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Associazione Padre Pio ONLUS Sede legale:Via V. Nenni 12 90042 Borgetto (PA). P.I:05171630824 SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: Associazione Padre Pio Onlus L’associazione Padre Pio Onlus si caratterizza già dai primi passi per l’implementazione di servizi socio -sanitari innovativi e di grande valenza esperienziale. L’Associazione nasce nel febbraio dell’anno 2003 per volontà di un gruppo di cittadini al fine di attivare una serie di iniziative, esclusivamente con finalità di solidarietà sociale. Detta attività, si svolge sul territorio della Regione Sicilia e precisamente nella Provincia di Trapani e Palermo, con particolare attenzione per gli anziani, i disabili, i minori, i tossicodipendenti ed stranieri, prestando opere di volontariato presso il comune di Borgetto (PA) e ottenendo il riconoscimento per l’iscrizione presso l’albo regionale, Assessorato alla Famiglia ai sensi dell’art .26 della legge regionale 09/06/86 n°22. L’Associazione ha presentato vari progetti presso enti, assessorati regionali, Famiglia e Presidenza. Tale esperienza ha portato alla standardizzazione delle procedure utili alla risoluzione delle problematiche dell’utenza, elaborando così un sistema di offerta dei servizi puntuale e stabile nel tempo ma altresì flessibile, efficace ed efficiente. Customer Satisfaction L’Associazione è proiettata verso un sistema di qualità centrato sulla “Customer Satisfaction”, con un’attenzione particolare rivolta agli aspetti etici e deontologici. L’Associazione Padre Pio ONLUS opera da anni nel settore socio assistenziale progettando e realizzando attività di assistenza rivolte a diverse tipologie di utenza: disabili, minori a rischio di devianza, anziani, drop-out, ecc. La metodologia di intervento, utilizzata nelle varie progettualità realizzate, è improntata sul lavoro di rete e alla co-gestione delle attività, e si è rivelata fondamentale nel contrastare fenomeni di marginalità sociale. Infatti, programmare azioni concertate tra coloro i quali si trovano ad agire nella stessa direzione rende possibile la convergenza delle risorse, siano esse istituzionali come informali, evitando il rischio di disperdere energie, e dà risalto ai legami relazionali che possono costituire una risorsa positiva per l’utente.

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SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA

ENTE

1) Ente proponente il progetto:

Associazione Padre Pio Onlus

L’associazione Padre Pio Onlus si caratterizza già dai primi passi per

l’implementazione di servizi socio-sanitari innovativi e di grande valenza

esperienziale. L’Associazione nasce nel febbraio dell’anno 2003 per volontà di

un gruppo di cittadini al fine di attivare una serie di iniziative, esclusivamente

con finalità di solidarietà sociale. Detta attività, si svolge sul territorio della

Regione Sicilia e precisamente nella Provincia di Trapani e Palermo, con

particolare attenzione per gli anziani, i disabili, i minori, i tossicodipendenti ed

stranieri, prestando opere di volontariato presso il comune di Borgetto (PA) e

ottenendo il riconoscimento per l’iscrizione presso l’albo regionale, Assessorato

alla Famiglia ai sensi dell’art.26 della legge regionale 09/06/86 n°22.

L’Associazione ha presentato vari progetti presso enti, assessorati regionali,

Famiglia e Presidenza. Tale esperienza ha portato alla standardizzazione delle

procedure utili alla risoluzione delle problematiche dell’utenza, elaborando così

un sistema di offerta dei servizi puntuale e stabile nel tempo ma altresì flessibile,

efficace ed efficiente.

Customer Satisfaction

L’Associazione è proiettata verso un sistema di qualità centrato sulla “Customer

Satisfaction”, con un’attenzione particolare rivolta agli aspetti etici e deontologici.

L’Associazione Padre Pio ONLUS opera da anni nel settore socio assistenziale

progettando e realizzando attività di assistenza rivolte a diverse tipologie di utenza:

disabili, minori a rischio di devianza, anziani, drop-out, ecc.

La metodologia di intervento, utilizzata nelle varie progettualità realizzate, è

improntata sul lavoro di rete e alla co-gestione delle attività, e si è rivelata

fondamentale nel contrastare fenomeni di marginalità sociale.

Infatti, programmare azioni concertate tra coloro i quali si trovano ad agire nella

stessa direzione rende possibile la convergenza delle risorse, siano esse istituzionali

come informali, evitando il rischio di disperdere energie, e dà risalto ai legami

relazionali che possono costituire una risorsa positiva per l’utente.

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I nostri progetti, dunque, sono stati realizzati attraverso la collaborazione tra i servizi

Ausl ed il Comune interessato, attraverso incontri periodici, per coordinare e

pianificare azioni mirate ad offrire alternative concrete agli utenti e che non si

riducano semplicemente a prestazioni assistenzialistiche.

La co-gestione è risultata essere l’approccio fondamentale per garantire da un lato la

partecipazione e la responsabilizzazione degli utenti, dall’altro la verifica costante

delle attività e degli obiettivi prefissati. Attraverso la co-gestione di tutte le attività

dei progetti si stimola il confronto paritario e l’acquisizione di una sempre maggiore

autonomia nella gestione dei rapporti interpersonali e della vita quotidiana. Allo

stesso tempo la partecipazione diretta da parte degli utenti può essere un efficace

vaccino contro derive istituzionalizzanti, sempre in agguato quando si pensano e si

costruiscono servizi di accoglienza sociale. La co-gestione impone, infine, il il

riconoscimento pieno della soggettività, delle scelte e del diritto

all’autodeterminazione degli utenti. In questo senso ogni passo del progetto di

accoglienza, di accompagnamento, di assistenza e della gestione della vita

quotidiana, è legittimato dal consenso espresso dall’utente.

Creazione di servizi basati sulla qualità totale (qualità percepita, qualità reale e

qualità progettata) - PUBLIC UTILITYS

La nostra organizzazione si basa quindi su otto principi fondamentali:

- orientamento all’utente;

- dinamiche relazionali fondate sull’autorevolezza anziché sull’autorità;

- coinvolgimento del personale;

- approccio per processi (per piccoli passi);

- attenzione ai dati;

- miglioramento continuo (riesame e tecniche di PDCA);

- utilizzo di sistemi di gestione

- promozione e sviluppo delle partnership con enti pubblici, privato sociale,

volontariato ecc.

Le iniziative dell’Associazione

Nel corso degli anni l’Ente si è interessato di diffondere delle iniziative di

elevato carattere civico, umano e sociale, nello specifico le più significative

sono:

Anno 2003

- Attività di volontariato di assistenza domiciliare ai disabili, agli anziani, ai

minori, ai tossicodipendenti ed extracomunitari.

Anno 2004

- Servizio di trasporto (attivo tutt’oggi) per disabili e minori non accompagnati

dalla società Consorzio PAE MAS presso l’aeroporto Falcone Borsellino di

Palermo;

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- Corso in convenzione con l’ASL n°6 di Palermo di 250 allievi per la seguente

qualifica: “Pulizia e Sanificazione Ambientale” iniziato in data primo Giugno

2005;

- Progetto presso il Comune di Alcamo (Trapani) denominato “So-stare nel

conflitto” approvato dall’Assessorato alla Famiglia;

- Progetto presso il Comune di Partinico (PA) denominato “Amico Straniero”

approvato dall’Assessorato alla Famiglia rivolto agli immigrati presenti nel nostro

territorio.

Anno 2005

-Attività di cooperazione internazionale e beneficenza, con la Provincia di

Camaguey, nello Stato di Cuba. L’attività è consistita in una spedizione di

computer e materiale didattico presso le istituzioni della suddetta Provincia;

- Manifestazione per la degustazione di prodotti tipici locali, realizzata presso la

Villa comunale del Comune di Borgetto, finanziati dalla Provincia regionale di

Palermo, Assessorato Direzione attività produttive;

- Servizio di trasporto disabili e minori non accompagnati dalla società Consorzio

PAE MAS presso l’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo.

Anno 2006

- Progetto “Amico straniero” relativo alla realizzazione di uno sportello

informativo per gli immigrati “Fondi indistinti delle politiche sociali quota del

6%” per la durata di un anno;

- Progetto INTEGRA…AZIONE Sportello informativo polifunzionale per

l’immigrazione dal 25/09/06 al 24/12/2006;

Anno 2007

- Progetto “Sapori Mediterranei Linea Azzurra” svolta nel Comune di Trappeto,

finanziato dall’Assessorato alla Cooperazione Caccia e Pesca;

- Avvio attività per un tirocinio formativo e di orientamento per un corso per

“Operatore addetto ai servizi alberghieri di pulizia e sanificazione ambientale”,

per n° 36 allievi come da convenzione più 4 allievi esterni a carico

dell’Associazione, da svolgere presso Azienda Ospedaliera Universitaria

Policlinico Paolo Giaccone dell’Università degli Studi di Palermo.

Anno 2009

-Progetto di Servizio Civile denominato “Nuova Generazione” area Minori per

N°24 volontari del servizio civile presso il Comune di Borgetto e Partinico.

Le scelte fondamentali dell’Associazione

Negli anni l’Associazione ha rivolto la sua attenzione alla formazione e

all’esperienza sul campo dei suoi operatori, nella consapevolezza che il sociale è un

settore con natura mutevole e giammai statica. L’analisi dei contesti di intervento, e

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la sperimentazione degli stessi attraverso attività progettuali ha permesso la

creazione di ottime competenze nel settore. Sono state sviluppate ancora ottime

competenze nell’analisi territoriale e nella lettura dei bisogni emergenti e latenti. È

stata creata alla fine di questa analisi una banca dati contenente le informazioni

relative ad ogni ambito di intervento, cosi come di seguito riportate:

Area Handicap;

Area Minori;

Area anziani;

Area famiglie;

Area Immigrati;

Area tossicodipendenza.

Tali informazioni, vengono aggiornate periodicamente, al fine di migliorare lo

studio delle problematiche oggetto di eventuale progettazione di servizi e

implementazione di ricerche e buone prassi.

Autorizzazioni

-Iscrizione Agenzia delle Entrate;

-Iscrizione Albo Regionale previsto dall’art. 26 della Legge Regionale 09.05.1986

n°22 per l’area inabili;

-Accreditato per la progettazione e d erogazione di corsi di formazione

professionale;

-Accreditato all’albo Regionale del Servizio Civile.

2) Codice di accreditamento:

3) Albo e classe di iscrizione:

NZ04442

REGIONE SICILIA

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CARATTERISTICHE PROGETTO

4) Titolo del progetto:

INSEGNAMI A VOLARE

5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):

Settore: Assistenza

Area di intervento: disabili

Codice: A 06

6) Descrizione dell’area di intervento e del contesto territoriale entro il quale si realizza il

progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili;

identificazione dei destinatari e dei beneficiari del progetto:

Il progetto “INSEGNAMI A VOLARE” qui presentato intende accogliere persone

con disabilità presenti nel territorio di riferimento, al fine di promuovere una

maggiore integrazione sociale e creare un tempo libero di qualità per i giovani

disabili, riducendo l’isolamento morale e materiale di cui essi sono spesso oggetto.

Negli anni l’Associazione Padre Pio Onlus ha realizzato iniziative volte

all’assistenza domiciliare dei disabili, affiancando le famiglie con attività di

accoglienza e di sostegno socio-psicologico. Inoltre, fin dall’anno 2004 l’Ente

svolge il servizio (attivo tutt’oggi) di trasporto di disabili e minori non

accompagnati dalla società Consorzio PAE MAS presso l’aeroporto Falcone

Borsellino di Palermo.

Pertanto, l’Associazione Padre Pio Onlus intende raccogliere la sua esperienza nel

campo delle attività per disabili ed investirla nel progetto “INSEGNAMI A

VOLARE” finalizzato da una parte alla promozione di una cultura del tempo libero

di qualità per i disabili, valorizzando le loro risorse attraverso la loro partecipazione

ad attività artistiche, ricreative e sportive ad alto contenuto educativo e formativo;

dall’altra il progetto ha come obiettivo specifico la crescita professionale ed umana

del volontario, alla sua acquisizione di conoscenze e competenze pratiche ed

investibili in un futuro lavorativo.

Il progetto qui presentato si inserisce nel bisogno del Distretto Socio-Sanitario 41,

in particolare del comune di Partinico e di Borgetto, in favore dei giovani disabili

presenti, in particolare l’ambito di interventi riguarda i seguenti servizi:

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Servizi di assistenza per migliorare la qualità della vita del disabile;

Servizi educativi a sostegno dell’integrazione sociale dei giovani disabili;

Servizi di accoglienza e di animazione per un “tempo libero” di qualità;

Servizio di sostegno alla genitorialità e supporto socio-pedagogico per le

famiglie.

I Volontari del Servizio Civile saranno inseriti all’interno dei Servizi afferenti

all’ambito territoriale e settoriale sopradescritto, con l’obiettivo prioritario di

potenziare ed integrare i servizi educativi e ricreativi nell’ambito della rete dei

servizi, delle realtà istituzionali, delle diverse agenzie educative e delle

associazioni del territorio. Il progetto prevede come obiettivo specifico la

crescita professionale e l’acquisizione, da parte dei volontari selezionati, di

rilevanti capacità e competenze tecnico-operative e trasversali (come si evince

negli obiettivi specifici per i volontari indicati nel box 7), le quali si riveleranno

fondamentali per conseguire in futuro successo professionale e, in particolar

modo, la personale crescita in ambito umano, civico e sociale. Il titolo del

progetto, infatti, vuole enfatizzare la possibilità di uscire dalla propria

autoreferenzialità e di costruire una relazione di cura bidirezionale, in cui vi sia

un’inversione di tendenza, non solo il destinatario sia beneficiario dell’intervento

educativo ma che sia prioritariamente il volontario ad apprendere ad andare oltre

i propri orizzonti, superando le “barriere” della propria mente e imparando a

“volare” al di là dei pregiudizi, avvicinandosi e conoscendo in prima persona

quelle realtà difficili e problematiche, come la disabilità, le quali se vissute con

spirito solidale e profondamente umano si rivelano delle esperienze significative,

ricche di amore per il prossimo.

CONTESTO TERRITORIALE DSS N. 41

L’area del Distretto Socio-Sanitario N.41, Comune Capofila Partinico, individuata

dal Decreto Presidenziale della Regione Sicilia del 04/11/02 è composta dai comuni

di: Balestrate, Borgetto, Camporeale, Giardinello, Montelepre, Partinico, San

Giuseppe Jato, San Cipirello, Trappeto. Quest’area che comprende Comuni molto

diversi, registra complessivamente una popolazione di circa 75.000 abitanti.

In tale ambito territoriale si evidenziano gli elementi tipici delle singole realtà

determinati dall’ambiente storico, culturale ed etnico e dalla conformazione

geografica in parte collinare in parte pianeggiante. Infatti, l’area può essere

suddivisa in una fascia costiera sul Golfo di Castellammare comprendente i Comuni

di Balestrate e Trappeto, la zona della piana di Partinico ed una zona collinare ove

sorgono Borgetto, Giardinello, Montelepre e più distanziati verso l’interno S.

Cipirello, S.G. Jato e Camporeale. L’area presenta delle omogeneità di carattere

sociale, economico e antropologico e si caratterizza per la presenza di strutture e

servizi sanitari e scolastici, in conseguenza alle applicazioni legislative sul

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decentramento amministrativo. In ciascun Comune sono presenti le scuole

dell’obbligo, mentre la maggior parte delle scuole d’istruzione secondaria sono

concentrate nel Comune di Partinico, solo a Balestrate e San Cipirello sono presenti

due Istituti superiori rispettivamente l’Istituto Alberghiero e la Scuola Prof.le di

Stato per l’Agricoltura.

Partinico, inoltre, è sede d’uffici d'interesse statale (caserme di CC, G.d.F.),

d'interesse regionale (condotta agricola, sezione operativa ESA), d’Uffici Giudiziari,

dell'Ospedale di zona e dell’AUSL n°6. Per quanto riguarda quest’ultima si rileva

che alcuni servizi (Consultorio Familiare, Servizio di Neuropsichiatria Infantile e

Dipartimento di Salute Mentale) hanno attivato degli ambulatori decentrati in alcuni

Comuni, inoltre è presente il Servizio per le Tossicodipendenze (Ser.T) presso il

Comune di Montelepre. L’economia si basa, prevalentemente, ancora, su risorse

economiche derivanti dalle attività agricole, poiché l'area presenta estensioni

coltivate ad agrumeto, vigneto e uliveto, realtà, questa, che offre ancora opportunità

occupazionali. Il resto delle risorse economiche è legato all’occupazione nel

terziario, nel pubblico impiego, una piccola parte nell'imprenditoria e all’esercizio

delle libere professioni tecnico o intellettuali.

L’area è stata oggetto, negli ultimi decenni, di considerevoli trasformazioni dovute

in larga misura alla vicinanza con il capoluogo (Palermo) e al considerevole

sviluppo delle attività commerciali, fattori che hanno provocato notevoli

trasformazioni nella struttura economica. Tale sviluppo non è rimasto estraneo ad

interne contraddizioni e a limiti strutturali che ne hanno impedito il suo

completamento, e, che hanno, nonostante la loro importanza relegato, l’area in una

situazione in ogni modo marginale rispetto alla città e ad una più ampia situazione

regionale. Il vuoto creatosi nell’ambito delle attività di produzione tradizionale, è

stato in parte colmato dalle nuove attività sviluppatesi grazie alla maggiore

diffusione dell'istruzione e delle opportunità culturali, ma nonostante ciò, in molti

casi e in determinati strati sociali il vuoto è rimasto invariato, perché le risorse

umane non hanno trovato spazi di realizzazione e si sono allontanate dall'area,

creando il fenomeno delle emigrazioni e del lavoro pendolare a lunga distanza,

oppure tali risorse largamente inutilizzate, sono defluite in gravi fenomeni di

degrado sociale.

Per quanto concerne l’area disabili, i dati raccolti non provengono da una ricerca

strutturata bensì da una raccolta formale, avvenuta attraverso un’analisi della

domanda d’utenza rivolta ai servizi sociali e completata dalla somministrazione di

schede contenente indici, rilevatori di servizio rivolte ad altri enti quali: A.S.L che

interviene nella cura e nel trattamento del disagio fisico e psichico, scuola o altri enti

di Formazione, UPLMO, che svolgono un ruolo importante per l’integrazione

sociale e lavorativa delle persone portatrici di handicap.

L’assenza di un censimento e di una banca dati di riferimento, unitamente alla

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consapevolezza che l’argomento in oggetto è tra i più delicati da trattare, ci obbliga

ad evidenziare la caratteristica esplorativa e preliminare del presente lavoro; pur

consapevoli del fatto che in ogni modo esso costituisce una valida premessa per una

più ampia e approfondita analisi del fenomeno.

Attualmente dai dati stimati, i soggetti portatori di disagio (fisico e psichico) su tutto

il distretto sono circa 6339; la maggioranza degli adulti con invalidità superiore al

75% non è inserito nel mondo del lavoro ma anzi è egli stesso sostegno economico

alla famiglia d’origine che lo accoglie in casa, grazie alle indennità da lui percepite.

La famiglia, luogo privilegiato per la cura della persona, del benessere e del

perseguimento della coesione sociale, resta ancora ad oggi, nell’immaginario

collettivo un luogo privilegiato, l’unico in grado di rispondere alle esigenze del

disabile, abituati ad affrontare l’handicap del proprio familiare come qualcosa di

privato d’intimo e sentendosi la sola e unica risposta protettiva e terapeutica in

grado di superare e gestire la situazione di crisi del proprio familiare.

Di contro, però si fa sempre più pressante l’esigenza di garantire al disabile una

maggiore sicurezza per il suo futuro sia per risposta all’interrogativo del “dopo di

noi ” ovvero di chi si prenderà cura di lui quando i genitori non ci saranno più, sia

rispetto alla sua possibilità d’integrazione, socializzazione e partecipazione alla vita

sociale della comunità. Le richieste d’intervento delle famiglie pertanto sono sia a

valenza intrafamiliare sia extrafamiliare. La Legge 104/92 e sue successive

modifiche ed integrazioni, legge quadro sull’assistenza e l’integrazione sociale e i

diritti delle persone handicappate, pone al centro dell’intervento la persona nella sua

globalità, indipendentemente dallo stato o dal tipo di handicap in cui si trova,

prendendo in considerazione la persona disabile nel suo sviluppo unitario dalla

nascita, alla famiglia, alla scuola, al lavoro, al tempo libero.

La Legge 104/92, prevede inoltre l’utilizzazione di diversi strumenti giuridici,

(Accordi di programma, Protocolli d’intesa, convenzioni ecc.) tra enti pubblici e

privati, volti a favorire il superamento della parcellizzazione degli interventi e la

sovrapposizione delle prestazioni, consentendo ai comuni di svolgere un’azione

efficace per il miglioramento della qualità della vita dei soggetti disabili.

Per quanto concerne i minori disabili, l’inserimento nel mondo della scuola è da

sempre un problema difficile da affrontare; la presenza dell’insegnante di sostegno

che collabora con l’insegnante di classe è sicuramente di notevole aiuto ma spesso

l’inserimento del bambino a scuola avviene quando egli ha già un’immagine di sé

ormai erroneamente consolidata che può ripercuotersi negativamente sulla vita di

relazione scolastica; per questo motivo è opportuno facilitare l’inserimento del

bambino disabile fin dall’asilo nido, così come prevede l’art. 12 della l. 104/92.

Nell’anno 2003 sul territorio del distretto 41 sono stati attivi i seguenti servizi:

o Trasporto scolastico assistito (Comuni di: Partinico, S. Cipirrello, S. Giusepe

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Jato, Borgetto);

o Trasporto assistito per la fruizione di un servizio sociale tipo “Centro Diurno

o Centro Riabilitativo (Comuni di: Partinico, Camporeale);

o Counselling sociale per le famiglie e gli utenti disabili (Tutti i Comuni

D.41.);

o Counselling Psico-Socio-Pedagogico (Comune di Partinico);

o Centro Diurno per portatori di handicap per n°10 Utenti (Comune di

Partinico);

o Comunità Alloggio per portatori di handicap grave ai sensi della Legge

104/92 art.39.comma 2° - Servizio aperto agli utenti del D.41 per n° 4 Utenti

(Comune di Partinico);

o Attività extrascolastiche rivolte ai bambini sordi progetto d’intervento

finanziato dalla Provincia Regionale di Palermo (Comune di Partinico);

o Aiuto economico per adattamento auto e/o rimborso spese trasporto ,ecc

(Comuni di Partinico, Montelepre, Balestrate, San Giuseppe Jato);

o Assistenza Domiciliare (Comuni di Montelepre S. Cipirrello);

o Assistenza Domiciliare Integrata per portatori di handicap grave ai sensi

della Legge 104/92 art.39.comma 2°, per n° 6 Utenti (Comune di

Giardinello), per n°5 Utenti (Comune di Trappeto).

1 – Consistenza della popolazione disabile del distretto

Comune Popolazione

Legale

Tasso di Disabilità

Regione Sicilia

Popolazione

Disabile

Partinico

31.003

62,8%°

1.947

Balestrate

5.693

358

Trappeto

2.770

174

Montelepre

6.168

387

Borgetto

6.242

393

Giardinello

1.900

119

S. Giuseppe Jato

8.349

524

S. Cipirello

5.016

315

Camporeale

3.716

233

TOTALE

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70.860 62,8%° 4.450

2 – Distribuzione delle diverse tipologie di disabilità per ogni comune del

distretto 41.

Comune Disabili

fisici

Disabili

Psichici

Disabili

sensoriali

TOTALE

Partinico

817

896

234

1.947

Balestrate

150

165

43

358

Trappeto

73

80

21

174

Montelepre

162

179

46

387

Borgetto

165

180

48

393

Giardinello

49

55

15

119

S. Giuseppe

Jato

220

242

62

524

S. Cipirello

132

145

38

315

Camporeale

97

108

28

233

TOTALE

1.865

2.050

535

4.450

Analisi ragionata della domanda e dell’offerta sociale

Da quanto esposto si desume che i disabili fisici nel distretto sono presuntivamente

1.865, quelli psichici 2.050 e quelli sensoriali della vista e dell’udito sono 535,

pertanto la popolazione disabile complessiva del distretto si presume che sia di

4.450 persone. Tra loro, i disabili gravi, ai sensi della legge 104/92, si presume che

siano 579, di cui 242 disabili fisici, 270 psichici e 67 sensoriali.

Anche tra i meno disagiati la disgregazione dei rapporti sociali non può che

aggravare la patologia e le sue manifestazioni, come purtroppo ci ricordano i molti

tragici avvenimenti frequentemente resi noti dai mass-media. Anche nel nostro

Distretto sono stati numerosi, negli ultimi anni, i suicidi legati a sofferenze

psichiche, e vi è stato un caso di omicidio – suicidio. Tuttavia non esiste attualmente

nel nostro Distretto alcun intervento o programma per il reinserimento lavorativo e

l’integrazione sociale dei disabili psichici, e quindi per la prevenzione delle

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conseguenze invalidanti delle patologie.

Appare fondamentale realizzare una programmazione e pianificazione degli obiettivi

e la definizione di interventi volti innanzitutto:

- Alla prevenzione dell’emarginazione che il disagio psichico provoca al disabile

alla sua famiglia;

- Alla valorizzazione delle capacità e abilità personali del disabile attraverso il

recupero, il rafforzamento e lo sviluppo della sua autonomia;

- Al sostegno della famiglia, nella cura e gestione del disabile.

Quanto indicato per garantire una rete di servizi dedicata specificatamente a coloro

che vivono in situazione di disagio psichico favorendo contestualmente l’accesso

anche a tutti i servizi presenti nel territorio.

In ottemperanza a quanto previsto dall’art. 14 della L. 328/00 le misure di intervento

per i disabili fisici e psichici dovrebbero riguardare:

- Creazione e/o potenziamento e/o mantenimento dei servizi di accoglienza a

carattere residenziale (Comunità Alloggio – Gruppi Appartamento);

- Interventi volti a favorire l’autonomia e autodeterminazione del disabile

psichico e fisico attraverso forme di lavoro protetto, anche secondo il

modello “borse lavoro” (tipo di intervento già sperimentato in passato con

ottimi risultati) che permettano al disabile una maggiore integrazione sociale

e/o il mantenimento del disabile nel proprio ambiente di vita;

- Interventi a sostegno delle famiglie che mantengono al loro interno un

disabile psichico anche attraverso “operatori di appoggio” che sollevino la

famiglia dal carico totale del disabile e operino per potenziare le capacita

residuali dello stesso, la sua autonomia di base, la sua capacità comunicativa,

le sue relazioni interpersonali, permettendo all’utente stesso di “gestire” la

sua via in maniera più autonoma;

- Potenziamento o creazione di un Centro Diurno ricreativo in ogni Comune;

- Potenziamento o istituzione del servizio di trasporto sia per minori che per

adulti verso strutture residenziali, centri di riabilitazione, istituzioni

scolastiche, centri di culto, etc.;

- Istituzione e/o potenziamento di un servizio assistenza domiciliare;

- Azioni di supporto alle famiglie che facciano fronte a situazioni di

emergenza temporanea attraverso soluzioni residenziali e/o di assistenza

temporanea;

- Assistenza economica per P.D.H. volta a superare difficoltà economiche e

sociali;

- Istituzione di un centro socio sanitario polivalente (riabilitativo, logopedico,

ricreativo) sovracomunale, per rispondere agli utenti e alle loro famiglie che

esprimono il bisogno di poter usufruire di un centro in cui potere tenere

occupati i propri familiare affetti da disagio psichico e/o motorio. La

mancanza di tale tipo di servizio ha incrementato lo sviluppo di varie forme

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depressive che colpiscono molti di questi giovani disabili costretti a

trascorrere il loro tempo tra le mura domestiche;

- Istituzione dell’Ufficio di Segretariato Sociale a valenza sovracomunale e

contestuale gruppo di osservazione e rilevamento dei tassi di disabilità e del

disagio sociale nel territorio distrettuale, per un’adeguata programmazione

dei servizi e un aggiornato monitoraggio dei bisogni e delle risorse presenti

con contestuale creazione di una banca dati.

FONTE:Relazione sociale, Legge 328/00, Distretto Socio-Sanitario n. 41, Sicilia

L’analisi dell’offerta e dei servizi rivolti ai disabili nei territori presi in esame sono

prevalentemente volte a problematiche quali l’assistenza sanitaria, la

riabilitazione e l’inserimento scolastico, mentre vi è carenza di strutture

extrascolastiche di carattere ludico/ricreativo dedicati all’organizzazione di

attività per il tempo libero di “qualità”.

I dati raccolti testimoniano che è scarsa la presenza sul territorio di offerte per un

tempo libero di qualità. A tal proposito, il progetto si inserisce sul bisogno di creare

opportunità sportive e ricreative, che riteniamo fondamentali strumenti di

socializzazione, di integrazione e di sviluppo della personalità in tutte le sue

dimensioni: cognitiva, affettiva e comportamentale.

Bisogna non trascurare la dimensione relazionale, per cui è necessario che si

rendano disponibili spazi e tempi a misura di tutti, che si prevedano delle autentiche

modalità di incontro tra la collettività e i gruppi associativi, dove il ragazzo disabile

possa confrontarsi con altre persone e dove queste ultime possano riconoscerne la

ricchezza e l’originalità del suo essere.

È pur vero che si sta diffondendo una certa cultura attenta ai bisogni del disabile, ma

è comunque necessario rafforzare tale consapevolezza e diffondere ad ampio raggio

la cultura della cura, che implica una relazionalità empatica volta non alla

guarigione del soggetto, infatti aiutare, curare qualcuno non significa tanto alleviare

un dolore o sconfiggere una malattia, ma è quel tentativo di comprendere il senso

esistenziale di un’emergenza, di una sofferenza. Questo processo porta a considerare

l’utente quale persona: significa conferire dignità umana e riconoscimento sociale,

quest’ultimo indispensabile per una sana costruzione del sé.

Il progetto si inserisce in questa cultura ed in questi valori; agisce attraverso percorsi

personalizzati concordati con l’interessato e con la famiglia, intervenendo con

attività ed occasioni nelle quali le persone disabili possano essere partecipi e

protagoniste. Infatti, la progressiva limitazione dell’autonomia fisica e psichica, la

scarsa partecipazione alla vita comunitaria e il conseguente isolamento, rende

necessario potenziare le iniziative di sostegno ai disabili, per favorirne la qualità

della vita e una reale integrazione sociale.

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I partner progettuali sono i seguenti:

FASE 1 “AVVICINAMENTO, SENSIBILIZZAZIONE E PROMOZIONE DELLE

ATTIVITÀ PROGETTUALI”:

Gli Sportelli Multifunzionali E.N.F.A.G.A. si occuperanno di realizzare attività di

avvicinamento, promozione e sensibilizzazione sulla mission del progetto, attraverso

le risorse umane operanti presso lo stesso Ente (Orientatori, Assistenti Sociali,

Animatori, ecc.), contribuendo inoltre nel predisporre materiale pubblicitario ed

inviare e-mail informative, così come previsto nel box 24.

FASE 2 “REALIZZAZIONE ATTIVITÀ PROGETTUALI”:

L’Ente partner “Nido d’Argento” metterà a disposizione le risorse strumentali

(attrezzature per le attività ludico ricreative), e risorse umane (operatori

dell’associazione coinvolti nella realizzazione delle attività laboratoriali delle azioni

“Giù le maschere” e “DanzAbili”, affiancati ai volontari) al fine di realizzare le

attività coerenti con l’obiettivo progettuale, così come indicato nel box 24.

L’Ente partner Computer e Co (profit) contribuirà alla realizzazione del progetto

grazie all’applicazione di uno sconto sul materiale di consumo da utilizzare per la

realizzazione di tutte le attività previste, e inoltre la stessa azienda ha previsto uno

sconto del 5% per l’acquisto di materiale didattico e cancelleria, per i minori

coinvolti nel progetto al fine di agevolare le attività di sostegno scolastico in quei

casi in cui la famiglia si trova in uno stato di indigenza, (così come indicato nel box

24).

Destinatari del progetto

I destinatari del progetto sono giovani disabili, residenti nei comuni di Borgetto e di

Partinico, a cui è offerto:

sostegno alla famiglia aiutandola negli interventi di assistenza diretta alla

persona in difficoltà;

sostegno ed accoglienza attraverso percorsi educativi personalizzati;

sostegno ed accompagnamento alle iniziative per il tempo libero di qualità;

supporto psico-pedagogico per le famiglie con difficoltà.

Target group

Il target group del progetto è rappresentato da:

15 giovani disabili e le famiglie residenti nel comune di Partinico e Borgetto.

Beneficiari indiretti del progetto

- Famiglie o tutori dei disabili coinvolti nel progetto;

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- Istituzioni pubbliche e private che operano nell’ambito dei disabili e in sinergia

con i nuclei familiari del territorio (scuole, parrocchie, ASL, ecc.);

- Comunità di appartenenza dei disabili beneficiari del progetto.

Cause del problema

- Scarsità di luoghi di socializzazione rivolti a persone diversamente abili;

- Inadeguati programmi di integrazione e promozione sociale;

- Servizi di tipo assistenzialistico e non di reale integrazione della persona;

- Mancanza di programmi di supporto psico-pedagogico per le famiglie con disabili;

- Carenza di una rete di sostegno alla genitorialità.

7) Obiettivi del progetto:

PREMESSA

Dalla lettura delle relazioni sociali sopra riportate, è emerso che i servizi per i giovani

disabili, presenti nei contesti territoriali considerati, non riescono a supplire le

necessità della domanda sociale in maniera esaustiva. Il progetto “Insegnami a

volare” propone di intervenire in merito alla domanda sociale di costituire e

sviluppare dei centri aggregativi per disabili, incoraggiando la socializzazione e il

confronto fondamentali per lo sviluppo armonico e positivo dell’intera persona. A tal

proposito consideriamo funzionale ed educativo permettere ai giovani che scelgono

di svolgere il Servizio Civile di osservare da vicino la problematica della disabilità,

sia per sconfiggere lo spauracchio della diversità sia per offrire loro uno strumento di

crescita personale, di promozione delle cittadinanza attiva e della solidarietà.

Pertanto, l’Ente si pone l’obiettivo prioritario di fornire ai giovani volontari

un’opportunità formativa unica nel suo genere, progettata fin da subito come

strumento di crescita personale, come momento di educazione e promozione

della cittadinanza attiva, della solidarietà e del volontariato; e che fornirà

strumenti e competenze professionali spendibili successivamente nel mondo del

lavoro. Dunque, il progetto qui presentato si prefigge come finalità principale e

prioritaria la formazione civica, sociale, culturale e professionale dei volontari,

così come previsto dall’art.1, lettera e), Legge 6 marzo 2001, n.64.

In particolare, il progetto mira a favorire la partecipazione al Servizio Civile di

giovani con minori opportunità (bassa scolarizzazione; minori opportunità socio-

culturali; disabilità compatibili con le attività previste dal progetto; reinserimento

post-affido ai Servizi Sociali; migranti di seconda generazione con cittadinanza

italiana), infatti, all’interno del progetto saranno realizzate attività compatibili con le

competenze e le capacità residue dei singoli volontari utili a favorire la crescita

culturale e sociale di tali soggetti. In questa prospettiva, in accordo con la lettura del

contesto territoriale considerato, si vuole puntare sulla formazione della coscienza del

cittadino attivo, intesa come educazione volta all’autoformazione della persona che

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impara a “diventare cittadino”. In questo percorso, la percezione di sé risulta essere

fondamentale poiché contribuisce al senso di self efficacy e al ruolo che si assume

nella partecipazione al proprio territorio urbano. Di fatti, un cittadino si definisce

attraverso la solidarietà e la responsabilità in rapporto alla sua patria, intesa in modo

più vasto e profondo. In tal senso, l’esperienza del volontario in servizio civile

costituisce un momento irripetibile di riflessione costruttiva per quanto concerne

determinate problematiche sociali, familiari e giovanili, e conferisce ai volontari con

minori opportunità determinate conoscenze, competenze tecnico-professionali e,

non meno importanti, competenze trasversali, che consentiranno loro innanzitutto di

ampliare e variegare il proprio bagaglio culturale e professionale e diventare risorsa

spendibile nel sempre più selettivo mondo lavorativo. I giovani che saranno

impegnati nel servizio civile, saranno portati a riflettere sulla propria esperienza di

vita e sulle proprie prospettive future e a confrontarsi con realtà di disagio ed

esclusione, acquisendo abilità e competenze socio-assistenziali. A tal proposito, fra

gli obiettivi prioritari dell’Associazione Padre Pio Onlus vi è la formazione

realizzata attraverso percorsi formativi atti a produrre cambiamenti negli

atteggiamenti e nei comportamenti delle persone, affinché possano sperimentare il

passaggio dall’essere semplici consumatori di servizi a produttori di risorse per

l’ambiente territoriale circostante.

OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO

OBIETTIVI GENERALI

Gli obiettivi generali di questo progetto sono:

Promuovere l’integrazione sociale dei giovani disabili;

Sostenere le richieste d’aiuto e di assistenza da parte delle famiglie;

Favorire lo sviluppo di relazioni umane significative tra la persona in

difficoltà e la comunità più ampia;

Tutelare e promuovere il benessere psicofisico del disabile, superando ogni

forma di emarginazione sociale;

Promuovere attività volte all’integrazione scolastica per i ragazzi disabili

coinvolti che frequentano la scuola;

Promuovere attività di tempo libero di qualità per il giovane;

Consentire forme di aggregazione e di incontro tra giovani disabili e

normodotati;

Favorire la crescita nella collettività la cultura della solidarietà e della difesa

dei diritti sociali, nell’ottica della cittadinanza attiva;

Favorire interventi diretti alla creazione di una cultura della riduzione

dell’Handicap, in generale delle diversità e delle “solitudini”;

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Fornire strumenti, spazi e risorse utili alla promozione del benessere dei

disabili, attraverso il “saper fare ed il sentirsi utili” migliorando la loro

autonomia ed indipendenza.

OBIETTIVI SPECIFICI RISPETTO AL SERVIZIO

OBIETTIVI SPECIFICI INDICATORI DI

RISULTATO

STRUMENTI DI

MISURAZIONE

Presa in carico dei disabili N. effettivo di

inserimenti effettuati

per l’intera durata del

progetto

Registri presenze

Sviluppare il lavoro di rete N. incontri effettuati

con servizi territoriali

che a vario titolo si

occupano di disabili

Relazioni

volontari/OLP

Accrescimento della conoscenza del

contesto in cui vivono le famiglie e

i disabili destinatari dell’intervento;

N. famiglie con

disabili contattate/ N.

famiglie totale

Check list compiti e

funzioni genitoriali

incapacità gestione

del problema

Sviluppare l’affettività, la

socializzazione e il coinvolgimento

tra i disabili attraverso la

partecipazione delle attività

proposte

N. disabili che

partecipano alle

attività/N. totale

disabili % presi in

carico

Diario di Bordo

volontari

Sviluppare momenti di conoscenza

e scambio per valorizzare l’unicità e

le specificità di ogni persona

N. Partecipazione

incontri tematici

N. Partecipazione

Schede di

partecipazione

Migliorare la qualità dei servizi

dedicati ai disabili in vista di un

tempo libero di qualità

N. disabili che

partecipano alle

attività/Numero

attività realizzate

Schede di

partecipazione;

Diario di bordo

volontari

Aumentare le capacità genitoriali e

le abilità di adattamento delle

famiglie nel percorso di crescita dei

figli

N. di famiglie

coinvolte – N. di

persone che

accedono alle attività

proposte

Schede di

partecipazione;

Potenziamento delle abilità e

capacità residue di ogni disabile,

della sua autonomia e indipendenza

utilizzo indicatori

relativi alle

autonomie di base,

Scheda di

osservazione

(somministrazione

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superiori e relazionali trimestrale e

comparazione

risultati)

Miglioramento del rendimento

scolastico dei ragazzi disabili

coinvolti che frequentano la scuola

Risultati scolastici

conseguiti al primo

semestre confrontati

con quelli conclusivi

N. totale alunni

promossi

Comparazione dei

risultati ottenuti

nell’anno scolastico

OBIETTIVI GENERALI VERSO I VOLONTARI DEL SERVIZIO CIVILE

Si intende offrire ai volontari del SCN un percorso formativo, che permetta loro di:

Consentire di svolgere le diverse attività previste, in modo tale da ottenere, al

termine del servizio, un valido bagaglio di esperienze sia da un punto di vista

etico e civico, che da un punto di vista tecnico-operativo;

Favorire l’acquisizione di elementi di conoscenza e competenza necessari allo

svolgimento del servizio e utili per la crescita umana sia a livello personale

che a livello sociale.;

Compiere un’esperienza significativa di conoscenza, sperimentazione,

scambio, educazione e formazione ai valori della solidarietà, della

nonviolenza, della promozione umana e integrazione sociale, della cultura del

lavoro;

Dare al giovane un’opportunità di valutare le proprie potenzialità affinché

l’esperienza del servizio civile sia per essi uno strumento di partecipazione

attiva, trasformandoli da semplici consumatori a produttori di risorse per la

società;

Dare ai volontari la possibilità di fare esperienze utili per un futuro

inserimento nel mondo del lavoro, acquisire competenze professionali e

norme comportamentali spendibili nel mondo lavorativo;

Promuovere processi educativi che rafforzano i concetti di valore di sé e degli

altri, della cultura della pace, della nonviolenza e della solidarietà, in accordo

con i principi della L. 64/2001;

Aumentare la consapevolezza e il possesso individuale e collettivo di valori in

relazione ai diritti di ciascuno, al rispetto della propria storia e alla

costruzione di quella comune;

Riconoscere e successivamente rispondere alle domande di cura, di sviluppo e

di promozione del benessere per ciascuna persona portatrice di disabilità, del

suo bisogno di autonomia e autoefficacia;

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Acquisire conoscenze e competenze sul campo relativamente alla

professionalità nuova di “mediatore-facilitatore” sociale, di alto valore civico

e sociale e che costituisce un importante patrimonio professionale ben

“spendibile” nel mercato del lavoro;

Consentire l’interiorizzazione di conoscenze ed esperienze che conducano al

confronto e all’interazione fra diversi;

Favorire l’acquisizione di un atteggiamento solidale verso le altre persone ed

in particolare nei confronti di quelle in difficoltà;

Sviluppare esperienze di relazione di aiuto, di supporto e di organizzazione

soddisfacente tra i bisogni dei cittadini con disabilità e il mondo del lavoro,

contribuendo a costruire e rafforzare una sensibilità civica e sociale coerente

con i principi istitutivi del servizio civile.

OBIETTIVI SPECIFICI DA RAGGIUNGERE DAI VOLONTARI IN

SERVIZIO:

OBIETTIVI

SPECIFICI

INDICATORI DI RISULTATO STRUMENTI DI

MISURAZIONE

Far vivere ai volontari

un’importante

opportunità formativa,

non solo utile alla

fornitura di strumenti

spendibili

successivamente nel

mondo del lavoro, ma

progettata fin da

subito come momento

di orientamento alla

crescita, educazione

alla cittadinanza attiva

ed alla solidarietà;

Valutazione positiva dell’esperienza di

Servizio Civile Nazionale (customer

satisfaction).

1.Questionario customer

satisfaction;

2.Questionario

soddisfazione e

valutazione

dell’Esperienza del

Servizio Civile Nazionale;

Far acquisire

competenze socio-

relazionali, educative,

culturali e

professionali da

spendere nel futuro e

all’interno della

comunità di

appartenenza;

Far prendere

Acquisire:

CONOSCENZE (SAPERE):

- apprendere nel contesto della

formazione specifica gli elementi

fondamentali per relazionarsi

positivamente con i bambini e i giovani

disabili e normodotati in attività rivolte

alla promozione delle capacità di

apprendimento e di orientamento;

- conoscere attraverso la formazione

specifica le principali tecniche educative

ed animative in materia;

- nozioni di pronto intervento, diritti e

1.Bilancio d’esperienza;

Scheda mensile di

monitoraggio;

2.Scheda di monitoraggio

a cura del responsabile di

monitoraggio.

3.Questionari di

valutazione dell’attività

formativa.

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consapevolezza delle

proprie modalità

espressive, attraverso

forme comunicative

non esclusivamente

linguistiche

(linguaggio verbale e

non verbale,

prossemica).

tutela dell’infanzia e delle disabilità;

- Caratteristiche dei sistemi scolastici ed

educativi;

- Elementi di normativa di riferimento

sulla responsabilità civile e penale

dell’operatore e sulla sicurezza dei

luoghi di lavoro.

COMPETENZE TECNICO

PROFESSIONALI (SAPER FARE):

- analizzare i bisogni e le richieste implicite

ed esplicite del minore disabile e delle

famiglie, sperimentando metodi e tecniche

educative in relazione ad essi;

- analizzare le risorse attivabili all’interno

della famiglia;

- costruzione e conduzione di positive

relazioni e comunicazione sia con i minori

coinvolti che con la famiglia di

appartenenza;

- collaborare con gli operatori nella ricerca,

strutturazione e realizzazione di nuove

attività;

- imparare ad osservare e collegare le risorse

presenti sul territorio

COMPETENZE TRASVERSALI (SAPER

ESSERE):

- Acquisizione di metacompetenze individuali

quali: ascolto attivo, autoefficacia,

autostima, problem solving, di

comunicazione e di relazione interpersonale,

di flessibilità organizzativa,di orientamento

al raggiungimento degli obiettivi personali e

di gruppo, di lavoro in équipe;

- Riconoscimento di un ruolo personale

efficace nel contribuire ad abbattere , i

pregiudizi, le ingiustizie e le disuguaglianze

sociali, comprendendo il passaggio dal

concetto di democrazia formale a

democrazia sostanziale e partecipata;

-Capacità di costruzione di rapporti

interpersonali: abilità sociali

-Capacità decisionali e di iniziativa

-Capacità di problem solving,di pensiero

analitico e creativo;

-Capacità di orientamento al servizio.

Questionario di

soddisfazione e di

valutazione dell’attività

formativa.

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OBIETTIVI EDUCATIVI VERSO I GIOVANI CHE PARTECIPANO AL

PROGETTO

1. Promozione di percorsi volti alla sperimentazione della cittadinanza attiva e

del protagonismo sociale, nelle relazioni e nei loro ambienti di convivenza.

L’educazione alla cittadinanza attiva è strettamente correlata all’educazione alla

democrazia. L’esser cittadino dovrebbe attivare il pensiero critico e analitico, in

modo tale che da semplice consumatore di politiche pubbliche ne diventi costruttore.

Per far sì che questo sia possibile è necessario che nell’esercizio della democrazia sia

enfatizzato il processo deliberativo, il quale presuppone che per prendere decisioni

collettive bisogna attenersi rigorosamente a due regole: che tutti partecipino

direttamente o indirettamente e che la decisione venga presa dopo una libera

discussione a maggioranza. La concezione procedurale tende a massimizzare il

consenso e minimizzare la violenza, focalizzando l’attenzione sulle regole che

permettono di prendere decisioni per la collettività. In questa prospettiva, il

volontario durante l’anno di servizio civile si confronterà con modalità di

organizzazione di gruppi di lavoro e gestione del conflitto tra operatori e volontari,

intesa come attività di cooperazione basata sull’ascolto, permettendo loro si essere

protagonisti attivi nella quotidianità del territorio in cui vivono.

2. Attuazione di programmi di sviluppo delle competenze professionali dei

volontari coinvolti, conferendo loro una buona capacità decisionale sul proprio

progetto di vita e aiutandoli in tal senso ad arricchire il portfolio di conoscenze,

competenze tecniche-operative e competenze trasversali.

Il fine di tale strategia è quello di ridurre la discrepanza tra aspirazioni e aspettative,

in quanto la prima rappresenta la meta ideale che ognuno dovrebbe sforzarsi di

raggiungere, mentre la seconda è ciò che l’individuo pensa di potere realmente

raggiungere. In questa prospettiva, la tesi è che l’alta discrepanza tra aspirazioni e

aspettative conduce a un senso di frustrazione, che può portare in alcuni casi ad

adottare una condotta criminale. Dunque, l’azione principale è quella di individuare

ed attivare le risorse interne del volontario e potenziare i mezzi a lui disponibili,

affinché possa raggiungere le mete professionali e personali prefissatesi,

sperimentando le proprie capacità di Self Efficacy. A questo proposito, l’Ente partner

E.N.F.A.G.A. rilascerà a tutti i volontari che ne fanno richiesta una certificazione

delle competenze, per gli usi consentiti dalla legge, acquisite con l’esperienza di

servizio civile attraverso il portfolio delle competenze, da allegare al curriculum per

l’incontro domanda-offerta di lavoro, (come specificato nel box 28).

1. Realizzazione di attività volte alla maturazione di un pensiero critico nei

confronti delle disparità e delle ingiustizie sociali, in particolare nei confronti

degli abusi di potere e delle diverse forme di prevaricazione.

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Al fine di favorire lo sviluppo di tali abilità, il progetto prevede determinate azioni

che tendano alla valorizzazione della pacifica convivenza e del rispetto altrui.

Attraverso specifici gruppi di riflessione saranno inoltre affrontate le tematiche del

conflitto e dell’abuso del potere, in modo da favorire lo sviluppo di una mentalità di

cooperazione e della scoperta dei vari tipi di leadership, dalla più funzionale alla più

disfunzionale. Tutto ciò nell’ottica di promuovere il principio della legalità e della

democrazia, concetti che non possono sussistere separatamente senza entrare in una

logica contraddizione. Pertanto, il progetto verterà verso un’educazione alla

democrazia, ovvero quell’insieme di attività volte a trasferire ai cittadini le

motivazioni e le conoscenze necessarie a essere parte di questo processo.

OBIETTIVI SPECIFICI DI ANIMAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DELLA

COMUNITÀ

La fase iniziale del progetto è rappresentata dall’azione di sensibilizzazione degli

adulti di riferimento, con l’obiettivo di realizzare un loro coinvolgimento attivo e di

sostegno. Questa fase mira a favorire l’emergere di una cultura della solidarietà

affinché la comunità stessa sia stimolata nel gestire iniziative volte a costruire un

tessuto sociale accogliente e rispettoso dei diritti di tutti, in particolare nei confronti

di coloro che versano in condizioni di disabilità, di disagio e di povertà morale o/e

materiale. In questo senso, si vogliono promuovere azioni di presa di coscienza e

conoscenza delle proprie dinamiche interne, della realtà socio-territoriale, del

contesto culturale e dei valori, identificando le diversità e la molteplicità come una

ricchezza da difendere e salvaguardare. Infine, ma non ultima per importanza, si

vuole stimolare il lavoro di rete tra tutte le parti che la compongono e in maniera

principale, tra i soggetti attivi in campo sociale, pubblici e privati. Inoltre, il

progetto prevede (in fase in itinere ed ex post, come si evince dal box 17) dei

momenti di socializzazione tra i volontari in servizio civile e altri giovani, in

modo da diffondere le esperienze che hanno vissuto durante l’anno di servizio

civile e dunque sensibilizzare, sia la comunità più ampia che i giovani interessati

ad intraprendere questo servizio, verso le tematiche e problematiche incontrate.

In particolare, saranno organizzati degli incontri nei maggiori centri culturali e

aggregativi dei contesti territoriali coinvolti, come parrocchie, oratori e scuole.

8) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca in modo puntuale le

attività previste dal progetto con particolare riferimento a quelle dei volontari in servizio

civile nazionale, nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo:

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8.1 Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi

PREMESSA

Il progetto “Insegnami a volare” qui presentato rappresenta uno strumento

fondamentale di prevenzione, di integrazione e di assistenza verso la persona

disabile. Spesso l’ambiente circostante limita le possibilità di indipendenza del

giovane disabile e talvolta riduce i canali di socializzazione, comportando l’aumento

dell’isolamento psicologico, oltre che sociale. L’obiettivo prioritario che l’Ente

intende assumersi è dunque quello di valorizzare momenti di incontro e di confronto

tra i giovani disabili, offrendo loro opportunità di crescita e sviluppo della

personalità. Saranno a tal proposito incentivate attività che stimolino la creatività e

le naturali inclinazioni dei ragazzi, attuando percorsi educativi personalizzati volti

alla scoperta dell’eccellenza di ciascuno. Al centro di questa teoria

dell’apprendimento sta l’educando che impara a muoversi con sempre maggiore

consapevolezza e autonomia, costruendo relazioni positive con i suoi coetanei e con

gli adulti nei diversi ambienti che frequenta e nelle situazioni in cui si trova a vivere.

Lo studioso che ha elaborato questa teoria è Garcìa Hoz, secondo il quale

personalizzare vuol dire ottenere che ogni giovane cresca in accordo con ciò che

egli è, ovvero una persona da valorizzare perché raggiunga l’eccellenza che gli è

propria. Tale visione si discosta dall’approccio individualizzato, che presuppone

obiettivi comuni a tutti e un apprendimento gestito essenzialmente dall’educatore.

Secondo l’approccio personalizzato, invece, si parte dal presupposto che esistono

diversi “tipi di eccellenza” e che ogni uomo può essere eccezionale in qualcosa se

incontra un educatore che crede in lui e che gli lascia un margine di autogestione.

Il volontario deve essere in grado di trasmettere al giovane educando che

l’eccellenza non dipende esclusivamente dai risultati raggiunti, ma piuttosto da

come ognuno è stato in grado di esigere da se stesso di raggiungere al massimo

grado ciò di cui è capace. Inoltre, il volontario acquisirà a sua volta la capacità di

sostenere ogni singola attitudine del giovane disabile, individuando la sua eccellenza

personale e incoraggiandolo a perseguire i suoi autentici interessi. Al fine di

raggiungere tali obiettivi specifici è auspicabile l’uso delle moderne Tecnologie

dell’Informazione e della Comunicazione, sia perché è stato dimostrato che questi

strumenti contribuiscono ad accrescere la motivazione dei giovani, sia perché hanno

un’interfaccia interattiva che permette l’accessibilità a tutti, superando qualsiasi tipo

di “barriera architettonica e mentale”. A tal proposito, si propone il coinvolgimento

dei genitori in percorsi di approfondimento educativo, finalizzate ad attivare il

protagonismo familiare che rappresenta una risposta al disagio sociale, in quanto

consente di generare benessere non solo per le famiglie stesse, ma per l’intera

comunità favorendo la crescita della coesione sociale. Elemento qualificante del

progetto è quindi quello di costruire flussi comunicativi e relazionali all’interno

della comunità territoriale per incentivare e sostenere maggiori opportunità per i

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minori disabili e le famiglie residenti nel territorio, in un’ottica autenticamente

promozionale dei diritti umani e di integrazione tra le risorse formali e informali

della comunità medesima.

Portata a conoscenza nei territori quella che è l’organizzazione del progetto

“Insegnami a volare” e tutte le informazioni utili per l’accesso allo stesso, si potrà

procedere, previa organizzazione delle attività e del personale, a dare l’avvio alle

attività di accoglienza dell’utenza.

Il centro sarà aperto nei seguenti orari: tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore

14.00 alle 20.00. Nelle ore pomeridiane inoltre verranno svolte le attività

laboratoriali, ricreative, preventive ecc., proposte e realizzate dal gruppo degli

operatori e dai volontari del progetto.

Descrizione dei piani di attuazione

1°FASE: Formazione, inserimento e la conoscenza del contesto

2°FASE: Affiancamento, instaurarsi delle relazioni con gli utenti

3°FASE: Raggiungimento della piena operatività nello svolgimento delle

attività

4°FASE: Raccolta dell’esperienza e verifica del raggiungimento degli obiettivi.

Di seguito si riporta il CRONOGRAMMA delle attività diviso per fasi:

mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

1°Fase

Formazione, inserimento e la

conoscenza del contesto

2° Fase

Affiancamento, instaurarsi delle

relazioni con gli utenti

1. Sportello di accoglienza e ascolto

per le famiglie

2. Laboratorio CartaBianca

3. Cyberspace

4. Giù le maschere

5. Alleniamo i cinque sensi

6.DanzAbili

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7. Il sapere di Socrate

3° Fase

Raggiungimento della piena

operatività e dose di autonomia

nello svolgimento delle attività

4° Fase

Raccolta dell’esperienza e verifica

del raggiungimento degli obiettivi.

Fase 1 - La fase iniziale verterà sulla formazione, l’inserimento e la conoscenza

del contesto specifico.

Nei primi mesi il volontario dovrà: familiarizzare con le strutture in cui svolgerà le

sue attività; iniziare a conoscere gli utenti e i referenti.

Settimanalmente è previsto - presso la sede progettuale dell’Associazione Padre Pio

Onlus - un incontro di formulazione delle attività, coordinamento delle medesime

nelle varie scuole, confronto e revisione delle esperienze in atto, al fine di fornire un

supporto costante e continuo all’operato dei volontari.

Per quanto riguarda la formazione dei volontari nel primo periodo tutti i giovani in

servizio civile saranno inseriti nel percorso di formazione generale e specifica

descritto nei punti successivi; questo momento, così come il percorso di tutoraggio,

diverrà occasione privilegiata di “conoscenza e confronto” tra i giovani in Servizio

Civile Nazionale operanti in diverse realtà del volontariato.

Successivamente entreranno in servizio presso le sedi prescelte, dove verranno

accolti dall’operatore locale di progetto che si farà carico di “inserirli” nell’Ente

attraverso una specifica formazione. Le specifiche capacità e competenze dei giovani

in servizio civile, così come il loro entusiasmo e la loro voglia di “formazione”, sarà

l’occasione per far crescere l’associazione sulla quantità e qualità delle relazioni, dei

servizi e delle proposte educative.

Fase 2 - Affiancamento, instaurarsi delle relazioni con gli utenti (per ogni sede

di attuazione del progetto)

A partire dal secondo mese, i volontari saranno inseriti nelle sedi loro assegnate e

subito dopo approfondiranno sia la conoscenza degli utenti sia le modalità di

relazione con i medesimi, attraverso l’analisi delle problematiche specifiche ad essi

relative. In ogni sede di attuazione progetto viene nominata la figura di un

“volontario coordinatore” che costituisce l’interfaccia fra i volontari del servizio

civile e le figure preposte alla loro gestione. L’OLP sosterrà il percorso di crescita

individuale e professionale nello svolgimento delle proprie attività da parte dei

volontari, trasferendo le proprie competenze fino a renderli autonomi nella

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esecuzione dei loro compiti e, insieme al coordinatore delle attività, aiuteranno il

giovane a capire e valutare l’apporto dato in termini di raggiungimento degli

obiettivi, le conoscenze e le abilità dimostrate e sarà attento a prevenire e

fronteggiare eventuali difficoltà, per non compromettere la riuscita del progetto.

I volontari affiancheranno il coordinatore delle attività del progetto, in modo tale da

conoscere sia le metodologie che gli strumenti utilizzati nelle diverse attività rivolte

ai minori, al fine di poter elaborare le conoscenze maturate in sede formativa, e

successivamente utilizzandole per instaurare rapporti amicali con i minori. L’affiancamento permette di potenziare e/o mantenere l’autonomia in modo più

efficace. La fase dell’inserimento da parte dei destinatari del progetto è

particolarmente delicata, poiché porta con sé ansie e timori. Per questo l’equipe e il

volontario utilizzeranno strategie che rispettino tempi emozioni e ruoli, cercando

soprattutto di sostenere gli utenti ad integrarsi nel contesto attraverso la

comunicazione chiara ed efficiente. In questa fase è molto importante avere la

possibilità di utilizzare la stanza dei giochi, che svolge la funzione di spazio di

incontro dove la presenza del volontario può contribuire a creare un clima ludico e

di accoglienza positiva.

Fase 3 – Raggiungimento della piena operatività e dose di autonomia nello

svolgimento delle attività (per ogni sede di attuazione del progetto)

A partire dal terzo mese il volontario si occuperà delle attività che rispondono alle

esigenze educative dei disabili e delle famiglie coinvolte:

1. Sportello di accoglienza e ascolto per le famiglie

2. Laboratorio CartaBianca

3. Cyberspace

4. Giù le maschere

5. Alleniamo i cinque sensi

6. DanzAbili

7. Il sapere di Socrate

1. Sportello di accoglienza e ascolto per le famiglie

Contemporaneamente alla realizzazione delle attività previste dal progetto, si

intende attivare un servizio di ascolto e di prima accoglienza sia per accogliere in

modo qualificato e tempestivo le richieste dell’utenza ed indirizzarle verso le aree di

consulenza o di intervento più idonee sia per rispondere alla priorità di creare nuove

e migliori opportunità di gestione familiare. Tale servizio è supportato da un team di

esperti (psicologo, pedagogista, assistente sociale, educatore professionale), le cui

funzioni fondamentali sono di informare e orientare le famiglie sull’utilizzo e sulle

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caratteristiche dei servizi erogati, sui diritti dei cittadini e sui sistemi di tutela delle

persone disabili. È uno spazio polivalente rivolto non solo ai genitori, ai bambini e

ai giovani disabili, ma anche agli operatori sociali che operano nel settore. Un luogo

d’incontro realizzato con l’obiettivo di offrire, attraverso servizi e modalità

d’intervento psicologico, psico-sociale ed educativo, ed in generale fornire una

risposta ai bisogni e alle difficoltà della famiglia. Inoltre saranno attivati i “Corsi di

sostegno alla genitorialità”, percorsi definiti da un programma, un numero preciso

di incontri e un tema che ne indica l’oggetto di approfondimento. Inoltre,

muovendosi in un’ottica di promozione micro comunitaria, lo Sportello adotterà

modalità e criteri di lavoro che hanno come riferimento: la valorizzazione delle

competenze esperienziali e la mobilitazione delle risorse informali, sia del contesto

territoriale sia dei volontari in sc (in particolare per i giovani con minori possibilità,

come evidenziato nel box 7). Lo sportello, oltre a fornire uno spazio di ascolto alle

famiglie, incentiverà nel volontario lo sviluppo di problem solving, capacità

relazionali, competenze linguistiche che potranno essere utilizzati come validi

strumenti di crescita sia personale che relazionale.

2.Laboratorio CartaBianca

Si tratta di un laboratorio in cui i ragazzi possono realizzare lavori di varia natura al

fine di mettere a frutto la loro creatività e le loro abilità manuali. Attraverso questo

spazio si proporranno diverse attività, alcune delle quali legate a momenti particolari

dell’anno come il Natale, la Pasqua o Carnevale e che prevedono l’uso di diversi

materiali e tecniche. Lo scopo di tale laboratorio è quello di stimolare e attivare la

creatività, intesa come quell’atteggiamento con cui ci si rapporta alla realtà.

L’atteggiamento creativo si può intendere come apertura verso l’esperienza,

l’accettazione del rischio e della contraddittorietà e predilezione verso la

complessità. In accordo con questa impostazione, l’Ente vuole offrire sia agli utenti

sia ai volontari un’opportunità per mettersi in gioco sul piano relazionale, personale

e professionale, attraverso forme di identificazione emotiva che consentono di

istaurare relazioni significative ed empatiche.

In particolare, alcune delle attività che verranno realizzate nel laboratorio

riguardano:

o Materiali di riciclo creativo;

o Manipolazione materiali plastici;

o Raccontarsi con immagini (ritratto, autoritratto, specchio, ombre);

o Pittura su ceramica e sassolini;

o Decoupage;

o Alla scoperta di piante, fiori ed erbe;

o Maschere di cartapesta;

o Scrapbooking (album e cartoline insolite);

o Creazione di piccoli gioielli;

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o Festival dei burattini;

o Mille usi della carta;

o Creazione di costumi con materiale di riciclo.

3.CyberSpace

Il laboratorio qui presentato conferisce un ruolo centrale alle Tecnologie

dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), in quanto esse possono contribuire

in maniera significativa alla riduzione dell’ineguaglianza nell’istruzione e diventare

uno strumento potente a sostegno dell’integrazione scolastica e sociale. Infatti, il

computer stimola lo sviluppo delle potenzialità del giovane, offre l’opportunità di

proporre percorsi ed attività con diversi livelli di difficoltà, costituisce un forte

stimolo allo sviluppo delle competenze, incentivando la motivazione, la componente

del gioco rende interessanti e piacevoli attività che sarebbero noiose e poco

accattivanti.

Alcune delle attività previste sono:

1. Raccontiamoci attraverso il Blog: Attraverso l’aiuto dei volontari, i ragazzi

disabili coinvolti nel progetto avranno l’occasione di diventare protagonisti

di un canale web, in cui parleranno di sé e delle tematiche di loro interesse.

L’obiettivo è di sensibilizzare la collettività e il mondo del web alla tematica

della disabilità, in un’ottica promozionale delle pari opportunità. Si

utilizzeranno tecniche di video editing per creare un TeleGiornAbile, per

sensibilizzare la comunità al “saper fare” dei giovani con difficoltà motorie o

handicap vari che comunque non toglie il loro “saper essere”.

2. Produzione di Cortometraggi: Dare la possibilità ad un ragazzo disabile di

stare dietro ad una videocamera significa conferirgli il potere dello sguardo.

Infatti, è proprio attraverso la vista che spesso si danno giudizi affrettati, gli

occhi esprimono le emozioni e gli stati d’animo. Il giovane disabile questo lo

sa perché lo vive, perché sentire gli occhi su di sé spesso mette in una

posizione di svantaggio. Per questo motivo, il laboratorio prevede l’uso di

dispositivi ottici, come la video camera, la macchina fotografica e il

proiettore, per far percepire ai ragazzi coinvolti che anche il loro sguardo ha

importanza e significato per gli altri. Inoltre, saranno prodotti dei filmati di

breve durata con storie e simbologie sulla tematica “ugualmente diversi”: un

percorso verso l’autoconsapevolezza del proprio essere e per lasciare una

traccia della propria esistenza nel mondo.

I volontari in servizio civile affiancheranno i ragazzi disabili, offrendo loro le

proprie capacità e sensibilità; essi, infatti, saranno dei punti di riferimento per questi

ragazzi, vicini ad essi anche a livello generazionale e per un confronto “alla pari”.

Attraverso questo laboratorio i volontari, apprenderanno, oltre a gestire un gruppo di

lavoro, l’utilizzo varie tecniche multimediali e innovative per approcciarsi ad un

apprendimento di tipo interattivo e acquisire competenze utili e spendibili in

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futuro (come previsto dagli obiettivi specifici per i volontari, indicati nel box 7).

4.Giù le maschere

Si tratta di un laboratorio teatrale pensato per consentire ai giovani coinvolti di

sperimentare un rapporto creativo con il proprio corpo, verificare e potenziare la

potenza comunicativa dei propri gesti ed, inoltre, acquisire conoscenza e sicurezza di

sé, nonché senso di responsabilità, grazie al ruolo individuale giocato con gli altri

all’interno di uno spazio comune. Il laboratorio ha l’obiettivo di avviare i partecipanti

ad avere una positiva e realistica immagine di sé e si propone di aiutare ad individuare

le proprie risorse e trovare il canale di espressione più congeniale ad esse.

Il laboratorio teatrale è luogo di integrazione sociale, all’interno del quale si

stimola:

La conoscenza psico-corporea tra i partecipanti per indurre nuove

consapevolezze;

La definizione delle differenze interpersonali e le proprie peculiari diverse

abilità;

L’attivazione di relazioni empatiche che permettano di scoprire le

somiglianze che caratterizzano l’essere.

Mediante le attività previste durante il laboratorio teatrale si andrà alla scoperta

dello spazio relazionale secondo diversi livelli:

Io e gli altri, come spazio relazionale da conquistare;

Io con gli altri, nel gruppo i bisogni di ciascuno possono trovare

appagamento;

La relazione empatica, intesa come luogo d’osservazione ascolto e

immedesimazione;

Lo spazio espressivo, come dimensione spontanea, ludica e di fiducia;

Lo spazio di esplorazione emotiva, riflettere e raccontare le proprie

esperienze in base alle quattro emozioni fondamentali (rabbia, paura, felicità

e tristezza).

1.Come se fossi un altro: attività di improvvisazione teatrale seguendo l’approccio

del teatro dell’oppresso; quest’ultimo nato inizialmente come tecnica per rendere

coscienti le persone dei conflitti sociali, ha trovato un ulteriore canale di impiego per

aiutare le persone per diventare consapevoli dei propri conflitti personali. Questa

tecnica si basa sull’ipotesi che “tutto il corpo pensa”, in altre parole su una

concezione globale dell’uomo visto come interazione reciproca di corpo, mente,

emozioni; e propone di fornire strumenti di cambiamento personale, sociale e

politico per tutti coloro si trovino in situazioni di oppressione.

2.Tutti in Scena: I ragazzi, grazie all’aiuto dei volontari e dello staff di operatori

specializzati, metteranno in scena una recita o un musical tra quelli proposti. Questa

attività, in collaborazione con l’Ente partner “Nido d’Argento”, (come si evince dal

box 24), sarà un’occasione per rendere pubbliche le testimonianze dei giovani in

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servizio civile e per sensibilizzare altri giovani che vogliono scegliere di dedicare un

anno della loro vita per il bene comune, in particolare per quelle persone con

difficoltà.

5.Alleniamo i cinque sensi

Un viaggio alla riscoperta di una realtà fatta di svariati stimoli sensoriali (visivi,

uditivi, tattili, olfattivi, gustativi), in cui il ragazzo disabile può imparare a percepire

e a recepire messaggi attraverso tutto il proprio “io” e perciò mediante tutto il proprio

corpo. Inoltre, una conoscenza più profonda delle cose nella loro materia, forma e

funzione può portare a vedere oltre, ad aprire le porte dell’immaginazione, a far

affiorare nuove interpretazioni ed evocare ricordi ed esperienze. Essendo che

l’esperienza sensoriale diventa anche emotiva e teatrale, l’attività si svolgerà su un

itinerario che prevede sia la conoscenza della realtà, degli oggetti e dei materiali, ma

anche la partecipazione emotiva tenendo conto delle sensazioni, delle aspettative e

dei desideri.

Alcune attività previste sono:

1.Le scatole del Tatto: decorare una scatola e riempirla con vari tipi di oggetti e

superfici (cartoncini, foglie, pietre, velluto, lana, ecc.), che accompagnino il ragazzo

alla scoperta dei materiali e delle sensazioni che suscitano attraverso l’uso esclusivo

delle mani.

2.Occhio al pennello: la tecnica “dropping” consiste nel fissare a terra o su una

superficie un foglio abbastanza grande, poi si intinge un pennello nel colore e lo si fa

sgocciolare sul foglio, in modo che la gocciolatura divenga la trascrizione visibile del

gesto del pittore.

3.La Fabbrica dei Suoni: attività altamente creative ed educative, poiché si utilizza la

tecnica del riciclo per far sì che oggetti comuni si trasformino in insoliti strumenti

musicali.

4.Album delle essenze: costruzione di un album sensoriale molto particolare, infatti

si tratta per favorire lo sviluppo della consapevolezza olfattiva, un aiuto

straordinario è dato dalle erbe odorose e aromatiche, semi o fiori normalmente usati

o in cucina o per la biancheria. Queste faranno parte degli album realizzati dai

ragazzi che elaboreranno così una sorta di banca dati dell’olfatto.

5. Cucina senza fuoco: piccoli esperimenti culinari permetteranno di associare il

gusto a sensazioni piacevoli o sgradevoli, arricchendo la memoria dei sapori.

6.DanzAbili

Questo spazio è pensato per offrire la possibilità ai disabili non di diventare campioni

olimpionici, ma avviare attività sportive su misura, in modo da conferire maggiore

sicurezza e autostima nei giovani con disabilità. Tale attività sarà realizzata grazie al

supporto dell’Ente partner “Nido d’Argento”, come indicato nel box 24.

Per questo il percorso pensato è:

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-DanzAbili: La danza e la musica come strumenti di espressione, di dialogo, di

conoscenza di sé, del proprio corpo e degli altri, ma anche come mezzi di

riabilitazione e di integrazione. Si scopre il gusto di stare insieme, ma anche di

compiere gesti, movimenti a ritmo di musica: un’attività divertente e importante,

soprattutto per chi, su una sedia a rotelle o con problemi agli arti, penserebbe che la

danza non facesse al caso suo.

I volontari del Servizio Civile potranno apprendere, attraverso questa attività, una

metodologia innovativa nel campo dell’assistenza disabili, adattabile ad altri tipi di

target e che andrà ad arricchire il portfolio personale delle proprie competenze (come

si evince dal box 7, alla voce obiettivi specifici per i volontari).

7.Il sapere di Socrate

Ogni pomeriggio verranno realizzate attività di recupero scolastico nelle prime ore

del pomeriggio, seguendo i giovani che frequentano la scuola per ogni necessità in

tal senso. Il laboratorio avrà lo scopo di far riflettere circa le modalità di studio dei

ragazzi, allo spazio e al tempo impiegato, allo scopo di migliorare il rendimento e

l’integrazione scolastica dei ragazzi. I/le volontarie verranno seguite dal

responsabile d’ogni attività e dal loro OLP. L’attività non sarà esclusivamente un

doposcuola, ma avrà come finalità quella di individuare le carenze e le eccellenze

per proporre un percorso di apprendimento personalizzato.

Fase 4 - Raccolta dell’esperienza e verifica del raggiungimento degli obiettivi.

Nell’arco dell’ultimo mese si procederà a raccogliere quanto emerso nei periodici

momenti di incontro e monitoraggio con gli OLP, al fine di ottenere una valutazione

complessiva sul funzionamento del progetto: rispetto agli obiettivi che erano stati

prefissati, rispetto al rapporto con gli utenti, rispetto al rapporto con il territorio,

rispetto all’organizzazione in cui il volontario era inserito. Si valuterà se le azioni

realizzate abbiano portato al raggiungimento degli obiettivi formulati in fase di

progettazione, in modo da poter procedere – dopo l’analisi – ad eventuali

riformulazioni di obiettivi utili alla riprogettazione.

La partecipazione ad un progetto di Servizio civile è un’importante occasione di

formazione per i giovani. La formazione sarà utile poiché le nozioni acquisite

rappresenteranno un reale valore aggiunto per aumentare la propria professionalità e

per sviluppare ulteriormente la propria attività. Per questa motivazione bisognerà

agevolare quanto più possibile il facile trasferimento delle nuove competenze che i

soggetti coinvolti acquisiranno.

Oltre ad assicurarsi una minima autonomia economica, con l’esperienza di Servizio

Civile Nazionale, i giovani possono ampliare i propri orizzonti, fare una importante

esperienza di cittadinanza attiva, esperienza dalla quale possa scaturire un

arricchimento professionale oltre che umano.

L’intento è di riconoscere e valorizzare alcune abilità di cui dispone il giovane, ed è

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condiviso dall’Associazione Padre Pio Onlus attraverso l’adozione del Bilancio di

Esperienze previsto dalle linee guida della Regione Sicilia; si tratta di un impegno

importante e produttivo, non solo dal punto di vista della corretta impostazione del

progetto, ma anche perché rende più appetibile l’esperienza.

8.2 Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste,

con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette

attività

Il numero totale delle risorse umane impiegate nel presente progetto sono:

N. 1 Coordinatore Psicologo/Pedagogista (volontario) comune a tutte le sedi di

attuazione del progetto

Figura professionale di riferimento per l’Ente attuatore, ha il compito di coordinare

tutte le attività di natura tecnico professionale, riguardante gli interventi del centro,

sia in maniera diretta che indiretta, è responsabile del personale e delle figure

professionali impiegate nel progetto. Svolgerà attività di counseling per le famiglie,

coppie e minori e si occuperà della pianificazione e conduzione dei corsi per i

genitori. Pianifica il piano d’intervento individuale e/o di gruppo e tutte le attività

previste dal progetto. Rappresenta l’interfaccia istituzionale in rapporto a: Utenti

beneficiari, nuclei familiari di appartenenza e operatori e professionisti impiegati nel

progetto. Redige i piani di lavoro degli operatori e dei volontari, organizzando gli

orari e le varie turnazioni professionali, mantiene, controlla e vista i registri del

personale, dei volontari e delle prestazioni erogate. Collabora con il responsabile del

Servizio Sociale del Comune per lo svolgimento del progetto medesimo e per la

soluzione di eventuali problematiche.

N. 1 Assistente sociale (volontario) comune a tutte le sedi di attuazione del progetto

Figura professionale specifica, valuta insieme al coordinatore l’ingresso al servizio,

redigendo apposita scheda di anamnesi del minore/adolescente disabile e del nucleo

familiare. Favorisce i contatti con le agenzie sociali, sanitarie e istituzionali in

merito all’individuazione di strategie di intervento per le singole problematiche che

si dovessero presentare. L’assistente sociale in collaborazione è responsabile della

presa in carico del minore/adolescente, lavorando sull’auto-determinazione dei

singoli, sulla creazioni di gruppi di auto-aiuto, sulla gestione delle dinamiche

relazionali disfunzionali o virtuose all’interno del centro o dei gruppi famiglia.

N. 2 Educatori professionali (volontari) per ogni sede di attuazione del progetto

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Operatori con il compito di organizzare le attività laboratoriali, attraverso l’apposito

programma mensile, di collaborare con i tecnici del servizio, di osservazione delle

dinamiche relazionali e degli aspetti comportamentali significativi utili alla stesura

dei piani di lavoro personalizzati. Guida i minori/adolescenti nell’ingresso in questi

nuovi ambienti, favorendo le dinamiche di gruppo e di socializzazione, lavora allo

sviluppo del senso di appartenenza favorendo il lavoro educativo.

8.3 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto

I volontari svolgeranno attività di ausilio in tutti i servizi offerti dal centro,

collaboreranno alla creazione e alla realizzazione dei laboratori, si occuperanno

dello sviluppo dei processi di socializzazione e di integrazione sociale favorendo

lo sviluppo delle capacità relazionali positive allo sviluppo psico-sociale dei

minori/adolescenti disabili e normodotati.

Il volontario affiancherà l’assistente sociale e la psicologa/pedagogista, con funzioni

di supporto e accompagnamento nelle diverse attività previste dal servizio, in

particolare:

stabilisce con la famiglia una relazione sintonica, di sostegno e di

riferimento per intervenire in modo funzionale al bisogno espresso dal

minore;

stabilisce con il minore una relazione di cura ed empatica, attenta al

bisogno del singolo e del gruppo;

realizza, organizza, programma, insieme alla psicologa, il materiale da

utilizzare durante gli incontri previsti dal Laboratorio “Cyberspace”;

favorisce il potenziamento delle competenze e delle conoscenze del

minore, seguendolo attraverso le attività di sostegno scolastico

personalizzato;

motiva e sostiene il minore alla partecipazione delle attività previste per

il laboratorio teatrale, permettendogli di esprimere le proprie sensazioni e

fornendogli un supporto emotivo stabile;

affianca nella realizzazione e nella conduzione gli operatori professionisti

durante i corsi di sostegno alla genitorialità;

favorisce il lavoro di equipe e acquisisce un registro linguistico di settore,

attraverso l’interazione con differenti figure professionali;

coinvolge e favorisce la partecipazione del minore disabile, anche

facendosi promotore, in attività ricreative e sportive più o meno

strutturate;

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osserva i minori nelle attività ricreative spontanee e interviene con

messaggi educativi ove necessario;

sostiene il disabile nello svolgimento dei compiti, trasmettendogli un

atteggiamento adeguato verso l’apprendimento e un metodo di studio

flessibile, tenendo conto delle capacità e potenzialità del minore stesso;

si impegna ad informare, sensibilizzare e trasmettere i valori e i principi

guida ai giovani interessati a svolgere il Servizio Civile nelle differenti

sedi coinvolti nel progetto;

per innescare nei giovani con minori opportunità un nuovo processo di

crescita personale e valorizzarli in termini di utilità sociale, essi saranno

principalmente impegnati nell’attività di promozione e sensibilizzazione,

come testimoni diretti dei risultati delle attività del giovane in servizio

civile.

IL PIANO DI ATTIVITÀ

Il Piano di attività del volontario verrà redatto dallo stesso insieme all’OLP di

riferimento e al suo interno verranno esplicitate le attività settimanali e mensili,

nonché le attività di formazione e di monitoraggio. Il volontario svolgerà

regolarmente le attività previste, ed in base a specifiche esigenze emerse, potrà, in

concomitanza con gli incontri di monitoraggio, modificare eventuali attività

incompatibili con le sue necessità. Il volontario avrà l’obbligo di riportare

mensilmente sulla scheda di monitoraggio tutto ciò che è stato realizzato del piano

di attività assegnatogli.

Il progetto prevede la realizzazione delle specifiche attività legate all’obiettivo della

crescita personale del giovane, che di seguito vengono elencate:

1.Momenti di incontro:

In concomitanza con ricorrenze e festività locali, l’Associazione Padre Pio

Onlus, in collaborazione con gli enti partner, promuoverà dei momenti di

incontro finalizzati non solo al monitoraggio delle attività ma anche alla

socializzazione dei risultati conseguiti con le attività progettuali e le

problematiche emerse, ancora sarà possibile partecipare a manifestazioni

d’interesse pubblico al fine di sensibilizzare i giovani volontari il senso di

appartenenza alla propria comunità e la voglia di fare qualcosa per renderla

migliore;

2.Gruppi di riflessione:

Mensilmente verranno attivati gruppi di riflessione su tematiche sociali

rilevanti (es. mafia, delinquenza minorile, disagio sociale, nuove povertà,

ecc.) individuate dagli stessi volontari nello svolgimento delle proprie attività

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Associazione Padre Pio ONLUS Sede legale:Via V. Nenni 12

90042 Borgetto (PA). P.I:05171630824

e riferite agli OLP i quali provvederanno ad organizzare gli incontri e a

predisporre eventuale materiale cartaceo o filmati da proiettare per eventuali

cineforum;

3.Occasioni di socializzazione dell’esperienza e attività congiunte tra i giovani

del Servizio Civile nel medesimo progetto o di più progetti, nonché tra gli stessi

e il territorio quale momento integrante del progetto e di crescita dei giovani:

Durante lo svolgimento della formazione specifica, al fine di trattare

tematiche di particolare rilevanza per l’attività progettuale verranno realizzati

i incontri di socializzazione congiunta tra volontari di più progetti, e sarà

promossa la partecipazione dei volontari a convegni e seminari svolti sul

territorio, grazia anche all’intervento degli enti partner, al fine di incontrare

gli attori territoriali che creano e mandano avanti la comunità di appartenenza.

Ancora gli Enti partner realizzeranno delle visite didattiche presso servizi

territoriali per meglio conoscere il territorio e le istituzioni che lo governano;

4.Condivisione dell’esperienza:

L’esperienza del servizio civile si pone come un momento di crescita

personale e collettiva, quindi ogni esperienza personale può diventare

ricchezza per sé e per gli altri, consapevoli che la dimensione comunitaria del

servizio civile è un aspetto strategicamente ed estremamente importante e

determinante per la buona riuscita dei progetti, nei piani settimanali delle

attività elaborate settimanalmente per ciascun giovane è previsto un momento

di incontro, confronto e condivisione delle esperienze svolte dai volontari

nelle varie sedi operative. In questo momento sarà particolarmente fruttuosa

l’esperienza dei giovani in servizio civile che partendo da una condizione

svantaggiata socialmente, fisicamente o culturalmente hanno colto nel

servizio civile un trampolino di lancio per il proprio futuro. Gli stessi quindi,

in modo discreto, saranno spronati dall’OLP a condividere la loro esperienza

e a fare il loro bilancio, perché il tutto si risolva in un beneficio comune.

5.Attività di orientamento:

Particolare attenzione verrà posta alle persone con bassa scolarizzazione che

incontrano maggiori difficoltà nella realizzazione professionale, attraverso un

percorso di orientamento in quanto “orientarsi” significa trovare, tra le varie

direzioni possibili, quella che è più conveniente per raggiungere una

determinata meta. Oltretutto, l’attività di orientamento educherà il volontario

alla valenza etica del lavoro, intesa come valorizzazione e realizzazione della

persona e sul piano lavorativo, relazionale e sociale.

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9) Numero dei volontari da impiegare nel progetto:

10) Numero posti con vitto e alloggio:

11) Numero posti senza vitto e alloggio:

12) Numero posti con solo vitto:

13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo:

14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) :

15) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio:

Ai volontari ed alle volontarie che partecipano al progetto è richiesto di:

Adottare un comportamento improntato al senso di responsabilità, tolleranza

ed equilibrio e partecipare con impegno alle attività volte alla realizzazione

del progetto.

Rispettare la durata, le modalità di svolgimento del servizio e articolazione

dell’orario stabilito coerentemente con quanto previsto nel progetto

Attenersi agli obblighi di privacy e rispettare le norme in materia di igiene,

sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

SEDE DI SVOLGIMENTO: BORGETTO(PA)

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