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Renza Giacobbi SATANA E IL “MYSTERIUM INIQUITATIS” L’IDENTITA’ DI SATANA PARTENDO DALLA GENESI RIVELATA A DON GUIDO 1

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Renza Giacobbi

SATANA E IL“MYSTERIUM INIQUITATIS”

L’IDENTITA’ DI SATANA

PARTENDO DALLA GENESI

RIVELATA A DON GUIDO

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PREMESSA

È importante che il lettore di queste pagine abbia già letto il libro GENESI BIBLICA di don Guido Bortoluzzi, altrimenti tutti i riferimenti gli saranno incomprensibili. Il libro GENESI BIBLICA può essere scaricato gratuitamente dal sito www.bible genesis.org o richiesto in versione cartacea all’indirizzo di posta elettronica [email protected] o al numero telefonico 348.9598086.

Tutte le citazioni riguardanti la Genesi sono prese dalla Bibbia tradotta dall’Arcivescovo di Firenze Mons. Antonio Martini vissuto a metà del sec. XVIII, commentata da padre Marco Sales ed edita nel 1938, perché questa è la Bibbia scelta dal Signore stesso durante la rivelazione.

La finalità di questo lavoro di ricerca è volta a suscitare in persone più qualificate e più istruite di me una ricerca approfondita su questi temi. Questo lavoro resta solo una proposta, un’ipotesi che attende umilmente di essere verificata dalla Chiesa.

ALCUNE NOZIONI PROPEDEUTICHE

PARTENDO DALLA GENESI

1 Perché possiamo credere che la rivelazione avuta da don Guido Bortoluzzi è verità

Ciascuno di noi di fronte ad una rivelazione si pone il problema della sua autenticità. Per capire se una rivelazione viene dal Cielo o è frutto di autosuggestione o, peggio, di

cattiva ispirazione, possiamo usare vari criteri. Nel nostro caso abbiamo la certezza assoluta che questa rivelazione è degna di fede per i seguenti motivi:

perché è stata predetta molto tempo prima da più fonti autorevoli e poi si è realizzata, perché i contenuti della rivelazione sono al di sopra della capacità e della volontà umane, perché questi contenuti non contraddicono ma spiegano e integrano le Scritture e perché questi si stanno dimostrando veri anche in campo scientifico.

Quando Dio vuole testimoniare un evento eccezionale come opera Sua, lo fa attraverso una o più predizioni. Ha fatto così quando ha annunciato la venuta di Gesù.

Anche le apparizioni di Mejugorie sono state preannunciate nel 1980 da Gesù al veggente monfortano padre Luka Cirimotic, fondatore del ‘Movimento Consecratio Mundi’. Gesù, in quel caso, lo ha invitato a recarsi dal vescovo di Mostar per dirgli che Sua Madre, la SS. Vergine Maria, sarebbe apparsa entro un anno in quella diocesi. E, dopo quattro mesi apparve realmente.

La stessa cosa è avvenuta per le rivelazioni ricevute da don Guido fra gli anni 1968 e 74 che gli furono preannunciate quasi mezzo secolo prima da questi autorevoli veggenti:

nel 1922 da San Giovanni Calabria alla presenza del Rettore del seminario di Feltre, nel 1930 dal beato padre Matteo Crawley alla presenza del Rettore del seminario di

Belluno, nel 1932, alla vigilia della sua ordinazione, dal suo padre spirituale mons. Gaetano Masi e,

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qualche anno più tardi, dalla beata Teresa Neumann quando don Guido era già sacerdote. Come se ciò non bastasse, per tranquillizzare e confermare don Guido stesso dell’origine

soprannaturale delle sue visoni, il Signore gli diede due prove significative: la prima a soli dieci anni, quando assistette in spirito all’apparizione della Madonna ai tre fanciulli a Fatima e al fenomeno del sole il 13 ottobre 1917; la seconda a 38 anni, quando nel 1945 ebbe la visione nei minimi particolari della catastrofe del Vajont, catastrofe che poi si sarebbe realmente verificata 18 anni più tardi, il 9 ottobre del 1963.

A questi fatti possiamo aggiungere la testimonianza di Papa Albino Luciani che, nel suo primo discorso pubblico da Papa, affermò che “per l’uomo Dio è padre e madre”. Questa frase biblica don Guido l’aveva riferita a Mons. Albino, Patriarca di Venezia, poco tempo prima che questi fosse eletto Papa, come resoconto della rivelazione che egli aveva ricevuto. Don Guido intendeva metterla in relazione alla creazione dell’Uomo, perché Dio aveva formato lo zigote con la creazione dei necessari gameti maschile e femminile. Ma il novello Papa la citò con significato più esteso che abbracciava anche la sfera affettiva e spirituale dell’uomo stesso. Questa frase aveva un intento d’intesa per entrambi: Papa Luciani voleva dimostrare a don Guido di aver creduto alla rivelazione che egli aveva ricevuta poiché lui stesso aveva avuto conferma della veridicità della predizione di padre Matteo Crawley che si era attuata con la sua recente elezione a Papa. Infatti, condiscepoli nel seminario di Belluno, Giovanni Paolo I e don Guido avevano avuto una forte esperienza comune che li legava: quella di quando, studenti nel lontano 1930, padre Matteo Crawley predisse ad entrambi il progetto di Dio su di loro: al chierico Guido disse che da anziano avrebbe avuto delle rivelazioni sui passi oscuri della Genesi, e al seminarista Albino che sarebbe salito ai più alti gradi della scala ecclesiastica: predizione che in quel momento per Mons. Albino Luciani si era avverata.

Motivo ancor più chiaro per credere che quanto don Guido ci ha riferito non è frutto di autosuggestione ma di autentica rivelazione è che questa rivelazione era stata annunciata addirittura da S. Paolo nella ‘Lettera ai Romani’ (8, 19-21) dove scrive che “La creazione intera attende con impazienza la rivelazione dei Figli di Dio …”. La Bibbia la chiama “manifestazione”, ma preferirei definirla ‘rivelazione’ perché non si tratta di una apparizione, bensì di una rivelazione che ha per tema principale la conoscenza dei Figli di Dio. Anche per questa autorevole predizione la Genesi scritta da don Guido può essere considerata degna di fede.

2 Una nuova rivelazione per spiegare i punti oscuri della Genesi

Se il Signore ha ritenuto opportuno ridare dopo oltre tremila anni una nuova rivelazione sugli stessi temi della creazione dell’universo e dell’origine dell’uomo già dati a Mosè (infatti la Madonna al §48 ha detto: “È UNA RIVELAZIONE COME A MOSÈ”), è perché qualcosa di sostanziale della Genesi era andato perduto nei secoli e il senso profondo era stato perso. Infatti il Signore si è espresso così: “QUESTA È UNA RIVELAZIONE REALISTICA DELLE COSE, RACCONTATE E NON, NEL LIBRO CHE TIENI IN MANO (la Bibbia)” (§49). Non più metafore e allegorie, dunque, ma il racconto di fatti concreti.

Noi sappiamo che a causa di ovvie mutilazioni avvenute nel tempo e di allegorie difficili da interpretare, nella Genesi mosaica vi sono molte espressioni criptate che lasciano il lettore nello sconcerto e nella più profonda incomprensione. Prendiamo ad esempio il sesto Capitolo in cui si parla dei ‘Figli di Dio’ come se l’Autore si rivolgesse a chi già conosce la loro identità. Nulla nella Bibbia, invece, ci viene in aiuto sulla comprensione della loro origine. Non parliamo, poi, di tutto il simbolismo del terzo Capitolo in cui si parla del ‘serpente’, dell’Albero della Vita … Questo capitolo è veramente un rebus, anzi, direi impossibile da interpretare per chi non conosca già la Genesi rivelata a don Guido.

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Per tutti questi motivi il Signore ha voluto riportare alla luce la semplicità dei fatti e, per spiegare i suoi punti oscuri, ha dovuto attendere più di tremila anni perché l’umanità fosse in grado di comprenderne anche i risvolti scientifici, primo fra tutti quello genetico che è strettamente legato a quello teologico.

C’è anche da precisare che tutta la Scrittura dell’Antico Testamento tratta unicamente la storia dei ‘figli degli uomini’. Sebbene nomini i Figli di Dio nel 6° capitolo, ignora quasi totalmente la loro esistenza e la loro storia. Anzi, sebbene si elenchino le due genealogie derivate da Adamo, quella di Caino, capostipite dei ‘figli degli uomini’ al capitolo 4°, e quella di Seth, capostipite di quella dei Figli di Dio al capitolo 5°, non vi è alcun chiarimento sulla loro diversità. Anzi, solo alcuni commentatori più intuitivi, come padre Marco Sales, hanno messo in relazione ‘i Figli di Dio’ con i discendenti di Set e ‘i figli degli uomini’ con i discendenti di Caino. Tuttavia le due distinte dinastie vennero, erroneamente, messe sullo stesso piano. Perciò, sta a noi ora far luce alla Genesi mosaica attraverso ciò che ci è giunto da questa rivelazione. Scopriremo, infatti, non solo che la differenza fra le due discendenze di Adamo è radicale, ma anche che le due rivelazioni, quella mosaica e quella ricevuta da don Guido, si integrano e si completano a vicenda.

3 Da sempre Dio guida il Suo popolo alla comprensione della Scrittura

Dio è un Padre amoroso verso i Suoi figli. Durante il lungo cammino di conoscenza, Egli si è sempre chinato sul Suo popolo per istruirlo e guidarlo attraverso i Suoi profeti. Sarebbe incomprensibile che dopo l’Antico e Nuovo Testamento Egli avesse mantenuto un ruolo di silenzioso spettatore. I carismatici che hanno ricevuto in tutte le epoche e in tutte le nazioni la Sua Parola, e che la ricevono tuttora, sono numerosissimi, solo che non vi poniamo attenzione. Sono semplicemente ignorati. Ma Dio parla da sempre all’uomo. Il fedele che voglia arricchire la sua conoscenza ha solo da dedicarvisi. Perciò tratterò questi temi raccogliendo alcune di queste testimonianze che sono preziosissime alla comprensione della Sacra Scrittura.

I Libri Sacri della Bibbia sono come le fondamenta di una casa. Segnano le basi della conoscenza e della verità. Su queste fondamenta Dio costruisce la casa, alzando le strutture e riempiendo i vuoti. Tutto è in armonia secondo il Suo Progetto. Non tutto poteva essere spiegato fin dall’inizio se Gesù nel Vangelo di Giovanni afferma: “Avrei ancora molte cose da dirvi, ma per ora non siete in grado di portarne il peso” (Gv 16,12). Segno che ne sarebbero seguite delle altre.

Quando Dio si china su un Suo profeta, si adegua, da perfetto Maestro, al suo livello di comprensione, al suo desiderio di conoscenza, alla cultura del suo contesto sociale. Gesù ha detto che per Lui non esistono differenze fra rivelazioni private e pubbliche. Tutte sono rivolte a tutti, anche quando rispondono a questioni personali. Il compito di un fedele è di ricercare tutte le rivelazioni e controllare se sono in armonia con le Sacre Scritture. Se non le contraddicono, ma le completano o le illuminano, vanno accolte. Mettere in relazione le une alle altre è compito della Chiesa e di ciascun fedele. Questo è quello che io ho cercato di fare nei limiti delle mie capacità.

Riguardo a questa ricerca, mi sono concentrata solo su quelle rivelazioni che sono maggiormente conosciute e che non pongono problemi di credibilità e autenticità, come ad esempio quelle donate a Maria Valtorta. Per cui mi sono attenuta a questo principio: tutto quello che non collima con le Sacre Scritture o con la rivelazione data a don Guido o alla Valtorta, lo trascuro. Ma ce ne sono altre di validissime che potrebbero essere citate. Per questo, nel mio lavoro di ricerca, citerò solo queste tre fonti. È chiaro che ovunque esse diano luce ad un passo qualsiasi della Bibbia, poiché sono spiegazioni del Signore stesso, prenderò queste come arricchimento.

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La rivelazione data a don Guido è la chiave di lettura non solo della Genesi, ma di tutta la Bibbia. Essa ha la capacità e il merito di rendere comprensibili brani che prima erano considerati oscuri. Apre le porte a moltissimi temi che, per la loro difficoltà d’essere compresi, non venivano accettati. In particolare possiamo citare la creazione delle specie che, ignorandola, lascia campo aperto all’evoluzionismo e quindi all’eresia.

Riguardo al peccato originale, un problema serio che mi ha dato non poco turbamento in passato è stato l’aver letto ne ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ di M. Valtorta come Gesù avesse responsabilizzato Adamo ed Eva allo stesso modo. Superai questo scoglio quando compresi che Gesù non avrebbe potuto dire alla Valtorta quello che disse a don Guido qualche decennio dopo perché il contesto culturale non era lo stesso. Infatti, mentre la Valtorta aveva il compito di riportare la sana dottrina sul tema delle origini (la monogenesi della specie umana creata nella sua massima perfezione) in vista del Concilio Vaticano II, e quindi doveva attenersi a ciò che era conosciuto senza anticipare delle affermazioni senza una spiegazione adeguata, al tempo della rivelazione di don Guido la scienza era già arrivata alla conoscenza del DNA. Perciò solo con don Guido il tema del peccato originale poteva essere affrontato in modo adeguato. È la prova che l’insegnamento di Gesù si sviluppa per gradi.

Quindi, in questa ricerca mi avvarrò solo dell’Antico e Nuovo Testamento e di quei brani della Valtorta che confermano la rivelazione data a don Guido.

4 La creazione mediata

Un tema importantissimo di questa rivelazione spiega in modo dettagliato come Dio abbia creato ogni specie, compresa quella umana perfetta detta dei ‘Figli di Dio’. In sintesi, per ogni specie Dio creò entrambi i capostipiti, prima la femmina e poi il maschio, allo stato di prima cellula o zigote. In particolare, per la specie umana, Dio creò invece prima l’Uomo, poi la Donna perché l’Uomo doveva essere il capostipite della sua discendenza e perché la Donna fosse protetta durante l’infanzia. E, per farli crescere durante la gestazione fino alla nascita e nutrirli successivamente nei loro primi anni, Dio usò, come incubatrice, l’utero di una femmina di una specie già esistente, quella degli ancestri: una specie di scimmie più evolute e a stazione eretta.

Questa femmina, creata appositamente da Dio a metà strada fra la specie ancestre (con 48 cromosomi) e quella umana (con 46 cromosomi), come ci ha spiegato questa nuova rivelazione che invito ad andare a rivedere al sito www.bible genesis.org , era cromosomicamente idonea al suo ruolo (con 47 cromosomi) e geneticamente compatibile con i Figli di Dio.

“Callidior erat” (Gn 3,1), cioè la più astuta perché psichicamente più evoluta fra tutti gli animali della sua famiglia e fra tutti gli animali in genere. Non aveva però l’uso della parola. Dio usò questa femmina come supporto alla Sua creazione creando nel suo utero i gameti per il concepimento dei primi due Figli di Dio. Ma, ricordiamolo, nessun gene passò da questa femmina all’Uomo e alla Donna: solo il nutrimento. Quindi ‘i Figli di Dio’ derivarono, ma non discesero da questa femmina.

Questa rivelazione ci rivela, inoltre, la natura dei ‘Figli di Dio’, ossia dei discendenti legittimi e geneticamente puri di Adamo e della Donna come Abele e Set, creati con somma perfezione e allo stato definitivo, ovvero non in evoluzione.

5 Il peccato originale fu un peccato di ibridazione della specie umana

Ma il Progetto di Dio venne alterato quando l’Uomo, divenuto adulto e conscio delle sue facoltà riproduttive, infranse l’unico comandamento datogli da Dio che diceva: “Ogni specie

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si moltiplichi secondo la propria specie”. Egli, con superba autosufficienza, volle ‘conoscere’, nel senso biblico di ‘avere rapporti generativi’, quella stessa femmina preumana dalla quale erano nati lui stesso e, dopo 16 anni, la prima Donna. Vedendo che aveva dato due bei frutti, lui e la Donna, Adamo si illuse che essa fosse una buona fattrice. Il piano per rendersi indipendente da Dio e generare una sua personale discendenza passava dunque attraverso di lei. Ma fu un calcolo sbagliato perché non conosceva le leggi dell’ibridazione studiate da Mendel. Da quel rapporto, avvenuto questa volta senza il concorso creatore di Dio, nacque il figlio della disobbedienza: Caino, un ibrido. Fu così che un ramo dell’umanità si corruppe ‘biologicamente’ e spiritualmente e i loro discendenti ibridi vennero chiamati ‘figli dell’Uomo’ (cioè figli di Adamo) e non più ‘Figli di Dio’.

E poiché la Bibbia chiama “Eva” colei che fu la partner di Adamo nel peccato originale, anche don Guido chiama “Eva” la partner di questo peccato. Ma poiché questa partner non apparteneva al genere umano, va da sé che la prima vera Donna ne risulta innocente. La femmina che tentò Adamo a commettere il peccato originale non fu, dunque, la prima Donna, ma quella femmina ancestre che la Bibbia chiama “Eva”.

Evidentemente nella Genesi mosaica c’è stata fin dagli inizi una sovrapposizione di queste due identità femminili e questo ha generato confusione.

Eva, infatti, è quella femmina che illuse effettivamente Adamo di farsi una propria discendenza al di fuori del Progetto di Dio! È quella che, in quanto animale e spinta dal suo estro naturale, lo tentò e lo portò a commettere questo peccato, che non fu tanto di lussuria, ma un peccato ben più grave: quello di voler imitare Dio per crearsi un’umanità propria dalla quale Dio fosse estromesso. Adamo volle competere con Dio.

Eva è anche quella che la Bibbia chiama la “madre di tutti i viventi” perché è stata sia la ‘madre-in-affitto’ dei primi due ‘Figli di Dio’, sia la ‘madre biologica’ della discendenza ibrida di Adamo, detta dei ‘figli degli Uomini’. E poiché i Figli di Dio col passare del tempo si sono estinti sulla Terra, Eva è diventata la madre naturale di tutta l’odierna umanità, ossia di tutti gli uomini. ‘Eva’, dunque, è un epiteto, un soprannome che significa ‘madre di tutti gli uomini’ o ‘madre di tutti i viventi’. Non è un nome proprio, anche se noi siamo abituati a usarlo come tale.

Eva è la femmina che la Tradizione ebraica chiama Lilith e che il capitolo 3° della Genesi chiama eufemisticamente ‘serpente’. ‘Serpente’ è un altro soprannome di Eva.

Eva fu, in senso temporale, la prima moglie, per così dire, di Adamo. O meglio, fu la sua partner per una sola volta, quella in cui Adamo commise il peccato originale.

Perciò, compresa l’identità e il ruolo delle due figure femminili, Eva e la prima Donna, esse sono le capostipiti femminili delle loro discendenze che fanno entrambe capo ad Adamo. A questo punto il versetto 6,1 diventa chiaro. Esso recita: “Avendo gli uomini (i discendenti di Eva) cominciato a moltiplicarsi sopra la terra e avendo avuto delle figlie, i Figli di Dio (i discendenti della Donna), vedendo che (alcune) delle figlie degli uomini erano belle, presero per loro mogli quelle che fra tutte a loro piacquero”. Diventa così chiarissimo anche il versetto 3, 15 che dice: “Porrò inimicizia fra te (Eva) e la Donna, fra il tuo seme (la discendenza di Eva) e il seme (la discendenza) di lei (della Donna, discendenza riferita a Gesù). Tu (Eva) le insidierai il calcagno ed Ella (la Donna) ti schiaccerà la testa”. Con esso si comprende con più ampiezza tutta l’economia redentiva attraverso il riscatto compiuto da Gesù Salvatore, Figlio di Dio, della discendenza ibrida di Adamo e di Eva, quella detta dei ‘figli (naturali) dell’Uomo’, e poi rinominata dei ‘figli degli Uomini’ a seguito dei successivi connubi promiscui dei Figli di Dio con le figlie degli uomini.

Di contro, i discendenti legittimi dell’Uomo e della Donna, la vera Donna che Dio aveva messo accanto all’Uomo come legittima sposa, vennero chiamati nella Bibbia ‘i ‘Figli di Dio’ perché voluti da Dio il Quale donava a ciascuno di loro, fin dal loro concepimento, il Suo Spirito.

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6 La Genesi non è un mito

Nella rivelazione ricevuta da don Guido Bortoluzzi gli eventi sono chiari, inconfutabili: in essa sono superati gli equivoci e i giochi di parole dello stile allegorico. La storia delle origini, ora semplice e logica, non ha più nulla di mitico, come alcuni studiosi degli scritti mosaici avevano sostenuto, ma è un racconto reale, e potremmo dire in certo modo storico, perché ci fa prendere conoscenza dell’era in cui fu creato l’Uomo e del luogo, l’odierna Mossul, ove ciò avvenne.

Questa rivelazione è indispensabile per comprendere chi siamo noi, ‘figli degli uomini’, e da dove siamo venuti. Risponde a tutti i nostri interrogativi esistenziali. Ma per capire a fondo la nostra realtà, dobbiamo prima passare attraverso la conoscenza dei Figli di Dio. La conoscenza che ne deriva è fonte di seria meditazione per il lettore e, in molti casi, motivo di conversione quando comprende che la sua natura ha inevitabilmente tendenze animali derivate da Eva, mentre il fine della vita è un tendere continuo verso l’originaria perfezione. Molti sono infatti coloro che dopo questa lettura hanno aperto la loro mente e il loro cuore alla contemplazione della Misericordia di Dio e hanno dato un senso alla loro esistenza. Queste novelle conversioni affermano che questa conoscenza ha cambiato la loro vita perché l’ha motivata. Sostengono di averne tratto grande beneficio, specialmente nella preghiera, nella frequentazione dei Sacramenti e nelle proprie relazioni con il prossimo.

Don Guido è riuscito a trasmettere al lettore la sua tolleranza, in quanto l’uomo non è spesso colpevole del suo stato e anche della sua poca fede.

Sebbene questa rivelazione non sia ancora approvata ufficialmente dalla Chiesa, non vi è motivo per non riconoscerla valida e degna di approfondimento. Sono certa che il suo riconoscimento avverrà e nemmeno in tempi molto lontani.

Dalla consapevolezza della nostra doppia natura, originata dall’incrocio di due specie pure, nascono molte nuove considerazioni che interessano tutte le scienze umane: antropologiche, biologiche, mediche, etiche, morali e teologiche.

7 I Figli di Dio

La Bibbia dice che dopo l’Uomo e la Donna Dio non creò nuove specie. Tuttavia abbiamo visto nella Bibbia che spesso Dio è intervenuto successivamente con la creazione di nuovi gameti in donne sterili. In ciò non vi è alcuna contraddizione perché altro è creare una nuova specie, altro è immettere gameti nuovi della specie precedentemente creata in donne sterili. Anche quando guarisce Dio crea cellule integre che vanno a sostituire quelle malate. Non trasforma quelle malate, ma le elimina e le sostituisce con una nuova creazione. Questa affermazione sembra provocatoria o quantomeno arbitraria. Invece è la constatazione di un miracolo al quale ho avuto la grazia di assistere in prima persona. Una mia amica, durante una S.Messa di guarigione celebrata da padre Tardif in un convegno del Rinnovamento dello Spirito a Rimini nell’ ‘87, ha avuto l’annuncio della guarigione di un tumore epiteliale all’ultimo stadio. Nelle successive 24 ore la poveretta ha eliminato con una sudorazione impressionante tutte le cellule malate, con febbre e forti dolori alla schiena e ha bevuto quantità impressionanti di acqua. All’improvviso, completato questo processo di rinnovamento, si è sentita benissimo: era guarita! I referti medici hanno dichiarato, malgrado l’incredulità dei medici stessi, la completa guarigione. Perciò constatai che la guarigione era avvenuta lentamente e con l’eliminazione delle cellule malate e con la sostituzione di nuove.

Ma la guarigione può avvenire anche con un atto istantaneo. Questo è accaduto a me durante una S. Messa di Guarigione a Trento celebrata da padre Pat Collins nel 1992. Da un ventennio soffrivo di forti dolori alla schiena per una caduta che mi aveva procurato uno

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spostamento vertebrale. All’improvviso, durante la sua preghiera d’intercessione, il dolore mi è completamente passato e da quel momento ho potuto camminare diritta. Ho dedotto, perciò, che le modalità usate da Dio sono infinite: una diversa per ciascun caso.

Ritorniamo alla Genesi. Dio aveva creato l’Uomo e la Donna perfetti. E la Bibbia dice che fu l’ultima creazione: nel così detto ‘il sesto giorno’. Tuttavia il Signore stesso definì la specie umana ibrida “UNA NUOVA SPECIE”, e definì l’uomo ibrido “QUESTO ‘ANIMALE’ DELLA NUOVA SPECIE” (§ 245). Parrebbe quasi una contraddizione, poiché l’ultima creazione di Dio era stata la specie umana perfetta, ma non è così perché questa nuova specie non è stata creata da Dio, ma fu opera dell’Uomo.

L’aver definito l’uomo ibrido un ‘animale’, sia pure, entro certi limiti, intelligente, è la sintesi del salto deteriorativo determinato dalla caduta causata dal peccato originale. Su questo punto c’è molto da riflettere.

È bene allora chiarire quali sono le prerogative e le differenze fra le due specie, quella dei ‘Figli di Dio’ e l’altra, quella ibrida, o animale, dei figli dell’Uomo(-Adamo), detta anche dei ‘figli degli Uomini’. Gli Uomini scritti con la ‘U’ maiuscola sono quei Figli di Dio che, come dice il cap. 6° della Genesi mosaica, presero per moglie delle discendenti di Caino generando a loro volta dei ‘figli’ ibridi (scritto con la ‘f’ minuscola) nati da questo ‘secondo’ peccato simile al peccato originale.

Per poter avere una completa comprensione dell’identità dei ‘figli degli Uomini’ (ossia di noi stessi in quanto loro discendenti), dobbiamo anzitutto chiarire che cosa ci distingue dai ‘Figli di Dio’.

I Figli di Dio erano gli Uomini creati da Dio perfetti in ogni loro dimensione: fisica, intellettiva e spirituale. Essi discendevano da Adamo e dalla prima Donna. Appartenevano al ramo legittimo di Adamo. Sopravvissero nei secoli se, all’inizio del 6° capitolo della Genesi mosaica, si parla di loro al plurale. Sappiamo anche, dal capitolo 5° della Genesi e dalle rivelazioni di Gesù alla Valtorta, che l’ultimo Figlio di Dio fu Noè e che con lui la stirpe perfetta di Seth si estinse sulla Terra.

I Figli di Dio nulla avevano a che fare con gli uomini attuali, decaduti, sviliti, limitati a causa del peccato originale. Nemmeno i redenti, che in virtù dell’adozione a ‘figli adottivi di Dio’ possono partecipare alla Vita dello Spirito, possono paragonarsi a loro.

Abbiamo visto nella rivelazione data a don Guido che la loro persona era assai diversa dalla nostra. Al di là di una statura imponente (250 cm), armoniosa, atletica, bellissima, essi avevano una mente assai più aperta, pronta e intelligente della nostra. Non solo: essi erano dotati ‘per loro natura’ dei dono preternaturali e soprannaturali e, in primo luogo, dello Spirito di Dio in quanto Figli legittimi di Dio.

Sempre dalla rivelazione data a don Guido, abbiamo appreso che Adamo aveva come simbolo un grande ‘Omega’ d’oro (§§155-6) a mo’ di sigillo incastonato su una virtuale striscia nera che gli passava davanti ai genitali. Perché è da lì che si attuò il peccato originale.

8 L’Omega

Cosa significasse questo simbolo d’oro lo capiamo se lo contrapponiamo all’Alfa (§§ 66 e seguenti). “DISTINGUI I DUE CONCETTI (l’Alfa e l’Omega)” aveva detto il Signore. Merita che qui riportiamo in sintesi la riflessione di don Guido: “Quell’Omega era in contrapposizione all’‘Alfa’: l’‘Alfa’ era il Creatore, pronunciato (dal Signore) e scritto (nella visione) come al neon al principio della creazione. L’‘Alfa’: lo Spirito Puro, l’Assoluto, la Forza Creatrice Prima, che è Dio; l’‘Omega’: il primo Uomo e la prima Donna e i loro discendenti puri, dotati pur essi di Spirito, quello Spirito che è della stessa Sostanza del Padre, perché l’Uomo e la Donna sono Figli legittimi di Dio”. Perciò spiritualmente ‘simili’ a Lui.

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È da attribuirsi a Loro, e non a noi, la frase della Bibbia che dice che ‘Dio creò l’Uomo a Sua immagine e somiglianza’. Noi, eredi del peccato, non siamo né a Sua immagine né a Sua somiglianza perché la nostra psiche è rimasta deteriorata perdendo così l’immagine di Dio e abbiamo perduto lo Spirito, la somiglianza con Dio. Infatti, lo Spirito lo assumiamo con il Battesimo. E ‘a immagine’ non lo siamo neanche dopo il Battesimo poiché le tare del peccato originale rimangono, come gli istinti, le malattie, una limitata forza di volontà e una ridotta capacità di intendere. Quanto alla somiglianza, riceviamo solo il seme dello Spirito che dovrà esser fatto crescere attraverso i Sacramenti e la Grazia. Questo è spiegato assai chiaramente nel libro ‘Lettera di S. Paolo ai Romani’ della Valtorta.

Tuttavia l’uomo redento, acquistando lo Spirito, si divinizza parzialmente: tant’è vero che nel Vangelo di Giovanni Gesù dice agli Apostoli che erano in procinto di ricevere lo Spirito con la Pentecoste: “Ma non sapete che anche voi siete ‘dei’?” riprendendo un passo di Mosè. Dunque, Gesù introduce un significato nuovo al termine ‘dio’ che per gli Ebrei aveva riferimento solo a Yawè. Per Gesù il termine si estende a tutti coloro che possiedono lo Spirito di Dio! In tal senso, se già noi che abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio con il Battesimo e il Sacramento della Confermazione diventiamo ‘dei’, e la Parola di Dio non può essere cancellata, tanto più i Figli di Dio che lo avevano dal loro concepimento sono ‘divini’.

Don Guido comprende che ‘Omega’ significava la fine della creazione stessa, contrapposto all’Alfa che ne segnava l’origine: l’Alfa da cui parte la creazione, l’Omega che la conclude. I due estremi, dotati entrambi dello stesso Spirito divino, la comprendono tutta.

Ma c’è di più: l’Omega è il fine stesso della creazione, perché i Figli puri di Dio erano allo stesso tempo destinatari della creazione intera e scopo per cui Dio l’aveva posta in essere, con il compito da parte loro di custodirla e di guidarla.

I Figli di Dio erano dunque Uomini perfetti elevati da Dio a rango divino fin dal loro concepimento, simboleggiato dall’oro di quell’Omega: perché di Dio condividevano lo Spirito, la ‘stessa Sostanza’. I Figli di Dio avevano dunque una ‘Natura umana’ in quanto soggetti a tutte le caratteristiche e funzioni fisiche dell’uomo, ma al tempo stesso avevano una ‘Natura divina’ perché formati fin dal loro concepimento con lo Spirito di Dio. In altre parole, erano trinitari perché composti di corpo, anima o psiche e Spirito. Una situazione particolare è la figura di Gesù: vero Dio e vero Uomo, la cui Natura umana era quella dei Figli di Dio. Infatti S. Paolo nella sua Lettera ai Filippesi (2,7) dice che “Gesù con l’Incarnazione ‘annichilì Se stesso’ prendendo la condizione di servo”. Prese la Natura umana dei Figli di Dio, non dei figli degli uomini! Ridusse solo la Sua altezza per assimilarsi a noi.

La condizione di perfezione assoluta dei Figli di Dio li rendeva pienamente responsabili delle loro azioni. E, per il fatto di essere perfetti, godevano della massima libertà, requisito essenziale di Dio. Quindi potevano scegliere di vivere in comunione con Dio o di dissociarsi da Dio. Nel primo caso, in rapporto all’intensità della loro comunione con Dio nell’intento di fare la Sua Volontà, il loro Spirito era destinato a crescere fino a identificarsi in Dio. Nel secondo caso la loro scelta di autonomia li portava a ridurre il loro Spirito fino a una specie di ibernazione. In questo caso il loro Spirito riduceva quasi a zero il nutrimento spirituale che sgorgava dalla Fonte Prima, Dio. Ma, cosa molto importante da rimarcare, in quanto trinitari ‘per costituzione’, non potevano perdere interamente lo Spirito di Dio in quanto lo Spirito faceva parte integrante della loro stessa Natura. Il loro Spirito poteva annichilirsi, ma non estinguersi completamente. Anche nel peccato, rimanevano sempre Figli. Adamo non poteva perdere totalmente lo Spirito perché avrebbe perso la sua identità. Un Figlio puro, per quanto peccatore, restava sempre Figlio legittimo. Nessun padre disconoscerebbe il proprio figlio perché ha sbagliato. Solo che nel caso di Adamo, il suo legame e la sua comunicazione col Padre si sono allentati fino a diventare praticamente quasi nulli. Quindi, i Figli di Dio non potevano spiritualmente morire se per ‘morte’ intendiamo la perdita dello Spirito.

Dalla visione apprendiamo inoltre che l’Omega sulla fascia virtuale posta davanti ad Adamo non è in posizione eretta, ma inclinata ‘verso sinistra’, segno del suo dissenso. È

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implicito che era già subentrata in lui la tentazione. Quell’Omega aveva anche perduto la sua naturale rotondità perché era diventato stretto come un occhiello, segno che il suo animo si era già chiuso all’ascolto di Dio. Ma quell’occhiello non era scomparso. Da questi particolari comprendiamo che, se anche il peccato originale si attuerà due anni dopo, le radici della tentazione erano già presenti nel cuore di Adamo pochi istanti dopo esser diventato padre della Donna.

9 Il Progetto di Dio è Sapienza

Dio è Sapienza. Fra gli infiniti modi di esprimere la Sua Potenza, Dio sceglie quello che risponde meglio alla Sua Sapienza. In questo modo Dio esprime la Sua Libertà. Anche l’Uomo creato da Dio era libero, altrimenti non sarebbe stato simile a Dio. Nell’Uomo l’obbedienza diventa sapienza quando la sua libertà si accosta alla Sapienza di Dio. Se sceglie un’altra forma di libertà, l’Uomo perde la sua sapienza e la sua saggezza. Come Adamo.

I Figli di Dio avevano, in forma ridotta, gli stessi attributi del Padre perché il loro Spirito era della stessa Sostanza dello Spirito del Padre. Potenza, intelletto, sapienza, ecc. crescevano nella misura con cui essi condividevano con la loro libertà il Progetto del Padre. Lo Spirito dell’Uomo perfetto, perciò, poteva dilatarsi assorbendo all’infinito lo stesso Spirito di Dio fino, appunto, a identificarsi in Dio. È quello che è accaduto alla prima Donna, umile e obbediente, grazie alla quale Dio ha promesso un Redentore. Ed è anche quello che è accaduto a Gesù, vero Dio e vero Uomo. Ma se l’Uomo si dissociava dal Progetto di Dio, il suo Spirito poteva ridursi e autolimitarsi nella misura con cui si allontanava per fare la propria volontà. Ed è quello che è accaduto ad Adamo. Pur perfetto, ha potuto sbagliare perché era nel pieno della sua libertà. La vera ragione del peccato di Adamo non fu né l’impulsività, né la debolezza, ma un calcolo freddo e premeditato per sottrarsi alla Volontà di Dio. E perse l’amicizia di Dio. Ma non la somiglianza con Dio.

Il quesito che ci viene spontaneo farci è: perché Dio, Sapienza infinita, in grado di poter prevedere la ribellione di Adamo, aveva permesso che accadesse il peccato originale con tutte le sue conseguenze? Senza dubbio aveva come fine un bene superiore: probabilmente quello di dare ad Adamo e agli altri suoi seguaci ribelli, la possibilità di pentirsi nel tempo, acquistando sapienza dalla constatazione dei frutti dei loro errori e acquistare la dovuta umiltà per riparare, correggendo la loro volontà.

Il Padre, tuttavia, dopo aver esposto ad Adamo e successivamente agli altri Figli di Dio il Suo Progetto e i limiti della loro autonomia (ad es: “crescete e moltiplicatevi” o “ogni specie si moltiplichi secondo la propria specie”), lasciava loro la libertà perché raggiungessero pure loro, autonomamente, la Sapienza. Non era tenuto a spiegarne i motivi. Dovevano capire, individualmente, che l’obbedienza era la via più diretta per acquistare la Sapienza. L’obbedienza è fiducia. L’obbedienza è amore. L’obbedienza è intelligenza ed è già sapienza. Se nel Figlio vi era fiducia verso il Padre, l’obbedienza veniva come conseguenza logica, come avvenne nel caso della prima Donna; ma se la fiducia del Figlio verso il Padre non c’era, come avvenne in Adamo che si sentiva un altro dio in competizione con Dio, ecco che la volontà del Figlio si dissociava e lo Spirito si … riduceva.

Nel Progetto di Dio, dunque, esisteva già prima della creazione dell’Uomo la possibilità che l’Uomo sbagliasse. Evidentemente anche lo sbaglio faceva parte del Suo programma educativo e perciò aveva una finalità buona.

È vana l’obiezione che se Adamo era perfetto non poteva peccare. Dice Gesù alla Valtorta nell’Epistola di Paolo ai Romani nel messaggio del 2 giugno del 1950: “Ecco. È ancora la volontà libera dell’uomo quella che decide la sorte futura ed eterna. Come per Adamo fu il suo volere a farlo decaduto …”.

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Ed è pure vana l’altra obiezione, che, se Adamo ha peccato, Dio non lo ha creato perfetto. È proprio perché perfetto e simile a Dio che Adamo includeva fra i suoi requisiti la libertà. Dice Gesù nel Suo commento alla ‘Lettera ai Romani’ dettato a Maria Valtorta: “Io non ho peccato non perché non potessi peccare, ma perché non ho voluto peccare”. Dunque, se perfino Gesù dice che avrebbe potuto peccare, tanto più Adamo. Questi, infatti, ha preferito disobbedire e sperimentare le sue capacità creative per defilarsi da Dio e rendersi indipendente.

10 Il peccato originale e le sue conseguenze

L’oggetto della disobbedienza, lo conosciamo ancora dalla lettura della rivelazione fatta a don Guido, è stato l’atto sessuale proibito, consumato da lui ‘solo’, Adamo, con una femmina ancestre, Eva. È bene ricordarlo: Eva non apparteneva alla specie umana, ma a quella preumana precedente a quella umana. Come animale, Eva non era in possesso della libertà, ma era soggetta agli istinti della natura. Questo atto ha portato come conseguenza la contaminazione genetica del ramo illegittimo discendente da Adamo ed Eva, ossia quello di Caino, figlio ibrido di questo rapporto proibito. Tutti noi discendiamo da Caino e da Eva.

Con il peccato originale, abbiamo dunque la separazione dei due rami discendenti di Adamo: uno compromesso dall’ibridazione che fa capo a Caino e uno rimasto integro, quello legittimo dei Figli di Dio, discendente da Adamo e la Donna, sua legittima sposa e che fa capo a Set, poiché Abele era morto prima di lasciare eredi.

La Bibbia non chiarisce la profonda differenza fra le due discendenze e focalizza la sua attenzione solo sul ramo ibrido trascurando di dire almeno le cose essenziali di quello puro. Nomina però i Figli di Dio all’inizio del sesto capitolo, contrapponendoli ai figli degli Uomini e in pochi altri passi, come nel Libro di Giobbe.

Unica indicazione che abbiamo è la distinzione ai capitoli 4 e 5 delle due discendenze di Adamo: quella che scende da Seth e continua con Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoch, Mathusala, Lamech, e giù giù fino a Noè; l’altra, quella ibrida, che scende da Caino e continua con Henoch, Irad, Maviael, Lamech, colui che prese in moglie Ada e Sella. Da Ada Lamech ebbe Jabel e Jubal e da Sella ebbe Tubalcalin e Noema.

Come è potuto accadere che Caino, il quale era ibrido, abbia potuto avere una sì numerosa discendenza? Sappiamo che generalmente gli incroci fra due specie diverse non danno figli e, quand’anche nascessero, sono sterili, come i muli e i bardotti. E, ammesso che poi in qualche caso raro questi ultimi siano in grado di procreare, entro la seconda generazione gli ibridi irrimediabilmente si estinguono. Caino, invece, dimostrò di essere fertile. Già la sua nascita sembra un caso incomprensibile per la scienza odierna.

Per esempio un accoppiamento fra una tigre e un leopardo non darebbe cuccioli in natura. Solo, pare, con la fecondazione eterologa.

Ma nel caso dell’accoppiamento fra Adamo e Eva, l’incompatibilità non poteva essere assoluta perché Eva, la così detta madre di tutti i viventi (ossia la pseudo madre del primi due Figli di Dio), apparteneva sì ad una specie preumana, ma era eccezionalmente a metà strada fra le due specie pure e necessariamente compatibile con l’Uomo se era stata creata appositamente da Dio per portare le gravidanze dei primi due Figli di Dio. E nemmeno i suoi 47 cromosomi erano un ostacolo genetico se uniti a quelli dell’Uomo, Adamo prima e Caino dopo, che ne avevano 46. Sta di fatto che lo zigote di Caino poté formarsi e sopravvivere. E se Eva fu feconda nel suo rapporto con Adamo, altrettanto valeva nel suo rapporto con Caino. Quindi Eva era l’unica femmina dalla quale Caino potesse avere un figlio. Caino poteva unirsi a tutte le femmine ancestri, che come sappiamo avevano 48 cromosomi, ma solo da un rapporto con Eva poteva generare.

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11 Alla natura originariamente buona dell’Uomo si sovrappose una seconda natura

Ora sappiamo che questo peccato, considerato misterioso fino ad ora, oggi non è più un mistero.

Non mi dilungo su questo tema perché l’ibridazione della specie umana originariamente perfetta, avvenuta per iniziativa del primo Uomo Adamo, è già stata sufficientemente sviscerata nel testo Genesi Biblica di don Guido Bortoluzzi. Dirò solo che la Chiesa Cattolica è già aperta a questa nuova conoscenza perché Benedetto XVI nella sua catechesi del 10 dicembre 2008 affermò che alla natura originariamente buona dell’uomo questo peccato sovrappose una ‘seconda natura’ che lo ha corrotto ‘biologicamente’ e che, sempre ‘biologicamente’, ossia geneticamente, questa corruzione si è trasmessa all’umanità intera fino ai giorni nostri.

Se, come afferma il Santo Padre, la corruzione è stata di natura ‘biologica’ perché alla buona natura originaria dell’uomo se ne è sovrapposta una diversa, è chiaro che proprio all’ibridazione egli intendesse.

Perciò non si può più ridurre il peccato originale ad un mero peccato di pensiero, come pensano i modernisti, anche se questo ne è stata la vera causa.

12 Lo Spirito: Dio è Puro Spirito

Iniziamo con il definire lo ‘Spirito’. Dio è puro Spirito. È Spirito Creatore. Ciò che Dio pensa e vuole sussiste. Dio è Pensiero Creativo. È immateriale. Perciò non è nemmeno energia poiché noi sappiamo, grazie ad Einstein, che l’energia è convertibile in materia e viceversa. Lo Spirito non può dunque essere confuso con ciò che è creato, né con la materia, né con l’energia. Non è immanente perché non si identifica con la Sua creazione, ma è distinto da essa. Dio abbraccia tutto l’universo. È presente ovunque esiste la Sua creazione e anche ‘oltre’ la Sua creazione. È infinito. È un concetto illimitato che la mente umana non può contenere. Non è un concetto indefinito, perché è un concetto esatto. Però è un concetto così alto che la nostra intelligenza non può raggiungere perché non possiede le coordinate per comprendere. Noi possiamo conoscere solo gli attributi di Dio, ma non Dio. Conosciamo la Sua Onnipotenza, la Sua Bontà, il Suo Amore, la Sua Sapienza, la Sua Giustizia, la Sua Misericordia, ma non conosciamo Dio.

Solo i Figli puri di Dio conoscevano Dio, intellettualmente, spiritualmente e praticamente. Ne facevano anche esperienza. Dio comunicava con l’Uomo e l’Uomo comunicava con Dio. Con il pensiero e con la parola. Se non fosse stato così, Adamo non avrebbe imparato a parlare, segno che Dio gli insegnò, probabilmente con locuzioni interiori, a esprimere verbalmente concetti concreti e astratti.

13 Lo Spirito nei Figli legittimi di Dio e nei figli adottivi di Dio

Lo ‘Spirito’ di cui ci occupiamo proviene da Dio e, come abbiamo visto, è parte di Dio stesso, sebbene, quando viene donato all’Uomo sia esso Figlio legittimo di Dio o figlio adottivo di Dio, questa parte si separi virtualmente da Dio per formare, unita all’anima, una nuova identità, un’entità autonoma, un’anima vivente, spiritualmente vivente.

Qualcuno potrebbe pensare che se Dio è ovunque, Dio è anche in tutti gli uomini. Questo è vero, come è vero che è in un fiore, nel mio cane, o nella natura tutta. Ma non è la semplice presenza di Dio nell’Uomo che rende quell’Uomo Figlio di Dio! Lo Spirito che Egli diede ai

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Suoi Figli legittimi, e che dà anche a noi quando diventiamo Suoi figli adottivi, non è qualcosa che Egli ‘crea’ fuori di Sé come quando mette in essere la creazione. Lo Spirito di Dio nell’Uomo originario e nell’uomo redento ‘è parte stessa di Dio’ che Dio dona ai Suoi figli con tutti quegli attributi che Egli stesso ha: di potenza, di sapienza, di giustizia, di volontà, ecc. Lo Spirito è la ‘Sostanza stessa di Dio’ immessa nell’Uomo la quale diventa in quel Figlio la Fonte prima della Vita soprannaturale che, a sua volta, diventa una ‘sorgente di Vita’ che irrora a cascata la psiche e il corpo. Questo lo spiega chiaramente Gesù alla Valtorta nel libro ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’. Oppure, potremmo dire, che lo Spirito è come una ‘Luce di Dio’ che si accende nell’Uomo originario e nel redento e questa Luce si diffonde illuminando prima la psiche e da quella, a sua volta, guarisce il corpo. Viene da dentro perché dentro quell’io c’è Dio stesso che ha dato una Scheggia di Sé a quell’Uomo. Ma se l’animo di quell’Uomo si volge altrove, allentando i legami che lo legano a Dio, la Luce si attenua e tende a spegnersi.

In ogni Figlio legittimo di Dio, dunque, era presente lo ‘Spirito’ del Generante, ossia di Dio come parte costitutiva di quel Figlio. Ciò comporta che lo Spirito, prima di essere infuso nell’uomo, era in Dio perché Dio stesso. Pertanto lo Spirito non è solo immortale come l’anima, ma è eterno. Ricapitolando, gli Spiriti derivati, quelli dei Suoi Figli, avevano con Lui un denominatore comune: lo Spirito stesso, che restava ‘Unum’. Ciò rendeva i Figli ‘simili al Padre’(Gn 5,1): li rendeva ‘divini’.

Per questo ogni Figlio legittimo godeva delle stesse prerogative del Padre, cioè di Dio. Se Dio è Onniscienza, Sapienza, Perfezione, Potenza, Giustizia, Libertà, ecc., anche l’Uomo perfetto, in quanto Figlio legittimo, possedendo lo Spirito di Dio, possedeva, in chiave ridotta, gli stessi attributi. Ma queste prerogative erano ‘in fieri’, ossia in seme che, se nutrite dalla Grazia, simile ad un flusso di Spirito, questo Spirito faceva crescere spiritualmente quel Figlio. E tale crescita spirituale non era determinata, ma libera. Era lasciata alla volontà stessa del Figlio. Si esprimeva e si realizzava uniformando la propria volontà alla Volontà del Padre. Fra i primi requisiti della ‘somiglianza’ dei Figli di Dio con il Padre era, dunque, la libertà.

Lo Spirito è una cosa viva, che si dilata e si restringe come un polmone a seconda dell’amore e delle opere. Non è immutabile. Ma non può corrompersi perché Parte stessa di Dio. Può solo crescere o ridursi.

Ma a causa del peccato originale lo Spirito di Dio era stato ritirato da Dio stesso dai discendenti illegittimi di Adamo (Gn 6,3), perché gli ibridi non erano più adeguati templi dello Spirito Santo. In loro sia il corpo che l’anima erano stati corrotti. Erano diventati animali. Infatti, ‘anima’ e ‘animale’ hanno la stessa radice. E Dio non poteva considerare Suoi figli degli esseri animali. I figli degli Uomini vennero declassati a semplici ‘creature’.

Nell’ultima delle rivelazioni ricevute da don Guido, l’ottava, il Signore definisce l’uomo corrotto dal peccato originale “questo ‘animale’ della nuova specie” (§ 245). Non è un’espressione spregiativa, ma la constatazione di uno stato di fatto. Senza lo Spirito di Dio l’uomo è solo un animale intelligente. Non può più essere figlio di Dio! Per divenire figlio di Dio l’uomo decaduto deve essere adottato, attraverso un atto di adozione, a figlio grazie a Gesù Redentore. Se questo avviene, l’adottato riceve nuovamente lo Spirito di Dio.

L’adozione non è un fatto automatico. L’uomo deve ‘accogliere Gesù’ e ‘credere nel Suo Nome’, ossia alla Sua divinità (Gv 1,12). Questi allora nasce alla Vita spirituale: “non per via di sangue, né per volontà della carne, né per volontà d’uomo, ma da Dio viene generato” (Gv 1,13).

14 I figli degli Uomini

Fra le conseguenze del peccato originale, gli uomini ibridi, discendenti illegittimi di Adamo e di Eva, l’ancestre, persero sia le qualità di perfezione psicosomatiche, sia lo Spirito

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di Dio, poiché questo requisito non poteva associarsi alla natura animale che era entrata attraverso Eva nel DNA dell’uomo. Infatti, il Signore disse: “Il Mio Spirito non rimarrà sempre nell’uomo perché egli è carne” (Gn 6,3).

Con l’ibridazione la stirpe di Caino, primo ibrido, si abbrutì fino a diventare simile a quella degli ancestri: animali a stazione eretta, di una specie ora scomparsa, ma che vive ora in noi, una specie che era stata progettata da Dio come ausilio all’Uomo.

I figli e le figlie degli Uomini, frutto di incrocio di entrambe le specie pure dei Figli di Dio e degli ancestri, erano abbondantemente pelosi, con una statura che variava fra i due estremi: i 250 cm di Adamo e i 110 cm di Caino. Erano brachicefali, con naso ridottissimo o quasi assente, bocca larga e palato piatto, con seri problemi di pronuncia per la conformazione strutturale della laringe e del cavo orale. Tuttavia, quelli che somigliavano più a Caino che a Eva, parlavano o, meglio, farfugliavano. Le orecchie sporgevano dal capo in altezza nei maschi, dai capelli in orizzontale nelle femmine. Avevano bacino stretto e spalle larghe, gli avambracci arrivavano ai polpacci, mentre le gambe erano assai corte tanto che questi uomini sembravano in ginocchio quando erano in piedi. Fronte e mento erano sfuggenti, labbra lunghe e sottili fino quasi alla radice delle orecchie, canini più lunghi degli incisivi.

Tutto dava da pensare che non fossero nemmeno uomini (vedi §§ 240/244) se non avessero avuto l’uso della parola. Solo questa era il segno distintivo per Caino d’essere un uomo (§§ 192/193). E altrettanto per i suoi discendenti. Quindi per il loro aspetto questi ultimi avrebbero potuto esser scambiati per degli animali. Per questo gli antropologi non li riconobbero come ‘uomini’.

Ma le alterazioni più profonde erano quelle relative all’anima e allo Spirito.

15 Distinzione fra anima e Spirito

Qui entriamo in campo teologico perché, se è vero che le conseguenze più appariscenti del peccato originale riguardavano il loro aspetto somatico, quelle più gravi hanno interessato le anomalie dell’‘anima’ e la privazione dello ‘Spirito di Dio’. Dobbiamo perciò definire anzitutto cosa intendiamo in questo contesto per ‘anima’ e per ‘Spirito’.

Nell’uso di queste espressioni, ‘anima’ e ‘Spirito’, non c’è un intendimento univoco. Spesso sono state usate, e sono anche oggi usate, come sinonimi o in modo indefinito creando equivoci. Ogni autore ne ha un proprio concetto. Neanche il Catechismo della Chiesa Cattolica chiarisce a fondo questo distinzione.

Se si vuol fare un discorso che abbia chiarezza e delle certezze, benché semplici, bisogna anzitutto dare delle definizioni univoche. La teologia non potrà mai diventare una scienza se non usa i criteri delle scienze esatte che partono dalle definizioni dei termini che si vanno a usare.

Perciò cercherò di definire questi termini, validi per questo contesto. Non ho la pretesa che siano le definizioni più corrette, ma saranno quelle che io userò in queste pagine per potermi esprimere. Vediamole allora in particolare.

16 L’anima

Che cos’è ‘lo Spirito lo abbiamo già chiarito. Lo scriviamo maiuscolo perché rispecchia Dio. Cerchiamo ora di definire l’‘anima’.

Con il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento, si sposta il baricentro della storia della Salvezza da Gerusalemme a Roma. La cultura ebraica viene innestata nella cultura greco-romana. Ma la cultura greco-romana aveva una visione dualistica dell’uomo e lo considerava

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composto solo di anima, o psiche, e di corpo. Non conosceva la dimensione soprannaturale. L’uomo, secondo questa visione, era costituito solo di anima e di corpo.

La conseguenza fu che con i primi secoli dell’era cristiana il termine ‘anima’ prese impropriamente il posto del termine ‘Spirito’. Così i requisiti dello Spirito furono attribuiti all’anima. Perciò nello studio delle S. Scritture, i popoli di lingua latina, identificando l’anima con lo Spirito, commisero un errore di concetto fondamentale. Questo equivoco è giunto fino ai giorni nostri e lo vediamo ancora perpetuarsi in alcune espressioni del CCC, il Catechismo della Chiesa Cattolica uscito nel 1992.

L’anima o psiche è, con un eufemismo, la sede virtuale, dove si raccolgono tutte le qualità immateriali e invisibili dell’uomo: intelletto, memoria, volontà, sentimenti, emozioni, carattere, personalità, attitudini, capacità, predisposizioni alle varie facoltà come alla musica, all’arte, alle scienze, alle attività pratiche e manuali, l’amore. È anche la sede del subconscio e dell’inconscio. In altre parole è il complesso di tutte le caratteristiche che descrivono, insieme al corpo, l’identità di una persona secondo il linguaggio corrente.

Tutte queste qualità immateriali si trasmettono anch’esse per via genetica. Se non si trasmettessero per via genetica non sarebbero state corrotte dal peccato originale. Invece è sotto gli occhi di tutti che la psiche è la più labile e cagionevole delle componenti dell’uomo. Quindi, a differenza dello Spirito che può essere perso ma non corrotto perché Particella di Dio, l’anima ha subito le stesse vicissitudini del corpo a causa del peccato originale. Rimando nuovamente alla lettura del testo ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ dove Gesù spiega alla Valtorta le differenze fra anima e Spirito e quali furono le conseguenze sul corpo e sull’anima del peccato d’origine.

Quindi, non tutte e tre le componenti dell’uomo (corpo, anima e Spirito) vennero corrotte, ma solo le prime due: il corpo e l’anima, perché, come abbiamo visto, lo Spirito, che è Particella di Dio stesso, è andato perduto.

Inoltre, mentre lo Spirito è ‘eterno’ e perfetto perché Particella di Dio, la nostra anima è ‘immortale’. E poiché l’anima è imperfetta, a causa della sua imperfezione percepisce lo Spirito in modo distorto e imperfetto.

Anche l’anima, dunque, gode dell’immortalità. Una volta che inizia il suo percorso con il concepimento dura per sempre. Se poi avviene la sua unione con lo Spirito, questo le dà una nuova identità come figlia di Dio. Grazie alla Redenzione, qualora l’uomo accolga lo Spirito di Dio, la sua vita che prima decorreva ad un livello naturale si eleva a Vita trascendentale e, dopo la morte fisica e un’adeguata purificazione, termina con la sua glorificazione per godere in eterno la Vita alla presenza di Dio.

Ricapitolando, l’anima o psiche è la dimensione impalpabile e invisibile della natura umana e si trasmette in via orizzontale, insieme al corpo, da genitori a figli con il concepimento e anche con l’educazione. Lo Spirito, invece, è una Particella divina che scende da Dio sull’uomo in via verticale e che lo rende ‘figlio adottivo di Dio’ in virtù del Battesimo attraverso la Chiesa. Ma un atto di adozione può avvenire anche in modo diretto da Cristo al di fuori della Chiesa, come nel caso del Battesimo di desiderio o di sangue. È ovvio che se Gesù ha investito la Chiesa di determinati poteri, Egli non se ne è privato e può esercitarli quando vuole. Egli è il Capo della Chiesa. La Chiesa prende Vita da Lui. Perciò anche i fedeli di altri culti, quando sono miti e retti di cuore, possono essere adottati a figli di Dio in Cristo.

Per concludere, se tutti gli uomini sono ‘creature di Dio’, non tutti sono ‘figli di Dio’. Nella pittura a tema religioso vediamo che spesso nelle raffigurazioni dei santi e degli

Angeli veneva dipinta un’aureola sottile semitrasparente per indicare il loro stato di Grazia, lo Spirito. È un’intuizione molto acuta che vuol rendere visivo il concetto che quegli uomini non solo sono santi, ma che hanno un requisito in più, lo Spirito di Dio: espressioni che nella realtà si equivalgono.

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17 Le capacità dell’anima

Fra le varie qualità dell’anima ci sono le ‘capacità’. C’è chi ha la capacità di recepire dei concetti di ordine trascendente o soprannaturale e chi invece non li comprende. Non si tratta né di intelligenza, né di istruzione, né di buona volontà. Ci sono delle persone che paiono del tutto refrattarie a questo genere di argomenti e non sanno elevarsi da ciò che è di natura concreta o puramente logica, eppure sono insigni ingegneri, medici, economisti, giornalisti, e perfino teologi.

L’anima è paragonabile ad un recipiente, mentre lo Spirito è paragonabile a ciò che il Buon Dio vi mette dentro. Non tutti i recipienti, per ereditarietà genetica, sono idonei a contenere il contenuto perché alcuni sono forati. La guarigione dell’anima fa sì che si chiudano i buchi e che il recipiente si aggiusti. Questa missione di guarigione sarebbe compito della Chiesa.

E poiché lo Spirito di Dio scende su tutti, ma non tutti sono in grado di trattenerlo, dobbiamo pregare perché Dio guarisca le nostre anime e le renda sensibili alla Sua Grazia.

18 Interazione fra anima e Spirito

Lo Spirito, abbiamo detto, è una Scheggia di Dio nell’uomo ed è anche antenna di ricezione degli impulsi che riceve dallo Spirito Santo, chiamato anche Spirito di santificazione perché santifica, o redime, o eleva allo stadio soprannaturale l’uomo. Così lo Spirito Santo continuamente trasmette i Suoi impulsi al nostro Spirito tramite la Grazia che è una corrente spirituale in continuo movimento. A sua volta, lo Spirito che è in noi trasmette i suoi impulsi all’anima. Questi impulsi sono tutti i doni dello Spirito: sapienza, fortezza, discernimento, carità, intelletto, potenza spirituale, ecc. Lo Spirito è la Vita stessa dell’anima. Solo se l’anima è vivificata dallo Spirito, solo allora, diventa ‘anima vivente’ e trasmette a sua volta al corpo i comandi in sintonia con lo Spirito. Per questo è assai importante essere in uno stato di Grazia! Quando questi impulsi giungono al corpo, portano anche ad esso armonia e guarigione.

Abbiamo visto, però, che avviene anche il processo contrario. Un’anima devastata dal peccato fa ritirare lo Spirito che si riduce man mano, e può far ammalare il corpo. Nei casi estremi, per noi figli degli uomini, lo Spirito può anche estinguersi. Il peccato lo costringe a ritirarsi.

Lo Spirito dunque è vivo: si espande e si ritira continuamente, a seconda che lasciamo entrare la Grazia. Se ostacoliamo la sua entrata a causa del peccato, lo Spirito si ritira, l’anima soffoca e si ammala.

Similmente, un’anima angusta, orgogliosa, ferita, vendicativa, espande il suo malessere al corpo che molto spesso di riflesso si ammala. Quante persone vanno oggi in depressione! E invece di attingere la Vita attraverso la Confessione e l’Eucarestia, si affidano ai farmaci. I dolori, le preoccupazioni, le frustrazioni, i disaccordi si sopportano più facilmente con i Sacramenti.

Certo, non si passa repentinamente dalla tristezza alla gioia, ma si rafforza quella Fede che dà la motivazione per resistere alla sofferenza senza perdere la fiducia in Dio. A poco a poco la causa della sofferenza si dissolve, anche perché spesso interviene direttamente l’aiuto di Dio che rimuove la causa stessa.

19 L’uso improprio del termine ‘spirito’

Qualche autore usa il termine ‘spirito’ con la esse minuscola per indicare l’anima e afferma che lo spirito è presente nell’uomo fin dal momento del suo concepimento. Poi lo definisce il

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luogo dove si fa presente e vive lo Spirito di Dio. Questo è un esempio di uso improprio del termine ‘spirito’ poiché se c’è un ‘luogo’, si fa per dire, dove si fa presente lo Spirito di Dio questo luogo è l’anima. Usando impropriamente questo termine, si genera confusione.

Altro uso improprio è l’uso di ‘spirito’ in luogo dell’espressione ‘soffio vitale’ per dire la vita animale stessa, quella che inizia appunto con il concepimento, quella vita biologica che hanno anche gli animali e che si estingue con la morte fisica. Meglio sarebbe dire semplicemente ‘la vita’.

Se lo Spirito è parte di Dio e viene da Dio, non può esserci nell’uomo ibrido prima ancora che in lui abbia avuto effetto la Redenzione. La vita spirituale dei profeti dell’Antico Testamento è un caso a parte: lo vedremo successivamente.

‘Lo Spirito di Dio’ scende per effusione o per investitura solo quando l’uomo ‘diventa’ figlio adottivo di Dio. Perché “figli di Dio’ non si nasce, ma si diventa”, come diceva Tertulliano. ‘L’anima’, invece, è presente in tutti fin dal concepimento.

Solo con il Battesimo (nella sua triplice forma: ‘Battesimo di acqua’, ‘di sangue’ e ‘di desiderio’) lo Spirito che scende da Dio si unisce all’anima, vivificandola, rendendola ‘anima vivente’.

Ricapitolando, quando Dio ‘dà la Vita dello Spirito’ a un Suo Figlio legittimo o ad un figlio adottivo, Egli dà il Proprio Spirito a quell’uomo perché gli trasmette una ‘Parte di Sé’, il Suo DNA spirituale e lo ‘genera’ spiritualmente. Quando invece dà la vita fisiologica a qualunque specie della natura, Egli ‘crea la vita’. Questo distinzione è fondamentale per comprendere la Redenzione perché con essa Dio ci rende spiritualmente simili a Lui. Attraverso i Sacramenti Egli può continuare a infonderci il Suo Spirito.

20 I Cainiti: ‘figli dell’Uomo’, Adamo, e i ‘figli degli Uomini’, quelli del cap. 6°

Vediamo ora gli effetti pratici del peccato originale sull’anima e sullo Spirito.Con il peccato di Adamo si viene a creare una specie ibrida che ben poco ha di quella

originale. L’espressione ‘figli dell’Uomo’ significa che appartengono tutti alla stirpe che fa capo all’Uomo-Adamo, ma non a Dio. Sono i discendenti di Adamo ed Eva e, infine, di Eva e di Caino. Dio non è più spiritualmente Padre di quei figli nati da quell’orribile incrocio. Caino non è Figlio di Dio. Dio aveva ritirato da lui il Suo Spirito (Gn 6,3) fin dal suo concepimento, malgrado fosse vittima e non responsabile della sua situazione (§233). Semplicemente era non idoneo a ricevere lo Spirito. Ciò dipendeva da uno stato di fatto.

I figli dell’Uomo avevano una mente minorata in un corpo animale con istinti animali. Alla corruzione fisica si assommava quella psichica e, a questa, la privazione dello Spirito.

La loro psiche fu minata in ogni sua forma: tutte le qualità intellettive ed espressive subirono un decadimento spaventoso. Le capacità stesse di procurarsi il cibo divennero animalesche: raccolta di frutti selvatici, razzie alle scorte dei Figli di Dio e, purtroppo, anche sequestri delle Figlie di Dio. È evidente che Dio non avrebbe potuto donare il Suo Spirito a questa umanità corrotta e depravata.

I figli degli Uomini sono invece i discendenti delle unioni promiscue fra i Figli di Dio (Gn 6,3) e le donne ibride. Sono anch’essi ibridi. Il loro stato spirituale è analogo a quello dei figli di Caino. Sono quelli che dalla Genesi vennero chiamati ‘i Giganti’, “uomini potenti (poderosi) famosi ab antico” (Gn 6,4).

È sufficiente una piccolissima percentuale di sangue ancestrale perché impedisca la purezza genetica assoluta necessaria per essere Figlio di Dio. Dopo l’estinzione dei Figli di Dio, solo la S. Vergine Maria, oltre a Gesù, ha questo requisito di purezza genetica: una Natura umana perfetta.

Quindi, con l’ibridazione, sia Caino che i suoi diretti discendenti rimasero formati solo di anima e di corpo, perché da essi Dio aveva ritirato il Suo Spirito.

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21 L’immortalità, la morte fisica e la morte spirituale

Leggiamo nella Bibbia che a causa del peccato originale è entrata, insieme alle malattie, anche la morte. Sentiamo cosa dice la Genesi mosaica: “Il Signore Iddio … disse (all’Uomo): ‘non mangiare del frutto dell’albero della scienza del bene e del male poiché in qualunque giorno ne mangerai morirai’ (Gn 2,17). E ancora: ‘Dio ci ordinò di non mangiare … affinché non moriamo’ (Gn 3,3).

Come possiamo vedere, la morte è stata la conseguenza diretta della disobbedienza. Ma vediamo di che morte si tratta.

Questo passo, incompreso per forza maggiore fino alla rivelazione ricevuta da don Guido, ha fatto supporre ai biblisti che la morte di cui si parla nella Genesi fosse la morte fisica. Pensarono che se non ci fosse stato il peccato originale gli uomini avrebbero dovuto essere immortali e che, con il peccato, la morte fisica fosse entrata nel mondo per tutti gli uomini.

Ma in quei versetti della Genesi non si considera affatto la morte fisica di Adamo e dei suoi discendenti, perché “chi nasce muore”, diceva don Guido, anche se Figli di Dio. Quindi, anche i Figli di Dio morivamo nel senso che uscivano da questa vita umana per passare ad altra dimensione. Nel progetto di Dio erano destinati, alla fine del loro percorso terreno, alla dormizione e al successivo sollevamento se erano vissuti in un buon rapporto con Dio, come Maria. Il peccato di Adamo introdusse la morte violenta anche fra i Figli di Dio come conseguenza delle male azioni di Caino e dei suoi discendenti. Infatti Abele morì. La morte, tuttavia, era transitoria poiché, se subita in grazia di Dio, era anch’essa destinata a riprendere il percorso del Cielo.

Più verosimilmente il versetto Gn 2,17 intendeva dire che se l’Uomo, Adamo, avesse mangiato il frutto dell’‘albero della conoscenza del bene e del male’, ossia avesse avuto un rapporto procreativo con Eva, l’ancestre, la sua discendenza legittima sarebbe andata incontro alla morte, cioè all’estinzione come specie geneticamente pura perché progressivamente inglobata da quella ibrida e, di conseguenza, alla morte spirituale, ossia alla privazione dello Spirito di Dio, poiché Dio avrebbe ritirato il Suo Spirito dagli uomini ibridi.

Non è assolutamente vero che nel progetto di Dio i Figli di Dio non dovessero morire. Abbiamo l’esempio di Abele e di Gesù che, pur essendo entrambi Figli di Dio santi e immacolati, sono morti. Sappiamo però che Gesù dopo tre giorni risorse e, dopo 40 giorni, salì al cielo sollevandosi da terra. La dormizione, come per la SS. Vergine Maria, era la sorte che era stata prevista per i Figli di Dio. E dopo tre giorni la Madonna fu assunta al cielo in anima e corpo. Potremmo supporre, allora, che solo coloro che terminavano la loro vita in santità avessero il privilegio di salire al cielo nella loro dimensione trinitaria formata da Spirito, anima e corpo, mentre per gli altri era prevista una purificazione, non ben definita, dopo la morte fisica.

E poiché è lo Spirito che, unito all’anima, determina l’identità d’un Figlio di Dio, e giacché sia lo Spirito che l’anima sono immortali, i Figli di Dio furono effettivamente sotto questo aspetto Uomini immortali. Spiritualmente, s’intende, perché non persero mai lo Spirito di Dio. I Figli puri di Dio, pertanto, anche dopo il peccato originale, continuarono a venir al mondo trinitari, ovvero dotati di corpo, anima e Spirito, sempre secondo il principio enunciato da don Guido che “del peccato non si ereditano le colpe, ma solo le conseguenze ‘genetiche’ delle colpe”. E queste non intaccarono i Figli puri, ma solo i figli degli Uomini.

La teologia non ha potuto risolvere il problema della colpa per gli eredi del peccato originale perché non era a conoscenza della vera essenza di questo peccato. Non ne aveva i presupposti. Ma poiché il Signore ora ci sta istruendo, ecco che sappiamo che la colpa può

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essere solo individuale, mentre le conseguenze della colpa furono estensibili a tutta la discendenza illegittima.

Quindi la discendenza legittima non ha riportato alcuna conseguenza della colpa, se non le conseguenze indirette. Perciò Abele e Seth, che nacquero dopo il peccato, non portarono alcuna menomazione a causa del peccato del loro padre né in campo fisico, né psichico, né spirituale! Questo è importante e va ribadito.

La morte spirituale, dunque, rimase circoscritta solo alla stirpe naturale e illegittima di Adamo che divenne ‘spiritualmente morta’.

22 Il ripristino dello Spirito nei figli degli Uomini

Lo Spirito di Dio non è una componente necessaria per l’esistenza fisica, ma è essenziale per diventare ‘figli adottivi di Dio’ in Gesù. E lo Spirito può anche in un secondo tempo andare perduto. In certi casi irreparabilmente.

Abbiamo visto che alla nascita tutti noi ibridi siamo spiritualmente morti. Siamo ‘creature di Dio’, ma non figli di Dio. Per acquisire la vita dello Spirito abbiamo bisogno di un atto di adozione a figli di Dio.

Lo Spirito di Dio può esserci dato con il Battesimo attraverso la Chiesa di cui Gesù è il Capo o, come è stato detto, direttamente da Gesù qualora esistano determinate condizioni e il Sacramento del Battesimo non sia attuabile. Pensiamo ai bambini non nati o nati morti. O a coloro che appartengono ad altre confessioni di fede, e sono persone rette e miti. Questi vengono riscattati direttamente da Gesù, e spesso a loro insaputa. A questi aggiungiamo coloro che con animo retto sono alla ricerca della verità: anch’essi, pur non essendo cristiani, diventano figli adottivi di Dio in Gesù in virtù del ‘Battesimo di desiderio’. Essi, però, sono meno agevolati perché non hanno il conforto e l’aiuto dei Sacramenti dei quali, invece, i Cristiani possono usufruire, come diceva S. Teresina del Bambin Gesù.

Gesù nel ‘Discorso della Montagna’ ci dà un identikit dei figli adottivi di Dio. Diventano automaticamente figli adottivi di Dio perché battezzati direttamente da Gesù, e quindi membri del Corpo Mistico di Cristo ed eredi del Regno dei Cieli, cioè del Regno dello Spirito, tutti coloro che sono o miti, o hanno fame di giustizia e lottano per questa causa e a causa di questa vengono perseguitati, o coloro che piangono nel dolore senza ribellarsi a Dio. Coloro che, pur non conoscendo Gesù, sono tolleranti e misericordiosi con il prossimo, o sono puri di cuore perché in loro non c’è inganno né malizia, costoro vengono riscattati da Gesù che provvede Egli stesso al loro Battesimo. Tutte queste persone, sebbene fuori della Chiesa istituzionale perché appartengono ad altre confessioni, ma che sono miti e oneste, sono adottate direttamente da Gesù che, pur avendo dato delega alla Chiesa di rappresentarLo a generare sempre nuovi figli a Dio, ossia a risuscitare quelli che sono spiritualmente i morti nello Spirito, non si è privato delle Sue stesse prerogative. Per fare un esempio, prendiamo il titolare di un conto in banca che dia la delega a un suo parente. Ecco che il delegato può compiere operazioni di cassa e staccare assegni. Non per questo il titolare del conto viene delegittimato dal compiere operazioni bancarie su quel proprio conto. Così è per la Chiesa.

23 La nuova Vita dello Spirito e lo spettro della seconda morte

Fintanto, dunque, che l’uomo non viene assunto a ‘figlio adottivo di Dio’ è spiritualmente morto. La morte spirituale, abbiamo visto, fu una conseguenza automatica del peccato originale, e solo per la discendenza ibrida di Adamo. Questa viene chiamata ‘la prima morte’.

Nel caso, però, che un figlio adottivo commetta dei peccati gravissimi, può perdere lo Spirito facendolo ritornare da figlio di Dio a semplice ‘creatura di Dio’. Questi mega-peccati

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sono due: ‘i peccati contro natura’, perché la persona ritornando allo stato animale perde i requisiti di figlio di Dio, e i così detti ‘peccati contro lo Spirito Santo’, cioè contro Dio, che sono la ribellione e l’odio verso Dio. Le conseguenze di questi peccati portano l’uomo ad uscire dalla Famiglia di Dio. Questa è ‘la seconda morte’: la rinuncia dell’uomo ibrido alla Vita dello Spirito dopo esser già stato adottato quale figlio. Ritorna nello stato di morte spirituale iniziale dopo aver ricevuto per un certo periodo la Vita spirituale in Dio. Se lo Spirito per qualche motivo di indegnità viene ritirato, anche l’anima spirituale si spegne: perde la sua natura spirituale e rimane solamente un’anima naturale.

24 L’uso improprio del termine ‘anima’

Se prendiamo il Catechismo della Chiesa Cattolica (indicato con la sigla CCC), leggiamo a pagina 106 al punto 363 che “Spesso nella Sacra Scrittura il termine ‘anima’ indica la vita umana, oppure tutta la persona umana. Ma designa anche tutto ciò che nell’uomo vi è di più intimo e di maggior valore, ciò per cui più particolarmente egli è immagine di Dio: ‘anima’ significa ‘il principio spirituale (?) dell’uomo’ ”. Quest’ultima frase non può che generare confusione perché l’anima non è affatto il principio spirituale dell’uomo. L’anima, abbiamo visto, è quel ‘quid naturale’ sul quale può attecchire, se ci sono le capacità di trattenerlo, lo Spirito effuso da Dio. È, quindi, tutta un’altra cosa.

Poi, sempre il CCC a pagina 442 al punto 1703 precisa e scrive: “(La persona umana) dotata di un’anima spirituale ed immortale è la sola creatura … destinata alla beatitudine eterna”. Qui i due termini ‘anima’ e ‘spirituale’ vengono associati. Questo è corretto e ci dà chiarezza perché se l’anima non è spirituale, cioè non dotata di Spirito, non è destinata alla beatitudine eterna di comunione con Dio. Comunque l’anima, come lo Spirito, è sempre immortale, anche se non è associata allo Spirito. Solo che ha un destino diverso.

Il miracolo della Redenzione è questo: il redento parte dal suo stato naturale per passare a quello soprannaturale. L’uomo durante tutta la vita deve divinizzare la sua natura umana, l’anima o psiche, attraverso la componente divina, lo Spirito che Gesù gli ha dato.

Molti autori del passato hanno usato il termine ‘anima’ con il significato di ‘Spirito’. Anche Gesù, con la Sua delicatezza per non creare strappi, usa il termine ‘anima’ con il significato di ‘anima spirituale’ quando detta a M. Valtorta ‘L’ Evangelo come mi è stato rivelato’. Ma poi, per i Suoi più attenti lettori, cambia espressione nella ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’ e dà al termine ‘anima’ il significato di mero requisito dell’essere pensante che corporalmente vive. Questa è quella che i Greci chiamavano ‘psiche’. Psiche e Spirito vanno distinti perché lo ‘Spirito’ viene direttamente da Dio e diventa la componente divina nell’uomo in Grazia dopo il Battesimo. Nell’opera omnia della Valtorta, dunque, c’è un passaggio graduale dal concetto iniziale a quello finale nel significato del termine ‘anima’ e ‘Spirito’. Solo il lettore intento a voler capire questa distinzione coglie questa progressione. È il modo didattico del Signore di approfondire un concetto per gradi.

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“MYSTERIUM INIQUITATIS”L’IDENTITA’ DI SATANA

I CAPITOLO : IL ‘SERPENTE’ DELLA GENESI

1 Il ‘serpente’ nella rivelazione fatta a don Guido

Al paragrafo 48 della Genesi biblica, ossia ancor prima di affrontare i temi forti della rivelazione, la Madonna interviene dicendo a don Guido: “È una rivelazione come a Mosè”. Ciò significa che anche se le due rivelazioni sono presentate in modo differente in rapporto alla cultura dei rispettivi popoli e epoche, i contenuti sono gli stessi.

Tuttavia appare chiara una differenza rilevante: il serpente mosaico che ha il ruolo del tentatore non appare nella Genesi di don Guido. Come mai? Perché, se è vero che la rivelazione data a don Guido “è una rivelazione come a Mosè”, è qui in quest’ultima che troveremo la spiegazione del significato nascosto della voce ‘serpente’. Infatti, è il Signore stesso che dà a don Guido la chiave di lettura della Genesi mosaica facendo alcune asserzioni importanti su questo tema. Da qui capiremo chiaramente quale ruolo abbia avuto nella storia delle origini dell’Uomo questo enigmatico ‘serpente’.

2 Il ‘serpente’ nella Genesi mosaica

Nella lettura del 3° Capitolo della Genesi mosaica il serpente è una figura fondamentale. Oggi tutti lo identificano con Satana, ma per gli antichi Ebrei non era così.

Nella Genesi mosaica, e in quella di don Guido, Satana non è mai nominato. Anzi, dirò di più: in tutto il Pentateuco ‘Satana’ non è mai nominato! Dobbiamo arrivare al Libro dei Giudici per sentirlo nominato per la prima volta. Nella Genesi è nominato invece ‘il serpente’ a cui viene attribuito il ruolo di tentatore, come ad esempio nei versetti Gn. 3,1 “ora, il serpente era il più astuto di tutti gli ‘animali’ …”. Dunque, il serpente era un animale dice la Genesi e fra tutti gli animali era il più intelligente, il più evoluto. Perciò sicuramente non era un ofide, ma semmai un mammifero, visto che i mammiferi sono gli animali più evoluti nella scala degli esseri viventi eccettuato l’uomo.

Nella tradizione rabbinica posteriore a Mosè non si parla di un serpente, ma di un cammello. Questo ci fa capire che il termine ‘serpente’ è solo un simbolo, una metafora di un soggetto ancora misterioso. Ma quale?

Poi leggiamo ancora in Gn. 3,4:“… il serpente disse alla donna …”, e poi al versetto 3,13: “il serpente mi ha sedotta e io ho mangiato” e ancora ai versetti 3,14-15: “e il Signore Iddio disse al serpente …”. È ovvio che poiché era un animale non poteva avere l’uso della parola. Però sappiamo che si può ‘comunicare’ anche in altri modi, per esempio ‘con il comportamento’, con l’espressione. In questo caso possiamo dedurre che questo animale, con il suo comportamento ha comunicato un sentimento che è diventato per l’altro soggetto, e qui viene nominata ‘la Donna’, una tentazione. Ma questo atteggiamento non poteva essere diretto alla donna se, come è scritto al versetto successivo (Gn 13,15), la Donna ha un ruolo salvifico nel contrapporsi al serpente. Semmai il comportamento di questo animale doveva essere diretto all’uomo che cadde nella tentazione. Infatti, è lui che ha mangiato, in senso biblico, il frutto proibito. Non la Donna che, come abbiamo visto nella rivelazione data a don Guido, è rimasta innocente perché aveva allora solo due anni. Quindi, capiamo che qui c’è stata una sovrapposizione d’immagine nominando la donna al posto dell’uomo.

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Perciò possiamo dire che questo enigmatico animale indusse, con il suo comportamento, l’uomo a disobbedire a Dio. L’equivoco sull’interpretazione di questo versetto è stato fuorviante alla vera comprensione del testo mosaico per oltre tre millenni, con tutte le conseguenze di discredito sulle donne.

Ciò che è veramente interessante per comprendere l’identità di questo serpente lo troviamo al versetto successivo (Gn 3,15) quando Dio afferma in modo incisivo: “porrò inimicizia fra te (serpente) e la donna e fra ‘ il tuo seme ’ (la discendenza del serpente, i Cainiti: cap. 4°) e il seme di lei (la discendenza della Donna, i Figli di Dio: cap 5°) ”. Da questa affermazione si esclude definitivamente che il serpente sia un ofide e che possa aver tentato la Donna. E, se è un mammifero, si precisa che questo fantomatico serpente ha una sua discendenza (il suo seme) formata da ‘persone’ e che queste persone si sarebbero opposte, in futuro, alla discendenza della ‘Donna’. Quindi deduciamo anche che, sotto l’eufemismo del serpente, doveva trattarsi di un essere femminile la cui ‘discendenza’ si sarebbe contrapposta a quella dell’altra identità femminile, la Donna.

‘La donna’ può essere intesa sì Maria, la Madre di Gesù, ma anche la prima Donna, la sposa legittima di Adamo che è la prefigurazione di Maria perché santa e martire nello spirito per aver visto morire il suo figlio primogenito Abele, come Maria ha visto morire Gesù.

Le due identità femminili, il serpente e la Donna, sono infatti le capostipiti delle due discendenze di Adamo: la Donna è la capostipite di quella dei discendenti legittimi di Adamo, i Figli di Dio, e il serpente è la capostipite di quella illegittima dei figli degli Uomini, i Cainiti.

La Bibbia stessa nomina le due discendenze di Adamo, quella illegittima di Adamo e del serpente iniziata con Caino (al cap. 4°), e quella legittima di Adamo e la Donna iniziata con Seth (al cap. 5). La conferma e la spiegazione di queste due discendenze ci viene dal cap. 6° quando si dice che: “i Figli di Dio (i discendenti di Seth) videro che le figlie degli uomini erano belle (della discendenza di Caino) e le presero in moglie”.

Poi la Genesi conclude: “Essa (la Donna) ti schiaccerà la testa, e tu (serpente) le insidierai il calcagno” (Gn. 3,15). Quest’ultima frase esprime due concetti di intensità diversa poiché l’insidiare il calcagno ha un significato circoscritto e limitato, ma lo schiacciamento della testa ci dà l’idea di un qualcosa di una portata ben maggiore e definitiva: la morte del così detto serpente. ‘Serpente’ in questo caso è una metonimia, ossia è la figura retorica di quando viene nominata una parte per intendere il tutto: in questo caso viene nominata la capostipite in luogo della sua discendenza. Significa che alla fine dei tempi scompariranno non solo la presenza del ‘serpente’, ma anche tutti i suoi effetti, cioè tutte le conseguenze del peccato originale che incombono sui ‘figli degli uomini’ perché tutti ‘i redenti’, o figli adottivi di Dio, e solo quelli, saranno equiparati ai Figli legittimi di Dio. È implicita, dunque, una vittoria schiacciante della ‘discendenza’ della Donna, attraverso il Figlio di Dio, Gesù per mezzo della Redenzione, su quella del così detto ‘serpente’.

Ma sull’identità del ‘serpente’ nella Genesi mosaica non si dice ancora nulla.

3 Il ‘serpente’ nell’Esodo

Riflettendo, ‘il serpente’ non poteva essere sinonimo di ‘Satana’ perché sempre lo stesso Mosè, a cui è attribuito tutto il Pentateuco, ricorre ad un serpente di bronzo innalzato su un’asta per salvare gli Ebrei che durante l’attraversamento del deserto di Sin erano stati morsi dai serpenti: era sufficiente che lo guardassero per essere sanati. Nel libro dei Numeri al capitolo 21 troviamo questo interessante episodio che ci dà la prova che per gli Ebrei l’immagine del serpente non è un simbolo negativo, ma una figura salvifica. Perciò in Genesi non può essere l’emblema del Maligno. Di che cosa o di chi, allora, potrebbe essere il simbolo?

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Se il Signore ha comandato a Mosè di innalzare questo simbolo è perché per gli Ebrei il suo significato era chiaro. Deduciamo perciò che a quel momento Mosè aveva già parlato chiaramente delle origini dell’umanità e spiegato con concetti semplici e comprensibili in che cosa era consistito il peccato originale commesso da Adamo, cosa accadde con la nascita di Caino, quale fu il dramma dell’ibridazione per la discendenza del così detto ‘serpente’ e quali furono le conseguenze della corruzione nella sua discendenza. Per chi stava ascoltando il Profeta, nel vedere il serpente di bronzo affisso all’asta risultava chiaro il riferimento a Eva, l’ancestre. Dunque ‘il serpente’ non era altro che lo pseudonimo ironico di Eva.

Sebbene a quel tempo il processo genetico fosse scientificamente incomprensibile, non lo era quello pratico ed etico. Il concetto di ibridazione doveva essere stato sufficientemente chiarito per sapere che in ciascun uomo presente sulla Terra si nasconde un cuore dagli istinti animali.

Ognuno porta in sé delle tare, delle ‘macchie’, retaggio di Eva, così come è pure simbolicamente descritto nel racconto delle pecore di Giacobbe e di quelle di suo suocero Libano: senza macchie sul manto le une e con le macchie le altre. Anche allora l’ibridazione e l’ereditarietà poteva esser intesa in maniera pratica, essenziale.

Quindi, il messaggio era di facile interpretazione per gli Ebrei perché quel simbolo era stato a suo tempo spiegato e compreso. E il messaggio era questo: se voi guardate con sincerità di cuore dentro di voi quali veramente siete, cioè discendenti di Eva, il serpente antico, e constatate che siete uomini-animali nei vostri istinti e nei vostri comportamenti, se vi riconoscerete peccatori sarete salvi.

Per Mosè e i suoi ascoltatori ‘il serpente’ era il soprannome di Eva. Un soprannome appropriato che rivelava anche una punta di ironia perché richiamava i lineamenti brutti di un serpente, con mento e fronte sfuggenti, labbra taglienti e lunghe fino alla radice della mandibola, canini più lunghi degli altri denti, occhi grandi e sporgenti, mancanza quasi totale di naso e il suo camminare era ‘ondeggiante’ come quello di un ‘serpente’.

Dobbiamo tener conto che nella lingua ebraica antica l’uso di metafore, di allusioni, di termini o espressioni a doppio senso erano frequenti perché ‘il gioco di parole’ era un modo di esprimersi talvolta ironico, ma sempre intelligente e a tutti loro comune. I sostantivi prendevano spesso il posto degli aggettivi divenendo, in quel caso, essi stessi aggettivi. Quindi, che cosa Mosè e gli antichi Ebrei intendessero con l’espressione ‘serpente’ era per tutti un concetto chiaro, cosa che per noi non lo è più, noi che abbiamo perduto questa ricchezza espressiva ed abbiamo, per nostra conformazione mentale, un modo univoco di usare i vocaboli. Ecco perché quando troviamo delle allusioni nella Bibbia, talvolta non capiamo il senso reale che esse nascondono perché siamo portati a interpretarle alla lettera. Accade talvolta che dei biblisti facciano dell’esegesi su termini che non sono altro che soprannomi curiosi … Vedi ad esempio la famosa ‘balena’ di Giona: altro non era che una chiatta per trasportare merci che, coperta da un telo a mo’ di riparo e con una sola apertura verso prua, la faceva assomigliare in lontananza ad una balena con la bocca spalancata. È ovvio che, se prima non si comprende l’allusione, l’interpretazione letterale può diventare fuorviante!

È curioso come lo Zingarelli (XI Ed. del 1986) sotto la voce ‘Eva’ scriva: “Eva, nome diffuso dal racconto biblico sia in greco (Èua), quanto in latino (Hèva). L’origine ebraica Hannah è tradizionalmente spiegata con il verbo hàyàh: ‘vivere’, per cui Eva significherebbe ‘madre dei viventi’. Ma questa interpretazione non è da tutti accettata, pur non avendone altre valide da proporre. Interessante è l’ipotesi che collegherebbe il nome ebraico Eva con un nome semitico del ‘serpente’…”. Come l’autore di questa voce del dizionario sia arrivato a questa conclusione, pur non conoscendo la recente rivelazione fatta a don Guido, è per noi sorprendente!

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4 Il serpente è l’albero genealogico selvatico del bene e del male

Neanche il Signore spiegando la Genesi a don Guido usò il termine Satana, ma due volte usò il termine ‘dèmone’.

La prima volta fu quando il giovane Adamo, dopo aver sottratto con uno stratagemma la Bambina neonata, sua figlia e prima vera Donna della specie umana, alla pseudo-madre-ancestre Eva, fu raggiunto da questa e fu graffiato e morso.

Ai §§ 130-134 don Guido ci descrive questa femmina ancestre, infuriata: “… La lingua e la gola vibrano. Certo essa urla. Anche gli orecchi enormi vibrano fuori

della cortina dei capelli disordinati. … Terribile quella bocca larga! I denti canini penetrano nel dorso e nel palmo della mano (di Adamo)”.

Interviene il Signore e spiega: “(la femmina ancestre) SARA’ IL DEMONE PER L’UOMO. LA LEZIONE DOVREBBE BASTARGLI PER TENERLA LONTANA E NON FIDARSI DELLA PROPRIA INESPERIENZA, PERCHE’ E’ IL SERPENTE (qui lo vedo simboleggiato da quei denti canini che mordevano la mano dell’Uomo), L’ALBERO GENEALOGICO SELVATICO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE, IL QUALE, SE CONOSCIUTO FUOREI DAL PROGETTO DI DIO, SAREBBE STATO PORTATORE DI MORTE, PERCHE’ AVREBBE CONDOTTO L’UMANITA’ A PERDERE LA PROPRIA INTEGRITA’ FISICA E PSICHICA, PER FARLA SOPRAVVIVERE SOLO ALLO STATO DI OMINIDE A CAUSA DELLA PREVALENZA NUMERICA DEI CARATTERI ANCESTRALI”.

La lotta interiore di don Guido fra la sua convinzione religiosa e la novità della rivelazione gli danno non poca apprensione. Tuttavia, colpito dalla rigorosa logicità di queste affermazioni, inizia a tracciare un percorso nuovo nei suoi ragionamenti.

Analizziamo queste espressioni. Il ‘dèmone’ qui, sicuramente, è lo pseudonimo della madre-ancestre che con i lunghi canini

ferisce l’Uomo e che più tardi ‘sarà’ (notiamo il futuro) protagonista, insieme ad Adamo, del peccato originale. Quindi, al momento della nascita della Donna, la femmina ancestre Eva non è ancora un dèmone. ‘Dèmone’ lo diventerà solo ‘dopo’, quando sarà usata da Adamo, con l’ intento di farsi una discendenza propria, nel peccato originale. Diventerà ‘un dèmone’ la seconda volta in cui ebbe un rapporto con Adamo, quello non voluto da Dio, perché sarà la portatrice di tare ereditarie nel fisico e nella psiche dei suoi discendenti, escludendoli, per la perdita dello Spirito, dal Regno di Dio.

Approfondiamo. Mentre nel primo rapporto con Adamo Eva fu usata da Dio per essere una semplice madre-

in-affitto necessaria per la creazione della prima Donna e fu conosciuta da Adamo ‘in bene’ (‘conosciuta’ nel senso biblico attraverso un rapporto generativo nel sonno) secondo il progetto di Dio, nella seconda volta sarà conosciuta da Adamo ‘in male’, cioè al di fuori del progetto di Dio, vale a dire senza che in essa fosse intervenuto il Signore con una nuova creazione di un nuovo ovulo umano. Così, con i suoi cromosomi genererà all’Uomo un figlio ibrido e illegittimo, Caino, menomato e tarato il quale, a sua volta, trasmetterà ai suoi discendenti le sue tare ereditarie.

Così Eva diventerà ‘un dèmone’ per l’umanità per il suo DNA ancestrale, per il suo sangue corruttore, fonte di distorsioni genetiche, di malformazioni, di diminuzione delle difese immunitarie, ecc. Diventerà dèmone inconsapevole e non responsabile, in quanto animale, del concepimento dell’uomo Caino e sarà origine di tante sofferenze. Non è lei, Eva, come soggetto fisico, sia ben chiaro, il dèmone, ma il suo sangue ancestrale. È bene precisare che Eva, in quanto ancestre, era perfetta e pura geneticamente parlando, ma fu l’unione dei due DNA, quello di Adamo e quello suo, che portò a uno squilibrio genetico.

L’uso del futuro, “sarà’ (‘il demone’ per l’uomo”, §132), è dovuto al fatto che l’ereditarietà ancestrale di Eva, coinvolgerà ‘in futuro’ con il suo DNA anche le generazioni perfette dei Figli di Dio attraverso unioni promiscue.

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Questo fantomatico serpente è dunque Eva, quella femmina ancestre che la Tradizione mosaica chiama Lilith. Infatti in ‘Bereshit Rabbà’, la raccolta delle antiche tradizioni ebraiche messe per iscritto solo nel V secolo dopo Cristo, tradizioni che però scendono da Mosè fin dai primi secoli e parallela alla Torà, si legge che “Lilith, la prima moglie di Adamo, generò mostri e diavoli”, mentre la seconda moglie, “la Donna, generò Uomini”.

Lilith, dunque, è quella femmina che don Guido chiama Eva: la pseudo-madre-ancestre del primo Uomo e della prima Donna, ma vera madre biologica di Caino e capostipite della specie umana corrotta.

5 Simbolismi del ‘serpente’

Attraverso la scienza odierna si è visto che la doppia spirale del DNA si avvolge ‘come’ un serpente, un serpente stilizzato. Il serpente è anche il logo dell’Ordine dei Farmacisti e dei Medici. Curiosa associazione!

Con l’immagine del serpente il messaggio di Mosè nell’Esodo è diventato anche a noi più chiaro: chiunque, non solo in quell’occasione ma anche oggi, osservi con onestà di cuore il proprio ‘io’, cioè le inclinazioni racchiuse nel proprio DNA, mettendo a nudo verso se stesso i propri peccati, debolezze, tendenze, inclinazioni e difetti ereditari, e chieda aiuto a Dio, può essere sanato come gli Ebrei nel deserto. A questo serve il ‘Sacramento di Guarigione o di Riconciliazione’ che viene impropriamente chiamato Confessione, quasi fosse un’autoaccusa a cui segue un giudizio.

Così il simbolo salvifico di allora, cioè la consapevolezza della propria corrotta natura e lo stimolo a comportarsi rettamente, può diventare ancora, con la benedizione di Dio attraverso il sacerdote, mezzo di purificazione. Il riconoscimento dei propri limiti e la preghiera sono condizioni indispensabili perché Gesù possa intervenire con la sua Grazia e portarvi guarigione e redenzione.

Nel nostro cammino spirituale tutti dobbiamo partire dalla conoscenza e dall’accettazione di noi stessi, sapendoci discendenti di Caino e quindi di Eva, la bestia, termine che ricorre anche nell’Apocalisse. Il serpente che troviamo nel terzo capitolo della Genesi e nell’Esodo era quindi un termine allusivo e metterlo a fuoco era già allora un atto salvifico.

6 La discendenza del serpente

Adamo, sebbene colpevole verso Dio e verso gli uomini, biologicamente non rimane contaminato. Questo dèmone fisicamente non lo ferisce. Resterà ferito, invece, il suo animo e il suo Spirito essendosi messo in opposizione a Dio. Biologicamente non contaminò i suoi figli legittimi avuti con la Donna, Abele e Seth, concepiti dopo questo peccato, né li contagiò spiritualmente perché le colpe sono sempre e solo personali. Li coinvolse invece indirettamente perché le conseguenze della sua disobbedienza portarono alla morte di Abele e allo sfascio della prima Famiglia.

Né Eva ha inquinato la specie ancestre pura. Ne è prova il cucciolo che Eva ha avuto dal maschio del branco, che era perfetto secondo la sua specie (§ 120).

Sarà ferita, invece, sia biologicamente che spiritualmente, la discendenza di Adamo e di Eva nella linea di Caino, ossia quella ibrida. La completa corruzione che coinvolse la discendenza di Adamo e della Donna avvenne in tempo successivo quando la discendenza ibrida di Caino e di Eva, dopo che fu cacciata dall’habitat in cui viveva la prima Famiglia umana, ebbe modo di moltiplicarsi e di invadere vasti territori, e quando i Figli di Dio si unirono alle figlie ibride degli uomini.

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Dice infatti la Genesi mosaica al cap. 6,1: “Ora, avendo gli uomini (i Cainiti) cominciato a moltiplicare sopra la terra, e avendo avuto delle figlie (ibride, più somiglianti delle altre al nonno paterno Adamo), i Figli di Dio (gli Adamiti geneticamente puri), vedendo che le figlie degli uomini erano belle (ossia meno brutte e senza pelo), presero per loro mogli quelle che fra tutte loro piacquero”. Essi commisero, perciò, un secondo peccato originale, ancor più grave del primo perché consapevoli di dare alla luce dei figli tarati. Solo allora Eva trasmetterà anche alla discendenza perfetta dei Figli di Dio la distorsione genetica già trasmessa al ramo di Caino. Questo DNA alterato inoculato nell’umanità sarà la causa prima delle alterazioni psichiatriche e di tutte le patologie ereditarie, patologie che generalmente non sono riscontrabili nel regno animale.

7 Il dèmone della cupidigia e della sensualità

La seconda volta che il Signore usò l’espressione ‘demone’ fu quando don Guido notò nel laboratorio del giovane Uomo una serie di pietre preziose di vari colori incastonate sugli stipiti delle finestre. Queste pietre riflettevano sulle pareti variopinti raggi di sole componendo colorati giochi di luce. Il Signore nuovamente intervenne dicendo: “OGGETTI PREZIOSI, PERICOLOSI. L’UOMO HA VOLTO AL MALE TUTTE LE COSE PIU’PREZIOSE, SCHIAVO DEL ‘DEMONE DELLA CUPIDIGIA E DELLA SENSUALITA’” (§144). Dice Uomo nel senso di umanità.

Don Guido osserva: “Era la seconda volta che veniva nominato il demonio, e capivo che non si trattava di un essere intelligente senza corpo, ma di ‘una passione’ dell’uomo cattivo. Al tempo stesso non potevo dissociarmi dai principi appresi durante la mia formazione religiosa”.

Capisce, però, che questo dèmone non è, come l’altro, conseguenza del peccato originale, ma una scelta individuale che dipende dal buono o cattivo uso della libertà che interessa tutti gli uomini, anche i Figli di Dio.

A questo punto non c’è più molto da dire del serpente perché è già stato detto tutto. Ciò che importa è aver compreso che il serpente non è Satana come invece viene generalmente interpretato il 3° capitolo della Genesi. Però noi sappiamo che Satana esiste davvero. Dobbiamo allora capire la sua identità.

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II CAPITOLO: SATANA E IL MISTERO DEL MALE

1 Il Dio della Genesi mosaica

La Genesi mosaica non appaga più il bisogno di conoscenza dell’uomo moderno perché le sue smagliature avvenute nel tempo l’hanno resa poco credibile. Mi riferisco in particolare all’immagine di Dio che, dalla Genesi mosaica che ci è pervenuta, ne esce deformata e svilita o, quantomeno, priva di misericordia. Solo con la venuta di Gesù veniamo a conoscere veramente Dio come ‘Padre’, concetto che né per gli Ebrei, né per i Mussulmani è concepibile. Dio rimane per molti solo giudice e giustiziere.

Molti teologi, al contrario, affermando che Dio è Misericordia, rifiutano per principio i concetti di Inferno e del Demonio, dimenticando che Dio è anche Sapienza e Giustizia. Inoltre, accettando come buona la tesi dell’evoluzionismo, negano la creazione di un Uomo e di una Donna perfetti, quindi negano anche il peccato originale, qualunque sia stato, che avrebbe pregiudicato i discendenti della prima Coppia. Così facendo, svuotano in buona parte il concetto di Redenzione.

Don Guido, uomo saldamente ancorato alla teologia cattolica e alla tradizione senza svolazzi d’immaginazione, di fronte alla mancanza della figura del ‘Tentatore’ nella rivelazione ricevuta dal Signore rimase a lungo nel sospetto e nel dubbio. Questa novità metteva in crisi gran parte dei suoi schemi e certezze. A mio giudizio, è proprio questa sua onestà intellettuale, questo suo silenzio di commenti e questa sua lotta interiore a rendere credibile quanto ha visto e testimoniato. Ma se don Guido, fedele al suo mandato di testimone, si astenne da qualunque commento nel suo manoscritto, non così dobbiamo fare noi che possiamo ragionare senza contravvenire ad alcun imperativo.

Nel racconto del peccato originale dato a don Guido non c’è effettivamente alcun accenno alla presenza del Demonio come essere esterno e intelligente che influenzi il primo Uomo spingendolo a peccare.

2 La presenza del Male

Il ‘Mysterium iniquitatis’, ovvero il mistero del male, ha costituito un problema per l’uomo fin dagli inizi della sua storia. Il libro sapienziale di Giobbe, collocato fuori del tempo, potrebbe benissimo raccontarci la storia di uno dei tanti Figli di Dio entrato in conflitto con i figli degli uomini. I discendenti di Caino, prevaricatori e malvagi, non ponevano alcun freno ai loro istinti. Così depredarono Giobbe di tutto e lo gettarono, malandato, in una discarica.

Le domande che Giobbe si pone, e noi con lui, sono sempre le stesse. Perché Dio non protegge i giusti e gli innocenti di fronte alla malvagità dei ‘senza Dio’? Perché non ascolta le loro preghiere accorate e li lascia nell’apparente abbandono? È lo stesso abbandono che provarono gli Ebrei di fronte alla shoah. Era veramente la prova del castigo di Dio per il loro allontanamento dalla Legge o quella infinita sofferenza era un richiamo a seguire Dio? Oh, Misericordia di Dio, incomprensibile ai nostri occhi!

Mille potrebbero essere le domande che ci facciamo e che si fecero i giusti di tutte le epoche. E poche sono le risposte. Ma per poter dare una ragione il più possibile veritiera dobbiamo anzitutto comprendere da dove derivi il ‘Male’ e quale sia il metodo di Dio per affrontarlo e vincerlo. Dovremmo entrare, per quanto ci è reso possibile, nel Pensiero di Dio.

Anzitutto chiariamo subito che il male non può venire mai da Dio. Semmai Dio lo permette in vista di un bene maggiore. Allora un’altra è la domanda che potremmo porci: qual è questo bene maggiore da anteporsi a un male che ci pare estremo e che produce a catena altro male

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fino all’esaurimento dei soggetti stessi? Qual è il limite oltre il quale il ‘Male’ non può più agire? Fino a quando Dio permette la sua impunità a danno dei giusti?

Se guardiamo la Passione e Morte di Gesù dovremmo pensare che il Male non ha limiti e che i frutti della Redenzione, cioè la conversione dell’umanità, sono stati assai scarsi nei secoli perché l’umanità continua, e più di allora, nella sua perversione.

La prevaricazione dei malvagi impuniti ha distolto molti credenti di tutti i tempi dalla fede in Dio. Allargando l’orizzonte temporale, vediamo che il male alla resa dei conti soccombe con la sua vittima e non porta felicità. Ma è una magra consolazione per la vittima che non sempre ha la seconda opportunità di una vita serena come ha avuto Giobbe.

L’esistenza del male ha dato molto filo da torcere a tanti pensatori e in tante epoche e dobbiamo riconoscere che finora è stato veramente un mistero.

Alcune correnti gnostiche sorte un paio di secoli prima di Cristo avevano dedotto che, se Dio è buono, la creazione non poteva essere opera Sua perché anche la natura dimostra aggressività, sofferenza e morte. Dio non poteva aver creato la vita perché fosse distrutta nel sangue. L’animale più forte uccide e mangia il più debole, sia pur non per cattiveria ma per necessità. Da ogni parte nella natura, accanto alla sua bellezza e ai suoi splendidi colori, si alza un grido di dolore. All’istinto di sopravvivenza che richiede la morte altrui si assomma altro dolore causato dalle catastrofi naturali che non potevano esser imputate all’uomo. E Dio dov’era?

Così alcuni Gnostici escogitarono un espediente: Dio è buono, ma questo Dio è lontano, distratto riguardo alla creazione che non è opera Sua, ma è opera di un Demiurgo senza bontà e senza sapienza a causa del quale è nata la sofferenza. Gesù è colui che viene a ristabilire il bene e l’ordine. Il vero nemico di Gesù è il Demiurgo, il così detto creatore. Ma alla fine, anche Gesù ha dovuto soccombere. È una visione assolutamente pessimista.

Lo sviluppo di questa dottrina ispirò i Catari i quali videro nel creato una lotta continua fra Bene e Male e dedussero che ci fossero ‘due dei’ in continua guerra fra loro e che noi siamo il loro campo di battaglia.

3 Quando apparve per la prima volta nella Bibbia il termine ‘Satana’

Cerchiamo ora di risalire nel tempo per capire perché nella Tradizione ebraica e nei testi più antichi della Bibbia non si parli né di Satana né di Demòni. Solo dalle Cronache in poi il termine Satana entra nei Testi Sacri. Come mai? Vediamo.

In 2 Samuele 24,1 si legge: “E il furor del Signore si accese contro Israele. Ed eccitò Davide contro di essi (cioè contro i nemici) dicendo: ‘Va e numera Israele e Giuda’. E il re (Davide) disse a Gioab, capo del suo esercito: ‘Percorri tutte le tribù d’Israele da Dan fino a Bersabea e numera il popolo onde io ne sappia il numero’”.

Poi troviamo in 1 Cronache 21,1 (detto anche il I Libro dei Paralipomeni) lo stesso scritto, ma con una variante: “Or Satana si levò contro Israele ed eccitò Davide a fare il censimento d’Israele. E Davide disse a Gioab e ai capi del popolo: ‘Andate e numerate Israele da Bersabea fino a Dan e riferitemi la somma perché io la sappia”.

In 1 Cronache si narra lo stesso episodio di prima dove però, in luogo del ‘furor di Dio’, ‘per la prima volta’ si nomina Satana. Cosa è accaduto nel frattempo a indurre l’Autore di Cronache a cambiare forma? È enigmatico. Nel caso di 2 Samuele si direbbe che fu lo stesso Signore Iddio a spingere Davide a disobbedire a Dio. E questo è un controsenso. Quindi, quel ‘Signore che eccitò Davide’ è una forma retorica che nasconde una verità che si voleva celare. Quale? La risposta a questo enigma è che lo stesso termine ‘Signore’ ora sostituiva ‘Dio Creatore’, ora il ‘Principe di questo mondo’, ossia Satana che non si vuol nominare. Ma in 1Cronache questa inibizione non c’è più e l’Autore lo sostituì direttamente con un epiteto che

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gli era chiaro: Satana. Quindi fu Satana che, odiando Israele, eccitò il re Davide a fare il censimento disobbedendo a Dio. È un caso simile a quello visto in Genesi.

In sintesi, il significato di entrambi i brani era che il Signore-Iddio non voleva che re Davide facesse un censimento prima della battaglia perché non contasse tanto sulle proprie forze quanto piuttosto che imparasse ad aver fiducia in Dio confidando in Lui. Invece Davide fece quel censimento dimostrando così di fidarsi più del numero dei suoi soldati che dell’aiuto di Dio e disobbedì al profeta Natan che gli aveva parlato in nome di Dio Che gli aveva esplicitamente proibito di farlo. E il Signore-Iddio punì Davide per insegnargli a confidare più nell’intervento soprannaturale che in se stesso e mandò la peste su Israele.

Al di là dell’insegnamento etico che ci invita a non confidare mai in noi stessi perché nulla possiamo fare di buono senza l’aiuto di Dio, abbiamo visto che, dello stesso episodio, cambia il soggetto di colui che eccitò il cuore di re Davide. Questa sostituzione rivela che fra i due brani c’è stato un cambiamento di sensibilità.

L’Autore del Libro 2 Samuele non si sa chi sia. Visse probabilmente al tempo di Roboamo, nipote di re Davide. Il fine di questo Libro è pedagogico: dimostrare che la benedizione, o la punizione, del cielo dipende dalla fedeltà o dalla infedeltà a Dio.

L’Autore di 1 Cronache, secondo la Bibbia della CEI, è assai più recente, forse un levita che visse dopo la cattività babilonese. In questo caso quella cultura influì sulla mentalità del popolo ebraico. Comunque sia, ciò che ci interessa è che il suo Autore attribuisce la cattiva ispirazione di Davide a Satana. In questo modo entra per la prima volta nella Bibbia la figura di Satana.

Per comprendere questo processo occorre ricordare che nei testi più antichi dell’Antico Testamento tutto procede da Dio, anche il male. Secondo la visione antica ebraica, Dio poteva anche indurre l’uomo al male per metterlo alla prova. Purtroppo troviamo questo concetto tracimato anche nell’espressione del Padre Nostro, “Non ci indurre in tentazione”: concetto alquanto errato e irriverente nei riguardi di Dio che è buono e ricco di Misericordia e mai indurrebbe l’uomo al male, come dice S. Giacomo! Sicuramente questa espressione del Padre Nostro non viene da Gesù, ma fu aggiunta successivamente per eccesso di zelo e in modo controproducente. Infatti nel Vangelo di Giovanni, il ‘Padre Nostro’ si ferma prima. Diceva don Guido che queste parole del Padre Nostro andrebbero corrette con decisione e sostituite con “soccorrici nella tentazione”. Si parla ormai da tanto tempo della sua opportuna sostituzione, ma poi si continua a recitare il Padre Nostro alla vecchia maniera anche nella S. Messa!

Potremmo dunque concludere che il concetto di Satana quale cattivo ispiratore non è un concetto ebraico bensì entrato nella cultura ebraica dopo la cattività Babilonese.

Occorre inoltre ripetere che in tutto il Pentateuco, ossia nei cinque Libri scritti da Mosè (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), Satana non è mai nominato. Questo fatto è assai importante per comprendere le origini di questo termine.

Tuttavia la presenza di ‘Satana’ diventa col passar del tempo sempre più frequente nella Bibbia, sebbene fino all’era cristiana non venga formulata alcuna teoria sulla sua identità. Solo più tardi, nei primi secoli del cristianesimo, Satana viene messo in relazione con il serpente della Genesi. Parallelamente, viene elaborato il racconto della caduta degli Angeli.

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III CAPITOLO: GLI ANGELI E LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI

1 La prova e la caduta degli Angeli

La fede cristiana ci insegna che Dio è buono e che la creazione è cosa buona, ma che quando Dio creò gli Angeli li mise alla prova e quelli che non la superarono furono cacciati giù sulla Terra. Così questi, con la loro intelligenza e potenza, indussero anche l’uomo a disobbedire a Dio. Da qui nascerebbe il male.

Quindi, nella Tradizione della Chiesa, il nesso fra la colpa e il dolore starebbe, ancor prima che nel peccato originale, nel racconto della ribellione e caduta degli Angeli, così strettamente legati alla condizione umana.

Vediamo, in sintesi, cosa dice l’odierna dottrina del CCC (il Catechismo della Chiesa Cattolica), del 1992. Prende atto dell’esistenza degli Angeli, e la definisce una verità di fede. Non parla della loro creazione, ma solo della loro caduta di natura spirituale. Dice che la loro denominazione non definisce la loro natura, ma il loro ufficio di servitori e messaggeri di Dio. Li definisce ‘creature immortali (quindi non eterni, ma con un inizio nel tempo) e puramente spirituali’ e ricorda i loro molti interventi nella storia dell’uomo come, ad esempio, quando vennero in soccorso a Lot, ad Agar, ad Abramo, a Daniele, S. Giuseppe, a altri ancora e allo stesso Gesù nel deserto e nell’orto degli ulivi. Distingue, per i diversi ruoli e gradi, gli Angeli dagli Arcangeli. L’Arcangelo Raffaele venne in soccorso a Tobia, l’Arcangelo Gabriele annunciò a Maria l’Incarnazione del Verbo di Dio, e così via. Dice anche che ogni uomo è assistito da un Angelo Custode, pronto ad intervenire ad ogni giusta richiesta di aiuto.

Il CCC aggiunge, inoltre, che furono creati buoni, ma che alcuni rifiutarono di sottomettersi a Dio. Nell’Apocalisse si legge che gli Angeli sono miriadi di miriadi divisi in Cori secondo le loro caratteristiche. Quelli che fra essi si ribellarono a Dio e furono precipitati come folgori divennero demòni.

Secondo la Tradizione il primo di questi, il più bello e splendente, chiamato ‘Lucifero’, il ‘Portatore della Luce di Dio’, ossia dello Spirito di Dio, sentendosi bello e perfetto, s’innamorò di se stesso. Peccò di superbia e d’insubordinazione. Non sopportando più l’autorità di Dio e sentendosi un dio lui stesso, trasgredì i Suoi comandi e altri come lui lo seguirono in questo insano sentimento. Tutti i ribelli furono puniti e, diventati demòni, sempre secondo la Tradizione, furono precipitati sulla Terra.

Il fatto è che nessuna fonte nella Bibbia ci parla della loro creazione, né del tempo in cui sarebbero stati creati: se prima della creazione intera o se prima dell’Uomo. Non ci racconta neppure il vero motivo della loro disobbedienza. Nella Bibbia non trapela questa notizia a mio avviso rilevante per comprendere il problema del male e della sofferenza.

Partendo comunque dal presupposto certo dell’esistenza degli Angeli, a cui credo senza riserve, ciò che ora mi preme capire è la loro identità perché sappiamo che il primo Angelo, il più bello e capo di tutte le loro schiere, si ribellò a Dio e fu precipitato come folgore. Quindi, solo comprendendo chi sono gli Angeli, possiamo risalire e comprendere l’identità di Lucifero e di tutti i suoi simili che ne seguirono l’esempio.

2 Alcuni quesiti sui Demoni

Cerco di analizzare i fatti pervenutici dalla Tradizione e mi chiedo per prima cosa: se gli Angeli fossero stati creati prima degli Uomini, come avrebbe fatto Lucifero, com’è detto nel Vangelo di Giovanni, ad essere “omicida fin dal principio” (Gv 8,44) se gli Uomini non c’erano ancora? Sarebbe diventato Satana solo dopo la creazione dell’uomo? Allora non sarebbe stato omicida fin dal principio. Seconda cosa: perché Dio, di fronte alla loro

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ribellione, di qualunque natura essa sia stata, li avrebbe scaraventati sulla Terra? Allora la Terra c’era già quando li ha creati? E che bisogno aveva Dio di precipitarli sulla Terra se erano immateriali, cioè puri Spiriti? Lo Spirito non occupa spazio, né gli si addice un luogo: è Spirito. E perché proprio sulla Terra, con mille altre possibilità che avrebbe avuto, se proprio qui aveva deciso di creare l’uomo?

Inoltre, creato l’uomo, decide di metterlo alla prova permettendo a Lucifero, il Capo degli Angeli ribelli, già istituito da Dio ‘Principe di questo mondo’, e perciò insofferente a ogni intrusione nel suo dominio, di venire a tentare l’uomo, pur sapendo che le potenzialità malefiche di Lucifero erano di gran lunga superiori alle difese dell’uomo. E Dio, per mettere l’uomo alla prova, sta lì a guardare, da spettatore, che la cosa infausta accada. Poca considerazione e amore per la propria creatura! Infatti, sempre secondo la dottrina, il Tentatore insidia prima la donna, ritenuta più fragile, perché a sua volta insidi l’uomo. L’uomo tentato si lusinga di poter diventare capace di conoscere il bene e il male e ascolta il Tentatore. Allora Dio punisce l’uomo, lo priva della Sua amicizia e lo scaccia dal Paradiso Terrestre per farlo vivere nella sofferenza. La donna, ritenuta colpevole di aver istigato l’uomo, verrà punita da gravidanze indesiderate e da parti dolorosi. Infine, per rimediare ad un errore più Suo che dell’uomo, gli promette un Salvatore.

Da questo punto di vista, questa storia è una storia terrificante che non fa onore a Dio. Dio manca non solo di amore, ma di Giustizia e di Sapienza, attributi che sono propri di Dio. Per prima cosa, quando mai un padre metterebbe alla prova il proprio figlio solo per vedere se è in grado di cavarsela? E non interviene se la prova è più grande di lui?

Proviamo a raffigurarci questa storia in termini odierni. Un padre possiede un pitbull e, vista la sua pericolosità, lo rinchiude in giardino. Poi prende il proprio figlioletto, ancora inesperto, e lo mette nel giardino insieme al pitbull, dopo avergli fatto delle raccomandazioni. Succede l’inevitabile: il pitbull, che non sopporta l’intruso ed è geloso, morde il bambino. E il padre cosa fa? Contro ogni logica prende il bambino, lo sculaccia e lo manda in castigo lasciando il cane indisturbato nel giardino, pronto a mordere di nuovo appena ne ha l’occasione. Un padre simile nessuno lo vorrebbe come padre. Tale storia è comparabile a quella che abbiamo attribuito a Dio. Vista così, ci dà l’idea di un dio pagano più che di un Dio-Padre. Eppure quella di Adamo e il serpente nel Paradiso Terrestre è una storia che viene ancora raccontata a catechismo, così che chi l’ascolta si guarda bene di provare riconoscenza e amore per Dio, ma solo timore e … avversione.

Se volessimo trarne una sommaria conclusione, parrebbe che Dio, dopo aver fallito con gli Angeli, abbia fallito anche con Adamo! Ma se Adamo ha fallito, dovremmo concludere che il Progettista ha fallito. E chi ama Dio non può credere che sia così!

Noi vogliamo capire quello in cui crediamo, perché la fede non può essere mai in contrasto con la ragione. Può eventualmente supplire alla ragione quando non vi sono elementi che ci diano altra spiegazione, ma non può essere contraria alla ragione.

Quindi, animata da un sano proposito e avvantaggiata dall’essere a conoscenza della rivelazione avuta da don Guido, tento di azzardare una ricerca sugli Angeli, perché, se veniamo a conoscenza della loro identità, potremo conoscere anche l’identità dell’Angelo ribelle Lucifero che divenne Satana.

3 Gli Angeli nella teologia

La storia degli Angeli e dei Demoni, come il racconto del peccato originale, ha infervorato nei primi secoli cristiani molti santi che, con punti di vista talvolta completamente diversi, si sono prodigati a stendere le loro teorie. Quasi tutti definiscono gli Angeli puri Spiriti, creati

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prima dell’uomo e talvolta ancor prima della stessa creazione. Facciamone una sintetica rassegna.

S. Ireneo (n.140-m.202) dice che Satana, dopo la venuta di Cristo, avendo appreso chiaramente dalle Sue parole e da quelle degli Apostoli d’esser stato condannato, imputa il peccato della sua apostasia a Colui che l’ha creato. Divenne nemico di Dio per invidia dell’umanità, geloso della creatura plasmata da Dio a Sua immagine e somiglianza e si adoprò per farla diventare anch’essa nemica di Dio. Quanto alla loro natura, tutti siamo figli di Dio perché creati da Lui. Non tutti, però, rimangono figli di Dio, ma solo quelli che credono e fanno la Sua volontà. Crede nel ruolo della donna (Eva) quale causa della rovina e della Salvezza dell’umanità (Maria).

Tertulliano (n.155-m.220) sostiene che la colpa di Satana e dei demoni va individuata nell’aver nutrito invidia per Adamo e per i Figli di Dio creati ad immagine e somiglianza di Dio. Per questo ingannò l’uomo e lo fece peccare. Ripropone il peccato degli Angeli come peccato sessuale commesso quando avrebbero abbandonato il cielo per contrarre matrimonio carnale con le figlie degli uomini (vedi Genesi 6,1-2). Egli distingue gli spiriti malvagi in due categorie: da un lato il Diavolo e gli Angeli che sono decaduti per aver commesso il peccato con le figlie degli uomini e, dall’altra parte, i nati dal peccato sessuale degli Angeli con le figlie degli uomini.

Origene (n.185-m.253) respinge il peccato carnale degli Angeli con le figlie degli uomini di cui i demoni sarebbero i figli. Satana fu creato buono, ma, abusando della sua libertà, peccò d’orgoglio perché voleva essere come Dio, sottraendosi alla Sua Volontà. Il male è l’assenza del Bene e va dunque identificato con il peccato e le sue conseguenze. Il diavolo non è opera di Dio, ma, in quanto essere libero, ha potuto diventare oppositore a Dio.

Giulio Africano, architetto e scrittore contemporaneo di Origene, in un frammento della sua Cronografia, riconosce nei ‘Figli di Dio’ i Figli di Seth e nelle ‘figlie degli uomini’ la progenie di Caino, razza depravata!

San Gregorio Nazianzieno (n.335-m.368) riprende il peccato di Satana e degli Angeli come mero peccato d’orgoglio nel voler essere come Dio. Di qui l’invidia e la tentazione contro i nostri progenitori per farli cadere.

Per S. Giovanni Crisostomo (n.344-m.407) Satana era già caduto prima della creazione dell’uomo, altrimenti non avrebbe potuto avere invidia. I demoni sono esseri incorporei e non possono perciò provare concupiscenza. Il loro peccato è concettuale e per questo motivo non può essere perdonato.

S. Girolamo (n.345 circa-m.419), che tradusse la Bibbia nella Vulgata, cioè nel latino dell’era cristiana detto volgare o parlato per distinguerlo da quello classico, disse chiaramente che dell’origine degli Angeli non se ne sa nulla. Perciò non volle pronunciarsi.

S. Agostino (n.354-m.430) disse che Satana e gli Angeli non caddero per invidia dell’uomo, ma per superbia nella non accettazione della loro condizione di creature e che ciò avvenne già prima della creazione dell’uomo. Non furono creati cattivi (a differenza di quanto sostenuto dalla credenza manichea dalla cui dottrina proveniva), ma lo divennero presto per gelosia. Lucifero voleva essere insuperabile, perfino rispetto a Dio, al centro di tutto e al posto di Dio. S’innamorò della propria grandezza e l’amore egocentrico di sè lo insuperbì. Nega la possibilità di un loro peccato sessuale con le figlie degli uomini. Sostiene che invece chi si unì alle figlie degli uomini furono i Figli di Dio che non sarebbero stati Angeli, ma uomini.

Per S. Gregorio Magno (n.540-m.604) Satana faceva parte del Coro dei Cherubini superando tutti gli altri per la sua scienza. Credendo di poter essere autosufficiente, ha desiderato essere uguale a Dio e sostituirsi a Lui. Distaccatosi da Dio, ha voluto introdurre questo peccato anche nel mondo.

S. Isidoro (n.560-m.604) ricapitola in sé le dottrine dei Padri della Chiesa. L’origine del male deriva da un essere superiore che ha indotto l’uomo al male e vede nel serpente della Genesi il simbolo di Satana che non ha superato la sua prova, ancor prima della creazione

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delle cose visibili. L’impossibilità del perdono di Dio verso gli Angeli ribelli dipende dalla loro incapacità di pentimento.

È ovvio che il problema dell’identità degli Angeli sta diventando prioritario in teologia.

Fra tutte queste idee e contraddizioni erano intanto cresciute le eresie gnostiche di cui ricordiamo due correnti principali: ‘il monismo’ secondo il quale gli Angeli buoni e cattivi e tutto il creato sarebbero stati un’emanazione dell’Entità Suprema; e ‘il dualismo’, di cui Marcione ne è il maggior esponente, secondo cui il mondo sarebbe stato prodotto da un Demiurgo cattivo, avversario del Dio buono. Lo stesso Demiurgo avrebbe ispirato l’Antico Testamento, dove ‘l’ira di Dio’ e ‘i castighi di Dio’ parevano messi lì a terrorizzare l’animo umano; e, sempre lui, sarebbe nemico di Cristo che invece è buono e venuto a ripristinare il bene. Cristo è visto come vittima espiatoria del Demiurgo.

In questa pluralità di vedute presero il sopravvento le voci più autorevoli cristiane e, dalla loro combinazione, seguendo come traccia principale la tesi di Origene, si affermò una teoria che vide gli Angeli come creature prettamente spirituali, create prima dell’uomo e messe alla prova da Dio. Alcuni Angeli, con a capo Lucifero, caddero per presunzione e orgoglio e, per odio contro Dio, tentarono l’uomo per farlo a sua volta cadere. Così prese consistenza una Tradizione unificata che ben presto fu assunta dalla Chiesa ufficiale.

Tali differenze di opinioni dei pensatori cristiani dei primi secoli dopo Cristo ci mostrano, dunque, che all’inizio non ci fu una dottrina unitaria cristiana sull’origine e identità degli Angeli, di Satana e dei Demòni. Ciò era dovuto al fatto che la Bibbia descrive sì molti interventi di Angeli, specie nell’Apocalisse dove si ricorda anche la loro caduta pur senza spiegarla, ma non parla in nessun luogo della loro origine.

Quello che invece ora sappiamo con certezza è solo che gli Angeli sono stati creati buoni e che alcuni usarono malamente il loro libero arbitrio e si opposero a Dio divenendo Demòni. Così alcuni di essi, quelli rimasti fedeli a Dio, interferirono e interferiscono ancora positivamente sugli uomini come ad esempio gli Angeli, gli Arcangeli e gli Angeli Custodi, mentre altri, diventati Demòni, manifestano la loro influenza malefica. Sappiamo anche che Satana non rappresenta il male indefinito, ma che questo termine può essere riferito sia ad un’autentica personalità intelligente e malvagia, sia a un insieme di più esseri malvagi e ben definiti. In questo caso ‘Satana’ è usato come nome collettivo. Tutto questo lo conosciamo soprattutto attraverso le molte rivelazioni di Gesù e di Maria e anche attraverso gli esorcismi. Ma sulla loro vera identità c’è stato fino ad ora un velo di mistero e una grande incertezza. Potremmo cominciare a voler capire, dopo la rivelazione data a don Guido, quali siano le notizie esatte su di loro e quali no, ricordando, come diceva saggiamente S. Girolamo, il più autorevole conoscitore e traduttore in latino dei testi ebraici e greci del Vecchio Testamento, che dell’origine degli Angeli e dei Demoni non si sa praticamente niente.

4 Come nacque il termine ‘Angeli’

Dopo anni durante i quali mi sono arrovellata la mente per comprendere il problema del Male, come tutti penso, venni a scoprire casualmente una cosa assai interessante che ora provo a esporre. È la chiave, secondo me, che risolve l’atavico quesito sulla natura degli Angeli.

Mentre il popolo ebraico cerca di risollevarsi dagli effetti devastanti della cattività babilonese, una nuova minaccia, inosservata dai più e quasi silenziosa, si affaccia al suo orizzonte. I nuovi contatti con la cultura ellenistica sembrano mettere in crisi il suo valore fondamentale, il monoteismo, perché i greci, politeisti, accusano Israele di non essere

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coerente con l’unicità del proprio Dio in quanto anche Questi è un Dio dalla Famiglia allargata a causa della presenza nella Bibbia dei ‘Figli di Dio’.

Questo attacco, inconfutabile agli occhi pagani, doveva in qualche modo avere una risposta. L’occasione si presentò in modo inaspettato intorno alla metà del III secolo a.C. quando il re egizio Tolomeo II Filadelfo, desideroso di arricchire la biblioteca alessandrina dei Sacri Testi, invitò ad Alessandria 72 Ebrei, dotti di Sacre Scritture, per tradurre dall’ebraico in greco la Bibbia. All’epoca il greco era considerato la lingua diplomatica per eccellenza, la più acculturata dei popoli che si affacciavano al Mediterraneo.

I ‘72’ studiosi ebrei, detti più comunemente ‘I Settanta’, farisei per cultura e origine, si recarono ad Alessandria e, con l’occasione di fare la traduzione che li impegnò per più d’un secolo, unirono al lavoro il loro fine ben preciso: togliere dal Testo Sacro quelle espressioni divenute scomode e oggetto di critica alla loro Fede. Perciò, sia pur con un nobile proposito dal loro punto di vista, si accinsero a sostituire, dove ritennero opportuno, tutte le forme riguardanti quegli ‘Esseri divini’, gli ‘Elohim’ (le divinità: termine plurale riferito ai ‘Figli di Dio’), con l’aggettivo sostantivato greco che poteva essere considerato equivalente: ‘anghelòi’ (ossia gli ‘inviati’ da Dio con una missione speciale in soccorso degli uomini). Solo che, con il passare del tempo, quello che era inizialmente un aggettivo sostantivato (Angeli = Uomini divini ‘inviati’) venne considerato non più come un attributo, ma come un nome specifico di quella categoria, gli Angeli: ‘Esseri celesti, e non più divini, inviati dal Cielo’. Questo termine prese da allora un significato autonomo e si staccò completamente dal concetto di ‘Uomini divini, i Figli di Dio’. Alla fine, venne data loro la veste di ‘puri Spiriti’. Quelli che erano gli Uomini dagli ‘Spiriti puri’, perché privi del peccato originale e quindi possedevano nella loro essenza lo Spirito di Dio (ecco perché divini), vennero detti ‘puri Spiriti’. Così, con l’inversione dei due termini, cambiò sostanzialmente il significato del loro appellativo.

I Settanta rispettarono il testo originale solo in poche accezioni, come ad esempio al versetto 6,1 della Genesi. Lì conservarono l’espressione originale di ‘Figli di Dio’ perché in quel contesto l’espressione ‘anghelòi’ avrebbe potuto causare più danno che beneficio. Ciò vuol dire che già si cominciava a considerare gli Angeli quali esseri celesti puramente spirituali e lo scandalo di tali unioni con donne umane andava evitato. Perciò preferirono lasciare l’espressione originaria.

Altro esempio lo troviamo nel Libro di Giobbe al cap. 1 versetto 6 che recita: “essendo venuti i Figli di Dio per stare davanti al Signore (Iddio), si trovò con essi anche Satan (un ribelle a Dio). E il Signore (dal contesto si capisce che ora non si tratta più del Signore-Iddio, ma del signore dei ribelli: Lucifero) gli disse (disse al ribelle Satan): “Donde vieni?”. Egli rispose e disse: “Ho fatto il giro della Terra e l’ho scossa (cioè: ho fatto danni)”. E il Signore (dei ribelli, Lucifero) gli domandò: “Hai tu posto mente al ‘mio’ servo Giobbe, come (poiché) non vi è sulla terra chi gli assomigli, uomo semplice e retto, che teme Dio e fugge il male?”.

Prima osservazione: quel ‘Signore’ è termine polisemico che prima si riferisce a Dio, poi al ‘signore-del-Male. Seconda osservazione: il traduttore non ha compreso questo passo perché ha aggiunto quel ‘mio’ che andrebbe tolto. Infatti Giobbe è servo del Signore-Iddio e non del Signore-del-Male. Lo dice nella frase successiva. E poiché chi parla è il signore-del-Male che interroga Satan, un ribelle suo dipendente, Giobbe non può essere servo ‘suo’. Terza osservazione: il signore-del-Male riconosce la verità quando afferma che Giobbe è un Uomo semplice e retto, che teme Dio e fugge il male e che non c’è sulla terra alcuno che gli somigli. Anche i demoni in certi casi dicono il vero.

A mio avviso questa parabola ha per protagonisti dei Figli di Dio che non si capacitano che Dio non intervenga in loro difesa di fronte alle vessazioni del Maligno e dei Cainiti perché sono ‘giusti’, ovvero ‘giustificati’ perché sono semplicemente Figli di Dio. In questo caso l’espressione ‘Figli di Dio’ non poteva essere sostituita con Anghelòi, poiché Giobbe è un

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Uomo, ha avuto moglie e figli, e gli altri Figli di Dio venuti per stare davanti al Signore (Iddio) sono i pari suoi.

Anche ‘i giusti’ è un’espressione che sottintende ‘i Figli di Dio’. Come leggiamo per Noè.Altro esempio di un sostantivo che sostituisce ‘i Figli di Dio’, sempre in Giobbe, è al cap.

5,1: “ricorri a qualcuno dei santi”, dove per ‘santi’ si intendono ancora ‘i Figli di Dio’. Infatti il Libro di Giobbe è un Libro sapienziale, ossia un Libro che ha un fine didattico. Non tratta il resoconto di una storia giunta all’Autore per tradizione, ma è un Libro ‘rivelato’ che parla del dramma di uno dei tanti Figli di Dio vessato da Lucifero e dai Cainiti il quale va in crisi e si pone delle domande sulla Giustizia e sulla Misericordia di Dio. È una lunga parabola, raccontata per rispondere agli interrogativi sul problema del male.

In sintesi, il Signore chiede all’Uomo, Giobbe, Figlio di Dio, e a tutti noi, figli degli Uomini, di non chiederci perché Dio permetta il male e di non pretendere di voler giudicare l’operato di Dio, ma di aver fiducia in Dio Che sa quello che fa (§ 74). Potremmo collegarla alla parabola della zizzania nella quale Gesù dice di non strapparla anzitempo per non estirpare insieme anche il grano buono. Cioè, Gesù dà fino all’ultimo la possibilità al malvagio di cambiare. Solo ora noi sappiamo che è giunto il momento in cui, con la seconda venuta di Cristo, il Male sarà definitivamente debellato e estromesso da questa Terra. Il perché Dio lo abbia tollerato così a lungo ha avuto senz’altro una finalità buona che superava la nostra comprensione. Evidentemente al tempo in cui questo Libro fu scritto non era ancora giunto il momento in cui Dio desiderava manifestare i Suoi piani.

Ecco, riguardo al tema degli Angeli, come ha avuto inizio la confusione nei pensatori dei primi secoli del cristianesimo i quali considerarono ‘i Figli di Dio’ ora Uomini, vedi Giulio Africano che con grande intuizione li identificò con i discendenti di Seth; ora invece li considerarono Angeli, esseri creati immateriali, vedi Origene, S. Giovanni Crisostomo, S. Agostino, S. Gregorio Magno, S. Isidoro…, come se i Figli di Dio e gli Angeli fossero state due categoria distinte. Il CCC prese per buona questa seconda tesi. Ma, per fortuna, sempre solo di tesi si tratta. Il dogma di fede riguarda solo la loro esistenza, non la loro natura.

5 La vulgata e i commentatori della Bibbia

Tutte le traduzioni che seguirono, compresa quella latina di S. Girolamo, detta Vulgata perché usò la lingua latina parlata dal volgo, cioè dal popolo, e redatta intorno al 400 d.C., presero come base la traduzione greca dei Settanta e l’equivoco si trasmise in tutte le lingue moderne. Tuttavia S. Girolamo, uomo di altissima cultura che conosceva sia il greco che l’ebraico e l’aramaico, oltre al latino e lo slavo, confrontò i testi greci con quegli ebraici ed evidentemente riscontrò l’anomalia così che preferì astenersi dal riferire la sua opinione e, per non entrare in contestazione con la Chiesa Cristiana ufficiale, disse semplicemente che dell’origine degli Angeli, in verità, non se ne sapeva nulla.

Fra i commentatori odierni della Bibbia troviamo la stessa distinzione: c’è chi definisce il racconto dei Figli di Dio che si unirono alle figlie degli uomini una credenza mitologica; c’è chi vede nei Figli di Dio degli esseri celesti prettamente spirituali; c’è chi invece li identifica con i discendenti di Seth. Fra questi ultimi troviamo padre Marco Sales 1 , commentatore della Bibbia che pubblicò il suo commento nel 1938. Questa Bibbia, la più fedele, fu scelta dal

1 Nella nota del Sales al versetto Gn 6,1: “I Figli di Dio sono i discendenti di Seth …” e poco oltre: “I Giganti, uomini di straordinaria grandezza e prepotenza, crebbero di numero in conseguenza delle unioni fra i Figli di Dio e le figlie degli uomini”. Evidentemente il Sales aveva capito la loro identità. Ancora, al Salmo 88, versetto 7 si dice ‘Chi fra i figli di Dio è simile a Dio?’ Nella nota del Sales troviamo: “I Figli di Dio sono gli angeli”. Noi diremmo lo stesso concetto con un’espressione più moderna e più chiara: ‘I Figli di Dio sono i così detti Angeli’. Oppure: ‘Gli Angeli non sono altro che i Figli di Dio’.

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Signore durante la grande rivelazione fatta a don Guido perché proprio a quella don Guido facesse riferimento.

Tuttavia è sintomatico che alcuni Pensatori, come lo gnostico Tertulliano, avessero ritenuto che il peccato degli Angeli fosse stato un peccato sessuale. È chiaro che, se pensava che gli Angeli avevano commesso un peccato sessuale, essi dovevano avere un corpo. Quindi non erano Puri Spiriti, ma Spiriti Puri, cioè Uomini, quegli Uomini perfetti dell’originaria generazione, ossia non contaminati dal peccato originale. Una verità che andò perduta perché Tertulliano fu considerato eretico.

Questo ci induce a pensare che la storia dell’origine dell’uomo si sia riflessa nella storia della sfera angelica: la prova di obbedienza e sottomissione rivolta da Dio al nostro capostipite, la disobbedienza per orgoglio, la presunzione di voler essere come Dio, il desiderio di autonomia, la caduta, la ribellione di Adamo divennero con le dovute elisioni, il motivo del peccato degli Angeli. Così la tradizione dell’origine degli Angeli si modellò dopo il V secolo d.C. sulla storia delle origini dell’uomo, con la variante che il peccato degli Angeli divenne un peccato di natura solamente spirituale.

Nella Tradizione degli Ebrei non c’è stato questo fermento letterario perché la Bibbia che essi tuttora leggono non ha subito metamorfosi di significato, come invece avvenne per la traduzione in greco dei Settanta del III secolo a.C. Essa ha subito solo una trasformazione scritturale quando nel V secolo dopo Cristo ha cambiato la scrittura antica, priva di vocali e di punteggiatura, in scrittura flessionale, cioè in una scrittura come quella delle lingue greca e latina dove ad ogni lettera corrisponde un suono, comprese le vocali.

Quindi gli Ebrei non hanno formulato teorie sull’origine e caduta degli Angeli. E questo va a loro favore.

6 La Genesi mosaica e la nuova Genesi non accennano alla creazione degli Angeli Abbiamo visto che la Genesi mosaica si limita a raccontare i fatti che vede protagonisti gli

Angeli, ma omette di informarci della loro origine e della loro natura. Ora, ragionando, non sarebbe stato logico che il Signore omettesse una cosa così importante, indispensabile per comprendere la dinamica degli eventi e le relative responsabilità delle prime generazioni, se desiderava, come disse a don Guido, spiegare i punti oscuri della Genesi. Il motivo vero di questo silenzio è che la ricerca dell’origine e della natura degli Angeli aveva preso una direzione sbagliata senza via d’uscita perché era diventato un teorema pseudofilosofico al di fuori della Sacra Bibbia.

Allora prendiamo nuovamente in mano la rivelazione avuta da don Guido. Vediamo che anche in questa nuova rivelazione che ci narra la creazione intera dall’Alfa all’Omega, con una panoramica che parte da Dio (l’Alfa) e arriva alla creazione dei Figli di Dio (l’Omega, cioè i Figli geneticamente puri di Adamo e della Donna, la legittima moglie di Adamo), comprendendo fra i due estremi i sei giorni o fasi della creazione, la creazione degli Angeli non trova spazio.

La sola spiegazione di questo duplice silenzio è che il Signore ci invita a ricercare la verità con le coordinate che Egli stesso ci dà! Non ci chiede di risolvere un rebus, ma di usare il principio della deduzione da Lui stesso annunciato: “AB UNO DISCE!” (§126). Cioè: dai dati in tuo possesso estrai la soluzione. Ed è quello che faremo, partendo dal fatto che ora sappiamo che il termine ‘Angeli’, nato come aggettivo dei Figli di Dio con il significato di ‘Figli di Dio inviati in soccorso agli uomini’, è diventato un aggettivo sostantivato, perdendo di vista il soggetto a cui si riferiva. Da qui tutta una teoria alla quale sono stati via via aggiunti tanti fardelli.

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7 Dio creò la creatura angelica e la creatura umana ‘entrambe costituite di corpo’

Diceva padre Serafino Dal Pont, missionario che ha dato testimonianza al libro di don Guido Bortoluzzi, che i veri teologi sono i mistici perché sono in stretto contatto con il Signore. Sono quelli uomini di Dio a cui Dio rivela i Suoi Pensieri. Non è necessario che abbiano visioni e locuzioni: Dio entra nel loro stesso pensiero con illuminazioni e soluzioni. Un esempio lo abbiamo avuto sotto i nostri occhi durante il pontificato di Giovanni Paolo II che diede in modo chiaro e inequivocabile la soluzione a questo annoso problema della ‘natura degli Angeli’,quando disse che la loro natura era costituita di corpo. Sicuramente il Signore aveva atteso che i tempi fossero maturi. E ora sono maturi perché venga compresa rettamente la storia delle nostre origini e l’identità degli Angeli, ovvero dei Figli di Dio. Riporto qui il passo dell’omelia di Giovanni Paolo II del 6 agosto 1986, che riprende in parte un concetto già espresso dal Concilio Vaticano I (1870). In quell’udienza il Santo Padre afferma che: “Dio creò insieme e dal nulla fin dall’inizio del tempo (dell’umanità) l’una e l’altra creatura, quella spirituale e quella corporea, cioè l’angelica e la terrena, e quindi creò la natura umana come ad entrambi comune, essendo costituita di corpo”.

Con quest’ultima frase si fuga ogni dubbio: la creatura angelica e quella umana avevano entrambe un corpo! Quindi, se anche gli Angeli avevano un corpo, non erano stati creati come puri Spiriti! Erano i Figli di Dio, i discendenti di Seth.

Con parole più semplici si potrebbe dire così: ‘Dio creò simultaneamente (‘simul’, ossia nell’arco di due sole generazioni) e dal nulla (cioè non per evoluzione ) fin dall’inizio del tempo (dell’umanità) l’una e l’altra creatura, quella spirituale o angelica (quella dei Figli di Dio perché dotata di corpo, anima e Spirito) e quella corporea o terrena (quella dei figli degli Uomini, dotata solo di corpo e anima. Infatti la stirpe terrena era rimasta privata dello Spirito di Dio perché discendente dal peccato originale). Perciò Dio creò la natura umana ad entrambi comune, essendo questa natura umana (corporea) costituita di corpo’.

In altre parole: la natura umana, cioè formata di corpo e anima, era requisito comune sia agli uomini terreni, gli ibridi, sia agli Angeli. Detto questo, la conclusione è chiara: gli Angeli non sono altro che i Figli di Dio. Ma con una grandissima differenza rispetto alla creatura terrena: mentre la natura angelica era spirituale perché possedeva lo Spirito di Dio per costituzione, quella terrena o ibrida ne era priva a causa del peccato originale. Perciò la creatura terrena, ossia la figliolanza ibrida discendente naturale di Adamo e di Eva (la femmina ancestre che fu partner per una sola volta di Adamo durante il peccato originale), quella figliolanza alla quale apparteniamo oggi tutti noi, fu mutilata dello Spirito e rimase formata solamente di corpo e di anima o psiche, dato che Dio aveva ritirato il Suo Spirito, fin dall’inizio, da Caino e dai suoi discendenti animaleschi e tarati (Gn 6,3).

Con sorpresa dunque, già nel 1986, il Santo Padre Giovanni Paolo II, prestando la sua voce allo Spirito Santo che soffia su chi vuole e quando vuole, ha dichiarato che gli Angeli sono creature spirituali sì, perché dotate dello Spirito di Dio, ma anche creature ‘corporee’ perché dotate anch’esse di un corpo materiale, e, di conseguenza, nate carnalmente.

L’affermazione di Papa Giovanni Paolo II che gli Angeli sono creature spirituali, e al tempo stesso corporee, toglie qualunque dubbio riguardo alla loro natura: essi, gli Angeli, sono quegli Esseri spirituali, perché dotati dello Spirito di Dio, e al tempo stesso corporei che la Bibbia chiama ‘i Figli di Dio’: i Figli geneticamente puri di Adamo e della Donna, la legittima sposa di Adamo. Essi, possedendo ‘per loro costituzione’ lo Spirito di Dio, possedevano altresì i doni preternaturali e soprannaturali: erano quegli Esseri ‘divini’ che la Bibbia ebraica chiama gli ‘Elohim’. E, come Figli di Dio, erano dotati del libero arbitrio che, se disgiunto da Dio, poteva portarli per vie non buone.

Per concludere, la prima osservazione che evince dalla omelia del Santo Padre è che nessun essere intelligente e dotato di Spirito è stato creato da Dio prima di Adamo.

L’attenzione si sposta, così, dagli Angeli ai Figli di Dio.

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IV CAPITOLO: “LA CAUSA PRIMA” DEL MALE

1 ‘Satana’ non è un genere letterario

Se nessun essere intelligente e dotato di Spirito è stato creato da Dio prima di Adamo, come conciliare allora la presenza di Satana di cui ribadiamo l’esistenza? Sappiamo che sia i Vangeli che Gesù e la Madonna nelle loro tante apparizioni e locuzioni ci invitano a guardarci e proteggerci dalle azioni di Satana che cerca in tutti i modi di nascondersi e distoglierci dal Progetto di Dio. Ciò presuppone la sua concreta esistenza. Perché Gesù e Maria parlano di Satana come di un soggetto reale! Anzi, sottolineano che è un’identità ben precisa, molto intelligente e malvagia e non il male indefinito.

Anche don Guido condivideva la presenza reale di questo essere malvagio, tuttavia alla teologia appresa in seminario si erano aggiunte altre nozioni attraverso la rivelazione, nozioni che fino allora erano rimaste nascoste anche ai teologi. Solo più tardi, con il rafforzarsi della sua fiducia verso di me, mi confidò le riflessioni e le conclusioni alle quali era giunto. Così mi parlò apertamente del problema del male. Cercherò ora di esprimere nel modo più semplice il pensiero di don Guido e quanto successivamente ho potuto approfondire.

2 La prova che il primo Angelo non seppe superare

Don Guido aveva notato che nella rivelazione del peccato originale ricevuta nel 1970 non c’era stata nessuna figura estranea ad Adamo che potesse identificarsi con il Tentatore. Per un certo tempo aveva anche supposto che, poiché aveva visto dei fatti concreti, non gli fosse consentito vedere uno spirito immateriale. Perciò, quasi a difendere il diciottenne Adamo, si acquietava rifugiandosi nella tradizione secondo cui Satana lo avrebbe tentato e fatto cadere. Ma don Guido era anche un conoscitore acuto dell’animo umano e quando assistette nel 1972 alla nascita della Donna, vide come la tentazione balenò negli occhi di quel giovane padre mentre ammirava quella bella Neonata e la rivendicava come figlia sua. Comprese il suo diabolico piano di scavalcare Dio per realizzare una figliolanza tutta sua usando quella brava fattrice, Eva, che si mostrava piena di attenzioni materne. E la accolse nella sua dimora contro una evidente proibizione di Dio. Ricollegando questi fatti alla precedente rivelazione del 1970, quella del peccato originale, don Guido comprese dall’atteggiamento le intenzioni di quel giovane padre maturate in quei due anni. Ma non aveva ancora compreso in quale maniera Adamo fosse stato tentato.

Dovettero passare altri due anni prima che il Signore intervenisse nuovamente. Con il Suo aiuto don Guido fece l’ultimo passo, quello decisivo: gli venne confermato non solo che Satana esiste davvero, ma anche la sua identità. E questo accadde nel 1974 quando lo raggiunse una nuova rivelazione e, con essa, una nuova Parola del Signore.

Siamo nell’episodio che segue la morte di Abele quando il Signore chiarisce quali sono le responsabilità di Caino e di Adamo e dice: “L’AUTORE DEL PRIMO OMICIDIO È UN UOMO DISPERATO, NON È DEL TUTTO RESPONSABILE. EGLI È L’AUTORE DEL CRIMINE, MA IL VERO RESPONSABILE È SUO PADRE CHE, PER LA SUA DISOBBEDIENZA E PRESUNZIONE, È LA ‘CAUSA PRIMA’ DI TANTI MALI E DEL DISORDINE NEL MONDO ” (§233).

Questo è il punto chiave che ci svela chi è realmente quel soggetto intelligente e ribelle all’origine del Male. In altre parole il Signore-Iddio dice: Adamo è la ‘causa prima’ del male. Perciò non esistono altre cause antecedenti a lui e fuori di lui.

E realizzò!

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Don Guido aveva capito! La tentazione, iniziata nella mente del primo Uomo come una sottile insinuazione, si era fatta sempre più corposa fino alla caduta. Se non c’era stata alcuna ‘causa prima’ del male antecedente a lui e al di fuori di lui, è evidente che il Male si identifica con il primo Uomo-Adamo. Questa deduzione sconvolse letteralmente don Guido quando realizzò che l’Angelo decaduto non era altro che il primo Uomo, il Campione.

Di fronte a questo pensiero don Guido rimase per mesi in uno stato di lotta interiore nel timore di dissociarsi dalla teologia appresa in seminario.

Rifletteva: la rivelazione del 1974 non diceva di tutti i mali, ma di ‘tanti’ mali perché non tutti i mali derivano dal peccato originale. Gli stessi Figli di Dio che si dissociarono da Dio imitando il comportamento di Adamo dimostrarono che il cattivo uso della libertà non è sempre attribuibile al peccato primo. Tuttavia la corruzione già in atto fu la piattaforma perché il loro peccato si attuasse. Infatti, se il peccato di Adamo non ci fosse stato, passata la generazione di Eva con i suoi 47 cromosomi, la corruzione della specie umana non avrebbe più potuto verificarsi per l’incompatibilità genetica fra le due specie, l’una con 48 cromosomi e l’altra con 46.

Don Guido considerava inoltre che mentre Adamo peccò ‘in spe’, ossia nella speranza di ottenere un successo, cioè dei figli perfetti come la Neonata, i Figli di Dio peccarono nella consapevolezza di generare uomini imperfetti e quindi il loro peccato fu più grave. Peccarono per costruirsi degli schiavi più intelligenti e più efficienti.

È chiaro che una volta definita la natura degli Angeli, perché abbiamo visto che questi non sono altro che ‘i Figli di Dio’ creati perfetti ed ora estinti perché contaminati dalla corruzione biologica per aver tessuto dei rapporti generativi con le figlie degli uomini (Gn 6,1), non solo conosciamo la loro ‘origine’, ma anche la ‘prova’ che alcuni di loro non seppero superare. E conosciamo anche l’autore della prima disobbedienza.

Potremmo dire anche che se la caduta di Adamo fu grave, non lo fu quanto il suo proposito di vendetta verso Dio. Questo fu un peccato contro lo Spirito Santo!

Con questa affermazione del Signore anche noi siamo venuti a conoscere che il primo Uomo, il Campione, ossia il Prototipo degli Uomini puri, il Progenitore, quello a cui Dio aveva affidato il creato e la Terra perché la custodisse e ne godesse i frutti, è lui e non altri, con la sua prevaricazione, la causa ‘prima’ del male dalla quale tutti gli altri mali derivano a cascata come conseguenza.

Quindi cade la teoria che qualcuno abbia condizionato o indotto consapevolmente Adamo a peccare. Le tentazioni del così detto serpente-Eva non sono fatte di parole, ma di gestualità e rituali di un animale che va in estro alla sua stagione e segue il suo istinto. Simbolicamente ‘le parlava dentro’: Gn 3,4. Tutto previsto e scritto nel suo DNA: la spirale fatta a mo’ di serpente. Ma ancor più verosimilmente le tentazioni di Adamo non sono che le considerazioni, i progetti e i pensieri che si vanno formando nella sua mente. Diceva don Guido che “ogni uomo può essere angelo o dèmone per se stesso e per gli altri”. Per Adamo il suo cattivo ispiratore fu il suo ‘io’. Questa è la vera storia! Il serpente-Eva della Genesi non ha alcuna responsabilità in merito al peccato originale, in quanto è un essere animale. E tantomeno la Donna che era poco più che neonata (§ 203). Se volessimo proprio prender questa tesi per i capelli, diremo che la Donna lo tentò fin dalla sua nascita in quanto con la sua perfezione e bellezza illuse Adamo di potersi costruire dei figli belli e perfetti come lei. Adamo non sapeva che Dio aveva completato il Suo intervento creatore.

Adamo rimane perciò l’unico responsabile perché elaborò nei suoi pensieri di farsi autore indipendente della vita e capostipite di una discendenza sua dalla quale Dio fosse estromesso e attese il momento propizio di Eva per attuare il suo piano. A quell’epoca, quando crebbe in lui la tentazione, Adamo era giovane: aveva solo 16 o 17 anni. La realizzò dopo un paio d’anni. Ma nemmeno la sua giovane età gli viene computata come attenuante, perché perfetto nelle sue capacita intellettive ed emotive.

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Dopo la morte di don Guido e dopo varie riletture del suo testo e soprattutto dopo aver letto e riletto l’omelia di Giovanni Paolo II sulla natura degli Angeli, continuai le mie riflessioni e conclusi che il pensiero di don Guido era esatto. Capii, con chiarezza, che nella figura di Adamo si celava la personalità dell’Angelo decaduto: Lucifero. Identificando gli Angeli con i Figli di Dio, risulta chiaro che il primo Angelo, il più bello, il più luminoso, il più intelligente, chiamato Lucifero, è il primo Uomo, il Campione, quello conosciuto come Adamo. Infatti ‘Lucifero’ significa ‘portatore di luce’, ovvero ‘portatore dello Spirito di Dio’. Luce e Spirito sono sinonimi nel Vangelo di Giovanni. E Adamo, infatti, è il primo Essere sulla Terra dotato dello Spirito di Dio. È un Essere di Luce. È il primo Figlio di Dio in senso temporale.

Sebbene al primo istante le considerazioni di don Guido mi avessero lasciata perplessa, dovetti convenire che, se confrontiamo la storia della prova e della caduta di Lucifero e quella degli Angeli ribelli, vediamo che ricalca lo schema della prova e della caduta di Adamo e quella dei Figli di Dio che si unirono alle figlie degli uomini.

A proposito di ciò, oserei dire che questa verità era nota ai pontefici già da tempo. Nel 2006 Benedetto XVI pubblicò un libro intitolato ‘In principio Dio creò il cielo e la terra’. Nel testo si parla della creazione in generale e anche del peccato originale. La cosa sconvolgente per me, e piena di soddisfazione, è che mai in quel testo si è fatta allusione ad un tentatore esterno all’animo del primo Uomo. l’Uomo, viceversa, viene responsabilizzato totalmente della sua scelta che fu di opporsi a Dio facendosi dio lui stesso. In pratica, Adamo ascoltò il proprio ‘io’ che male lo consigliava. Il libro era un ‘dire-e-non-dire’, indirizzato a quelli che l’avessero inteso. Il Santo Padre non intendeva dire che Satana non esiste, perché sa benissimo che c’è, anche perché l’esistenza del demonio è un dogma di fede. Ma non nominò la sua identità perché per i più non è ancora palese, anche se l’abbiamo sotto gli occhi. Basta solo saperla riconoscere.

3 Il vero oggetto della tentazione

La tentazione di Adamo nasce, dunque, dall’ambizione e dall’illusione di farsi una stirpe tutta sua escludendo Dio. Entra in competizione con Dio. Così elabora un piano per raggiungere il suo scopo. Nel suo peccato non c’è nulla di improvvisato o di passionale che scusi una debolezza. Possiamo intuire i suoi pensieri: “Il serpente-Eva ha generato già due bei frutti: prima me e poi da me questa bella Bambina. Il mezzo per attuare il mio piano è qui, a portata di mano. Basta attendere il periodo della sua fertilità”.

Infatti Eva, aveva inconsapevolmente e inconsciamente illuso Adamo di poter generare da essa una stirpe tutta sua, escludendo Dio. “Ma Eva era una bestia: non poteva generare uomini senza l’intervento di Dio”, diceva don Guido. Adamo non sapeva che la nascita sua e quella della Bambina era stata opera di Dio che aveva creato i gameti necessari al concepimento e li aveva deposti in quell’‘utero-in-affitto’ perché maturasse la gestazione. Egli credeva che la madre fosse solo l’alveo dove far germogliare la vita, come l’humus della terra dentro il quale il seminatore getta il seme per farlo nascere. Aveva capito, osservando la natura, come al concorso del maschio seguiva una nuova nascita e credeva di essersi appropriato del segreto di Dio, quello della vita. Credeva di poter creare a volontà altre vite, illusione che si tolse immediatamente quando, alla nascita di Caino, restò profondamente deluso e si aprirono i suoi occhi e quelli di sua Figlia che si trovò un fratellino brutto e peloso. Adamo, sebbene intelligentissimo, non poteva conoscere le leggi della genetica secondo cui i figli prendono metà cromosomi dalla madre e metà dal padre. “Ma Dio non era tenuto a dargli anche una lezione di genetica: l’obbedienza doveva bastargli!”, diceva don Guido.

Nel messaggio del 29 agosto dei Quaderni del 1943, vol. I, Gesù dice alla Valtorta: “Cosa è stato, in fondo, il peccato d’origine? Una disobbedienza …, questo atto di disamore dal

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Disobbediente sommo, il quale è divenuto demone avendo rifiutato obbedienza d’amore al Sommo Iddio”.

Dopo l’euforica illusione, la delusione! Adamo, non avendo compreso come in verità era stata concepita sua figlia, la Donna, cerca di ripetere quella circostanza imitando il processo naturale. Ma questa volta, senza l’intervento creatore di Dio, invece di un figlio perfetto nasce Caino che, in linea con le leggi scoperte da Mendel, è un ibrido. Con astuzia maliziosa cerca di girare la sua responsabilità su Dio perché gli aveva insegnato la via: Eva, in quanto gli aveva generato la Bambina.

L’aspetto di Caino era quello degli ancestri, ma era ‘uomo’ in quanto aveva l’uso della parola e, sicuramente, il numero dei cromosomi del padre Adamo, 46 se il Signore lo definisce ‘un uomo’.

Con Caino ha origine una nuova specie, specie animalesca che il Signore, al § 245, definisce ‘collettivamente’: “QUESTO ‘ANIMALE’ DELLA NUOVA SPECIE”. A questa specie oggi apparteniamo tutti noi. Specie nuova, dunque, creata da Adamo e non da Dio e diversa sia dalla specie degli ancestri puri che dalla specie dei Figli di Dio: specie ‘animale’, pur avendo un barlume d’intelletto e una sbiascicata parola: specie disgraziata in cui prevalevano, a causa della parabola discendente, i caratteri e gli istinti ancestrali. Perciò, questa nuova specie perse tutti i requisiti di purezza dei Figli di Dio della discendenza di Seth.

Questa sarà ‘la stirpe del serpente-Eva’ (Gn 3,15), che si contrapporrà a quella della Donna e che a questa insidierà il calcagno. Ma alla fine la Donna, o Chi per Essa intendendo Gesù, le schiaccerà il capo. Segno che questa stirpe a un certo punto della storia scomparirà. Come? Se l’ultima a scomparire sarà la morte, e qui si intende la morte spirituale, ciò significa che alla fine scompariranno le persone prive dello Spirito di Dio, ossia della stirpe del serpente. Tutti i redenti, e solo i redenti, alla fine dei tempi, saranno trasformati da ‘figli adottivi’ in ‘Figli di Dio’, come i discendenti di Seth. Dei due popoli, i Figli legittimi e quelli adottivi di Dio, sarà fatto un popolo solo, quello semplicemente dei Figli di Dio.

4 E fu Satana

Lasciamo da parte per ora la stirpe del serpente e torniamo ad occuparci di Adamo. Sentiamo come Gesù parla ancora di Adamo. Nel messaggio che Gesù diede alla Valtorta il 29 dicembre 1945, e raccolto nel terzo Volume dei Quaderni, leggiamo: “(Adamo) pensò: ‘Conosco il segreto di Dio. So le parole (cioè come si crea la vita, si genera). Mi è noto il disegno. Posso tutto ciò che Lui vuole. Come ho presieduto le prime operazioni creative (si intende: ero presente al concepimento della Donna in quanto ho capito che sono suo padre), posso procedere. ‘Io sono’. La parola che solo Dio può dire fu il grido di rovina del superbo. E fu Satana”. E ancora: “Volle più che non avesse. Volle il tutto, lui che era già tanto. Sedusse (con il suo esempio) i meno attenti fra i compagni (il riferimento è ai Figli di Dio del cap. 6° nati nelle generazioni successive). Li distrasse dal contemplare Dio come suprema Bellezza. Conoscendo le meraviglie di Dio, volle essere lui al posto di Dio. Si vide, col pensiero turbato, capo degli uomini futuri, ‘adorato’ come potenza suprema”. Ricordiamo che nella rivelazione a don Guido Adamo si faceva adorare con genuflessione doppia dalla sua Sposa, da Abele e da Caino. Questo atteggiamento lo ritroviamo anche nelle tentazioni di Gesù nel deserto dove avrebbe barattato tutti i regni della Terra per essere adorato.

La sola spiegazione che possiamo addurre al fatto che abbia potuto commettere un peccato così grave pur essendo perfetto è che quando si allenta la preghiera si allenta anche la capacità di usare correttamente il libero arbitrio. Adamo, in quanto simile a Dio, godeva anche della libertà che è un requisito di Dio. Se la libertà è mal gestita, può indurre in errore. Dio permise che Adamo potesse sbagliare perché le Sue finalità, evidentemente, erano superiori. Non disse

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forse Gesù ad un’anima carismatica: “Io costruisco la vostra santità sulle ceneri dei vostri errori”?

Dice ancora Gesù alla Valtorta sempre nello stesso messaggio del 29 dicembre del 1945: “Il nome primitivo (di Adamo) era Lucifero: nella mente di Dio voleva dire ‘alfiere o portatore della Luce’, ossia di Dio, perché Dio è Luce (Luce è sinonimo di Spirito). Secondo (a Dio) in bellezza fra tutto quanto è, era specchio puro che rifletteva l’insostenibile Bellezza. Nelle missioni agli uomini egli sarebbe stato l’esecutore del volere di Dio, il messaggero dei decreti di bontà che il Creatore avrebbe trasmesso ai Suoi beati Figli senza colpa per portarli sempre più in alto nella Sua somiglianza”.

Come si evince dalle parole del Signore, fra Dio e Adamo non troviamo creazione di Angeli intesi come puri Spiriti. Quindi, poiché Dio non mente, constatiamo ancora una volta che il primo essere di Luce fu Adamo.

Sempre alla Valtorta, il 21 giugno del 1945 nell’Evangelo vol. 3° dice ancora lo stesso concetto: “(Adamo), dotato per la Grazia di una intelligenza seconda solo a quella di Dio…”.

Perciò dobbiamo giungere alla conclusione, semplice e logica, che il ‘mysterium iniquitatis’ ora non è più un mistero e che il male prese inizio con l’insubordinazione di Adamo, “Causa ‘prima’ del male e del disordine nel mondo” (§ 233). Fu lui il primo ribelle, il grande contestatore, l’oppositore a Dio e da lì partì la ribellione di altri suoi discendenti che lo imitarono nei sentimenti e nelle opere, come quella di unirsi alle discendenti di Caino, le figlie degli Uomini, accelerando il processo di ibridazione che portò tanta sofferenza psicofisica e morale nel mondo e l’estinzione sulla Terra dei Figli di Dio. Ora capiamo la gravità di questo peccato che è stato un attacco alla vita e a Dio.

Riflettendo ancora, la Tradizione gnostica (che va a grosse linee dal 200 a.C al 300 d.C) con l’artifizio del ‘Demiurgo’ all’origine di tutti i mali, e le elucubrazioni del primo cristianesimo che soffocarono con le varie teorie sugli Angeli gli ultimi sprazzi della conoscenza dei Figli di Dio, involontariamente offuscarono sì la Verità, ma costituirono un passo necessario per rendere esplicito il ruolo dell’influenza di Satana sull’umanità senza che si dovesse ricorrere prematuramente alla spiegazione della vera essenza del peccato originale, giacché la cultura dei secoli scorsi non sarebbe stata in grado di comprenderne il risvolto genetico-scientifico e, di lì, quello teologico. Sebbene Giulio Africano avesse intuito che gli Angeli non erano altro che i discendenti di Seth e sebbene Tertulliano avesse supposto l’esistenza di due categorie di esseri malvagi, gli Angeli decaduti (ossia i Figli di Dio geneticamente perfetti divenuti ribelli) e i discendenti dei loro rapporti carnali con le figlie degli Uomini (gli ibridi, ma di questi solo quelli ribelli), cosa peraltro giusta che denota una grande intuizione, i teologi non seppero strutturare e organizzare questi pensieri, né avrebbero potuto fare altrimenti con i mezzi e le conoscenze che avevano.

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V CAPITOLO : LA RILETTURA DELLA GENESI

1 Il linguaggio ermetico della Genesi mosaica

Ora, che è stata fatta luce sulla questione importantissima che Angelo è sinonimo di Figlio di Dio e che il primo Angelo non è altro che il primo Figlio di Dio, possiamo entrare nel linguaggio ermetico della Genesi mosaica.

Nel capitolo terzo della Genesi siamo di fronte a un genere letterario che prima va individuato e poi, solo dopo aver conosciuto la verità e rimosse le metafore, va riletto con mente nuova. In altre parole, il racconto del dialogo persuasivo del serpente che convince Eva e poi Adamo a peccare, non è che un modo poetico di raffigurare la tentazione nata ‘spontaneamente’ nel cuore di Adamo. Potremmo dire che il racconto ha quasi il carattere di un monologo dove i personaggi sono solo simbolici perché sia ‘il serpente’, sia ‘la donna’ sostituiscono il suo ‘io’ nel ragionamento di Adamo. Sono, in modo lato, le stesse riflessioni personificate di Adamo. È una forma espressiva retorica.

Solo avendo identificato il ruolo di Eva e l’identità della Donna possiamo procedere nella nostra ricerca. Per cominciare dobbiamo innanzitutto fare lo sdoppiamento delle due identità femminili, l’ancestre Eva e la vera Donna che al tempo del peccato originale aveva solo due anni e non poteva entrare in alcun modo nella logica di quel peccato. Solo così si possono comprendere le metafore.

Dai fatti narrati nella rivelazione fatta a don Guido capiamo che ‘il serpente’ mosaico è uno pseudonimo che ora sostituisce l’ancestre Eva (inconsapevole strumento dell’Uomo che il Signore chiama ‘Lenza’ (§ 78) perché lo prese all’amo come una lenza illudendolo di poter creare dei figli suoi al di fuori del progetto di Dio), ora sostituisce l’‘io’ disobbediente di Adamo.

Abbiamo visto che egli aveva compreso le leggi della riproduzione osservando gli animali nella natura, perché aveva constatato che dopo i loro accoppiamenti le femmine partorivano dei cuccioli. Ma si ingannò quando credette di essersi impossessato del segreto di Dio che crea la vita! E, disobbedendo, pensò di sostituirsi al Creatore che gli chiedeva solo obbedienza.

Evidentemente Dio non gli aveva spiegato che, a concepire sia lui che quella bella Bambina da quella femmina ancestre, Eva, era intervenuto Lui stesso con una Sua opera creatrice.

Perciò, l’intero 3° capitolo della Genesi mosaica è un capitolo ermetico dove tutto è allegorico e tutto va esplicitato. E questo ai giorni nostri può essere fatto solo attraverso la conoscenza della Genesi di don Guido e dell’opera omnia della Valtorta messe assieme.

Certamente Mosè parlò in modo realistico e corretto al popolo eletto durante l’esodo nel deserto. Ne è prova che nella tradizione orale ebraica, messa per iscritto solo nel V secolo dopo Cristo con il titolo di ‘Bereshit Rabbà’, si parla delle ‘due mogli di Adamo, una (Lilith) che generò mostri, e una (la Donna) che generò Uomini’. Quindi, anche la tradizione conferma che la Donna non fu coinvolta nel peccato originale. E, al tempo stesso, ci conferma, pure, che la Genesi fu manomessa ancora nei primi secoli.

Vediamo che in tema di responsabilità nella Genesi mosaica queste ruotano attorno a tre personaggi: il serpente, Adamo e la Donna, la più bistrattata ed erroneamente chiamata Eva. Nella Genesi ultima, invece, tutta la responsabilità si concentra su Adamo il cui pensiero illusorio diventa il suo vero tentatore. Responsabile della sua tentazione fu dunque il suo ‘io’ ambizioso, disobbediente, prevaricatore: quell’‘io’ che elaborò freddamente il fine da ottenere e il piano per attuarlo.

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2 La forma allusiva

La retorica ebraica antica è in alcuni casi una forma di espressione narrativa allusiva. Qui le parole attribuite ai tre personaggi sembrano avere un senso compiuto, ma in verità sono studiate ‘per nascondere il segreto del re’. Gli agiografi al tempo di re Salomone, sotto il cui regno furono messi per iscritto in ebraico i Testi Sacri composti fino a quel momento, hanno personalizzato nella Genesi i pensieri di Adamo attribuendoli ora al serpente e ora alla Donna incolpandola di aver tentato Adamo. Un alibi perfetto per scagionare con Adamo tutti i maschi, re Salomone in primis, e attribuire alle donne la causa delle loro tentazioni.

Così re Salomone, trovandosi nell’occasione di far stendere tutto il Pentateuco in lingua ebraica, la cui scrittura era stata da poco inventata, poté surrogare impunemente il testo con qualche piccolo adattamento, cercando di legittimare la sua condotta disordinata per le sue più-di-mille concubine e per l’introduzione al tempio dei loro molti idoli che corruppero la fede del popolo eletto nell’Unico Dio. Spostò, con questo stratagemma, le responsabilità sulla donna come cattiva ispiratrice dell’uomo. Incolpando la sposa di Adamo della caduta del primo Uomo, avrebbe avuto un precedente per incolpare la regina di Saba della propria debolezza e, con lei, la donna in generale. E finora il gioco gli è riuscito anche piuttosto bene, visto che il sesso femminile fu colpevolizzato e sottomesso dai prepotenti, sia in famiglia che nella società, in tutte le epoche e in tutte e tre le religioni monoteiste, grazie alla Genesi.

Chi altro poteva aver avuto interesse a questo gioco di parole se non re Salomone? Non certo Mosè investito della missione di profeta da Dio stesso. Neppure re Davide sebbene nel Salmo 50 dica “Nel peccato mi concepì mia madre”. Re Davide intendeva: ‘mi concepì con le conseguenze del peccato originale’. Dice ‘Mia madre’, e non ‘mio padre’, perché per gli ebrei i figli sono figli della madre e perché spesso è la madre colei che soffre maggiormente per i figli. ‘Mia madre’ anche perché, se risaliamo di generazione in generazione, facciamo capo a Eva, la madre biologica di tutti i viventi, la madre ancestre che nel peccato originale trasferì i suoi geni ai suoi discendenti, a re Davide e anche a noi. Questo versetto, dunque, non era certamente un’accusa alla donna, ma semmai una commiserazione, una pietà per le donne in genere. Perciò questa espressione di re Davide dimostra che era a conoscenza della versione originale di questo passo e non di quella yahwista che è stata scritta al tempo di suo figlio re Salomone, quella versione del peccato originale che è giunta fino a noi.

3 Il capostipite degli Angeli

A questo punto per capirne di più non ci resta che tornare alla Genesi rivelata a don Guido con animo nuovo, aperto e non prevenuto. Benché la cosa sia sconvolgente per chi come noi è abituato a vedere gli Angeli nell’ottica tradizionale, dobbiamo concludere che quanto sappiamo su Lucifero dobbiamo spostarlo su Adamo e viceversa.

Più grande è stata la sua perfezione, tanto più grave è stata la colpa della sua opposizione a Dio. E poiché Dio non revoca i doni già fatti all’Uomo, ha continuato a consideralo realmente, anche dopo il peccato, ‘il signore della Terra’, ‘il principe di questo mondo’. Dio ha solo parzialmente ritirato, o ridotto, il Suo Spirito dall’Uomo-Adamo. O meglio: è stato l’Uomo-Adamo che ha respinto lo Spirito di Dio. Non del tutto, perché ciò avrebbe cancellato la sua identità. Un po’ di obbedienza, infatti, gli era rimasta se non uccise Caino solo perché Iddio glielo aveva vietato! Sappiamo con sicurezza che non lo uccise altrimenti non saremmo nati noi. Ridusse invece il suo rapporto con Dio tendente al limite zero, ma senza superarlo. Adamo, benché oppositore a Dio, restava pur sempre per Dio, Figlio di Dio.

Questa realtà è di una tragicità spaventosa: un Padre che viene respinto dal proprio Figlio e, come se ciò non bastasse, da un Figlio che Lo incolpa di non aver protetto Abele e che

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prende come unico scopo della propria esistenza colpire il proprio Padre al Cuore, cioè nei Suoi sentimenti e negli affetti più cari.

Quindi, non ci è difficile intuire che i primi bersagli di Adamo, dopo lo sterminio degli ancestri e la cacciata di Caino, furono colpire la Donna e la sua discendenza: la Donna, in particolare, in quanto si era schierata dalla parte di Dio! Ma Dio protesse la Donna.

Possiamo dedurre che a quel punto Dio sia intervenuto ad allontanare Adamo per proteggere la prima Famiglia se è vero quanto dicono gli Ortodossi che Adamo morì a Gerusalemme sul monte del Cranio, dove fu crocefisso Gesù. Se questo sia vero o solo una tradizione ortodossa non lo sappiamo. Il Sangue di Gesù, colato nel terreno, avrebbe avuto lo scopo di purificare le spoglie di Adamo che potrebbe non averne ancora beneficiato se rimasto nella sua lotta interiore, incapace di chiedere misericordia a Dio. Quanto alla conversione di Adamo, la mistica belga Suor Beghe ci racconta in modo allegorico di aver visto Gesù dopo la Morte scendere agli Inferi e, al punto più basso, incontrare Adamo che rimase impietrito. Poiché i luogotenenti di Adamo Lo insultarono e sputacchiarono, Gesù si sottrasse e risalì come un fulmine.

Sentiamo cosa diceva padre Luka Cirimotic, un mistico monfortano del XX secolo che ha avuto da Gesù delle rivelazioni. Diceva che la prova degli Angeli ribelli, prova che non seppero superare, fu l’esser venuti a conoscenza che Gesù, vero Figlio di Dio, si sarebbe fatto Uomo e che anche loro, Angeli, avrebbero dovuto inginocchiarsi davanti a Lui. Questa richiesta di Dio era, a loro avviso, un’umiliazione troppo grande. Già il dover accettare l’Incarnazione di Cristo, Figlio di Dio, volto a risollevare quest’umanità peccatrice, che a parer loro non andava salvata ma distrutta, era inaccettabile. In secondo luogo non era per loro ammissibile dover sottostare a Colui che, umiliandosi, si sarebbe fatto Uomo. E dissero: ‘Non serviam’! Cioè, non mi abbasserò a servire Colui, il Cristo, che si è abbassato a tanto!

Padre Luka non aveva la stessa missione di don Guido, quindi nemmeno delle rivelazioni con gli stessi contenuti. Non so quindi se queste parole siano frutto di una rivelazione o un suo convincimento. Perciò non stupiamoci se la sua visione sugli Angeli è ancora tradizionale. Ma quello che ci racconta è molto illuminante per chi conosca l’identità degli Angeli. Specialmente l’ultima affermazione quando afferma che gli Angeli dissero: “Non serviam!”. Riflettiamo.

Secondo don Guido, il comando di Dio al giovane Adamo di moltiplicarsi secondo la propria specie e il divieto di uscire dall’ambito della propria specie gli sembrarono limiti dettati dalla gelosia. Secondo Adamo Dio voleva frenare, ingiustamente, la sua capacità creativa o riproduttiva. Perse così la fiducia in Dio. Perciò non tenne in debito conto gli ordini di Dio. Da lì la disobbedienza. E il passaggio dalla disobbedienza alla ribellione fu inevitabile.

La ribellione di Lucifero a Dio è anche la posizione di indignazione di Adamo allorché il Signore promise la Redenzione della stirpe di Caino, grazie alla bontà e all’umiltà della Donna che avrà sicuramente interceduto per lui. Avrà pensato Adamo: “Ma come!? Come posso accettare che Dio si prodighi tanto per risollevare la discendenza di Caino dal momento che Dio non ha protetto Abele, Figlio legittimo, dalle mani di quello stesso Caino?”. Così la sua gelosia si sarebbe tramutata in collera e la collera in desiderio di vendetta. E, non potendo colpire Dio, si rivolse a colpire l’oggetto delle attenzioni di Dio, l’umanità cainita, ossia noi.

Ma qui è rilevante anche il problema dell’adorazione, come abbiamo visto. Adamo, ricordiamolo, si faceva adorare da Moglie e Figli con genuflessione doppia, segno che si considerava un dio, senza riconoscere alcuna autorità al di sopra di lui. Voleva imitare Dio che forse lo aveva educato ad inginocchiarsi quando si rivolgeva a Lui. Il farsi adorare era diventata un’ossessione per Adamo se propose a Gesù in una delle tentazioni del deserto, come abbiamo visto, di adorarlo. In cambio Gli avrebbe dato tutti i regni della Terra. Evidentemente, se Glieli ha offerti, era consapevole che ne era ancora il padrone.

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L’adorazione a Satana, mascherato da mille volti di falsi dei, non è una novità. Nei popoli antichi vediamo che una costante abbinata all’adorazione è la pratica di sacrifici umani agli dei: l’offerta di vite innocenti, possibilmente vergini e bambini. Dio insegna ad Abramo ad astenersi da questa pratica perché solo Dio è padrone della vita! Prima gli chiede di sacrificarGli Isacco, il figlio legittimo e tanto atteso, per verificare la sua fedeltà, poi gli lascia preparare ogni cosa per il sacrifico, infine lo ferma e gli fa trovare un ariete per l’offerta.

Anche oggi Satana pretende sacrifici umani attraverso le messe nere e l’aborto. E mai come in quest’epoca ne ha avuti tanti! Un tributo inconsapevole di tante madri alla sua signoria!

Dio non vuole sacrifici umani! Lui è il Signore della vita e non della morte! Quella di Gesù è stata un’offerta spontanea per liberare l’umanità intera dalla schiavitù di Satana pagando Lui stesso il debito di Adamo verso la Giustizia. La vita dei Cainiti non avrebbe avuto alcun peso riparatore: sarebbe valsa poco più di quella dell’ariete. Ci voleva la vita di un Figlio di Dio per pagare il debito di un Figlio di Dio!

4 Satana non vuole che si conosca la sua identità

Se fino ad ora nessuno ha associato la figura di Lucifero a quella di Adamo è dovuto al fatto che Adamo si è prodigato in mille modi perché questa verità non venisse alla luce.

Dice il Dolce Ospite, lo Spirito Santo, alla Valtorta fra il 21 e il 28 maggio del 1948 nel Suo commento alla Lettera ai Romani, pag. 127: “Troppo preme a Satana che voi non lo sappiate! E perciò esso crea in voi nebbie a offuscarvi la giusta conoscenza di quell’episodio che non ha avuto termine e limite nel giorno che lo vide e negli esseri che lo compirono (i suoi discendenti: Gn 6,1), ma che, come per seme e per sangue, tutti gli uomini hanno ereditato la vita da Adamo e da Eva.” Che cosa non vuole che sappiamo? Primo, in che cosa è consistito il peccato d’origine con le sue conseguenze sia nella carne che nell’anima; secondo, che non si comprenda l’identità di Satana. L’Autore prosegue: “Splendida libertà dell’Uomo pieno di Grazia! Libertà rispettata da Dio stesso, libertà non insidiata da forze esteriori o da stimoli interiori. Regalità sublime dell’Uomo deificato, Figlio di Dio ed erede del Cielo, regalità dominante su tutte le creature e su quel che ora vi è sovente tiranno”. Quindi: nessuna tentazione dall’esterno causata da Angeli ribelli come vorrebbe la tradizione!

Per comprendere l’efficacia di questo passaggio ci viene in aiuto l’altro messaggio che abbiamo già letto, quello del 29 agosto del I vol. dei Quaderni del 1943, dove Gesù dice alla Valtorta: “Cosa è stato, in fondo, il peccato d’origine? Una disobbedienza …, questo atto di disamore dal Disobbediente sommo (Adamo) , il quale è divenuto ‘demone’ avendo rifiutato obbedienza d’amore al Sommo Iddio”.

Se leggiamo queste parole, conoscendo la rivelazione di don Guido che ci dice che Adamo è ‘la causa prima’ di tanti i mali, capiamo che il Signore intende farci riflettere e dedurre che, se non c’era il Male prima di lui né esterno a lui, la sua identità è quella di Satana. Così, per noi ora il ‘mysterium iniquitatis’, o mistero del male, non è più un mistero: Adamo è la vera causa del male e della sofferenza.

Ma molto più chiaramente lo capiamo dall’Apocalisse al versetto 18 cap. 13 che recita: “Qui è la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il nome della bestia. Poiché è numero d’Uomo: e il suo numero è 666”. Qui non si tratta dell’anticristo inteso come uno dei tanti esponenti umani del male che apparirà negli ultimi tempi, ma del fautore originario del Male. Il 666 è il doppio di 333, simbolo della SS. Trinità. Quindi il 666 simboleggia ‘colui che aveva preteso essere al di sopra di Dio: Adamo’.

A conferma di questa verità che Lucifero è lo pseudonimo di Adamo c’è un versetto del Salmo 109 (110) di Davide che cito in latino perché tradotto autorevolmente da S. Girolamo nella Vulgata, che recita: “Ex utero ante Luciferum genui te”. Letteralmente in italiano: “ex

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utero” significa ‘dall’utero’; “ante” è una preposizione che regge l’accusativo e può introdurre sia un complemento di tempo, e in tal caso significa ‘prima’, sia un complemento di luogo, e in tal caso significa ‘davanti’; “Luciferum”, noi ora lo sappiamo, è lo pseudonimo di Adamo e qui usato non in senso spregiativo, ma come di colui che è ‘Portatore di Luce’, ossia dello Spirito di Dio; “genui” è la prima persona del perfetto del verbo generare, ossia ‘generai’; “te” pronome personale accusativo. Fra i due significati di “ante” scelgo quello che significa ‘davanti’ perché ‘prima’, secondo le nozioni apprese, non avrebbe senso. Il Soggetto che parla in prima persona è Dio Creatore. Perciò traduco letteralmente: ‘(Io, Dio Creatore) dall’utero generai te (Donna) davanti a Lucifero’. Passiamo alla rivelazione di don Guido e sappiamo che effettivamente Adamo stava davanti a Eva (utero) mentre essa stava partorendo la Donna. Quindi il versetto ha un senso compiuto e ben chiaro: Dio riconosce come Propria Figlia la Donna (genui te) perché Dio è il soggetto di quel verbo; ‘dall’utero’: lo indica come quando si indica una ‘cosa’, non come quando si pensa a una persona, perché Eva è solo un mezzo ‘un utero in affitto’ e non una persona! Infatti le cose sono andate proprio così: Adamo era presente al parto di Eva e quando la Bimba, sua figlia, è nata la vecchia madre brizzolata di Eva gliela pose in braccio riconoscendola già essa come figlia di Adamo.

Sentiamo ora come questo versetto, che viene citato come ‘oscurissimo’ da tutte le traduzioni della Bibbia, è stato tradotto. La Bibbia CEI e la Bibbia di Gerusalemme traducono: “Come rugiada ti ho generato davanti alla stella del mattino”. Frase che per noi non ha alcun senso. La traduzione del 1985, sempre della CEI, traduceva: “come rugiada dai monti santi i giovani vengono a te fin dall’aurora”. La nuova Bibbia dal titolo ‘Nuovissima versione dai testi originali’, fra i cui sottoscrittori appare il Cardinal Ravasi, traduce: “dal grembo dell’aurora, per te è il fiore della tua gioventù”. Dalla traduzione dei Settanta, letteralmente: “a te il principato … dal seno dell’aurora ti ho generato”. Infine una Bibbia ortodossa traduce: “dal seno dell’alba la tua gioventù viene a te come la rugiada”. La Bibbia del Sales non va meglio e traduce: “Ti ho generato dal Mio seno davanti la stella del mattino”.

Quale può essere stato il motivo di traduzioni così bizzarre? Forse che neanche i traduttori credono più in Lucifero, perciò, scrivendolo con la lettera minuscola, lo identificano con ‘la stella del mattino’. O, forse, il motivo è che Lucifero è riuscito ancora una volta a depistare la scoperta della sua identità, facendo in modo che nessuno lo identificasse con Adamo. Infatti, queste non sono nemmeno delle libere traduzioni: se non conoscessimo la buonafede dei traduttori, dovremmo definirlo un falso ideologico!

Una ulteriore considerazione che possiamo fare è che re Davide fosse a conoscenza della verità pervenutagli dai Libri di Mosè, e che questa verità fu oscurata da suo figlio Salomone che fece mettere per iscritto in lingua ebraica il Pentateuco. Tuttavia questo versetto di re Davide deve essere sfuggito a re Salomone se rimase integro. Ci è lecito pensare anche che re Salomone, nonostante la sua meravigliosa preghiera a Dio in occasione della sua elezione al trono, fu strumento di Satana nei suoi rimaneggiamenti della Toràh in quello che viene chiamato lo scritto yahwista (intorno al 950 a.C.) che a quel tempo copriva l’intera Scrittura prima che gli altri Autori lo rimaneggiassero a loro volta un po’ qua e un po’ là a macchia di leopardo in scritto eloista (intorno all’850 a.C.), in scritto deuteronomista (intorno al 750 a.C.) e in scritto sacerdotale (intorno al 550 a.C.). Tuttavia, è anche vero che le maggiori notizie sull’origine del popolo ebraico le troviamo nello scritto yahwista.

Il numero 666 non è presente solo in Apocalisse, ma anche nel III Libro dei Re. Al Cap. 10 versetti 14-15 si legge: “La quantità di oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di ‘seicentosessantasei’ talenti, senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell’Arabia e dai governatori del paese”. È chiaro che se ogni anno affluivano ‘666’ talenti nelle casse di Salomone, egli si era venduto al ‘Principe di questo mondo’ e che ne riceveva la ricompensa! Ecco anche perché seppe rispondere a tutte le

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domande della regina di Saba! Ma le sue ispirazioni, se queste sono le premesse, non venivano da Dio. Satana è intelligente ed evidentemente sa sfruttare le occasioni per accreditarsi. La sapienza umana di Salomone non ha nulla a che fare con la Sapienza di Dio!

Così Satana, grazie a re Salomone, ebbe il suo momento di gloria e riuscì ad essere adorato nel tempio di Dio. Quale oltraggio infinito a Dio! Ma alla fine, con la morte di Salomone, il regno fu spaccato in due.

Ricordiamo che Salomone era figlio di re Davide ma anche figlio di Bersabea, la moglie ittita di Uria. Questo ci spiega perché Dio prediligesse i matrimoni fra Ebrei: per mantenere integra la fede nell’Unico Dio.

Prima di chiudere l’argomento vorrei riportate un passo di Ezechiele che la Bibbia di Gerusalemme attribuisce in nota alla figura di Lucifero. Il brano è quello che parla del re di Tiro. Ho scelto questa versione per la nota relativa che vi è scritta: “la tradizione cristiana ha spesso applicato questo passo alla caduta di Lucifero” (Ez. 28, 12-19).

12 Tu eri un modello di perfezione,pieno di sapienza, perfetto in bellezza;13 in Eden, giardino di Dio, tu eri coperto d’ogni pietra preziosa:rubini, topazi, diamanti, crisòliti, onicie diaspri, zaffiri, carbonchi e smeraldi;e d’oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature,preparato nel giorno in cui fosti creato.14 Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa;Io ti posi sul monte santo di DioE camminavi in mezzo a pietre di fuoco.15 Perfetto tu eri nella tua condotta,da quando sei stato creato,finché fu trovata in te l’iniquità.16 Crescendo i tuoi commerciTi sei riempito di violenza e di peccati;Io ti ho scacciato dal monte di DioE ti ho fatto perire, cherubino protettore,in mezzo alle pietre di fuoco.17 il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza,tua saggezza si era corrottaa causa del tuo splendore:ti ho gettato a terra e ti ho posto davanti ai re che ti vedano.18 Con la gravità dei tuoi delitti, con la disonestà del tuo commerciohai profanato i tuoi santuari;perciò in mezzo a te ho fatto sprigionare un fuocoper divorarti.Ti ho ridotto in cenere sulla terrasotto gli occhi di quanti ti guardano.19 Quanti fra i popoli ti hanno conosciutosono rimasti attoniti per te,sei divenuto oggetto di terrore, finito per sempre”.

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Leggendo queste righe non si può non riscontrare il ritratto di Adamo. Evidentemente il re di Tiro aveva aperto il suo cuore alle cattive ispirazioni di Satana, ossia di Adamo, così che Satana aveva preso possesso di lui. E il Signore, mentre si rivolge al re di Tiro, parla direttamente a Satana, o Adamo, che è in lui. Gli ricorda quando era nel giardino dell’Eden, quand’era un modello di perfezione, pieno di sapienza e perfetto in bellezza. Gli ricorda che era ricoperto di tutti i doni, le pietre preziose, che era un Figlio di Dio, un cherubino, che la sua condotta era stata perfetta fino a quando non ha accolto nel suo cuore l’iniquità, i cattivi pensieri, e si è coperto di peccati e di violenza. Gli ricorda come si era inorgoglito per la sua bellezza e aveva perduto la sua saggezza profanando la vita, i santuari. Così il Signore lo ha cacciato dall’Eden per la sua disonestà e i suoi delitti e lo ha ridotto in cenere.

In questo passo vediamo con limpidezza come dietro al re di Tiro si cela l’identità di Adamo.

Al versetto 14 c’è un’ulteriore conferma che gli Angeli non sono altro che i Figli di Dio: “Eri come un cherubino …”: Lucifero era un cherubino, ossia un Uomo Figlio di Dio, l’Uomo originario perfetto, il primo Uomo.

5 I figli di Satana

Quando nasciamo siamo tutti figli di Adamo, quindi di Satana. Questo pensiero è sconvolgente! Proprio così! Quando nasciamo siamo tutti figli di Satana! Siamo i figli della perdizione. Se non veniamo redenti lungo il cammino della nostra vita, non arriviamo a diventare figli adottivi di Dio. Per fortuna, al di sopra di tutto c’è la Misericordia di Dio! Perché Dio non tolse ad Adamo dopo il peccato ciò che gli aveva concesso, ossia la sua discendenza. Adamo aveva voluto una discendenza sua? E Dio gliela ha lasciata. Ma al tempo stesso Dio ha messo in opera tutta una strategia per sottrarre a Satana questi discendenti per innalzarli, quali Suoi figli adottivi, al Regno di Dio grazie a Gesù. Naturalmente, aveva, ed ha, bisogno del loro consenso. Quindi, ha bisogno anche del nostro individuale assenso.

Dice Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Se Dio fosse il vostro Padre, certamente amereste Me … (Gv 8,42) (ma) voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro: quegli fu omicida fin dal principio e non stette nella verità … (Gv 8,44). Queste espressioni vanno prese alla lettera. Non sono modi di dire. Già ci siamo chiesti: se gli Angeli fossero stati creati prima degli Uomini, come avrebbe fatto Lucifero ad essere omicida fin dal principio se gli Uomini non c’erano ancora? O sarebbe diventato Satana solo dopo la creazione dell’uomo? In questo caso non sarebbe stato omicida ‘fin dal principio’.

Adamo invece fu omicida fin da principio perché la responsabilità della morte fisica di Abele fu sua. Quindi fu il primo omicida. Ma procurò anche la morte spirituale di Caino, che fu ben più grave, perché questo figlio nacque senza lo Spirito di Dio, quindi spiritualmente morto.

Inoltre, se Gesù chiama ‘diavolo’ il padre naturale loro e nostro, è segno che si riferisce ad Adamo. Infatti Giovanni dice ancora: “Chi fa il peccato è ‘dal’ diavolo (cioè discende dal diavolo), poiché il diavolo pecca dal principio (dell’umanità). A questo fine è apparso il Figliolo di Dio (Gesù): per distruggere le opere del diavolo (di Adamo)” (1Gv 3,8). Le opere del diavolo, ora noi capiamo, sono le tare genetiche causate dall’ibridazione e soprattutto la morte spirituale. Poi, più oltre, aggiunge: “Non come Caino che era ‘dal’ Maligno e uccise suo fratello” (1Gv 3,12), cioè: Caino era proveniente dal Maligno, ossia generato dal Maligno, che è ancora Adamo. Qui Gesù non fa tanto una questione di responsabilità, ma piuttosto puntualizza la discendenza biologica di Caino dal ‘Maligno’. Infatti, noi sappiamo che Caino non era colpevole delle sue azioni perché non del tutto responsabile.

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6 La demonologia

Noi vediamo che con la conoscenza della Genesi rivelata a don Guido tutta la Scrittura prende un altro spessore. Si scopre una lettura inedita delle origini, anche di quelle del ‘Male’.

Naturalmente, tutto ciò che conosciamo dal Catechismo sugli Angeli e sui Demoni non va perduto. Anzi, tutto è confermato. Si copre solo un vuoto sulla loro identità e la loro origine. Perciò quello che padre Amorth ci illustra, grazie alle sue conoscenze attraverso gli esorcismi, tutto viene confermato. Anche tutto ciò che apprendiamo continuamente dai carismatici grazie ai messaggi di Gesù e Maria è in perfetta sintonia con quanto abbiamo appena appreso.

Sappiamo che Gesù nel Vangelo ci dice che l’attività vessatoria del Maligno nei confronti dell’uomo dovrà finire perché “un regno diviso in se stesso prima o poi cade” (Mc. 3, 22-27). È diviso perché due sono le provenienze degli oppositori a Dio: quella dei Figli ribelli di Dio che hanno giurato odio ai discendenti di Caino, e quindi in sostanza a Dio, e quella dei figli degli uomini che si sono votati al male. Le due discendenze sono unite solo dall’odio comune verso gli uomini, ma in antitesi totale fra loro perché i Figli ribelli di Dio disprezzano i figli di Caino. Ma, ricordiamoci, il loro potere è sempre sottomesso a Dio e Dio ha posto un termine alla loro azione.

La parola ‘diavolo’ deriva dal verbo greco ‘diabàllo’ che significa dividere. L’azione del diavolo è dunque quella di dividere, separare l’uomo da Dio per i motivi di gelosia e d’invidia che conosciamo. Poiché i Figli di Dio ribelli non concepiscono che Dio voglia salvare i discendenti di Caino, essi volgono la loro attenzione affinché la discordia regni fra gli uomini. Agiscono in particolare sul punto più debole della società: la famiglia. Dalla crisi della famiglia hanno origine quasi tutte le altre crisi. E le fragili vite dei piccoli sono le più esposte. I Figli di Dio ribelli considerano la Misericordia verso l’uomo una ingiustizia di Dio. Molti di loro quando furono in vita non seppero trovare la ragione della sofferenza nella fede come fece Giobbe. Senza un buon rapporto con Dio hanno perso Sapienza e Amore. Avrebbero preteso di essere tutelati in quanto Figli legittimi di Dio. Perciò si sono sentiti traditi. Solo la fiducia in Dio, che “sa quello che fa” (§ 74), ci dà coraggio e speranza. E li diede a Giobbe.

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VI CAPITOLO : DALLA GENESI ALL’APOCALISSE

1 La purificazione genetica dell’umanità

Apocalisse vuol dire ‘rivelazione’. Se vogliamo vedere la Bibbia come un ‘unicum’, non possiamo separare la Genesi dall’Apocalisse. Questo ultimo Libro porta a soluzione i problemi annunciati nel primo. Quindi osserviamo alcuni fatti come tappe storiche, in senso lato, per giungere a questo traguardo.

Dice Gesù alla Valtorta nel commento dell’Epistola di Paolo ai Romani del 21/28 maggio 1948: “L’uomo attuale non è il risultato di un’evoluzione ascendentale, ma il doloroso risultato di una evoluzione discendentale, in quanto la colpa di Adamo ha per sempre leso la perfezione fisico-morale-spirituale dell’uomo originale”.

Con il Diluvio universale Dio ha eliminato d’un colpo solo tutti quei discendenti che, per il loro grado d’inquinamento, erano irrecuperabili. Solo Noè e con lui tutta la sua famiglia e ogni coppia di animali (intendendo per ‘animali’ (§ 245) i discendenti dei cainiti, una coppia fra le meno tarate per ogni popolo) entrarono nell’arca e furono salvati. È una mia interpretazione.

Da lì è iniziata una nuova era nella quale Dio ha immesso nuovi gameti perfetti che innalzassero il livello intellettivo e la salute psicofisica dell’umanità. Un processo di recupero durato milioni di anni se lo vediamo inserito nel tempo complessivo, cioè da quando l’Uomo fu creato parecchie decine di milioni di anni fa, fra i 40 e i 90 milioni, ad ora. Con esattezza ‘quando’ non lo sappiamo. Perché quando don Guido cominciò a contare frettolosamente le decine di milioni pensando a uno scherzo, il Signore lo interruppe dicendo: “-anta”, desinenza che poteva essere attaccata sia a quaranta, come a cinquanta, o a sessanta, o a settanta, o a ottanta, o a novanta milioni d’anni. Don Guido, nella sua interpretazione, pensò alle decine più basse perché già quelle gli sembravano un’enormità. Ma sarà compito degli scienziati stabilire a quale decina attaccarla. La data esatta è poco rilevante al fine della salvezza. A noi importa solo comprendere il piano del Signore.

Poi, quando l’umanità ha maturato una sufficiente capacità di intendere e di volere, cioè ‘nella pienezza dei tempi’, ecco che Dio si rivela al popolo ebraico che più d’ogni altro era pronto a comprendere la Parola di Dio. Anche la schiavitù del popolo d’Israele in Egitto si rivela un segno di Misericordia, perché ha imposto al popolo eletto un isolamento genetico. Il fine era quello di preservarlo il più possibile dalla promiscuità con altri popoli allo scopo di non disperdere quell’arricchimento di doti di purezza genetica che gli andava donando.

Le molte nascite miracolose da donne sterili, di cui la Bibbia ci narra solo pochi esempi, non sono che la modalità con cui Dio ha inteso rinnovare il patrimonio genetico dell’umanità intera migliorandola sensibilmente. Il popolo eletto, evidentemente, ha avuto più interventi purificatori degli altri popoli per diventare sufficientemente maturo ad accogliere Gesù e la Sua Parola. E questo processo di rinnovamento genetico non è ancora terminato. Continua ancora grazie alla S. Eucarestia, che è una vera trasfusione di Corpo e Spirito di Gesù, e sarà definitivo con la seconda venuta di Gesù, quando ci sarà una guarigione collettiva da tutte le tare ereditarie del peccato originale ancora presenti nella natura umana e segnerà l’inizio del Regno di Dio, sempre su questa Terra.

2 La Buona Novella

Gesù viene a farci conoscere il vero Volto (spirituale) del Padre: non più il Dio del terrore e del castigo, delle prove estreme come quelle di Giobbe, ma ci rivela il Padre della

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Misericordia che ben conosce le nostre sofferenze e i nostri limiti e che desidera riportarci a una vita di serenità, di pace, di gioia, e infine alla Vita eterna.

Gesù istruisce, guarisce, libera! Libera solo chi voglia essere liberato dalle catene di Satana ponendo l’uomo davanti alla scelta se restare con il suo Progenitore-Adamo o diventare ‘figlio adottivo’ di Dio.

Il Battesimo è in primo luogo un Sacramento di liberazione dai vincoli di Satana. Il battezzando, alla domanda del Sacerdote, o di chi per esso, che gli chiede: “Rinunci a Satana?”, risponde: “Rinuncio”. A quel punto il Sacerdote dice: “Io ti battezzo nel Nome del Padre, del Figlio (Gesù) e dello Spirito Santo (lo Spirito di Gesù donato a noi il Quale ci santifica)”. E, da quel momento si interrompe una dipendenza, una schiavitù, e nasce una Vita nuova nello Spirito, anche se non cancella i fomiti del peccato originale. Questo è, in sintesi, l’inizio per ciascun uomo dell’opera della Redenzione. Da qui comprendiamo l’estrema importanza del Sacramento del Battesimo.

Se questa è la formula liturgica, altri sono i modi con cui il Signore adotta i Suoi figli senza passare attraverso la Chiesa istituzionale. Come ebbe a dire il Santo Padre in un’omelia di fine settembre 2012, tutti quelli che credono in Dio, a qualunque credo appartengano in buona fede e siano miti e retti di cuore, entrano nella Famiglia di Dio. L’identikit dei figli di Dio, che non passano necessariamente attraverso il Battesimo cristiano ma che ricevono direttamente lo Spirito da Gesù perché ne hanno i requisiti, lo troviamo nelle Beatitudini elencate da Gesù nel Discorso della Montagna. Chi risponde ad almeno uno di questi requisiti è di per sè ‘figlio adottivo di Dio’ battezzato in Spirito da Gesù stesso. Diventare figli di Dio è questa la Buona Novella di cui Gesù parlava: la liberazione dalla schiavitù dal regno di Satana e l’entrata nel Regno di Dio.

3 La verità ci rende liberi

Qualcuno potrebbe chiedersi quale utilità abbia conoscere l’identità di Satana. In verità è molto utile, direi essenziale. Conoscere da dove veniamo, chi siamo e dove siamo diretti è fondamentale perché l’individuo si accenda di entusiasmo e acquisti la volontà di essere riscattato.

Se noi abbiamo un tiranno che sta nell’anonimato e non sappiamo quando e da dove ci colpirà, la nostra vigilanza diventa angosciosa. Un nemico ignoto e pericoloso non ci permette una difesa organizzata. C’è un dispendio enorme di energie e poi, al momento inatteso, questo nemico ci coglie impreparati.

Ma se, al contrario, conosciamo il nostro nemico e consideriamo le sue debolezze e i suoi cedimenti, ecco che la nostra paura non sarà più quella che ci viene da una forza ignota, ma diventerà un sentimento controllato che ci consente una difesa intelligente. E la difesa più efficace, sapendoci deboli, è quella di mettersi al riparo dal nemico. Con la Consacrazione ai SS. Cuori di Gesù e Maria noi siamo sicuri della Loro protezione. Parliamo naturalmente di protezione spirituale dagli errori riguardo alla verità: la Consacrazione garantisce al consacrato di esser protetto e preservato dalle eresie. Praticamente ci garantisce la salvezza. Ma vediamo che spesso la protezione si estende anche alla vita ordinaria.

Non sto a ripetere l’infinità di messaggi che sono giunti all’umanità per invitarci a questa scelta. Non ultima a Fatima la richiesta della Madonna alla Chiesa di consacrarle la Russia. La stessa richiesta la Madonna la fece a padre Luka Cirimotic: consacrare il mondo intero a Maria Santissima. A lui dobbiamo la fondazione del Movimento ‘Consecratio Mundi’, Movimento approvato dalla Chiesa e guidato, dopo la morte del suo fondatore padre Luka, dai Padri Monfortani di Roma che ora portano avanti questa missione. Purtroppo in questo campo c’è molto da fare. Evidentemente la consapevolezza della necessità della Consacrazione nella Chiesa gerarchica non c’è ancora.

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La strategia di Satana è di far credere che non esiste né lui né l’inferno. E molti sono caduti in questo inganno. Tanto più, abbiamo visto, gli preme che non si conosca la sua identità!

Ma la sua strategia sta anche nello smontare la Genesi e in particolare la dottrina del peccato originale. Molti teologi paragonano la Genesi ad un libro epico. Molti pensatori oggi considerano questo peccato un mito o, al massimo, un peccato personale di chi voglia definire ciò che bene e ciò che è male. Eppure il peccato originale è stato affermato dal Concilio di Cartagine (418), da quello d’Orange (529), da quello di Trento (1546) e ribadito dalla ‘Lumen Gentium’ e dalla ‘Gaudium spes’. E, per finire, da un’omelia significativa di Benedetto XVI in cui affermò, come sappiamo, che questo peccato si trasmette per via ‘biologica’ (10 dicembre 2008).

Smantellando il peccato originale si infrange anche il principio della monogenesi della specie umana e, indirettamente, si sminuisce la Redenzione. Tutte queste correnti prendono origine dall’evoluzionismo, un’ideologia superba e ingenua allo stesso tempo, che è la fonte di questa apostasia e che causerà la prossima spaccatura della Chiesa!

Belluno, 5 ottobre 2012 Festa di S. Faustina Kowalska

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INDICE

PREMESSA .......................................................................................................... pag. 2ALCUNE NOZIONI PROPEDEUTICHE ………………………………………. 1 Perché possiamo credere che la rivelazione avuta da don Guido è verità ………. 2 Una rivelazione per spiegare i punti oscuri della Genesi ………………………... 3 da sempre Dio guida il Suo popolo alla comprensione della Scrittura ………….. 4 La creazione mediata ……………………………………………………………… 5 Il peccato originale fu un peccato di ibridazione della specie umana …………… 6 La Genesi non è un mito ………………………………………………………….. 7 I Figli di Dio ………………………………………………………………………. 8 L’Omega ………………………………………………………………………….... 9 Il progetto di Dio è Sapienza ……………………………………………………… 10 Il peccato originale e le sue conseguenze ……………………………………….. 11 Alla natura originariamente buona dell’Uomo si sovrappose una seconda natura 12 Lo Spirito: Dio è Puro Spirito ………………………………………………….…. 13 Lo Spirito nei Figli legittimi di Dio e nei figli adottivi di Dio ………………….. 14 I figli degli Uomini ……………………………………………………………….. 15 Distinzione fra anima e Spirito …………………………………………………… 16 L’anima ……………………………………………………………………………. 17 Le capacità dell’anima ……………………………………………………………. 18 Interazione fra anima e Spirito ……………………………………………………. 19 L’uso improprio del termine ‘spirito’ ……………………………………………. 20 I Cainiti, ‘figli dell’Uomo’, Adamo, e i ‘figli degli Uomini’, quelli del cap. 6°... 21 L’immortalità, la morte fisica e la morte spirituale ……………………………… 22 Il ripristino dello Spirito nei figli degli Uomini ………………………………… 23 La nuova Vita dello Spirito e lo spettro della seconda morte …………………… 24 L’uso improprio del termine ‘anima’ ……………………………………………..

MYSTERIUM INIQUITATIS

I CAPITOLO : IL ‘SERPENTE’ DELLA GENESI1 Il ‘serpente’ nella rivelazione fatta a don Guido ………………………………….. 212 Il ‘serpente’ nella Genesi mosaica ………………………………………………… 3 Il ‘serpente’ nell’Esodo ……………………………………………………………. 4 Il ‘serpente’ e l’albero genealogico selvatico del bene e del male ……………….. 5 Simbolismi del ‘serpente’ …………………………………………………………. 6 La discendenza del ‘serpente’ …………………………………………………….. 7 Il dèmone della cupidigia e della sensualità ……………………………………...

II CAPITOLO : SATANA E IL MISTERO DEL MALE 1 Il Dio della Genesi mosaica ……………………………………………………… 27 2 La presenza del Male …………………………………………………………….. 3 Quando appare per la prima volta nella Bibbia il termine ‘Satana’ ……………..

III CAPITOLO : GLI ANGELI E LA CADUTA DEGLI ANGELI RIBELLI1 La prova e la caduta degli Angeli ……………………………………………….. 292 Alcuni quesiti sui Demoni ………………………………………………………. 3 Gli Angeli nella teologia ………………………………………………………… 4 Come nacque il termine Angeli …………………………………………………. 5 La vulgata e i commentatori della Bibbia ………………………………………..

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6 La Genesi mosaica e la nuova Genesi non accennano alla creazione degli Angeli

IV CAPITOLO : “LA CAUSA PRIMA” DEL MALE 1 ‘Satana’ non è un genere letterario ………………………………………………. 382 La prova che il primo Angelo non seppe superare ……………………………… 3 Il vero oggetto della tentazione ………………………………………………….. 4 E fu Satana ………………………………………………………………………..

V CAPITOLO : LA RILETTURA DELLA GENESI1 Il linguaggio ermetico della Genesi mosaica ……………………………………. 432 La forma allusiva ………………………………………………………………… 3 Il capostipite degli Angeli ……………………………………………………….. 4 Satana non vuole che si conosca la sua identità ………………………………… 5 I figli di Satana …………………………………………………………………… 6 La demonologia …………………………………………………………………..

VI CAPITOLO : DALLA GENESI ALL’APOCALISSE1 La purificazione genetica dell’umanità …………………………………………. 512 La Buona Novella ……………………………………………………………….. 3 La verità ci rende liberi ………………………………………………………….

Renza GiacobbiVia I Novembre, 112300 Belluno

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