Sartre e Dvorak: nausea o stupore davanti alla gratuità delle cose (17 marzo 2009)

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Vita e Destino quasi-Soireé filosofiche, letterarie e artistiche! a cura di Riccardo Guidetti Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!” 17 marzo 2009 ore 21.00 - Camplus San Felice

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Vita e Destinoquasi-Soireé filosofiche, letterarie e artistiche!

a cura di Riccardo Guidetti

Sartre e Dvořák“Nausea o stupore di fronte

alla gratuità delle cose!!”

17 marzo 2009 ore 21.00 - Camplus San Felice

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Sartre e Dvořák“Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

O tu che ignoro e sento,dimmi se guerra hai tu negli occhi o pace!

(G.Pascoli, “Il cieco” da i Primi poemetti)

"Homo sum: humani nihil a me alienum puto"

(Terenzio, Heautontimorumenos, v. 77)

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Sartre e Dvořák“Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

“Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità oggi non è una catastrofe che venga dal di fuori, una catastrofe stellare, non è né la fame, né la peste; è invece quella malattia spirituale la più terribile perché il più direttamente umano tra i flagelli, che è la perdita del gusto di vivere”

(Teilhard de Chardin 1881-1955)

Essi andarono dietro il Nulla, e divennero essi stessi nullità”

(Geremia, 2,2-5)

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Jean-Paul Sartre 1905-1980

“L’uomo è l’essere che progetta di essere Dio, ma in realtà egli si mostra per quello che è: una passione inutile”

“Le mie mani: cosa sono le mie mani? La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli oggetti e mi separa da essi per sempre”

“La libertà non è un essere; essa è l’essere dell’uomo, cioè il suo niente d’essere”

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Filosofia

L'Immaginazione (L'imagination), 1936 La Trascendenza dell'Ego (La Transcendance de l'Ego), 1937 Idee per una teoria delle emozioni (Esquisse d'une théorie des émotions), 1938 L'immaginario (L'imaginaire), 1940 L’essere e il nulla (L'Être et le Néant), "saggio di ontologia fenomenologica" 1943 L'esistenzialismo è un umanismo (L'existentialisme est un humanisme), 1945 Coscienza e conoscenza di sé (Conscience et connaissance de soi), 1947 Critica della ragione dialettica I: Teoria degli insiemi pratici preceduto da Questione di metodo (Critique de la raison dialectique), 1960 Quaderni per una morale (Cahiers pour une morale), 1983 Critica della ragione dialettica II: L'intelligibilità della storia (Critique de la raison dialectique), 1985 Verità e esistenza (Vérité et existence), 1989

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Romanzi e racconti

La nausea (La nausée), 1938 Il muro (Le mur), 1939 I cammini della libertà (Les chemins de la liberté) 1945 L'età della ragione ("L'age de raison"), 1945 Il rinvio (Le sursis), 1945 La morte nell'anima (La mort dans l'ame), 1949

Œuvres romanesques (1981)

Teatro

Bariona o il figlio del tuono (Bariona ou le Fils du tonnerre), 1940 Le mosche (Les mouches), 1943 A porte chiuse (Huis clos), 1944 La puttana rispettosa (La putain respecteuse), 1946 Morti senza tomba (Morts sans sépulture), 1946 Le mani sporche (Les mains sales), 1948 Il Diavolo e il buon Dio (Le Diable et le bon Dieu), 1951 Kean (1954) Nekrassov 1955 I Sequestrati di Altona (Les Séquestrés d'Altona), 1959 Le Troiane (Les Troyennes), 1965

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

“In fondo io resto fedele a una cosa, è La nausea… E’ quanto ho fatto di meglio”

(1971, intervista)

La Nausea (Jean-Paul Sartre, 1938)

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

E d'un tratto, d'un sol tratto, il velo si squarcia, ho compreso, ho visto.

Le sei di sera.

[…] La Nausea non m'ha lasciato e non credo che mi lascerà tanto presto; ma non la subisco più, non è più una malattia né un accesso passeggero: sono io stesso.

Dunque, poco fa ero al giardino pubblico. La radice del castagno s'affondava nella terra, proprio sotto la mia panchina. Non mi ricordavo più che era una radice. Le parole erano scomparse, e con esse, il significato delle cose, i modi del loro uso, i tenui segni di riconoscimento che gli uomini hanno tracciato sulla loro superficie. Ero seduto, un po' chino, a testa bassa, solo, di fronte a quella massa nera e nodosa, del tutto bruta, che mi faceva paura. E poi ho avuto questo lampo d'illuminazione.

Ne ho avuto il fiato mozzo. Mai, prima di questi ultimi giorni, avevo presentito ciò che vuol dire “esistere”.

La Nausea (Jean-Paul Sartre, 1938)

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Anche quando guardavo le cose, ero a cento miglia dal pensare che esistevano: m'apparivano come un ornamento. Le prendevo in mano, mi servivano come utensili, prevedevo la loro resistenza ma tutto ciò accadeva alla superficie.

Se mi avessero domandato che cosa era l'esistenza, avrei risposto in buona fede che non era niente, semplicemente una forma vuota che veniva ad aggiungersi alle cose dal di fuori, senza nulla cambiare alla loro natura. E poi, ecco: d'un tratto, era li, chiaro come il giorno: l'esistenza s'era improvvisamente svelata. Aveva perduto il suo aspetto inoffensivo di categoria astratta, era la materia stessa delle cose, quella radice era impastata nell'esistenza. O piuttosto, la radice, le cancellate del giardino, la panchina,la rada erbetta del prato, tutto era scomparso; la diversità delle cose e la loro individualità non erano che apparenza, una vernice. Questa vernice s'era dissolta, restavano delle masse mostruose e molli in disordine - nude, d'una spaventosa e oscena nudità.

[…] Tutti quegli oggetti … come dire? M’infastidivano: avrei desiderato che esistessero in modo meno forte, in un modo più secco, più astratto, con più ritegno. Il castagno mi si premeva contro gli occhi.

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

[…] Le cose si stendevano l’una di fronte all’altra facendosi l’abbietta confidenza della propria esistenza.

[…] Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione d'esser li, né gli uni né gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto, si sentiva di troppo in rapporto agli altri. Di troppo: era il solo rapporto ch'io potessi stabilire tra quegli alberi, quelle cancellate, quei ciottoli. Invano cercavo di contare i castagni, di situarli in rapporto alla Velleda, di confrontare la loro altezza con quella dei platani: ciascuno di essi sfuggiva dalle relazioni nelle quali io cercavo di rinchiuderli, s'isolava, traboccava.

Di queste relazioni (che m'ostinavo a mantenere per ritardare il crollo del mondo umano, il mondo delle misure, delle quantità, delle direzioni) sentivo l'arbitrarietà; non avevano più mordente sulle cose. Di troppo, il castagno, lì davanti a me, un po’ a sinistra. Di troppo la Velleda…

La Nausea (Jean-Paul Sartre, 1938)

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Ed io - fiacco, illanguidito, osceno, digerente, pieno di cupi pensieri - anch'io ero di troppo. Fortunatamente non lo sentivo, più che altro lo comprendevo, ma ero a disagio perché avevo paura di sentirlo (anche adesso ho paura - ho paura che questo mi prenda dietro la testa e mi sollevi come un’onda). Pensavo vagamente di sopprimermi, per annientare almeno una di queste esistenze superflue. Ma la mia stessa morte sarebbe stata di troppo. Di troppo il mio cadavere, il mio sangue su quei ciottoli, tra quelle piante, in fondo a quel giardino sorridente. E la carne corrosa sarebbe stata di troppo nella terra che l'avrebbe ricevuta, e le mie ossa, infine, ripulite, scorticate, nette e pulite come denti, sarebbero state anch'esse di troppo: io ero di troppo per l'eternità.

La Nausea (Jean-Paul Sartre, 1938)

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

La parola Assurdità nasce ora sotto la mia penna; poco fa, al giardino, non l'avevo trovata, ma nemmeno la cercavo, non ne avevo bisogno: pensavo senza parole, sulle cose, con le cose. L'assurdità non era un'idea nella mia testa, né un soffio di voce, ma quel lungo serpente morto che avevo ai piedi, quel serpente di legno. Serpente o radice o artiglio d'avvoltoio, poco importa. E senza nulla formulare nettamente capivo che avevo trovato la chiave dell'Esistenza, la chiave delle mie Nausee, della mia vita stessa. Ma io, poco fa, ho fatto l'esperienza dell'assoluto: l'assoluto o l'assurdo. Quella radice: non v'era nulla in rapporto a cui essa non fosse assurda. Oh! Come potrò spiegare questo con parole? Assurda: in rapporto ai sassi, ai cespugli d'erba gialla, al fango secco, all'albero, al cielo, alle panche verdi. Assurda, irriducibile; niente - nemmeno un delirio profondo e segreto della natura - poteva spiegarla. […] Il mondo delle spiegazioni e delle ragioni non è quello dell'esistenza. […] La funzione non spiegava niente: permetteva di comprendere all'ingrosso che cosa era una radice, ma per nulla affatto la radice stessa. Questa radice qui, col suo colore, la sua forma, il suo movimento congelato, era … al di sotto di qualsiasi spiegazione.

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Questo momento è stato straordinario. Ero lì, immobile e gelato, immerso in un'estasi orribile. Ma nel seno stesso di quest'estasi era nato qualcosa di nuovo: comprendevo la Nausea, ora, la possedevo. A dire il vero, non mi formulavo la mia scoperta. Ma credo che ora mi sarebbe facile metterla in parole: l’essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per definizione, l’esistenza non è la necessità. Esistere è esser li, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si può mai dedurre. C'è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c'è alcun essere necessario che può spiegare l'esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un'apparenza che si può dissipare; è l'assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come l'altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri »: ecco la Nausea.

La Nausea (Jean-Paul Sartre, 1938)

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Tutti questi esistenti che si affaccendavano attorno all'albero non venivano da nessun posto e non andavano in nessun posto. Di colpo esistevano, e poi di colpo non esistevano più: l'esistenza è senza memoria; di ciò che scompare non conserva nulla – nemmeno un ricordo. Mi son lasciato andare sulla panchina, stordito, ottuso di quella profusione di esseri senza origine: dappertutto sbocci, sviluppi, le mie orecchie ronzavano d'esistenza, la mia carne stessa palpitava e si schiudeva, s'abbandonava al pullulamento universale, una cosa ripugnante. Ma perché, - ho pensato – perché tante esistenze, visto che si rassomigliano tutte? A che pro tanti alberi tutti simili? Tante esistenze mancate e ostinatamente ricominciate e di nuovo mancate come gli sforzi maldestri di un insetto caduto sul dorso? (Io ero uno di questi sforzi). […] C’erano imbecilli che ci venivano a parlare di volontà di potenza e di lotta per la vita. […] Non avevano voglia di esistere, solo che non potevano esimersene, ecco. E allora facevano tutte le loro piccole funzioni, pianamente, senza slancio: la linfa saliva lentamente entro i vasi, controvoglia, e le radici s’affondavano lentamente nella terra. Ma ad ogni momento sembravano sul punto di piantar tutto li e annullarsi. Stanchi e vecchi, continuavano ad esistere, di malavoglia, semplicemente perché erano troppo deboli per morire. Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione.

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

Non ero sorpreso, sapevo bene che era il Mondo. il Mondo nudo e crudo che si mostrava d’un tratto, e soffocavo di rabbia contro questo grosso essere assurdo.

Non ci si poteva nemmeno domandare da dove uscisse fuori, tutto questo, né come mai esisteva un mondo invece che niente. Non aveva senso, il mondo era presente dappertutto, davanti, dietro. Non c'era stato niente prima di esso. Niente. Non c'era stato un momento in cui esso avrebbe potuto non esistere. Era appunto questo che m'irritava: senza dubbio non c'era alcuna ragione perché esistesse questa larva strisciante.

Ma non era possibile che non esistesse. Era impensabile: per immaginare il nulla occorreva trovarcisi già, in pieno mondo, da vivo, con gli occhi spalancati, il nulla era solo un'idea nella mia testa, un'idea esistente, fluttuante in quella immensità: quel nulla non era venuto prima dell'esistenza, era un'esistenza come un'altra e apparsa dopo molte altre. Ho gridato «che porcheria, che porcheria!» e mi son scrollato per sbarazzarmi di questa porcheria appiccicosa, ma questa teneva duro, e ce n'era tanta, tonnellate e tonnellate d'esistenza, indefinitamente: soffocavo nel fondo di quest'immensa noia.

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Sartre e Dvořák “Nausea o stupore di fronte alla gratuità delle cose!!”

E poi, d'un tratto, il giardino s'è vuotato come per un gran buco, il mondo è sparito allo stesso modo come era venuto, oppure mi son risvegliato - in ogni caso non l'ho visto più: attorno a me rimaneva della terra gialla, dalla quale uscivano dei rami morti drizzati in aria. Mi sono alzato, sono uscito. Arrivato alla cancellata mi son voltato. Allora il giardino m'ha sorriso. Mi sono appoggiato alla cancellata ed ho guardato a lungo. Il sorriso degli alberi, del gruppo di allori, ciò voleva dire qualche cosa; era questo il vero segreto dell'esistenza. Mi son ricordato che una domenica, non più di tre settimane fa, avevo già sorpreso sulle cose una specie d'aria di complicità. Era diretta a me? Ho sentito con disappunto che non avevo alcun mezzo di comprendere. Nessun mezzo. E tuttavia era là, in attesa, sembrava uno sguardo. Era là, sul tronco del castagno... era il castagno. Le cose si sarebbero dette pensieri che si fermassero a metà strada, che s'obliassero, che obliassero ciò che avevano voluto pensare, e che restassero così, ondeggianti, con un bizzarro, piccolo significato che le sorpassava. M'infastidiva, questo piccolo significato: non potevo comprenderlo, nemmeno se fossi rimasto centosette anni appoggiato a quella cancellata; avevo appreso sull'esistenza tutto quello che potevo sapere. Me ne sono andato, sono rientrato all'albergo, ed ecco qua, ho scritto.

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Sartre e Dvořák “Nausea e stupore di fronte alla gratuità delle cose”

Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai.Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza!Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare,mentre gioivano in coro le stelle del mattinoe plaudivano tutti i figli di Dio?[…] Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo! Per quale via si va dove abita la lucee dove hanno dimora le tenebre perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri natoe il numero dei tuoi giorni è assai grande!

(Giobbe, 38)

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Sartre e Dvořák “Nausea e stupore di fronte alla gratuità delle cose”

La gratuità – da cui è bandito ogni calcolo, ogni attesa di ricompensa, ogni previsione di tornaconto – implica la totale assenza di “ragioni” che la ragione capisce, che la ragione spiega.[…] (la gratuità) è sostenuta anch’essa da una ragione, perché se non fosse sostenuta da una ragione, sarebbe irragionevole.

(L.Giussani)

Come la loro libertà è stata creata a immagine e somiglianza della mia libertà, dice Dio, Come la loro libertà è il riflesso della mia libertà, Così mi piace trovare in loro come una certa gratuità. Che sia il riflesso della gratuità della mia grazia.

(C.Peguy)

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Sartre e Dvořák “Nausea e stupore di fronte alla gratuità delle cose”

“Se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli ”

(Gesù di Nazareth, in Matteo, 18,3)

“La vita è come una specchio: ti sorride se la guardi sorridendo”

(Jim Morrison)

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Sartre e Dvořák “Nausea e stupore di fronte alla gratuità delle cose”

Supponete di nascere, di uscire dal ventre di vostra madre all’età che avete in questo momento, nel senso di sviluppo e di coscienza così come vi è possibile averli adesso. Quale sarebbe il primo, l’assolutamente primo sentimento, cioè il primo fattore della reazione di fronte al reale? Se io spalancassi per la prima volta gli occhi in questo istante uscendo dal seno di mia madre, io sarei dominato dalla meraviglia e dallo stupore delle cose come di una «presenza». Sarei investito dal contraccolpo stupefatto di una presenza che viene espressa nel vocabolario corrente della parola «cosa». Le cose! Che «cosa»! Il che è una versione concreta e, se volete, banale, della parola «essere».

(L.Guissani)

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Sartre e Dvorak“Nausea e stupore di fronte alla gratuità delle cose”

Antonin Dvorak1841-1904

“Sono un semplice musicista ceco che, nonostante abbia fatto qualche passo nel grande mondo della musica, resta proprio ciò che era: un semplice musicista ceco”

“Oggi sentirete un pezzo scritto da un uomo” (Brahms)

“Era un bambino di natura che non si fermò a pensare, ma disse solo ciò che gli veniva in mente” (Hely-Huttchinson)

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Sinfonie

Sinfonia n. 1 in Do minore Le Campane di Zlonice B9 (1865) Sinfonia n. 2 in Si bem. maggiore op.2 (1865) Sinfonia n. 3 in Mi bem. maggiore op.10 (1873) Sinfonia n. 4 in Re minore op.13 (1874) Sinfonia n. 5 in Fa maggiore op. 76 (1875) - (n. 3 secondo la vecchia numerazione) Sinfonia n. 6 in Re maggiore op. 60 (1880) - (n. 1 secondo la vecchia numerazione) Sinfonia n. 7 in Re minore op. 70 (1885) - (n. 2 secondo la vecchia numerazione) Sinfonia n. 8 in Sol maggiore op. 88 (1889) - (n. 4 secondo la vecchia numerazione) Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95 Dal nuovo mondo (1893) - (n. 5 secondo la vecchia numerazione)

Altre composizioni per orchestra

Serenata in Mi maggiore per archi op. 22 (1875) Variazioni sinfoniche op. 78 (1877) Danze slave op. 46 (prima serie) (1878) Suite Ceca Danza Boema (1879) Scherzo capriccioso per orchestra op. 66 (1883) Danze slave op. 72 (seconda serie) (1886) Ouverture Carnaval op. 92 (1891) Die Waldtaub - La colomba selvatica - poema sinfonico op.110 (1896)

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ConcertiConcerto per pianoforte e orchestra in Sol minore op. 33 (1879)

Concerto per violino e orchestra in La minore op. 53, (1879)

Concerto per violoncello e orchestra in Si minore op. 104, (1895)

Musica da cameraSestetto per archi op. 48, (1878)

Trio n. 4 per pianoforte e archi op. 90 "Dumky", (1891)

Quartetto n. 12 in Fa maggiore op. 96 "Americano", (1893)

Musica sacra

Stabat Mater op. 58, (1876-1877) Santa Ludmilla oratorio op. 71, (1885-86) Messa in Re maggiore op. 86, (1890) Requiem op. 89, (1890) Te Deum op. 103, (1892)

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Ascoltando questi brani di Dvorak, brevi ma intensi e puri come l'aria rarefatta di montagna, non si può che ritornare bambini.

Dvorak incarna un cuore di bambino che si riempie di emozioni e di idee, quasi realizzando l'invito evangelico: "Ti benedico, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli".

Quello che occorre per gustare questa musica è essere piccoli così, cioè semplici di cuore o poveri di spirito.

Dumky (Antonin Dvorak, 1891)

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Ma lo stupore del fanciullo non si limita a constatare che le cose ci sono: quegli occhi e quel cuore sono pieni di gratuità, nella quale la verità deborda nella sua immediatezza.

La disarmante semplicità di queste melodie - che si dispiegano con calma e sicurezza, con tenerezza affettuosa, con entusiasmo gioioso o con pensosità assorta - è l'espressione di un cuore di bambino, che non ha da difendere nulla e tutto si aspetta, tutto attende confidando nella presenza di suo padre e di sua madre. E così è lieto.

Dumky (Antonin Dvorak, 1891)

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“Essere semplici, è più grande che essere originali” (Bellini)