Sardegna Mare Protetto

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Le piú belle immersioni nelle Aree Marine Protette della Sardegna. Mare protetto

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Le piú belle immersioni nelle Aree Marine Protette della Sardegna. Mare protetto

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Parco Nazionale Isola dell’AsinaraArea Marina Protetta079 [email protected]

Area Marina ProtettaCapo Caccia Isola Piana079 998551/[email protected]

Area Marina Protetta Penisoladel Sinis Isola di Mal Di Ventre0783 [email protected]

Parco NazionaleArcipelago di La Maddalena0789 790224 [email protected]

Area Marina ProtettaTavolara Punta Coda Cavallo0789 [email protected]

Area Marina ProtettaCapo Carbonara 070 [email protected]

Parco Nazionale Isola dell’AsinaraArea Marina Protetta

Area Marina ProtettaCapo Caccia Isola Piana

Area Marina ProtettaPenisola del SinisIsola di Mal di Ventre

Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena

Area Marina ProtettaTavolara Punta Coda Cavallo

Area Marina ProtettaCapo Carbonara

Le piú belle immersioni nelle Aree Marine Protette della

Sardegna.Mare protetto

I contenuti di questa pubblicazione sono fruibili online sul sito:www.sardegnamareprotetto.it

www.sardegnaturismo.it

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COVERspecificheSardegna 13-04-2011 18:10 Pagina 1

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Parco Nazionale Isola dell’AsinaraArea Marina Protetta079 [email protected]

Area Marina ProtettaCapo Caccia Isola Piana079 998551/[email protected]

Area Marina Protetta Penisoladel Sinis Isola di Mal Di Ventre0783 [email protected]

Parco NazionaleArcipelago di La Maddalena0789 790224 [email protected]

Area Marina ProtettaTavolara Punta Coda Cavallo0789 [email protected]

Area Marina ProtettaCapo Carbonara 070 [email protected]

Parco Nazionale Isola dell’AsinaraArea Marina Protetta

Area Marina ProtettaCapo Caccia Isola Piana

Area Marina ProtettaPenisola del SinisIsola di Mal di Ventre

Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena

Area Marina ProtettaTavolara Punta Coda Cavallo

Area Marina ProtettaCapo Carbonara

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RingraziamentiL’autore desidera ringraziare i direttori delle AMP:Mauro Gargiulo - PN La Maddalena Augusto Navone - AMP TavolaraBruno Paliaga - AMP Capo CarbonaraLorenzo Mascia - AMP SinisGianfranco Russino - AMP Capo CacciaPierpaolo Congiatu - PN Asinara AMPDesidera inoltre ringraziare tutti coloro senza la cui collaborazione questo la-voro sarebbe stato molto più complicato, in particolare: Gavino Canu, PierPanzalis, Tore Vitale, Stefano Bianchelli (Pro Dive, Villasimius), Maria France-sca Cinti, Francesca Frau, Luciano Lobrano, Antonio Barone, Antonella eGaddo Risso, Maria Giovanna Sechi (e tutto lo staff del Capo Galera DivingCenter), Carla Deligia, Roberto Piredda (Stintino Diving Club), Iuri Donno, Gio-maria Deriu, Alberto Fozzi, Raffaele Lallai, Mario e Maria Munaretto, Massi-miliano Porcu, Renato Romor e Giorgio Massaro.

Questa guida contiene la descrizione degli ambienti terrestri, dei siti di immersione e deiloro valori relativi ai seguenti Parchi Nazionali (PN) e Aree Marine Protette (AMP) della Sar-degna: PN Arcipelago di La Maddalena; PN Isola dell’Asinara AMP; AMP Capo CacciaIsola Piana (Ente Gestore il Comune di Alghero); AMP Penisola del Sinis Isola di Mal diVentre (Ente Gestore il Comune di Cabras); AMP Capo Carbonara (Ente Gestore il Co-mune di Villasimius); AMP Tavolara Punta Coda Cavallo (Ente Gestore il Consorzio di Ge-stione dell’AMP Tavolara Punta Coda Cavallo costituito dai Comuni di Olbia, Loiri PortoSan Paolo e San Teodoro).

Le più belle immersioni nelle Aree Marine Protette

della Sardegna. Mare protettoGuida realizzata nell'ambito del Progetto Interregionale “Balneare” annua-lità 2005, di cui alla legge 29 marzo 2001 n. 135, art. 5, comma 5, in baseall’accordo di partenariato tra i Parchi Nazionali (PN), le Aree Marine Protette(AMP) e la Regione Sardegna avente come capofila l’Area Marina Protetta Ta-volara Punta Coda Cavallo.

© 2010 Regione Autonoma della Sardegna Realizzazione a cura dell’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio,Viale Trieste 105, 09123 - Cagliari© 2010 Egidio Trainito per testi, immagini e illustrazioni

Supervisione generale: Augusto Navone, AMP Tavolara Punta Coda CavalloCoordinamento editoriale: Gavino Canu, AMP Tavolara Punta Coda Cavallo

Progetto grafico, consulenza editoriale, impaginazione, testi, fotografie e illustra-zioni: Egidio Trainito

Testi composti in Frutiger (Adrian Frutiger, 1928)

Stampato a cura di editrice Taphros

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale e con qual-siasi mezzo, se non attraverso l’autorizzazione scritta da parte dell’Editore.

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Effetto riserva

Tutela e sviluppoIl turismo balneare rappresenta il settore più importante nel quadro dell’offerta turistica regionale. L’As-sessorato del Turismo è impegnato per promuovere una nuova offerta balneare finalizzata alla sensibiliz-zazione della cultura del mare e alla diversificazione delle modalità di fruizione turistica del suo patrimonio. Le Aree Marine Protette costituiscono ambienti ideali per promuovere una fruizione turistica sostenibiledel turismo balneare. Per la loro importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica, leAree Marine Protette della Sardegna costituiscono ambienti marino costieri di rara bellezza, in grado diattrarre flussi di visitatori e di destagionalizzare il turismo. È nelle profondità del mare che le Aree Marine Protette esprimono tutto il loro potenziale turistico. Neifondali sono presenti innumerevoli ambienti sommersi di rilevanza paesaggistica e naturalistica che fannoda scenario a molteplici diversità di forme e colori modellati da giochi di luce: anfratti, archi, cigliate, tun-nel, spaccature accolgono un gran numero di organismi rari e protetti. Per conoscere questo ricco e pregiato ecosistema marino, l’Assessorato del Turismo ha promosso, in col-laborazione con il sistema delle aree marine protette della Sardegna, la realizzazione della guida “Sarde-gna, Mare protetto”. Un affascinante ed emozionante viaggio nel silenzioso mondo sottomarino, rivolto a coloro che praticanole attività subacquee, per favorire un modo diverso di conoscere il mare della Sardegna, alla scoperta deisiti di immersione e dei loro valori, di suggestivi fondali, di misteriosi relitti e di specie viventi che animanodurante l’anno i meravigliosi ambienti sommersi delle Aree Marine Protette della Sardegna, in uno deimari più belli del mondo.Buone immersioni in Sardegna!

L’Assessore del Turismo, Artigianato e CommercioLuigi Crisponi

Con il termine “effetto riserva” si definisce la risposta a livello di popolazioni e di comunità alla quale siassiste quando una porzione di ambiente terrestre o acquatico viene sottoposta a regimi di gestione (conmisure per ridurre l’impatto antropico) o di conservazione (con misure per eliminare del tutto una o piùforme di impatto antropico). Misurare l’effetto riserva significa verificare quanto tali regimi siano real-mente efficaci e se vanno nella direzione propria della mission di un’Area Marina Protetta (AMP).In mare una delle forme di impatto antropico più dannose, soprattutto in ambiente costiero, è la pesca (intutte le sue forme, professionale e sportivo-ricreativa). Essa ha come target diverse specie ittiche di valorecommerciale. L’effetto riserva in un’AMP si esplicita nel recupero degli stock di queste specie commerciali. L’effetto riserva ha importanti implicazioni socio-economiche, soprattutto per il turismo subacqueo. È fa-cile comprendere come l’abbondanza di grossi pesci (soprattutto specie carismatiche come grosse e nu-merose cernie) e un paesaggio subacqueo ricco siano motivo di grande attrazione per il turismosubacqueo. Nelle AMP della Sardegna oggi si può osservare un diffuso effetto riserva con un aumento im-portante di tutte le specie ittiche. Misurare l’effetto riserva, quindi, significa anche misurare le potenzialità economiche di un’AMP in terminidi turismo subacqueo e relativo indotto. Un recente studio realizzato dall’AMP di Tavolara Punta CodaCavallo nel 2008, attribuisce per la sola stagione estiva, una ricaduta economica del turismo subacqueoal territorio pari a circa 13.500.000 euro. Quindi oggi, dalle nostre parti, una cernia viva vale 13.500.000euro, mentre una pescata 15 euro al chilo. Si comprende così quanto la conservazione del nostro mareincida non solo sulla tutela della biodiversità, ma anche sullo sviluppo economico del turismo subacqueo,che ha tutte le caratteristiche della sostenibilità ambientale.

Augusto Navone - Direttore AMP Tavolara Punta Coda Cavallo - Capofila progetto “Sardegna. Mare Protetto”

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Polichete Serpula vermicularis

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Il sistema delle aree marine protettedella SardegnaLungo gli oltre 1800 km di costa dellaSardegna numerosi arcipelaghi e isoleracchiudono uno straordinario patri-monio naturalistico. Non è un caso cheproprio le piccole isole siano al centrodi tutte le aree protette istituite nellaRegione, con la sola eccezione deltratto di sud ovest, dove le isole di SanPietro e San Antioco, con tutte le mi-nori, sono comprese in un’area di repe-rimento e sono già sottoposte alla fasedi istruttoria per l’istituzione dell’areaprotetta. La complessa macchina dellaprotezione che fa riferimento a dueleggi fondamentali (979/82 e 394/91)si è di fatto avviata a fine anni Novantadel secolo scorso, ma il pieno dispie-garsi dell’attività è iniziato con il nuovomillennio. I Parchi Nazionali e le AreeMarine Protette hanno riferimenti isti-tuzionali diversi, ma di fatto concor-rono al medesimo obiettivo, quello diconservare la straordinaria ricchezza epeculiarità degli habitat sommersi e co-stieri di alcuni dei tratti litorali di mag-gior pregio. Nel caso delle AMPTavolara, Capo Carbonara, Capo Cac-cia e del PN La Maddalena gli obiettividi conservazione devono fare i conticon un elevato livello di fruizione con-solidato, in conseguenza della spiccatavocazione turistica dei tratti costieri.Altri, ma non minori problemi deve af-frontare la gestione di aree come l’Asi-nara o il Sinis, legati principalmente allavastità del territorio e, nel secondocaso, anche a una forte pressione della

pesca professionale. Ma si può affer-mare che quello che sembrava un dise-gno utopistico, ha preso forma el’attività degli Enti Gestori (con un ele-vato coinvolgimento degli Enti Locali)ha fatto divenire la tutela dell’ambienteun valore aggiunto per lo sviluppo deiterritori interessati. Sul versante dellaconservazione, PN e AMP hanno av-viato attività di rete per la protezione dianimali carismatici, i cetacei e le tarta-rughe marine, e possono dimostrarecon studi scientifici un risultato ormaievidente anche ai profani: un diffuso“effetto riserva” con un aumento inqualità e quantità della fauna ittica.

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PN Asinara AMP

AMP Capo Carbonara

AMP TavolaraPuntaCoda Cavallo

AMP Capo CacciaIsolaPIana

AMP Penisola del Sinis Isola di Maldi Ventre

PN Arcipelago di La Maddalena

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ParcoNazionaleArcipelago

di La Maddalena

Il ParcoI confini del Parco Nazionale, il cui Entegestore è stato istituito nel 1996, sonocompresi in un’area marina pari a circa15000 ettari, che annovera oltre 60 isole(superficie terrestre 4937 ettari) con unperimetro costiero di oltre 180 Km. La zo-nizzazione del territorio del Parco prevedezone MA di tutela integrale, zone MB ditutela parziale, e siti destinati all’immer-sione subacquea, dove è vietata la pescasportiva e professionale e la velocità ditransito è limitata a tre nodi.

Scoglio del Gotto

Scoglio delPilastrino

Scoglio diMortoriotto

Scoglio diSpargiotto

Picchi di Coticcio

Secca di Spargi

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L’ambiente terrestreA sottolineare la grande importanzanaturalistica il perimetro che delimita ilParco Nazionale comprende anche unSIC, Sito d’Importanza Comunitaria,una Zona di Protezione Speciale. Dellesette isole maggiori solo La Maddalena,e in misura minore Santo Stefano, Ca-prera e Santa Maria hanno insedia-menti stabili, tutte le altre e la miriadedi isolotti e scogli godono di condizionidi quasi naturalità. Su molte di esse èinterdetto l’accesso per proteggere po-polazioni di importanza internazionaledi uccelli marini, come la berta minoree la maggiore, l’uccello delle tempeste,il marangone dal ciuffo e il gabbianocorso. Le isole sono inoltre un riferi-mento importante per le specie migra-trici che seguono la direttrice nord sud,attraversando le Bocche di Bonifacio.La fauna terrestre annovera specie pro-tette e rare, come la lucertola di Be-driaga (Archaeolacerta bedriagae).Tutte le isole hanno una rilevante im-portanza botanica per la diffusione di

numerosi endemismi e di piante rare odi interese biogeografico. L’insiemedella flora annovera oltre 750 specie.Le isole dell’arcipelago sono una dellezone naturalistiche più importanti dellaSardegna ai fini della conservazionedella biodiversità.

In alto, Budelli, spiaggia rosa. Sotto, mangiamosche a Corcelli.

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Secca di

Spargi

Il sitoChiamata anche Secca Washington, è for-mata da un vasto rilievo roccioso il cuicappello arriva fino a 6 metri dalla super-ficie. È costituito da enormi blocchi grani-tici, erosi in ambiente aereo, circondati damassi, frane, tafoni e avvallamenti che neipunti più profondi superano di poco i 25m. I percorsi possibili, numerosi e vari, sidipartono dai quattro gavitelli ancorati alfondo che giungono a circa 4 m dalla su-perficie, ben individuabili in condizionimeteo non avverse.

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I valoriIl caratteristico contrasto tra le zone il-luminate, ricoperte da un feltro dialghe fotofile, e le zone in ombra, dovesi raggruppano migliaia di organismianimali di tutti i colori, è il filo condut-tore dell’immersione, assieme alla ab-bondanza e alla varietà di pesce. Legrandi cernie, corvine, saraghi, denticie barracuda hanno un atteggiamentoconfidente e si lasciano facilmente avvi-cinare. Nelle zone in ombra, la specieprotetta più diffusa è la spugna giallaAplysina cavernicola, tipica di ambienticon scarsa illuminazione, mentre la po-polazione di gorgonie rosse impreziosi-sce il paesaggio con colonie insediatealle maggiori profondità.

In alto, un incontro con una cernia confi-dente. Al centro, negli intricati mosaici vi-venti che popolano le pareti in ombra èmolto diffusa la spugna gialla Aplysina ca-vernicola, specie protetta. In basso, una cer-nia bruna al riparo di un masso tra gorgoniee margherite di mare.

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Scoglio di

Spargiotto

Il sitoUn grande rilievo sommerso giunge fino a3 m dalla superficie e degrada a balzeverso la profondità, diviso in due da un ca-nalone con il fondo sabbioso che nel puntopiù profondo raggiunge 26 m. Alla basedel rilievo grandi massi granitici si alternanoa chiazze di posidonia e detrito, mentresulla roccia si trovano ampie forme erosivecome tafoni, spaccature profonde e franesottomarine. Dai gavitelli di ormeggio a 5m di profondità si snodano vari percorsi.

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I valoriFitti sciami di salpe, saraghi e casta-gnole pattugliano le emergenze di gra-nito, mentre i punti caratteristici del sitosi ritrovano nelle zone di transizione trale parti illuminate e quelle in ombra,determinate dalla caratteristiche formedelle rocce tafonate e dall’esposizione.Sui rilievi sono diffusi l’alga lessepsianaCaulerpa racemosa e popolamenti digorgonacei, che caratterizzano il sito.Tra le specie protette è da segnalare lapresenza di una prateria discontinua diposidonia, insediata in sacche di detritotra le rocce e sul fondo. Anche qui si in-contrano grossi esemplari di cerniabruna particolarmente confidenti.

In alto, sul caratteristico feltro di alghe foto-file nelle zone illuminate si sovrappone l’algaverde Caulerpa racemosa. In basso, la diffu-sione di Eunicella singularis è una della ca-ratteristiche del sito. Pagina a fianco, unosciame di saraghi fasciati al riparo di unavolta ricoperta da margherite di mare.

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Scoglio del

Pilastrino

Il sitoNel canale che separa La Maddalena daterra, vicino a riva numerosi scogli di gra-nito emergono dall’acqua e uno di essi ècaratterizzato dalla presenza di un pilastrodi segnalazione ai naviganti. Attorno adesso degrada un fondale granitico rico-perto da grandi blocchi che formano an-fratti, canali e profonde fessure. Il fondoraggiunge 25 m, ma il sito è godibile findai primi metri di profondità per la straor-dinaria biodiversità che consente di osser-vare.

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I valoriSul feltro di alghe che ricopre le rocce siincontrano le formazioni gialle ramifi-cate della verongia (Aplysina aero-phoba), spugna protetta, che nellezone in ombra è sostituita dalla conge-nere verongia cavernicola (Aplysina ca-vernicola). Gli anfratti e le fessure tra imassi favoriscono e accelerano il pas-saggio delle correnti che a loro volta of-frono nutrimento a una grande varietàdi organismi che filtrano l’acqua: sitratta soprattutto di spugne, briozoi eascidie, con le margherite di mare cheformano un movimentato sfondogiallo, interrotto a volte dalle gorgonierosse. Sciami di saraghi fasciati trovanoriparo al di sotto delle volte di granito,mentre nelle sacche di detrito cresce lanostrana Caulerpa prolifera.

In alto, le zone in ombra dove s’incanala lacorrente sono ricoperte da colonie di briozoi(Pentapora fascialis), spugne e margherite dimare. Al centro, Tra le margherite di mare ri-salta l’azzurro vivo della spugna Oscarella lo-bularis. In basso, il tipico paesaggio del sito.Pagina a fianco, Aplysina aerophoba traalghe fotofile.

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Scoglio del

Gotto

Il sitoA nord dello Scoglio di Barettinelli di Fuori,dove sorge una lanterna di segnalazione,alcuni scogli di granito escono dall’acqua.L’immersione si snoda attorno ad essi enel canale che divide i due rilievi, caratte-rizzato da cataste di massi e da profondefessure. Sul lato nord la roccia termina suun fondale detritico a circa 25 m di pro-fondità e le zone di contatto sono caratte-rizzate da ambienti del coralligeno. Sonopossibili vari percorsi.

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I valoriUna successione di ambienti caratte-rizza il sito di immersione, a partiredalle zone più alte ricoperte da alghefotofile (tra le quali si insinua Caulerparacemosa), dove brucano sciami disalpe, triglie e tordi. Si passa poi allezone in ombra, fino a quelle più pro-fonde dove è insediato un ambiente dicoralligeno. A strutturarlo sono le pa-ramuricee (Paramuricea clavata) con leloro rosse ramificazioni che offronoospitalità e riparo a molti altri organi-smi. Negli anfratti trovano rifugiograndi musdee e numerosissime mu-rene. Sul fondo detritico invece si no-tano evidenti le onde (ripple marks)formate dalle correnti che sono unadelle costanti degli ambienti dell’Arci-pelago.

In alto, triglie e tordi pavoni cercano cibo trale alghe. In basso, sui massi che giacciono sulfondo l’ambiente è caratterizzato dalle colo-nie di paramuricea circondate da spugne ebriozoi. Pagina a lato, un fitto sciame di salpesulle parti alte del rilievo.

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Picchi di

Coticcio

IL SITOA levante di Caprera una profonda inse-natura offre un ottimo riparo ai venti diponente e maestrale e qui sono collocatitre gavitelli d’immersione. L’area circo-stante è interdetta alla pesca ed è transi-tabile a velocità non superiore a 3 miglia.Il fondo è caratterizzato da sequenze dibastioni granitici intervallati da profondicanali, caratterizzati da rocce tafonate eda guglie svettanti. Sono possibili nume-rosi e vari percorsi.

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I valoriCosì come la parte emersa di Capreraappare tormentata, altrettanto il fon-dale si presenta molto movimentatocon le formazioni granitiche che hannoun tipico andamento svettante, carat-terizzato da guglie, bastioni, profondecadute e canali. Lungo il percorso siposso incontrare sciami di salpe, sara-ghi, barracuda e grandi cernie. Dallargo sono comuni incursioni di sciamidi ricciole o di grandi dentici, così comespesso i barracuda scivolano tra i rilievi.Nelle zone in ombra si mescolano spu-gne di tutti i colori e trovano rifugiomurene, scorfani e musdee. Mentre lezone alte dei rilievi sono circondate dasciami di castagnole, in profondità sonole castagnole rosse a dominare lascena.

In alto, le pareti in ombra sono ricoperte dacolorate spugne incrostanti, tra le quali risal-tano il giallo chiaro delle madrepore e i ce-spugli di briozoi. In basso, le rocce tafonateassumono le forme più strane, come questostraordinario volto. Pagina a fianco, in un an-fratto buio sostano una musdea e uno scor-fano rosso.

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Scoglio di

Mortoriotto

Il sitoMortorio con le altre isole vicine è la pro-paggine più meridionale del Parco, inse-rito in una zona MA. Appena all’esterno sitrova lo scoglio di Mortoriotto, formato dadue emergenze di granito, la più esternacaratterizzata dalla presenza di un fanale.Il fondale degrada a balze fino ad unfondo detritico a 40 m con massi sparsi eformazioni di coralligeno. La parte alta delrilievo è caratterizzata dal canale che se-para i due scogli emergenti.

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I valoriL’elemento centrale dell’immersione ècostituito dall’ambiente di coralligenoche tra 36 e 40 m di profondità carat-terizza il rilievo: a impreziosirlo ulterior-mente vi è la presenza di alcune coloniedi falso corallo nero (Savalia savaglia),tra le poche conosciute a profonditàcosì limitate. Attorno crescono folte leparamuricee e negli anfratti si nascon-dono aragoste, scorfani rossi e murene.L’immersione si snoda lungo il rilievo ela risalita avviene superando le variebalze di roccia ricoperte da sgargiantispugne arancione. Se ben gestita, l’im-mersione può terminare nel basso-fondo tra i due scogli dove tra tagli diluce spettacolari si incontrano sciami dicastagnole, di salpe e a volte di saraghi,barracuda, ricciole e dentici.

In alto, la più grande delle colonie di falso co-rallo nero che caratterizza l’immersione è cre-sciuta parassitando lo scheletro di unaparamuricea. In basso, le pendici del rilievo.Pagina a fianco, una murena si allunga in unaprofonda fessura popolata da falso corallo.

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L’ambiente terrestreSulle isole e sulla costa insistono unaZona di Protezione Speciale che includeanche Capo Ceraso e due Siti d’Impor-tanza Comunitaria comprendenti ilprimo le isole maggiori e il secondo lostagno di San Teodoro. Elemento carat-terizzante è la differenza geologica tral’isola di Tavolara con le alte falesie cal-caree di epoca giurassica e il territoriocircostante granitico.

L’insieme delle isole ha una straordina-ria rilevanza floristica con oltre 750specie conosciute e la diffusione di en-demismi esclusivi dell’isola di Tavolara.Dal punto di vista faunistico l’aspettopiù rilevante è la presenza di una cop-pia nidificante di aquila reale sull’isoladi Tavolara, caso unico per le isole mi-nori italiane. Di non minore impor-tanza le colonie di uccelli marininidificanti che fanno sì che l’arcipe-lago sia una zona chiave per l’interoMediterraneo per la nidificazione delmarangone dal ciuffo e della berta mi-nore. Altre specie rilevanti sono laberta maggiore e il gabbiano corso. Lostagno di San Teodoro è un’area cru-ciale per la nidificazione e lo sverna-mento degli uccelli aquatici: nelperiodo invernale vi sostano fino a1000 fenicotteri. Ai fini della conser-vazione della biodiversità è di fonda-mentale importanza la lucertolaendemica che vive esclusivamentesullo scoglio di Molarotto, Podarcis ti-liguerta ranzii.

In alto, Tavolara e Molara. In basso, gabbiano corso

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L’area protettaL’AMP, istituita nel 1997, occupa una su-perficie di mare pari a 15.091 ettari conun’estensione costiera di circa 40 km. Ilterritorio è suddiviso in Zona A di riservaintegrale, Zona B di riserva generale eZona C di riserva parziale. I siti d’immer-sione sono regolamentati e 16 di essisono dotati di gavitello di ormeggio, riser-vato ai centri d’immersione autorizzati.Alcuni gavitelli sono utilizzabili dai privatiin base al regolamento.

AreaMarinaProtettaTavolara

PuntaCoda

Cavallo

Secca del Papa

Tegghja Liscia

Cala CicalePunta Arresto

Punta Levante

Relitto Omega

Tavolara

Molara

Molarotto

Capo Coda Cavallo

San Teodoro

Porto San Paolo

Capo Ceraso

ZONA A

ZONA B

ZONA C

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I valoriGli aspetti caratterizzanti del sito sonoprincipalmente due: l’ambiente coralli-geno e la straordinaria presenza dipesce. Il coralligeno si qualifica per ladiffusa presenza di paramuricee (Para-muricea clavata) nella variante di coloreche vira dal rosso al giallo e per le ripidepareti colonizzate da margherite dimare. L’insieme delle secche è d’altrocanto uno straordinario attrattore dipesci di grandi dimensioni che si mo-strano con confidenza ai subacquei. Legrandi cernie sono molto numerose,circondate dagli esemplari più piccoli;sciami di corvine sostano negli avvalla-menti tra i rilievi; dotti, saraghi mag-giori e pizzuti si spostano in cerca dicibo, mentre grandi dentici si lascianospesso avvicinare dai subacquei. Visono poi presenze stagionali di ricciole,palamite, lampughe e, a volte, mobuleo pesci luna.In alto, due grosse cernie si rincorrono. Inbasso, la parete di paramuricee del Papa 1,Pagina a fianco un folto sciame di riccioletransita sul rilievo della secca. Nel disegno,Papa 1.

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Il sitoAl largo di Punta del Papa, appena al-l’esterno della Zona A, dal fondo detriticodi circa 45 metri si solleva una sequenza dirilievi calcarei che proseguono sott’acquail profilo della punta. La secca è divisa indue da un canale sabbioso (Papa 1 e Papa2) e il colmo del primo rilievo è a 15 m, ilsecondo è a 24 m. Ciascuna delle dueparti è servita da un gavitello di ormeggio.L’immersione è consentita solo tramite icentri d’immersione autorizzati.

Secca del

Papa

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I valoriÈ di grande interesse la varietà degli ha-bitat insediati alle varie profondità e inbase all’orientamento delle rocce. Men-tre il lato occidentale è caratterizzato daambienti di alghe fotofile che si alter-nano ad ambienti sciafili e di precoralli-geno, sul versante orientale l’esposizioneè tale da offrire anche a bassa profon-dità ambienti di coralligeno in enclavecon prevalenza di alghe di ambientipoco illuminati come Halimeda tuna,Flabellia petiolata e diverse corallinacee.Numerose specie protette sono distri-buite lungo i percorsi, come la spugnaAxinella polypoides, il bivalve Pinna no-bilis e una vasta prateria di posidoniaframmentata ed estesa tra rocce e de-trito fino a circa 35 m. Il sito offre ab-bondanza di pesci stanziali, saraghi,orate, cernie di grosse dimensioni, masono frequenti incursioni di ricciole edentici.

In alto, un sarago maggiore che segue i su-bacquei. In basso, Axinella polypoides. Pa-gina a fianco, tipico ambiente sciafilo congorgonie gialle, madreporari e spugne.

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Il sitoSituato nella zona centrale, a ridosso dellafalesia meridionale di Tavolara, è servitoda due gavitelli. Il sito, in zona B, è moltovasto e sono possibili numerosi percorsi.La parte centrale è caratterizzata da unpianoro con massi sparsi e da una cadutache porta da circa 12 m a 20 e oltre, sullaquale è insediata una serie di grandi massiche formano anfratti e canali. L’immer-sione è consentita solo tramite i centrid’immersione autorizzati.

TegghjaLiscia

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I valoriIl nome del sito deriva dalla presenzadiffusa di cicale o magnose (Scyllarideslatus) dalla fine della primavera all’iniziodell’estate. Specie protetta, la magnosarisale da ambienti profondi per la ripro-duzione e trova nella ricchezza di an-fratti del sito una condizione ideale.Creati da massi di crollo e dalla natu-rale fratturazione della roccia, anfrattie cavità ospitano ambienti di precoral-ligeno, mentre le parti superiori dellerocce sono ricoperte da alghe fotofile.Sono possibili numerosi percorsi du-rante i quali si apprezza l’abbondanzadi pesce con sciami di saraghi fasciati emaggiori, di corvine e tanute. Sui massia ridosso della falesia fanno rapide in-cursioni grossi cefali, mentre al largo èpossibile incontrare gruppi di barracudache si lasciano facilmente avvicinare.

In alto, un gruppo di saraghi fasciati al riparodi una volta nel calcare. In basso, una ma-gnosa in un anfratto buio. Pagina a fianco,uno sciame di re di triglie occupa una cavità.

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Il sitoA ridosso della falesia meridionale di Ta-volara, il sito è servito da un gavitello. Dalpiede della falesia sommersa che rag-giunge circa 10 m di profondità sono di-stribuiti su un pianoro debolmentedegradante numerosi massi di crollo, al-cuni di dimensioni enormi. Il percorso sisnoda tra il piano e il limite superioredella prateria di posidonia intorno a 20 mdi profondità. È consentita l’immersioneai privati in orari definiti dal regolamento.

CalaCicale

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I valoriLe rocce granitiche sono ricoperte daun sottile strato di alghe fotofile che siinterrompe nelle zone esposte a nord onegli anfratti dove dominano gli aran-cioni delle spugne incrostanti. Alla basedei rilievi si trovano esili concrezioni dicoralligeno. Tutto intorno il fondo è co-lonizzato da una vasta prateria di posi-donia interrotta a tratti da affioramentirocciosi: la posidonia cresce anche nellechiazze di detrito tra le rocce. Lungo inumerosi percorsi è possibile incontrareuna grande varietà di pesci dal compor-tamento confidente. È possibile avvici-nare orate, saraghi, cernie. Lungo lependici del rilievo principale sonospesso presenti alcuni esemplari di cer-nia rossa (Mycteroperca rubra), mentresul secondo rilievo è comune avvistaredentici e barracuda.

In alto, una grossa orata. In basso, unosciame di salpe bruca sul rilievo principale.Pagina a fianco, una cernia rossa mostra lalivrea striata e punteggiata.

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Il sitoUn centinaio di metri al largo di Punta Ar-resto di Molara si elevano dal fondo due ri-lievi principali molto articolati e con uncaratteristico andamento a guglie e cana-loni. La sommità di quello più prossimo aterra arriva a circa 3 m dalla superficie,mentre il secondo arriva a 12 m. Il primorilievo è raccordato a terra da una serie difrane e rilievi minori, il secondo è separatoda una piana detritica. La secca è servita da2 gavitelli di ormeggio.

Punta Arresto

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I valoriI punti di interesse sono nelle profondespaccature, dove spesso si intananocorvine, e nei tanti tafoni che formanovolte ricche di colore, dove si concen-trano diversi gruppi di invertebrati. Quae là si trovano gorgonie gialle, sullequali spesso crescono grandi colonie difilograna, anellidi coloniali che formanoun complesso intrico di tubicini calcareicon forma sferica. Nelle zone più illu-minate sulle alghe fotofile brucano itordi ed è normale veder scivolaresciami di barracuda o, dopo l’estate, diricciole. Il feltro di alghe brune è mac-chiettato dai ventagli bianchi delle codedi pavone, mentre sciami di saraghi fa-sciati, maggiori e pizzuti sostano al ri-paro di pareti o massi strapiombanti.Intorno è insediata una fitta prateria diposidonia con grandi esemplari di nac-chera (Pinna nobilis).

In alto, uno sciarrano sosta nei pressi di unaspugna petrosia. In basso, uno dei tanti ca-nali tra le rocce granitiche. Pagina a fianco,in una zona in ombra spugne incrostanti euna colonia di filograna dalla caratteristicaforma rotondeggiante.

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Il sitoAl Largo di Punta Levante di Molara il pro-filo granitico dell’isola continua sott’acquacon una serie di contrafforti separati daavvallamenti, canali e spaccature. Le roccesono ricche di tafoni. Il sito è servito da ungavitello dal quale si snodano numerosipercorsi che consentono di visitare le varieemergenze di roccia. La profondità mas-sima utile è di 24 m, mentre la minima èdi circa 5 m: la profondità media è di circa16-18 m.

Punta Levante

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I valoriLa nave è spezzata in quattro tronconi:la prua è capovolta e forma una voltadove spesso si osservano piccole arago-ste. Il ponte inferiore con la carenaforma numerose cavità dove si nascon-dono corvine. Lo spezzone con il mo-tore, un grosso diesel, è in piedi ed èben visibile l’invertitore con l’attaccodell’albero di trasmissione. La poppa èposata con il ponte in verticale e sonoidentificabili lo spezzone dell’albero cheportava all’elica e il timone. Mancal’elica e molte parti sono sparse attornoai frammenti principali. Sulle lamiere èinsediata la biocenosi delle alghe foto-file che le ricopre come un feltro. At-torno si distende un’ampia prateria diposidonia, interrotta a tratti da chiazzedi detrito e da massi granitici. Spessosciami di ricciole compiono incursionisul relitto.

In alto, il troncone di scafo con il motore. Inbasso, il ponte. Pagina a fianco, un gruppodi corvine è ospite abituale del relitto.

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La storiaIl 17 febbraio del 1974 l’Omega prove-niente da Sfax (Tunisia) era diretta a Via-reggio con le stive vuote. Fu colta da unatempesta e, persa la rotta, andò a cozzarecontro lo Scoglio dei Fratelli (i Cerri) a sudest di Molara. Si salvò solo il comandante,mentre i sette marinai perirono nel nau-fragio e circa due settimane dopo fu re-cuperato il corpo di uno solo di essi. Ilrelitto fu smembrato per cercare le salmedei dispersi, senza alcun esito.

RelittoOmega

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Area Marina Protetta

Capo Carbonara

L’area protettaIstituita con decreto definitivo nel 1999,l’AMP occupa un’area di 8857 ettari dimare, suddivisi nei tre livelli di protezione,e un perimetro costiero di oltre 30 km.L’immersione subacquea è regolamentatae consentita in tutta l’area, compresa lazona A, solo attraverso i centri d’immer-sione autorizzati con limitazioni quantita-tive differenziate tra zone B e C e zona A.I siti d’immersione autorizzati sono 22 e al-cuni sono muniti di gavitello sommerso.

Relitto Egle

Secca diSanta Caterina

Secca dei Dotti

Variglioni dei Cavoli

Nave deiCavoli

Punta NordSerpentara

Capo Carbonara

Isola dei Cavoli

Secca dei Berni

Secca di Libeccio

SerpentaraVillasimius

ZONA A

ZONA B

ZONA C

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L’ambiente terrestreLa costa dell’Amp è una continua alter-nanza di contrafforti granitici e dispiagge bianche, spesso di piccole di-mensioni, ad esclusione del lungo lito-rale sabbioso che si distende da PortoGiunco, quasi senza soluzione di conti-nuità, fino al litorale di Simius e ancorapiù in là alla spiaggia di Traias. L’interoterritorio è presidiato da un sistema ditorri di avvistamento di epoca arago-nese distribuite anche sulle isole di Ser-pentara e dei Cavoli: qui la torre è statainglobata nella costruzione del faro.L’ambiente costiero a ridosso del lito-rale è caratterizzato dalla macchia me-diterranea arricchita da alcuniendemismi: significativa è la presenzaall’isola dei Cavoli del cavolo di Sarde-gna (Brassica insularis) che, con i clas-sici fiori bianchi, costituisce una delle 4stazioni insulari conosciute per la Sar-degna, e del mangiamosche (Helicodi-ceros muscivorus). Sui 45 ettari dellapiccola isola sono state censite ben 251piante diverse. Dal punto di vista fauni-

stico sono importanti il marangone dalciuffo (Phalacrocorax aristotelis) e ilfalco pellegrino (Falco peregrinus) chenidificano sulle isole. Va ricordato inol-tre che sui monti dell’entroterra di Vil-lasimius vive una popolazione di cervosardo, a cavallo con il territorio delParco Regionale dei Sette Fratelli.

In alto, la Torre del Giunco e sullo sfondoCapo Carbonara. In basso, uno scorcio del-l’Isola dei Cavoli con il faro e sulla destra iVariglioni.

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RelittoEgle

La storiaL’Egle era un piroscafo da carico lungooltre 70 m costruito nel 1893 e iscritto alCompartimento Marittimo di Genova.Durante il secondo conflitto mondiale furequisito dalla Regia Marina e adibito altrasporto di rifornimenti. Fu affondatocon tre siluri il 29 marzo del 1943 dalsommergibile olandese Dolfijn mentre, acirca un miglio da Capo Carbonara, era innavigazione da Cagliari verso La Madda-lena, scortato da un dragamine.

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I valoriIl relitto, molto collassato, è posato inassetto di navigazione su un fondo de-tritico a circa 35 m di profondità. Tuttol’ambiente circostante e in larga parteanche le lamiere sono ricoperti dallafitta trama della caulerpa a grappoli(Caulerpa racemosa), un’alga verde pe-netrata in Mediterraneo dal Mar Rossoche si sta diffondendo con un’impres-sionante velocità. Le lamiere sono rico-perte anche dalle normali alghe fotofilenostrane, con esemplari di Codiumbursa dalla caratteristica forma a palla.Nelle zone meno illuminate spiccano icolori delle spugne e si trovano rade co-lonie di gorgonia gialla (Eunicella cavo-linii). Sul fondo a ridosso della poppadello scafo si trovano alcuni esemplaridi nacchera (Pinna nobilis). Sul relitto siincontrano pesci stanziali come gli scor-fani, ma spesso anche pesci di passocome le ricciole.

In alto, uno scorfano tra le lamiere. In basso,esemplari di Codium bursa su strutture di-velte. Pagina a fianco, castagnole sul relitto.

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Secca di

Santa Caterina

Il sitoUna meda in ferro segnala l’ampio rilievogranitico che forma la secca. Si tratta diun insieme articolato di contrafforti di gra-nito che da una profondità minima dicirca 12 m degradano fin oltre 30 m. Ba-stioni fessurati e ricchi di tafoni si alter-nano a frane di grandi blocchi arrotondatioffrendo una notevole varietà di percorsidurante i quali è possibile inoltre osservaredue ancore di età moderna e un ceppo inpiombo di epoca romana.

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I valoriLa secca è caratterizzata dal poderososcenario di granito sul quale si avvicen-dano fitti sciami di castagnole, zerri emennole. La presenza dei pesci piccoliattrae le incursioni di predatori come lericciole, le palamite, i dentici che co-stringono le prede a guizzi e assembra-menti. Lo spettacolo è ingigantito dallalimpidezza dell’acqua e dal colore dellezone in ombra dei massi, dove fitti tap-peti di margherite di mare si alternanoa spugne colorate. Tra le frane si spo-stano saraghi e grandi orate, mentrecuriose fanno capolino le cernie: la piùcomune è la bruna, ma ad un’osserva-zione attenta si distinguono anche lacernia dorata (o dotto) e la cernia rossa(Mycteroperca rubra). Vi sono esem-plari di grandi dimensioni che si la-sciano avvicinare con relativa facilità.

In alto, uno sciame di ricciole. In basso, unnuvola di castagnole sulla sommità di unmasso ricoperta da margherite di mare. Pa-gina a fianco, uno sciame di mennole sullasecca.

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Secca dei

Dotti

Il sitoLa secca è una porzione di un lungo sus-seguirsi di rilevi granitici che continuaverso sud ovest con la Secca di Mezzo econ la Secca di Libeccio. Il fondo supera dipoco i 30 m, mentre le rocce si elevanofino a 24-26 m. Dal fondo detritico primamassi sparsi, poi formazioni più compattesi articolano in numerosi rilievi caratteriz-zati da spaccature, tafoni, forme erosive epassaggi tra i blocchi accatastati, consen-tendo numerosi percorsi.

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I valoriL’elemento che caratterizza l’ambientedella secca è la corrente che, incon-trando sul fondo piano il rilievo, acce-lera, si insinua nelle fessure e negliavvallamenti tra i massi creando un am-biente particolarmente adatto per legorgonie. Sul fondo detritico cresconocon ampi ventagli le eunicelle biancheche alternano una forma a candelabrocon altre più articolate, sui massi cre-scono rigogliose le eunicelle gialle e leparamuricee che in alcuni canali sonocosì fitte da ostruirli. Tutte le zone inombra sono coperte da ininterrotti tap-peti di margherite di mare, inframezzatidalle protuberanze a forma di tubodella spugna Haliclona mediterranea.Intorno si incontrano dotti, cerniebrune, saraghi, dentici, ricciole in unambiente molto luminoso nonostantela profondità.

In alto, paramuricee e margherite di mare. Inbasso, le forme del granito sembrano gareg-giare con quelle delle gorgonie. Pagina afianco, Haliclona mediterranea tra le mar-gherite di mare.

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Variglionidei

Cavoli

Il sitoA sud est dell’Isola dei Cavoli sono distri-buiti numerosi scogli granitici che prose-guono con profili tormentati sott’acqua.Di qui si dipartono numerosi percorsi trala superficie e il fondo che degrada rapi-damente anche oltre 40 m. I grandi massiaccatastati formano cavità, profonde fes-sure con continui cambiamenti di quotacon blocchi svettanti ricchi di tafoni e altreforme erosive. L’immersione in genere sisvolge attorno alla quota di 25 m.

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I valoriFin dai primi metri di profondità la com-plessità del paesaggio è arricchita dalpassaggio di sciami di cefali, di salpe edi barracuda che scivolano veloci tra igrandi blocchi. Appena si incontra unazona in ombra ecco esplodere i colorisgargianti delle spugne e delle mar-gherite di mare. Ad aggiungere coloreconcorrono anche le eunicelle e le pa-ramuricee. Dovunque si incontrano lelunghe braccia delle stelle serpente(Ophidiaster ophidianus): appaiononere fin quando la luce non consentedi osservare il rosso che le caratterizza.Tra i blocchi nuotano lente le grossecernie che a volte trovano rifugio nelleampie cavità lasciandosi osservare alungo. Qui è più facile incontrare le cor-vine, meno propense a nuotare inacque libere, dove invece sono a loroagio i dentici che pattugliano il fondoin cerca di prede.

In alto, una grossa cernia bruna all’interno diun’ampia cavità tra i massi. In basso, unastella serpente sulla parete circondata da ca-stagnole. Pagina a fianco, in una zona inombra eunicelle, paramuricee, briozoi e spu-gne.

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Navedei

Cavoli

Il sitoNella zona dei Variglioni dei Cavoli inbassa profondità una fitta prateria di po-sidonia si alterna a massi dai quali si elevaun rilievo dal profilo che assomiglia allaprua di una nave. È il risultato dell’ero-sione in ambiente aereo sul granito. Il sitodegrada rapidamente in un paesaggiomolto vario di grandi massi e di blocchi difrana. Sono possibili numerosi percorsi siain bassa profondità che fino a raggiungerei 40 m.

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I valoriIn un ambiente molto luminoso le roccesono coperte da un fitto feltro di alghedel genere Cystoseira: su di esso bru-cano salpe e cercano cibo triglie, don-zelle, tordi, sciarrani e altri piccoli pesci.Sulle rocce si possono incontrare colo-nie di madrepore (Cladocora caespi-tosa) di grandi dimensioni. Con ilcrescere della profondità e nelle zonemeno esposte le alghe lasciano il postoad ambienti dove prevalgono gli inver-tebrati: spugne, margherite di mare,briozoi, eunicelle e paramuricee. Osser-vando con attenzione si può notare unalcionario parassita (Alcyonium coralloi-des) che ricopre lo scheletro di gorgo-nie morte, ma a volte soffoca esemplarivivi. Dovunque si osservano grandi cer-nie e saraghi. Negli anfratti fitti sciamidi corvine a volte ospitano anche qual-che cernia rossa (Mycteroperca rubra).

In alto, tra le eunicelle una colonia di alcio-nario parassita. In basso, un’ampia coloniadi cladocora sul bassofondo. Pagina afianco, un gruppo di triglie posato tra lealghe fotofile.

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Punta nord

Serpentara

Il sitoSerpentara occupa la porzione nord orien-tale dell’AMP e i Variglioni sono all’internodella Zona A. Qui è consentita l’immer-sione con i centri autorizzati lungo il cri-nale che degrada dallo scogliocaratterizzato da grandi massi ad anda-mento verticale che formano un paesag-gio di guglie e strapiombi circondato dafrane di grossi blocchi. Il fondo degradarapidamente oltre 30 m e l’immersione sisvolge a cavallo dei 25.

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I valoriIl pendio e i blocchi sono coperti daalghe fotofile con una fitta presenza diCaulerpa racemosa. Col crescere dellaprofondità divengono sempre più fre-quenti le eunicelle bianche (Eunicellasingularis) e gialle (Eunicella cavolinii)che muovono il paesaggio con le lororamificazioni. Le zone in ombra sonocoperte da spugne arancione, spugnegialle e margherite di mare. È molto dif-fusa le stella serpente, specie protetta.Fin dai primi metri di profondità si in-contrano sciami numerosi di barracudache scivolano tra le pietre e nei canalitra le guglie. Dal blu arrivano le incur-sioni di dentici e palamite in caccia diprede. Negli anfratti si nascondonogruppi di corvine dal nuoto elegante.Cernie curiose fanno capolino tra imassi.

In alto, un’eunicella bianca dal portamentoparticolarmente spettinato. In basso, alte gu-glie caratterizzano il sito, ricoperte da gorgo-nie e spugne. Pagina a fianco, una stellaserpente sulle alghe tra le quali è evidenteCaulerpa racemosa.

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L’ambiente terrestreIl territorio dell’Amp è caratterizzato dalcontrasto tra gli affioramenti vulcanicidi Capo San Marco e dello Scoglio delCatalano con le rocce sedimentariedella costa e l’emergenza granitica del-l’Isola di Mal di Ventre. Tutta l’area è ca-ratterizzata da elevato idrodinamismocausato dai venti dominanti dei qua-dranti occidentali: ne è tangibile testi-monianza la presenza di alte falesiecalcaree e vulcaniche e di depositi disabbie dal caratteristico colore bianco,

derivante dall’accumulo di granuli diquarzo straordinariamente omogeneiper dimensione. Sulle isole nidificanospecie di grande interesse conservazio-nistico come il gabbiano corso, il ma-rangone dal ciuffo e la sterna comune.Altrettanto rilevante è la fauna delle la-gune costiere che costituiscono un altropolo di attrazione paesaggistica. La pre-senza dei fenicotteri rosa e la nidifica-zione di specie rare, come il pollosultano, qualificano la fauna degli sta-gni. Dal punto di vista floristico, il terri-torio, in larga parte destinato allecoltivazioni, conserva importanti lembidi vegetazione spontanea nell’area del-l’oasi naturalistica di Seu, lungo il peri-metro costiero e sulle isole, inparticolare a Mal di Ventre dove sonodiffusi alcuni endemismi, come la mar-gherita piccolissima, Nananthea perpu-silla.

In alto, una delle spiagge dell’Isola di Mal diVentre. In basso, la falesia vulcanica di CapoSan Marco con evidente il basamento sedi-mentario di epoca miocenica. Pagina afianco, particolare dei granuli di quarzo dellaspiaggia di Is Arutas.

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AreaMarinaProtettaPenisoladel Sinis

Isola di Mal di Ventre

RelittoVaporetto

Secca Ettore

Colonne

Tunnel

Secca diLibeccio

Secca Geppetto

Capo San Marco

Torre Seu

Isola Mal di Ventre

Scoglio del Catalano

Capo Sturaggia

Stagno di Cabras

Cabras

ZONA A

ZONA B

ZONA C

L’area protettaIstituita nel 1997, con decreto del Mini-stero Ambiente, occupa un’area di24.800 ettari, suddivisi nei tre livelli diprotezione, con un perimetro costiero di25 km. Comprende le isole di Mal di Ven-tre e del Catalano, dove sono posizionatele due Zone A. I siti d’immersione sono 13e non sono dotati di gavitello. L’immer-sione subacquea è regolamentata e nellezone C e B è consentita anche senza l’ap-poggio di centri d’immersione autorizzati.

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I valoriLe rocce sono ricoperte da un fitto stratodi alghe brune (Cystoseira spp., Padinapavonica, Stypocaulon scoparium e Sar-gassum vulgare), mentre il fondo è ca-ratterizzato da un’estesa prateria diposidonia che in alcuni tratti cresceanche su roccia. Durante il percorso siincontrano numerosi passaggi e anfrattidove prevalgono specie di ambientipoco illuminati con madreporari, briozoie spugne che spesso ospitano coloratinudibranchi. Sul fondo detritico si puòosservare qualche esemplare di nac-chera spinosa, Pinna rudis, specie pro-tetta. Nelle franate si osservano cerniebrune e piccoli sciami di corvine; dovun-que brucano tra le alghe salpe, tordi, tri-glie mentre piccoli gruppi di saraghifasciati attendono da opportunisti dicatturare qualche preda. Sul feltro dialghe brucano anche numerosi i ricci.

In alto, scorfano di Madeira. Al centro, unoscorcio del plateau basaltico. In basso, Pinnarudis è una specie protetta. Pagina a fianco,madreporari in un anfratto oscuro.

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Secca di

Libeccio

Il sitoA sud ovest dello Scoglio del Catalano sieleva dal fondo fino a 13 m dalla superfi-cie una piattaforma basaltica frammen-tata in vari tronconi, circondati da frane edalla prateria di posidonia. La roccia è sol-cata da profonde fratture e in vari punti imassi di crollo formano passaggi e an-fratti. La profondità massima non superai 22 m e sono possibili numerosi percorsiattorno alle varie emergenze della seccache non è servita da gavitello.

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I valoriLe pareti verticali, le spaccaure e gli an-fratti sono caratterizzati dai tipici orga-nismi di zone oscure come lemargherite di mare, madreporari, spu-gne colorate e briozoi. Nelle cavità tro-vano rifugio cernie di discretedimensioni e sciami di corvine. Sulfondo ai piedi delle rocce si trovanoesemplari dell’alga bruna laminaria me-diterranea (Phyllariopsis brevipes). Iltunnel che caratterizza l’immersione èpopolato da organismi tipici dellegrotte oscure come gamberi meccanicie galatee: qui si incontra il ghiozzo leo-pardo, specie esclusiva degli ambientidi grotta. All’uscita del tunnel sullavolta si può osservare una serie di pic-cole colonie di corallo rosso: l’attraver-samento del tunnel è consigliato solo asubacquei esperti per evitare danni de-rivanti da contatti.

In alto, l’ingresso meridionale del tunnel. Inbasso, rami di carallo rosso con i polipiespansi. Pagina a fianco, un ghiozzo leo-pardo nel tipico ambiente di grotta.

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Tunnel

Il sitoA ponente dello Scoglio del Catalano sieleva dal fondo fino a 17 m dalla superfi-cie un complesso rilievo basaltico caratte-rizzato da pareti verticali, profondefratturazioni, accumuli di massi e ciottoli eda un tunnel che attraversa da parte aparte la porzione orientale del rilievo, dinon facile individuazione e da percorrerecon cautela. La profondità massima è dicirca 31 m e sono possibili numerosi per-corsi.

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I valoriLe emergenze basaltiche sono circon-date da acciottolati e da chiazze di po-sidonia che cresce anche su roccia. Laparte sommitale e le zone illuminatedella secca sono ricoperte da alghebrune fotofile sulle quali è spesso evi-dente l’azione di brucatura dei ricci cheportano a nudo la roccia. Sulla seccaaccade spesso di osservare incursioni disciami di barracuda o di esemplari soli-tari di leccia. Tra i ciottoli trovano rifu-gio numerose murene, mentre tra laprateria di posidonia e la roccia nuo-tano i dotti (Epinephelus costae). Neglianfratti oscuri sono comuni gli scorfanidi Madeira e a volte si osservano sciamidi piccole corvine. L’aspetto più spetta-colare del sito è costituito dai basalti co-lonnari che caratterizzano il fronteroccioso e conferiscono al rilievo unmarcato slancio verticale.

In alto, un masso di crollo mostra evidente lastruttura colonnare del basalto. In basso, laposidonia cresce anche su roccia al piededella falesia basaltica. Pagina a fianco, sciamidi barracuda sovente nuotano sulla secca.

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Colonne

Il sitoA nord est dello Scoglio del Catalano uncomplesso sistema di tavolati basalticigiunge fino alla superfice ed è conosciutocon il nome di Carosello. La parte piùorientale è caratterizzata dalla diffusa pre-senza di basalti a fratturazione colonnaresia in posto, sia in accumuli di massi dicrollo. Da ciò deriva il nome del sito for-mato da un rilievo principale e da altri cir-costanti che si elevano dal fondo che nonsupera i 15 m di profondità.

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I valoriIl relitto è circondato da chiazze di de-trito e dalla prateria di posidonia. Rico-perto da alghe fotofile è sbandato sulfianco sinistro e le strutture del pontenon sono più in posto. Dall’apertura alcentro del ponte si osserva la caldaiacon la cassa fumi, ma non vi è tracciadella macchina a vapore. A poppamanca anche l’elica, mentre il timone èinteramente ruotato. A prua, partedelle lamiere della fiancata sono scom-parse e si può osservare l’interno vuoto.Nella zona della caldaia si può accederecon attenzione, ma non vi sono ele-menti di particolare interesse. Il relittorichiama numerosi organismi e può ac-cadere di assistere alle veloci incursionidelle ricciole in cerca di prede. Guar-dando in piccolo, sugli idrozoi che cre-scono sulle lamiere si possonoosservare diverse specie di nudibranchi.

In alto, l’interno del relitto con la cassafumi della caldaia sulla sinistra. In basso, vi-sione dello scafo da poppa. Pagina afianco, uno sciame di ricciole, visitatrici abi-tuali del relitto.

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Relitto del

vaporetto

La storiaA sud est dell’Isola di Mal di Ventre difronte a Cala Dei Pastori, facilmente iden-tificabile per la presenza di un rudere, allaprofondità di 18 m nel mezzo di una vastaprateria di posidonia si trova il relitto diuna piccola nave a vapore. Lungo circa 25m e largo 4, il relitto è probabilmente ciòche resta di un’imbarcazione adibita altrasporto di persone e cose da Oristanoad Alghero, ma non si conoscono né ladata, né la causa dell’affondamento.

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I valoriLe rocce sono coperte da alghe brunefotofile che formano un feltro irrego-lare interrotto dove cala l’illuminazioneda spugne incrostanti, da briozoi e daalghe verdi sciafile. Sul rilievo si osser-vano numerosi esemplari della spugnaorecchia d’elefante (Spongia lamella,specie protetta): si tratta di una spugnadi interesse commerciale il cui prelievoè regolamentato. Nelle zone rocciosepiù profonde e al piede delle pareti siosserva la biocenosi del coralligeno, ca-ratterizzata da alghe rosse corallinaceedai colori sgargianti che competonocon quelli delle spugne incrostanti e deibriozoi. Tra le rocce nuotano cernie,corvine, tordi marvizzi, mentre a mez-z’acqua si incontrano sciami di saraghifasciati, tanute e, a volte, fitti gruppi dibarracuda.

In alto, un’orecchia d’elefante tra alghebrune e rosse. In basso, spugne incrostantiformano ampie placche colorate sulle qualisi elevano le ramificazioni dei briozoi. Paginaa fianco, una non comune stella marina(Chaetaster longipes) tra le alghe del coralli-geno.

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SeccaEttore

IL SITOA sud est dell’Isola di Mal di Ventre si sol-levano dal fondo alcuni rilievi granitici checontinuano sott’acqua il filone che formal’isola. La secca prende il nome dal suoscopritore ed è costituita da un rilievo digranito che dal fondo di circa 35 m si sol-leva fino a 20 con profonde fessurazioni,blocchi di crollo e massi che si raccordanocon il detrito e con la prateria di posidoniache ricopre il fondo. Si tratta di un sitoesposto spesso a forti correnti.

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I valoriIl rilievo roccioso è coperto da un feltrodi alghe brune, mentre in sottostratocrescono brozoi. Le margherite di marericoprono le pareti in ombra dove è fa-cile osservare diverse specie di nudi-branchi molto colorati. Nella stagioneestiva tra le pietre si assiste al brulicaredi donzelle pavonine intente a predarele uova delle castagnole, mentre sulfondo è possible osservare la livrea gri-gio scuro di un trigone. Alla base dellepareti, sotto i massi del fondo è inse-diata la biocenosi del coralligeno carat-terizzata da spugne incrostanti, algherosse corallinacee e, dove aumenta l’il-luminazione, dalle monetine di mare.Sotto i massi del fondo quando si for-mano anfratti e fessure è facile osser-vare gruppi di corvine che tendono aintanarsi.

In alto, un grande trigone nuota sulla rocciagranitica. In basso, uno sciame di donzellepavonine si accalca tra le fessure della rocciaper predare uova di castagnole. Pagina afianco, un nudibranchio dalla livrea vario-pinta contrasta con il colore del fondo.

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SeccaGeppetto

Il sitoA sud est dell’Isola di Mal di Ventre nellevicinanze della Secca Ettore, verso nord sitrova un altro rilevo granitico che prendeil nome dal suo scopritore: dal fondo dicirca 39 m si solleva fino a 20 un ampiopianoro roccioso circondato da massi espuntoni. La roccia termina su detrito eintorno la prateria di posidonia ricopre ilfondo in modo discontinuo. Anche inquesto caso si tratta di un sito espostospesso a forti correnti.

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Area Marina Protetta

Capo CacciaIsolaPiana

L’area protettaIstituita nel 2002, occupa una superficiedi 2631 ettari suddivisi nei tre livelli di pro-tezione. Comprende le isole Piana, Fora-dada e gli scogli minori e l’intera baia diPorto Conte. Le immersioni in grotta inZona B sono regolamentate e l’elencodelle grotte fruibili, con accesso contin-gentato, è pubblicato nel sito internet. Iprivati per accedere alle grotte devono ri-chiedere autorizzazione tramite istanzapubblicata sul sito internet.

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Grotta Nereo

Grotta del Pozzo

Grotta del Giglio

Grotta Falco

Tunnel Azzurro

CalaBarca Baia di

PortoConte

corri

doio di acce

sso

Punta Giglio

Capo Caccia

IsolaForadada

IsolaPiana

Capo Galera

ZONA A

ZONA B

ZONA C

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L’ambiente terrestreI due promontori carsici di Capo Cac-cia e Punta Giglio racchiudono la baiadi Porto Conte dove sul fondo è inse-diata una rigogliosa prateria di posido-nia. L’ambiente terrestre (compreso nelSito d’importanza comunitaria SIC ITB010042) è caratterizzato dal carsismocon numerosissime grotte: la grotta diNettuno sul versante occidentale diCapo Caccia è raggiungibile via mareoppure via terra con una scalinata di656 gradini, chiamata Escala del Cabi-rol. La Grotta Verde, situata sul lato op-posto, è in corso di attrezzamento perle visite pubbliche. Il faro di Capo Cac-cia situato a 168 m sul livello del mareè il più alto del Mediterraneo. Le falesiee le piccole isole ospitano una faunaimportante, della quale il rappresen-tante più raro è l’uccello delle tempe-ste, piccola procellaria nidificante. Digrande rilevanza anche berta maggioree minore, gabbiano corso, marangonedal ciuffo e falco pellegrino. A PuntaCristallo, 326 m sul livello del mare,

fino a pochi anni fa nidificava il grifone.La vegetazione è caratterizzata dallamacchia mediterranea con numerosiendemismi tra i quali vanno ricordati ilfiordaliso spinoso (Centaurea horrida),un paleoendemismo, e la statice delleninfe (Limonium nymphaeum).

In alto, la falesia di Capo Caccia con il faro esullo sfondo l’Isola di Foradada. In basso,uno scorcio di Punta Giglio con le palmenane e, sullo sfondo, il promontorio di CapoCaccia.

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CalaBarca

Il sitoIl sito a ridosso della falesia di fronte aIsola Piana prende il nome dai resti di unvascello affondato, identificato con ragio-nevole certezza nel francese Le Tigre, ar-mato a flauto con 30 cannoni, affondatoil 22 settembre 1664 con la perdita di tuttii 64 membri dell’equipaggio. Del relittorestano solo poche tracce: mattoni sparsie un cannone di difficile individuazione.Oltre all’interesse storico, il sito offre nu-merosi spunti naturalistici.

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I valoriL’immersione si svolge nella parte più in-terna della rada, dove la falesia scendeverticale fino a circa 13-15 m e di lì ini-zia un declivio con grandi massi sparsiche formano passaggi, anfratti, galleriericche di vita bentonica colorata. Nellepozze di detrito tra i massi si osservanoaccumuli di mattoni probabilmente fa-centi parte del carico della nave, mentreun cannone è ancora sul fondo in unanfratto tra la parete e i massi, moltoconcrezionato e di non immediata indi-viduazione. Nella zona meno profondaparticolari processi erosivi hanno for-mato guglie e spuntoni strapiombanti.Nelle zone in ombra le pareti sono rico-perte da spugne colorate, mentre lezone esposte sono coperte da alghebrune tra le quali risaltano le code di pa-vone. Sciami di pesci nuotano sul basso-fondo.

In alto, un fitto sciame di salpe. Al centro,uno dei numerosi passaggi tra i massi. Inbasso, mattoni sparsi sul fondo. Pagina afianco, forme erosive sul bassofondo.

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Tunnel Azzurro

Il sitoAll’estremità del promontorio che divideCala Barca da Cala Puntetta, di fronte al-l’Isola Piana, un tunnel attraversa da partea parte la roccia consentendo di passareda una cala all’altra in immersione. L’in-tero percorso si svolge in bassa profonditàe la grotta è ampia e da entrambi gli ac-cessi, durante l’attraversamento, si è sem-pre in contatto visivo con l’uscita.All’interno e nel percorso esterno si osser-vano particolari formazioni geologiche.

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I valoriIl percorso dell’immersione è circolaree può essere seguito in entrambi i versi.La zona esterna è caratterizzata dallaparete che scende digradante conbalze di roccia che formano piccoli tettiricoperti di colore. Sulle alghe fotofilebrucano sciami di salpe e sui massi piùfondi si possono osservare cernie e cor-vine. L’ampio accesso alla grotta è spet-tacolare soprattutto nel versanteoccidentale nelle ore pomeridiane,quando la luce del sole dà all’acqua lacaratteristica tonalità azzurra. Le rocceinterne sono ricoperte da corallinacee,margherite di mare, spugne, briozoi.Nuvole di re di triglie occupano gli an-fratti, dai quali fanno capolino grossigronghi. Nelle zone più interne cala lacopertura, formata soprattutto da spu-gne colorate.

In alto, l’ingresso da ponente con le chiazzeblu delle aperture. Al centro, forme erosive.In basso, la parete esterna caratterizzata dabalze. Pagina a fianco, un grongo nella parteinterna.

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Grottadi

Nereo

Il sitoA occidente del Capo la Grotta di Nereoha un’estensione di circa 350 metri e in al-cuni punti l’altezza della volta supera i 10m. Gli ingressi principali sono tre: uno a20 m di profondità, uno a 18, il più spet-tacolare chiamato anche Archi di Nereo, euno a 32. Solo le zone vicino agli accessiricevono luce dall’esterno. I cunicoli in-terni sono completamente bui ed è neces-sario utilizzare un’organizzazione daimmersione in grotta.

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I valoriEsternamente, tra i massi che rico-prono il fondo della falesia, si osser-vano numerose grosse cernie e corvine.Tra le zone esterne e le parti più internesi osserva la completa succcessionedegli organismi che ricoprono le paretidalla luce al buio. La zona di transi-zione all’ingresso della cavità è l’am-biente elettivo del corallo rosso che sirinviene ancora oggi con ramificazionidi modesta grandezza, ma pur sempreaffascinanti. Convivono con il corallo lemargherite di mare che più all’internosono sostituite dalle madrepore gialle.Nelle zone totalmente oscure la rocciaè coperta da serpulidi, rade spugne ebriozoi, mentre si osservano organismitipici come il gambero meccanico, lemagnoselle, l’astice, il ghiozzo leo-pardo e, nelle sacche di sedimento,grossi cerianti.

In alto, colonie di corallo rosso. Al centro,gambero meccanico. In basso, una grossacernia all’esterno della grotta. Pagina afianco, uno degli ingressi nella zona degliArchi.

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Grottadel

Pozzo

Il sitoSul versante occidentale di Punta Giglio,appena a nord di Capo Boccato, si trova lagrotta del Pozzo così chiamata per avereun lungo sifone che si apre all’esternonella parte centrale della cavità. Dallaparte interna della grotta è sempre visibilel’ingresso a circa 15 m di profondità. Lefalesie circostanti sono caratterizzate dafrane di grandi massi che terminano suuna prateria di posidonia interrotta dachiazze di detrito.

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I valoriL’imboccatura della grotta si sviluppa inorizzontale e all’interno la cavità si al-larga. Sul fondo vi è un limo sottile che,se sollevato con colpi di pinna, può in-torbidire l’acqua. La grotta ospita orga-nismi tipici come l’astice, la magnosellae il ghiozzo leopardo. Le zone più colo-rate sono quelle dove si attua la transi-zione tra la zona illuminata e quellabuia con spugne, margherite di mare,alghe corallinacee, briozoi e tunicati. Lafalesia esterna è altrettanto interes-sante per la presenza di eunicelle giallee per un’insolita diffusione di alcionari(Alcyonium acaule). Si tratta di corallidal corpo molle che mantengono lastazione eretta assorbendo acqua. Ipiccoli polipi bianchi contrastano con ilcorpo rosso scuro e sono molto simili aquelli del corallo.

In alto, colonie di alcionari. Al centro,ma-gnosella. In basso, tra le spugne risaltano iviola e i blu di Oscarella lobularis. Pagina afianco, un astice nella zona interna dellagrotta.

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Grottadel

Giglio

Il sitoSul versante orientale, la parete di PuntaGiglio forma un angolo ottuso per poiproseguire quasi rettilinea verso est. Inquesta zona si colloca la Grotta del Giglioalla quale si accede da un bassofondo co-sparso di massi dominato da rocce svet-tanti che terminano degradanti su unfondo detritico. L’interno della grotta è le-vigato dall’azione del mare, con forma-zioni geologiche caratteristiche, come lemarmitte dei giganti.

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I valoriLa parete e il fondo cosparso di massisono ricoperti da alghe fotofile sosti-tuite nelle zone in ombra da spugne emargherite di mare, che abbondanoanche nelle profonde scanalature dellafalesia e all’ingresso della grotta. Qui lasuccessione degli organismi verso lazona buia occupa una porzione limi-tata e le rocce poi si presentano spo-glie, ricoperte da corallinaceeincrostanti, serpulidi e dai foraminiferiMiniacina miniacea. Grandi marmittedei giganti sono sul fondo del cunicolo,colme dei ciottoli che, movimentatidalle mareggiate, continuano ad in-grandire la conca. All’esterno dellagrotta l’ambiente è molto vario conmassi sparsi e, scendendo oltre i 20 m,è possibile osservare colonie di corallorosso in ambienti scarsamente illumi-nati.

In alto, l’ingresso della grotta. Al centro, ilforaminifero unicellulare Miniacina miniacea.In basso, una marmitta dei giganti con i ciot-toli che provocano il processo erosivo. Pa-gina a fianco, la parete esterna coperta dimargherite di mare.

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GrottaFalco

Il sitoSituata al centro della falesia di Punta Gi-glio sotto Punta de Rumani, la grotta èstata dedicata a Ennio Falco, detentore deiprimi record di apnea, ricordato da unatarga posta nel sifone aereo interno. Lagrotta si apre ad una profondità di circa15 m, al piede della falesia, e la voltagiunge a 6-8 m dalla superficie. L’immer-sione può essere svolta tenendo semprein vista l’ingresso e visitando la falesiaesterna.

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I valoriL’attrazione più interessante è la pre-senza del corallo rosso a quote pocoprofonde: già a partire da 8 m si pos-sono osservare le esili ramificazioninelle zone di transizione tra la luce e ilbuio. Nella zona interna la coperturacala con serpulidi, spugne e briozoi edove giunge ancora una luce attenuatamargherite di mare e, più dentro, ma-drepore gialle. Al buio si incontrano ac-cumuli di pietre nude arrotondate,levigate dall’azione dei marosi. Altret-tanto interessante l’esterno della grottacon la falesia che scende verticale rico-perta di margherite di mare e dallefronde dell’asparago marino (Aspara-gopsis armata), specie indopacificaadattatasi e in espansione in Mediterra-neo per il riscaldamento delle acque.

In alto, l’ingresso della grotta e, in primo piano,copertura a serpulidi e spugne. In basso,la fale-sia esterna con fronde di asparago marino tramargherite di mare. Pagina a fianco, corallorosso con i polipi espansi tra spugne e trine dimare.

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L’ambiente terrestreLa superficie dell’isola supera i 50 km2 eil perimetro costiero è di circa 110 km ilche rende ragione del suo nome deri-vante dal latino Sinuaria, ricca di insena-ture. Al frastagliato paesaggio dellecoste, fa da contraltare un entroterracorrugato che di eleva fino ai 408 m diPunta della Scomunica. Sull’isola, adi-bita a istituzione carceraria fino al mo-mento della istituzione del Parco,rimangono le strutture delle 11 dirama-zioni carcerarie e i due nuclei un tempoabitati di Cala Reale e Cala d’Oliva. Il ter-ritorio isolano ha subito profonde tra-sformazioni derivanti dalla lungaoccupazione che ha lasciato pochi lembidi vegetazione originaria ed è oggi sot-toposto a manutenzione ambientale. Learee di maggiore naturalità sono quellecostiere dove si conservano numerosepiante rare ed endemiche come il fior-daliso spinoso (Centaurea horrida) cheha qui una delle poche stazioni. Anchela fauna ha subìto l’impatto umano, conla diffusione di animali domestici rinsel-

vatichiti: tra di essi un’assoluta rarità èrappresentata dalla popolazione di asi-nelli bianchi. Da segnalare anche la po-polazione di muflone, derivante dareintroduzione. Lungo le coste vi sonopresenze importanti come il gabbianocorso, il marangone dal ciuffo e le berte,maggiore e minore, parte del contin-gente di 52 specie di uccelli nidificanti.

In alto, Cala di Scombro di Dentro e di Fuorie, in basso, Punta Scorno, comprese nelleZone A.

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ParcoNazionale

Isoladell’Asinara

Area MarinaProtetta

L’area protettaIstituita nel 2002 (il Parco Nazionale fuistituito nel 1997) occupa un’area di10.372 ettari suddivisi nei tre livelli di pro-tezione. L’immersione subacquea è con-sentita tramite i centri d’immersioneautorizzati e i 12 siti d’immersione, tuttiin zona B, sono segnalati con un gavitellodi ancoraggio sommerso. Le informazionirelative ai centri d’immersione possonoessere dedotte dalla Carta dei Servizi con-tenuta nel sito web ufficiale.

Punta PedraBianca

Punta Sabina

Punta dei Corvi

Punta Tumbarino

CalaTumbarino

Punta Agnadda

Cala Reale

Punta Scorno

Cala di Scombro di Dentro

Isola Piana

Cala d’Oliva

Fornelli

ZONA A

ZONA B

ZONA C

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I valoriLe rocce chiare della zona superficialeaggiungono luminosità al sito e la co-pertura di alghe, frammentata dallabrucatura dei ricci, diviene più fitta conil crescere della profondità, con unanotevole varietà di specie, ma preva-lenza del genere Cystoseira. Qua e là sinota la presenza di Caulerpa racemosacon il tipico portamento strisciante.Negli anfratti e nelle zone in ombra ap-paiono i rosa e i rossi delle corallinacee,sostituite dalle spugne incrostanti, dallemargherite di mare e da madreporarinelle zone più buie. Cernie, corvine, ta-nute e qualche tordo fischietto nuo-tano tra le rocce, mentre nelle zone piùfonde si nascondono le aragoste esvettano le ramificazione delle euni-celle bianche. La complessità del sitoconsente numerosi percorsi.

In alto, tipica copertura a margherite dimare su un ampio masso in ombra. Inbasso, una bella aragosta in un anfratto allabase dei massi del fondo. Pagina a fianco,vari tipi di spugne si contendono lo spaziocon le margherite di mare.

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CalaTumbarino

Il sitoA circa 200 m da riva il sito è servito daun gavitello sommerso impostato su unaserie di guglie rocciose che giungono finoa 4 m dalla superficie. Il pendio degradafino a oltre 30 m con contrafforti rocciosie massi sparsi tra sacche di detrito e radechiazze di posidonia. Nella parte menoprofonda la roccia chiara in molti punti èscoperta. I massi spesso formano ampiecavità dove è possibile transitare. Immer-sione multilivello.

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I valoriLe rocce scure sono ricoperte da unfitto intreccio di alghe brune con unanotevole varietà di specie: prevalgonole cistoseire, le dictiotali e i sargassi. Insottostrato è evidente la presenza dialghe rosse: ancora più appariscenti italli dell’alga di Duby, dal colore gialloaranciato. Grosse cernie e corvine nuo-tano tra le rocce lasciandosi spesso av-vicinare. Sul fondo detritico a 38 msvettano le nacchere (Pinna nobilis) esulle rocce circostanti le ramificazionidelle axinelle (Axinella polypoides), en-trambe specie protette. I grandi massiformano pareti spesso imponenti ed èevidente il cambio di copertura quandol’esposizione della roccia riduce l’illumi-nazione. Sul margine delle rocce di-viene così evidente la rigogliosità el’altezza del feltro delle alghe.

In alto, algha di Duby (Schizimenia dubyi). Inbasso, sulla sommità dello scoglio è evi-dente e brusca la transizione tra zone illumi-nate e zone in ombra. Pagina a fianco, isargassi svettano tra le altre alghe.

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PuntaTumbarino

Il sitoA circa 200 metri dal capo, il sito è servitoda un gavitello sommerso collocato inprossimità di una secca formata dagrandi massi svettanti che giungono a 5m dalla superficie. Fin dai primi metri ilfondale degrada tra grandi blocchi roc-ciosi e anfratti fino alla profondità di circa38 m dove si incontra una piana detriticacon massi sparsi. Le rocce formano disli-velli notevoli, con canali e cavità. Sonopossibili numerosi percorsi.

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I valoriA caratterizzare il percorso è innanzi-tutto la maestosità del paesaggio, valo-rizzata dai tagli di luce nei passaggi trai grandi blocchi e le pareti. La roccia èricoperta da alghe brune, in sottostratocrescono alghe rosse, ma a volte si tro-vano fronde di alga gorgonia esposti.Chiazze di Caulerpa racemosa a volteinterrompono la continuità del ricopri-mento che nelle zone in ombra mutarapidamente dando spazio a spugne,margherite di mare e briozoi. Duranteil percorso si incontrano con frequenzagrosse cernie, spesso confidenti, egruppi di corvine. Colonie di eunicellagialla crescono alla base dei massi enelle strettoie, dove sono favorite dallecorrenti. Nelle zone meno profonde,più esposte a onde e correnti crescel’alga Corallina elongata.

In alto, una grossa cernia si lascia facilmenteavvicinare. In basso, all’inizio del percorso siimbocca un passaggio tra i grandi massi. Pa-gina a fianco, una corvina nuota lungo laparete in ombra.

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Punta Agnadda

Il sitoA ridosso dello scoglio sul quale è collo-cato il segnale della Zona A, su un fon-dale di 12 m si trova il gavitellosommerso. Il percorso segue il versanteoccidentale dello scoglio con grandi massiaccatastati per aggirarlo con un percorsoa spirale che raggiunge circa 28 m di pro-fondità massima e si conclude in superfi-cie. Tra i massi si osservano accumuli diciottoli e in alcuni tratti la parete divieneverticale.

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I valoriIl sito è caratterizzato da pareti verticalie da grandi frane di blocchi arrotondatiche degradano a ridosso di lunghi af-fioramenti rocciosi che continuano ilprofilo delle rocce scistose della costa.Anche qui è la forma e la collocazionedelle rocce a determinare la copertura:alghe brune e rosse nelle zone espostee spugne e briozoi nelle zone in ombra.Sulle sacche di detrito grufolano le tri-glie, mentre cernie e corvine nuotanoal riparo dei blocchi accatastati. Ovun-que sugli idrozoi si trovano piccoli nu-dibranchi e la zona meno profondanon è meno interessante, sia per le pa-reti verticali ben illuminate, sia per lapossibilità di osservare sciami di barra-cuda, tanute e saraghi che stazionanoa mezz’acqua e si lasciano facilmenteavvicinare.

In alto, grosse triglie posate sul fondo nontemono l’avvicinarsi dei subacquei. In basso,la spettacolare parete che scende dallo sco-glio è la zona ideale per terminare l’immer-sione. Pagina a fianco, riccio di prateria trale alghe.

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PuntaPedraBianca

Il sitoIl sito, nei pressi di un grande scoglio gra-nitico, è a cavallo di una faglia che segnail passaggio dagli scisti al granito. Servitoda un gavitello sommerso, collocato su unfondale di 14 m, offre numerosi percorsiin uno scenario di grande spettacolaritàcon canyon, enormi blocchi, pareti verti-cali, passaggi tra i massi, tetti e cunicoli.La profondità massima si aggira intorno a35 m e il percorso termina in bassofondoa ridosso dello scoglio.

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I valoriLa morfologia dei massi del fondo con-tinua quella delle rocce emerse dellapunta, con tafoni, profonde fessure,rocce svettanti e piattaforme graniti-che. La posidonia si insinua in tutte lechiazze di detrito tra gli affioramentirocciosi e anche sulla roccia fornendoriparo a numerose specie di pesci: tordimerlo, marvizzi e corvine sono abbon-danti. Numerose cernie sostano al ri-paro dei massi e osservano curiose isubacquei, mentre nella parte più pro-fonda nuotano da un rilievo all’altrogrossi dentici. Durante il percorso èpossibile osservare due concrezioni fer-rose, residuo di ancore di epoca bizan-tina. Lungo le pendici di uno dei rilievipiù alti si può osservare un’ampio con-crezionamento della madrepora Clado-cora caespitosa.

In alto, uno sciame di grosse corvine al ri-paro di un masso. In basso, una spettacolareformazione madreporica (Cladocora caespi-tosa). Pagina a fianco, due esemplari ditordo merlo nuotano sulla posidonia.

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PuntaSabina

Il sitoPochi metri al largo della punta si trova ilgavitello sommerso collocato sulla som-mità di un rilievo che giunge a 7 m dallasuperficie. Il sito si sviluppa con moderatapendenza fino alla profondità di 20 mdove sono insediate ampie chiazze di po-sidonia su detrito. Alle quote inferiorisono sparsi accumuli di massi granitici in-framezzati da macchie di posidonia e sac-che di detrito: sono possibili numerosipercorsi.

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I valoriIl fondale è un continuo susseguirsi diemergenze rocciose dall’aspetto squa-drato, fessurate, da accumuli di massi eda macchie di posidonia che cresceanche su roccia. Nelle pozze di detritodove vegeta la posidonia è possibile os-servare grandi nacchere (Pinna nobilis).Sono molto comuni nudibranchi dellespecie Cratena peregrina e Flabellina af-finis, mentre con un po’ d’attenzionesulle grosse spugne nere è possibile in-dividuare piccoli esemplari di Trapaniamaculosa. Nelle pareti in ombra e nellefessure sono diffuse colonie di Eunicellacavolinii e del briozoo Pentapora fascia-lis. Nuvole di castagnole nuotano soprale pietre tra le quali sono comuni cer-nie, corvine e grossi tordi. Saraghi eorate sono dovunque, mentre i denticinuotano alle maggiori profondità.

In alto, la transizione tra la zona illuminata ela zona in ombra è evidenziata dal repentinocambiamento di copertura. In basso, unanacchera. Pagina a fianco, tra le alghe il nu-dibranchio Cratena peregrina.

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Punta dei

Corvi

Il sito250 m al largo della punta è collocato ilgavitello sommerso su un fondale roc-cioso di circa 14 m. Il fondo degrada dol-cemente fino a circa 28 m conun’alternanza di rilievi rocciosi e posido-nia. Le rocce sono costituite da brevi con-trafforti e da accumuli di massi cheformano numerosissimi anfratti e zoned’ombra. Sono possibili numerosi percorsida seguire con attenzione perchè è facileperdere l’orientamento per il ritorno.

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PrincipaliSPECIE PROTETTE

in base ai protocolliinternazionali

Cistoseira strictaCystoseira amentacea var. stricta

Laminaria di Ustica Laminaria rodriguezi Lichene marino Lithophyllum byssoides

Posidonia Posidonia oceanica Cimodocea Cymodocea nodosa

Spugna bianca di grotta Petrobiona massiliana Axinella ramificata Axinella polypoides

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Orecchia d’elefante Spongia lamella Spugna da bagno Spongia officinalis

Spugna nera Sarcotragus spinosulus Verongia cavernicola Aplysina cavernicola

Verongia Aplysina aerophoba Arancia di mare Tethya aurantium

Corallo rosso Corallium rubrum Falso corallo nero Savalia savaglia

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Madrepora a cuscino Cladocora caespitosa Madrepora gialla Leptopsammia pruvoti

Astice Homarus gammarus Aragosta Palinurus elephas

Magnosa Scyllarides latus Magnosella Scyllarus arctus

Magnosella pigmea Scyllarus pygmaeus Granceola Maja squinado

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Patella ferruginea Patella ferruginea Vermeto del marciapiede Dendropoma petraeum

Erosaria Erosaria spurca Zonaria Zonaria pyrum

Ranella Ranella olearia Tritone Charonia lampas

Dattero di mare Lithophaga lithophaga Nacchera Pinna nobilis

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Nacchera spinosa Pinna rudis Stella serpente Ophidiaster ophidianus

Riccio diadema Centrostephanus longispinus Riccio edule Paracentrotus lividus

Squalo elefante Cetorhinus maximus Cavalluccio marino Hippocampus guttulatus

Cernia bruna Epinephelus marginatus Corvina Sciaena umbra

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Indice

Tutela e sviluppo 3Effetto riserva 3Il sistema delle AMP in Sardegna 5Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena 6Secca di Spargi 8Scoglio di Spargiotto 10Scoglio del Pilastrino 12Scoglio del Gotto 14Picchi di Coticcio 16Scoglio di Mortoriotto 18AMP Tavolara Punta Coda Cavallo 21Secca del Papa 23Tegghja Liscia 25Cala Cicale 27Punta Arresto 29Punta Levante 31Relitto Omega 33AMP Capo Carbonara 34Relitto Egle 36Secca di Santa Caterina 38Secca dei Dotti 40Variglioni dei Cavoli 42Nave dei Cavoli 44Punta nord di Serpentara 46AMP Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre 49Secca di Libeccio 51Tunnel 53Colonne 55Relitto del Vaporetto 57Secca Ettore 59Secca Geppetto 61AMP Capo Caccia Isola Piana 62Cala Barca 64Tunnel Azzurro 66Grotta di Nereo 68Grotta del Pozzo 70Grotta del Giglio 72Grotta Falco 74Parco Nazionale Isola dell’Asinara AMP 77Cala Tumbarino 79Punta Tumbarino 81Punta Agnadda 83Punta Pedra Bianca 85Punta Sabina 87Punta dei Corvi 89Specie protette 90Istruzioni per l’uso 96

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Questa pubblicazione contiene indicazioni sulla distribuzione dialcuni organismi protetti e rari sia su scala generale, sia all’in-terno delle AMP. Si richiede a lettori e fruitori una collaborazioneal fine di aumentare la capacità di gestione delle AMP, usandoattenzione nelle visite subacquee in particolare in presenza dispecie protette e comunicando eventuali situazione di degradoo comportamenti scorretti che dovessero essere rilevati.

A tal fine si propongono 10 considerazioni e regole di compor-tamento:1. La biodiversità o diversità delle forme biologiche è patrimonio

del pianeta e deve essere conservata in quanto tale.2. Il benessere umano e la qualità della vita sono obiettivi prior-

itari che non possono prescindere dal benessere dell’intero pi-aneta e dalla conservazione della biodiversità.

3. La natura, della quale fa pienamente parte l’uomo, deve es-sere “tutelata” dalla sua azione, perché egli ha la capacità didanneggiare, alterare e distruggere le risorse e gli equilibri del-l’ambiente, rendendolo più povero e inospitale per sé e per lealtre specie di viventi.

4. Rispetta il mare, le regole di fruizione dell’AMP e, se pratichi lapesca in mare, rispetta leggi e regolamenti sulle zone a diversolivello di protezione, sulle specie pescabili, sulle dimensioni delpescato e sulla quantità giornaliera.

5. Raccogli i tuoi rifiuti, non gettarli in mare. 6. Evita di ancorare sulla prateria di posidonia, cerca zone sab-

biose o ciottolose per l’ancoraggio.7. In immersione mantieni assetto neutro evitando il contatto

con il fondo e con gli organismi marini. Non offrire cibo aglianimali che incontri sott’acqua.

8. In immersione evita di passare sotto le volte al fine di impedireche le bolle d’aria danneggino gli organismi marini.

9. Informati su quali sono le specie protette ed evita di rac-coglierle. Non raccogliere reperti di valore storico o archeo-logico: avvisa l’AMP del loro ritrovamento.

10. Se incontri situazioni di degrado dell’ambiente marino o diminaccia a specie animali o vegetali, segnalale all’AMP.

Istruzioniper l’uso

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