Sci-Fi Gate 5

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3 SCI-FI GATE MAGGIO 2014

editoriale#

Il 5° numero di Sci-Fi Gate vede la luce dopo una gestazione di 7 mesi, quasi un parto prematuro, in cui complicazioni varie e cambiamenti editoriali hanno messo a dura prova la nostra determinazione nel proseguire questa avventura fantascientifica.

Il buon Eraclito diceva che “Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare” – E’ stata proprio questa esigenza a dare nuova linfa vitale al nostro lavoro e a farci dimenticare contrattempi imprevisti. Il cambia-mento ha interessato innanzitutto la squadra della Redazione che ha accolto nuove risorse delle quali parleremo non prima di ringraziare Michele Tetro e Michele Augello per i lunghi mesi di proficua col-laborazione. Noi tutti rivolgiamo loro un sincero in bocca al lupo, con l’augurio che la loro ars scribendi possa trovare contesti più adeguati alle personali esigenze. Diamo invece il benvenuto in squadra ad Elena Ro-manello, scrittrice e saggista, la cui competenza del mondo telefilmico Sci-Fi e Fantasy fornirà ai lettori un nuovo punto di vista; Sergio Viv-aldi blogger ed appassionato del Fantastico e Alessandro Giacona uno dei massimi esperti dell’universo di Star Wars che curerà un’apposita rubrica fissa sul tema che ci accompagnerà sino all’uscita del settimo capitolo della saga affidato a J.J. Abrams. Sempre al loro posto invece Fabio Terenziani, nella doppia veste di autore e ironico vignettista, Simone Ferraro pronto a stupirci con le sue proposte grafiche e Carlo Lanna che recentemente ha ottenuto la tessera dell’ordine nazionale dei giornalisti (congratulazioni Carlo!). Il nuovo Sci-Fi Gate ci conduce da oggi nel più ampio mondo del fantastico, aprendo una dimensione sul Fantasy, pur concentrando le attenzioni prevalentemente sulle offerte fantascientifiche televisive e cinematografiche. Comincia un nuovo viaggio interstellare convinti che l’amore sia l’unica cosa che trascende dal tempo e dallo spazio (il riferimento al film di Nolan è puramente voluto) .

Di Massimiliano H7-25

Sci-fi gateProdotto dall’X-files Blue Book/

X-files italian fan club.

idea e SviluPPoMassimiliano H7-25

Simone ferraro

gRaficaSimone ferraro

collaBoRatoRicarlo lanna,

fabio terenziani, elena Romanello,

alessandro giacona

Sci-fi gate è un magazine senza scopo di lucro, sfogliabile on-line. Non possiede carattere della

periodicità. le foto sono riprese da google. chi lamenti la violazione dei diritti di immagine può chiederne la

rimozione scrivendo alla mail della redazione:[email protected]

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Maestro Yoda

citazioni#

arduo da vedere il lato oscuro è.

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indice#

the flash

Star Wars- Mulder e Scully vS. Koenig e Russul

cover Story

dossierSpeciale

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indice#

the flash

l’attacco dei gigantidark angel

Mulder e Scully vS. Koenig e Russul

lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate

cover Story

doctor WhoSpeciale

Manga & animeSci-fi interruptus

e tanto altro ancora...

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newsg a t e

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newsg a t e

l’adattamento televisivo dell’esercito delle 12 scimmie andrà in onda su Syfy a partire dal 16 gennaio del 2015.

i viaggi nel tempo di Source code , interpretato nel 2011 da Jake gyllenhaal, vera farmiga e Michelle Monaghan, avrà un seguito. Secondo variety i produttori hanno assunto anna foerster per dirigere il sequel. foerster è un’esperta di effetti speciali ed ha lavorato in independence day e Pitch Black. il primo film era un thriller elegante, nel quale il soldato con il volto di gyllenhaal veniva inviato indietro nel tempo per rivivere gli ultimi otto minuti di vita di un uomo morto assieme a ad altri passeggeri, a causa di un attentato a bordo di un treno in corsa. Scopo del viaggiatore era trovare e fermare in tempo l’attentatore.

Dopo l’annuncio della scelta di voler affidare la regia di Wonder Woman – Il Film, a

Michelle MacLaren (X-Files), sembra sia stato individuato anche lo sceneggiatore. Jason Fuchs è infatti in trattativa con la Warner per scrivere l’avventura dell’eroina amazzonica portata al successo in tv negli anni ’80 dalla indimenticata Lynda Carter. Protagonista del film sarà l’israeliana Gal Gadot che esordirà già nel ruolo di Wonder Woman in Batman v Superman – Dawn of Justice.

L ’ufficialità è giunta: la Fox ha dato il via libera alla produzione di Independence Day:

Forever, ideato dallo stesso Emmerich, lo script ha subito successive riscritture da parte di Wright e Woods, Blanchard e Vanderbilt. A dispetto delle iniziali voci, non saranno realizzati due nuovi capitoli , ma (per la gioia di molti) uno solo.

le 12 SciMMie SouRce code 2

WoNdeRWoMaN

Blade RuNNeR 2

Pacific RiM

iNdiPeNdeNce daY

Pare che Ridley Scott non dirigerà il sequel di Blade Runner, ma si

occuperà esclusivamente della produzione, mentre la regia sarà affidata a qualcun altro. I fan del film cult dovranno digerire un altro boccone amaro: Harrison Ford tornerà ad interpretare Rick Deckard, ma il suo personaggio apparirà solo nel terzo atto del film.

T empo di sequel. Anche Pacific Rim avrà un secondo capitolo. Il

progetto è ancora nelle fasi iniziali ma Guillermo del Toro ha confermato il ritorno di

almeno un paio di personaggi del primo film.Parlando a Collider , del Toro ha detto che il sequel si svolgerà alcuni anni dopo l’originale in seguito alla vittoria sul Kaiju. Ha anche confermato che Charlie Day e Burn Gorman torneranno nei panni di Geiszler e Gottlieb. Pacific Rim 2 dovrebbe uscire nel Regno Unito il 7 maggio 2017.

Sicuro assente sarà Will Smith a meno che il dio denaro non compia uno dei suoi tanti portentosi miracoli e convinca l’ex Principoe di Bel Air a prendere di nuovo a calci gli alieni cattivi. Le riprese cominceranno a maggio del 2015. L’uscita presumibile sembra essere quella del 4 luglio del 2016, giusto in tempo per festeggiare i ventanni del primo film

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a cura di Sergio vivaldi

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Nel 1937 venne pubblicato per la prima volta Lo Hobbit, un romanzo scritto da J. R. R. Tolkien per i più giovani e ambientato in un

mondo fantastico, la Terra di Mezzo. L’autore era un filologo e professore universitario presso il Pembroke College di Oxford, oltre che un appassionato di folklore e tradizione anglosassone e del nord Europa, e proprio queste furono le fonti da lui utilizzate per dare vita alla Terra di Mezzo. Il mondo de Lo Hobbit non era ancora definito, i suoi contorni erano sfumati e fiabeschi, e solo negli anni successivi, con la trilogia de Il Signore degli Anelli, conquistò la straordinaria ricchezza di particolari oggi tanto celebrata. Questo primo romanzo aveva già molti elementi che sarebbero stati utilizzati in seguito: l’anello trovato da Bilbo Baggins su tutti, ma anche la crescita di un potere oscuro e indefinito, una sottotrama, quasi una distrazione nella narrazione, ma abbastanza consistente da far abbandonare la scena a Gandalf, mago e collante di una spedizione impegnata in un’impresa impossibile: un gruppo di nani, guidati dal loro Re, vogliono riconquistare la loro casa, il regno sotto la Montagna Solitaria, da cui erano stati costretti a fuggire a seguito dell’attacco del drago Smaug. Ora il drago siede sul tesoro dei nani e ha creato una barriera di desolazione e morte intorno al suo tesoro a cui nessuno osa avvicinarsi. Dopo il grande successo de Il Signore degli Anelli in molti si attendevano un ritorno alla Terra di Mezzo, ma sembrava difficile immaginare tre film, e se l’esperienza precedente ha insegnato qualcosa sarebbero stati piuttosto lunghi, partendo da un libro tanto breve e leggero. Ma Jackson è riuscito in un’altra impresa forse più difficile della precedente: trasformare una fiaba in un vero e proprio prequel, ampliando la narrazione originale senza forzare o stravolgere i contenuti. Questo è possibile perché Tolkien non racconta la lotta del Bianco Consiglio, l’ordine dei più potenti stregoni della Terra di Mezzo, contro Sauron, una lotta contemporanea alla marcia dei nani verso la Montagna Solitaria, tanto importante da allontanare Gandalf dalla spedizione. I film ribaltano l’ordine in cui Tolkien ha scritto i suoi lavori, e questa inversione permette di mostrare parti della narrazione che lo spettatore si aspetta di trovare, essendo già familiare con la Terra di Mezzo, ma vale anche il contrario: il regista, memore degli altri tre film, collega le due trilogie, al contrario di Tolkien che non aveva alcuna idea di come si sarebbe sviluppato il seguito al suo primo romanzo. Forse non immaginava un seguito. Il risultato è l’inserimento di contenuti non presenti nel romanzo ma coerenti con la trama; e la curiosità dello spettatore che non può conoscere lo svolgimento della battaglia, essendo questa inedita. Un viaggio inaspettato, uscito nel 2012, è il primo capitolo di questa seconda trilogia, e parte da una situazione piuttosto comica, ma fedele all’originale. Nello sviluppo del film la vena comica va affievolendosi, mentre monta

una tensione e un senso di pericolo costante. Allo stesso tempo, si vedono le prime tracce del vero pericolo, il ritorno di Sauron e del suo potere, e alla fine del primo episodio ogni traccia di umorismo svanisce. La desolazione di Smaug ha avuto meno successo ai botteghini, ma si tratta di un passaggio intermedio il cui scopo è dare una chiara rappresentazione dei pericoli e delle forze che stanno per abbattersi sui nani, su Bilbo e sul resto della Terra di Mezzo. Da un punto di vista narrativo si nota il percorso che i primi due hanno tracciato per arrivare al terzo, dove lo scontro decisivo non è tanto legato alla riconquista del trono sotto la Montagna, ma alla necessità di fermare l’ascesa di Sauron ed evitare un’alleanza tra quest’ultimo e il drago, trasformando Smaug in una delle armi più devastanti a sua disposizione. Le aspettative per La battaglia delle cinque armate, nelle sale il 17 dicembre, sono particolarmente elevate. Dopo i primi due film, l’unica conclusione possibile è una battaglia di proporzioni epiche in cui elfi, nani e uomini si uniranno per combattere gli eserciti del nemico. Ma non è tutto qui. Il consiglio dei saggi porterà l’attacco alla residenza di Sauron, la fortezza nelle profondità della foresta nella quale si è rifugiato per ricostruire il suo potere, e, se da una parte ci sarà

una lotta fatta di spade e archi, dall’altra ci sarà una battaglia tra maghi con in palio il destino della Terra di Mezzo. I paesaggi della Nuova Zelanda sono rimasti la base scenografica, la qualità degli effetti speciali e dei costumi sono le stesse della prima trilogia, come del resto era prevedibile: dopo il successo degli anni passati i fondi non sono mancati. Gli attori, almeno per i personaggi ricorrenti, sono rimasti gli stessi, e questo ha rinforzato il senso di continuità tra Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, oltre che garantire interpreti di primissimo livello. I primi due capitoli hanno preparato il campo. Il regista, dopo quasi vent’anni di lavoro sulla Terra di Mezzo, è una garanzia e il cast è straordinario. Le probabilità di una delusione sono davvero minime.

lo HoBBit: la Battaglia delle ciNQue aRMate

uSciRà il 17 diceMBRe

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di Massimiliano H7-25

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di Massimiliano H7-25

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P rendi un bravo ragazzo dal bel faccino alle prese con un dramma familiare; dagli un superpotere e amici leali su cui contare; fagli comprendere l’importanza del senso di responsabilità, regalagli un bel

costumino fashion con gadget annessi ed ottieni un supereroe. E’ la formula vincente, ma non l’unica, che ha decretato il successo di tanti personaggi della DC Comics, negli ultimi anni ottimamente rielaborati, senza essere troppo snaturati, dalla TV americana oltre che dal grande schermo. The Flash è uno degli ultimi arrivati nella moderna dimensione televisiva, come spin-off del già collaudato ed apprezzato Arrow, anche se negli anni 90 ricordiamo già un tentativo fallito di adattamento televisivo prodotto dalla rete CBS. Il fumetto nasce negli anni 40 dalle menti creative di Gardner Fox e Harry Lampert e sebbene l’identità dell’uomo più veloce della terra sia stata assunta nel corso dei decenni da quattro differenti personaggi, tutti noi lo identifichiamo maggiormente con colui che più di altri è riuscito ad aprire le porte del nostro cuore: Barry Allen. Il Flash propostoci dalla rete CW, canale che annovera fra i suoi prodotti show quali Supernatural, The Vampire Diaries, The Original, Arrow, e l’imminente The Messengers, mostra premesse analoghe a quelle di Smallville: un evento imprevedibile scatena conseguenze soprannaturali all’interno di una comunità; nel caso di Smallville sono i pezzi di roccia di meteorite a creare supereroi e supercattivi, in The Flash l’esplosione dell’acceleratore di particelle dello scienziato

Wells genera i cosiddetti Metaumani, persone dalle straordinarie capacità che si rivelano o pericolose per loro stesse e per gli altri oppure estremamente coraggiose e leali. Ma qual è l’elemento che distingue un supervillain da un supereroe? Il senso di responsabilità che Ben Parker saggiamente spiegava ad un giovane e non ancora consapevole Spider-man essere la principale derivazione dal grande potere. Però il buon senso non è un prodotto che si acquista a buon mercato, ma è strettamente legato alla nostra indole, è quella capacità di sacrificare il proprio piacere per il benessere altrui, dote appartenente, purtroppo, solo a pochi eroi per caso. L’ingordigia e l’egoismo emergono più diffusamente dalla complessa natura umana dominata dalla incessante e

inarrestabile volontà così pessimistica-mente ben delineata dalla visione irrazionalistica di Schopenhauer. L’uomo è governato dall’auto perpetuazione della volontà, intrappolato in un meccanismo di dolore-piacere che governa le sue azioni e le sue emozioni senza mai trovare appagamento. Così l’uomo comune, grazie al superpotere diventa Dio, un Dio privo di misericordia che sfoga il suo desiderio di potenza per cercare un riscatto personale, o semplice vendetta, portando se stesso all’autodistruzione e il prossimo alla sofferenza. Essere migliori degli altri è un desiderio naturale, un umano desiderio. Chi non vorrebbe almeno una volta

essere nei panni di Bruce Almighty (Una settimana da Dio) , dopo aver avuto in prestito le facoltà dell’Onnipotente? Chi non desidererebbe sfogare l’entusiasmo per la conseguita illimitata superpotenza cantando sulle note di “I’ve got the power” e sollevando la gonna di una ragazza semplicemente sbuffando, oppure facendo fuoriuscire una scimmietta dal deretano del boss di una gang, per salire infine in cima ad un grattacielo solo per gridare al culmine dell’esaltazione:” Sia fatta la mia volontà!”? Di certo non si faranno problemi di coscienza tutti coloro che cercheranno di tenere in scacco la cittadina di Central City che però può contare sull’onestà e il coraggio di un vigilante creato dalla scienza arrogante della S.T.A.R. Labs: Barry Allen alias Flash. Ma facciamo un passo indietro. Barry è uno scienziato che lavora alla sezione investigativa scientifica del Dipartimento di Polizia di Central City. Giunge a Starling City nell’universo di Arrow (episodio 2x08) e collabora con l’amica Felicity (con la quale nasce una liaison), nell’indagine di una serie di rapine che potrebbero avere un collegamento con l’omicidio di mamma Allen. Il giovane intraprendente scienziato, ammiratore del vigilante mascherato, si ritrova presto coinvolto nel corrotto mondo di Starling City e la sua indagine personale volta a scoprire i responsabili della distruzione della sua famiglia lo conducono all’acceleratore di particelle di Harrison Wells. Un esperimento andato male ne provoca l’esplosione. Allen viene colpito da un fulmine, ed entra in coma. Dopo 9 mesi si risveglia e si accorge che la sua vita è cambiata per sempre. Il Flash dei giorni nostri ha il volto pulito e rassicurante di Grant Gustin (Glee) la cui brillante partecipazione

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in Arrow ha spazzato via ogni dubbio sulla scelta dei produttori di affidargli il ruolo di moderno Speedy Gonzales. Il resto del cast fisso è composto da Jesse L. Martin (indimen-ticabile alieno nella Roswell degli anni 50 durante la sesta stagione di X-Files, ma visto soprattutto in Rent e Law & Order) che qui interpreta il ruolo del Detectvie Joe West, una sorta di padre adottivo di Barry dopo la morte della madre e l’arresto per omicidio del padre; Iris West (Candice Pattorn) figlia di Joe e amica di Barry il quale prova per la ragazza sentimenti mai dichiarati (classico déjà-vu del mondo dei Teen Superheroes); Papà Allen (John Wesley Shipp, Dawson’s Creek e protagonista della prima versione televisiva di Flash) accusato ingiustamente dell’omicidio della moglie; Caitlin Snow (Danielle Panabak-er), Cisco Ramon (Carlos Valdes) componenti della squadra antivillain di The Flash, al momento forse poco convincenti per via delle evidenti analogie con la coppia di geni capoccioni di Agents of S.H.I.E.L.D. l’ingegnere Leopold Fitz e la bella e intelligen-te biochimica Jemma Simmons; Harrison Wells (Tom Cavanagh) responsabile dell’esplo-sione dell’acceleratore di particelle, adesso in vena di redenzione dopo aver creato il team di The Flash, ma depositario di una verità che lo rende ambiguo ed Eddie Thawne (Rick Cosnett, visto in The Vampire Diaries) partner del Detective West, dalla personalità oscura, il cui nome sembra solo una variazio-ne di Eobard Thawne, l’uomo del futuro che nei fumetti assume poi il nome in codice di Professor Zoom e Reverse-Flash. Reverse-Fla-sh è senza dubbio uno dei più grandi nemici di Flash, il suo alter ego, l’opposto in negativo (oltre ad avere stessi poteri indossa anche lo stesso costume con qualche variazione di colore) che è determinato a rovinare la vita di Barry e...ma qui si entra nella Spoiler zone, pertanto non vogliamo rovinarvi la sorpresa. Siamo curiosi di valutare la trasposizione sul piccolo schermo dei tanti nemici del Flash del fumetto: da The Clock King, già visto in Arrow, a Tony Woodward dalla capacità di trasformare la sua pelle in metallo liquido; da Captain Cold che avrà il volto di Wentworth Miller (Prison Break) a Heat wave che ha il potere della pirocinesi, solo per citarne alcuni. Altro collegamento con Flash del 1990 è rappresentato da Amanda Pays che interpre-terà lo stesso personaggio della serie originale, la dottoressa Tina McGee, sebbene varieran-no dinamiche e circostanze.Insomma Greg Berlanti, produttore dello show, cerca con The Flash riscatto personale dopo il fallimento di

The Tomorrow People, remake di una serie degli anni 70 incentrata anch’essa su superpo-teri, complotti e vita di relazione, e a giudicare dai risultati conseguiti dal Pilot, la strada sembra condurre ad un roseo e produttivo futuro: 4.79 milioni di persone con un rating di 1.7, superiore all’esordio della serie madre Arrow. Il mondo del fandom si è già attivato creando siti e fanpage a sostegno del nuovo supereroe sperando possa ripercorrere i fasti di Smallville. Le premesse ci sono tutte anche se, considerate la concorrenza, l’inaffidabilità degli spettatori occasionali e l’autolesionismo di certi autori, il rischio che il giocattolo si rompa e che la serie duri il tempo di un “Flash” è sempre dietro l’angolo.

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SuPeR iNtelligeNZa

SuPeR velocità

tHe flaSH aNdRà iN oNda Nel 2015 iN italia

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doctoR WHo coMe faR duRaRe uNa SeRie 50 aNNidoctoR WHo

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a cuRa di eleNa RoMaNello

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a cuRa di eleNa RoMaNello

doctoR WHo coMe faR duRaRe uNa SeRie 50 aNNidoctoR WHo

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Tutti i sabati sulla BBC è in corso di trasmissione la tredicesima incarnazione del “Doctor Who”, con i tratti del solido caratterista britannico Peter Capaldi, anche interprete in parallelo

del mefistofelico cardinale Richelieu nella nuova

versione dei “Moschettieri” in salsa britannica,

e capace di portare un po’ più di mistero e una

leggere patina di cattiveria al Viaggiatore del

tempo più amato e popolare della televisione.

Indubbiamente il reboot a partire dal 2005 con

i volti di Christopher Eccleston, David Tennant,

Matt Smith e Peter Capaldi ha fatto gran bene alla

serie, allargando il bacino di fan (Italia compresa,

dove avevamo visto solo qualcosa con il quarto

Dottore Tom Baker all’inizio degli anni Ottanta),

creando nuove generazioni di appassionati,

risollevando le sorti di una serie che aveva vissuto

fasti (ma che tra gli anni Ottanta e Novanta era

stata affossata da scelte sbagliate della BBC),

presentando un volto della fantascienza, genere

di cui periodicamente viene celebrato il funerale,

che mescola vari immaginari ed è innovativo

senza rinnegare il passato, con un’atmosfera

spesso vintage che però non infastidisce, anzi.

Ma cosa c’è che piace in questa serie che spinge

ad andare avanti, e quali sono le carte vincenti

che l’hanno resa, dopo tutti questi anni, una vera

e propria istituzione?

Senz’altro l’espediente narrativo della

rigenerazione periodica del protagonista, Signore

del tempo rimasto solo dopo la distruzione da lui

provocata per cause di forza maggiore del pianeta

natio Gallifrey (ma qui le carte in tavola sono

cambiate con lo speciale per il cinquantenario

Il giorno del dottore), è un grosso punto di forza,

perché permette al telefilm di andare avanti,

senza legarsi a volti fissi che poi invecchiano o si

stufano, creando un personaggio che è sempre

fedele a se stesso, ma che cambia, con alcune

caratteristiche che variano a seconda dell’attore

scelto, e che arricchiscono di volta in volta la

serie di sfumature. E se c’è chi rimpiange sempre

il vecchio dottore andato via, c’è sempre modo

di affezionarsi a quello nuovo, come dimostra

proprio Capaldi in queste settimane, diversissimo

dai suoi predecessori, sia quelli della vecchia

guardia che quelli delle nuove serie, ma non per

questo meno interessante.

Anche la variazione della companion del

Dottore si rivela efficace, e per evitare anche qui

stanchezza di interpreti, si è scelto di introdurre

personaggi nuovi con caratteristiche peculiari,

ragazze non eroine tutte d’un pezzo, ma che

lo diventano, molto realistiche, che portano

ciascuna sviluppi e spunti, dalla commessa Rose

che salverà due dimensioni dovendo rinunciare

ai viaggi del Dottore, alla tirocinante in medicina

Martha che preferirà a viaggi e avventure il suo

lavoro e la sua famiglia, dalla precaria Donna

che diventa Signora del Tempo ma poi perderà i

suoi ricordi pena la vita, alla ragazza impossibile

Amy Pond sospesa tra due mondi, dalla Clara

dalle mille vite con lo scopo di salvare sempre

il Dottore e fargli compiere la sua missione alla

River Song, figlia perduta e cresciuta di Amy

e moglie del Dottore che lo incontra nei tempi

sbagliati in attesa della loro vera storia, che per

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ora rimane per lo più uno spoiler, come dice sempre lei.

“Doctor Who” costruisce le sue vicende e intorno ad una mitologia che comprende avversari storici, come i Dalek e i Cybermen, eventi, come la Guerra del Tempo legata a Gallifrey, e figure che tornano, come il Maestro: detto questo, ogni episodio è un universo a se stante, capace di spaziare dalla space opera alla distopia, dallo steampunk all’horror, in grado ogni volta di rinnovarsi e stupire. Nel Dottore si ride e ci si appassiona, si corre (la prima cosa che il Dottore con il volto di Christopher Eccleston dice a Rose è Corri!) e ci si commuove, basti pensare alle dipartite di alcuni personaggi, River e Amy con Rory in testa, senza dimenticare lo straziante addio di David Tennant al Dottore. Ci sono anche omaggi a icone della Storia non solo britannica, dal tributo travolgente a Van Gogh a Dickens passando per Elisabetta I, Madame de Pompadour, Shakespeare e Robin Hood, in una rilettura della Storia avvincente e in una costruzione di un genere fantastico che non annoia mai, Paese delle Meraviglie in cui ogni volta il Dottore porta i suoi fan.

Tra le righe, “Doctor Who” parla anche di diversità, di amicizia, di speranza, di relazioni umane, dei grandi interrogativi della vita, di solitudine, di sogni e progetti, di eternità e di umanità, lasciando sempre qualcosa ogni episodio, tanto che è stato consigliato da alcuni psicoterapeuti illuminati a persone affette da

depressione, perché non è un semplice telefilm d’evasione, ma anche qualcosa di più che ti fa vedere il mondo con occhi diversi.

Gli spin off che ha dato origine in questi ultimi anni, il più spensierato e per ragazzi “Le avventure di Sarah Jane” e il più cupo e adulto “Torchwood”, sono indubbiamente interessanti, sia pure con risultati altalenanti, ma quello che risulta essere sempre intrigante e innovativo è “Doctor Who”, con i suoi viaggi nel tempo e lo spazio, la sua solitudine, ma anche la sua voglia di amici e amori, la sua ricerca di giustizia che diventa poi il ricercare la propria casa e le proprie origini. Ecco perché è durato cinquant’anni, ecco perché piace tantissimo anche ai figli e ai nipoti di chi ha visto le prime serie, ecco perché ha saputo trovare nuovi stimatori sempre in attesa di nuovi sviluppi e notizie, che siano televisive, o sotto forma di narrativa o di fumetto. Visto in lingua originale il Dottore è davvero multimediale e le sue avventure non stancano mai, nell’immensità dello spazio e del tempo, e nelle emozioni di ogni essere umano.

l’ottava StagioNe di doctoR WHo aNdRà iN oNda da geNNaio Su Rai 4

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i 100 ModiSoPRavviveRe

PeR

iN uNa teRRa PoSt-aPocalittica

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i 100 ModiSoPRavviveRe

PeR

iN uNa teRRa PoSt-aPocalittica

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Il vasto interesse che ai tempi dell’entrata nel nuovo millen-nio suscitò la profezia Maya, interpretata drammaticamente dai catastrofisti di professione e rivelatasi gallina dalle uova d’oro per editori e venditori di paure senza scrupoli, non ha lasciato indifferenti produttori e autori televisivi che da più di un decennio ormai raccontano al pubblico fantascientifico scenari post apocalittici, come già

in passato hanno trattato la letteratura e il cin-ema con alterni risultati. E così “Dark Angel”, “Battlestar Galactica”, “Jericho”, “Survivors”, “The Walking Dead”, “Falling Skies”, “Revolu-tion”, “The After” ci hanno introdotto in angoscianti scenari in cui l’uomo attinge al suo primordiale istinto naturale: la sopravvivenza. Ultimo in ordine di realizzazione è “The 100” prodotto dalla rete americana CW durante la stagione televisiva 2013-14 . La serie è tratta dall’omonimo libro scritto da Kass Morgan, e sviluppata da Jason Rothenberg, sebbene tra i due strumenti narrativi esistano delle divergenze significative. Lo show è ambientato novantasette anni dopo un olocausto nucleare che ha spazzato via la vita sulla Terra. Gli unici sopravvissuti della razza umana sono 400 individui che orbitano nello spazio. Le stazioni spaziali internazionali, dopo tre generazioni, si

sono unite per dar forma alla Biblica “The Ark”, nella quale 4000 persone sperano di rientrare al pianeta natio, ma il timore di radiazioni ancora presenti sulla Terra frena il piano di ritorno a casa. A complicare la situazione giunge un malfunzionamento del generatore di ossigeno che induce il gruppo ad impegnarsi in una disperata missione sul pianeta azzurro. Ma chi sacrificare? La soluzione è semplice: sulla Terra vengono inviati 100 criminali adolescenti già condannati a morte dall’Arca. Se riusciranno a sopravvivere, saranno seguiti da tutti gli altri sopravvissuti. La spedizione è chiamata a resistere in un ambiente naturale più o meno vivibile, ma minacciato da imprevedibili pericoli. La razza umana non è del tutto scomparsa: alcuni superstiti chiamati Grounders si dimostreranno meno ospitali del previsto, stesso dicasi per i Mountain Men, gli umani stanziati nelle zone montuose rei di aver creato in laboratorio i Reapers, mostri deformi, cannibali, che renderanno inquieti i sogni dei giovani criminali. La narrazione si divide fra le vicende dell’Arca dominate dai piani di un politico-militare egoista e senza scrupoli (sebbene si riscatterà moralmente più avanti), Marcus Kane, che ha il volto di Henry Ian Cusick (Desmond in Lost) e le storie di lotta, amore e libertà dei giovani protagonisti. Definito, troppo frettolosamente, il Lost post atomico dei giorni nostri, nonostante premesse interessanti e tematiche affascinanti solamente sfiorate come lotte di classe e ingiustizia, pecca di quei caratteri

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adolescenziali su cui punta da sempre la CW: maturazione progressiva dei giovani personaggi, cazzeggio giovanile, storie d’amore e bellocci e belle figliole a go-go che attirano saggiamente un determi-nato target di pubblico (ma un giovane criminale fisicamente repellente non sarebbe stato più credibile?). Pollice verso anche nei confronti di alcuni elementi stereotipati come il “nerd” che ha il volto di un ragazzo asiatico che sta tutto il giorno a lavorare su giocattoli tecnologi-ci, o il grintoso e macho di turno che ha le fattezze di un muscoloso latino che si occupa di meccanica. Difficile prevedere se i giovani e sexy delinquenti riusciranno a sopravvivere nel palinsesto della TV americana. Di certo il pilot ha ottenuto uno dei più alti risultati registrati dal net-work negli ultimi quattro anni (2.700.000 spettatori), a cui ha fatto seguito un calo progressivo e una perdita di aficionados di circa un milione nel corso della prima stagione. L’arresto dell’emorragia di ascolti ha consentito allo show di prose-guire ancora un anno. La prima stagione è giunta questo autunno anche in Italia grazie alla pay TV Mediaset premium Action. Nel frattempo i fans sperano che i Reapers non divorino anche il futuro del loro show preferito. Sicuri che sarebbe una grossa perdita?

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the Wild,Wild West(1965)

Battaglie nella galassia(1978)

ufo(1971)

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i caMeo della

faMiglialucaS

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starwars:

i caMeo della

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S tar Wars è una delle saghe cinematografiche più famose al

mondo,in questa rubrica parleremo delle curiosità in essa nascoste e che forse non tutti conoscono.Tanto tempo fà in una galassia lontana lontana...George Lucas creava Star Wars...era il lontano 1977 e nei cinema di tutto il mondo sarebbe uscito un film che avrebbe fatto la storia del cinema di fantascienza e non,entrando nel cuore e nella vita di milioni di fan.Proprio il padre e ideatore è presente come cameo in uno dei film,parliamo dell’ultimo della trilogia dei prequel:Star Wars episodio III – La vendetta dei Sith.Zio George (come viene chiamato dai fan) interpreta il barone N. Papanoida,umanoide dalla pelle blu,drammaturgo prima,politicante dopo,la fama del doppiogiochista lo precede.Fà la comparsa nel film nella scena del Teatro dell’opera delle galassie in cui lo si vede camminare mentre parla con la figlia. (foto 1 e 2)

All’interno della nuova trilogia troviamo altri membri della famiglia Lucas.Jett Lucas,secondo figlio adottivo di George interpreta il giovane padawan Zett Jukassa in Star Wars episodio II – L’attacco dei Cloni e in episodio III.Memorabile la scena in cui muore nel tentativo di scappare all’ordine 66 cercando di sfuggire ai cloni che lo stanno attaccando a colpi di blaster colpendolo a morte davanti agli occhi attoniti di uno sconvolto Bail Organa. (foto 3 e 4)Katie Lucas,terza figlia adottiva di George interpreta 3 personaggi diversi,uno per ogni film della nuova trilogia.In Star Wars episodio 1 – La minaccia fantasma la troviamo nei panni di Amee,bambina del pianeta Tatooine amica d’infanzia del giovane Anakin Skywalker. (foto 5)In episodio II è Lunae Minx , giovane Twi-lek nella scena ambientata all’interno dell’Outlander Club in cui beve un drink. (foto 6)Infine la troviamo in episodio III nei panni di Chi Eekway figlia del barone Papanoida (interpretato da suo padre) sempre nella scena del Teatro dell’opera delle galassie. (foto 7)Amanda Lucas , prima

figlia adottiva di George interpreta anch’essa 3 diversi ruoli.In episodio I la troviamo nel doppio ruolo di Tey How , droide femminile che svolge la mansione di ufficiale delle comunicazioni per i Neimoidiani (foto 8) e in quello di Diva Funquita cantante al servizio di Jabba the Hutt nella scena della gara di sgusci. (foto 9)In episodio III invece la troviamo nel ruolo di Terr Taneel , senatrice del Settore di Senex , leale e preogressista attirò l’attenzione di Bail Organa e di Mon Mothma che la vollero con loro durante la nascita della ribellione all’impero galattico,in seguito divenne amica di Chi Eekway (sua sorella nella realtà). (foto 10)Spero che alla prossima visione di Star Wars notiate questi personaggi un pò speciali,a presto su Star Wars Trivia e che la forza sia con voi.

Di Alessandro Giacona

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Shingeki no Kyojin è stato uno degli avvenimenti prodotti dal mercato anime nel 2012 e col passare dei mesi è diventando mondiale.

Questa opera in 25 episodi è una trasposizione dell’omonimo manga di Hajime Isayama pubblicato in Bessatsu Shonen Magazine dal 2009.

Il manga ha superato le dodici milioni di copie vendute per appena una decina di volumi pubblicati.

Voci di corridoio dicono che il giovane autore con il suo tratto poco armonioso e a prima vista brutto non piacque alla concorrente e titanica Kodansha (la storica editrice di Shonen Jump che ospita One Piece e Naruto tra i tanti) a cui l’autore si rivolse come prima scelta, e che si lasciò quindi sfuggire così una vera e propria gallina dalle uova d’oro!

La storia del manga e quindi dell’ anime è questa:

L’umanità è stata decimata dall’arrivo improvviso di Giganti, titani che si nutrono di carne umana.

Solo una ristretta parte di umanità sopravvissuta riesce ad erigere altissime mura e a raggrupparsi in città diverse che creano con il passare del tempo e dei decenni le proprie gerarchie sociali.

Dopo appena un secolo, gli abitanti delle città all’interno delle mura non subendo più alcun attacco dai Giganti, si dimenticano che all’esterno esiste un intero mondo in cui vivono i loro predecessori ed avi, cancellandoli ben presto dai loro libri di storia e dalle coscienze. Ma un giorno, un misterioso gigante alto cinquanta metri distrugge una delle prime mura erette a protezione della città degli umani, distruggendo le città di provincia più vicine all’esterno.

Il giovane Eren Jaeger e sua sorella adottiva Mikasa assistono impotenti alla morte di loro madre.

Anni dopo l’ecatombe i due decidono di diventare soldati dell’esercito e di spazzar via ogni gigante dalla faccia della terra.

Qualche anno più tardi vedremo Eren, Mikasa e il loro amico d’infanzia Armin combattere in prima linea nell’esercito ufficiale dell’umanità sotto i colpi sferzati dai Giganti.

Questa opera animata piacerà ed è piaciuta moltissimo, non c’è stato paese o nazione che abbia resistito all’Attacco Dei Giganti: In Europa, Americhe, Cina il risultato è sempre lo stesso, eccitazione, adrenalina, paura e sentimento bruciante allo stato puro.

Mentre, per esempio, nella vicinissima Francia ci si può già godere il simulcast on line dell’intera serie sottotitolata in francese, in Italia, pur essendo stati tra i primi a tradurre il manga in tempi non sospetti, per ora non è ancora visibile legalmente, né tramite simulcast sottotitolato (Yamato Channel su You Tube o PopcornTv in rete per esempio), né tramite programmazione televisiva normalmente doppiata.

Diretta da Tetsuro Araki già regista per le serie Death Note e Guilty Crown, l’anime trascina di forza lo spettatore nell’ambientazione ucronica medievale (o futuro del nostro mondo?) anche grazie alla innovativa tecnica di regia che valorizza spettacolarmente il sistema di movimento ‘tridimensionale’ dei soldati delle città contro i giganti.

Il sistema di ‘Movimento Tridimensionale’ è una delle (tante) interessanti trovate dell’autore del manga Hajime Isayama e consiste in una attrezzatura ricordante il genere steampunk

di davide taRò

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con retrocarica a razzo da attaccare alla cintura per fare brevi voli, muniti di corde ed arpioni da lanciare sui tetti dei palazzi per direzionarsi fulmineamente dove si vuole: lateralmente, in obliquo, su e giù, pronti a sferrare l’attacco ai Giganti in ogni direzione.

Inoltre nella regia le pause, i primi piani, i mezzi busti sono trattati dal regista efficacemente. Memore della serie poliziesco/fantastica Death Note, Tetsuro Araki valorizza al massimo anche le pause di lunghi discorsi, o come nella primissima ieratica inquadratura del primo episodio, riesce ad espandere drammaticamente un singolo secondo, dando un senso compatto e fortissimo di assedio e seminando nello spettatore un desiderio di rivincita incanalato nel complesso e meraviglioso personaggio di Eren Jaeger (un nome, un destino, Jaeger in tedesco vuol dire cacciatore).

Il character design è del bravo Kyoji Asano, artista che ha già curato i volti e le fattezze della sezione della polizia nella bella e dura serie poliziesco fantascientifica Psycho Pass (in onda doppiata attualmente su RAI4) che qui ha avuto il non facile compito di trasporre “in bella copia” per una platea vastissima di pubblico il tratto sporco e non particolarmente raffinato del mangaka, senza però poterlo tradire eccessivamente.

Il notevole Asano riesce a fare un ottimo e originale lavoro, traendo i punti di forza maggiori della fisiognomica originale dei personaggi, ricalibrandoli però perfettamente allo scopo di un anime per ragazzi (maturo e duro).Hiroyuki Sawano compone la colonna sonora della serie, già autore di musiche per le serie anime Gundam Unicorn e Blue Exorcist, qui riesce a trarre il meglio dalle precedenti esperienze donando un respiro medieval guerriero agli episodi.

Ma se Sawano regge molto bene le musiche e crea atmosfera, la sigla iniziale dei primi tredici episodi è lo stupendo pezzo Guren no Yumiya (Arco e Freccia Cremisi) dei Linked Horizon che è un tripudio di musica melodic methal con un lucidissimo testo da far rabbrividire e che ricorda la fiammeggiante personalità del famoso Yukio Mishima, questo pezzo in effetti da solo vale tutta la visione della serie anime (a titolo di esempio nel pezzo si sente il ritornello “combatti i porci che irridono la nostra voglia di andare avanti”).

L’attacco Dei Giganti “dona allo spettatore la sensazione di leggerezza durante i combattimenti ma anche il terrore davanti al gigantismo e la violenza dei Giganti”(Intervista a Tetsuro ArakiNewtypem maggio 2012)

Questa interessantissima serie animata è stata prodotta dalla giovanissima Wit Studio creata da numerosi ex membri dello storico studio Madhouse (Paprika, Paranoia Agent) e dalla Production I.G (Ghost in the shell S.A.C, Arise, Psycho Pass).

Come mai un successo planetario di questo tipo? Soprattutto americano?

Perché la storia dell’Attacco Dei Giganti è efficace e sempre in movimento, lo sviluppo continuo della storia e dei colpi di scena ricorda molto da vicino serie Usa quali Lost.

Le informazioni sono numerose, più si avanza con la storia e più le domande e i colpi di scena si moltiplicano, gli interrogativi su cosa siano i Giganti e da dove vengano, sono centuplicati in ogni episodio che passa, con dei cliffhangers davvero impressionanti.

L’anime, iniziato in aprile 2013 sulla rete MBS e finito a fine settembre dello stesso anno.

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A più di vent’anni ormai dalla trasmissione di “X-Files”, Mulder e Scully continuano ad aggiudicarsi riconoscimenti per il loro essere una delle migliori coppie della storia della televisione non solo fantastica. Periodicamente si parla dei loro possibili eredi,

ma mai stranamente degli antenati di questa coppia non coppia (fino almeno quasi alla fine), magari in contesti un po’ diversi, ma con quel qualcosa che li ricorda e in un certo senso li anticipa. Gli appassionati di fantascienza classica, quella incentrata su esplorazioni nello spazio e non come in “X-Files” contaminata, in maniera comunque egregia, dal thriller, dalla fantapolitica e dall’horror, ricordano senz’altro il serial inglese “Spazio: 1999”, due stagioni prodotte tra il 1974 e il 1976 da Gerry e Sylvia Anderson, incentrato sulle peripezie dell’equipaggio della base lunare Alpha, dopo che la Luna stessa è

stata scaraventata nel cosmo da un’esplosione nucleare. In “Spazio: 1999”, soprattutto nella prima stagione, più metafisica e filosofica prima che arrivasse il non felicissimo Fred Freiberger (noto con il soprannome di the series killer…), c’è una coppia che ricorda non poco Mulder e Scully, quella formata dal comandante John Koenig e dalla dottoressa Helen Russell, che si trovano loro malgrado responsabili di Alpha dopo la catastrofe sopra indicata, decisamente improbabile, ma funzionale allo sviluppo di una vicenda dove si esplora lo spazio in cerca di un posto dove vivere, con disperazione e ansia, e non come in “Star Trek” per bisogno di conoscere nuove culture e mondi.

La loro storia personale viene svelata pian piano nel corso delle due stagioni, sia pure con qualche incongruenza narrativa tipica dei serial degli anni Settanta (prima sembra che non si conoscano, poi viene fuori che si erano già incontrati), nei quali non si costruiva il background dei personaggi con particolare cura, cercando di non creare contraddizioni, come invece è successo per esempio in “X-Files”. In ogni caso John Koenig e Helen Russell sono due persone di mezz’età (più anziani di Mulder e Scully quando facciamo la loro conoscenza nel Pilot), entrambi vedovi in circostanze tragiche (lui in seguito ad un’ipotetica terza guerra mondiale, lei per un incidente nello spazio), senza figli, piuttosto dediti al lavoro (proprio

come Mulder e Scully!), preoccupati del benessere delle persone che sentono affidate alla loro responsabilità.

Tra di loro, dopo una conoscenza iniziale piuttosto formale senza comunque le premesse di diffidenza da parte di Scully che deve monitorare il lavoro di Mulder, si sviluppa un rapporto basato innanzitutto sulla stima e sull’interesse reciproco, incoraggiato anche dalla situazione abbastanza anomala che si crea sulla base Alpha. Pian piano il rapporto sembra evolvere nella direzione di un’attrazione fisica, ma mai conclamata, con alcuni momenti topici in cui si capisce che i due tengono molto l’uno all’altra e non solo per dovere lavorativo e spirito di compagnia. In uno degli episodi più belli della prima stagione, Un altro tempo un altro luogo, storia di universi paralleli che collidono, si scopre che in un futuro possibile John Koenig e Helen Russell si sono sposati, anche se poi non hanno vissuto insieme felici e contenti.

Nella seconda stagione, per molti nettamente inferiore, decisamente più infantile e meno riuscita pur con la buona introduzione del personaggio dell’aliena Maya in sostituzione però purtroppo del professor Bergman, saggio amico di John ed Helen, alla faccia dei noromo l’attrazione non detta ma evidente tra Koenig e Russell diventa una storia conclamata, i due stanno apertamente insieme rappresentando in fondo, metaforicamente, i

di elena Romanello

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mutamenti di una società reale in cui la vita dura più a lungo e dove sono possibili nuovi legami sentimentali, anche in età in cui qualche decennio prima si era considerati anziani.

John Koenig e Helen Russell tra l’altro sono stati interpretati dai due attori statunitensi Martin Landau e Barbara Bain, allora sposati nella vita (a differenza di David Duchovny e Gillian Anderson, dei quali si è sempre e solo mormorato riguardo ad un coinvolgimento non solo professionale fuori dal set), per anni una delle coppie più unite di Hollywood, genitori di Juliet Landau, che i fan del Buffyverse e dell’Angelverse ricordano perfetta dark lady nella parte della vampira Drusilla.

Tra l’altro Chris Carter dichiarò a suo tempo di essere un appassionato di “Spazio: 1999”, anche se non ha mai ammesso di essersi ispirato a John Koenig e Helen Russell per Mulder e Scully. Non dimentichiamo che Martin Landau è comparso nel ruolo del professor Kurtzweill in “X-Files:Fight the future” (e peccato che il suo personaggio non sia stato sviluppato meglio nella serie), e che in “Millenium” sono comparse invece sia Barbara Bain che Juliet Landau.

Gli episodi di “Spazio: 1999” sono disponibili in dvd. Sulla serie e i suoi eroi si trova materiale on-line, esiste un club italiano, Moonbase, e una base solida

di appassionati, che magari hanno visto da bambini e ragazzini questa serie e poi da più grandi “X-Files”. In Italia si ricordano su “Spazio: 1999” una mostra a Monza nel fatidico 1999 e una al Mufant di Torino nel 2010, mentre in Gran Bretagna tutti gli anni c’è una convention in tema che non attira solo nostalgici.

Martin Landau e Barbara Bain, classe 1931 lui e 1934 lei, oggi sono divorziati ma sono rimasti in ottimi rapporti, lui è diventato, da anziano, uno dei più acclamati caratteristi di Hollywood, vincendo anche un Oscar per “Ed Wood” di Tim Burton e comparendo, oltre che in “Fight the future”, in svariati altri film e telefilm, come “Senza traccia” dove ha interpretato il commovente ruolo del padre di Jack Malone. Barbara Bain ha fatto televisione, è molto attiva in teatro e si occupa da anni di svariate cause sociali, come quella di promuovere la lettura e di combattere l’analfabetismo di ritorno presso le fasce sociali più disagiate, attraverso l’associazione da lei fondata BookPALS.

In varie occasioni si è parlato di possibili remake, seguiti e reboot di “Spazio: 1999”, l’ultimo in ordine di tempo ambientato in un ipotetico e più credibile 2099: chiaramente l’età non più verde dei protagonisti ancora vivi renderebbe difficile il loro coinvolgimento, se non come camei, ma tutto per ora resta (e forse verrebbe da dire per fortuna) mera speculazione.

di elena Romanello

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Saltiamo nuovamente sulla nostra na-vicella spaziale ed andiamo alla ricer-ca di un’altra serie tv che, purtroppo, si è persa in un loop spazio tempo-rale. Succede molto spesso infatti che le produzioni televisive più intriganti

ed avvincenti, non riscuotano il successo sperato ed il pubblico non riesca ad empatizzare con la narrazione o con i personaggi. E’ successo con “Dark Angel”, serie della FOX sviluppata da Ja-mes Cameron, che dopo 2 stagioni e 42 episodi, fu tristemente cancellata senza una spiegazione ed un finale plausibile. Eppure la serie tv, usando una terminologia spicciola, era di una bellez-za quasi disarmante, e con i suoi limiti, era un piacevole intrattenimento. Arrivata anche qui in Italia a pochi mesi dalla messa in onda negli States su Italia 1, la programmazione fu disconti-nua e frammentaria, impedendo al vero amante dello sci-fi e soprattutto delle serie tv, di poterne apprezzare le varie sfumature.Negli Stati Uniti la prima stagione di “Dark Angel” andò in onda su Fox a partire dal 3 ottobre 2000. Trasmessa ogni martedì sera dopo “That ‘70s Show “ (storica sit-com tutt’o-ra replicata sugli schermi di MTV), occupò la stagione televisiva a cavallo tra il 2000 e 2001 ed ebbe una media di 10 milioni di spettatori ad episodio; nonostante i discreti risultati di ascolto, la Fox prese la decisione di trasmettere la stagio-ne seguente di “Dark Angel” il venerdì sera (tra-dizionalmente la serata televisiva meno seguita dal pubblico statunitense, detta infatti death slot). Si profilò così il declino della serie, che si chiuse con bassi indici di ascolto e con un episodio fina-le diretto dallo stesso James Cameron.Il Dark Angel del titolo era una magnetica Jes-sica Alba (al cinema recentemente con il secon-do film di Sin City); all’epoca era al suo primo ruolo da protagonista in una serie tv dal gran-

daRKaNgel

de respiro (dato che prima era conosciuta per la sua apparizione in Flipper). In “Dark Angel” era Max Guevara, una degli X5 su cui era in-centrata la trama: anno 2009. Un progetto super segreto chiamato “Progetto Manticore”, porta alla nascita di alcuni individui, tra cui Max, mu-tati geneticamente allo scopo di essere addestrati come super soldati. Questi esseri dotati di abili capacità, vengono identificati tramite un codice a barre situato alla base del collo. I famigerati X5 fuggono dalla loro prigione e fanno perdere le loro tracce. Alcuni mesi dopo la loro fuga, un ordigno nucleare esplode nella ionosfera sopra la costa orientale degli Stati Uniti: la potentissima onda elettromagnetica prodotta dall›esplosione azzera i sistemi informatici e di comunicazione di gran parte della nazione causando una grande depressione economica. Dieci anni dopo però, in un momento di grande crisi sociale e di valori, Max prosegue la ricerca dei suoi fratelli fuggiti da Manticore, scontrandosi con l’affascinante leader politico Solo Occhi. Questo l’inizio di un racconto avvincente ed emozionante, denso di pathos e di colpi di sce-na. La storia infatti episodio dopo episodio, si arricchiva di sfumature portando lo spettatore a scoprire le reali intenzioni del Progetto e i tanti problemi politici che gli Stati Uniti stavano vi-vendo. La seconda stagione invece, dalla trama più lineare, forse più bizzarra rispetto alla prima, lasciò maggiormente il segno. Il finale di stagio-ne (o meglio di serie) diretto e scritto dallo stesso James Cameron, si rivelò uno degli episodi più in-tensi e sfaccettati della serie, un lungo viaggio per raccontare una difficile lotta per l’integrazione e per la libertà di un gruppo di persone speciali alle prese con conflitti ideologici.La seconda stagione di “Dark Angel”, dunque, fu quella che consacrò la serie come piccolo cult del-la fantascienza. Gli episodi erano collegati gli uni

agli altri, la narrazione, serrata ed al suo interno, si percepivano tutti i classici stilemi della poeti-ca di Cameron: l’ironia, i personaggi stilizzati e così via. “Dark Angel” forse avrebbe meritato un trattamento migliore, ma alla luce dei fatti e della piega che il genere fantascientifico sta prendendo in tv, la serie della FOX riuscì all’epoca a dire la sua.Non solo Jessica Alba nel cast, ma anche una schiera di attori ora conosciuti nell’ambiente te-levisivo. Il sovversivo dal fascino magnetico Solo Occhi, era interpretato da Michael Weatherly ora conosciuto per il suo ruolo in NCIS, il fa-mosissimo procedural drama della CBS. Anche Jensen Ackles seppur in un ruolo da guest star si è fatto conoscere al grande pubblico. Prima di ap-parire nella stagione 4 di Smallville e di diventare il divo di Supernatural, era anche lui un membro degli X5 dal fascino seducente e con la battuta sempre pronta. “Dark Angel” fu una delle poche serie che andò ben oltre lo schermo televisivo. Forse non tut-ti sanno che lo scrittore Max Allan Collins, ha scritto una trilogia di romanzi tratti dalla serie: Dark Angel: Prima dell›alba (2002), un prequel ambientato tra il 2009 e il 2019; Dark Angel: Skin Game (2003), ambientato invece tra il marzo e il maggio del 2021; Dark Angel: After the Dark (2003), ambientato nel dicembre 2021. Dark Angel: The Eyes Only Dossier (2003) è invece una collezione di documenti sulle inda-gini di Solo Occhi. Nel 2003 è stato inoltre di-stribuito un videogioco, James Cameron’s Dark Angel. Un successo quindi che è continuato nel tempo e che brillerà nel cuore degli amanti della fantascienza.

di caRlo laNNa

JeSSica alBa’S

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intervista a

FOX MULDERSalve Sig. Mulder, prima di cominciare la nostra intervista si presenti ai nostri lettori.Sono la figura chiave di un’intricata trama governativa, un complotto teso a occultare la verità sull’esistenza degli extraterrestri. È una congiura internazionale, per dirla tutta. Ha i suoi uomini di punta ai più alti livelli della politica e tocca da vicino la vita di ogni uomo, donna o bambino del pia-neta. E nessuno ci crede, naturalmente. Io sono la spina nel fianco dei miei superiori e lo zimbello dei colleghi. Mi chiamano “Spettrale”. “Lo Spettrale Mulder”, la cui sorella venne rapita dagli alieni quand’era ancora bambino, e ora dà la caccia agli omini verdi e grida ai quattro venti o a chiunque gli dia ascolto che è scoccata l’ora e il cielo sta crollando. E quando succederà, perché succederà, sarà la madre di tutte le catastrofi.

Wow mi avevano parlato della sua paranoia, ma non credevo raggiungesse tali livelli. Immagino che sia per questo che ho impiegato più di 7 anni prima di trovarla. Sa, credevo fosse morto.E’ molto difficile simulare la propria morte. Solo un uomo ci è riuscito: Elvis Presley

Lei crede praticamente a tutto e questo le ha creato non pochi problemi nella sua professione e nella vita di relazione. Come convive con ciò?Mi imbatto sempre in persone così ostili, perché loro non vogliono rendersi conto che per me la spinta verso ipotesi che sem-brano illogiche è molto più forte del peso di qualsiasi umiliazione.

Mi perdoni, ma ci sono indagini ufficiali di enti governativi che hanno certificato l’infondatezza dei fenomeni paranormali e dell’esistenza degli extraterrestri. Non esistono prove e l’opinione pubblica non può ignorarlo.Ogni prova a sostegno del contrario non risulta essere convincente del tutto. Co-munque come posso ribattere a menzogne

ufficiali scritte e ratificate? Loro possono negare tutto quello che ho visto, tutto quello che ho scoperto, ma non per molto tempo perché troppa gente sa cosa sta suc-cedendo e nessuno, nessun ente governati-vo ha giurisdizione sulla verità.

Perché lei ci crede?Io voglio crederci.

Quindi è solo una questione di fede. Ma se è così dei fuochi fatui potrebbero essere scambiati per luci di origine extraterrestre.Fuochi che?

Fuochi fatui, sono un fenomeno naturale causato dal fosfene e dal metano che fuoriescono dalla materia organica in decomposizione. Prendono fuoco creando piccole fiammelle blu.Succede anche a me quando mangio fagioli alla messicana.

Scherzi a parte, che sentimento prova nei confronti di quelli che hanno distrutto la sua carriera nell’FBI?Ci tengo a congratularmi con loro. Hanno raggiunto l’obbiettivo che molti prima di loro avevano mancato. Un proiettile in mezzo agli occhi sarebbe stato molto più onorevole. Mi hanno insegnato parecchio: a tenermi per me le mie vittorie visto che nessuno segnava il punteggio, a intuire che i falsi non temono la verità se sono circon-dati da falsi, che il diavolo è un uomo con un progetto diabolico, ma il male, quello vero, nasce dal collaborazionismo degli uomini. La mia vera colpa è stata credere che la verità non si potesse nascondere, che dovesse venire a galla, e che le menzogne non avessero vita lunga. Il punto è che ci credo ancora. Per quanto continuino ad insabbiarla, la verità è dietro l’angolo e se ne infischia dei loro giochetti, vuole uscire allo scoperto. Se ne accorgeranno tutti. Busserà alla loro porta come ha bussato

alla mia, accecante come un lampo di luce. Ha presente quell’emicrania che strangola il cervello? Ero questo per loro, ma mi hanno sconfitto tagliandosi la testa.

Facciamo un passo indietro. Ripartiamo da dove tutto è cominciato: il rapimento di sua sorella Samantha. Ci parli di cosa accadde quella notte e come influenzò la sua vita.Avevo 12 anni quando è successo. Mia sorella ne aveva 8. Una sera andò a letto e non la rivedemmo più. Così, andata! Svanita! Nessun messaggio, nessuna tele-fonata, nessun indizio. Noi della famiglia eravamo letteralmente distrutti dal dolore. Era da impazzire. Non sapevamo cosa fare. Non c’era niente a cui appigliarsi. Poi sono andato a studiare in Inghilterra e al mio ritorno sono stato reclutato dall’FBI: Avevo una naturale attitudine ad applicare i modelli comportamentali allo studio degli atti criminosi. Grazie ai miei successi ho ottenuto la libertà di fare quello che mi interessava ed è così che mi sono imbattuto negli X-Files. All’inizio mi sembrò solo un cumulo di immondizia: avvistamenti di ufo, rapimenti compiuti da alieni, era tutta roba di cui la gente ride, inventa barzel-lette, ma poi ne sono rimasto affascinato ed ho studiato tutti i casi che mi capitavano fra le mani, centinaia di casi. Ho letto tutto quello che si poteva sui fenomeni paranormali, sull’occulto, ma esistono delle informazioni segretissime a cui ho cercato di arrivare…beh qualcuno ha sempre bloccato tutti i miei tentativi.Chi?Qualcuno che ha molto potere, è chiaro. Mi è stato permesso di continuare il mio lavoro soltanto perché all’epoca avevo conoscenze importanti al Congresso.Da piccolo come ha affrontato la perdita di sua sorella?C’era una specie di rito che compivo da bambino. Tutte le sere prima di entrare

di Massimiliano H7-25

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FOX MULDER

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nella mia stanza chiudevo gli occhi: speravo che un giorno riaprendoli avrei rivisto mia so-rella lì nel suo letto come se non fosse successo niente. Continuo a entrare in quella stanza, giorno dopo giorno...

Vedo che questo argomento l’angoscia ancora molto. Parliamo di altro. Lei ha lavorato nella sezione crimini violenti. Che idea ha del male?Il male è come un virus.

Vale a dire?Siamo tutti convinti di saper dominare il male, e in linea di massima, è vero, riuscia-mo a soffocare ogni impulso che ci grida di uccidere, è quasi come se avessimo una specie di immunità. Ma esistono fattori imprevisti, meteore che ci devastano l’esistenza, tragedie, disgrazie che ci rendono vulnerabili, indebo-liscono l’immunità al male. Così tutto a un

tratto, con le barriere naturali logori e sfibrate, il male attecchisce e prende il sopravvento.

Come si fa ad affrontare il male, stanarlo e guar-darlo con gli occhi freddi di chi vuole combatterlo e sconfiggerlo?Si lavora nel buio, si fa quello che è possibi-le per combattere il male che altrimenti ci distruggerebbe; ma se il fato di un uomo è nel suo carattere questa lotta non è una scelta, ma una vocazione; eppure a volte il peso di questo fardello ci fa vacillare, apre una breccia tra le fragili mura della nostra mente, permettendo ai mostri che l’assediano di entrarvi. E così ci ritroviamo a contemplare l’abisso, il volto ghignante della Pazzia!

Lei in tutti questi anni ha affrontato le tenebre non da solo, ma ha avuto al suo fianco una persona su cui poter contare: la Dottoressa Dana Scully. Siete

romanticamente coinvolti?Non sono affari suoi!

Ok, mi scusi. Allora ci parli di Scully. Cosa rappresenta per lei?Lei è la mia costante anche quando il mondo va in pezzi, è la mia pietra di paragone. Ho bisogno di lei. Lei è stata la mia salvezza. Per quanto odioso e frustrante mi apparisse talvolta, il suo insopportabile razionalismo mi ha evitato di prendere migliaia di cantonate. L’onestà l’ho imparata da lei. Mi ha fatto diventare adulto. Io le devo tutto quello che sono. Invece lei a me non deve niente. Non so se riuscirei ad andare avanti da solo…Una vera dichiarazione d’amore, Sig. Mulder. Vuole rivolgere un messaggio, un consiglio ai nostri lettori prima di salutarci?La verità è là fuori. Non mollate.

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La fantaintervista a Fox Mulder è stata creata sulla base delle più belle battute pronunciate dall’ex agente dell’incubo durante 9 sta-gioni e due film di X-Files

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Fantasy e tv

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La serie tv del momento è “Game of thrones”, tratta dalla saga interminabile di George R.R. Martin, affresco complesso, a forti tinte e affascinante del mondo di Westeros, dove le stagioni durano generazioni, dove bene e male sono concetti relativi e

sono alla base di personaggi complessi e nessuno eroico, e dove i giochi di potere tra le diverse case regnanti per il dominio assoluto non hanno mai fine. Una serie tv prodotta dalla coraggiosa HBO, con toni adulti e politicamente scorretti, più simile a uno sceneggiato che ad un telefilm, e che è un evento ogni volta che viene trasmessa, in attesa che l’autore si decida a chiudere con una conclusione degna i romanzi.

In parallelo, la CBS presenta “Once upon a time”, rilettura tra realtà e fantasia delle fiabe tradizionali dagli universi paralleli, con malefici, cattivi che si rivelano gli eroi tragici della vicenda e buoni insoliti, giunta alla quarta stagione con una curiosa mescolanza di immaginari, molto ispirati ai film Disney (le ultime new entry sono le due protagoniste di “Frozen”), ma con spunti tratti anche da classici come “Il mago di Oz”, dal folklore e dalle leggende tra Re Artù e Robin Hood, da fiabe mai trasposte al cinema come quella di Tremotino, figura chiave della vicenda. “Once upon a time”che ha dato vita anche ad uno sfortunato spin off, “Once upon a time in Wonderland”, rilettura di Alice nel paese delle meraviglie, è senza dubbio un altro grande successo del genere fantasy che ha costruito una nuova mitologia dell’immaginario usandola anche come pretesto per parlare di legami e affetti, di riscatto e cambiamento, con uno sguardo d’eccezione ai personaggi femminili, che vedono schierate una Biancaneve guerriera, una Regina cattiva dal cuore colmo d’amore, una Cappuccetto rosso licantropa e una Mulan innamorata della Bella Addormentata.

Il fantasy sembra grande protagonista oggi in tv, mentre in passato ha faticato non poco a trovare un suo spazio tra fantascienza e horror, con non molti titoli memorabili, e soprattutto negli ultimi decenni.

Per molti la prima serie fantasy, che sarebbe meglio definire urban fantasy, è “La Bella e la bestia”, di fine anni Ottanta, struggente storia d’amore con venature paranormali in una New York divisa tra realtà e mondo alternativo. Ron Perlman e Linda Hamilton, nel ruolo dei due protagonisti, contribuiscono ad un successo di nicchia, che rimane negli anni, e che ispirerà poi un rifacimento oltre vent’anni dopo, mescolando di nuovo thriller e fantastico.

Negli anni Novanta Sam Raimi realizza prima “Hercules”, serie per ragazzi sul leggendario eroe greco che viaggia in un’antichità composita dove convivono gli immaginari di varie culture e poi il suo spin off, “Xena”, rivolto ad un target più adulto, che diventa una delle serie fantasy più amate, passata alla storia per aver messo al centro un personaggio femminile forte e carismatico, divenuta icona lesbica e che rappresenta una nuova frontiera per il genere fantasy in tv. Più ancora di “Hercules”, “Xena” dà vita ad un fandom duraturo, che da oltre dieci anni e dopo sei stagioni attende nuovi sviluppi per la storia (era stato annunciato un remake, poi un reboot, poi un seguito al cinema ma è tutto fermo) e che non ha dimenticato la principessa guerriera in cerca di un riscatto per quello che ha commesso insieme all’inseparabile Olimpia (o Gabrielle).

Accanto ad una guerriera, non mancano le streghe: le tre sorelle Halliwell di “Charmed”, serie di grandissimo successo che dura per otto

Fantasy e tvNON SEMPRE FUNZIONA

stagioni, mette insieme le atmosfere spensierate della chick lit con elementi fantastici che pescano tra folklore, gotico, horror, fiabe, rendendo il tutto più vicino al fantasy ad esempio di altri successi dell’epoca a cavallo tra i due millenni come “Buffy” e “Angel”. Poi le streghe torneranno senza molta fortuna in serie come “Eastwick, I diari delle streghe” e “Le streghe di East End”, che al momento sembra l’unica destinata ad avere una vita più lunga, anche se ben lontana dai fasti delle sorelle Halliwell.

A cavallo con il nuovo Millennio in tv appaiono come miniserie adattamenti di libri come “Le nebbie di Avalon”, piuttosto deludente per chi conosce il bel romanzo di Marion Zimmer Bradley, “La leggenda di Earthsea”, onesta trasposizione del mondo di Ursula K. Le Guin, e “Merlino”, ennesimo adattamento del mito arturiano con però un ottimo Sam Neill nel ruolo del protagonista.

Le fiabe ispirano una miniserie come “Il magico regno delle favole”, noto più con il titolo originale “The tenth Kingdom”, che anticipa alcuni temi di “Once upon a time”, quali la rilettura delle storie classiche, le dimensioni diverse che si incontrano grazie ad uno specchio magico che unisce Manhattan al regno incantato.

La sempiterna storia di Re Artù ha ispirato due serie tv, una di buon successo e l’altra che si è esaurita in dieci episodi, “Merlin” e “Camelot”.

“Merlin”, prodotta dalla BBC e girata nel lussuoso, ma anacronistico castello francese di Pierrefonds, dura per cinque stagioni e racconta la storia dal punto di vista del mago Merlino, qui un ragazzo scudiero di Artù, a cui si aggiungono altre libertà narrative quali Uther Pendragon vivo e a capo di una sorta di Inquisizione contro la magia con il volto di Anthony Head, il signor Giles di “Buffy”, e Ginevra serva di palazzo e di colore, con però risultati interessanti e un target di riferimento adolescenziale. “Camelot” racconta la storia di Artù con toni più adulti, schiera due nomi noti quali Joseph Fiennes come Merlino e Eva Green come Morgana, ha dalla sua i meravigliosi panorami dell’Irlanda, ma non riesce comunque a convincere, tra svarioni e mancanza di scelta tra fantasy puro e ricostruzione storica.

Un destino non migliore ce l’ha la nuova fatica fantasy di Sam Raimi e Robert Tappert, “La spada della verità” (“Legend of the seeker”), ispirata all’universo cupo e interessante creato da Terry Goodkind: le due stagioni riprendono personaggi e in parte le situazioni, ma purtroppo semplificano molto un intreccio complesso, dove non esiste il manicheismo tipico di tanto fantasy. I due personaggi più interessanti, eredi di Xena, sono la Depositaria, anticha sacerdotessa che piega gli uomini al suo volere, Kahlan, e la Mord-Sith, guerriera spietata e a tratti sadica, Cara. La serie è comunque divertente, ma viene cancellata dopo due stagioni, malgrado abbia un suo zoccolo di stimatori.

E quindi arriviamo a “Game of thrones” e “Once upon a time”, che sembrano aver lanciato le sorti di un genere popolare, certo, ma non così tanto, almeno sul piccolo schermo. Ora girano nuove voci e progetti, quello sicuro è la trasposizione in tv della sterminata saga di Shannara di Terry Brooks, poco proponibile al cinema. Il tempo dirà se il connubio fantasy tv è un fuoco di paglia o no.

di elena Romanello

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alla ricerca della fantascienza. turisti per caso e Nerd per passione.

“…l’escursione ci porterà a Matmata, in una casa berbera scavata sotto terra, poi a pochi chilometri di distanza vedremo il paesaggio lunare, dove George Lucas girò il primo film di Guerre Stellari…”.

Così la guida del posto, in un italiano molto stentato, illustrò parte del nostro percorso, un’escursione che ci avrebbe portato nei posti più interessanti della Tunisia.

Ebbene si, la location dove George Lucas girò il mitico “Star Wars” è una delle attrazioni turistiche in questo paese.

Ecco come un popolo intelligente ha saputo sfruttare il successo di una produzione cinematografica geniale e all’avanguardia non solo per gli anni 70. “Star Wars” continua ad attirare turisti provenienti da ogni parte del mondo e aiuta a sostenere l’economia di molte famiglie del posto, famiglie che vivono di pastorizia e di turismo, che tirano avanti con le mance dei visitatori. La casa degli zii di Luke Skywalker in episodio IV, quella scavata nel terreno, non è altro che una classica abitazione dell’antica popolazione berbera ancora residente nella zona di Matmata in Tunisia. Quella di trasportare lo stile di vita dell’antico popolo berbero fino al remoto pianeta Tatooine, facendolo apparire come qualcosa di caratteristico della zona di Mos Eisley, fu una delle tante idee geniali di Lucas. Anche la reale lotta per la vita che ogni giorno viene affrontata dalle famiglie berbere è ben raccontata nella vita della famiglia Skywalker dove, con l’aiuto di braccianti robotizzati, si tenta di coltivare il cibo vicino ai condensatori di umidità, la soluzione fantascientifica che sostituisce le attuali oasi nel deserto. Fino a qualche anno fa, con una di queste gite turistiche promosse dalle agenzie locali, si poteva visitare casa Skywalker, mantenuta con gli arredi scenici originali usati da Lucas e, allo stesso tempo, abitata realmente dai proprietari. Un altro esempio di come una famiglia, guardando al futuro, ha saputo trasformare la sua casa in un’attrazione turistica guadagnandoci un po’ di soldi.

Osservare come il popolo tunisino abbia saputo valorizzare il suo territorio seguendo la scia del successo di Lucas, fa inevitabilmente pensare

a quanto gli italiani facciamo ben poco per valorizzare ciò che hanno. Anche il nostro paese ha ospitato George Lucas e la sua troupe cinematografica per la realizzazione di “Star Wars” Episodi I e II. Lucas ha saputo sapientemente enfatizzare ciò che l’Italia ha da offrire, usando location spettacolari come la Reggia di Caserta, Villa Balbianello (vicino al lago di Como) e l’Etna. Tuttavia si sente veramente poca promozione su questi splendidi luoghi. Nessuna gita alla fantastica scoperta di Star Wars, o che racconti come Lucas diresse le riprese. Niente che trasporti il turista “all’interno del film”.

E’ un vero peccato perché tutto ciò è una fonte di reddito non sfruttata, che potrebbe essere apprezzata dai numerosi visitatori che ogni giorno arrivano nel nostro bel paese. Sappiamo realmente sfruttare al meglio le nostre risorse storico culturali? Sappiamo trasportare il turista in un viaggio unico e indimenticabile, non solo raccontando la storia di un monumento, ma anche raccontando come questo pezzo di storia è stato inserito nei suoi film preferiti? Non vi piacerebbe vedere due Jedi e la Regina Amidala passeggiare per i giardini della Reggia di Caserta o vedere la ricostruzione di una delle battaglie vista nel film all’interno del palazzo? Tutte attività che, se promosse come si dovrebbe, potrebbero attirare e far divertire i turisti, creando nel contempo nuovi posti di lavoro. Ma questa è la vera fantascienza! Noi saremo sempre i soliti italiani “pizza, spaghetti e cappuccino”.

In questo periodo di crisi occorre reinventare il lavoro, essere creativi, saper sfruttare le occasioni. Non bisogna limitarsi agli eventi dedicati al Cosplay o al Comics per mettere in mostra la nostra creatività, facciamo in modo che la nostra passione per la fantascienza diventi un lavoro, impariamo dai nostri vicini tunisini proponendo visioni alternative di ciò che il nostro paese ha da offrire. Mentre restiamo in attesa che la vena creativa italiana si risvegli, dobbiamo ricorrere inevitabilmente al “Fai da Te”, quindi per tutti i turisti che amano ricercare le location dei loro film preferiti, segnaliamo

un utile strumento di internet, www.filmaps.com. Questo sito, in collaborazione con Google Maps è in grado di visualizzare le location dove sono stati girati i film. Si possono effettuare ricerche per titolo o per zona geografica. Quindi, se siete alla ricerca di vacanze alternative o non volete limitarvi alla tintarella sotto l’ombrellone, date un’occhiata a questo sito per scoprire se nelle vicinanze delle vostre mete turistiche c’è qualche “location cinematografica” di interesse. Non ci resta che augurarvi buone vacanze, divertitevi a riscoprire nella realtà i vostri film preferiti, cercate di scattare le foto nelle stessa posizione in cui il regista sistemò la cinepresa. Fatevi fotografare con lo sfondo reale del film, sarà una sensazione straordinaria! Potrete dire anche voi: “Io ci sono stato!”.

di fabio terenziani

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