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Si sente un rumore di freni: un torpedone si ferma, apre le porte il commesso appare. Le porte si chiudono e il torpedone riparte. Il commesso si avvia verso il pubblico, sguardo perso, si dirige verso una persona del pubblico e chiede “Buon uomo, mi saprebbe indicare la strada per andare dove devo andare?”. Si rivolge ad un'altra persona del pubblico e chiede nuovamente “Credo di essermi perduto, vado bene per….(schiocco di dita…), per…, per…”. A questo punto appare un bambino che sorregge un cartello recante il nome del paese (MONTE PURO che si trasforma in PONTE MURO) che si piazza dietro di lui. Il viandante incalza: “Eppure mi avevano detto che le indicazioni per questo posto erano chiare ma non vedo neanche un cartello”. Il viandante si gira e il bambino segue la sua mossa nascondendo alla sua vista il cartello. Dopo un po’ di battute, il viandante si gira e si accorge del cartello. Prende il palo in mano e, seguendo la freccia con una traiettoria improbabile, arriva fino alle soglie del paese. Le luci si accendono e si scopre lo scenario. sol C’era una volta do In un paese Lontano, lontano, vicino, vicino in un tempo remoto non era ieri o forse domani nel tempo passato o in quel che verrà c’e forse qualcosa che in futuro accadrà Dentro le case di quel paese la gente viveva come poteva ma non sorrideva c’eran dei muri intorno ai cuori il freddo era ovunque e loro eran soli tanto parlare senza ascoltare ieri potrebbe essere oggi o proprio solo ora forse domani qui io potresti essere tu potremmo essere noi o voi o loro o chi dare avere pensando a se parlare tacere senza un perchè

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Si sente un rumore di freni: un torpedone si ferma, apre le porte il commesso appare. Le porte si chiudono e il torpedone riparte. Il commesso si avvia verso il pubblico, sguardo perso, si dirige verso una persona del pubblico e chiede “Buon uomo, mi saprebbe indicare la strada per andare dove devo andare?”. Si rivolge ad un'altra persona del pubblico e chiede nuovamente “Credo di essermi perduto, vado bene per….(schiocco di dita…), per…, per…”. A questo punto appare un bambino che sorregge un cartello recante il nome del paese (MONTE PURO che si trasforma in PONTE MURO) che si piazza dietro di lui. Il viandante incalza: “Eppure mi avevano detto che le indicazioni per questo posto erano chiare ma non vedo neanche un cartello”. Il viandante si gira e il bambino segue la sua mossa nascondendo alla sua vista il cartello. Dopo un po’ di battute, il viandante si gira e si accorge del cartello. Prende il palo in mano e, seguendo la freccia con una traiettoria improbabile, arriva fino alle soglie del paese. Le luci si accendono e si scopre lo scenario.

sol

C’era una voltado

In un paeseLontano, lontano,vicino, vicinoin un tempo remotonon era ieri o forse domaninel tempo passato o in quel che verrà c’e forse qualcosa che in futuro accadrà

Dentro le casedi quel paesela gente viveva come poteva ma non sorridevac’eran dei muri intorno ai cuori il freddo era ovunque e loro eran solitanto parlare senza ascoltare

ieri potrebbe essere oggi o proprio solo ora forse domani qui io potresti essere tu potremmo essere noi o voi o loro o chi

dare avere pensando a separlare tacere senza un perchè

osare guardando dentro di secercando la luce che ancor non c’e

Cera un’attesa in quell’albeggiareNiente di uguale neppure diverso eppure specialeC’era qualcosa di strano nell’ariaUn soffio e un sussurro in tutti nascevaMa germogliava solo in chi l’ascoltava

E’ giunto il momento di dire cheUn gran cambiamento avviene in te

La storia si cambia se ascolti chi

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Puo’ darti un aiuto se dici si

Se dici si, se dici siArriva qualcuoScena 1 – risveglio del panettiere. In scena: un letto, un comodino e un separè che funge da armadio - Attori: il commesso viaggiatore [è un tipo speciale] e il panettiere Gabriele (lo scettico) [sporco di farina]

Si inizia con un motivo di introduzione “c’era una volta….” e il panettiere, amante della solitudine e della vita notturna, si sveglia, si veste e indossa il suo pezzo di muro. Nel frattempo ritorna in scena il commesso viaggiatore che si affaccia ad una finestra stilizzata nel retro della scena e, colpo di scena, spaventa il panettiere presentandosi con la freccia dell’indicazione del paese ancora in mano.

Il panettiere spaventato inveisce con una baguette in mano: Panettiere - “Va chi la, chi la va, insomma, chi va là?”.

Il commesso lascia finalmente il cartello fuori dalla scena e chiede:

Commesso - “Che bella accoglienza in questo paese” nel frattempo entra dalla finestra “offrite la colazione a tutti quelli che incontrate?”.

Il panettiere risponde

Panettiere - “vuole cose lei, cose lei vuole, insomma, cosa vuole lei?”.

Il commesso apre la valigetta ed estrae una tazza, la zuccheriera, una tovaglietta a quadretti rossi, rompe un pezzo di baguette e inizia a fare colazione. Il panettiere lo guarda interdetto. Iniziano a parlare: il panettiere esclama

Panettiere - “Almeno è buono?”. Commesso - “Leggermente senza sale, ma passabile”.Panettiere - “Meno male che almeno piace, a me sembra sempre un po’ pesante (si massaggia il mattone e ravvedendosi si rivolge al commesso) ma cosa sta dicendo? Chi è lei? Da dove viene? Cosa vuole?”

Il commesso nel frattempo, riprende le cose che ha utilizzato per la colazione e le ripone nella valigetta.

Commesso - “Al tempo. Mi hanno commesso di viaggiare: sono un commesso viaggiatore. Ho sentito parlare del vostro paese. Ho chiesto e non è stato facile raggiungervi però, eccomi qua!”Panettiere - “Ferma, ferma! Qui non abbiamo bisogno di niente: farina ce n’è, acqua anche, lievito abbonda… insomma T*U*T*T*O!”Commesso - “ Non la prenda in codesta maniera: c’e’ sempre bisogno di qualcosa... e vedrà che c’e’ qualcosa anche per lei“ (nel frattempo indossa gli occhiali e scruta il pezzo di muro indossato dal Panettiere) “Panettiere - “Non voglio comprare nulla, non ho nulla da spendere, non ho bisogno di nulla: ho già detto nulla? Se non fossi stato chiaro, ho detto N*U*L*L*A”Commesso - “Un po’ nervosetto stamani: ho quello che fa per lei.”. Apre la valigetta e inizia a cantare…

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Canzone: senso della canzone “la pesantezza”

Il tuo cuore è chiusoE non riesci a capire che esisti anche tuHai creato un muro intorno a teChe cresce ogni giorno di più

Guarda il sole, i prati verdiLe montagne, il mare, laggiù.Se ti sporgi dal tuo muroScoprirai che tutto vive con te

Abbracciami, sorridimi,rincorrimi, canzonami.Ma fai rivivereIn te la luce cheIlluminava la tua verde età

Pensa a quanto amore puoi donareSe impari anche tu ad amareCogli l’attimo e pensaLa tua vita non è solo qua

Abbattili, quei muri diMattoni di solitudineCorriamo insieme, daiSorridimi perchéHai riacquistato la tua libertà

I due escono a braccetto andando verso il villaggio cantando. Il muro del panettiere è costituito dallo scetticismo e se lo porta dietro per tutto lo spettacolo: è l’ultimo a perdere il muro a seguito della scoperta di chi è realmente il commesso viaggiatore. Il commesso viaggiatore domanda “ma non si sente un po’ pesante?”. La risposta è “no, perché?”.

Scena 2 – la scena si svolge nel villaggioAttori: il commesso viaggiatore, il panettiere, Elisa [la narcisa], Pino [lo spazzino]

I due lasciano la prima scena e si dirigono verso il villaggio. Le attrezzature (letto, comodino…) vengono spostate per lasciare spazio al villaggio che è uno sfondo colorato con il disegno delle case. E’ un giorno di mercato: nella piazza del paese c’è animazione, colore e movimento. Anche il panettiere si stupisce di questo movimento perché da tempo non usciva ed era senza contatti con la gente.

La scenografia propone delle bancarelle di frutta, prodotti della terra e pesci (il pescivendolo promuove la propria mercanzia definendola “fresca” mentre intorno c’e’ un olezzo spaventoso e tutto si sventolano le mani davanti al naso e si tappano le narici). C’e’ anche una bancarella di profumi/elisir ove si trova la narcisa che dialoga con la venditrice.

Il panettiere e il commesso arrivano in scena mentre Elisa parla con la venditrice.

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La venditrice - “le consiglio questa fragranza che proviene dall’Oriente: un misto tra frutto della passione e maracuja; potrà sicuramente valorizzare la sua femminilità e renderla irresistibile a qualunque ‘maschio’”

Elisa, voltando le spalle al pubblico, verifica annusando ma non pare del tutto convinta

Elisa - “cercavo veramente qualcosa di più fresco, delicato, più giovanile insomma: più elegante, come me”

E nel contempo si gira evidenziando un trucco pesante e volgare. E torna a girarsi verso la venditrice. A questo punto il negoziante incanza:

La venditrice - “ allora le proporrei questa fragranza alle noci del brasile ed estratto di jojoba”

Elisa annusa da una parte e dall’altra dei propri polsi in modo plateale. I due malcapitati vengono brutalmente fermati da questa donna che girandosi di scatto e finendo con il petto a ridosso dei due soggetti dice

Elisa - “oh, mon dieu! Avevo giusto bisogno di due ‘uomini’. E’ meglio ‘questa’ o ‘questa’ (con incedere provocatorio)’Il panettiere rimane allibito e gli “cade la mascella”. Elisa incalza:

Elisa - “intendevo la fragranza, cosa avete capitoooo?”

La sua attenzione viene nuovamente catturata dalla bancarella dove si “accende” una collana luminosa, pacchiana e grossa

Elisa - “uuuuuu merevilleuse: che delizia, che splendore, che eleganza ma che fineeeezzzzza. Ma guardate questa chicca impedibile un’autentica stella del sud”

Nel frattempo raccoglie la collana, la esibisce con fare plateale e la indossa con un movimento regale. I due malcapitati osservano la scena. Si guardano, il commesso viaggiatore tira fuori dalla borsa due paia di occhiali da sole che vengono indossati con incedere sincrono.Elisa prende in mano lo specchio che fino a quel momento era la sua borsa a tracolla. La borsa è rigida e fatta a forma di specchio: Elisa si leva la borsa, la appoggia sulla bancarella, apre la borsa ed estrae lo specchio. La vanesia si guarda allo specchio e si auto-incensa:

Elisa - “specchio, specchio delle mie brame, sono ‘io’ la più bella del reame!” (Elisa continua a incensare la propria immagine riflessa nello specchio parlando in sottofondo, rivolta verso il pubblico e con lo specchio di fronte al viso)

Il commesso - “ qui la situazione è drammatica: (rivolgendosi verso il pubblico) bisogna agire in fretta”

Le luci si spengono; tutti rimangono immobili. Silenzio. Rimangono solo due “occhi di bue” su Elisa e il Commesso apre la propria valigetta, rovista all’interno ed estrae un nuovo specchio fatto di una cornice vuota con una carta velina al posto del vetro; si avvicina ad Elisa e sostituisce i due specchi mettendo quello vecchio in un bidone della spazzatura (reperibile dallo spazzino).

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La vita riprende: Elisa prende coscienza della sua condizione; si accorge che lo specchio è cambiato. Si sporge a destra e a sinistra della cornice e quindi “sfonda” con la testa la carta velina; rimanendo “alla finestra” osservando a destra e sinistra, dice:

------------------------- appunti ---------------------------

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Elisa - “Il mio paese.

Sol re

Nei miei occhi gira un mondo mi- do

Che non avevo visto maiSol re

E le luci ed i colori mi- do

hanno un nuovo senso, sai?

I vestiti e l’apparenza Eran tutto il mondo mioOra tutto è diversoDa come lo vedevo io

Sol mi- do re

Cambierò perché ho scoperto cheSol mi- do re

C’è una vita nuova più bella in meSol sol7 do do-

E l’oro e l’argento non esistono piùSol do#7- do7 re do

Quando dentro il tuo cuore non ci sei solo tu, solo tu

Nei suoi occhi gira un mondoChe non aveva visto maiE le cose materialiHanno poco senso ormai

Il suo cuore ha capitoChe la bellezza è dentro noiE che puoi ritrovarlaOgni volta che lo vuoi

Cambierà perché ha scoperto cheC’è una vita nuova più bella in seE l’oro e l’argento non esistono piùQuando dentro il tuo cuore non ci sei solo tu, solo tu

I tuoi specchi puoi buttarliNon riflettono oramaiE il tuo cuore adesso vedeCome non ha visto mai

D’ora in poi possiamo dare come è stato dato a noiquesta gioia puoi donarlacontenerla più non puoi

Cambierò perché ho scoperto cheC’è una vita nuova più bella in meE l’oro e l’argento non esistono piùQuando dentro il tuo cuore non ci sei solo tu, solo tu

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------------------------- appunti ---------------------------

Dopo aver trovato la propria coscienza, si toglie di dosso il muro.

Un personaggio “simpatico” (lo spazzino) raccoglie il muro entrando in scena d’improvviso e lo porta con se nel retro per iniziare la costruzione del ponte. Gli attori cercano di inseguire Pino che si defila con il pezzo di muro. Musichetta dedicata.

Scena 3 – la scena si svolge di fronte al municipioAttori: il commesso viaggiatore, il panettiere, Fulvio Indaco [Sindaco], Pino [lo spazzino]

I protagonisti della scena del mercato scendono tra il pubblico portando l’attenzione su di loro mentre sul palco si cambia scena.

----------------------------------Do- mib fa sol

Io sono sindaco, l’autoritàDo- mib fa sol

E vi rivendo la felicità

Do- mib fa sol

Cittadini votate per me lab fa sol

Avrete sempre una vita da re

Do- fa

Detiene il potere (per me)Do- fa

Io tengo il potere (per voi) ( 2 volte)

Il paese amministro per voichi non mi segue, affari suoi

Se io perdessi, la democraziaSarebbe persa e poi così sia

Detengo il potere per meDetengo (amministro) il potere per voi (2 voltae)

Avrete bisogno di chi come meSi farà in quattro ma solo per se

Se al primo turno non passeròAl ballottaggio un po’ ruberò

Detengo il potere per meDetengo il potere per voi (2 volte)

(inizia ad andare fuori tempo)Nel mio programma c’è scrittoEd è chiaro che mi terrò tutto il vostro denaro

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Con ogni tua tassa o ingiusto balzelloFarò un po’ più grande il mio nuovo tinello

Se io perdessi il consenso lo so,che prima o poi ritornerò

In fondo infatti la veritàÈ che spaventa la libertà

Detengo il potere per meDetengo il potere per voi (2 volte)----------------------------------

La scena viene preparata da due commessi che in tenuta adeguata portano il piedistallo e lo posizionano al centro del corridoio del pubblico. La scena si svolge tra il pubblico: i personaggi sono sopraelevati. I commessi costruiscono il suo piedistallo che reca la scritta “potere”.

Il sindaco viene portato in scena di peso da due commessi che lo recano in braccio in posizione orizzontale. Quando arrivano al piedistallo lo ruotano e lo posizionano verso il pubblico. collegano una spina e il sindaco inizia a parlare.

La segretaria è sul palco e scrive a macchina il discorso del sindaco, mentre i commessi corrono alternandosi a prendere i fogli battuti a macchina passandoli al sindaco stesso e così il sindaco continua a declamare i suoi futili discorsi.

Sindaco: - “cari miei concittadini, giovani, vecchi…ehm…anziani…meno giovani e bambini ad un anno dall’elezione e’ mia ferma e precisa intenzione rendervi adesso avveduti dei risultati fino ad ora ottenuti. innanzi tutto partiamo dal prosciutto. i numeri parlano chiaro, abbiamo abolito l’acqua recoaro. per quanto attiene la produzione siamo contro la globalizzazione.

Durante lo spostamento i commessi si scontrano: i fogli volano e si crea imbarazzo. Il sindaco comincia a balbettare in attesa del proseguimento del discorso…

Sindaco: - “la nostra prima priorita’ sara’ accontentare sua santita’. e se vogliamo prendere le cose di petto vi diro’ che non mi rendo conto di cio’ che vi ho detto. ogni posto di lavoro sara’ pagato a peso d’oro. riguardo l’ecologia da domani tutti in bici e l’anno prossimo aboliremo l’ici. e adesso cittadini attenzione, la riforma della pubblica istruzione: chi porta in classe il cellulare sara’ ucciso con un’arma nucleare.”

Arriva il commesso mentre il sindaco continua a declamare cavolate sempre più sottovoce e dicendo cose senza senso, piccola pausa in cui il sindaco beve un bicchiere d’acqua e approfittando di questo momento il commesso estrae un foglio azzurro dalla valigetta e lo appoggia sul leggio e il sindaco legge prima convinto e poi perplesso.

Sindaco: - “Non abbiamo fatto niente per chi ha bisogno veramente (oppure per la povera gente)(attimo di silenzio del sindaco in cui osserva il pubblico) ci vuole qualcheduno per star vicino a chi non ha nessuno.”

I commessi, perplessi, staccano la spina e corrono a destra e sinistra con fare interrogativo ma il sindaco continua nel suo discorso “sensato”.

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Sindaco: -“tutti i nostri anziani abbandonati come cani. (stacco musicale). Tutte le nostre borgate sono sempre piu’ disastrate (doppio stacco musicale). C’e’ bisogno di rivedere i bambini a giocare nei giardini. (triplo stacco musicale).

Canzone: Il servo rinasce il re s’inchina

Durante l’ultimo verso il sindaco si avvicina al leggio

Sindaco: - “E per continuare la rima: il servo rinasce il re s’inchina”

E fa’ cadere il cartello che si trasforma da potere a POTERE AL SERVIZIO. La musica continua e termina la canzone.

Il sindaco al termine della canzone dice “E’ il momento di cambiare ed il consiglio convocare”: lo spazzino entra in scena, smonta il leggio e lo infila nel carrello della spazzatura.

Scena 4 – la scena si svolge al consiglio comunaleAttori: il commesso viaggiatore, il panettiere, Fulvio, Elisa, il consiglio comunale

In scena c’è tanta gente divisa in 2 fazioni separate e caratterizzate da due colori differenti giallo e rosa. Queste persone si trovano dietro ad un tendone già disposte in linea e il tendone si apre dopo che il sindaco declama l’ultima frase della precedente scena. In scena è presente il cartello “consiglio comunale di monte puro”. Tutti i consiglieri riuniti costituiscono due fazioni opposte che sono in costante litigio (litigiosi). Il sindaco sale in scena, picchiando con un martelletto da’ inizio alla riunione quindi si mette un elmetto in testa e fugge dietro le quinte.

Le due fazioni iniziano a fare caos, si lanciano degli oggetti reciprocamente e si sovrappongono con la voce gli uni agli altri, poi le voci si schiariscono e ciascuna parte si propone con il proprio slogan

Gialli: - ”costruire per dare lavoro”Rosa: - “non penso caro collega, mi sembra decisamente più opportuno lavorare per costruire; inoltre il problema del torpedone richiede una soluzione”Gialli: - ”dissentiamo in maniera compatta: semmai è il torpedone a richiedere una soluzione, e cosa dire dell’inflazione: bisogna correre ai ripari”Rosa: - “noi in quanto rosa, vogliamo dire qualcosa: per combattere l’inflazione abbiam trovato la soluzione. Un bell’aumentino di stipendio a partire da chi ci sta più vicino”Gialli: - ”… giusto, questa volta mi trovo d’accordo: chi è più vicino di noi a noi? Rosa: - “noi”Gialli: - “e no, caro collega, direi che più vicino di noi a noi ci siamo noi, o noi… o no?”Rosa: - “se la mette su questo piano, concordiamo: ai voti!”Gialli + Rosa insieme:- “chi è per l’aumento di stipendio a noi tutti?”

Tutti all’unisono alzano le palette.

Rosa + Gialli:- “la mozione è approvata”Gialli: - “Allora, siccome noi siamo più noi di voi abbiamo diritto a più aumento”

I rosa insorgendo protestano:

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Rosa: - “no! Siamo noi che siamo più noi di voi, questo è evidente e chiaro”

I gialli e i rosa iniziano un battibecco usando prevalentemente le parole noi e voi.

Tutti i consiglieri riuniti costituiscono due fazioni opposte che sono in costante litigio (litigiosi) e in un crescendo di caos ciascuna fazione propone con enfasi la propria posizione ribadita identicamente e con maggior enfasi dalla fazione opposta..

A questo punto il commesso viaggiatore prende in mano la situazione trasformandosi in una sorta di direttore d’orchestra che dirige un coro prima dissonante e poi armonico che intona dapprima monosillabi (noi e voi) che si trasformano in una melodia. I consiglieri hanno una lettera scritta sul proprio muro a comporre la parola “litigio” che è anagrammata a caso, durante la canzone i consiglieri si spostano e assemblano la parola “litigio”. Durante la canzone i consiglieri si tolgono il muro e lasciano lo spazio ad una scritta “ascolto” stampata sulle magliette.

CANZONE “ insieme”

Re fa#- sol la

Noi voi noi voi noi insiemeRe fa#- sol la

Voi noi voi noi voi insieme

Re fa#- sol la

Se ognuno l’altro ascolteràre mi la re

Ad una soluzione si arriverà

Scoprirai negli altri un mondoChe è un po’ diverso dal tuo

Con un po’ di buona volontàAd una soluzione si arriverà-Re sol re7+ sol

Dare ascolto agli altri sai si puòRe sol re7+ sol

Stare attento agli altri sì, si può

mi la mi7+ la

Dare ascolto agli altri sai si puòmi la mi7+ la

Stare attento agli altri sì, si può-mi sol#- la si

Perché ascoltare aiutami sol#- la si

A scoprir nuovi orizzonti

mi sol#- la si

Per provare altre emozioni emi fa# si mi

per capire il vero che c’è in te

mi sol#- la si

Noi voi noi voi noi insieme

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mi sol#- la si

Voi noi voi noi voi insieme

mi sol#- la si

Noi voi noi voi noi insieme a noi mi fa# si mi

un’armonia nuova nascerà

In fondo che differenza c’è

I consiglieri vanno verso casa d’accordo e abbaracciandosi lasciano i pezzi di muro sulle sedute. Lo spazzino comincia a raccattare i pezzi di muro, dialoga con il pubblico e inizia un canto.

Scena 5 – scende la notte e si sgretolano altri muriAttori: il commesso viaggiatore, il panettiere, Pino

Cala la notte sulla scena. Lo spazzino continua a cantare e intanto sistema i pezzi di muro. Per raccogliere i pezzi usa un carrello con il bidone. Nel contempo dalle case escono persone che recano sacchetti della spazzatura che contengono pezzi di muro, segno dell’abbattimento di barriere che esistono nella famiglia. I sacchetti vengono consegnati allo spazzino che li carica nel bidone, li saluta accompagnandoli per un tratto di strada.

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SI’ ! SI PUO’

re sol- re

Solo nella notte penso chere sol fa# si-

Tutto ciò che è accanto a memi la4 la

Deve aver per forza un senso(canta raccogliendo i pezzi e tentando di assemblarli in maniera coerente)

re sol- re

Da stamattina accade chere sol fa# si-

Ogni uomo scopre se mi la4 la

Ha il coraggio di cambiare

sol la si-

Se timore non c’è piùsol la re

Questa notte porterà sol la re

un’alba di serenita’sol la re

che ogni cuore cambierà.

re sol- re

In questa nostra societàre sol fa# si-

Colma di malignitàmi la4 la

Dove tutto è indifferenza

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re sol- re

Un uomo è arrivato qui tra noi re sol fa# si-

e ha spiegato come puoi mi la4 la

abbattere quei muri immensi

sol la si-

Se timore non c’è piùsol la re

Questa notte porterà sol la re

un’alba di serenita’sol la re

che ogni cuore cambierà.

sol la re sol la re

Ora sai che si puòsol la re sol la re

Vieni dai insieme a noi

Tu lo sai che si puòVieni dai insieme a noi

Se lo vuoiInsieme a noi

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2° tempo

Scena 6 – il risveglioAttori: il commesso viaggiatore, il panettiere

Siamo nella stanza del panettiere. I due dormono profondamente (russando sonoramente). Canto del gallo: il panettiere si sveglia sbadigliando e parte la canzone:

Svegliarsi un mattino e cercare un perchéIl silenzio pervade ciò che sta intorno a meE la rabbia dilaga, mi assaleSenza mollarmi mai

Non posso lasciarmi andare cosìDevo fare qualcosa anche per chiE’ una vittima del suo destino,e sta precipitando sempre più in giù

Storie di uomini soli lasciati abbandonatiNei loro pensieri nei loro doloriFamiglie perdute dimenticate ai margini del nostro mondoFatto di indifferenza, di odio e di rancoriChe tu ora puoi vedere

Sogni perduti di bimbi che non sanno che cosa vuol dire amore e nei loro occhiil dolore si muta in una lacrima silenziosasegno di sofferenza che non possiamo piùfare finta d’ignorareChe tu ora puoi vedere

Tendi la mano, apri il tuo cuore per offrireUn po’ del tuo tempo, un attimo d’amoreA chi la speranza ha perdutoOrmai da tempoE non vuole più vivere questa sua esistenzaFatta di dolore, di stenti e d’abbandonoChe tu ora puoi vedere

“sono in ritardo, devo andare a lavora, ma che ore sono?”. A questo punto si sveglia anche il commesso: “ ma non c’e’ pane in questa casa?”. “No! Oggi non voglio andare a lavorare, voglio incontrare gente, voglio guardarmi un po’ in torno, voglio pensare, ecco, ecco…mi viene in mente gente che non vedo da tanto tempo. Dai vieni, accompagnami: andiamo a fare colazione”. “beh, certo che la baguette di questa mattina non era niente male…andiamo”.I due escono di casa. Incontrano un amico del panettiere: Ernesto (il maldestro) che quando arriva in prossimità del gruppo, inciampa e gli cade tra le braccia. I due si salutano e il panettiere presente all’amico il commesso: “oh qual buon vento, era un po’ che non ci si vedeva”,”Un pooo’? Ma se saranno almeno, no forse di più…. Insomma un anno o forse anche più””Ehm! (continua un po’ imbarazzato) “ti ricordi le nostre gite insieme a Fabio, Andrea e,e, come si chiamava quella che aveva le trecce rosse…”

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“quella con le trecce rosse? E chi è? “ma si dai la tipa che nelle gite era sempre l’ultima della coda……”“ah si ho capito, però non aveva le trecce rosse, ha sempre portato i capelli corti ed era castana”“come diavolo si chiamava?, ce l’ho sulla punta della lingua………Paola! Ecco come si chiama!“ah si Paola! Ho capito! Per intenderci era quella che per tanto tempo stava con roby”“tu sei fuori! Quella era la cugina, la Paola non è mai stata con roby era quel cagnetto di nome billy”“Ma nooo quella era Caterina e il cagnetto si chiamava tequila”“Vabbè senti, non ci capiamo, ora sai che facciamo?, andiamo a casa sua e ti dimostro che ho ragione”“bene! Visto che sei un testone, ti faccio vedere che ti sbagli di grosso”“a proposito, ti ricordi mica dove abita?”“a dire il vero no, però possiamo andare nella merceria dove lavora ed è fatta”“la merceria???? Saranno sei mesi che ha chiuso”.“ha chiuso la merceria???? Ma che dici?”“si dai ho capito che vivi sulle nuvole, mi è venuto un flash, ricordo che l’ultima volta che l’ho vista mi ha detto che abitava al di la del fiume poi non so se si è trasferita, potrebbe essere andata in città” ”no non penso che avrebbe mai lasciano Monte Puro”“Che ne dici? Andiamo a vedere?”.I tre si dirigono verso la casa di Paola che, guarda caso, esiste ancora nello stesso punto in cui la ricordavano. Bussano alla porta. L’attesa si prolunga: “forse non c’è più, si sarà trasferita”. Passa ancora del tempo: i tre stanno tornando indietro quando la porta improvvisamente si apre.Compare Paola indossa una maschera anonima che le rende il volto irriconoscibile (attimo di silenzio ed imbarazzo tra i quattro) paola non li riconosce “non compro niente” (fa per chiudere la porta), Il panettiere si gira e esclama: “Paola che fai?! Ma tu sei Paola?”“Ma voi chi siete?”“Ma come non ti ricordi, noi ci ricordavamo benissssimo di te!!!! (Occhiata d’intesa)“Ah, si Gabriele….. Ernesto….. Scusate, era così tanto tempo che non vi vedevo…… Ne sono cambiate di cose da allora…. Sapete, non esco poi così tanto e non sono più abituata a stare con la gente…..” “ Ma allora dai, vieni fuori, andiamoci a prendere un caffè e raccontaci di te, di quello che ti è successo negli ultimi mesi…”“Mah.., non so se posso, ho molti lavori da fare in casa, e poi non ho niente da mettermi addosso…”“Su, non farti pregare, è una bella giornata, usciamo, vedrai che staremo bene insieme.”“Va bene, ma solo dieci minuti!!!”

Inizia qui una canzone con un ballo in cui Paola è ritrosa ma piano piano permette a Gabriele e Ernesto di avvicinarsi e togliergli la maschera che non permetteva di riconoscerla”

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Angelo, Ernesto, Gabriele e… il folle

I tre stanno passeggiando dopo essere stati con Paola, improvvisamente il panettiere tira fuori un fazzoletto colorato dalla tasca ed esclama: “con questo caldo avrei bisogno di…” irrompe il folle: “ah, ecco quello che cercavo (togliendo di mano il fazzoletto dal panettiere, spaventando il terzetto): siiii, siiii rosso, tutto rosso!”. Il panettiere dice: “si, è rosso. Calma, ragioniamo…” e il folle risponde “ora è giallo! Siiii, siiii giallo, tutto giallo!” scende tra il pubblico e trova qualcosa di giallo (o di altro colore che vede nella platea) e, raggiunto uno spettatore, lo implora “giallo, ti

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prego, giallo”. Una volta che è riuscito a conquistarlo, esclama “Urrà!!!” e torna entusiasta dagli altri due. Esclama “l’ho trovato”. Il panettiere, confabulando esclama, “ma chi è, cosa dice? Che fa’?”. Ernesto “eh già! Tu vivi di notte… lui è il classico scemo del villaggio… spaventa un po’ tutti, nessuno capisce cosa fa, sicuramente è sempre alla ricerca di colori. E tutti diversi!”. Il panettiere riprende “tutti diversi??? Ma perché? Cosa ne fa’?”. Ernesto “Boh, chiedilo a lui”Irrompe di nuovo velocemente il folle “e ora… verde! Verde! Verde! Voglio il verde!” (caratterizzazioni varie… gioco tra i tre…). Il folle dice “Mi siete simpatici! Specialmente lui (indicando l’angelo). Vi spiego cosa ne faccio; venite, venite”. Li porta per mano verso una porta socchiusa. Tutti sono timorosi perché hanno paura della diversità. Il folle invita i tre personaggi a seguirlo dietro la porta: la compagnia si avvia vociando e un po’ impaurita entra nella porta socchiusa che si chiude rumorosamente. La porta si abbatte (o si spalanca di colpo) e il gruppetto esce cantando. Lo striscione è composto da molti colori e ha un buco. Durante la canzone l’angelo apre la propria valigetta ed estrae il pezzo mancante completando tutto lo striscione. Improvvisamente lo striscione completato viene girato e appare la scritta “non abbiate paura” e inizia un percorso gioioso nel paese e tra il pubblico. Al passaggio dello striscione (una sorta di “drago cinese”) vengono lanciate stelle filanti e coriandoli colorati che simboleggiano la leggerezza ovvero l’assenza di muri da portare che sono caduti grazie agli auspici della compagnia.

I due protagonisti si appartano e insieme commentano: “Hai visto quanto lavoro per Pino? I nostri amici si sono liberati di pesi; quasi tutti, e sottolineo quasi, si sono tolti i pesi e si sentono più leggeri”. I due si preparano per andare a parlare con tutto il paese. Il vociare è intenso e piacevole; in questo tripudio il panettiere si accorge del proprio peso che sta ancora portando al collo. Lo prende e lo scaraventa via con un gesto plateale dicendo: “bisogna comunicare questa gioia a tutti. Che ne dici se iniziamo dai nostri paesi vicini?”.

Mentre si recano verso gli altri incontrano soggetti che non mancano di manifestare il loro piacere e coinvolgono altri: incontrano la narcisa e via, via tutti gli altri personaggi che sono comparsi nello spettacolo e per ultimo il sindaco.

Nella gioia viene stesa una passiera che taglia in due la scena e arriva a tre gradini colorati che siano illuminati o molto evidenti (colorati): dietro questi scalini si apre il sipario e appare un muro.

Scena 7 – la delusioneAttori: tutti (all together)

Tutti alzano gli occhi e si rendono conto che il muro è enorme. Si tenta in vari modi di valicare il muro ma senza successo. Altri tentano di picconare il muro ma sempre senza riuscirvi. A questo punto il commesso viaggiatore si rivela per quello che è realmente: un angelo mandato per “aiutare” l’abbattimento delle limitazioni di ciascuno. Consola gli abitanti del villaggio facendogli comprendere che solo con l’aiuto della fede anche le imprese disperate diventano possibili. Chiede a tutto il popolo un atto di fede.

L’angelo prende la parola e inizia un monologo:

“…”

Prima pochi e poco convinti poi progressivamente tutti si coinvolgono avvicinandosi al muro. Tutti insieme spingono il muro che si abbatte in avanti rivelandosi un pezzo di “ponte” che unisce virtualmente l’umanità.

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Ma come finire/terminare la costruzione? Ecco che spunta dal fondo della sala lo spazzino che tira fuori i pezzi di muro abbattuti che sono stati conservati e passano di mano in mano tra il pubblico fino ad arrivare sul palco per costruire l’altro pezzo di ponte. Canto finale.

ABBATTIAMO I MURI

Guarda guarda intorno a teTutta l’esistenza c’èSpiega la tua vela e vaiverso un sogno

questa è la rotta tuasegui l’orizzonte, dainon ti scoraggiare mainon sei solo

Quando il viaggio avraiTerminato ormaiE ti volteraiNell’indifferenzaCome sconosciuti

Pallidi soldati che non scelgonoQuello che vogliono davvero

Portavamo pesiE non sapevamo chela gente stava intorno a noisenza sapere chevivevamo chiusi

Abbattiamo i muriDell’indifferenzaSe saremo uniti troveremo un senso all’esistenza

Nella vita tua Muri troverai,non aver paurache da solo tu non ti sentirai

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Senza pensare che La colpa è mia che non