altre aree geografiche.
Nel piccolo vigneto
si coltivano le uve
di Negroamaro
e Malvasia Nera,
dal colore scuro,
che richiama lo stesso
nome del Dio “Moros”.
La vendemmia è manuale
e la resa è molto bassa
per un’altissima qualità:
il vino, nelle vecchie
vasche della bottaia,
riposa in barrique e
botti di rovere
francese e americano
Tutto questo grazie a un
conservativo quanto
innovativo restauro del
vecchio opificio.
Cantina Moros è definita una
“piccola galleria d’arte
contemporanea”:
custodisce un prezioso murale
dell’artista Ercole Pignatelli,
“Germinazioni3” ,
opera che rivela le proprie
radici con il territorio salentino.
Esempio di architettura post-industriale,
la “Cantina Moros”, è un piccolo scrigno,
dove arte, storia e modernità si fondono
in un’atmosfera unica.
Il nome è evocativo della storia di questi territori,
teatro di incontri con la cultura greca, e non solo...
Anfora per il trasporto del vino sulle navi
Nella mitologia greca il Dio Moros
è la personificazione del destino
avverso ed inevitabile.
È onnipresente, onnisciente e
onnipotente, neppure Zeus può
sconfiggerlo.
Nella bottaia, un dedalo di corridoi e nicchie,
esiste il “Museo del Simposio” che racchiude
pregiati reperti archeologici della Magna Grecia
legati alla cultura del vino.
Cratere per diluire il vino con
acqua o miele o resine.
CURIOSITA’ perchè si dice “Dulcis in fundo”?
È un‘espressione pseudo-latina interpretata in italiano
come “il dolce viene in fondo” ovvero alla fine.
Questo deriva dal fatto che il miele,
miscelato al vino, si depositava sul fondo
del recipiente e ne addolciva
maggiormente l’ultima quantità.
Quelli che…
“PANE E VINO AMARTE”
APPROFONDIMENTO
…esempi di vasellame greco decorato con scene di “vendemmia”.
Vaso greco usato per versare il vino (fine VII a.C.).
Scena di vendemmia
Raccolta delle olive
…e non solo
sui vasi greci…
Il lavoro ripetitivo nei
campi e i frutti dei
raccolti appartengono
da sempre alla vita
dell’uomo e del territorio
in cui vive.
MOSAICO
PAVIMENTALE
CATTEDRALE
OTRANTO
1165
IL LAVORO
NEL CICLO
DEI MESI
DELL’ANNO
L’UVA
MOSAICO
PALEOCRISTIANO - BIZANTINO
S. Maria della Croce a
CASARANELLO
(V sec.)
Quelli che…
“PANE E VINO AMARCORD ”
LE NOSTRE RIFLESSIONI
È emozionante attraversare e soffermarsi in stanze dai
muri “color mosto”…dove il mosto c’è stato davvero!
Poggiarsi su un tavolo che sembra una
“vecchia porta”…ma che è stata una porta davvero!
Essere illuminati da un lampadario fatto di
“bottiglie tagliate”…dove il vino c’è stato davvero!
Vedere “oggetti” antichissimi che parlano di un
passato…dove le nostre “radici” affondano davvero!
Inebriati dall’odore tipico di ogni cantina,
si può leggere, sul muro esterno, un verso firmato
“OMERO”:
( dalla descrizione delle incisioni sullo scudo di Achille)
“Neri erano i grappoli dappertutto, la vigna si reggeva
da un capo all’altro su pali d’argento”.
Omero – Iliade XIII
Il passato è più vicino di quanto pensiamo
perché Omero è sui nostri banchi,
tra le pagine del testo di Epica.
Oltre alle avventure leggendarie dei personaggi
dell’Iliade e dell’Odissea, Omero descrive quei
lavori che nei campi l’uomo svolge ancora oggi
conservando i colori della terra, l’uso degli attrezzi,
il sapore della fatica e la gioia del raccolto…
…ora, quasi, come allora!!!
LO SCUDO DI ACHILLE - parte interna
parte esterna
Realizzato da
Efesto
Possibile ricostruzione
dello scudo di Achille.
Vi è
rappresentato
il mondo intero
in cerchi
concentrici:
• al centro il
cosmo
• città in pace
• città in guerra
• vita nei campi
• l’oceano
Nel cerchio della “vita nei campi” Omero descrive i lavori
agricoli degli uomini e degli animali, l’aratura, la mietitura,
la vendemmia, le greggi, le feste, i balli.
Danze
Aratura
Mietitura
<< L’ARATURA >>
Si ara e si rivoltano le zolle di terra.
È una terra nera, che fa presagire un ricco raccolto.
La stanchezza dei contadini è attenuata dal vino dolcissimo che
bevono ogni volta che raggiungono la fine del campo.
<<<<<§>>>>>
[…] Vi pose anche un molle maggese, fertile campo,
largo, arato tre volte; e qui molti aratori,
volgendo in giro i buoi aggiogati, li spingevano di qua e di là:
e quando giungevano alla fine del Campo, una volta girati,
allora una coppa di vino dolcissimo in mano
poneva loro un uomo, avvicinandosi;
e solco per solco rivoltavano in su,
con gran voglia di arrivare alla fine del maggese profondo.
Dietro nera si faceva la terra, pareva arata,
pur essendo d’oro; e gran meraviglia faceva.[…]
Odissea XVIII - (VIII a.C.)
Vaso greco e coppa
con decorazioni nere e rosse.
Scene di aratura con buoi
• Terra nera grano buono
• Lu nonnu in campagna scia,
lu ciucciu arare facia
e quannu a casa turnava
a furca de queddhru li liava.
• Li campi iniane arati,
cu suntu preparati
e poi simminati.
• Il contadino
con la sua zappa
tutte le erbacce strappava.
“Che faticaccia!” gridava,
mentre il bue arava.
• Zappa la terra
se vuoi mangiare
• La zappa le zolle vuol
dissodare,
il rastrello il terreno fa
sminuzzare,
le forbici vogliono
potare,
la falce è pronta a
tagliare
ma se non ci fosse il contadino
tutti questi arnesi
rimarrebbero appesi.
Proverbi e filastrocche
del Salento
Si accinge al lavoro con fermezza
tra il vento che i capelli gli accarezza
sorride alla campagna circostante,
saluta con lo sguardo le sue piante.
Ti ammiro contadino
e ti guardo con rispetto
per il tuo lavoro sincero e perfetto.
Chi pota a Marzo
e zappa ad Agosto
non si aspetti né pane né mosto
Quando a Marzo a notte tuona
la vendemmia sarà buona
La pioggia tra Luglio e Agosto
è la fonte dell’olio e del mosto
Se la vite fiorisce ad Aprile,
non sperar di riempire il barile
A Marzo dal tino vola il vino
Ottobre: vino e cantina
da sera a mattina
Prima di incamminarsi
verso il lavoro
il contadino non doveva
dimenticare pane e olio;
mezzogiorno subito
arrivava
per mangiare il pane che
lo aspettava.
<< LA MIETITURA >>
Anche il raccolto è un momento importante dell’anno agricolo.
Così, lo scudo ci offre l’immagine dei contadini che mietono:
chi taglia il grano con la falce, chi lo lega con legacci di paglia, chi
prepara un banchetto per festeggiare il raccolto.
<<<<<§>>>>>
[…] quei mietitori mietevano, con falci affilate in mano;
il grano in parte sul solco cadeva fitto per terra,
in parte i legatori lo fermavano con legacci di paglia;
dei giovani, portando le spighe a bracciate…
Gli araldi in disparte sotto una quercia allestivano il banchetto,
e, sacrificato un gran bue, lo imbandivano; le
donne versavano sopra molta farina bianca,
pranzo dei mietitori […]
Odissea XVIII - (VIII a.C.)
Moneta di Metaponto con spiga, risalente al VI a.C.
Decorazione con
spighe di grano e
vino
La spiga è nata
e il sole l’ha baciata,
in grano si è trasformata
per essere macinata.
La farina all’acqua si impasterà
e pane diventerà.
La pagnotta in forno cuocerà
e tutto il paese profumerà.
Acqua, sule e sale ,
ientu tutti li giurni,
lu ranu intra lu mulino
e primu pane intra li furni.
È matura la spiga del grano
per essere macinata piano:
così si crea la farina.
La lavora ogni mattina
con grande piacere
il generoso panettiere.
Con i chicchi del grano dorato
che il contadino ha falciato
il mugnaio ha preparato
un tesoro bianco e leggero:
la farina per davvero!
Poi il fornaio cosa farà?
Impastando col cuore
una buona pagnotta
realizzerà.
Beddhru e sapuritu lu pane
Sulu cu acqua e lievitu lu fane
Ma tuttu lu munnu pote sfamare
Iata a ciunca lu pote mangiare.
Proverbi e filastrocche
del Salento
<< LA VENDEMMIA >>
È l’ultima fatica del lavoro agricolo: giunto il tempo della vendemmia,
ragazzi e ragazze vanno per la vigna con ceste intrecciate
nelle quali è raccolto “il dolce frutto”.
Non mancano, in questo momento di gioia,
l’accompagnamento della cetra e il canto melodioso di un giovane .
<<<<<§>>>>>
[…] Vi pose anche una vigna, piena di grappoli, bella, d’oro;
i grappoli neri erano in alto:
si ergeva interamente su pali d’argento;
e intorno condusse un fossato di smalto e un recinto di stagno;
un solo sentiero portava lì,per cui passavano i raccoglitori,
quando era tempo di vendemmiare;
fanciulle e giovani, ingenui di cuore,
in canestri intrecciati portavano il dolce frutto
e tra loro un ragazzo con una cetra melodiosa
amabilmente suonava e cantava un bel canto con voce delicata;
quelli, battendo terra insieme,
saltellando con canti e grida sui piedi, seguivano.[…]
Odissea XVIII - (VIII a.C.)
La vendemmia…dopo secoli !!!
Coppa greca a figure nere
con scena di vendemmia. (fine VI a.C.)
Donne salentine
che vendemmiano
Particolare di scena
di giovinetti danzanti
con tamburo
(vaso a figure rosse)
(IV a.C.).
Danzatrici salentine
• Ramo corto, vendemmia lunga
• Molti pampini, poca uva
• Chi vuole tutta l’uva non ha buon vino
• Vigna al nuvolo fa debol vino
La urpe ca nnu rriau all’ua tisse ca era tifara
Quando rria lu indimare
lu masculu cariscia
e la fimmina a tajare
pia lu sicchiu
e zicchi a cantare
Quando canta la cicala,
fugi fugi alla culummara
Quando canta lu cicalune,
fugi fugi allu cippune
Proverbi e filastrocche
del Salento
Ci lu ole russu, ci lu ole biancu
Ci ne ole tantu e ci invece pocu
Ci lu gusta a ssulu e ci in compagnia
Niurumaro se chiama quiddhru te la terra mia:
forte comu li mmani di ci ll’è fatiatu,
comu la èspera ete rosatu,
cantu dolce e sospiru maru.
La vendemmia…oggi:
Un rituale che ha il sapore della festa.
Cappellini, forbici, guanti.
Alle prime ore dell’alba,
si va a tagliar l’uva nella vigna.
Il profumo degli acini maturi,
il colore nero della buccia,
i tini carichi di grappoli, il sole alto nel cielo e
il sudore che sgorga dalla fronte dei lavoratori,
diventano gli elementi di un quadro
di natura viva che ogni anno
si rinnova di volti ed emozioni diverse.
Nel Salento
la vendemmia è una
delle attività più
importanti della
cultura territoriale.
Ha un valore forte
non solo per ciò che
rappresenta per
contadini e
imprenditori agricoli
ma anche perché
assume un
significato sociale di
condivisione.
Oggi la vendemmia è sempre più spesso
innovata dall’utilizzo delle macchine
e anche la pigiatura, che prima veniva svolta
rigorosamente a piedi nudi
o con un paio di stivali,
oggi è diventata meccanica.
In quei fazzoletti di terra
che caratterizzano il tacco dello Stivale
c’è ancora chi ama far festa
nei giorni di raccolta.
C’è chi alla fatica del lavoro
antepone le chiacchiere
e i racconti degli aneddoti
legati alle antiche tradizioni,
chi canta in aperta campagna
e chi brontola per la presenza
insidiosa
di moscerini e zanzare.
Tradizione e innovazione
rendono l’antico rito della
vendemmia un momento che
affascina, emoziona e diverte.
Noi giovanissimi dovremmo
cogliere tali momenti di vita,
comprenderne l’evoluzione
storico/sociale
e andare avanti per…
“brindare al futuro” (magari, per ora, solo con acqua!!!)
CURIOSITA’ perchè si dice “Carpe Diem”?
Sapias, vina liques, et spatio brevi spem longam reseces, dum
loquimur, fugerit invida aetas:
carpe diem quam minimum credula postero.
Orazio
Sii saggia, filtra il vino e da uno stretto spazio
taglia via una lunga speranza.
Mentre stiamo parlando il tempo scorre:
cogli l’attimo quanto meno possibile confidando nel futuro.
Vivi intensamente ogni attimo “filtrando” dalla vita
di ogni giorno ogni singolo momento eliminando il
superfluo che rende la
vita / vino amara.
Quelli che…
“PANE E VINO AMABILE”
…per non dimenticare le nostre radici
e la “magia del lavoro del contadino” per
“pane e vino”
abbiamo condiviso i versi di Omero
che hanno preso forma
in un simbolico mosaico.
Classi I–A e II-A
“…neri erano i grappoli
dappertutto,
la vigna si reggeva
da un capo all’altro
su pali d’argento…”
[][][][][]
“…il grano in parte
sul solco cadeva fitto
per terra…”
Gruppi di lavoro
I A e II A
Gruppi di lavoro
I A e II A
…e pezzetto…
…dopo pezzetto…
Δεν ξεχωρίζει το
χωράφι απ’ την
καρδιά του
Il contadino non
separa il campo
dal suo cuore
da un Canto popolare greco
Non separa
il campo dal
suo cuore
e non separa
i suoi figli
dalle spighe.
La sua
famiglia
e i figli suoi
sono per lui
l'orgoglio e
l'anima.
Vecchio
l'aratro
ma fa bene
il suo lavoro
Casa e lavoro,
lavoro e casa
“ecco i
contadini”.