Scienze La neve che non c'è - Legambiente Trieste · Per cercare di contrastare Il corso naturale...

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AMBIENTE Scienze La neve che non c'è Stagione ritardata di Ire settimane. Piste ok solamente in quota. E l'Ocse prevede: si scierà soltanto sopra i 2000 DI PAOLO CAGNAN - FOTO DI GIUSEPPE MOCCIA S ciaresotto i 2 mila metri? Ro- ba da secolo scorso. I dati par- lano chiaro, le fonti sono auto- revoli e indipendenti. Gli effet- ti del cambiamento climatico sulle Alpi si fanno e si faranno sentire in molti comprensori, e per intere vallate che sulla stagione bianca hanno sinora basa to buona parte della propria econo- mia. Ma la stagione si accorcia: gli im- pianti dovevano aprire quasi ovunque il 19 novembre, poi la data è stata sposta- ta al 26, quando, comunque, a fronte di impianti aperti e operatori in servizio, sulle piste c'era erba. La risposta? C'è chi smantella gli impianti e cerca di ri- convertirsi a forme di turismo alternati- vo e chi, invece, piazza i cannoni spara- neve persino sui ghiacciai, chi chiude le piste verso il fondovalle, chi cerca di sal- varsi con robuste iniezioni di fondi pub- NEVE IN QUOTA MA PER APRIRE GI IMPIANTI BISOGNA INNEVARE LE PISTE CON I CANNONI blici, chi fallisce e basta. Le Alpi, cento milioni di turisti al- l'anno con un indotto di 50 miliardi di euro, sono climaticamente catalogare come" hot spots" , aree geografiche do- ve la temperatura aumenta più rapida- mente che altrove (nel XX secolo l'in- cremento medio è stato di 1,1 gradi conto lo 0,95 globale). Dunque, alla vi- gilia della nuova stagione, le cifre del- l'Ocse ci dicono che 609 delle 666 sta- zioni sciistiche alpine beneficiano di un innevamento naturale sufficiente per almeno cento giorni all'anno, il mini- mo per un business sostenibile. Quin- di, già oggi, 57 di queste stazioni non hanno i requisiti minimi di sopravvi- venza. E non è finita qui: uno studio del Centro euromediterraneo per i cambia- menti climatici (Cmcc) fa i conti in ta- sca alle regioni alpine italiane, e prono- stica dal2030 in poi una perdita di 700 milioni di euro all'anno. «Ovvio, la stagione si è accorciata di un mese», commenta Giorgio Daidola, docente di Economia e gestione delle imprese turistiche all'Università di Trento: «Ma in molti non sembrano es- sersene accorti. Le strutture di bassa quota dovrebbero pensare a una ricon- versione intelligente della propria of- ferta, invece che scimmiottare i colossi del settore. Penso a impianti poco im- pattanti e poco costosi, che possano es- sere aperti anche solo per due mesi sen- za generare deficit non ripianabili. Quanto alle alternative, basterebbe ri- cordarsi che in Italia l'escursionismo è tra le attività più praticate. Eppure, ~ 15dicembre 2011 I IlI....-l137

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La neve che non c'èStagione ritardata di Ire settimane. Piste ok solamente inquota. E l'Ocse prevede: si scierà soltanto sopra i 2000DI PAOLO CAGNAN - FOTO DI GIUSEPPE MOCCIA

Sciaresotto i 2 mila metri? Ro-ba da secolo scorso. I dati par-lano chiaro, le fonti sono auto-revoli e indipendenti. Gli effet-ti del cambiamento climatico

sulle Alpi si fanno e si faranno sentire inmolti comprensori, e per intere vallateche sulla stagione bianca hanno sinorabasa to buona parte della propria econo-mia. Ma la stagione si accorcia: gli im-pianti dovevano aprire quasi ovunque il19 novembre, poi la data è stata sposta-ta al 26, quando, comunque, a fronte diimpianti aperti e operatori in servizio,sulle piste c'era erba. La risposta? C'èchi smantella gli impianti e cerca di ri-convertirsi a forme di turismo alternati-vo e chi, invece, piazza i cannoni spara-neve persino sui ghiacciai, chi chiude lepiste verso il fondovalle, chi cerca di sal-varsi con robuste iniezioni di fondi pub-

NEVE IN QUOTA MA PER APRIRE GI IMPIANTIBISOGNA INNEVARE LE PISTE CON I CANNONI

blici, chi fallisce e basta.Le Alpi, cento milioni di turisti al-

l'anno con un indotto di 50 miliardi dieuro, sono climaticamente catalogarecome" hot spots" , aree geografiche do-ve la temperatura aumenta più rapida-mente che altrove (nel XX secolo l'in-cremento medio è stato di 1,1 gradiconto lo 0,95 globale). Dunque, alla vi-gilia della nuova stagione, le cifre del-l'Ocse ci dicono che 609 delle 666 sta-zioni sciistiche alpine beneficiano di uninnevamento naturale sufficiente peralmeno cento giorni all'anno, il mini-mo per un business sostenibile. Quin-di, già oggi, 57 di queste stazioni nonhanno i requisiti minimi di sopravvi-venza. E non è finita qui: uno studio del

Centro euromediterraneo per i cambia-menti climatici (Cmcc) fa i conti in ta-sca alle regioni alpine italiane, e prono-stica dal2030 in poi una perdita di 700milioni di euro all'anno.

«Ovvio, la stagione si è accorciata diun mese», commenta Giorgio Daidola,docente di Economia e gestione delleimprese turistiche all'Università diTrento: «Ma in molti non sembrano es-sersene accorti. Le strutture di bassaquota dovrebbero pensare a una ricon-versione intelligente della propria of-ferta, invece che scimmiottare i colossidel settore. Penso a impianti poco im-pattanti e poco costosi, che possano es-sere aperti anche solo per due mesi sen-za generare deficit non ripianabili.Quanto alle alternative, basterebbe ri-cordarsi che in Italia l'escursionismo ètra le attività più praticate. Eppure, ~

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chissà perché, lo si collega sempre allastagione estiva, quasi mai a quella in-vernale».

Invece, gli operatori non si rassegna-no e finiscono col rischiare pesanti in-debitamenti soprattutto per l'acquisto-dei cannoni. E non soloc-perché ognimetro cubo di neve programma ta costa4 euro e 3 kilowatt di energia elettrica,più tanta acqua: 3 mila metri cubi perogni ettaro di piste. Considerando chei terreni innevabili sulle Alpi ricopronouna superficie-di 23.800 ettari, ogni an-no - ha calcolato il Centro Internazio-nale per la Protezione delle Alpi, Cipra- se ne vanno 95 milioni di metri cubid'acqua, pari al consumo domesticoannuo di una città di un milione e mez-zo di abitanti.

Di fatto, quindi, se acquistate unoskipass giornaliero, sappiate che il 40per cento del suo costo servirà a copri-re le spese per fabbricare "polvere" fin-ta. Pagherete quasi la metà del prezzoper permettervi il lusso di sciare inqualsiasi condizione, anche se la neve -quella vera - è totalmente assente. Unalotta contro il destino, giacché «la ten-denza è questa», conferma Luca Mer-calli, presidente della Società meteoro-logica italiana: «Ci possono essere in-verni molto innevati, come quello di treanni fa, ma sono eccezioni. Ciò dovreb-be essere più che sufficiente a scorag-giare l'investimento su comprensoriminori a bassa quota».

Eppure, il Trentine copre con ican-noni il 91,2 per cento delle sue piste, laValle d'Aostal'Sù, il-Piemonte il 66,7.E anche l'Alto Adige, che pure per pri-.mo ha capito l'importanza di un "pac-chetto inverno" complementare allosci da discesa, garantisce la neve pro-grammata in tutti i suoi 54 compren-sori. Sforzi enormi, forse anche para-dossali visto che gli sciatori veri e pro-pri rappresentano menq di un quartodel popolo dell'inverno. Secondo il Ci-set, Centro internazionale di studi sul-l'economia turistica, è nitto il modelloche va ripensato. Le donne, ad esem-

eHiUldo lo skiBftNumero di comprensori sciistici alpini. A confronto il totale, quelli a innevamento naturale oggi .e quelli con possibili aumenti delle temperature

• Totale comprensoriA Innevamento naturale oggi

• Con +l°CCon +2°C

• Con +4°C

pio, cercano una molteplicità di stimo-li: dal relax all'enogastronomia, dalleattrattive storico-artistiche ai paesag-gi da cartolina. «Si può diversificarel'offerta, e noi lo facciamo», replicaFranz Perathoner, direttore del colos-so Dolomiti Superski: «Ma la neve re-sta l'attrattiva principale. Quandomanca, puoi inventarti quello chevuoi, ma i turisti restano a casa, sareb-be stupido negarlo».

Eppure, c'è chi ha scelto di non lotta-re contro il meteo. Capofila delle sta-zioni "riconvertite" è la GschwenderHorn presso Immenstadt, nella Germa-nia meridionale. Situata tra gli 850 e i

SI SPENDONO MILIONI PER INNEVARE CON ICANNONI. MA MOLTE LOCALITÀ GIÀ CAMBIANO

OFfIRTA: W-ELLNESS, lOOD, .PASSEGGIATE

1.450 metri su un'estensione di 120 et-tari, già agli inizi degli anni Novantaera data per spacciata. Lì si è deciso dismantellare gli impianti e rinaturaliz-zare la zona: ci sono voluti diversi an-ni, ma ne è valsa la pena: il comprenso-rio sciistico agonizzante si è trasforma-to come d'incanto in un'area ricreativache ora punta su una fitta rete di sen-tieri, anelli per lo sci di fondo e itinera-ri per le ciaspole. Anche Macugnaga, aipiedi del Monte Rosa, potrebbe segui-re una strada simile: registrata negli ul-timi 15 anni una perdita costante del 50per cento degli incassi, la società hacommissionato uno studio di riposizio-namento che suggerisce un drasticocambio di rotta: piste da slittino, per-corsi per gli amanti delle racchette daneve, centri wellness, un albergo dighiaccio, più un collegamento minime-tro- il Walser Express - con la vicina ..,

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Per cercare di contrastare Il corso naturale degli eventi, alcunestazioni sclistlche stanno sperimentando soluzioni sempre piùspinte. Costruendo nuovi Impianti sul ghiacciai, aumentandoI caroselli (ovvero I collegamenti sci al piedi) o ampliandole strutture più piccole. Un mix di inventiva e tecnologia: c'è chiha messo a punto un sistema di parapetti che catturano la nevenaturale per poi convogllarla sulle piste, In alternativa all'utilizzomassiccio del cannoni; altri effettuano Il drenaggio del terrenipiù umidi; altri ancora piantano nuovi alberi al Iati del tracciatiper proteggerli dal vento, che spazza via la neve. Tutte soluzionimolto criticate dal fronte ambientalista. Eccone alcune.

Alla Savoia Emblematicoil caso di Abondance: 20 kmdi piste servite da unaseggiovia e cinque sciovie,altezza massima 1.780 metri.La stazione è troppo piccola,i conti non tornano. Così,respinta la richiesta di unsalvataggio per mano pubblica,la società di gestione siarrende. Due anni di stopforzato, poi spunta un gruppod'investitori americani e decideil rilancio: cannoni sparaneve,bacini artificiali di raccoltadell'acqua per farli funzionare,impianti potenziati e più postiletto. «Cieca ostinazione verso

un modello di sviluppo cheha mostrato tutti i suoi limiti»,ha sentenziato il CentroInternazionale per la Protezionedelle Alpi (Cipra).JlasIria Gli amministratoridi S61den hanno fatto un mega-investimento per realizzare il piùgrande sistema d'innevamentoartificiale singolo d'Europa:persino sul ghiacciaioRettenbach, oltre i 3 mila metri,i cannoni sono pronti a spararein caso di necessità.'l'enabùIIo Sul Terminillo(altezza media 1.550 metri) laRegione Lazio ha stanziato 20milioni di euro per un faraonico

progetto di rilancio: gli attuali seichilometri di piste diventerannopiù di 42, gli impiantipasseranno da 4 a 16, piùcinque accessi e una doppiafunivia con un forte impattoambientale. Anche se non c'èneppure un business pian chegarantisca il ritorno del cospicuoinvestimento per rianimarel'esangue montagna dei romani.In compenso, sono previsti duebacini artificiali da quasi 140mila metri cubi per garantirel'innevamento artificiale.Friuli Veaula GiaUa InVal Canale, la Regione vorrebberiqualificare il paese diPontebba collegandolo con unamega-cabinovia da 60 milioni dieuro a Passo Pramollo (1.530metri) e da qui al comprensoriocarinziano di Nassfeld. Progettocontestatissimo, perchéspingerebbe gli sciatori inAustria anziché portarli sulleAlpi Carniche dove Promotur, laSpa pubblica che gestisce settepoli sciistici, ha investito negliultimi anni qualcosa come 100

milioni di euro della Regionestessa per rilanciare loZoncolan, compreso tra i 950e i 2 mila metri.'IreutiDo La Panarotta -ottima esposizione a nord eboschi fitti che tengono lontanoil vento - è frequentata solodagli sciatori della Valsugana;eppure, anche qui si coltivanosogni di grandezza, con unafunivia da 22 milioni i cui costidifficilmente verrannoammortizzati.GanIa Imperversa la grandeurimprenditoriale, mentre sarebbepiù saggio desistere, a SanZeno nel Garda veronese.La vecchia funivia di Prada-Costa bella ha la concessionein scadenza e non ottiene daRoma la deroga per la prorogatecnica. Per questo scatta lacaccia a 9 milioni di euro per unnuovo impianto. Anche se pocopiù in là c'è l'aweniristicafunivia che da Malcesine saleai 1.760 metri del Monte Baldo.Dove si scia, anche se solosu nove chilometri di piste.

LE MONTAGNE DEL FRIULI FOTOGRAFATE A ANENOVEMBRE, QUANDO LA STAGIONE SCIISTICADOVEVA GIÀ ESSERE APERTA

Zermatt, in Svizzera.E proprio in Svizzera, due anni fa, il

governo del Canton Ticino ha preso at-to «dell'impossibilità di continuare asostenere nel tempo società in difficol-tà», e ha sospeso i finanziamenti pub-blici alle due piccole aree sciistiche diBosco Gurin e Carì, spingendole cosìverso il fallimento. Scegliendo, invece,di puntare tutto sulla stazione di Airo-lo, concentrandovi le risorse cantonalie cancellando i contributi pubblici a tut-te le altre. Condanna a morte? Non

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da "lusso accessorio" a elemento im-prescindibile dell'offerta.

Da parte sua, Il Wwf ha chiesto - si-nora inascoltato - una moratoria di cin-que anni sui progetti di nuovi impiantidi risalita e la riconversione di tuttiquelli con sviluppo prevalente sotto i1.500 metri. Le alternative? Piscine,ecomusei, piste di pattinaggio, reti disentieri. Ringrazierebbero anche i cul-tori della biodiversità, che sulle Alpiconta 30 mila specie animali e 13 milavegetali. _

esattamente: è stato creato un fondo perincentivare la ristrutturazione dell'atti-vità o, dovesse fallire la riconversione,lo smantellamento degli impianti.

Il Cai parla dello sci su pista come diuna "monocultura" da cui è bene sle-garsi e propone una strategia multifun-zionale che coniughi i segmenti del tu-rismo escursionistico, naruralistico,congressuale, più il wellness, passato