SCRITTURE&PENSIERI · 2014. 12. 3. · po Cocco Bill e Zorry Kid? Il Ma-go - rivista benemerita...

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Gordiano Lupi La mia generazione (1960) ha co- nosciuto Benito Jacovitti sulle colonne del Corriere dei Piccoli, che mentre crescevamo si tra- sformava nel Corriere dei Ragaz- zi. “Jacovitti, autobiografia mai scritta” di Antonio Cadoni (ed. Stampa Alternativa) riassembla il percorso di un autore che è sta- to un mito. Basti pensare ai diari scolastici che hanno accompagnato la for- mazione culturale di tanti giova- ni italiani. Chi non ha posseduto una copia del Diario Vitt con le avventure di Cip l’Arcipoliziotto, Pippo Pertica e Palla e subito do- po Cocco Bill e Zorry Kid? Il Ma- go - rivista benemerita edita da Mondadori nei mitici anni Set- tanta - ha contribuito a far cono- scere al grande pubblico il Jaco- vitti storico, quello con le avven- ture dei Tre P, soprattutto un fu- metto imperdibile come Pippo e il dittatore che ironizzava sulla Germania nazista inventando - prima di Chaplin! - una sorta di buffo dittatore che andava salu- tato facendo il gesto delle corna (“Ahi, Flitt!”, dicevano i cittadini pestandosi i piedi e provando grande dolore). Negli anni Set- tanta - Ottanta Jacovitti imper- versava su Linus (ma non ebbe mai un grande rapporto con le ri- viste troppo politicizzate), Il Giorno, Il Messaggero, persino in televisione, dove non faceva animazioni ma si limitava a cede- re i personaggi. Il vero Cocco Bill non è quello che ancora oggi si può apprezzare nei cartoni pro- dotti dallo Studio Bozzetto, usa- to per reclamizzare i gelati Eldo- rado e per serie autonome da passare in TV. Il vero Cocco Bill è il cow-boy dal pugno facile che sorseggia camomilla e conversa con il cavallo Trattalemme, men- tre intorno a lui gli indiani si esprimono in dialetto marchigia- no, i nordisti parlano milanese e i sudisti napoletano. La televisio- ne banalizza il personaggio, ren- de funzionali alla rapida fruizio- ne anche le cose più importanti, quindi non è consigliata per ap- profondire la conoscenza di Ja- covitti. Per noi ragazzi degli anni Settanta quel signore introverso con gli occhialoni e il sigarone in bocca era un mito, lo vedevamo come un essere immortale, pa- dre di fantastici personaggi nati per farci sognare. Attendevamo l'uscita del Corrierino solo per leggere le sue storie zeppe di tro- vate assurde e di strampalate in- venzioni. Jacovitti era l'equiva- lente fumettistico delle pellicole interpretate da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia che passavano ogni domenica al cinema di se- conda visione. Un concentrato di battute ingenue e popolari, fatte di doppi sensi e di elementi surreali, l'orrore per la pagina bianca, i salami e le lische di pe- sce a piè di pagina, i personaggi che erano un inno al nonsense. Jacovitti come Alto Gradimento di Arbore e Boncompagni, per fa- re un paragone radiofonico, per- ché l'umorismo che rasentava l'assurdo era molto simile. Antonio Cadoni compie un’ope- razione benemerita scrivendo un’autobiografia autentica rica- vata dalle stesse parole di Jaco- vitti e da un'incredibile cono- scenza del personaggio e dei suoi fumetti. Stampa Alternativa si pone ancora una volta all'atten- zione del pubblico come un gran- de editore capace di importanti scelte culturali, perché se non ci fosse stata la coraggiosa casa edi- trice di Marcello Baraghini l'ope- ra del nostro più grande fumetti- sta sarebbe andata perduta. Il vo- lume comprende un'antologia di introvabili storie a fumetti: Pep- pino il paladino (1942 - 43), l'esi- larante Bobby Cianuro (uscito su Il Travaso nel 1957), il comico Pasqualino Rififì (Il Travaso, 1958), il prezioso inedito Sando- can ritrovato dalla figlia Silvia tra le carte del padre, per finire con il mitico Cocco Beach (tratto da Il Messaggero Estate, 1986) e le tavole di Jacomele (anni No- vanta). Preziosa è anche una mi- nuziosa cronologia delle opere di Jacovitti, una vera manna per il collezionista e per chi è interes- sato ad approfondire la materia. Il volume è di grande formato, a colori, possiede molte riprodu- zioni di copertine e manifesti d'epoca, contiene persino le pub- blicità elettorali che Jacovitti fe- ce su commissione per la Demo- crazia Cristiana. Stampa Alternativa ha pubblica- to buona parte dell'opera di Jaco- vitti, dalle famose Panoramiche ai volumi che raccolgono il me- glio della produzione contenuta nel Diario Vitt. La casa editrice di Viterbo ha ristampato il Ka- masutra secondo Jacovitti, il simpatico Zorry Kid, tutto Coc- co Bill, i gialli di Pippo Pertica e Palla, accompagnati da Cip l'Arci- poliziotto e dalla signora Carlo- magno. “La manomissione delle parole” di Gianrico Carofiglio (ed. Rizzoli), non è un romanzo e neppure un saggio di linguisti- ca, come lascerebbe intendere il titolo, ma non è neppure un pamphlet politico o filosofico. Si tratta, invece, di un gio- co originale e arbitrario di cui parte integrante sono i libri scritti dagli altri, a cui l'autore attinge a supporto della sua tesi che le parole sono sottoposte a una continua manipola- zione che le priva del loro significato origi- nario, trasformandole da meccanismi deli- cati e vitali in materiali inerti. Da qui la ne- cessità di smontare le parole, liberandole dalle diverse stratificazioni concettuali e dalle convenzioni verbali che impediscono ad esse di identificarsi con le cose alle quali, in origine, avevano dato voce. Restituire di- gnità alle parole diventa non solo l'assunto del libro ma una specie d'imperativo mora- le categorico da parte di Carofiglio che non a caso sostiene che la cura delle parole è si- nonimo di una società realmente democratica. Se è vero, in- fatti, che la democrazia si fonda, tra le altre cose, sulla libera circolazione delle idee è altrettanto vero che le idee hanno bisogno di un linguaggio ricco, chiaro e puntuale che le vei- coli. All'opposto le società totalitarie si basano su poche pa- role d’ordine che non consentono discussione ma reclama- no cieca obbedienza; cosa che si nota non solo a livello poli- tico ma anche nella vita di ogni giorno. Sono coloro, infatti, che dispongono di strumenti linguistici scarsi e inefficaci che alzano la voce quando non ricorrono addirittura alla violenza, perché non sanno gestire una conversazione. Né va dimenticato che la ricchezza e la proprietà di linguaggio non solo favoriscono lo sviluppo della democrazia ma con- sentono anche un possesso più sicuro e talvolta una rein- venzione della stessa realtà da qui la necessità rivendicata da Carofiglio di combattere con ogni mezzo l'impoverimen- to della lingua, la sciatteria dell’omologazione e la scompar- sa delle parole. Un'avventura intellettuale, singolare e atipi- ca, quella dell’autore, lungo un itinerario che pur spaziando dall'antica Grecia ai nostri giorni conserva il fascino dell’at- tualità e il sapore dell'anarchia, senza rinunciare per questo al rigore dell'indagine e alla chiarezza dell’esposizione. Francesco Improta Inchiesta sui mali della Croce Rossa CONTROCORRENTE Il mondo dietro le parole L’originale analisi di Gianrico Carofiglio SCRITTURE & PENSIERI “Aspetta primavera, Lucky” (ed. Socrates). Il titolo evoca due no- mi: John Fante e Luciano Bian- ciardi. E non è un caso. Perché Flavio Santi racconta un mondo, quello che viene definito della cul- tura, che nella realtà smentisce qualunque coerenza intellettua- le. Il personaggio del suo libro è un giovane precario dell’editoria, come ce ne sono tanti. Traduce. E si muove nel mondo delle parole usando personaggi che vanno da Fantozzi a Bandini per racconta- re la sua storia. Se Bianciardi con la sua “Vita agra” focalizzò una classe sociale, Santi tratteggia la vita amara, la vita di precarietà al- la quale è costretta una generazio- ne. Un romanzo in cui l’ironia è strumento di denuncia. Fulvio, il protagonista ha un lavoro che non gli assicura nulla, neanche il pagamento delle sue traduzioni è sicuro. Per questo si rifugia in una “droga”: l’aerosol. Ma ciò che più colpisce di questo testo è l’analisi sul potere. Fulvio non ama il potere, anzi lo disprez- za. «Il potere non è utile, non no- bilita, non migliora, semplice- mente credo che avvicini l'uomo al più basso livello di bestialità. Non esistono poteri buoni, canta- va De Andrè». E quando affronta questo tema va dritto su un argomento scomo- do. Parla degli scrittori e del loro mondo. «Un paradiso dove tutti si vogliono bene, non ci sono invi- die, doppi fini, ci si aiuta a vicen- da, si riconosce con gioia il talen- to degli altri, ci si sostiene con sin- cero slancio». Ed è qui la sua delu- sione, quando, incontrando certi intellettuali si imbatte in perso- naggi che ostentando grandezza di grande hanno poco. Una scrit- tura, quella di Flavio Santi, fluida e fuori dagli schemi capace di tra- smettere un contenuto che è a tutti gli effetti lo spaccato di una generazione. “Aspetta primave- ra, Lucky” è a tutti gli effetti un documento «a futura memoria». C’è di tutto in questo libro-inchie- sta del giornalista e regista Alber- to Puliafito - “Croce Rossa” ( Ali- berti Editore) per smitizzare un simbolo universalmente cono- sciuto nel suo “volto buono” e far- ne uno dei tanti organismi finan- ziato con soldi pubblici (con le ombre che ne conseguono) e uti- lizzato anche come strumento per fare politica estera. Cosi non mancano le sorprese: il caso dei 154 immobili di cui si sono perse le tracce nel bilancio della Cri; quello dei pacchi dono per l'Abruzzo, o dei fondi raccolti per Haiti, utilizzati per altri fini. Per non parlare del 118 siciliano, dive- nuto in campagna elettorale una macchina per assunzioni, con un danno per le casse pubbliche che, dice la procura della Corte dei Conti, arriva a 37 milioni di euro. La frase di... Jerome K. Jerome L’autobiografia mai scritta, curata da Cadoni raccoglie opere e vita di un grande del fumetto Jacovitti superstar! Romanzo edito da Socrates DA LEGGERE Carrellata sul volto non noto della CRI a cura di Stefania Nardini Tutto Jacovitti nel libro di Antonio Cadoni Isuoieroisono veriepropri mitichehanno segnato un’epoca “Vita agra” di un traduttore precario “Aspetta primavera, Lucky”, di Flavio Santi: uno spaccato sulla precarietà nella quale è costretta a vivere una generazione dominata dallo sfruttamento È impossibile godere appieno dell’ozio se non si ha un sacco di lavoro da fare DaldiarioVitt aCoccoBill: ilritrattodi un’artistacult (HERMES: CORR-NAZIO-NAZ-1-PAGINE-NZ_10 ... 05/06/11 Autore:RUGANIP Data:03/06/11 Ora:20.41)

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  • GordianoLupi

    La mia generazione (1960) ha co-nosciuto Benito Jacovitti sullecolonne del Corriere dei Piccoli,che mentre crescevamo si tra-sformava nel Corriere dei Ragaz-zi. “Jacovitti, autobiografia maiscritta” di Antonio Cadoni (ed.Stampa Alternativa) riassemblail percorso di un autore che è sta-to un mito.Basti pensare ai diari scolasticiche hanno accompagnato la for-mazione culturale di tanti giova-ni italiani. Chi non ha possedutouna copia del Diario Vitt con leavventure di Cip l’Arcipoliziotto,Pippo Pertica e Palla e subito do-po Cocco Bill e Zorry Kid? Il Ma-go - rivista benemerita edita daMondadori nei mitici anni Set-tanta - ha contribuito a far cono-scere al grande pubblico il Jaco-vitti storico, quello con le avven-ture dei Tre P, soprattutto un fu-metto imperdibile come Pippo eil dittatore che ironizzava sullaGermania nazista inventando -prima di Chaplin! - una sorta dibuffo dittatore che andava salu-tato facendo il gesto delle corna(“Ahi, Flitt!”, dicevano i cittadinipestandosi i piedi e provandogrande dolore). Negli anni Set-tanta - Ottanta Jacovitti imper-versava su Linus (ma non ebbemai un grande rapporto con le ri-viste troppo politicizzate), IlGiorno, Il Messaggero, persinoin televisione, dove non facevaanimazioni ma si limitava a cede-re i personaggi. Il vero Cocco Billnon è quello che ancora oggi si

    può apprezzare nei cartoni pro-dotti dallo Studio Bozzetto, usa-to per reclamizzare i gelati Eldo-rado e per serie autonome dapassare in TV. Il vero Cocco Bill èil cow-boy dal pugno facile chesorseggia camomilla e conversacon il cavallo Trattalemme, men-tre intorno a lui gli indiani siesprimono in dialetto marchigia-no, i nordisti parlano milanese ei sudisti napoletano. La televisio-ne banalizza il personaggio, ren-de funzionali alla rapida fruizio-ne anche le cose più importanti,quindi non è consigliata per ap-profondire la conoscenza di Ja-covitti. Per noi ragazzi degli anniSettanta quel signore introversocon gli occhialoni e il sigarone inbocca era un mito, lo vedevamocome un essere immortale, pa-dre di fantastici personaggi natiper farci sognare. Attendevamol'uscita del Corrierino solo perleggere le sue storie zeppe di tro-

    vate assurde e di strampalate in-venzioni. Jacovitti era l'equiva-lente fumettistico delle pellicoleinterpretate da Franco Franchi eCiccio Ingrassia che passavanoogni domenica al cinema di se-conda visione. Un concentratodi battute ingenue e popolari,fatte di doppi sensi e di elementisurreali, l'orrore per la paginabianca, i salami e le lische di pe-sce a piè di pagina, i personaggiche erano un inno al nonsense.Jacovitti come Alto Gradimentodi Arbore e Boncompagni, per fa-re un paragone radiofonico, per-ché l'umorismo che rasentaval'assurdo era molto simile.Antonio Cadoni compie un’ope-razione benemerita scrivendoun’autobiografia autentica rica-vata dalle stesse parole di Jaco-vitti e da un'incredibile cono-scenza del personaggio e dei suoifumetti. Stampa Alternativa sipone ancora una volta all'atten-

    zione del pubblico come un gran-de editore capace di importantiscelte culturali, perché se non cifosse stata la coraggiosa casa edi-trice di Marcello Baraghini l'ope-ra del nostro più grande fumetti-sta sarebbe andata perduta. Il vo-lume comprende un'antologia diintrovabili storie a fumetti: Pep-pino il paladino (1942 - 43), l'esi-larante Bobby Cianuro (uscitosu Il Travaso nel 1957), il comicoPasqualino Rififì (Il Travaso,1958), il prezioso inedito Sando-can ritrovato dalla figlia Silviatra le carte del padre, per finirecon il mitico Cocco Beach (trattoda Il Messaggero Estate, 1986) ele tavole di Jacomele (anni No-vanta). Preziosa è anche una mi-nuziosa cronologia delle opere diJacovitti, una vera manna per ilcollezionista e per chi è interes-sato ad approfondire la materia.Il volume è di grande formato, acolori, possiede molte riprodu-zioni di copertine e manifestid'epoca, contiene persino le pub-blicità elettorali che Jacovitti fe-ce su commissione per la Demo-crazia Cristiana.Stampa Alternativa ha pubblica-to buona parte dell'opera di Jaco-vitti, dalle famose Panoramicheai volumi che raccolgono il me-glio della produzione contenutanel Diario Vitt. La casa editricedi Viterbo ha ristampato il Ka-masutra secondo Jacovitti, ilsimpatico Zorry Kid, tutto Coc-co Bill, i gialli di Pippo Pertica ePalla, accompagnati da Cip l'Arci-poliziotto e dalla signora Carlo-magno.

    “La manomissione delle parole” di Gianrico Carofiglio (ed.Rizzoli), non è un romanzo e neppure un saggio di linguisti-ca, come lascerebbe intendere il titolo, ma non è neppureun pamphlet politico o filosofico. Si tratta, invece, di un gio-co originale e arbitrario di cui parte integrante sono i libriscritti dagli altri, a cui l'autore attinge a supporto della suatesi che le parole sono sottoposte a una continua manipola-

    zione che le priva del loro significato origi-nario, trasformandole da meccanismi deli-cati e vitali in materiali inerti. Da qui la ne-cessità di smontare le parole, liberandoledalle diverse stratificazioni concettuali edalle convenzioni verbali che impedisconoad esse di identificarsi con le cose alle quali,in origine, avevano dato voce. Restituire di-gnità alle parole diventa non solo l'assuntodel libro ma una specie d'imperativo mora-le categorico da parte di Carofiglio che nona caso sostiene che la cura delle parole è si-

    nonimo di una società realmente democratica. Se è vero, in-fatti, che la democrazia si fonda, tra le altre cose, sulla liberacircolazione delle idee è altrettanto vero che le idee hannobisogno di un linguaggio ricco, chiaro e puntuale che le vei-coli. All'opposto le società totalitarie si basano su poche pa-role d’ordine che non consentono discussione ma reclama-no cieca obbedienza; cosa che si nota non solo a livello poli-tico ma anche nella vita di ogni giorno. Sono coloro, infatti,che dispongono di strumenti linguistici scarsi e inefficaciche alzano la voce quando non ricorrono addirittura allaviolenza, perché non sanno gestire una conversazione. Néva dimenticato che la ricchezza e la proprietà di linguaggionon solo favoriscono lo sviluppo della democrazia ma con-sentono anche un possesso più sicuro e talvolta una rein-venzione della stessa realtà da qui la necessità rivendicatada Carofiglio di combattere con ogni mezzo l'impoverimen-to della lingua, la sciatteria dell’omologazione e la scompar-sa delle parole. Un'avventura intellettuale, singolare e atipi-ca, quella dell’autore, lungo un itinerario che pur spaziandodall'antica Grecia ai nostri giorni conserva il fascino dell’at-tualità e il sapore dell'anarchia, senza rinunciare per questoal rigore dell'indagine e alla chiarezza dell’esposizione.

    Francesco Improta

    Inchiesta sui malidella Croce Rossa

    CONTROCORRENTE

    Il mondo dietro le paroleL’originale analisidi Gianrico Carofiglio

    SCRITTURE&PENSIERI

    “Aspetta primavera, Lucky” (ed.Socrates). Il titolo evoca due no-mi: John Fante e Luciano Bian-ciardi. E non è un caso. PerchéFlavio Santi racconta un mondo,quello che viene definito della cul-tura, che nella realtà smentiscequalunque coerenza intellettua-le. Il personaggio del suo libro èun giovane precario dell’editoria,come ce ne sono tanti. Traduce. Esi muove nel mondo delle paroleusando personaggi che vanno daFantozzi a Bandini per racconta-re la sua storia. Se Bianciardi conla sua “Vita agra” focalizzò una

    classe sociale, Santi tratteggia lavita amara, la vita di precarietà al-la quale è costretta una generazio-ne. Un romanzo in cui l’ironia èstrumento di denuncia. Fulvio, ilprotagonista ha un lavoro chenon gli assicura nulla, neanche il

    pagamento delle sue traduzioni èsicuro. Per questo si rifugia inuna “droga”: l’aerosol.Ma ciò che più colpisce di questotesto è l’analisi sul potere. Fulvionon ama il potere, anzi lo disprez-za. «Il potere non è utile, non no-bilita, non migliora, semplice-mente credo che avvicini l'uomoal più basso livello di bestialità.Non esistono poteri buoni, canta-va De Andrè».E quando affronta questo temava dritto su un argomento scomo-do. Parla degli scrittori e del loromondo. «Un paradiso dove tutti

    si vogliono bene, non ci sono invi-die, doppi fini, ci si aiuta a vicen-da, si riconosce con gioia il talen-to degli altri, ci si sostiene con sin-cero slancio». Ed è qui la sua delu-sione, quando, incontrando certiintellettuali si imbatte in perso-naggi che ostentando grandezzadi grande hanno poco. Una scrit-tura, quella di Flavio Santi, fluidae fuori dagli schemi capace di tra-smettere un contenuto che è atutti gli effetti lo spaccato di unagenerazione. “Aspetta primave-ra, Lucky” è a tutti gli effetti undocumento«a futura memoria».

    C’è di tutto in questo libro-inchie-sta del giornalista e regista Alber-to Puliafito - “Croce Rossa” ( Ali-berti Editore) per smitizzare unsimbolo universalmente cono-sciuto nel suo “volto buono” e far-ne uno dei tanti organismi finan-ziato con soldi pubblici (con leombre che ne conseguono) e uti-lizzato anche come strumentoper fare politica estera. Cosi nonmancano le sorprese: il caso dei154 immobili di cui si sono persele tracce nel bilancio della Cri;quello dei pacchi dono perl'Abruzzo, o dei fondi raccolti per

    Haiti, utilizzati per altri fini. Pernon parlare del 118 siciliano, dive-nuto in campagna elettorale unamacchina per assunzioni, con undanno per le casse pubbliche che,dice la procura della Corte deiConti,arriva a 37 milioni di euro.

    La frase di... Jerome K. Jerome

    L’autobiografia mai scritta, curata da Cadoniraccoglie opere e vita di un grande del fumetto

    Jacovitti superstar!

    RomanzoeditodaSocrates

    DA LEGGERE

    Carrellatasul voltonon notodella CRI

    acuradiStefaniaNardini

    Tutto Jacovitti nel libro di Antonio Cadoni

    Isuoieroisonoveriepropri

    mitichehannosegnato un’epoca

    “Vita agra” di un traduttore precario“Aspetta primavera, Lucky”, di Flavio Santi: uno spaccato sulla precarietànella quale è costretta a vivere una generazione dominata dallo sfruttamento

    È impossibile godere appienodell’ozio se non si haun sacco di lavoro da fare

    DaldiarioVittaCoccoBill:ilritrattodi

    un’artistacult

    (HERMES: CORR-NAZIO-NAZ-1-PAGINE-NZ_10 ... 05/06/11 Autore:RUGANIP Data:03/06/11 Ora:20.41)