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1 STORIA SARDA NELLA SCUOLA ITALIANA SCUOLA PRIMARIA - CLASSE QUARTA

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STORIA SARDA NELLA SCUOLA ITALIANA

SCUOLA PRIMARIA - CLASSE QUARTA

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RIPRENDIAMO IL FILO: LA STORIA DEI SARDI E DELLA SARDEGNA…

Lo scorso anno: il periodo prenuragico Lo scorso anno abbiamo cominciato a studiare la Storia della nostra terra, la Sardegna, e del nostro popolo, i Sardi. Ci siamo impegnati in questo lavoro perché sappiamo che conoscere il passato è importante. Ci aiuta a capire il presente e ci permette di avere un futuro migliore. Ci siamo occupati della Preistoria: quella parte della Storia, cioè, che viene prima dell’invenzione della scrittura. Nella Preistoria della Sardegna, abbiamo studiato il periodo prenuragico, che comprende tutto ciò che è accaduto prima della comparsa dei nuraghi. Abbiamo visto l’uomo giungere in Sardegna e occupare ogni angolo della nostra isola, creando i primi villaggi. Lo abbiamo visto imparare a coltivare i campi e allevare gli animali domestici. E abbiamo scoperto le statuette della Dea Madre, le domus de janas, i dolmen, i menhir. È stato insomma un periodo importante e ricco. Come sappiamo, esso è andato dal Paleolitico all’Età del Rame. Più o meno, dal 450.000 a.C. al 1.600 a.C.: un periodo lungo, molto lungo. La linea del tempo ti aiuterà a ricordarlo.

STUDIARE - Sottolinea nel testo le parole e le frasi che spiegano perché vogliamo studiare la Storia della Sardegna.

450.000 a.C. - PALEOLITICO 6.000 a.C.

- NEOLITICO

3.000 a.C. - ETÀ DEL

RAME

1.600 a.C. - ETÀ DEL BRONZO

PERIODO PRENURAGICO

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LA CIVILTÀ NURAGICA: PIÙ DI MILLE ANNI

La civiltà nuragica Quest’anno studiamo ancora la Preistoria della Sardegna e ci occupiamo del periodo nuragico. Anzi, per essere più precisi, ci occupiamo della civiltà nuragica. Da dove viene questo nome? Per capirlo, bisogna pensare alle due parole “civiltà” e “nuragica”. Parliamo di “civiltà” perché in quel periodo i Sardi svilupparono la loro vita in modo simile in tutta la Sardegna. Il modo di costruire edifici, di coltivare la terra, di fare commercio, di governare i villaggi, di adorare le divinità, di creare ceramiche era uguale in tutta l’isola. Inoltre essi sapevano di essere un solo popolo. Quando succede questo, diciamo che un popolo sviluppa una civiltà, tutta sua e originale. Chiamiamo poi questa civiltà “nuragica” perché il nuraghe fu l’edificio più importante per i Sardi di quel tempo. Tra poco vedremo meglio com’erano fatti i nuraghi, ma tu certamente lo sai già. Nella nostra isola, basta voltarsi attorno per scoprirne uno: non è vero?

La civiltà nuragica: l’Età del Bronzo Quanto durò la civiltà nuragica? Anche quest’anno, come abbiamo fatto l’anno scorso, prima di raccontare le vicende dei Sardi dobbiamo imparare qualche data. Abbiamo detto che il periodo prenuragico terminò all’incirca nel 1.600 a.C. Questa è la prima data importante che dobbiamo imparare. In Sardegna, nel 1.600 a.C., l’Età del Rame si era appena chiusa ed era già iniziata l’Età del Bronzo. Come dicono i loro nomi, furono due epoche caratterizzate dall’uso di diversi metalli: dapprima il rame, poi il bronzo. LE PAROLE - Che cosa significa la parola “civiltà”?

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C’è un altro motivo, però, per cui è importante ricordare il 1.600 a.C. A quel tempo, comparvero in tutta la Sardegna i proto-nuraghi, cioè gli edifici che precedettero i nuraghi. Molti di essi presentano un corridoio interno: per questo sono chiamati anche “nuraghi a corridoio”. Nell’immagine, vedi la ricostruzione di uno di questi proto-nuraghi. Dopo di essi, comparvero i nuraghi veri e propri e fu allora, tra il 1.500 e il 1.000 a.C., che la civiltà nuragica raggiunse il suo splendore. I nuraghi che vennero costruiti erano grandi e magnifici. Quello della foto, ad esempio, è il nuraghe Serbissi di Osini: come vedi, la sua forma è differente da quella del proto-nuraghe e il suo aspetto è molto più imponente. STUDIARE - Quali differenze passano in Sardegna tra l’Età del rame e l’Età del bronzo?

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La civiltà nuragica: l’Età del Ferro Ci sono altre due date importanti per le vicende della civiltà nuragica: il 900 a.C. e il 500 a.C. Il 900 a.C. è la data in cui in Sardegna si passò dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro, si cominciò cioè a usare il ferro, un metallo molto più resistente del bronzo. Soprattutto, dopo il 900 a.C. i Sardi smisero di costruire nuraghi, per motivi che non conosciamo. Continuarono a usare in modi diversi quelli che c’erano già, ma non costruirono nuraghi nuovi. Tra il 900 a.C. e il 500 a.C. la civiltà nuragica visse dunque una nuova fase e le sue caratteristiche furono in parte differenti da quelle della fase precedente: torneremo su questo punto nelle ultime pagine del nostro racconto. Il 500 a.C. è la terza data che dobbiamo ricordare. Secondo gli studiosi, questo fu il tempo in cui la civiltà nuragica cessò di esistere. Le cause furono tante, ma la più importante fu senza dubbio la conquista della Sardegna da parte dei Cartaginesi. La linea del tempo ti aiuta a fare chiarezza, riassumendo le date del periodo nuragico.

Perché queste date sono importanti? Conoscere queste date è molto importante, per due motivi. Il primo motivo è questo: esse ti aiutano scoprire le vicende degli antichi Sardi. Il secondo motivo è questo: esse ti aiutano a inserire la Storia dei Sardi e della Sardegna nella Storia del Mare Mediterraneo e del mondo.

1.600 a.C. - ETÀ DEL BRONZO 900 a.C. - ETÀ DEL

FERRO 500 a.C.

PERIODO NURAGICO

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Mentre la civiltà nuragica raggiungeva il suo splendore, tra 1.500 e 1.000 a.C., i faraoni governavano l’Egitto e ingrandivano il loro impero, gli Ittiti conquistavano una buona parte del Vicino Oriente, i Micenei dominavano la Grecia e molte popolazioni diverse si stabilivano nella penisola italiana. Sono tutti popoli ed eventi che studi quest’anno. La civiltà nuragica si sviluppò insieme a questi popoli e con alcuni di loro strinse legami molto forti. È il segno che i Sardi erano protagonisti della Storia di quel mondo antico.

STUDIARE - Quali sono la data d’inizio e la data di conclusione della Storia della civiltà nuragica? COLLEGAMENTI - Geografia: nella fotografia vedi il grande nuraghe Losa di Abbasanta. Fai un’indagine con l’aiuto della tua maestra: quanto è lontana Abbasanta dal tuo paese o dalla tua città?

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PRIMA DEI NURAGHI: I PROTO-NURAGHI

La forma dei proto-nuraghi I nuraghi non comparvero in Sardegna da un giorno all’altro. Essi furono preceduti da edifici che chiamiamo proto-nuraghi: questa parola significa, appunto, “i primi nuraghi”. Per capire com’erano fatti, osserva l’illustrazione qui in basso. Vedi bene che erano costruzioni di forma tozza e irregolare: non avevano cioè una forma geometrica precisa. Erano massicci ed erano costruiti con grandi blocchi di pietra, posti uno sopra l’altro. Capirai certamente cosa intendiamo: basta che ripensi ai megaliti studiati lo scorso anno. Tutto questo dava ai proto-nuraghi l’impressione di una grande forza. Erano alti al massimo dieci metri: sopra, i Sardi nuragici costruivano a volte le loro capanne. La sommità dei proto-nuraghi, infatti, era piatta. Il proto-nuraghe che vedi nella ricostruzione di questa immagine si trova a Gesturi e si chiama Bruncu Madugui.

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Com’era fatto all’interno un proto-nuraghe? Se vuoi capire come erano fatti all’interno i proto-nuraghi, devi osservare quest’altra immagine. È ancora il proto-nuraghe di Gesturi, visto però in un modo molto particolare: lo vediamo cioè come una torta tagliata a metà orizzontalmente con un coltello. È molto semplice: l’interno del proto-nuraghe era attraversato da un corridoio, che andava da un’estremità all’altra dell’edificio (lettera f). Spesso, accanto al corridoio principale c’erano piccoli corridoi laterali (e) che finivano con un muro chiuso. All’interno del proto-nuraghe non c’erano grandi stanze che potevano essere abitate. C’erano solo delle piccole celle: spazi molto ridotti di cui non conosciamo bene l’uso (b). C’erano però delle scale di pietra (a). Erano strette e ripide e portavano alle capanne costruite sulla sommità piatta del proto-nuraghe. Vedi i circoli segnati dalle lettere “c” e “d”, nel mezzo del disegno? È la base delle capanne, abitate dai Sardi nuragici.

COLLEGAMENTI - Geografia: in quale parte della Sardegna si trova Gesturi?

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I NURAGHI

L’importanza dei nuraghi Dopo i proto-nuraghi, i Sardi cominciarono a costruire i nuraghi veri e propri. Ne costruirono tantissimi, in tutta la Sardegna. Erano alti anche più di venti metri. Erano grandi e possenti, tanto che hanno resistito ai millenni e li possiamo ammirare ancora oggi. Per questo diciamo che il nuraghe è l’edificio più caratteristico della civiltà nuragica. In tutto il mondo, quando si parla dei nuraghi si parla della Sardegna: esistono solo nella nostra isola ed ecco da dove viene la loro importanza. I nuraghi sono edifici così straordinari che ancora adesso rendono la Sardegna un posto bello e affascinante. I Sardi sono fieri di avere degli antenati che hanno costruito queste meraviglie.

Che cos’è un nuraghe? Il nome dei nuraghi viene da “nur”. Questa è una parola antica, che significa “cavità” o “cumulo di pietre”. Secondo altri studiosi, essa significa anche “luogo di osservazione molto alto”. Questi significati si capiscono facilmente se guardiamo un nuraghe. Il nuraghe è un edificio circolare a forma di torre con la cima troncata, dalla cui terrazza si domina tutto il territorio. È visibile anche da molto lontano e per costruirlo i Sardi usarono pietre pesantissime e di grandi dimensioni. Al suo interno si trovano delle camere molto ampie, dove si poteva vivere. Spesso, il nuraghe era tanto elevato che le camere erano sovrapposte una all’altra, come nei palazzi di oggi. Lo vedi chiaramente dall’immagine qui a fianco. Il nuraghe ritratto è il nuraghe di Santu Antine e si trova a Torralba: il

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disegno mostra molto bene com’è fatto il suo interno. La torre centrale era così alta che il nuraghe aveva tre piani: si passava dall’uno all’altro risalendo una scala di pietra. Dal disegno vedi chiaramente anche un’altra cosa: il soffitto di ogni camera aveva la forma di una cupola. Il suo nome era tholos, una parola greca che significa proprio “cupola”, e veniva costruito in modo particolare: i filari di pietre erano posti uno sopra l’altro in cerchi sempre più stretti fino a chiudere il “tetto” con una sola pietra. Era un soffitto dalla forma davvero ingegnosa e certo non era piatto come quello della tua cameretta di città! Cupole di questo tipo erano diffuse anche in altre aree del Mediterraneo. Non si sa se siano nati prima le tholos sarde o le tholos di altri popoli, ma questa è di sicuro un’altra prova dei contatti che i Sardi avevano con le genti vicine.

STUDIARE - Come venivano costruite le cupole che chiudevano il soffitto delle camere nuragiche?

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Ci sono molti tipi di nuraghe Il nuraghe di Torralba è formato, come mostra il disegno della pagina precedente, da ben quattro torri. I Sardi costruirono diversi tipi di nuraghe. Ci sono i nuraghi con una torre sola: sono chiamati nuraghi “monotorre” o nuraghi “semplici”. Ci sono poi i nuraghi con più di una torre: furono costruiti nuraghi con due, tre, quattro o cinque torri oltre la torre centrale. La torre centrale era la più alta, mentre le altre erano più basse. Questi nuraghi sono chiamati nuraghi “complessi”. Nelle immagini vedi tutti e due i tipi di nuraghe. La prima fotografia, in alto, ritrae il nuraghe Madrone di Silanus: è molto semplice ed è fatto di una sola torre. La seconda fotografia ritrae dal cielo ancora il nuraghe Santu Antine di Torralba: puoi vedere la torre centrale e le altre tre torri. Sono veramente imponenti!

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Scopri un nuraghe! Per capire com’era fatto un nuraghe al tempo dei Sardi nuragici, puoi osservare questa ricostruzione, realizzata secondo le indicazioni degli archeologi. Riproduce il nuraghe Arrubiu di Orroli. Esso aveva la torre centrale e cinque torri più basse, molto vicine a quella più alta (attento! Una di queste cinque nell’illustrazione non si vede, ma c’è). Le cinque torri erano unite da muri chiamati “cortine”. All’interno delle cortine, tra le cinque torri e la torre principale, c’era il cortile. L’insieme formato dalla torre principale e dalle cinque torri vicine ad essa prende il nome di “bastione”. Lo spazio attorno alle torri principali era chiuso da altre torri ancora, a loro volta unite da mura possenti: queste mura prendono il nome di “antemurale”. Hai mai visto un edificio più bello di questo?

LE PAROLE - Con quali parole indichiamo le mura interne e le mura esterne del nuraghe complesso?

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Quanti erano e dov’erano i nuraghi? È difficile per gli studiosi capire quanti nuraghi furono realmente costruiti dai Sardi. Molti di essi sono stati distrutti dal tempo e altri dall’uomo. Solo pochi sono stati scavati dagli archeologi. Si pensa comunque che i nuraghi siano almeno 7.000! È una cifra enorme! Di questi 7.000, almeno 1.000 sono nuraghi complessi, cioè nuraghi con più di una torre. È importante ricordare che non tutti questi nuraghi furono costruiti contemporaneamente. Furono costruiti nel corso di molti secoli e di sicuro i Sardi, oltre a ingrandire e aggiustare i nuraghi vecchi, edificarono nuraghi nuovi quando i più antichi erano già andati in rovina. Allo stesso modo, sappiamo che non furono tutti abitati allo stesso tempo. Alcuni furono utilizzati e poi abbandonati, mentre al loro posto se ne usavano altri. La carta ti mostra la posizione dei nuraghi in Sardegna. Dove il verde è più scuro, ci sono più nuraghi. Dove il verde è più chiaro, ci sono meno nuraghi.

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A COSA SERVIVANO I NURAGHI? Gli studiosi discutono da moltissimo tempo sui nuraghi: in particolare, cercano di capire per quale motivo e con quali scopi furono costruiti dai Sardi. Oggi si pensa che i nuraghi venissero utilizzati in diversi modi: ecco i più importanti. Di sicuro i nuraghi erano la casa del capo della tribù o del villaggio. Forse, in essi abitavano anche i personaggi più importanti della tribù stessa. I nuraghi, poi, si trovavano sulle alture. Ciò significa che dall’alto delle sue mura e delle sue torri, gli abitanti potevano controllare il territorio e vedere in anticipo se giungeva qualche nemico. In caso di guerra, potevano respingere l’assalto degli avversari e contrattaccare. Allo stesso tempo, almeno una parte della popolazione poteva rifugiarsi nei nuraghi. Pensiamo ai nuraghi complessi: c’era molto spazio per le persone, il pozzo per attingere acqua, e ripostigli in cui conservare riserve di cibo per tutti.

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I nuraghi erano anche il centro di tutte le attività del territorio: i Sardi facevano riferimento ai loro nuraghi, ad esempio, per gli scambi commerciali. Secondo alcuni avevano anche funzioni religiose e, secondo altri, erano osservatori astronomici: dalle torri si osservavano le stelle e i fenomeni del cielo. Queste ultime ipotesi sono però molto discusse tra gli studiosi e non sappiamo se siano vere. Il disegno della pagina precedente ricostruisce il nuraghe Su Nuraxi di Barumini: ti mostra anche l’interno del maestoso edificio. Puoi facilmente immaginare i Sardi abitanti di Su Nuraxi impegnati nelle attività di cui abbiamo appena parlato. Nella fotografia sotto vedi invece Su Nuraxi com’è oggi. Tieni presente che fino a pochi decenni fa questo straordinario edificio era quasi completamente coperto di terra: è così grande che formava lui stesso una collina! Le costruzioni che vedi attorno al nuraghe complesso erano le capanne del villaggio che circondava le torri: e adesso parliamo proprio dei villaggi nuragici.

COLLEGAMENTI - Storia: quali erano le grandi civiltà del Mediterraneo al tempo in cui i Sardi costruivano Su Nuraxi?

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I VILLAGGI

La capanna nuragica Attorno ai nuraghi si trovavano i villaggi, che erano composti di capanne. Le capanne dei villaggi nuragici avevano forma circolare, con muri in pietra e la copertura in legno. Sopra la copertura in legno, venivano poggiate frasche d’albero rivestite d’argilla o sottili lastre di pietra. Servivano a proteggere gli abitanti della capanna dalle intemperie. La capanna aveva una sola apertura verso l’esterno: la porticina, che dava sulle altre capanne del villaggio. Talvolta, una piccola scala in pietra, di due o tre gradini, consentiva di scendere dall’esterno verso l’interno. Dentro la capanna, si svolgevano tutte le attività della vita quotidiana. Si cucinava e si mangiava. Si dormiva. Le donne lavoravano al telaio. Delle nicchie consentivano di riporre gli strumenti domestici e le scorte di cibo. Le capanne erano simili una all’altra, tranne una speciale: la capanna delle riunioni, che vedi riprodotta nella figura. Questa capanna era più grande delle altre e aveva un sedile in pietra: qui gli anziani del villaggio si riunivano per discutere le questioni più importanti della comunità. Al centro della capanna delle riunioni si trovava un altarino, sempre in pietra, che riproduceva un nuraghe.

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Il villaggio nuragico Come abbiamo detto, i villaggi si stendevano attorno ai nuraghi. Lo possiamo vedere facilmente dalle due immagini che ti presentiamo adesso. La prima riguarda ancora Su Nuraxi di Barumini ed è la pianta dell’area archeologica. Puoi distinguere il nuraghe complesso, con la torre centrale, le quattro torri vicine e l’antemurale. Da una parte e dall’altra dell’antemurale si vedono le capanne del villaggio: furono quasi tutte costruite secoli dopo il nuraghe.

COLLEGAMENTI - Italiano: che cos’è la “pianta” di un edificio? Per scoprirlo, fatti aiutare dalla maestra.

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La seconda immagine è invece la ricostruzione del villaggio nuragico di Sant’Imbenia, nei pressi di Alghero. Qui il nuraghe aveva una torre centrale e due torri più piccole ed era circondato da un villaggio con molte capanne: come vedi, le capanne erano vicine le une alle altre. Il villaggio non cresceva secondo un piano preciso, ma secondo la necessità: si aggiungeva una capanna all’altra quando se ne sentiva il bisogno. Dobbiamo anche ricordare che molti villaggi sono stati scoperti lontano dai nuraghi. Questo fatto vuol dire che un nuraghe comandava non solo il villaggio che gli nasceva attorno, ma tanti villaggi diversi. O forse che alcuni villaggi non avevano nuraghe. D’altro canto, sappiamo anche che esistevano nuraghi senza villaggi. Secondo gli studiosi, è importante comunque sottolineare che sono stati trovati villaggi in ogni parte della Sardegna: i Sardi nuragici abitavano proprio tutta l’isola ed essa era la sede di una sola e grande civiltà. STUDIARE - Rifletti: si può dire che ogni nuraghe comandava un villaggio nuragico?

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LA SOCIETÀ DEI SARDI NURAGICI

Le tribù nuragiche Non sappiamo molto dell’organizzazione della società nuragica, ma gli studiosi sono certi di alcune cose. I Sardi nuragici erano divisi in tribù: la tribù è una comunità di persone unite da legami familiari. Ognuna di queste tribù abitava una parte della Sardegna. Non conosciamo il numero delle tribù e nemmeno dove vivevano di preciso. I loro nomi ci sono stati tramandati dai Romani: ma sono, appunto, i nomi che gli diedero i conquistatori venuti dalla penisola italiana e non sappiamo come essi chiamavano se stessi. La lunga storia della società nuragica va poi divisa in due periodi. Nel primo periodo tutte le famiglie della tribù avevano uguali diritti e si mettevano d’accordo per scegliere un capo. Al capo davano il potere di governare e guidare la tribù. Nel secondo periodo, verso la fine dell’età nuragica, nacquero delle differenze tra le famiglie che componevano la tribù. Alcune famiglie divennero più importanti, mentre altre persero prestigio. In quest’epoca, il capo della tribù veniva scelto solo dalle famiglie più potenti.

Persone importanti della tribù La persona più importante della tribù e del villaggio era sicuramente il capo. A lui spettava prendere le decisioni più importanti, per le quali si faceva aiutare dagli uomini più anziani e saggi. Nell’immagine vedi un capo tribù nuragico: è una figura molto solenne.

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Il mantello, il bastone e il pugnale, stretto al petto, sono simboli del potere e del ruolo del capo. Nel mondo nuragico c’erano però almeno altri due personaggi importanti: il guerriero e il sacerdote. Il guerriero aveva il compito di combattere, mentre il sacerdote celebrava i riti religiosi. Il capo, il guerriero e il sacerdote si trovavano in cima alla società della tribù e del villaggio. Ogni Sardo nuragico aveva comunque un compito preciso ed era indispensabile alla vita della comunità. C’erano i contadini e gli allevatori, il cui lavoro dava da mangiare e vestire a tutti. Le donne cucinavano, allevavano i bambini e

tessevano, permettendo alla comunità di mangiare, crescere e vestirsi. Non mancavano infine gli artigiani, dai ceramisti ai fabbri, dai falegnami agli scalpellini. C’erano tante persone, insomma, che con il loro lavoro permettevano al villaggio di progredire giorno dopo giorno. Nelle immagini vedi due guerrieri. Quello in alto è il guerriero raffigurato da un bronzetto nuragico. Quello in basso è un disegno dei nostri giorni, basato proprio sui bronzetti. È davvero molto affascinante! STUDIARE - Chi erano le persone più importanti del villaggio nuragico?

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L’ECONOMIA DEI SARDI NURAGICI

I campi, gli animali domestici, le botteghe In epoca nuragica, i villaggi, il territorio e tutta la Sardegna erano ricchi di attività economiche. L’agricoltura dava soprattutto cereali: dal grano si ricavava la farina, che permetteva di fare le focacce. Queste erano il principale alimento dei Sardi. Ma sappiamo che si coltivava anche la vite e che i nuragici facevano il vino. L’allevamento di capre, pecore e mucche dava carne, latte, lana e pelli. Gli animali domestici erano una grande ricchezza e si pensa che appartenessero non alle singole famiglie ma a tutto il villaggio insieme. Anche l’artigianato era fiorente. Basta pensare ai ceramisti, che producevano piatti, scodelle, bollitoi, vasi e lucerne. Ai falegnami, che sbozzavano un gran numero di oggetti usati nel lavoro e nella vita quotidiana. Agli scalpellini, che tagliavano le pietre indispensabili a costruire le capanne e i nuraghi. Fino ai fabbri, di cui parleremo tra poco. Molti degli oggetti creati da questi artigiani non sono purtroppo giunti sino a noi: ad esempio, quelli fabbricati in legno. Altri sono stati scoperti dagli archeologi in gran numero, come la pintadera dell’immagine: un piccolo disco in ceramica usato per decorare il pane che poi veniva offerto alle divinità.

Il commercio e la lavorazione dei metalli I Sardi nuragici non rimanevano chiusi nei loro villaggi ed erano abili mercanti. Molti beni venivano scambiati tra una tribù e l’altra, nella stessa Sardegna. Molti altri venivano venduti o offerti come doni preziosi fuori

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dall’isola: ceramiche e bronzetti nuragici sono stati trovati in tante località del Mediterraneo, a partire dalla vicina Etruria. Allo stesso modo, scavando nei villaggi nuragici gli archeologi hanno scoperto oggetti provenienti da posti lontani come Cipro o la Grecia. Infine, dobbiamo ricordare che i Sardi nuragici lavoravano con abilità i metalli. Sapevano ricavare dalle rocce il rame e il piombo. Di stagno ce n’era poco e quello che serviva veniva importato dai mercanti da luoghi molto lontani. Poi, unendo il rame e lo stagno, i fabbri ricavavano il bronzo, con il quale creavano un gran numero di oggetti. Armi come spade, pugnali e asce, ma anche gioielli come anelli e bracciali, pettini per i capelli, rasoi per la barba, fibbie per i mantelli, palette da carbone, martelli da lavoro, molle per i fabbri. Ecco degli esempi. In una delle due immagini vedi delle splendide punte di lancia. Nell’altra, sono ritratte delle spade. Tutte queste armi furono realizzate in bronzo e la loro lavorazione fu tanto accurata che potrebbero essere utilizzate ancora oggi. Fortunatamente, i Sardi non fanno più la guerra!

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L’ARTE

I bronzetti I Sardi nuragici hanno lasciato al mondo tante cose belle. Tra le più belle, ci sono i “bronzetti”, chiamati così perché sono delle piccole statuine fatte, appunto, in bronzo. Gli esperti pensano che avessero una funzione religiosa perché sono stati ritrovati nei luoghi di culto. Molto probabilmente, i fedeli portavano le statuine nei templi e le dedicavano alle divinità. Le ringraziavano per aver ricevuto un favore o chiedevano loro un beneficio: avere un figlio, guarire da una malattia, ottenere un buon raccolto dei campi. Erano usate a questo scopo perché erano oggetti preziosi. Per realizzare un bronzetto ci voleva il costoso metallo e serviva l’abilità di un bravo artigiano. Erano insomma doni degni della divinità. I bronzetti raffiguravano gli stessi Sardi nuragici: tra essi ci sono arcieri, soldati, lottatori, donne, il capo. Ritraevano però anche animali, oggetti della vita quotidiana, modellini di nuraghe, navicelle. Proprio per questo i bronzetti ci permettono di capire molte cose sulla società e sulla vita di ogni giorno dei Sardi nuragici. Te ne mostriamo in queste pagine tre. Il primo, in alto, viene chiamato La madre dell’ucciso.

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È stato trovato nelle vicinanze di Urzulei e raffigura una scena molto solenne e dolorosa. Una donna tiene sulle ginocchia un giovane morto, forse il figlio: da qui viene il nome del bronzetto. Il secondo rappresenta un muflone, un animale ancora oggi molto presente in Sardegna. I tanti bronzetti raffiguranti animali ci dicono che i Sardi nuragici avevano un rapporto molto stretto con la natura. Il terzo raffigura due uomini impegnati nella lotta ed è infatti chiamato I lottatori. È stato scoperto alle pendici del Monte Arcosu, non lontano da Uta, e racconta una scena di vita quotidiana vivace. La lotta era probabilmente uno degli sport più praticati dai Sardi nuragici, quando si trovavano per le grandi feste comunitarie.

Le statue I bronzetti non furono l’unico prodotto dell’arte dei Sardi nuragici. Una delle loro creazioni più belle furono le statue in pietra: quelle che oggi chiamiamo “Giganti di Monte Prama”. Il loro nome deriva dal fatto che sono statue alte circa due metri e sembrano quindi dei veri e propri giganti. Monte Prama è invece il luogo in cui sono state trovate: una collinetta vicino a Cabras, nei pressi di Oristano. Queste statue raffigurano gli stessi personaggi dei bronzetti, solo in dimensioni molto maggiori. COLLEGAMENTI - Scienze: in quali aree della Sardegna è ancora oggi possibile incontrare il muflone?

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Sono pugili, arcieri, guerrieri, che oggi ci guardano con i loro volti silenziosi e ci pongono delle domande affascinanti. Nessuno sa infatti di preciso perché vennero scolpite. Gli studiosi pensano che facessero la guardia alle tombe degli antenati. Pensano cioè che i nuragici le abbiano scolpite, nel periodo più tardo della loro civiltà, per celebrare i personaggi più importanti della loro storia. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che a Monte Prama sono stati trovati anche grandi modelli in pietra di nuraghe: un altro modo di ricordare un passato glorioso e forse lontano. È molto importante sottolineare che in tutto il Mediterraneo occidentale gli archeologi non hanno ancora scoperto statue così antiche e così belle come quelle di Monte Prama. Esse testimoniano insomma la ricchezza e la raffinatezza dei Sardi nuragici: infatti, solo un popolo raffinato e ricco poteva commissionare a scalpellini-artisti opere tanto costose e prestigiose. Nell’immagine in alto vedi il volto misterioso di uno dei giganti: il braccio porta lo scudo, a protezione della testa. In basso, ecco un modello di nuraghe.

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LA RELIGIONE: LE TOMBE DEI GIGANTI Un altro capitolo straordinario della Storia dei Sardi nuragici è quello che riguarda la religione: qual era la religione dei nostri antenati? Per comprenderlo, dobbiamo osservare i loro edifici e riflettere sul loro uso. I Sardi nuragici avevano infatti diversi edifici religiosi e tra i più importanti c’erano le Tombe dei Giganti. Il loro nome è abbastanza chiaro: erano delle sepolture ed erano molto grandi. Tanto grandi che, terminata l’epoca dei nuraghi, il popolo credette che fossero sepolture di esseri giganteschi. Erano invece, semplicemente, sepolture collettive: dentro ogni Tomba dei Giganti, cioè, venivano riposti molti morti. Proprio come abbiamo visto l’anno scorso per i dolmen dell’epoca prenuragica. Guarda ora queste due immagini. Si riferiscono entrambe alla Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu, ad Arzachena.

La prima, qui sopra, ti mostra com’è il monumento oggi, millenni dopo il periodo in cui fu costruito. La seconda, nella pagina vicina, ti mostra una ricostruzione del monumento al computer. Con l’aiuto della maestra, puoi vedere che la forma è quella di una testa di toro, animale sacro dei Sardi nuragici. I due bracci della tomba rappresentano le corna del toro. I due bracci delimitano anche uno spazio semicircolare, proprio davanti all’ingresso della tomba: qui si svolgevano i riti religiosi e si raccoglievano le persone venute a ricordare i loro morti.

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La camera di sepoltura ha invece una forma molto allungata: al suo interno venivano riposti i defunti, appartenenti allo stesso villaggio o a più villaggi diversi. La camera sepolcrale di una Tomba dei Giganti può essere lunga anche venticinque metri! Tutto ciò ti sarà più chiaro se osservi questa pianta della Tomba dei Giganti di Siddi: si chiama Sa Domu ’e s’Orku ed è una delle meglio conservate della Sardegna. Puoi vedere la camera di sepoltura, lunga ben quindici metri e capace di accogliere molti defunti in un ampio arco di tempo. I due bracci della tomba sono estesi addirittura diciotto metri. Sulla Giara di Siddi, nei pressi della tomba, c’erano diciassette nuraghi. La tomba serviva perciò probabilmente alle popolazioni dei villaggi di questi nuraghi. STUDIARE - Perché le Tombe dei Giganti hanno questo nome?

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LA RELIGIONE: TEMPLI E DIVINITÀ

Il tempio a pozzo Gli edifici di culto più importanti dei Sardi nuragici erano i templi per il culto dell’acqua. L’acqua è indispensabile alla vita dell’uomo. Il nostro corpo ne ha un grande bisogno e noi la beviamo. Ci serve anche a tenerci puliti. E senz’acqua non sarebbe possibile coltivare i campi che ci danno il cibo. Essa era al primo posto nella religione dei popoli antichi: quindi, anche nella religione dei Sardi nuragici. I nostri avi costruivano dei templi con delle lunghe scalinate, che scendevano fino alla fonte da cui l’acqua sgorgava: questi si chiamano “templi a pozzo” o anche “pozzi sacri”.

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Puoi vedere bene com’erano fatti nelle immagini. La prima, nella pagina precedente, ti mostra una ricostruzione al computer del pozzo sacro di Funtana Coberta, presso Ballao. Come vedi, il tempio era un edificio complesso: c’era una cupola a tholos e la scalinata era preceduta da un vestibolo. Qui probabilmente si fermavano i pellegrini, che sostavano in preghiera e consegnavano i loro doni ai sacerdoti. La seconda immagine, qui sopra, ti mostra il pozzo sacro di Santa Vittoria, vicino a Serri, oggi. La lettera C indica il vestibolo e la lettera D la scalinata. Il tempo ha distrutto la cupola a tholos e tutta la parte superiore del monumento. Nella terza immagine, qui a fianco, vedi il fondo del pozzo sacro di Santa Cristina, a Paulilatino, com’è oggi. Puoi vedere gli ultimi gradini della scala e l’acqua che sgorga dal terreno. In questo luogo misterioso e sotterraneo potevano entrare solo gli antichi sacerdoti nuragici.

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La fonte sacra C’era anche un altro tipo di tempio per venerare l’acqua. In questo secondo tipo, l’acqua sgorgava al livello del suolo, come da una fontana, e non c’era la scalinata che scendeva al pozzo. Erano insomma delle vere e proprie “fonti sacre”. Anche in questo caso ti mostriamo due immagini. Si riferiscono tutte e due alla fonte sacra di Su Tempiesu, vicino a Orune. Nella prima immagine, a sinistra, vedi il punto del tempio in cui sgorga l’acqua. Questo particolare punto del tempio era riservato e ci si potevano avvicinare solo i sacerdoti. I pellegrini rimanevano invece all’esterno del muretto che vedi nella seconda immagine, a destra: qui lasciavano i loro doni e si fermavano in preghiera.

STUDIARE - Quali differenze c’erano tra il “pozzo sacro” e la “fonte sacra”? COLLEGAMENTI - Geografia: scopri insieme alla tua maestra quanto distano la tua scuola e il tuo paese da Orune e Paulilatino. A quale di queste località sei più vicino?

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Il tempio a megaron Da molti anni gli studiosi si fanno domande su un altro tipo di tempio dei Sardi nuragici. Era un tempio che aveva più o meno la forma di un rettangolo e viene chiamato tempio a megaron, una parola greca che significa “sala”. Quello che vedi nella fotografia si trova a Esterzili e si chiama Domu de Orgia: in tutta la Sardegna ne sono stati trovati circa altri trenta. A cosa servivano? Secondo gli esperti, è probabile che anche questi templi fossero legati al culto dell’acqua. Forse, inoltre, conservavano un fuoco perenne, vale a dire un fuoco sempre acceso. Questo è tutto ciò che sappiamo oggi di questi edifici religiosi.

Quali divinità adoravano i nuragici? I Sardi nuragici adoravano il toro, l’acqua, la Dea Madre e il cielo. L’importanza del toro è facile da capire: il toro era il simbolo della forza dell’uomo, della sua capacità di riprodursi e creare nuova vita. Era quindi il simbolo della fertilità maschile. Era anche l’animale domestico più grande e forte, un aiuto per il lavoro dei campi e fonte di cibo e pelli. Abbiamo già detto del significato del culto dell’acqua. Il culto del cielo si divideva invece, probabilmente, in un culto del Sole e in un culto della Luna. Il Sole rappresentava, come il toro, la forza maschile. Mentre la Luna rappresentava la fertilità femminile, la capacità, tipica della donna come dell’uomo, di riprodursi e creare nuova vita.

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Si pensa che i Sardi nuragici affiancassero quindi il culto dell’uomo a quello del toro e del Sole. Il culto della donna era invece legato a quello dell’acqua e della Luna. La Dea Madre, che abbiamo studiato già l’anno scorso nel periodo prenuragico, fu una divinità importante anche per i Sardi nuragici. Ripetiamo: uomo, toro e Sole erano simboli della forza maschile, mentre donna, acqua e Luna erano simboli della forza femminile. Non siamo sicuri che i Sardi nuragici dessero alle loro divinità forme umane, come i Greci e i Romani. Non sappiamo cioè se esistevano divinità simili a Zeus o Giove. In effetti, questa

è una materia ancora incerta: la religione dei Sardi nuragici è cioè al centro di grandi studi e discussioni. In questa pagina vedi due immagini molto suggestive. La prima è un bronzetto: raffigura una sacerdotessa nuragica con il mantello e un copricapo simile a un sombrero. La seconda ritrae sempre una sacerdotessa nuragica e il disegno è stato realizzato proprio a partire dai bronzetti. È il passato che torna a noi per parlarci di uomini e donne ormai scomparsi da millenni!

COLLEGAMENTI - Geografia: in quale parte della Toscana si trova Vulci? COLLEGAMENTI - Storia: quale grande civiltà si sviluppò in Toscana dopo l’anno 1.000 a.C.?

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I VILLAGGI SANTUARIO E LE GRANDI FESTE COMUNI

Che cosa sono i villaggi santuario Nella vita dei Sardi nuragici c’erano appuntamenti molto importanti. Uno di questi era ritrovarsi nei villaggi santuario, forse una volta all’anno, forse più spesso. Nell’immagine vedi una mappa, che mostra molto chiaramente com’era fatto un villaggio santuario. C’era un recinto delle feste con le botteghe dei mercanti. C’erano una sala delle assemblee in cui discutere, un tempio a pozzo e un tempio a megaron. C’erano poi anche delle capanne: poche, però, e questo spinge gli studiosi a pensare che il villaggio santuario fosse vuoto per la maggior parte dell’anno. Vi abitavano forse i sacerdoti, che accoglievano la popolazione in occasione delle feste. Il villaggio santuario della mappa è quello di Santa Vittoria, vicino a Serri.

LE PAROLE – Da dove proviene e cosa significa la parola “santuario”?

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Il luogo della festa Il villaggio santuario era il luogo delle grandi feste dei Sardi nuragici. La presenza dei templi ci dice che qui si svolgevano delle solenni celebrazioni religiose. E poiché i villaggi santuario trovati in Sardegna sono pochi, rispetto al gran numero dei villaggi comuni, dobbiamo pensare che in ognuno di essi si raccogliessero, per le occasioni sacre, tribù provenienti da ogni parte dell’isola. La presenza del recinto delle feste e della sala delle assemblee ci dice poi anche un’altra cosa. Quando si trovavano qui, i Sardi nuragici danzavano, facevano musica, preparavano grandi banchetti, mostravano i prodotti del loro artigianato, vendendoli e acquistandoli. E i capi e gli anziani delle diverse tribù s’incontravano per discutere gli affari più importanti della Sardegna: confini, pace, guerra, accordi commerciali. I villaggi santuario erano insomma allo stesso tempo il luogo della festa religiosa e di quella civile. Ora osserva l’immagine qua sotto: è ancora il villaggio di Santa Vittoria, vicino a Serri, così come lo vediamo oggi. Paragonalo con la mappa della pagina precedente e trova almeno il tempio a pozzo e il recinto delle feste.

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I SARDI NURAGICI E IL MONDO

I commerci Abbiamo visto che oggetti e prodotti nuragici sono stati trovati in diversi luoghi del Mediterraneo e che in Sardegna sono stati scoperti oggetti e prodotti di altri popoli di quel tempo. Parte di questi movimenti si svolgeva su navi straniere e per l’intraprendenza di mercanti stranieri. Ma la maggior parte di questi traffici era controllata dagli stessi Sardi: i Sardi nuragici commerciavano cioè nel Mediterraneo con le loro navi e i loro mercanti. I Sardi nuragici avevano, ricordiamo ancora una volta, stretti rapporti con le genti del loro mondo e del loro tempo. Questi rapporti furono assai intensi e andarono avanti nel corso dell’intera civiltà nuragica.

Le navi dei nuragici Tale certezza è convalidata da un fatto preciso. Tra i tanti bronzetti scoperti dagli archeologici, ve ne sono molti che raffigurano delle imbarcazioni. Ne vedi uno proprio qua sotto. Questi bronzetti avevano, come abbiamo detto, uno scopo religioso: insieme a tutti gli altri erano utilizzati per ringraziare le divinità o chiedere loro un favore. E, al pari di ogni altro bronzetto, erano creati da un artigiano che prendeva ispirazione dalla realtà. In altre parole, il bronzetto riproduce una nave perché i Sardi nuragici avevano le loro navi, che solcavano i mari e portavano le merci sarde in tutto il Mediterraneo. Oggi queste navi non esistono più. Erano costruite in legno e

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come tutte le opere dell’uomo in legno non hanno resistito al tempo. Di recente sono state però trovate, vicino alle coste della Sardegna, ancore in pietra molto antiche: secondo gli archeologi, potrebbero essere proprio le ancore delle navi nuragiche.

Gli Shardana C’è un’altra possibile testimonianza dello stretto legame che i Sardi nuragici avevano con il mondo del loro tempo. I monumenti e i papiri dell’antico Egitto raccontano di un popolo venuto da lontano e chiamato Shardana. Gli Shardana si trovarono più di una volta a combattere nel Paese del Nilo: in alcune occasioni erano alleati dei faraoni, in altre occasioni erano loro nemici. Osserva le due immagini. Sotto, vedi una scena di battaglia su un monumento egizio: raffigura gli Shardana. Sopra, vedi il bronzetto di un guerriero nuragico. Metti a confronto con attenzione gli scudi, le spade, gli elmi con le corna di toro. Le somiglianze sono così forti da spingere molti esperti a fare un’ipotesi affascinante: i Sardi nuragici si spinsero fino all’Egitto. Ci vorranno molti studi per capire se quest’ipotesi è vera: in tal caso,

avremo un’altra prova che i nostri antenati erano al centro della Storia del loro tempo.

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UN MISTERO: LA LINGUA DEI NURAGICI Un vero mistero è rappresentato dalla lingua dei Sardi nuragici. Non abbiamo idea di quale lingua parlassero i nostri antenati al tempo dei nuraghi. Non sappiamo cioè quale lingua usavano per comunicare ogni giorno tra loro. Inoltre, non è stata finora scoperta alcuna iscrizione in sardo nuragico. Sono stati scoperti solo dei segni isolati, che potrebbero essere interpretati come segni alfabetici. Nel complesso, non sappiamo perciò se i Sardi nuragici conoscevano la scrittura. Tu hai appena studiato che la scrittura comparve nel Vicino Oriente intorno al 3.000 a.C. Hai studiato i popoli della Mesopotamia, che incidevano le tavolette d’argilla con la scrittura cuneiforme. E hai studiato il popolo dell’antico Egitto, che disegnava i geroglifici sui papiri. Al tempo dei Sardi nuragici, la scrittura era conosciuta e diffusa nel Mediterraneo. Sembra impossibile che la civiltà della Sardegna, capace di costruire monumenti tanto maestosi come i nuraghi e sculture tanto belle come i Giganti di Monte Prama, non avesse la sua scrittura. Oggi gli studi continuano e speriamo che diano presto una risposta a questo mistero. STUDIARE - Perché non siamo sicuri che i Sardi nuragici conoscessero la scrittura?

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IL PASSAGGIO DAL BRONZO AL FERRO

Ancora date noiose Adesso, anche se è difficile, dobbiamo tornare indietro per rendere più chiara una cosa. Abbiamo detto che la civiltà nuragica cominciò all’incirca nel 1.600 a.C., quando in Sardegna si passò dall’Età del Rame all’Età del Bronzo. Abbiamo anche detto che essa si concluse intorno al 500 a.C.: nelle prossime pagine vedremo perché e in che modo accadde questo fatto. Abbiamo detto infine che tra il 1.600 a.C. e il 500 a.C. c’è una terza data molto importante da ricordare: il 900 a.C. In quel periodo, in Sardegna si passò dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro. Perché questa data è tanto importante?

Le due epoche della civiltà nuragica L’inizio dell’Età del Ferro è importante perché segna la divisione della civiltà nuragica in due epoche distinte. Non sappiamo con esattezza cosa accadde, ma sappiamo chiaramente che ci furono un “prima” e un “dopo” il 900 a.C. I nuraghi furono costruiti prima di quella data. Dopo quella data, lo abbiamo già detto, non furono più innalzati nuovi nuraghi e si continuò a utilizzare i vecchi. È probabile che, solo in questa seconda parte della civiltà nuragica, i nuraghi siano stati sfruttati come edifici religiosi e forse come osservatori astronomici. I villaggi diventarono più grandi dopo il 900 a.C.: è il segno che la popolazione cresceva. Si coltivavano più campi, si coltivava meglio e c’erano più risorse a disposizione per tutti. Questa fu anche la data in cui probabilmente terminò la fase in cui tutte le famiglie della tribù avevano gli stessi diritti e doveri. Dopo di allora, la società cambiò e alcune famiglie divennero più importanti delle altre. Una prova viene dalle usanze religiose. In questo secondo periodo apparvero, accanto alle Tombe dei Giganti, nuove sepolture, che avevano la forma di piccoli pozzi e ospitavano un

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solo morto: erano probabilmente le persone più importanti del villaggio o della tribù. In qualche caso gli archeologi hanno trovato in queste tombe gli oggetti che accompagnavano il defunto nell’altro mondo. Un esempio si osserva proprio a Monte Prama, dove sono stati trovati i Giganti: vedi le sepolture allineate nella fotografia, al momento in cui furono scavate dagli archeologi. Prima del 900 a.C. i metalli più usati furono il rame e il bronzo. Dopo il 900 a.C., il metallo più utilizzato fu il bronzo, sfruttato per creare oggetti straordinari come la piccola arca su ruote trovata nel nuraghe Lugheria di Oschiri, ma cominciarono ad apparire gli oggetti in ferro. Prima di quella data i Sardi commerciavano con tutto il Mediterraneo e abitavano da soli sulla loro isola. Dopo quella data, le coste furono raggiunte dai Fenici, che vi fondarono insediamenti stabili. È questa la differenza più grande tra le due fasi della civiltà nuragica, perché portò poi anche alla sua fine. Vediamo adesso come. STUDIARE - Sottolinea nel testo le frasi in cui si spiega come cambiò la società nuragica dopo il 900 a.C.

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LA FINE DELLA CIVILTÀ NURAGICA

Lo sbarco dei Fenici Dopo il 900 a.C., navi straniere toccarono sempre più spesso le coste della Sardegna. Era avvenuto anche in passato, ma prima i rapporti tra i nuovi arrivati e i Sardi nuragici erano di tipo solo commerciale: chi giungeva nell’isola sbarcava per vendere i suoi prodotti e poi ripartiva. Dopo il 900 a.C. i Fenici, invece, crearono sulle coste sarde degli insediamenti stabili. È una parte della Storia che studieremo meglio l’anno prossimo: qui però dobbiamo parlarne perché essa s’intreccia strettamente con le vicende dei Sardi nuragici. I Fenici vivevano sulle coste del Mediterraneo orientale, dove avevano creato città ricche e fiorenti come Tiro o Sidone. Si dedicavano alla navigazione e al commercio e, dovunque sbarcassero, creavano delle colonie. Le famiglie fenice, cioè, partivano dalle loro città d’origine e si trasferivano via mare in una nuova terra, con la quale avevano già cominciato a commerciare: qui si stabilivano e creavano delle città. I Fenici giunti sulle coste sarde crearono infatti nei secoli diversi centri, tra cui Cagliari, Nora, Sant’Antioco e Tharros. Essi commerciavano con i Sardi nuragici e non tentarono mai di sottometterli con la forza delle armi. I due popoli vissero insieme pacificamente.

I Cartaginesi e la fine della civiltà nuragica Dopo il 600 a.C., sulle coste della Sardegna sbarcarono anche i Cartaginesi. I Cartaginesi erano gli abitanti di Cartagine, una città dell’Africa settentrionale fondata proprio dai Fenici. Nell’immagine vedi una sua ricostruzione, che evidenzia quanto essa era grande e prospera. A differenza dei Fenici, il loro popolo d’origine, i Cartaginesi erano molto aggressivi: commerciavano in tutto il Mare Mediterraneo e

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sottomettevano i popoli con cui entravano in contatto. Giunti in Sardegna, si scagliarono contro le città fenice, sconfiggendole e unendole al proprio impero. Poi attaccarono i Sardi nuragici e, dopo molti scontri, li batterono. I documenti dell’epoca dicono che intorno al 500 a.C. la Sardegna era nelle mani di Cartagine. Per questo diciamo che quella data segna la fine della civiltà nuragica. In realtà, bisogna fare una distinzione. I Cartaginesi occuparono con i propri soldati e con i propri coloni le coste e le pianure della Sardegna. Non riuscirono però mai ad appropriarsi delle zone più interne e di montagna. A causa di questo fatto, i Sardi del cuore della Sardegna si mescolarono raramente agli invasori venuti da Cartagine. L’epoca dei nuraghi era comunque davvero finita. Per sempre.

COLLEGAMENTI - Geografia: con l’aiuto della maestra scopri, su una carta del mondo antico, dove si trovavano Tiro, Sidone e Cartagine. Quanto era lontana Cartagine dalle coste della Sardegna?

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IN CONCLUSIONE… Quest’anno abbiamo studiato una parte fondamentale della Storia della Sardegna: la Storia della civiltà nuragica. Essa era una vera civiltà: abitudini, tradizioni, edifici, culti religiosi erano simili in tutta l’isola e per tutti gli abitanti. Ed era una civiltà forte e ricca, tanto da costruire monumenti possenti come i nuraghi. Era una civiltà consapevole di se stessa. I Sardi nuragici sapevano cioè di essere un popolo differente dagli altri. Da questa consapevolezza venivano le feste nei villaggi santuario. Da questa consapevolezza nacquero i Giganti di Monte Prama. Fu una civiltà indipendente: i Sardi nuragici si governavano da soli, non dipendevano da alcun altro popolo ed erano protagonisti rispettati della vita del mondo mediterraneo.

Durò tanto tempo: la civiltà nuragica si estese per oltre 1.000 anni di Storia. Se vuoi fare un paragone, tieni presente che l’Italia unita, nella quale viviamo oggi, esiste da poco più di 150 anni. Il tempo però passa e la Storia corre. L’anno prossimo ci dedicheremo alle vicende dei Sardi e della Sardegna al tempo di Fenici, Cartaginesi e Romani. Per adesso, buone vacanze a tutti voi. A settembre incontreremo i legionari di Roma!

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Credits Questo fascicolo è autoprodotto e non viene messo in vendita. L’immagine di pagina 14 è tratta dalla rivista “Bell’Italia”. L’immagine di pagina 18 è di Francesco Corni. Le immagini di pagina 20, in basso, e pagina 32, in basso a sinistra, sono tratte dal catalogo della mostra itinerante Il popolo di bronzo - La mostra, studio e ricostruzione dei costumi nuragici di Angela Demontis. La mostra è stata finanziata e acquisita dalla Provincia di Cagliari.

Gli estensori del testo sono pienamente disponibili ad accreditare tutte le immagini di cui non hanno potuto stabilire la fonte.