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I colori per la “libertà”: i bambini e l’arte Enzo Catarsi Pistoia 28 giugno 2012

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I colori per la “libertà”: i bambini e l’arte

Enzo Catarsi

Pistoia 28 giugno 2012

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Gli scarabocchi dei bambini

La concezione storicamente subalterna del bambino come inferiore all’adulto ed essere imperfetto in attesa di costruire la propria adultità ha condizionato anche l’interpretazione del disegno infantile.

Quest’ultima è sempre stata fatto sulla base di una comparazione adultocentrica, tesa a paragonare gli scarabocchi dei bambini ed i disegni degli adulti.

I primivengono giudicati come imperfetti, nell’attesa che il bambino raggiunta la capacità di rappresentare figurativamente e realisticamente il reale.

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I segni grafici come atti dell’intelligenza

Oggi l’atteggiamento comincia ad essere diverso, considerato che maggiore attenzione viene prestata ai processi mentali ed alla creatività dei bambini.

Anche per questo – scrive Tilde Giani Gallino (2012, 19) – occorre smettere di chiamare scarabocchi (o pasticci) i tentativi precoci di rappresentare il mondo da parte dei più piccoli, sostituendoli invece con termini adeguati. I segni grafici prodotti dai bambini, anche piccolissimi, con i loro tratti rotatori o anche lineari, sono, infatti, frutto di impegno ed atti di intelligenza.

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I segni grafici come atti dell’intelligenza

Il bambino infatti impara a conoscere il mondo e tutti gli elementi che lo compongono costruendosi delle immagini mentali di questi ultimi.

Ovviamente tale processo rappresentativo è favorito dal fatto che egli può disegnare tutti questi elementi, con segni che per lui hanno specifici e sicuri significati. Quando, in effetti, il bambino fa dei segni grafici, quasi sempre incomprensibili all’adulto, rappresenta degli elementi dei reale ed è così aiutato a fissarli nella sua mente, con immagini mentali che promuovono e favoriscono il suo pensiero visivo.

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I segni grafici come atti dell’intelligenza

In conclusione quelli che noi chiamiamo scarabocchi per il bambino rappresentano oggetti del reale e possono essere il gatto di casa, il cane oppure il cielo o la stessa mamma.

Ecco perchè è importante ascoltare molto attentamente i bambini mentre disegnano, per capire cosa loro intendono significare e per incoraggiarli a continuare nel loro lavoro.

Il fatto di essere incoraggiati li rassicura ed aumenta la loro autostima, considerato, fra l’altro, che nel momento in cui iniziano a disegnare cominciano anche a parlare, a camminare e tengono molto alla considerazione dell’adulto (Giani Gallino, 2008).

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I bambini e i colori delle emozioni

Il mondo dell’infanzia ha indubbiamente rappresentato un punto di riferimento per molti pittori del Novecento, da Picasso a Klee, da Kandiskij a Mirò, che si pongono l’obiettivo di ricercare nuove prospettive e di creare nuovi canoni estetici.

Ernst Gombrich nella sua opera La storia dell’arte, rileva lucidamente come i tradizionali canoni della “fedeltà alla natura” oppure della “bellezza ideale” non potessero più costituire dei punti di riferimento, essendo sempre più considerati privi di innovatività espressiva.

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I bambini e i colori delle emozioni

Frattanto l’attenzione per il mondo infantile è promossa anche dalla psicoanalisi, che in generale influenza il mondo culturale ed artistico. In ogni caso vero che i pittori a cui ci siamo riferiti sono interessati proprio all’espressività grafica dei bambini, in quanto espressione della loro vita interiore e dei loro sentimenti.

L’interesse prioritario di questi artisti, infatti, è quello di andare oltre la tradizionale raffigurazione realistica della realtà, per trovare forme, segni e colori che consentano di esprimere emozioni e sentimenti e più in generale il mondo interiore delle persone.

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Gli artisti della vita interiore

Il comune denominatore degli artisti moderni – scrive al riguardo Massimo Ammaniti (2004, 24) – era il rifiuto dell’imitazione della realtà esterna per andare a sondare la vita interiore, fatta di quei sentimenti e di quelle emozioni che l’arte infantile sembrava distillare in quantità.

L’infanzia diveniva ai loro occhi un periodo mitico della vita, in cui era ancora vivo il linguaggio dei sentimenti, che poteva riemergere successivamente nei ricordi, nelle ricostruzioni e nelle immaginazioni adulte.

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“Il Bello, Mirò, i bambini….”

Appare pertanto evidente la vicinanza della esperienza grafica e pittorica dei bambini con quella dei pittori contemporanei

Questa è in effetti la prima ragione che mi ha indotto a proporre il progetto “Il Bello, Mirò, i bambini….”

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Educare gioiosamente al bello

L’idea alla base di questo progetto è quello di stimolare gli adulti ad educare i bambini – “gioiosamente” - al bello, fin dai loro primi anni di vita. L’intento, in effetti, è anche quello di educare ad una concezione “positiva” della vita, di avvicinare al “pensare positivo” a cui ci richiama quel giovane “filosofo” del secolo scorso che amiamo molto citare.

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La gioia di vivere di Mirò

In questa prospettiva, allora, “naturale” è venuto il richiamo a Mirò ed alla sua pittura, ai colori caldi che caratterizzano le sue opere e che ci propongono una visione “gioiosa” della vita e del mondo, aiutandoci a vederli in maniera anche critica e distaccata.

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La pittura-poesia di Mirò

Come ha scritto efficacemente Marco Dallari a questo proposito «Mirò dipinge la gioia attraversando le forme e i colori come se corresse al rallentatore. La sua è una “pittura-poesia” intessuta di sottili giochi lineari e cromatici che rimandano al mondo dell’infanzia, all’innocenza, all’innocenza dell’età adolescenziale, quando tutto sembra sospeso in una dimensione spazio-temporale lontana dalle lotte e dagli affanni della realtà quotidiana. Sia nei passaggi reali, sia in quelli visibili dalle finestre aperte sul panorama interiore, la pittura di Mirò è sempre lirica: parla di gioia di vivere e di gioia dello sguardo» (Dallari, 2002, 104).

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La divergenza di Mirò e dei bambini

Proprio per questo la scelta è caduta su Mirò, il quale, meglio di altri, può insegnare con le sue opere che il mondo può essere rappresentati con forme e colori “molteplici” e del tutto “personali”. Molti hanno accostato – e per più versi - Mirò ai bambini, per la loro “naturale” capacità di divergenza e per l’uso consuetudinario della rappresentazione metaforica, che larga parte trova anche nell’opera dell’artista catalano. Questo, fra l’altro, è un modo per educare i bambini allo “spirito critico” ed alla libertà di espressione.

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Aiutare i bambini a diventare “liberi”

Molto convincenti, peraltro, appaiono le parole di Gianfranco Staccioli quando – recentemente – ha scritto: «Le “opere aperte” dei bambini presentano spesso dei tentativi di comunicazione che utilizzano spostamenti e parallelismi, come avviene in molte opere artistiche. Se così stanno le cose, dobbiamo dire che i bambini vanno aiutati a disegnare l’esplicito e l’implicito, il visivo e il percettivo, lo statico e il mutevole, il realistico e il simbolico (che è poi la ricerca costante che fanno anche gli artisti adulti). Chi disegna va aiutato a divenire “libero” dai condizionamenti e dagli stereotipi» (Staccioli, 2011, 12).

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Obiettivi

Educare al bello facendolo vivere ai bambini tramite la visione di immagini di Mirò, che dei segni e del colore fanno la loro caratteristica principale

Promuovere una prima esperienza di educazione estetica

Favorire l’arricchimento estetico del contesto ambientale (magari anche con riproduzioni di arte di Mirò)

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Obiettivi

Promuovere il pensiero divergente del bambino, facendogli vedere come un pittore famoso riproduce la realtà con segni molto personali e non assolutamente “figurativi”

Conoscere e “lavorare” i segni ed i colori in maniera assolutamente creativa

Manipolazione e pasticciamento di materiali diversi, tesi allo sviluppo della prensione fine

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Il progetto Play Mirò

Un percorso essenziale nella realizzazione del progetto sarà costituito dall’uso di Play Mirò, che è un progetto – utilizzabile in rete, anche per i bambini dai 2 anni in poi - di contenuti interattivi sulla figura e l’opera di Mirò. Fondato su una architettura modulare mette a disposizione tre prospettive complementari di approccio all’opera del grande artista: Video, attività ed “esplorazioni”. Play Mirò contempla la possibilità di un utilizzo diversificato sia di tipo individuale, che familiare che scolastico. Play Mirò costituirà uno strumento fondamentale di questo progetto, che però dovrà caratterizzarsi anche per altre attività ed esperienze offerte ai bambini.

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Le emozioni della pittura

I bambini piccoli – ma non solo – dipingono con le dita, schizzando il foglio con i colori o lasciando che il colore diluito possa spostarsi da un posto all’altro. Allo stesso modo potremo chiedere ai bambini di chiudere gli occhi e di dipingere ascoltando il loro respiro e facendosi guidare dalle loro emozioni. Una volta aperti gli occhi i bambini diranno cosa rappresenta ciò che hanno disegnato.

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L’autoritratto di Mirò e dei bambini

Possiamo pensare ad un’altra esperienza con cui i bambini più grandi studiano le diverse parti degli elementi che compongono il viso, a partire dall’autoritratto di Mirò, che abbiamo utilizzato come immagine guida per questo progetto. Dopo aver osservato il volto allo specchio, i bambini disegnano sul foglio il proprio viso; in seguito l’insegnante propone di disegnare occhi, naso e bocca in altri modi. L’autoritratto di Mirò potrà essere osservato, analizzato e riprodotto nella maniera più diversificate. I bambini potranno essere invitati a dipingere il proprio autoritratto oppure anche il ritratto di un loro compagno.

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L’autoritratto di Mirò e dei bambini

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Il nome creativo

Allo stesso modo, partendo dall’esempio di Mirò, il quale utilizzava il proprio nome non solo per firmare le opere, ma anche come fulcro delle medesime, potremmo proporre ai bambini più grandi della scuola dell’infanzia che, generalmente, scrivono il proprio nome a stampatello, di costruire un’opera pittorica a partire dai segni del proprio nome.

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Le forme delle gocciole

In questa medesima prospettiva di utilizzazione delle tecniche dell’artista, i bambini più grandi potrebbero essere invitati a gettare i colori su tele tenute in verticale, per verificare le conseguenze del gocciolamento, con i segni e le forme che produce.

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Tempi

La ricerca-azione sarà realizzata nel corso degli anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013.

A settembre 2013 è previsto un convegno nell’ambito del quale presentare i risultati del progetto.

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Grazie per l’attenzione