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Scelte Morali, Senso di Colpa Deontologico e Altruistico: Quale Relazione con la Personalità? IV Forum sulla Formazione in Psicoterapia Assisi 14-15-16 Ottobre 2011 Maria Riello*, Teresa Ambrosio*, Maria Antonia Di Lucca*, Giovanni Gentile*, Emma Indaco*, Stefania Piserchia*, Angela Ponticelli*, Gabriella Riccardi*, Giordano DʼUrso** * Psicologo, allievo SPC di Napoli (Training: Del Castello/La Rosa), IV anno ** Psichiatra Psicoterapeuta, conduttore di Project SPC di Napoli Bibliografia Agerstrom J, Moller K, Archer T (2006). Moral reasoning: The influence of affective personality, dilemma contene and gender. Social behaviour and personality, 34(10), 1259 – 1276. Aleixo, P. A., & Norris, C. (2000). Personality and moral reasoning in young offenders. Personalityand Individual Differences, 28, 609-623. Bebeau, M. J., & Brabeck, M. (1989). Ethical sensitivity and moral reasoning among men and women in the professions. In M. Brabeck (Ed.), Who cares? Theory, research, and educational implications of the ethic of care (pp.144-163). New York: Garland Publishing. Bless, H. (2000). The interplay of affect and cognition: The mediating role of general knowledge structures. In J. P. Forgas (Ed.), Thinking and feeling: The role of affect in social cognition (pp. 201-222). Cambridge: Cambridge University Press. Björklund, F. (2003). Differences in the justification of choices in moral dilemmas: Effects of gender, time pressure and dilemma seriousness. Scandinavian Journal of Psychology , 44, 459–466. Carpendale, J. (2000). Kohlberg and Piaget on stages and moral reasoning. Developmental Review, 20, 181-205. Castelfranchi, C (1988). Che figura! Il Mulino, Bologna. Castelfranchi, C (1994). I sensi di colpa. In C. Castelfranchi, R. Corte, e R. D’Amico a cura di (I sensi di colpa. Giunti, Firenze. Cushman F, Young L, Hauser M (2006). The role of conscious reasoning and intuition in moral judgment. Testing three principles of harm. Psychological Science, 17, 12. 1082 – 1089. D’Urso G.,Ambrosio T.,Busiello G.,CastoroG. , Colavitto M.T., Di Lucca M.A., Gentile G.,Indaco E., Nigro I.,Parrotta R., Piserchia S., Ponticelli A., Riccardi G., Riello M., Vergatti L.V., Mancini F. I determinanti personologici del senso di colpa deontologico. - POSTER SITCC 2010 Milano. Gangemi, A. Bussolon, S. L’emozione di colpa e le scelte in condizioni di incertezza. Congresso Nazionale Psicologia Sperimentale . - Rovereto, Settembre. Hoffman M. (1987). The contribution of emphaty to justice and moral judgment. In N Eisbernberg e J. Strayed (a cura di) Empathy and its development. Pp. 47 – 80. Cambridge University Press. Cambridge. Johnson, E. J., Payne, J. W. & Bettman, J. R. (1993). Adapting to time constraints. In O. Svenson & A. J. Maule (Eds.), Time pressure and stress in human judgment and decision making ( pp. 103–116). New York: Plenum Press. Kohlberg, L. (1981). The philosophy of moral development: Moral stages and the idea of justice. San Francisco: Harper & Row Kohlberg, L., Levine, C. & Hewer, A. (1983). Moral stages: A current formulation and a response to critics. Basel: Karger. Luppino, O.I., Mancini, F. Gangemi A. (2008) Se mi sento in colpa, allora sono colpevole. Il ruolo dell’emozione di colpa sul giudizio morale. Psichiatria e Psicoterapia, 26, 2. 116 – 127. Mancini , F. (2008)Elementi di psicoterapia cognitive . Giovanni Fioriti Editore. Mancini, F. (2008)I sensi di colpa deontologico e altruistico. Cognitivismo Clinico . 5,2, 123, 144. Mancini, F. Gangemi A. (2001). Preferenze tra scelte certe e certe rischiose in condizioni di assunzione di colpa. Society for Psichoterapy Research. Convegno Nazionale La psicoterapia: la ricerca per la qualità della clinica”. Palermo, ottobre. Mancini, F. Gangemi, A . Il ruolo della colpa nel ragionamento emozionale. Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza – 1. Rest, J. R. (1979). Revised manual for the Defining Issues Test. Minneapolis: Moral Research Project, University of Minnesota. Warren H. Jones & Karen Kugler. Interpersonal Correlates of the Guilt Inventory. Journal of Personality Assessment,1993, 61 (2), 246 – 258 . Introduzione Il senso di colpa deontologico è un’emozione che deriva dall’aver contravvenuto ad una norma morale significativa per il soggetto mentre il senso di colpa altruistico è legato all’aver provocato sofferenza agli altri (Mancini, 2008). Quando ci riferiamo all’emissione di giudizi morali intendiamo Il cosa dovremmo fare nelle situazioni in cui le proprie richieste o quelle di più persone sono in contrasto tra loro. E’ in questi casi che le persone fanno riferimento a regole e principi normativi e alle conseguenze sul benessere delle persone coinvolte. Tutto ciò permette di comprendere scopi, aspettative e desideri altrui ed in base ad essi, decidere come comportarsi per evitare di ferire gli altri o cercare di renderli felici. Gli scopi che riguardano il bene o il male altrui sono definiti altruistici; altruistico è infatti uno scopo terminale e non strumentale (Castelfranchi, 2007). Compromettere uno scopo altruista, danneggiando gli altri, può produrre emozioni di pena, senso di colpa e dispiacere. Obiettivi Il lavoro che proponiamo in quest’articolo vuole rintracciare delle possibili correlazioni tra gli Stili di Personalità e le risposte emesse ai Dilemmi morali, la cui soluzione implica la scelta tra un criterio deontologico ed uno altruistico. Lo studio è un’ulteriore analisi di un lavoro precedentemente presentato “I determinanti personologici del senso di colpa deontologico” (POSTER SITCC 2010 Milano) i cui risultati suggerivano che in un campione non clinico, specifiche caratteristiche psicologiche in interazione col genere, erano in relazione alle scelte morali mediate cognitivamente dal timore della colpa deontologica o altruistica. La nostra ipotesi sperimentale è di poter osservare che uno Stile di Personalità Ossessiva correli a tendenze di rinuncia all’azione(scelte morali omissive) per evitare l’assunzione di responsabilità e il conseguente senso di colpa e quindi guidate dal timore di una colpa deontologica. Mentre con soggetti che presentano uno Stile Depressivo di Personalità attendiamo una motivazione ed una scelta, derivante dal tentativo di causare meno sofferenza possibile; una scelta conseguenzialista, guidata da un criterio altruistico. Metodo La ricerca ha coinvolto 163 soggetti non clinici casualmente reclutati, di cui 61 di sesso maschile (età 18-59 anni; M: 30,82; DS: 9,27) e 102 di sesso femminile (età 18-62 anni; M: 32,74; DS: 10,78).volontari; residenti nelle Provincie di Napoli e Caserta. A tutti i soggetti sono stati somministrati, previo consenso informato: • 4 dilemmi morali e 3 dilemmi non morali di controllo (Mancini et al., 2009). I Dilemmi morali presentano problematiche in cui il soggetto è chiamato ad assumersi la decisone di vita o morte altrui (erano già utilizzati da Kohlberg e sono tra i metodi maggiormente diffusi per sondare valutazioni di tipo morale) quelli da noi utilizzati, rappresentano 4 scenari diversi in cui si richiede al soggetto di effettuare una scelta dicotomica: la risposta “si” presuppone un ragionamento consequenzialista ed è guidata dal timore di una colpa altruistico; la risposta “no” presuppone una morale autonoma dalle conseguenze dell’azione ed è correlata al timore della colpa deontologica. • MCMI-III (Millon, 2008): • MMPI-2 (Hathaway & McKinley, 1997): . Risultati Dall’ analisi dei dati non risultano differenze statisticamente significative tra i due stili di risposta per nessuna della scale dei test somministrati se non per la scala Y del Millon- III. (p<0.05). In particolare è emerso che i soggetti che rispondono SI al dilemma morale (stile di risposta affermativo), hanno punteggi significativamente (p<0.05) più elevati alla scala Y del Millon -III(che misura la tendenza del soggetto a mostrarsi: socialmente attraente, moralmente virtuoso, emotivamente ben controllato). Sono emerse delle tendenze alla significatività per la Scala L dell’ MMPI-2 (per cui i soggetti che hanno risposto SI ai dilemmi morali hanno punteggi significativamente più elevati nella scala L) . Discussione Nel nostro campione di 163 soggetti non clinici non esiste la correlazione ipotizzata tra stile di personalità ossessivo e timore di colpa deontologica nè fra stile personologico di tipo depressivo e timore di colpa altruistica. Tuttavia ciò non esclude che tale relazione possa sussistere nel momento in cui la tendenza alla depressione o all’ossessività raggiungano livelli francamente patologici in Asse I o II, come già dimostrato da Mancini et al. per il Disturbo Ossessivo Compulsivo (che risponde no). E’ possibile che chi vuole fare “bella figura” tenda a non immedesimarsi nella situazione ma cerchi semplicemente di individuare ed adeguarsi a ciò che ritiene essere, la risposta socialmente accettabile in quella situazione. Questa interpretazione è in parte avvalorata dalla correlazione, anche se non è statisticamente significativa, ma lo è solo tendenzialmente, tra lo Stile di risposta “SI” e la scala L dell’MMPI – 2 che indica quanto il soggetto per essere giudicati più positivamente, preferisce falsificare la risposta.Questo però ha un’interessante implicazione: almeno per coloro che hanno avuto punteggi alti alla scala Y del Millon e alla F dell’MMPI – 2 poiché ciò che premerebbe ai soggetti è dare una riposta “socialmente accettabile” rispondendo SI ed assumendo un atteggiamento altruistico piuttosto che deontologico; non pensando alla regola di“non sostituirti a Dio” , ma alludendo ad un’impostazione consequenzialista in cui, la valutazione di un'azione va rapportata ai suoi effetti e quindi al comportamento più giusto che produce delle buone conseguenze.

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Scelte Morali, Senso di Colpa Deontologico e Altruistico:

Quale Relazione con la Personalità?

IV Forum sulla Formazione in PsicoterapiaAssisi 14-15-16 Ottobre 2011

Maria Riello*, Teresa Ambrosio*, Maria Antonia Di Lucca*, Giovanni Gentile*, Emma Indaco*, Stefania Piserchia*, Angela Ponticelli*, Gabriella Riccardi*, Giordano DʼUrso**

* Psicologo, allievo SPC di Napoli (Training: Del Castello/La Rosa), IV anno ** Psichiatra Psicoterapeuta, conduttore di Project SPC di Napoli

BibliografiaAgerstrom J, Moller K, Archer T (2006). Moral reasoning: The influence of affective personality, dilemma contene and gender. Social behaviour and personality, 34(10), 1259 – 1276.Aleixo, P. A., & Norris, C. (2000). Personality and moral reasoning in young offenders. Personalityand Individual Differences, 28, 609-623.Bebeau, M. J., & Brabeck, M. (1989). Ethical sensitivity and moral reasoning among men and women in the professions. In M. Brabeck (Ed.), Who cares? Theory, research, and educational implications of the ethic of care (pp.144-163). New York: Garland Publishing.Bless, H. (2000). The interplay of affect and cognition: The mediating role of general knowledgestructures. In J. P. Forgas (Ed.), Thinking and feeling: The role of affect in social cognition (pp. 201-222). Cambridge: Cambridge University Press.Björklund, F. (2003). Differences in the justification of choices in moral dilemmas: Effects of gender, time pressure and dilemma seriousness. Scandinavian Journal of Psychology ,44, 459–466.Carpendale, J. (2000). Kohlberg and Piaget on stages and moral reasoning. Developmental Review,20, 181-205.Castelfranchi, C (1988). Che figura! Il Mulino, Bologna.

Castelfranchi, C (1994). I sensi di colpa. In C. Castelfranchi, R. Corte, e R. D’Amico a cura di (I sensi di colpa. Giunti, Firenze. Cushman F, Young L, Hauser M (2006). The role of conscious reasoning and intuition in moral judgment. Testing three principles of harm. Psychological Science, 17, 12. 1082 – 1089.D’Urso G.,Ambrosio T.,Busiello G.,CastoroG. , Colavitto M.T., Di Lucca M.A., Gentile G.,Indaco E., Nigro I.,Parrotta R., Piserchia S., Ponticelli A., Riccardi G., Riello M., Vergatti L.V., Mancini F. I determinanti personologici del senso di colpa deontologico. - POSTER SITCC 2010 Milano.Gangemi, A. Bussolon, S. L’emozione di colpa e le scelte in condizioni di incertezza. Congresso Nazionale Psicologia Sperimentale . - Rovereto, Settembre. Hoffman M. (1987). The contribution of emphaty to justice and moral judgment. In N Eisbernberg e J. Strayed (a cura di) Empathy and its development. Pp. 47 – 80. Cambridge University Press. Cambridge. Johnson, E. J., Payne, J. W. & Bettman, J. R. (1993). Adapting to time constraints. In O. Svenson & A. J. Maule (Eds.), Time pressure and stress in human judgment and decision making ( pp. 103–116). New York: Plenum Press.

Kohlberg, L. (1981). The philosophy of moral development: Moral stages and the idea of justice. San Francisco: Harper & RowKohlberg, L., Levine, C. & Hewer, A. (1983). Moral stages: A current formulation and a response to critics. Basel: Karger.Luppino, O.I., Mancini, F. Gangemi A. (2008) Se mi sento in colpa, allora sono colpevole. Il ruolo dell’emozione di colpa sul giudizio morale. Psichiatria e Psicoterapia, 26, 2. 116 – 127.Mancini , F. (2008)Elementi di psicoterapia cognitive . Giovanni Fioriti Editore.Mancini, F. (2008)I sensi di colpa deontologico e altruistico. Cognitivismo Clinico . 5,2, 123, 144.Mancini, F. Gangemi A. (2001). Preferenze tra scelte certe e certe rischiose in condizioni di assunzione di colpa. Society for Psichoterapy Research. Convegno Nazionale La psicoterapia: la ricerca per la qualità della clinica”. Palermo, ottobre.Mancini, F. Gangemi, A . Il ruolo della colpa nel ragionamento emozionale. Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza – 1.Rest, J. R. (1979). Revised manual for the Defining Issues Test. Minneapolis: Moral ResearchProject, University of Minnesota.Warren H. Jones & Karen Kugler. Interpersonal Correlates of the Guilt Inventory. Journal of Personality Assessment,1993, 61 (2), 246 – 258 .

IntroduzioneIl senso di colpa deontologico è un’emozione che deriva dall’aver contravvenuto ad una norma morale significativa per il soggetto mentre il senso di colpa altruistico è legato all’aver provocato sofferenza agli altri (Mancini, 2008).Quando ci riferiamo all’emissione di giudizi morali intendiamo Il cosa dovremmo fare nelle situazioni in cui le proprie richieste o quelle di più persone sono in contrasto tra loro. E’ in questi casi che le persone fanno riferimento a regole e principi normativi e alle conseguenze sul benessere delle persone coinvolte. Tutto ciò permette di comprendere scopi, aspettative e desideri altrui ed in base ad essi, decidere come comportarsi per evitare di ferire gli altri o cercare di renderli felici. Gli scopi che riguardano il bene o il male altrui sono definiti altruistici; altruistico è infatti uno s c o p o t e r m i n a l e e n o n s t r u m e n t a l e (Castelfranchi, 2007). Compromettere uno scopo altruista, danneggiando gli altri, può produrre emozioni di pena, senso di colpa e dispiacere.

ObiettiviIl lavoro che proponiamo in quest’articolo vuole rintracciare delle possibili correlazioni tra gli Stili di Personalità e le risposte emesse ai Dilemmi morali, la cui soluzione implica la scelta tra un criterio deontologico ed uno altruistico. Lo studio è un’ulteriore analisi di un lavoro precedentemente presentato “I determinanti personologici del senso di colpa deontologico” (POSTER SITCC 2010 Milano) i cui risultati suggerivano che in un c a m p i o n e n o n c l i n i c o , s p e c i f i c h e caratteristiche psicologiche in interazione col genere, erano in relazione alle scelte morali mediate cognitivamente dal timore della colpa deontologica o altruistica. La nostra ipotesi sperimentale è di poter osservare che uno Stile di Personalità Ossessiva correli a tendenze di rinuncia all’azione(scelte morali omissive) per evitare l’assunzione di responsabilità e il conseguente senso di colpa e quindi guidate dal timore di una colpa deontologica. Mentre con soggetti che presentano uno Stile Depressivo di Personalità attendiamo una motivazione ed una scelta, derivante dal tentativo di causare meno s o f f e r e n z a p o s s i b i l e ; u n a s c e l t a conseguenzialista, guidata da un criterio altruistico.

MetodoLa ricerca ha coinvolto 163 soggetti non clinici casualmente reclutati, di cui 61 di sesso maschile (età 18-59 anni; M: 30,82; DS: 9,27) e 102 di sesso femminile (età 18-62 anni; M: 32,74; DS: 10,78).volontari; residenti nelle Provincie di Napoli e Caserta.A tutti i soggetti sono stati somministrati, previo consenso informato:• 4 dilemmi morali e 3 dilemmi non morali di controllo (Mancini et al., 2009). I Dilemmi morali presentano problematiche in cui il soggetto è chiamato ad assumersi la decisone di vita o morte altrui (erano già utilizzati da Kohlberg e sono tra i metodi maggiormente diffusi per sondare valutazioni di tipo morale) quelli da noi utilizzati, rappresentano 4 scenari diversi in cui si richiede al soggetto di effettuare una scelta dicotomica: la risposta “ s i ” p r e s u p p o n e u n r a g i o n a m e n t o consequenzialista ed è guidata dal timore di una colpa altruistico; la risposta “no” presuppone una morale autonoma dalle conseguenze dell’azione ed è correlata al timore della colpa deontologica.• MCMI-III (Millon, 2008): • MMPI-2 (Hathaway & McKinley, 1997): .

RisultatiDall’ analisi dei dati non risultano differenze statisticamente significative tra i due stili di risposta per nessuna della scale dei test somministrati se non per la scala Y del Millon-III. (p<0.05).In particolare è emerso che i soggetti che rispondono SI al dilemma morale (stile di risposta affermativo), hanno punteggi significativamente (p<0.05) più elevati alla scala Y del Millon -III(che misura la tendenza del soggetto a mostrarsi: socialmente attraente, moralmente virtuoso, emotivamente ben controllato).Sono emerse delle tendenze alla significatività per la Scala L dell’ MMPI-2 (per cui i soggetti che hanno risposto SI ai dilemmi morali hanno punteggi significativamente più elevati nella scala L) .

DiscussioneNel nostro campione di 163 soggetti non clinici non esiste la correlazione ipotizzata tra stile di personalità ossessivo e timore di colpa deontologica nè fra stile personologico di tipo depressivo e timore di colpa altruistica. Tuttavia ciò non esclude che tale relazione possa sussistere nel momento in cui la tendenza alla depressione o all’ossessività raggiungano livelli francamente patologici in Asse I o II, come già dimostrato da Mancini et al. per il Disturbo Ossessivo Compulsivo (che risponde no).E’ possibile che chi vuole fare “bella figura” tenda a non immedesimarsi nella situazione ma cerchi semplicemente di individuare ed adeguarsi a ciò che ritiene essere, la risposta socialmente accettabile in quella situazione. Questa interpretazione è in parte avvalorata dalla correlazione, anche se non è statisticamente significativa, ma lo è solo tendenzialmente, tra lo Stile di risposta “SI” e la scala L dell’MMPI – 2 che indica quanto il soggetto per essere giudicati più positivamente, preferisce falsificare la risposta.Questo però ha un’interessante implicazione: almeno per coloro che hanno avuto punteggi alti alla scala Y del Millon e alla F dell’MMPI – 2 poiché ciò che premerebbe ai soggetti è dare una riposta “socialmente accettabile” rispondendo SI ed assumendo un atteggiamento altruistico piuttosto che deontologico; non pensando alla regola di“non sostituirti a Dio” , ma alludendo ad un’impostazione consequenzialista in cui, la valutazione di un'azione va rapportata ai suoi effetti e quindi al comportamento più giusto che produce delle buone conseguenze.