Scienza delle Finanze 2015-2016 (1) - unikore.it · Corso di Economia aziendale ... il governo, la...

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SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO

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SCIENZA DELLE FINANZEFacoltà di Scienze Economiche e Giuridiche

Corso di Economia aziendale

Prof. MICHELE SABATINO

1

Didattica

� Programma• Gli strumenti dell’analisi normativa• I beni pubblici• Le esternalità• La teoria delle scelte collettive• La governance europea e il Bilancio dello Stato• La spesa sanitaria • Gli interventi di sostegno al reddito e in caso di

disoccupazione• La spesa previdenziale• L’analisi costi benefici• Analisi delle imposte

2

Didattica (2)

� Informazioni didatticheL’esame di scienza delle finanze consiste in un colloquio orale altermine del corso. E’ prevista una prova scritta e le domande che compongono l’esame a risposta multipla rispecchieranno gli argomenti teorici e la tipologia di esercizi svolti durante il corso. Il superamento della prova scritta presuppone il raggiungimento della sufficienza.

� Propedeuticità:Istituzioni di micro e macroeconomia – Economia politica

� Contatti : [email protected]

3

Testi

� Testo obbligatorio:

HARVEY S. ROSEN, TED GAYER “Scienza dellefinanze”, 4° Edizione, McGraw -Hill, 2010 (cap.3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 e 17)

Dispense (1) Analisi costi-benefici (2) Politiche d i privatizzazioni (3) altre dispense di approfondimento on-line

Definizione

� La scienza delle finanze è la branca della scienza economica che studia gli interventi pubblici (quindi realizzati da soggetti come lo Stato, il governo, la pubblica amministrazione) nell'allocazione delle risorse e redistribuzione delle ricchezze, e più in generale nelle scelte economiche, attraverso il sistema fiscale e la politica fiscale.

� Analizza quindi i rapporti tra le entrate fiscali che alimentano il gettito fiscale e gli effetti distorsivi e d'incidenza che esse provocano sul mercato.

� La scienza delle finanze rappresenta il lato analitico (dal punto di vista microeconomico) della finanza pubblica.

Definizione

� Si suole suddividere la scienza delle finanze nei seguenti ambiti:

� l‘Economia del benessere, che si occupa delle scelte pubbliche e degli obiettivi di efficienza allocativa e di redistribuzione che orientano tali scelte;

� lo studio degli aspetti formali (Bilancio dello Stato) che tuttavia formano ormai oggetto di approfondimento in altre discipline);

� la teoria economica dell‘imposizione fiscale con la disamina dei fini fiscali ed extrafiscali perseguiti con i tributi e degli effetti che essi generano sulle scelte dei contribuenti;

� l'analisi dei principali settori di spesa pubblica (pensioni, sanità, istruzione) che connotano l'attività della pubblica amministrazione;

� cenni sull‘autonomia finanziaria degli enti locali e sul funzionamento del sistema tributario, nei suoi aspetti tecnico-operativi.

Gli strumenti dell’analisi normativa

� Il quadro di riferimento per analizzare gli effetti dell’intervento pubblico è l’Economia del Benessere.

� Per valutare gli interventi pubblici, ovvero, per:� Esprimere giudizi circa l’efficienza allocativa;� Esprimere giudizi circa la desiderabilità sociale

di una politica redistributiva.� In questo senso occorre definire il concetto di

“Bene della società” ovvero di “ottimo sociale”.

Economia del Benessere

� L’economia del benessere cerca di definire la configurazione dell’ottimo sociale e cioè la quantità di beni da offrire e la loro distribuzione che assicuri il massimo di benessere collettivo.

� L’economia del benessere è la branca della teoria economica che si occupa di stabilire la desiderabilità sociale di allocazioni economiche alternative.

Economia del Benessere

� Si basa su criteri di:- Efficienza allocativa- Equità distributiva

- Per ottenere maggiore equità ènecessario rinunciare ad una certa dose di efficienza

Economia del Benessere

� Il criterio usato dall’economia del benessere per definire l’efficienza allocativa è quello di Pareto .

� Un’allocazione delle risorse è efficiente se non èpossibile alcuna allocazione alternativa che accresca il benessere di un individuo senza diminuire quello di un altro.

� Un miglioramento paretiano consiste in una riallocazione delle risorse che migliora il benessere di un individuo senza peggiorare quello di un altro.

� UNA ALLOCAZIONE EFFICIENTE GARANTISCE L’OTTIMO SIA NELLA PRODUZIONE CHE NELLO

SCAMBIO

Scatola di Edgeworth

� L’ottimo paretiano può essere spiegato attraverso la c.d. scatola di Edgeworth.

� La scatola è una rappresentazione grafica cartesiana sulla quale vengono misurate le quantità di due prodotti (ad esempio cibo e abbigliamento) rapportati a due consumatori. È quindi un diagramma utile per mostrare tutte le possibili allocazioni tra due consumatori delle quantità disponibili di due beni.

� All’interno della scatola degli scambi di Edgeworth vengono altresìrappresentate le curve di indifferenza dei due consumatori relative a differenti combinazioni dei due beni. In questo caso intersecando le curve troviamo una "lente" dove sono contenuti tutte le combinazioni accettabili per entrambe le parti, cioè le allocazioni che costituiscono dei "miglioramenti paretiani" rispetto all'allocazione di partenza.

Scatola di Edgeworth

Scatola di Edgeworth

La scatola di Edgeworth premette inoltre di visualizzare l'insieme delle allocazioni Pareto-efficienti. Il luogo in cui si situano tutti i punti Pareto-efficienti viene definito curva dei contratti.

Saggio Marginale di Sostituzione

� Il valore assoluto della pendenza della curva di indifferenza indica il rapporto al quale l’individuo èdisposto a scambiare un bene per una quantitàaggiuntiva dell’altro, ed è detto Saggio marginale di sostituzione (Marginal Rate of Substitution, MRS).

SMSy/x = ∆Y/ ∆X� Nel punto di tangenza tra le due curva di A e B

SMSa = SMSb� L’eguaglianza tra i due SMS realizza l’efficienza

paretiana

L’efficienza nella produzione� Finora abbiamo ipotizzato che le quantità di beni disponibili

fossero fisse. Vediamo adesso cosa può accedere quando gli input produttivi possono essere spostati dalla produzione di un bene a quella di un altro bene, in modo che le quantità dei due beni sia modificabili (la frontiera della possibilità produttive ).

� Analogamente alla situazione dello scambio se voglio aumentare la produzione di una quantità di un bene devo sottrarre input alla quantità dell’altro bene. Il rapporto tra le quantità di input di un bene e le quantità di input dell’altro bene è detto Saggio Marginale di trasformazione (Marginal Rate of Trasformation –SMT).

SMT1 = SMT2

� Il saggio marginale di trasformazione tra due beni per l’impresa 1 e uguale a quello dell’impresa 2

L’efficienza nella produzione

� L’allocazione dei fattori produttivi è Pareto-efficiente se non è possibile, riallocando i fattori (input), aumentare la produzione di un bene senza diminuire quella di un altro bene.

� Le allocazioni ottimali dei fattori produttivi per la produzione di N beni sono infinite e rappresentabili con una curva denominata Frontiera delle possibilità produttive.

L’efficienza nella produzione

Per aumentare la produzione del bene X è necessario sottrarre input alla produzione del bene Y.

WY / XZ = Saggio Marginale di Trasformazione (pendenza della frontiera delle p.p )

L’efficienza nella produzione

� Il SMT può essere espresso anche in termini di Costo Marginale (Marginal Cost – MC) – il costo aggiuntivo di produzione di una o più unità di output.

WY / XZ = Saggio Marginale di Trasformazione = MCy/MCx

Fino a che punto è possibile trasformare quantità di X in quantità di Y?

Fino al punto in cui i consumatori sono disposti a sostituire consumo di X con quello di Y

Condizione necessaria di efficienza Paretiana

� E’ quindi impossibile ottenere un miglioramento paretiano quando

SMT = SMSa = SMSb

Ovvero quando le pendenze delle curve di indifferenza (di A e B) sono uguali alla pendenza

della Frontiere delle possibilità…e di conseguenza quando…

MCy/MCx = SMSa = SMSb

Il primo teorema dell’economia del benessere

� Quale forma di mercato assicura le condizioni di efficienza paretiana?

� Il 1° teorema dell’economia del benessere afferma:

L’allocazione delle risorse è pareto-efficiente in corrispondenza del punto di equilibrio di un mercato di concorrenza perfetta ove:

1. Esiste un mercato per tutti i beni2. Consumatori e produttori sono price takers

L’equilibrio di concorrenza perfettae l’efficienza paretiana

� In concorrenza perfetta la massimizzazione del profitto comporta che:

Prezzo = COSTO MARG � Dati 2 consumatori (A e B) e 2 beni (x,y)

Px = CMarg x e Py = CMarg y

COSTO MARGy / COSTO MARGx = Py / PxPoiché:

COSTO MARGy / COSTO MARGx = Py / Px =>SMTy,x

L’equilibrio di concorrenza perfettae l’efficienza paretiana

� Secondo i criteri di efficienza paretiana:

SMTy,x = SMSAy,x = SMSBy,x => Py / Px

� Poiché in concorrenza perfetta i prezzi sono dati viene assicurata la condizione di efficienza paretiana

� I SMSA,By,x sono uguali al rapporto fra i prezzi� Il SMT è uguale al rapporto fra i prezzi� Il rapporto fra i costi marg e uguale al rapporto fra i

prezzi

L'efficienza nel mercato di concorrenza perfetta dal lato del consumatore

Il beneficio marginale è decrescente e coincide con la curva di domanda individuale

N.B. Ogni punto della curva rappresenta una configurazione diottimo per il consumatore

L'efficienza nel mercato di concorrenza perfetta dal lato del produttore

Il costo marginale è crescente

N.B. Il costo marginale rappresenta la curva di offerta della singola impresa

In equilibrio

L’efficienza richiede che:Beneficio marg = Costo marg

Beneficio marg = curva di domanda

Costo marg = curva di offerta

Ciò avviene in corrispondenza del punto di equilibrio di un mercato concorrenziale

Il secondo teoremadell’economia del benessere

� Se i mercati concorrenziali funzionano adeguatamente e allocano le risorse in maniera efficiente qual è il ruolo dello Stato ? Qualsiasi intervento sembrerebbe inutile e superfluo e lo Stato dovrebbe solo occuparsi della difesa e sicurezza, della giustizia e del diritto di proprietà e concorrenza.

� Tuttavia un'allocazione pareto-efficiente può non essere riten uta la migliore dalla collettività . La collettività può preferire una distribuzione piùequa. L'efficienza paretiana non “ordina” le preferenze e non è compatibile con giudizi di valore.

� La curva dei contratti stabilisce implicitamente una relazione tra la massima utilità di un consumatore rispetto all’altro c onsumatore . Se riportiamo su un riferimento cartesiano le combinazioni di UA e UB individuate lungo la curva dei contratti, otteniamo una curva come quella riportata nel grafico successivo, che prende il nome di curva o frontiera delle utilità possibili . Le combinazioni individuata lungo la frontiera o al di sotto di questa sono raggiungibili per la collettività; tutti quelli al di sopra non lo sono.

Frontiera delle utilità possibili

La UU’ indica la massima U di A data l’U di B

Tutti i punti della UU’ sono pareto-efficienti e indicano l’utilità massima di un individuo dato il livello di utilità di un’altra persona.

Utilità del consumatore B

Utilità del consumatore A

Frontiera delle utilità possibili

� L’equilibrio competitivo garantisce che il sistema si collocherà lungo la frontiera delle utilitàpossibili, e nessun ulteriore miglioramento paretianosarà possibile. Allo stesso tempo, però, bisogna notare che le combinazioni k, w e z sono tutte Paretoottimali, ma da un punto di vista dell’Equità non possono essere certo ritenute equivalenti.

L’equilibrio competitivo, infatti, garantisce una configurazione efficiente del sistema economico non una configurazione equa.

Le curve diindifferenza sociale

� Tutti i punti sulla frontiera delle possibili utilità rappresentano distribuzioni diverse delle risorse. Si può dimostrare che redistribuendo i redditi iniziali dei due consumatori è possibile raggiungere un qualsiasi punto della frontiera delle utilità possibili. Qual’è l’allocazione migliore?

� Per rispondere a questa domanda si postula l’esistenza di una funzione di benessere sociale (welfare,W). Si tratta di una rappresentazione delle preferenze della società basata sulla distribuzione delle utilità tra due o più consumatori.

� W = F ( UA, UB ...) crescente al crescere del benessere degli individui.

� Dalla funzione di benessere sociale si ricava una mappa di curve di indifferenza sociale che rappresentano le alternative allocazioni di utilitàindividuali.

Le curve diindifferenza sociale

� Le curve IS indicano le combinazioni di utilitàindividuali che la collettivitàritiene essere equivalente tra di loro. Le curve IS dicono quindi che se l’UA diminuisce, deve crescere l’UB per mantenere invariato w (benessere sociale). Più ci si allontana dall’origine più aumenta il Benessere sociale.

Il punto h è pareto-efficientema meno desiderabile di z

La collettività può preferire una distribuzione più equa anche se non efficiente. Il punto z è sia efficiente che equo.

h

In conclusione� Quando il sistema economico determina una allocazione pareto-

efficiente può essere necessario l’intervento dello Stato per ottenere una distribuzione più “equa” delle risorse e socialmente piùsostenibile. Ma lo Stato deve intervenire direttamente sul funzionamento del Mercato?

� Secondo il 2° Teorema dell’economia del benessere lo Stato può intervenire….

� Modificando le dotazioni iniziali (imposte o sussidi in forma fissa - lum-sum tax) e lasciando poi operare il mercato, un’economia di concorrenza perfetta raggiunge sempre una allocazione pareto-efficiente (un punto della UU’). Lo Stato quindi non deve intervenire o, altrimenti, senza modificare il comportamento di consumatori e produttori, con interventi iniziali e a somma fissa.

� Se lo Stato ridistribuisce equamente il reddito, il mercato autonomamente realizza un’allocazione efficiente. Si tratta tuttavia di prescrizioni solo teoriche.

I limiti dell’economia del benessere

� In generale gli effetti delle imposte e sussidi sui comportamenti individuali, infatti, modificano la frontiera delle utilità possibili. L’intervento pubblico potrebbe modificare la stessa forma della frontiera.

� La presenza di imposte e sussidi in forma fissa (lump-sum) potrebbe essere l’unica soluzione per non modificare i comportamenti individuali. Tuttavia risulta difficile se non impossibile

In conclusione

“Le economie di mercato sono macchine straordinariamente efficienti nella

produzione della ricchezza, ma assai poco capaci di distribuirla equamente tra coloro che hanno preso parte al processo della

sua creazione.”

I limiti dell’economia del benessere

� Visione individualistica che mette al centro le utilità degli individui e la loro massimizzazione;

� Problema dell’aggregazione e rivelazione delle preferenze degli individui;

� Controversa accettazione del principio dell’ottimo paretiano;� Un miglioramento paretiano è escluso ogni volta che una

riallocazione delle risorse implichi qualunque effetto redistributivo;� Esistenza di c.d. Beni meritori (Beni che vengono offerti dallo

Stato indipendentemente dalla richiesta dei consumatori) – es. la cultura;

� I criteri dell’efficienza paretiana hanno una validità teorica- Presuppongono un mercato “ideale” di concorrenza perfetta- Presuppongono interventi dello Stato “non distorsivi” (imposte che non modifichino i prezzi e l’eguaglianza con i costi marginali).

I fallimenti del mercato

� L’equilibrio competitivo, oltre a generare una distribuzione non equa, potrebbe anche condurre ad una configurazione del sistema economico Pareto sub-ottimale.

� In altri termini il primo teorema fondamentale potrebbe, in certe situazioni, non realizzarsi.

� In questi casi parliamo di Fallimenti del Mercato.

I fallimenti del mercato

� Ma quali sono i casi in cui il mercato fallisce?� E quanto sono frequenti?� I principali casi di fallimento del mercato si verificano

in presenza di:� POTERE DI MERCATO

• Strutture di mercato mono-oligopolistiche• Disequilibri macroeconomici (disoccupazione, inflazione, ect.)

� ASSENZA DI MERCATO• Beni Pubblici• Esternalità• Asimmetria informativa

fallimenti del mercato

� Non è quindi scontato che un’allocazione efficiente del sistema economico sia di per sé socialmente desiderabile dovendo altresì tenere conto dell’equità. Inoltre spesso i sistemi economici non soddisfano le condizioni di concorrenza perfetta in tutti i mercati. E’ auspicabile, quindi, per migliorare l’efficienza del sistema, l’intervento dello Stato.

I Beni Pubblici

Beni Pubblici� Il primo teorema fondamentale ha tra i suoi assunti che tutti i

beni scambiati nel sistema economico abbiano natura privatistica.

� Un Bene Privato Puro è caratterizzato da due proprietà:� Rivalità nel consumo (il consumo di un bene da parte di un

individuo impedisce all’altro di usufruirne)� Escludibilità (quando è tecnicamente o economicamente

possibile escludere alcuni consumatori)

� Ma in un sistema economico reale sono spesso presenti Beni Pubblici Puri caratterizzati da due diverse proprietà:� Assenza di rivalità nel consumo (esempio del faro – altre navi ne

traggono vantaggio)� Assenza di escludibilità (esempio del faro – altre navi non sono

escludibili dal trarne vantaggio)

Le esternalità

� Una seconda causa di fallimento del mercato è data dalla presenza di esternalità. Numerose sono le definizioni di Esternalità:

“Una esternalità è presente ogni qualvolta la funzione di utilità di un individuo, o quella di

produzione di un'impresa, contiene variabili reali (cioé non monetarie), il cui valore è scelto da altri

(consumatori, aziende, Stato) senza alcuna attenzione agli effetti che questa scelta può avere

sull'individuo, o l'azienda, coinvolto .”� Le esternalità generano fallimento del mercato poiché

la loro presenza fa si che i costi (benefici) privati, siano diversi da quelli sociali.

Le esternalità

� Nella problematica ambientale esiste un forte legame tra Beni Pubblici ed Esternalità. Infatti, livelli di degrado ambientale socialmente non sostenibili si verificano quando egoismi razionali gestiscono un bene ambientale (pubblico). Dal fallimento di questa gestione emergono le esternalità (Es. della difesa idrogeologica del territorio da parte dell’attività agro-forestale).

� Inoltre, l’inquinamento è allo stesso tempo una esternalità ed un bene (male) pubblico.

Il surplus del consumatore e del produttore

� La riallocazione delle risorse (ad es. da parte dello Stato) influisce sul benessere degli individui. Spesso ènecessario conoscere non solo se influisce ma di quanto influisce sulla condizione degli individui.

� Il benessere dei partecipanti al mercato può essere misurato attraverso il concetto di surplus (o rendita):

� il surplus del consumatore misura il benessere dal punto di vista dei compratori;

� il surplus del produttore misura il benessere dal punto di vista dei venditori.

� In entrambe sono misure monetarie del benessere, per cui grazie ad esse il benessere può essere calcolato in €, $, £, e così via.

Il surplus del consumatore e del produttore

� La disponibilità a pagare è il prezzo massimo che un compratore è disposto a pagare per un certo bene.

� Misura il valore effettivo del bene in questione per quel compratore.

� Tale disponibilità è determinata dai benefici che il consumatore si aspetta di ricevere da quel bene.

Il surplus del consumatore

� Come è noto, la curva di domanda indica le diverse quantità che il consumatore vorrebbe e potrebbe acquistare ai diversi prezzi; quindi rappresenta proprio le diverse disponibilità a pagare del consumatore.

� Il surplus del consumatore è dato dalla somma che un consumatore sarebbe disposto a pagare per un certo bene meno la somma che egli effettivamente paga per quel bene.

� E’ una misura del beneficio che il consumatore ricava dal partecipare al mercato.

Il surplus del consumatore

Il surplus del consumatore è misurato dall’area compresa tra la curva di domanda e la retta orizzontale del prezzo di mercato.

Il surplus del consumatore

Il surplus del consumatore cresce al ridursi del prezzo di mercato, e viceversa.

Il costo opportunità del produttore

� Com’è noto, la curva di offerta indica le diverse quantità che il produttore vuole e può offrire sul mercato ai diversi prezzi.

� La si può quindi considerare come una raffigurazione del costo per il produttore, nel senso del costo-opportunità che egli subisce per offrire al mercato le diverse quantità di un bene.

� Ogni decisione di produzione ed offerta comporta infatti la rinuncia ad un’alternativa.

La disponibilità a vendere

� Il costo opportunità del venditore misura la sua disponibilità a vendere: esso indica infatti il prezzo piùbasso che il venditore è disposto ad accettare per offrire sul mercato una certa unità del bene, cioè un prezzo almeno sufficiente a compensarlo del costo sopportato per produrla.

� In caso di curva di offerta crescente, il costo-opportunità marginale (cioè il costo dell’ultima unitàprodotta) aumenta al crescere dell’offerta.

� Quindi la disponibilità a vendere via via diminuisce (il venditore richiede un prezzo via via più alto) al crescere della quantità offerta.

Il surplus del produttore� Il surplus del produttore misura il beneficio totale che il

produttore riceve dal partecipare al mercato.

� Esso è dato dalla differenza tra la somma totale incassata dal produttore ed il costo di produzione.

� Il surplus del produttore è misurato dall’area compresa tra la linea orizzontale del prezzo di mercato e la curva di offerta.

� Il surplus del produttore cresce al crescere del prezzo di mercato, e viceversa.

Il surplus del produttore

Il surplus del produttore

Analisi costi-benefici

� Il benessere sociale è dato dalla somma del surplus del consumatore e del surplus del produttore, cioè dal surplus totale.

� Pertanto, i concetti di surplus del consumatore e surplus del produttore possono essere impiegati per calcolare i benefici e i costi sociali associati a varie scelte di politica economica.

� Esempio: l’effetto dell’imposizione di un prezzo massimo.

I fallimenti del mercato

I Beni pubblici

I Beni pubblici

� Si definisce Bene pubblico puro:- Una volta che il bene pubblico è fornito, il

costo marginale del consumo da parte di un individuo aggiuntivo è nullo, ovvero il consumo è non rivale;

- Escludere qualcuno dal consumo di un bene è o molto costoso o impossibile, ovvero il consumo è non escludibile.

- Al contrario un bene privato è rivale ed escludibile

I Beni Pubblici

� Un Beni Pubblici Puri è caratterizzati da:� Assenza di rivalità nel consumo (esempio del faro –

altre navi ne traggono vantaggio)� Assenza di escludibilità (esempio del faro – altre navi

non sono escludibili dal trarne vantaggio)

� Un Bene Privato Puro è caratterizzato da:� Rivalità nel consumo (il consumo di un bene da parte di

un individuo impedisce all’altro di usufruirne)� Escludibilità (quando è quando tecnicamente o

economicamente è possibile escludere alcuni consumatori)

I Beni pubblici� Anche se tutti consumano la stessa quantità di bene

pubblico, ciò non significa che tale consumo debba essere valutato da tutti allo stesso modo (la costruzione della TAV – una base militare).

� La natura di un bene pubblico non è assoluta ma dipende dalle condizioni del mercato e dai livelli tecnologici raggiunti (l’esempio del faro). Esistono beni pubblici impuriche possono essere caratterizzati da diversi gradi di non rivalità e non escludibilità (l’aumento dei consumatori può rendere impuro il bene pubblico).

� Non è detto che la non escludibilità e l’assenza di rivalitànel consumo siano sempre associate (le strade del centro urbano).

I Beni pubblici

� Esistono cose che hanno le caratteristiche di beni pubblici sebbene convenzionalmente non siano intese come merci (l’onestà);

� I beni privati non vengono necessariamente forniti solo dal settore privato – beni privati forniti pubblicamene (sanità, edilizia popolare) come analogamente beni pubblici vengono forniti dal settore privato.

� Un bene fornito pubblicamente non sempre è anche prodotto dal settore pubblico (la raccolta dei rifiuti –condotta direttamente o appaltata a ditte esterne).

I Beni pubblici, Beni privati e Beni MistiVi sono diversi gradi di purezza dei beni pubblici. Beni pubblici puri(aria, global warming, difesa, giustizia), impuri (local public goods, una piscina, illuminazione stradale, una strada) fino ai beni privati .

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici

� Non necessariamente un Bene pubblico deve essere offerto dallo Stato. Anche i privati possono offrire un Bene pubblico.

� Tuttavia se il prezzo/costo marginale è troppo basso (P=CMAG) l’offerta privata è insufficiente (o nulla). L’applicazione di un prezzo diverso scoraggerebbe la domanda. I costi di esclusione scoraggiano l’offerta privata.

� Generalmente quindi lo Stato offre beni pubblici o gratuitamente (CMAG=0) o applicando tariffe (P≤CMAG).

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici

� Confronto tra Beni pubblici e Beni privati.1) Beni Privati:

� Il prezzo è uguale per tutti;� Ogni individuo consuma diverse quantità;� In equilibrio SMSa = SMSb = SMT

2) Beni Pubblici:� Data la “non rivalità” il bene pubblico è consumato da tutti in dosi

uguali (Q è data)� Il prezzo (inteso nella disponibilità a pagare una dose aggiuntiva)

riflette le preferenze degli individui (≠ tra individui)� In equilibrio P = Pa + Pb� Le condizioni di equilibrio di una economia con anche beni

pubblici sono state elaborate da Samuelson: esiste una sorta di mercato individuale, che consente di determinare i prezzi personalizzati (pseudo-mercato), tale per cui in equilibrio il prezzo di un’unità di beni pubblici non è uguale alla valutazione marginale che del bene dà ciascun individuo, ma sarà pari alla somma di tali valutazioni marginali.

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici e di Beni privati

Le quantità offerte e prodotte di Beni pubblici e di Beni privati

� Nel caso di beni privati la domanda aggregata di un bene si ricava sommando orizzontalmente le domande individuali, mentre la domanda aggregata di un bene pubblico si ricava sommando verticalmente le domande individuali.

� Punto di equilibrio per i Beni privatiSMSa = SMSb = SMTab

� Punto di equilibrio per i Beni pubblici� SMSa + SMSb = SMTab

Economia con beni pubblici

I teoremi dell’economia del benessere studiano le caratteristiche di un sistema economico con beni privati: come si modificano le condizioni di efficienza in presenza di beni pubblici?

In un contesto normativo, utilizzando cioè lo stesso impianto dell’Economia del Benessere, Samuelson ricava le condizioni di ottimo anche in presenza di beni pubblici.

Se le disponibilità a pagare degli individui per i BP sono note e se è possibile attraverso uno pseudo-mercato stabilire prezzi personalizzati per i beni pubblici, è possibile determinare prezzi e quantità per beni pubblici e per beni privati in un equilibrio concorrenziale.

Equilibrio con beni pubblici

� Nel caso di beni privati ricordiamo le condizioni di efficienza del I° teorema: SMS = SMT

� Efficienza paretiana nella fornitura di BP puri� SMSBPR,BP = ammontare di bene privato cui un individuo

è disposto a rinunciare per 1 unità in più di bene pubblico.

� SMT = produzione di bene privato cui occorre rinunciare per ottenere 1 unità in più di bene pubblico

� Condizione di efficienza è:

Equilibrio con beni pubblici

� Somma delle quantità cui gli individui sono disposti a rinunciare di bene privato = quantità di bene privato cui occorre rinunciare per produrre più bene pubblico

Tutti gli individui usano la medesima quantità di bene pubblico

La condizione di ottimo paretiano si realizza quando la somma dei SMS tra bene privato e bene pubblico di tutti gli individui è uguale al costo marginale della produzione del bene pubblico.

L’equilibrio in presenza di beni pubblici e privati (modello residuale)

•Samuelson suggerisce di partire da una certa curva di indifferenza di un individuo e di cercare le combinazioni possibili che permettono all’altro individuo la massima utilità possibile.•Si fissa il livello di utilità di un individuo A sulla curva di indifferenza (elemento di carattere distributivo)• Si calcola la curva residuale di beni che restano all’individuo B dato che A resta sulla curva di indifferenza U2• Si massimizza l’utilità di B data la curva residuale

L’equilibrio in presenza di beni pubblici e privati

ALLOCAZIONE FINALE

• L’individuo A consuma quantità Y* di bene pubblico e ZD di bene privato• L’individuo B consuma Y* di bene pubblico e CZ di bene privato

L’equilibrio in presenza di beni pubblici e privati

Vale anche qui la condizione di efficienza perché:

SMT - SMSa = SMSb

SMT = SMSb + SMSa

Nel caso di bene privato vi è efficienza se il SMS è uguale per tutti gli individui e coincide con il SMT. Nel caso del bene pubblico, visto che tutti consumano la stessa quantità, la sua fornitura sarà efficiente se il valore complessivo che i consumatori attribuiscono all’ultima unità fornita, cioè la somma dei SMS, sia uguale al Costo Marginale (SMT) che la collettivitàdeve spendere per fornirla.

Problema del Free Rider

� Abbiamo visto che la produzione efficiente di un bene pubblico richiede che la somma delle preferenze marginali (=Pa+Pb+…Pn ) eguagli il Costo Marginale.

� I consumatori spesso non hanno interesse a rilevare le proprie preferenze (comportamento da Free rider) e assumono un atteggiamento opportunistico. Poiché per i Beni Pubblici l’esclusione è impossibile, gli individui sottovalutano le loro preferenze (nel caso di prezzo/imposta) e si sottraggono al pagamento. La somma delle preferenze marginali quindi sarà inferiore al costo marginale.

� La produzione avverrà in perdita o comunque in quantitàinferiore rispetto alle reali preferenze/esigenze dei consumatori.

Problema del Free Rider

� Il mercato non fornisce sufficienti beni pubblici in quantità efficiente.

� Una ipotesi è quella dei prezzi discriminatia seconda delle preferenze degli individui. Ciò tuttavia presupporrebbe la perfetta conoscenza delle singole preferenze.

� Altra ipotesi è quella dell’intervento coercitivo dello Stato al fine di imporre agli individui di pagare per i beni pubblici.

Il dibattito sulle privatizzazioni

� Negli ultimi anni si è sviluppato un dibattito sull’opportunità di privatizzare alcuni servizi forniti tradizionalmente della Stato. Un aspetto di questa discussione sta nella distinzione tra fornitura e produzione.

� In alcuni casi le imprese pubbliche forniscono beni/servizi che si possono produrre anche privatamente. La scelta tra fornitore privato o pubblico va pensata in funzione dei costi degli input. (Costi dei salari e delle materie prime, costi amministrativi e di gestione, problemi distributivi e di equità).

� Altra questione è quella della produzione degli beni/servizi da parte del settore pubblico. In questo caso il confronto deve avvenire sulla base della qualitàdei servizi/beni prodotti.

Il dibattito sulle privatizzazioni

� Un’interpretazione possibile del concetto di equità, sostenuta dal premio Nobel James Tobin (1970), richiede che alcuni beni economici siano disponibili per tutti (istruzione e assistenza sanitaria minime). Anche qualora si trovi l’accordo sul fatto che certi beni devono essere forniti dal settore pubblico, rimane da capire se debbano essere prodotti dal settore pubblico o da quello privato.

� C’è chi sostiene che i dirigenti del settore pubblico, diversamente da quelli privati, non avendo come obiettivo la massimizzazione del profitto né temendo il fallimento, non abbiano alcun incentivo a tenere sotto controllo l’attività della loro impresa.

� Chi, al contrario, sostiene l’opportunità della produzione pubblica ritiene che non vi siano prove sistematiche a sostegno dell’idea che la produzione pubblica sia meno efficiente e più costosa. Un aspetto che rende difficile il confronto è che la qualità dei servizi forniti, infatti, una delle argomentazioni degli oppositori della produzione privata è proprio che gli appaltatori privati forniscono prodotti inferiori.

IL CASO DELL’ISTRUZIONE

� Uno dei servizi sul quale si concentra il dibattito tra fornitura e produzione pubblica è quello dell’Istruzione.

� L’istruzione in verità è un bene privato e tranne in alcune aree periferiche e rurali si trova spesso in condizione di concorrenza perfetta. Tuttavia le caratteristiche dell’istruzione lo rendono un bene pubblico (creazione di capitale umano per le imprese ma anche equità nell’accesso e mobilità sociale).

� Che cosa induce lo Stato non solo a fornirla ma anche a produrla direttamente?

IL CASO DELL’ISTRUZIONE

� Definiamo la quantità di istruzione in termini di ore di lezione. In assenza di un sistema di istruzione pubblica una famiglia acquista eo di istruzione nei limiti del suo vincolo di bilancio AB. Se lo Stato fornisce una istruzione pubblica la famiglia in questione utilizzerà tutto il proprio reddito per altri beni essendo la scuola gratuita. Poiché la curva di indifferenza è più alta rispetto alla prima la famiglia preferirà la scuola pubblica rispetto alla scuola privata anche se le ore di scuola saranno minori ep rispetto eo.

La relazione tra spesa per istruzione e qualità del servizio

� In realtà la domanda più importante di questa discussione è se la qualità dell’istruzione migliora all’aumentare della spesa.

� Se ciò che ci sta a cuore sono i risultati scolastici degli studenti e non la spesa per l’istruzione in sé, è necessario conoscere la relazione tra gli input acquistati e la quantitàdi istruzione prodotta.

� I tentativi di misurare questa relazione quantificando il livello di utilizzo di vari input, con indicatori quali l’anzianitàdi servizio degli insegnanti e il numero di insegnanti per studente, si sono scontrati con enormi difficoltà. Le difficoltà maggiori stanno nel definire, per non dire misurare, l’output “istruzione”.

La relazione tra spesa per istruzione e qualità del servizio

� Pur ammettendo che le risorse destinate all’istruzione sono importanti non è possibile determinare una relazione univoca tra spese per istruzione e output – risultati

� Dello stesso avviso è la relazione tra spesa per istruzione e reddito dell’individuo adulto dopo l’istruzione. La stima piùottimistica suggerisce che un 10% in più di spesa per istruzione aumenta del 2% in più il reddito individuale.

� I nuovi indirizzi per la pubblica istruzione: autonomia e concorrenza. Alcune esperienze come i buoni scolastici negliUSA sono considerate il massimo dell’autonomia e dellaconcorrenza. I critici di queste scelte parlano di difficoltànell’assicurare la coerenza del sistema dell’istruzione e didifferenziazioni sociali e di qualità tra studenti e tra scuole.

Motivazioni dell’intervento dello Stato e i fini della politica economica

� Secondo la tripartizione di Musgrave si ritiene che la politica economica abbia tre finalità principali:

1. Allocare più efficacemente le risorse;2. Stabilizzare il sistema macroeconomico;3. Ridistribuire il reddito e la ricchezza.

Le politiche economiche che possono essere realizzate per raggiungere queste finalità sono:

1. Politiche strutturali microeconomiche o dell’offerta2. Politiche di stabilizzazione di breve periodo macroeconomiche e

di controllo della domanda aggregata;3. Politiche redistributive volte a modificare la distribuzione della

ricchezza e del reddito.

I fini della politica economica

� Le politiche microeconomiche e strutturali mirano ad obiettivi di efficienza in aree specifiche: politiche regionali, politiche industriali ed hanno effetti sul fronte dell’Offerta aggregata AS. Sono volte a far diminuire la disoccupazione frizionale e strutturale, accrescere il prodotto potenziale e il tasso di crescita del prodotto.

� Le politiche di stabilizzazione agiscono sulla domanda aggregata e mirano a stabilizzare il livello di prodotto a livello di pieno impiego a quindi sono politiche anticicliche di contrasto di situazioni di recessione. Anche la stabilità dei prezzi è un obiettivo di stabilizzazione. Le principali politiche di stabilizzazione sono la politica fiscale attraverso variazioni di G e T o la politica monetaria ossia la stabilità del livello dei prezzi P o del tasso di cambio.

I fini della politica economica

� Le politiche redistributive perseguono l’equità e la giustizia. In tal senso sono giustificate dall’estensione e distruzione delle opportunità (di istruzione, di lavoro, di reddito) aumentando il grado di mobilità sociale.

� Infine malgrado la politica fiscale sia una politica di stabilizzazione in verità svolge anche una funzione allocativa agendo sul lato dell’offerta e quindi di produzione potenziale o agendo sull’accumulazione di capitale. Svolge anche una funzione di redistribuzione attraverso tassazioni e trasferimenti a famiglie e imprese.

Finalità allocative e redistributive

� Le finalità allocative sono orientate a migliorare l’efficienza nella allocazione delle risorse. Ad esempio:

a) Limiti alla concorrenza dovuti a rendimenti crescenti di scala, monopoli naturali, oligopoli con prezzi più alti, barriere all’ingresso;

b) Informazioni incomplete dei mercati;c) Esistenza di esternalità come la fornitura di beni pubblici come

la sanità, sicurezza, beni culturali.

Considerato che l’equilibrio di mercato con coincide con quello più efficiente si auspica un intervento dello Stato. Tali interventi spesso non si limitano solo sul piano quantitativo ma anche su quello qualitativo anche in termini di riforme strutturali.

Finalità allocative e redistributive

� In relazione alle finalità redistributive vi sono diverse accezioni di distribuzione della ricchezza:

- Funzionale tra fattori di produzione (capitale e lavoro);- Personale tra persone;- Familiare tra famiglie;- Territoriale per le disparità territoriali;- Sociale per le fasce deboli della popolazione;- Intergenerazionali tra generazioni.- Alla disparità di reddito e ricchezza interviene lo Stato

attraverso intervento redistributivi con interventi di politica fiscale o di welfare state. Il concetto di welfare state (stato di benessere) nasce nel 1942 con il Piano Beveridge in Inghilterra.

Finalità allocative e redistributive

� Gli strumenti redistributivi possono essere:- Le imposte con imposizioni progressive e non proporzionali o con

deduzioni e detrazioni;- Trasferimenti agli individui e alle famiglie con sussidi, assegni di

famiglia, redditi minimi; ect..- Spese pubbliche correnti (istruzione, sanità, servizi sociali)- Spese pubbliche in conto capitale (infrastrutture, edilizia popolare,

scolastica, ospedaliera, viabilità e trasporti).

- Tutte le politiche, anche quelle allocative e di stabilizzazioni, possono avere effetti redistributivi. Inoltre spesso scaturisce il trade-off tra equità ed efficienza. Spesso, in contraddizione a ciò, azioni redistributive possono avere un impatto positivo sull’efficienza.

Le politiche strutturali

� Le politiche strutturali modifica le fondamenta delle struttura economica (politica industriale, politiche per l’innovazione e la ricerca, azioni per l’innalzamento delle produttività, a favore del lavoro ma anche politiche infrastrutturali e regionali, energetiche e ambientali). Tutte politiche che orientano e spostano l’offerta aggregata AS. Tutti interventi volti a recuperare i “fallimenti del mercato”. Vediamole in particolare quali sono le principali politiche strutturali:

Le politiche strutturali

� Politiche che fissano il quadro economico-istituzionale e il funzionamento del mercato (libera concorrenza, diritto societario, antitrust, ect.);

� Politiche di incentivazione o disincentivazione dell’iniziativa privata. Incentivi monetari (sussidi, agevolazioni fiscali e creditizie), reali (commesse pubbliche, sostegno all’export); non reali indirette (R&S, formazione , trasporti, comunicazione, ICT, servizi avanzati);

� Politiche di regolamentazione dell’iniziativa privata. Norme e restrizioni amministrative (licenze, autorizzazioni, brevetti, norme e standard tecnici), norme di regolazione dei mercati e dei salari e prezzi, norme programmatorie;

� Intervento pubblico diretto (imprese pubbliche e a partecipazione pubblica).

� Gli interventi pubblici non contrastano con l’iniziativa privata ma anzi speso rimuovono ostacoli e rigidità del sistema.

L’intervento pubblico in economia

� A partire dal Keynesiani l’intervento pubblico nell’economia èdivenuto sempre più significativo. Tuttavia l’eccesso di presenza pubblico ha spesso finito per limitare il “libero mercato”. Si èaffermata una forma di economia detta mista in presenza di imprese privata ma anche dello Stato spesso anche come imprenditore (la gran parte delle economie europee sono di tipo misto). In tali economia il rapporto tra settore pubblico e privato evidenzia il peso pubblico nella produzione delle ricchezza (G/Y).

� Nel lungo periodo si è parlato di Programmazione economica e quindi di piani economici dove pubblico e privato concorrono attraverso sistemi incentivanti o disincentivanti. In contrasto con tale metodologie vi è stata l’economia Pianificata dove la proprietàdei mezzi di produzione è stata pubblica.

L’intervento pubblico in economia

� A partire dagli anni ’80 si è assistito ad un arretramento dell’intervento dello Stato nell’economia attraverso processi di deregulation e privatizzazioni di imprese pubbliche. Tutto ciò èscaturito dal successo di nuove scuole economiche (monetaristi, supply-side economics) e da nuove problematiche (stagflazione, shock petroliferi, fallimenti dello Stato e eccessive regolamentazioni e irrigidimento dell’iniziativa privata).

L’intervento pubblico in economia

� Con la crisi finanziaria del 2008-09 il quadro si è nuovamente modificato con la necessità di un intervento diretto dello Stato. La legislazione antitrust (dallo Sherman Act 1890) ha ripreso a contrastare le forme di oligopolio e di carenza di informazione a causa della crisi finanziaria. Il Piano Pauson americano e la nazionalizzazione di alcune banche inglesi hanno comportato un massiccio intervento dello Stato. Inoltre per reagire alla crisi si è operato attraverso politiche fiscali espansive che hanno aggravato i disavanzi pubblici.

� Oggi l’attenzione si è orientata verso l’eccessivo indebitamento pubblico e privato. Diverso è il discorso sulle regole che necessitano e hanno necessitato di una migliore regolamentazione dei mercati a causa delle forti lacune nel sistema di regolazione dei mercati finanziari.

I fallimenti del mercato

Le esternalità

Le esternalità

Si ha esternalità ogni volta che un individuo o impresa compie un’azione che ha effetti (positivi o negativi) su un altro soggetto o impresa, senza che paghi o riceva compensazioni per tali effetti.

Le esternalità non si traducono in variazioni dei prezzi di mercato, quando lo fanno si definiscono esternalitàpecuniarie . Nel caso delle esternalità pecuniarie il mercato continua a funzionare efficientemente e gli effetti si scaricanosui prezzi. (Es. Aumento del costo degli affitti nei centri urbani)

Le esternalità vere e proprie sono invece di natura “tecnologica ” e non modificano la struttura dei prezzi. Implicano interdipendenza nelle funzioni di utilità e di produzione. In questo caso il mercato fallisce. (Es. la produzione di inquinanti da attività produttive – Caso ILVA)

Le esternalità

� L’effetto può essere tale da ridurre ilbenessere, esternalità negative , o aumentarlo, esternalità positive .

� Le esternalità possono essere prodotte siadai consumatori sia dai produttori e possono influire sul benessere sia deiproduttori sia dei consumatori

• produttore/consumatore negativa: un’impresa inquina l’aria di una zona residenziale• produttore/produttore negativa: un’impresa di vernici inquina l’acqua nei pressi di un’azienda agricola• produttore/produttore positiva: un’impresa sviluppa un metodo produttivo molto efficace di cui si appropriano altre imprese• consumatore/produttore negativa: il traffico autostradale intralcia il trasporto delle merci• consumatore/produttore positiva: un bel giardino di una villa con un allevamento di api vicino• consumatore/consumatore negativa: il tuo vicino di stanza chiassoso• consumatore/consumatore positiva: il tuo vicino ha un bel giardino che puoi vedere dalla tua finestra

Esempi di esternalità

Le esternalità

� Importante:Un bene pubblico può essere interpretato come un caso limite di effetto esterno positivo. Creano benefici esterni godibili da tutti senza possibilità di esclusione.

Il concetto di esternalità prevede che i costi o i benefici (negativi o positivi) non siano valutati o compensati. In presenza di esternalità infatti l’allocazione delle risorse non è efficiente.

� Esternalità nel consumo : quando influenzanola funzione di utilità degli individui

� Esternalità nella produzione : quandoinfluenzano la funzione di produzione delleimprese

Esternalità soprattutto possono essere:� Esternalità negative: riducono il benessere� Esternalità positive : aumentano il benessere

In sintesi….

Un’esternalità negativa nellaproduzione

In presenza di esternalità l’allocazione delle risorse non è efficiente. Oltre ai costi e benefici privati occorre tenere presente i costi e benefici sociali.

Un’esternalità nella produzione

� Il produttore tiene conto solo del costo privato.� Nel caso di esternalità negativa il costo privato è

inferiore al costo sociale (comprensivo dei danni arrecati ad altri soggetti e pari all’indennizzo che il produttore dovrebbe pagare).

� Il livello di produzione è più alto rispetto al livello che tiene conto delle esternalità.

� In caso di esternalità positiva il beneficio privato èinferiore rispetto al beneficio sociale (comprensivo dei vantaggi resi ad altri e pari al corrispettivo del beneficio sociale). Il livello di produzione è più basso rispetto a quello che tiene conto delle esternalità.

Benefici e costi del passaggio a un volume di output efficiente

La correzione delle esternalità

� Soluzioni private

• L’attribuzione dei diritti diproprietà e il teorema diCoase

• Le fusioni

In questo caso si intendeinternalizzare le estrenalitàe attuare soluzionicooperative

� Soluzioni pubbliche

• L’imposta piguviana• Il sussidio piguviano

� Soluzioni pubbliche in caso diattività inquinanti

• Le imposte sulle emissioni• I sistemi di cap-and-trade• Le norme di tipo command-and-

control

Le soluzioni private: il teoremadi Coase

� Il teorema di Coase , frutto degli studi di Ronald Coase (1960) -Premio Nobel per l’economia, è un tentativo di dimostrare come, attraverso il mercato, si possa giungere a un'efficienza, intesa come somma netta del benessere sociale superiore rispetto a quella che si può ottenere con l‘intervento dello Stato o di altre regolamentazioni. Su queste basi è stato stipulato, ad esempio, il Protocollo di Kyoto.

� Più precisamente, l'enunciato di Coase afferma che se i costi di negoziazione e transazione sono nulli, la contrattazione tra agenti economici porterà a soluzioni efficienti da un punto di vista sociale (dette Pareto-efficienti) anche in presenza di esternalità ed a prescindere da chi detenga inizia lmente i diritti legali . Una formulazione equivalente, afferma che in assenza di costi di transazione, tutti i modi in cui lo Stato può allocare inizialmente delle proprietà sono ugualmente efficienti, perché le parti interessate contratteranno privatamente per correggere ogni esternalità.

Le soluzioni private: ilteorema di Coase

� All’origine delle esternalità c’è l’assenza dei diritti di proprietà.

� Per risolvere il problema delle esternalità –secondo Coase – basterebbe assegnare ai privati la proprietà delle risorse in questione.

Le soluzioni private: il teorema diCoase

In presenza di esternalità sono possibili accordi tra le parti (compensazioni, indennizzi) che assicurino l’efficienza. La validità del Teorema di Coase è, quindi, subordinata alla attribuzione dei Diritti di proprietà.

Le soluzioni private: il teoremadi Coase

� Si consideri che il diritto di proprietà nei confronti di un lago venga inizialmente assegnato a una fabbrica che trova economicamente conveniente inquinarlo. La fabbrica dovrà confrontare i benefici che derivano dall'inquinamento (Bi) con il costo/opportunitàdell'inquinamento, dove il costo (Cf) è rappresentato dalla rinuncia a ciò che sarebbero disposti a pagare per la conservazione, ad esempio, gli abitanti dei dintorni, per poter disporre del lago per praticare sport. A sua volta, Cf dipenderà dai benefici ottenuti dall'uso ricreativo (Bc), quindi

� Cf = k·Bc Se Cf > Bi

� I proprietari della fabbrica troveranno conveniente rinunciare ad inquinare e cedere il diritto di proprietà o d'uso agli abitanti del lago. Con questa transazione emerge un uso efficiente della risorsa.

Le soluzioni private: il teorema diCoase

� Se, viceversa, il diritto di proprietà venisse inizialmente assegnato agli abitanti del lago per l'uso sportivo, essi dovranno confrontare i benefici (Bc) con il costo/opportunità della conservazione (Ca); in questo caso, il costo Ca è rappresentato da quanto sarebbe disposta a pagare la fabbrica per poter inquinare:

� Ca = k·Bi Se Ca < Bc

� cioè se la fabbrica è disposta a pagare meno del beneficio degli abitanti del lago, questo non verrà inquinato. Se invece

� Ca > Bc

� cioè l'inquinamento procura alla fabbrica un beneficio che è disposta a pagare più della conservazione, gli abitanti del lago cederanno il diritto di proprietà o d'uso.

Le soluzioni private: il teoremadi Coase

� In ogni caso, dall'assegnazione iniziale del diritto di proprietà, nascerà un mercato dal quale emergerà il valore economico dei due usi alternativi del lago. Viceversa, in mancanza di un'assegnazione del diritto di proprietà non è assicurato un uso efficiente della risorsa. Infatti, il lago potrebbe venire inquinato nonostante l'inquinamento produca un danno, quantificato dall'impossibilità di praticare sport, superiore ai benefici procurati dall'inquinamento.

Le soluzioni private: il teoremadi Coase

I limiti delle soluzioni private sono:

� I costi di transazione e negoziazione sono elevati

� Le carenza informative� I comportamenti opportunistici

Le soluzioni pubbliche: analisidi un’imposta pigouviana

Nel caso di esternalità negative la forma più efficiente di controllo pubblico èritenuta l’imposta. Se esiste una esternalità, esiste una differenza tra costo privato e costo sociale (tra benefici privati e benefici sociali). Un imposta è in grado di eguagliare costo privato e costo sociale. In assenza dell’imposta la produzione sarebbe eccessiva.

Le soluzioni pubbliche: analisidi un’imposta pigouviana

� Il problema vero è la determinazione dell’ammontare dell’imposta in grado di essere pari al danno sociale arrecato dall’impresa.

� Inoltre deve essere chiaro che l’introduzione di una tassa deve presupporre che l’esternalità è nota al decisore pubblico.

Le soluzioni pubbliche: i sussidi

Al contrario lo Stato può elargire sussidi producendo un diversocomportamento dei produttori.

Esso viene erogato dallo Stato ai soggetti che generano esternalitànegative, creando un aumento dei costi di produzione effettivi di chi inquina. Lo Stato pagherà all’impresa un sussidio per ogni unità che non produce. Il sussidio, qualora l’imprenditore decidesse di produrre, sarebbe considerato come un costo/opportunità al quale l’imprenditore rinuncia. L’imprenditore avrà convenienza a produrre fino a quando costi e benefici marginali si equivalgono.

� Tuttavia generalmente il sussidio viene erogato dallo Stato generalmente ai soggetti che generano esternalità positive, creando, al contrario del caso dell'imposta, una diminuzione dei costi medi, che determina una maggiore produzione. Il sussidio quindi serve ad incentivare la produzione o il consumo nel caso di esternalità positive. Per incentivare la spesa e ridurre l’esternalità nel caso di esternalità negative (es. introdurre sistemi di riduzione del’inquinamento).

Le soluzioni pubbliche: analisi di un sussidio

Le soluzioni pubbliche: analisi di un sussidio

� Perché il sistema dei sussidi sia efficiente occorre che lo Stato conosca le funzioni di utilità dei consumatori e di produzione delle imprese e non esistano asimmetrie informative.

� Inoltre il sussidio può determinare profitti elevati con la presenza quindi di un maggior numero di imprese sul mercato.

� Inoltre i sussidi vanno finanziati con le imposte con effetti distrosivi

Confronto tassa - sussidio� MPC = costi marginali di produzione privati� CM = costi medi di produzione� p = prezzo bene prodotto

� Confronto Tassa Sussidio� Aumento MPC Aumento MPC� Aumento CM Diminuzione CM� Aumento p Diminuzione p� Orientamento all'inquinato Orientamento all'inquinante� Diminuzione prelievo fiscale Aumento prelievo fiscale

da altri settori da altri settori

� L'aumento dei costi marginali in entrambi i casi è causa della diminuzione della produzione di agenti inquinanti, data dalla diminuzione di produzione del bene in questione.

� L'aumento o diminuzione dei costi medi di produzione invece ha diversi effetti: nel caso di un sussidio nuove imprese sono incoraggiate ad entrare nel mercato (o, sotto un altro punto di vista, anche le imprese meno efficienti possono rimanere nel mercato); viceversa nel caso di una tassa altre imprese sono scoraggiate dall'entrare nel mercato (oppure le imprese meno efficienti sono forzate ad uscire dal mercato).

Confronto tassa - sussidio

� Una delle argomentazioni più importanti che portano a preferire le tasse ai sussidi riguarda l'effetto distorsivo che gli strumenti portano al sistema economico:

� una tassa pigouviana imposta nel settore che deve essere regolato produce una distorsione dei comportamenti in quel settore volti a migliorare il benessere sociale, gli introiti di questa tassa diminuiscono allo stesso tempo la necessità di prelievo fiscale in altri settori, diminuendo così l'effetto distorsivo del prelievo fiscale dello stato.

� un sussidio in un dato settore, come abbiamo visto, cambia la situazione in quel dato settore tanto bene come una tassa, ma necessita, per essere finanziato, di tasse imposte in altri settori che hanno per loro natura un effetto distorsivo (magari indesiderato).

La Regolamentazione

Lo Stato fissa dei limiti e delle regole sui livelli di esternalità e/o sui processi di produzione. I limiti di tale sistema sono dati dai costi di controllo e di transazione.

I sistemi di regolamentazione per incentivi

� Un’alternativa all’imposta sulla produzione (output) potrebbe essere quella di far pagare una imposta su ciascuna unità di emissione (imposta sulle emissioni). Vediamo cosa comporta l’introduzione di una imposta sulle emissioni:

In assenza di contrattazione coasiana o di intervento pubblico l’impresa produttrice non sarebbe incentivata a ridurre l’inquinamento e si collocherebbe su O. Nel punto e* il costo marginale di riduzione dell’inquinamento è pari al beneficio marginale sociale. In quel punto si ottiene una efficiente riduzione dell’inquinamento.

I sistemi di regolamentazione per incentivi

� Cosa può fare l’operatore pubblico per raggiungere la quantità efficiente di riduzione dell’inquinamento?

� Imposta sulle emissioni

� Il sistema di regolamentazione cap-and-trade� Le norma di command-and-control

Un’imposta sulle emissioni

Un’imposta sulle emissioni funziona pressappoco come l’imposta Pigousulla produzione con la sola differenza che viene fatta pagare una imposta sulla quantità inquinante prodotta piuttosto che sull’output. L’imposta costringerà l’impresa a ridurre la produzione fino a e*.

Riduzioni uniformi di inquinamento

� Ipotizzando di avere 2 imprese che emettono 90 unità inquinanti ciascuno per anno e che lo Stato voglia ridurre di 100 unità le unità inquinanti (da 180 a 80 unità inquinanti annue). Se ciascuno riduce di 50 unità il costo marginale delle due imprese sarebbe differente. Se vogliamo un costo marginale uguale tra le imprese dobbiamo consentire una riduzione diversa delle unità inquinanti (75 unità e 25 unità). Il risultato sarà sempre quello di una riduzione di 100 unità inquinanti.

Riduzioni uniformi di inquinamento

� In altre parole….

� Considerato che i costi marginali dei due o piùsoggetti sono differenti è possibile ridistribuire l’onere in modo tale che i costi risultino ridotti.

� Il costo totale della riduzione delle emissioni risulta minimizzato quando i costi marginali sono uguali per tutti i soggetti inquinanti (allocazione efficiente in termini di costo)

Un’imposta sulle emissioni

Con un’imposta sulle emissioni di 50€ Alberto continuerà ad inquinare per 15 (90-75) riducendo di 75 le emissioni e pagherà 15x50€ = 750 € mentre Matteo continuerà ad inquinare per 65 (90-25) riducendo le emissioni di 25 e pagherà 65x50€ = 3250€. L’impresa che riduce meno le emissioni paga un’imposizione più elevata rispetto a chi ha ridotto di più.

La Carbon Tax

� La Carbon tax è una tassa sulle risorse energetiche che emettono biossidio di carbonio nell'atmosfera. È un esempio di ecotassa, che è stata proposta dagli economisti come preferibile in quanto impone una tassa su un "male" anziché su un "bene". È uno strumento di politica fiscale secondo il quale ogni tonnellata di inquinamento da anidride carbonica rilasciata dai combustibili fossili sarà soggetto ad un’aliquota fissata dal governo.

� Dato che è indirizzata contro un comportamento negativo èclassificata impropriamente come tassa Pigouviana (in verità èun’imposta sulle emissioni). La Carbon tax, a causa del legame col riscaldamento globale, è spesso associata ad alcuni tipi di legge amministrate internazionalmente.

� In Italia i proventi della Carbon Tax sono destinati al sostegno degli investimenti pubblici e privati nella riduzione dell’intensità di Carbonio nell’economia, anche attraverso il potenziamento del “Fondo Rotativo del Protocollo di Kyoto ”. Tale meccanismo rappresenta un valido incentivo per il raggiungimento del Piano 20-20-20, rappresentante l’obiettivo europeo per il post Kyoto.

Il sistema cap-and-trade

� Una soluzione alternativa potrebbe essere quella che il settore pubblico imponga alle imprese di presentare una autorizzazione emessa dall’autorità stessa per ciascuna unità di inquinamento che essi emettono in un anno.

� Per ridurre di un certo quantitativo di unità l’inquinamento l’autoritàdovrebbe emettere solo un numero di autorizzazioni pari a quel livello di inquinamento sostenibile e accettato (180 unità inquinanti da ridurre a 80 unità – vengono concesse solo 80 autorizzazioni). Le autorizzazioni sono una sorta di diritti di proprietà dell’area. Se le imprese hanno la possibilità di vendere/acquistare le autorizzazioni, l’allocazione efficiente in termini di costi è assicurata.

� Il sistema di cap-and-trade rappresenta una politica di autorizzazioni ad inquinare; il numero delle autorizzazioni viene stabilito in base al livello desiderato di inquinamento e ai soggetti inquinanti viene consentito di scambiarle dietro compenso. (Es. Protocollo di Kyoto)

Il sistema cap-and-trade

Se Alberto ottiene tutte le 80 autorizzazioni dovrebbe ridurre solo di 10 le unitàinquinanti mentre al contrario Matteo dovrebbe ridurre di tutte e 90 non avendo autorizzazioni. Il sistema cap-and-trade consente alle imprese di vendere autorizzazioni fino a quando i costi marginali di entrambi saranno uguali MCa=MCm. In corrispondenza di questopunto il prezzo di mercato delle autorizzazioni sarà f’=50€ che corrisponde all’impostasulle emissioni. Nell’esempio Alberto venderà 65 autorizzazioni (75-10) a Matteo.Le imposte sulle emissioni e il sistema cap-and-trade so no sistemi simmetrici.

Gli interventi dello Stato : creazione di un mercato (cap and trade )

Gli interventi dello Stato : creazione di un mercato (cap and trade )

� Il processo funzionerebbe anche se lo Stato assegnasse direttamente i diritti di inquinamento alle imprese, autorizzandole a venderli.

� Si ottiene una distribuzione del reddito differente –le imprese che ottengono inizialmente i permessi traggono beneficio dalla loro vendita.

� Un vantaggio rispetto alle imposte Pigouviane: lo schema dei diritti di inquinamento permette di ridurre l’incertezza quando MB, MPC, e MD non sono noti.

Protocollo di Kyoto

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nella città giapponese di Kyoto l'11 dicembre 1997 da più di 180 Paesi in occasione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia. Il trattato prevedeva l'obbligo di operare una riduzione delle emissioni di elementi di inquinamento (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra).A Parigi (2015) si è svolta la nuova Conferenza mondiale sull’Ambiente per definire il superamento del protocollo e una nuova modalità di funzionamento e di riduzione delle emissioni.

Protocollo di Kyoto� Il protocollo di Kyoto prevedeva inoltre, per i Paesi aderenti, la

possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:

� Clean Development Mechanism (CDM): consente ai Paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti nei Paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.

� Joint Implementation (JI): consente ai Paesi industrializzati e ad economia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti, congiuntamente con il paese ospite.

� Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra Paesi industrializzati e ad economia in transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all’ET) tali "crediti" a un paese che, al contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra.

La conferenza internazionale sul clima di Parigi - 2015

Il testo approvato alla Conferenza sul clima parte da un presupposto fondamentale: “Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta”.

� Aumento della temperatura entro i 2°. Le emissioni devono cominciare a calare dal 2020.� Consenso globale. A differenza di sei anni fa, quando l’accordo si era arenato, questa volta ha aderito

tutto il mondo, compresi i quattro più grandi inquinatori: oltre all’Europa, anche la Cina, l’India e gli Stati Uniti si sono impegnati a tagliare le emissioni.

� Controlli ogni cinque anni. Il primo controllo quinquennale sarà quindi nel 2023 e poi a seguire.� Fondi per l’energia pulita. I paesi di vecchia industrializzazione erogheranno cento miliardi all’anno (dal

2020) per diffondere in tutto il mondo le tecnologie verdi e decarbonizzare l’economia. Un nuovo obiettivo finanziario sarà fissato al più tardi nel 2025.

� Rimborsi ai paesi più esposti. L’accordo dà il via a un meccanismo di rimborsi per compensare le perdite finanziarie causate dai cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili geograficamente, che spesso sono anche i più poveri.

CRITICHE� Partenza troppo prorogata. E’ rischioso stabilire nel 2018-2023 la prima revisione degli obiettivi

nazionali: se il mondo continua a inquinare come sempre per altri tre anni sarà impossibile raggiungere gli obiettivi dell’accordo.

� Nessuna data per l’azzeramento delle emissioni. Non è stato fissato un calendario che porti alla progressiva, ma totale, sostituzione delle fonti energetiche fossili.

� Potere ai produttori di petrolio. I produttori di petrolio e gas si sono opposti e hanno ottenuto che non si specificasse una data per la decarbonizzazione dell’economia.

� I controlli saranno autocertificati. I paesi emergenti (soprattutto la Cina) hanno chiesto e ottenuto, invece, che ogni stato verifichi le sue.

� Nessun intervento su aerei e navi.

Confronto tra imposta sulle emissioni o sistema cap-and-trade

� Risposta all’inflazione. Un’imposta fissa sulle emissioni non tiene conto dell’inflazione e quindi potrebbe ridursi con il tempo a differenza del sistema cap-and-trade;

� Risposta alle variazioni di costi. Il costo marginale di riduzione dell’inquinamento varia da anno in anno. Variazioni dei costi possonocondurre a riduzioni diverse dell’inquinamento spesso anche inferiori/superiori a quanto previsto. L’imposta limita i costi di riduzione dell’inquinamento ma comporta variazioni delle emissioni al variare delle condizioni economiche. Diversamente il sistema cap-and-trade non varia al variare delle condizioni economiche di costo.

� Risposta all’incertezza. La scelta tra i due sistemi dipende dalla elasticità del benefici sociali e quindi dalla inclinazione della curva del benefici sociali marginali MSB.

� Effetti distributivi. L’imposta sulle emissioni genera entrate per lo Stato mentre il sistema delle autorizzazioni può generare entrate allo Stato se queste sono vendute inoltre apre un mercato tra operatori.

Confronto tra imposta sulle emissioni o sistema cap-and-trade

� Per comprendere come l’autorità pubblica può decidere tra imposta o sistema cap-and-trade prendiamo in considerazione due casi: uno in cui la curva che rappresenta il beneficio sociale della riduzione dell’inquinamento è anelastica e uno in cui è elastica.

� Se il beneficio è rappresentato da una curva anelastica le prime unità di riduzione dell’inquinamento hanno valore molto elevato che via via si riduce rapidamente. Diversamente se il beneficio è una curva elastica il valore marginale di ciascuna unità di riduzione dell’inquinamento è costante.

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni ( hp. benefici marginalisociali anelastici e incertezza sui costi )

� Basandosi su una stima di costi MC*l’applicazione di un sistema di Cap-and-trade porta ad emettere un n. di autorizzazioni pari a e*. Tuttavia se si verifica che i costi reali sono MC’l’allocazione efficiente sarà e’ con un eccesso di riduzione dell’inquinamento di e’>e*. Se si decide di applicare una imposta sulle emissioni f* per raggiungere e* con costi marginali MC* l’allocazione èefficiente. Diversamente con MC’l’imposta comporterà una riduzione fino a ef con una riduzione non sufficiente dell’inquinamento. In presenza di MBS anelastici e costi incerti è preferibile il sistema Cap-and-trade rispetto all’imposta sulle emissioni.

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni ( hp. benefici marginalisociali anelastici e incertezza sui costi )

Un confronto : sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni (hp. beneficimarginali sociali elastici e incertezza sui costi )

� Al contrario in presenza di una curva dei MBS elastica se l’autorità stabilisce un sistema di cap-and-trade la presenza di costi incerti MC* o MC’ può indurre ad una riduzione eccessiva dell’inquinamento rispetto a e* maggiore a quella indotta dal una imposta delle emissioni f* che conduce ad una riduzione delle emissioni pari a ef. Quindi in presenza di MBS elastici e costi incerti èpreferibile una imposta rispetto al sistema Cap-and-trade .

Un confronto: sistema cap-and-trade e l’imposta sulle emissioni (hp. benefici marginalisociali elastici e incertezza sui costi )

Gli interventi dello Stato : regolamentazione command and control

� Norma di tipo command-and-control che impone alle imprese di utilizzare una determinata tecnologia per ridurre l’inquinamento. Esse possono assumere varie forme, ma sono caratterizzate da un minor livello di flessibilità rispetto alla norme basate sugli incentivi (standard tecnologici, standard di performance).

� Chi inquina deve ridurre l’inquinamento di una certa quantità utilizzando tali standard, oppure va incontro a sanzioni.

� È un sistema inefficiente se le imprese sono più d’una e hanno diversi costi di abbattimento dell’inquinamento. L’efficienza non richiede che tutte le imprese riducano l’inquinamento in ugual misura; tutto dipende dalla forma delle curve MB e MPC.

Un’esternalità positiva

Un’esternalità positiva

� Si tratta del caso di attività di R&S che un’impresa finanzia e che crea dei benefici esterni alle altre imprese. L’impresa si trova ad avere un Costo Marginale MC e un Beneficio marginale privato MPB con un livello di produzione R1. Tale attività di ricerca conduce le altre imprese ad avere un Beneficio Marginale esterno MEB. Il Beneficio marginale sociale MSB è dato dalla somma tra MPB + MEB. Secondo il criterio dell’efficienza si dovrebbe quindi produrre ad un livello R*. Tale situazione può essere corretta attraverso un sussidio pari al MEB.