Sanità, si chiude!

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SANITÀ SI CHIUDE! VALDESE, SAN LUIGI, MONCALIERI: GIUNTA E ASSESSORE PREPARANO IL PIANO PER RAZIONALIZZARE SERVIZI E STRUTTURE. E INTANTO COTA PENSA A VENDERE GLI OSPEDALI Autorizzazione del Tribunale di Torino n° 88 del 25/09/07 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – DL 353/2003 (conv. In Legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 n. 1\2013 NUMERO 1 - FEBBRAIO 2013

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Valdese, San Luigi, Moncalieri: giunta e assessore preparano il piano per razionalizzare servizi e strutture. E intanto cota pensa a vendere gli ospedali

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SANITÀ SI CHIUDE!

VALDESE, SAN LUIGI, MONCALIERI: GIUNTA E ASSESSORE PREPARANO IL PIANO PER RAZIONALIZZARE SERVIZI E STRUTTURE. E INTANTO COTA PENSA A VENDERE GLI OSPEDALI

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NUMERO 1 - FEBBRAIO 2013

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Editoriale

Abbiamo letto le dichiarazioni di Paolo Monferino sui presunti risparmi derivati dalle federa-zioni.“Oltre 10 milioni di euro su base annua sulle gare già espletate ed una stima di ri-sparmi per ulteriori circa 4 milio-ni, sempre su base annua, sulle procedure di gara in corso”, si legge in un comunicato dell’as-sessorato del 24 gennaio.E i giornalisti si sono tracannati la notizia tutta d’un fiato. Abbiamo subito, insieme a pochi altri, de-nunciato la bufala(vedi il post sul nostro sito)Solo pochi giorni prima lo stes-so assessore dichiarava, di fronte al consiglio, che l’attività del Valdese sarebbe stata ri-assorbita per intero dalla rete ospedaliera torinese, compo-sta, secondo l’assessore, da 26 ospedali in grado di farsi carico dell’eredità della struttura di via Silvio Pellico. Escluso il Valde-se, però, i presìdi torinesi sono nove, (dati dal sito della Regio-ne Piemonte) più sette strutture private convenzionate. Alcuni di questi, inoltre, operano in attivi-tà completamente diverse. Del-le strutture convenzionate, ad esempio, solamente il Gradeni-go potrebbe occuparsi di parte dei pazienti. Cto e Maria Adelai-de potrebbero essere del tutto inadeguate, mentre il Sant’An-na potrebbe occuparsi del per-corso relativo alla mammella, ma non, ad esempio, operare in ramo oculistico. E sostenere

che si arriva a oltre 20 con gli ospedali della Provincia signifi-ca dire che dal Valdese ad Ivrea in fondo sono “quattro passi”.In particolare si è detto che sa-rebbe stata potenziata l’attivi-tà pomeridiana dell’Oftalmico, mentre nella Città della Salute sarebbe dovuta sorgere una vera e propria “Città delle don-ne”. Contestualmente, però, gli addetti ai lavori hanno denun-ciato un aumento delle liste d’attesa su tutta la rete ospe-daliera. Il direttore dell’AslTo2, Maurizio Dall’Acqua, ha dichia-rato alla Stampa il 25 gennaio scorso: “Finora, al Maria Vitto-ria, l’attesa media era 5mesi. Da quando il Valdese ha inter-rotto l’attività è raddoppiata: per questo siamo stati costretti ad aprire le prenotazioni nel 2014. Di questo passo, se la struttura lo consentirà, saremo costretti a chiedere più sedute operato-rie, ma è evidente che per farlo serviranno più medici e più in-fermieri”.Al di là delle “boutade” de-magogiche sulla Città delle donne (che si aggiun-ge a quella paz-zia organiz-zativa che è la “Città della Salute e della Scien-za”) è evidente che l’In-gegnere non sa fare di conto. Ventisei ospedali (magari privati) se li sarà sognati di notte a Torino, come Zanon che di notte

sognò le “Torri sdraiate” per ri-solvere la questione urbanisti-ca del Masterplan.La realtà ci consegna un ospe-dale con percorsi diagnosti-co-terapeutici che funzionava-no, completamente anientati.Abbiamo successivamente as-sistito alla richiesta ai sindacati di accordare la mobilità d’ur-genza per porre una toppa al tracollo (verso l’alto) delle liste di attesa. Ma non perchè, come affermato dall’Assessore “E’ uno scandalo che ci vogliano cosi tanti mesi per operare una cataratta”, ma perchè grazie a lui le liste d’attesa sono scop-piate. E non sappiamo ancora (ma ci immaginiamo) cosa suc-cederà sulle donne da tratta-re e gestire con il tumore alla mammella. Perchè sulle liste di attesa e sui numeri di questa Regione è calato il silenzio.

È carnevale: le bugie le porta Monferinodi Gabriele Gallone

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REDAZIONE A CURA DI ANAAO PIEMONTE

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@gabrielegallone

INDICEAttualitàPericolosi o incompetenti? pag. 4di Gabriele Gallone

Piemonte, sanità in vendita pag. 10di Andrea Dotti

Primo pianoIl futuro del Valdese pag. 16Intervista a Beppe Avgliero a cura di Andrea Dotti

Piemonte, scure sulla sanità pag. 20di Andrea Dotti

Attività sindacaleValdese, nota sindacale sulla mobilità pag. 24

Stato di agitazione a Moncalieri pag. 25

Gallerie

I lavoratori a difesa dell’emodinamica pag. 8

Manifestazione contro la chiusura del Valdese pag. 18

Manifestazione contro la politica sanitaria della Regione pag. 22

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Attualità

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PERICOLOSI O INCOMPETENTI?

32 mila firme raccolte in dieci giorni: è la risposta del territorio alla chiusura del laboratorio di emodi-namica dell’ospedale San Luigi di Orbassano

Il caso che vi illustriamo è poco conosciuto dai cittadini (purtrop-po). Eppure costituisce un esem-

pio mirabile di quale livello di scel-leratezza vi possa essere quando si affida la gestione della sanità a persone non competenti e pres-sappochiste. La delibera del 28 dicembre 2012 (DGR n. 26-5149) riorganizza la rete dei laboratori di emodinamica cancellando quella dell’ASO San Luigi, di Moncalieri e di Ciriè (quest’ultima compensa-ta dalla apertura di Ivrea) aprendo quella di Domodossola oltre ad altri rimaneggiamenti sulla distribuzio-ne dei laboratori piemontesi.Per quanto riguarda l’Ospedale San Luigi esso era, fino a poco

tempo addietro, un ospedale di ri-ferimento (pagina 60 del PSSR ap-provato con DCR 167-14087 del 3 aprile 2012.Tale collocazione, avvalorata an-che dal fatto che si tratta di azienda ospedaliero-universitaria e come tale, ospedale di insegnamento, era stata rimarcata anche all’inter-no della Federazione 3. Pertanto l’ASO San Luigi risultava “Hub” e ospedale di riferimento, al pari dell’ASO Mauriziano che insiste nella stessa Federazione.Dopo una fase di analisi sviluppata da un gruppo di cardiologi in seno all’Aress viene ipotizzata dall’As-sessorato la chiusura della emodi-namica di Rivoli. Su tale ipotesi la

Commissione unanimemente con-corda meno la Dott.ssa Conte, ex primario della cardiologia di Rivoli, la quale ritiene che l’alto numero di procedure effettuate da Rivoli do-vrebbe consigliare altre soluzioni all’interno della Federazione 3.Perchè tutti erano d’accordo (meno uno) a chiudere Rivoli? Per un ba-nalissimo motivo: Rivoli ha un solo angiografo fisso e un angiografo portatile (che dovrebbe essere utilizzato solo in casi di necessità estrema), ha una situazione logi-stica più problematica. Il San Lu-igi oltre ad essere centro di riferi-mento, ha due sale con angiografo fisso, una logistica invidiabile (con la rianimazione accanto appena

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inaugurata e l’accesso diretto delle ambulanze) e ovviamente tutta l’e-modinamica è nuova di zecca.La osservazione relativa al nume-ro elevato di procedure effettuate a Rivoli non era però fuori luogo. La problematica riguardava semmai la possibilità di preservare la fun-zionalità diagnostica e terapeutica delle strutture coinvolte nei con-fronti della utenza.Una soluzione sembra trovarsi alla conclusione dei lavori della com-missione dell’Aress. Nel frattempo, il 3 agosto si erano alzati altissimi ululati da parte del consigliere re-gionale Boeti sulla paventata chiu-sura di Rivoli (dove è stato per di-versi anni Sindaco).Alla fine la soluzione finale pro-spettata dal gruppo di dell’Aress sarebbe quella di far confluire le due emodinamiche di Rivoli e Or-bassano per farne una sola “ma più importante”.Questo avrebbe implicato la messa in rete dei laboratori o comunque la creazione di una unica equipe in grado di effettuare in una sola strut-tura tutte le procedure fino a quel momento effettuate in due centri diversi.Nel frattempo, ad agosto, succede un fatto non irrilevante. In pieno e costante blocco dei contratti, delle assunzioni, delle nomine primaria-li e dei Capi Dipartimento, pena la decapitazione dei neo-Direttori Ge-nerali, viene bandito ed espletato un concorso per la nomina del pri-mariato di Cardiologia dell’Ospe-dale di Rivoli (vacante da quando la Dott.ssa Conte si era trasferita al Mauriziano). Del fatto si occupano anche i giornali in seguito ad una nostra segnalazione sul sito web dove esplicitiamo la nomina assai “sospetta”. Le giustificazione del Direttore Cosenza sono ridicole (e l’ex DG Rabino ora direttore di Federazione ne prende subito le distanze) mentre Monferino (che tutto dovrebbe vedere e controllare come l’occhio di Sauron) se la cava parlando di “incomprensioni” con il Direttore Generale Dott. Cosenza.Fatto il Primario e minacciata la

“rivoluzione” da parte del consiglie-re Boeti, nel caso di chiusura del-la emodinamica di Rivoli, si arriva all’ultima incredibile decisione: a chiudere dovrà essere l’emodina-mica del San Luigi.Ma questa è solo la cronologia di una assai dubbia logica program-matoria. Una logica che potremmo sintetizzare così:Orbassano HUB – Emodinamica Rivoli chiude – Emodinamica Rivoli non può chiudere – si fa un cen-tro solo ma più importante – non si assumono primari fino a nuovo ordine – si fa il primario a Rivoli – Emodinamica orbassano chiuderà – Orbassano non è più HUB.Si vuole far notare che tutte le frasi sintetiche elencate sopra proven-gono dalle stesse persone che dovrebbero gestire la sanità in Pie-monte. Si chiama sindrome bipo-lare o malafede o incapacità (fate voi).Ecco perchè è partita la raccolta di firme (32 mila cittadini hanno fir-mato in 4 giorni), ecco perchè ab-biamo indetto una assemblea per venerdì 18 gennaio presso l’ASO San Luigi dove verrà annunciata come l’ANAAO intende contrasta-re lo scempio all’intelligenza di tali iniziative.Le firme raccolte sono state messe sul tavolo di fronte alla assemblea indetta da tutte le organizzazioni sindacali della dirigenza mediche, sanitaria, tecnica, amministrativa e del comparto il giorno 18 gennaio 2013 e di cui produrremo a breve la documentazione video.Una assemblea con la sala stra-colma (oltre 450 persone) e 10 consiglieri regionali (tutte le forze politiche eccetto la Lega Nord), un parlamentare, il vicepresidente del consiglio regionale, l’Università rappresentata dal Prof. Furlan e i Sindaci e i consiglieri comunali del territorio (Orbassano, Rivalta, Bei-nasco per citarne alcuni).Ma torniamo al problema di tale decisione improvvida della Giun-ta Regionale che cancella alcune emodinamiche importanti come Orbassano e Moncalieri.

La decisione è innanzitutto uno sfregio al consiglio regionale. Per quanto riguarda il San Luigi infat-ti, essendo quest’ultimo un centro di riferimento (lo dice il Piano so-cio-sanitario), ribadito in plurime sedi e incontri anche con la cit-tadinanza (me ne ricordo uno in particolare dove Morgagni, allora DG del San Luigi, accompagnato da Monferino, andarono al Comu-ne di Orbassano a magnificare la collocazione strategica dell’ASO stessa quale “Hub”) viene di fatto declassato. Senza la Emodinami-ca il San Luigi passa di fatto ad un ruolo di ospedale cardine. Il fatto è che il provvedimento che muta la collocazione dell’ASO San Lu-igi all’interno della rete ospedalie-ra non è di pari rango ma è solo una delibera di Giunta Regionale. Per modificare la collocazione del San Luigi si doveva rifar votare il Consiglio Regionale, cosa eviden-temente non possibile in quanto il Consiglio Regionale in data 30 ot-tobre aveva votato (maggioranza e opposizione insieme) un ordine del giorno in cui si invitava la Giunta a mantenere le emodinamiche.L’atto della Giunta è, a parere an-che di autorevoli pareri legali che abbiamo richiesto, passibile di an-nullamento.Un altro fatto, incontrovertibile, è che la Giunta approvò in data 7 aprile 2011 la DGR 13-1826 sui requisiti dei laboratori di emodina-mica. In essa, ad esempio di affer-mava:

“Non sono più previsti laboratori di emodinamica con attività esclusi-vamente diagnostica o senza re-peribilità’ 24h/24 e 7giorni/7 per la necessità – anche nell’interventisti-ca elettiva – di reintervenire sul pa-ziente fuori dell’orario di lavoro or-dinario, per eventuali complicanze”

Nella premessa la giustificazione di tale provvedimento era la se-guente:

“E’ necessario rivedere i requisiti strutturali ed organizzativi e gli in-

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Attualità

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dirizzi di organizzazione della rete previsti dalla D.G.R. n. 47 – 8608 del 14.4.2008 anche perchè tali di-sposizioni non sono più in linea con il recente avvio della rete interospe-daliera per l’emergenza coronarica che prevede centri di emodinamica con tutti i requisiti previsti nell’alle-gato del presente provvedimento e idonea copertura del territorio regionale, con tempi di accesso compatibili a garantire il trattamen-to tempestivo più appropriato nelle emergenze cardiologiche secon-darie a procedure eseguite nelle ore precedenti”.

Malgrado questo, si attiva un labo-ratorio “in via sperimentale” nell’A-SL del Verbano-Cusio-Ossola, unanimemente considerato inutile e altamente sconsigliabile dalla Commissione Aress che avrà ora-ri verosimilmente 8-16 dal Lunedì al Venerdì. Di questo argomento ci eravamo già occupati provocando altissimi ululati del consigliere re-gionale PD Reschigna, del Con-sigliere Regionale PdL Cattaneo (ambedue della zona VCO), del Presidente della “rediviva” Provin-cia VCO e del sindaco di Domo-dossola. Il fatto che il laboratorio di emodinamica sarà strettamente integrato con quello di Novara è una foglia di fico che porrà ulteriori problemi agli emodinamisti di No-vara, dato che nel VCO i cardiologi non sono in grado di gestire tale tipo di procedure. La Commissione Aress precisava per la zona di Ver-bania-Domodossola (Federazione Nord Est):

“Si sconsiglia l’apertura di un nuo-vo Laboratorio di emodinamica a Domodossola, per quanto decen-trato, in quanto avrà sempre una popolazione ridotta da trattare, con qualità prestazionale non adegua-ta agli standard europei”

In un’altra parte del documento si precisava che sarebbe stato oppor-tuno, nelle zone con basso nume-ro di abitanti, potenziare trasporto e trombolisi (a proposito, dove è

finito l’elicottero per il trasporto not-turno che due anni fa prometteva Monferino?).Relativamente a questa scandalo-sa decisione della Giunta, che sta-va già maturando nel mese di otto-bre, con trionfalistiche dichiarazioni della brigata Reschigna-Cattaneo, il nostro sindacato parlava aperta-mente di “mercato delle vacche”. Infatti è evidente che nella questio-ne sia entrato (sempre per interes-si bottega elettorale) il baratto con la chiusura del punto nascite a Do-modossola. Per questa operazione sono stati stanziati quattro milioni e 200 mila euro dal DG di Verbania (vedasi documento inviato ai Capi Dipartimento con il dettaglio).Sulla questione abbiamo fatto di-chiarazioni a mezzo stampa a cui sono seguite critiche talmente feroci (vedi anche questo articolo) che ci pare di aver colto nel segno. Domodossola è, per dirla con una allitterazione il “crocicchio dell’ac-crocchio” senza tener in alcun con-

to sicurezza ed efficienza.La questione finale riguarda però (o meglio ancora) la sicurezza. Lo spostamento di 1.000 procedure dal San Luigi a Rivoli e di 1.600 da Moncalieri alle Molinette determina costi aggiuntivi e acquisto di appa-recchiature ed ampliamenti oltre a personale (ovvero costi). Cosa che invece nella DGR di riorganizza-zione è esplicitamente esclusa.Ad esempio ad Orbassano vi sono due sale con angiografo fisso men-tre a Rivoli un angiografo fisso ed uno portatile. La DGR sui requisiti minimi precisa che è necessario avere:

“Una sala di Emodinamica “com-pleta” con cardioangiografo fisso a pavimento o a soffitto con caratte-ristiche “ottimali”Una sala con sistema radiologico “portatile” affidabile e di alta qualità da utilizzare in caso di malfunzio-ne o nei momenti di manutenzione del sistema fisso. La dotazione mi-

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nima è caratterizzata da una sola sala con strumentazione radiologi-ca fissa, poiché il solo apparecchio radiologico portatile risulta insuffi-ciente per l’attività interventistica d’emergenza nell’infarto acuto, per i limiti di tenuta nei casi complessi e prolungati”.

E’ possibile immaginare che trasfe-rendo 1.000 procedure a Rivoli non sia necessario fare investimenti in una altra sala di emodinamica? Va detto che sommando le procedure di San Luigi e Rivoli in un centro solo si totalizzerebbe un numero di procedure che nessuna emodina-mica in Piemonte sostiene. Credo sia inevitabile effettuare investi-menti a meno di correre rischi che sarebbe meglio evitare. Le stesse Molinette non possono permetter-si di accogliere 1.600 procedure in più senza creare altre due sale di emodinamica.Inoltre c’è un problema correlato ai posti letto.

Ogni 1.000 procedure si stima sia-no necessarie 1.500 giornate di de-genza (considerando una degenza media di 5-7 gg per un infarto e di 1 giorno per le altre procedure). Ov-vero 4-5 letti in più con tutto ciò che ne consegue (ovvero costi tra cui anche quello di personale, a meno di fornire assistenza inadeguata). Alle molinette il fabbisogno sareb-be doppio (10-12 letti).Delle due l’una: o si aumentano i costi (e la DGR dice espressamen-te di no, nessun aumento di at-trezzature e personale) oppure gli standard di sicurezza diminuiranno paurosamente (il che per una pa-tologia coronarica acuta può fare la differenza tra la vita e la morte). Se non aumenteranno i posti letto, ad esempio, potremmo trovarci di fronte a casi di pazienti sottoposti con urgenza ad angioplastica e poi rispediti in pronto soccorso in atte-sa di un posto letto (manco fossi-mo nel terzo mondo).Chiederemo al TAR la sospensio-

ne della delibera di riorganizza-zione in quanto contraria al PSSR (declassamento di fatto dell’ASO San Luigi) e contraria alla DGR relativa agli standard di sicurezza (Domodossola).Chiederemo l’intervento dei NAS con un esposto alla Procura di Tori-no per verificare se, senza aumen-to di attrezzature e personale, tra cui posti letto aggiuntivi) è possibile mantenere standard adeguati di si-curezza per i pazienti.Presenteremo un esposto alla Corte dei Conti nel caso vengano effettuati investimenti ovvero spe-se di qualsivoglia natura per ade-guare gli standard di sicurezza in quanto contrari alla disposizione della DGR di riorganizzazione che stabiliva l’assenza di costi ulteriori. In ogni caso chiedere verifiche alla Corte dei Conti sulla opportunità di spendere 4 milioni e 250 mila euro per una emodinamica inutile (Do-modossola) e sulle penali che ad esempio l’azienda San Luigi dovrà pagare (circa 10 milioni di euro) relative alla chiusura anticipata di contratti connessi alla chiusura della emodinamica.

Sono quattro le mozioni che verranno presentate martedì 29 gennaio durante la seduta del consiglio regionale del Piemon-te. I testi sono presentati dai con-siglieri Boeti e Laus del gruppo del Pd e da Cantore e Motta del Pdl. I firmatari sono bipartisan e sono quasi il 50% dei consiglieri.Non sono tuttavia presenti le fir-me dei consiglieri di Lega, Pen-sionati per Cota, Progett’Azione, Rifonazione comunista, Italia dei valori, Moderati e Movimento 5 Stelle. Non firmatari anche alcu-ni consiglieri di Pd e Pd.Su www.anaaopiemonte.it è possibile scaricare il testo delle mozioni e l’elenco dei consiglieri firmatari e di quelli non firmatari.

Quattro mozioni consigliari contro la delibera

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GALLERIA18 GENNAIO 2013, I LAVORATORI A DIFESA DELL’EMODINAMICA

La mobilitazione dei dipendenti e dei sindacati, sfociata nell’assemblea di venerdì 18 gennaio, la quale ha visto una corposa partecipazione. Complice il clima della campa-gna elettorale, all’assemblea erano presenti gli esponenti di maggioranza e opposizione del consiglio regionale del Piemonte. Ma dai sindacati è arrivata una richiesta unanime: “Sfiduciate gli assessori”. L’Anaao Assomed, intanto, ha annunciato il ricorso al Tar con-

tro la delibera di giunta e ha chiamato in causa l’intervento della corte dei conti.

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GALLERIA18 GENNAIO 2013, I LAVORATORI A DIFESA DELL’EMODINAMICA

La mobilitazione dei dipendenti e dei sindacati, sfociata nell’assemblea di venerdì 18 gennaio, la quale ha visto una corposa partecipazione. Complice il clima della campa-gna elettorale, all’assemblea erano presenti gli esponenti di maggioranza e opposizione del consiglio regionale del Piemonte. Ma dai sindacati è arrivata una richiesta unanime: “Sfiduciate gli assessori”. L’Anaao Assomed, intanto, ha annunciato il ricorso al Tar con-

tro la delibera di giunta e ha chiamato in causa l’intervento della corte dei conti.

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Primo piano

La Regione ha un buco da 6,4 mld. Per colmarlo vuole cedere ai privati parte degli immobili ospe-dalieri.Una voragine da 6,4 miliardi. A tanto ammonta il buco nelle cas-se piemontesi secondo la Corte dei conti. E la cifra sembra anche sottostimata: il debito complessi-vo potrebbe infatti sfiorare 10 mi-liardi di euro.Un rosso difficile da risanare con la spending review. E così la giunta guidata da Roberto Cota ha pensato a un’altra soluzione: impegnare il patrimonio immobi-liare regionale.E per farlo si è rivolta a un ex manager Fiat. La pianificazione è stata infatti affidata a Ferruc-cio Luppi, ex dirigente di Casa Agnelli. Per lui niente deleghe, ma

una consulenza di 100 mila euro per portare a termine il lavoro.OSPEDALI AI PRIVATI. La cura è stata individuata nella creazio-ne di due fondi immobiliari, attra-verso i quali la Regione intende valorizzare il patrimonio e risana-re parte del debito: asticella fissata a 400 milioni per il primo anno. Nello specifico, si tratta di creare due fondi.Il primo riguarderebbe il patrimo-nio immobiliare del Piemonte, nel quale rientra lo stesso palaz-zo della Regione in costruzione. Agli investitori privati andrebbe il 66%, mentre il 33% rimarrebbe a gestione pubblica.Nel secondo, invece, entrereb-

bero i beni immobili della rete sanitaria. Si tratterebbe quindi di cedere parte del patrimonio di Asl e reti ospedaliere a investitori privati: in questo caso il 33%. In poche parole, gli ospedali saranno usati per fare cassa.La medicina per curare le casse malate, dunque, ha il sapore di un’operazione finanziaria. I fon-di immobiliari verrebbero affidati a una società esterna di gestio-ne del risparmio (Sgr) che ha il compito di massimizzare il valore delle proprietà attraverso specu-lazioni finanziarie, suddividendo l’eventuale reddito tra gli investi-tori, Regione compresa.

PIEMONTE, SANITA’ IN VENDITA

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C’è di più: la società potrà antici-pare alla Regione la cifra investi-ta per la partecipazione. Si tratte-rebbe di una sorta di prestito. In sostanza, il Piemonte si indebita per coprire i debiti.SVENDITA DI IMMOBILI. Uno degli scenari possibili è la sven-dita degli immobili appartenenti agli ospedali, un’eventualità che preoccupa gli addetti ai lavori. Il patrimonio comprende nosocomi, poliambulatori e uffici ma anche le macchine per la diagnosi e la cura. Il rischio quindi, in buona sostanza, è la privatizzazione di fatto del sistema sanitario regionale.A lanciare l’allarme sono stati i sindacati confederali, che in un documento unitario hanno de-nunciato i rischi potenziali di que-sta scelta. «Appare evidente che, per soddisfare le aspettative degli investitori privati, si intende pro-cedere alla esternalizzazione di pezzi pregiati del sistema sanita-rio, senza curarsi dell’importanza strategica che le strutture diagno-stiche rappresentano per le atti-vità di degenza e cura. Si rischia di perdere professionalità e posti di lavoro e di avere un servizio di minor qualità e con costi maggiori».MENO ASSISTENZA PUBBLI-CA. Secondo i sindacati, inoltre, «la creazione del Fondo immobi-liare sanitario comporterà la perdi-ta di titolarità nella gestione degli immobili da parte delle Aziende sanitarie, con evidenti complica-zioni riguardanti i costi di manu-tenzione e ristrutturazione e sarà inevitabile la cessio-ne di servizi fondamen-tali per i processi di cura dei pazienti».Il servizio pubblico rischia dunque di sfiorire. I gestori privati della sani-tà potrebbero non avere interesse a investire nel set-tore, né tanto meno spende-re per opere di manutenzione

e ricerca, visto che l’obiettivo pri-mario è guadagnare. Si tratta di una speculazione sugli immobili, quindi, e non di un investimento sul sistema sanitario.Qualità del servizio e privatizza-zione, dunque, sono le maggiori preoccupazioni che gravitano in-torno all’ipotesi.Carlo Manacorda, economista dell’Università di Torino, non esita a bollare le scelte della giunta re-gionale come «finanza creativa». Il timore più grande è l’allarga-mento del debito e la creazione di una nuova voragine nelle casse della Regione.«Sono un liberista convinto e non sono contrario ai fondi immobiliari in assoluto», ha detto il professore «il problema di fondo è l’uso che se ne fa. Questi stru-menti sono pensati per creare reddito e non per coprir-lo».Nelle parole di Manacor-da si per-cepisce la forte preoc-cupazione sulla gestio-ne del debi-to. Paure che i fondi immobi-liari non affie-voliscono. Anzi, il rischio di un ulteriore inde-

bitamento è concreto.IL NODO DELLA QUOTA ANTICIPA-TA. «C’è da pensare che la Re-gione si troverà a dover pagare un affitto alla società di gestione. E poi c’è la questione della quota anticipata, che dovrà prima o poi essere restituita».Senza contare, infine, il contesto economico in cui vive il mercato immobiliare. «Il meccanismo del fondo immobiliare è strettamente collegato al mercato. In periodi floridi questo si traduce nella sud-divisione dei guadagni tra i parte-cipanti, ma in momenti di crisi non bisogna sottovalutare il rischio di eventuali perdite».

Andrea DottiLettera43, 17 dicemre 2012

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LE “BUGIE” LE PORTA MONFERINO

E’ CARNEVALE

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T O R I N O15 FEBBRAIO 2013

PIAZZA CASTELLOMANIFESTAZIONE CONTRO LA POLITICA SANITARIA DELLA REGIONE

L’uomo che “anima” le membra del governatore Cota è Ferruccio Luppi, ex manager FIAT, con diversi incarichi in società come Ferrari e CnH (trattori), finanziarie della galassia della multinazionale torinese, e membro del direttivo del Generale de Santè, società con 110 strutture di cura private e 23 mila dipendenti in Francia.Tra i molteplici incarichi che solitamente questi “supermanager” svolgono contemporaneamente ce ne sarebbe uno che confliggerebbe non poco con il ruolo affidatogli dal presidente Cota: è membro del CDA del più grande Ente di gestione di fondi immobiliari (IDEA-Fimit). La IDEA-Fimit è una SGR con 10 miliardi di masse in gestione e 31 fondi immo-biliari di cui 5 quotati nel segmento MIV, Mercato Telematico degli Investment Vehicles, di Borsa Italiana.Sicuramente consigliato da Monferino, Cota ha deciso di assoldarlo con un contratto (rinnovato di recente) di 100.000 euro l’anno per creare un mostro giuridico-finanziario che punterebbe a cartolarizzare i beni delle aziende sanitarie e gli stessi ospedali inserendoli in due fondi immobiliari.In sintesi: ospedali e beni delle aziende finirebbero in un fondo gestito anche da privati che mirerebbe a “valo-rizzare” i beni delle aziende. Grazie a questa caritatevole opera di salvaguardia, la Regione pagherebbe le spese di gestione e corrisponderebbe un “affitto” per l’uso delle strutture sanitarie confluite nel fondo a fronte del quale, gli investitori privati ed istituzionali, corrisponderebbero un po’ di milioni di euro per sanare parte dei debiti della Regione.Operazioni di questo genere sono già state attuate e sono fallite miseramente. Ma, guarda caso, sono state un affare per le “locuste” dei fondi immobiliari abituate a succhiare la polpa del patrimonio immobiliare pubblico per fare affari.Il Prof. Manacorda, ordinario di Economia, ed editorialista della Stampa ha scritto una analisi approfondita che schian-ta l’operazione senza appello e che conclude affermando: “A conti fatti la Regione Piemonte, vittima di operazioni di finanza creativa ereditate dai precedenti governanti, non si avvii sulla stessa strada. Pensi sempre ai poveri cittadini che, già oberati dai debiti sui derivati, in un domani potrebbero trovarsi a dover pagare cari prezzi per altre operazioni di ingegneria finanziaria”. TUTTI DEVONO SAPERE: STAMPA E DIFFONDI IL VOLANTINO!

FERMIAMO LA FINANZA CREATIVA

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LE FEDERAZIONI HANNO GIÀ FATTO RISPAR-MIARE 14 MILIONI Le federazioni hanno appena completato il trasferimento del perso-nale loro assegnato e da maggio 2012 non hanno neppure aggiudi-cato una gara (la maggiorparte non ne ha indetta alcuna). I risparmi sono stati ottenuti dalle aziende sanitarie tramite rinegoziazioni. Però le Federazioni hanno “succhiato” già 1 milione e 200 mila euro in stipendi e spese varie.LE FEDERAZIONI SONO CENTRALI DI ACQUI-STO UNIFICATEResta in vita il carrozzone di carnevale di SCR, un burosauro che è costato 85 milioni in 5 anni, finendo in vari filoni di indagine di rilievo penale. Cinquantuno dipendenti per duplicare funzioni già duplicate ovvero gare per acquisizione di beni e servizi.NEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE VI È ESUBERO DI PERSONALEIn due anni, per bocca dello stesso Assessore, a seguito del blocco del turn over e del blocco delle assunzioni, sono stati persi circa 3.000 dipendenti di cui 1.600 del ruolo sanitario. Vi sono gravi caren-ze e non eccedenze.IL PIEMONTE È TECNICAMENTE FALLITO. SIA-MO IN BANCAROTTAIl giorno dopo la infelice esternazione alla Commissione parlamen-tare, viene convocata una precipitosa conferenza stampa con il Go-vernatore Cota. Per smentire quanto detto. Non aggiungiamo altro. A volte si sbugiarda da solo.VALDESE1: NON VI SARANNO RIPERCUSSIONI SULLE LISTE DI ATTESA DOPO LA CHIUSURALa DG Briccarello convoca a rotta di collo i sindacati per chiede-re mobilità d’urgenza e far aprire le sale operatorie all’oftalmico al pomeriggio. Alla To2 il DG dall’Acqua è costretto a prenotare gli in-terventi nel 2014. Per le donne da operare al seno va pure peggio ma cala il silenzio sulle liste di prenotazione. Le liste di attesa sono trasparenti come i tracciati radar di Ustica.

VERO FALSO

VERO O FALSO?

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VERO O FALSO?VALDESE2: “IL VALDESE, LO RICORDO, È UNO DEI 26 (VENTISEI!) OSPEDALI CHE ABBIAMO A TORINO”Torino ha 9 ospedali pubblici, alcuni dei quali non erogano servizi che erogava il valdese. Ci sono però 23 Licei scientifici. Non sappiamo dove abbia visto tutti questi ospedali. Bisogna chiarirgli ad esempio che le croci sulle chiese di Torino non sono sede di presidi sanitari o del 118 ma luoghi di culto.NON SARÀ PIÙ POSSIBILE APRIRE EMODINA-MICHE CHE NON SIANO OPERATIVE H24Deliberata la apertura di una emodinamica a Domodossola con ora-rio 8-16 da Lunedì al Venerdì. Vietato avere l’infarto nel week end. Costo 4 milioni e mezzo di euro grazie ad un inciucio bipartizan in Val d’Ossola.LA CHIUSURA DELLE EMODINAMICHE DI MON-CALIERI E ORBASSANO SARÀ A COSTO ZERO “Chiusura del servizio di Emodinamica del Ospedale San Luigi di Or-bassano la cui attività verrà riassorbita dall’Ospedale di Rivoli poten-ziato in termini strutturali e tecnologici.” (comunicato stampa 23 gen-naio). Stessa ovvia conseguenza per il potenziamento dell’Ospedale Molinette. Costo chiusura emodinamica di Orbassano: 10 milioni di euro (pagamento di penale alla ditta fornitrice)LA GESTIONE DEI FARMACI OSPEDALIERI CO-STA TROPPO L’ammontare dei farmaci scaduti del 2011 è equivalente allo 0,061% dell’intera spesa sanitaria. Tra i più bassi valori in Italia.ENTRO LA FINE DEL 2011 LA CORTE DEI CONTI AVRÀ I BILANCI DEL 2011, NELLA PRIMAVERA DEL 2013 RICEVERÀ QUELLI DEL 2012Era il 4 settembre 2012. La Corte dei Conti aspetta... Aspetta...

QUESTO ASSESSORE E’ INADEGUATO?

VERO FALSO

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Primo piano

di Andrea DottiIl futuro dell’ospedale Valdese non è chiaro, ma la chiusura sembra ormai cosa fatta. Qual è, ad oggi, la situazione?I “Service”, cioè la componente privata che partecipava alla spe-rimentazione gestionale presente all’interno del Valdese, hanno ces-sato la loro attività il 31 dicembre per man-cato rinnovo del contratto. Sono rimaste attive, per ora: la Car-diologia, la Gastroentero-logia, la Chi-rurgia genera-le, – almeno fino a fine febbraio - , il Labora-torio Analisi, l’ Anatomia pato-

logica, l‘Oncologia, la Radiologia, l’Anestesia Rianimazione e il servi-zio Dietistico. Nel frattempo è stato stilato da parte della Direzione Generale un programma di spostamento delle attività, su indicazione dell’Asses-sore. Nel programma è previsto il trasferimento di parte dei dipen-denti al poliambulatorio di via Silvio Pellico 28. E questa nuova colloca-zione dovrebbe riguardare anche

l’ Oncologia e la Cardiologia riabilitativa. Ma è una situa-zione intrisa di incertezza. L’attività si è molto ridotta: è stato bloccato, ad esem-pio, il percorso diagnosti-co-terapeutico del tumore della mammella. Vede qualche spiraglio che possa scongiurare la chiusura?Personalmente me lo au-guro. Ma se, nonostante gli interventi del sindaco di

Torino Piero Fassi-no, del mi-

n i s t r o R e -n a t o B a l -duzzi e del sena-t o r e Igna-zio

Marino, si è continuato a perse-verare nella stessa direzione non posso che essere pessimista. Ciò che più di tutto addolora e col-pisce è che le decisioni dell’As-sessorato sono state prese senza il minimo confronto: niente convo-cazione della commissione Valde-se, prevista, sia pure con semplice potere consultivo, dalla legge Re-gionale del 2004. C’è stato soltan-to un incontro tra l’Assessore alla Sanità e il Moderatore della Tavola Valdese, in presenza del Ministro della Sanità, in cui è stata ribadi-ta da parte dell’Ingegner Monferino la volontà di chiudere l’Ospedale a prescindere. Rimarrà solo il poliambulatorio: una struttura nata come appoggio all’o-spedale. Spostarvi alcune attività cliniche potrebbe risultare molto pericoloso, sia per i dipendenti sia per i pazienti, in quanto la struttura non è stata concepita, ad esempio, per l’attività di day hospital; gli im-pianti per l’ossigeno sono limitati al piano terreno (la struttura si com-pone di 3 piani), non ci saranno più a disposizione in loco il laboratorio e la radiologia, non ci sarà alcuna possibilità di degenza, neppure temporanea. Bisognerà valutare attentamente se potrà essere una soluzione idonea ed apportarvi in ogni caso le opportune modifiche strutturali ed organizzative.Che ne sarà dei pazienti in cura al Valdese?

IL FUTURO DEL VALDESE4.500 pazienti in follow up e 600 interventi, dei quali 450 su tumo-ri. Sono i dati relativi all’ospedale Valdese di Torino, che dal 31 dicembre scorso si sta lentamente spegnendo a causa della de-cisione della giunta Regionale e dell’assessore alla Sanità Paolo Monferino. La scelta di chiudere l’ospedale non è passata inosser-vata e ha scatenato la reazione dei lavoratori, dei pazienti e della cittadinanza torinese. Abbiamo chiesto a Beppe Avogliero, Segre-tario aziendale Anaao dell’Asl To1 e responsabile della riabilitazio-ne cardiologica della struttura, di darci la sua opinione.

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Il percorso della patologia della mammella, secondo i program-mi illustrati dalla Regione, sarà dirottato sulla Città della Salute e sarà riaperta l’attività di scree-ning del tumore della mammel-la presso l’ ospedale Martini. Io non so quale sia la possibilità di accoglienza da parte di queste strutture delle pazienti che affe-rivano al Valdese (4.500 donne tra cicli di chemioterapia e follow up, 600 interventi, dei quali 450 tumori), poiché è ancora tutto da valutare. Di una cosa sono sicu-ro: le decisioni sono state prese senza una preventiva verifica dei dati e della distribuzione precisa degli interventi, tenendo conto che le strutture destinate ad ac-cogliere le pazienti hanno già un significativo carico di lavoro. Altre patologie afferenti, in nume-ro anche significativo, al Valdese verranno semplicemente abban-donate, costringendo i pazienti alla ricerca di altre strutture dove ricevere assistenza. Parlo ad esempio, dell’ Oculistica, dell’Or-topedia e della Neurologia.Ricordiamoci che l’Ospedale Valdese di piccolo ha solo le di-mensioni, ma non dal punto di vista del volume e della qualità dell’attività, che è ben al di là del-le sue dimensioni.Si intaseranno i reparti…Si allungheranno le liste d’atte-sa, vi saranno difficoltà nel gesti-re i diversi follow up, ci sarà un ulteriore ritardo, ad esempio, tra diagnosi ed intervento terapeu-tico. E il futuro dei dipendenti?Per quanto riguarda la dirigenza medica, che è ciò che mi compe-te, non resta che attendere le di-rettive sulla mobilità. La chirurgia dovrebbe spostarsi totalmente al Martini. La radiologia tra Martini e Oftalmico. Stiamo comunque parlando di voci di corridoio: non vi è nulla di certo. Per ora si va avanti a proroghe, che oltre a creare disagi organiz-zativi, creano difficoltà dal pun-to di vista psicologico. Stiamo parlando di persone che hanno

sviluppato la loro professionalità al Valdese, con una programmazione realizzata, da sempre, per rispon-dere alle esigenze dei pazienti. A volte sembra di trovarsi nella stessa condizione del condannato a morte a cui rimandano l’esecu-zione. Siamo in un limbo: in questo momento credo proprio che il livello di burn out sia molto alto.Che fine faranno i macchinari del Valdese?Si spenderanno decine di migliaia di euro per spostare, ad esempio, la Tac all’Oftalmico. Mentre sulle altre attrezzature ancora non si sa nulla. Senza contare i lavori di ri-strutturazione iniziati l’anno scorso, in cui si stanno spendendo oltre 5 milioni di euro. La nuova endoscopia digestiva è stata da alcuni giorni completata, ma non verrà mai utilizzata.Le sale operatorie (quattro, di cui due ristrutturate 3 anni fa con una spesa di oltre un milione di euro da parte dell’ASL TO1) sono destinate ad essere chiuse e mai più utiliz-zate, trasformate in cattedrali nel deserto.

Che senso ha, quindi, chiudere l’ospedale? Quando la politica decide di ta-gliare, solitamente, viene usato il termine “razionalizzare”. Questo lascia intendere che certe decisioni siano prese per risparmiare. L’unico risparmio può arrivare dalle prestazioni che non vengono più effettuate. Ma attenzione, se è vero che ogni prestazione fatta ha un costo, è altrettanto vero che ogni prestazione non garantita ha un altro costo. Si tratta di un costo in termini sociali che pagheremo più avanti, sarà un costo molto più alto e lo pagheremo comunque. Quindi niente risparmio?Esattamente, ma la cosa più gra-ve di tutte è che non c’è mai stata la sensibilità e l’onestà di pensiero nel confrontarsi con operatori, cittadini e pazienti. Perché è assolutamente corretto essere convinti delle proprie idee, ma, proprio per questo, non può venire a mancare il diritto di confronto democratico tra le parti in causa. Nel corso della mia carriera non mi era mai capitata una cosa del genere.

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GALLERIA1 DICEMBRE 2012, MANIFESTAZIONE CONTRO LA CHIUSURA DEL VALDESE

I service che operavano al Valdese hanno cessato la loro attività. Mentre è solo que-stione di tempo prima che anche le attività smettano di funzionare. Finisce così la storia dell’ospedale, cuore pulsante del quartiere di San Salvario. Per questo motivo, i comitati a difesa dell’ospedale si daranno appuntamento sabato 1 dicembre 2012 in via Silvio

Pellico, davanti alla struttura, per protestare e ripercorrere i 160 anni di storia.

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GALLERIA1 DICEMBRE 2012, MANIFESTAZIONE CONTRO LA CHIUSURA DEL VALDESE

I service che operavano al Valdese hanno cessato la loro attività. Mentre è solo que-stione di tempo prima che anche le attività smettano di funzionare. Finisce così la storia dell’ospedale, cuore pulsante del quartiere di San Salvario. Per questo motivo, i comitati a difesa dell’ospedale si daranno appuntamento sabato 1 dicembre 2012 in via Silvio

Pellico, davanti alla struttura, per protestare e ripercorrere i 160 anni di storia.

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Primo piano

Buco regionale di 6,4 mld. Chiudono l’ospedale Valdese e i laboratori di emodinamica.Dallo screening per il tumore al seno fino agli interventi sugli infar-ti: sono solo alcuni degli interventi che la sanità piemontese non ga-rantisce più ai suoi cittadini.BUCO DA OLTRE 6 MLD. Nono-stante l’assessorato affermi che siano stati risparmiati oltre 14 mi-lioni di euro, il buco della regione è sempre lì: 6,4 miliardi, 4,2 solo per la sanità.E se il governatore leghista Ro-berto Cota si prepara a vendere le strutture di Asl e ospedali pub-blici, l’assessore tecnico piemon-tese Paolo Monferino, che già aveva dichiarato l’ente «tecnica-mente fallito» ha lanciato la sua strategia: accorpare, tagliare e chiudere.Interi reparti saranno smantellati, i macchinari verranno abbando-nati e i dipendenti del servizio ri-

marranno appesi a un filo sottile, tra trasferimenti e mobilità.FORTE MALCONTENTO. Sul territorio, però, le reazioni sono state forti. E anche tra i politici piemontesi il malcontento verso Monferino è sempre più insistente.Tra i primi a saltare c’è l’ospeda-le Evangelico Valdese di Torino, dove, tra l’altro, si combatte con-tro il tumore al seno: 4.500 pa-zienti seguiti e 600 interventi, dei quali 450 su tumori, solo nell’an-no appena concluso. Un centro di piccole dimensioni, ma di grande attività. Dal 31 dicembre, però, ha in larga parte cessato di funzio-nare.RISCHIO RITARDI E DISSERVIZI. In particolare è stato bloccato proprio il percorso diagnostico del tumore al seno. I pazienti sa-ranno trasferiti in altre strutture

sanitarie, tra le quali l’adiacente poliambulatorio. «Una decisione molto pericolosa: spostare le at-tività cliniche nel poliambulatorio può essere molto pericoloso, sia per i dipendenti che per i pazien-ti. Non è programmato per fornire un certo tipo di assistenza, anche solo in day hospital: non ci sono gli impianti per l’ossigeno, non c’è il laboratorio e non c’è la radiolo-gia», ha detto il responsabile del-la riabilitazione cardiologica della struttura Giuseppe Avogliero.Ma non solo. Il rischio è che i pazienti trasferiti negli altri pre-sidi cittadini, vadano a intasare i reparti già esistenti. Risultato: «Si allungheranno le liste d’atte-sa e ci sarà un ulteriore ritardo, per esempio, tra diagnosi e in-tervento terapeutico». Chi potrà permetterselo, dunque, ricorrerà

SCURE SULLA SANITA’

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a prestazioni private.Le sale operatorie dell’ospeda-le Valdese, costate 1 milione di euro, saranno chiuse

LE SALE OPERATORIE DELL’OSPEDALE VALDESE, COSTATE 1 MILIONE DI EURO, SARANNO CHIUSELa mobilitazione dei cittadini con-tro la chiusura dell’ospedale che ha animato il centro cittadino tutto il mese di dicembre, sfociando in Mettiamoci le tette: donne hanno posato a seno scoperto per una campagna fotografica di sensibi-lizzazione.Anche sul risparmio ci sono forti dubbi e perplessità. Sulla struttu-ra sono iniziati solo l’anno scorso i lavori di ristrutturazione per am-modernare l’ospedale.RISTRUTTURAZIONE DA 5 MLN. «Non solo serviranno decine di migliaia di euro per spostare, per esempio, la Tac, ma per i lavori di ristrutturazione iniziati l’anno scorso si sono spesi circa 5 milio-ni di euro».Anche la nuova endoscopia dige-stiva è stata appena completata, ma non verrà mai utilizzata. E le sale operatorie, pagate 1 milione tre anni fa, sono destinate a es-sere chiuse e mai più utilizzate.Senza contare il costo socia-le, conseguenza della chiusura: «Bisogna essere chiari, l’unico risparmio può arrivare dalle pre-stazioni che non vengono più ef-fettuate. Ma attenzione, se è vero che ogni prestazione fatta ha un costo, è altrettanto vero che ogni prestazione non garantita ha una spesa in termini sociali che pa-gheremo più avanti».Liste d’attesa più lunghe e morta-lità più alta durante le emergenze

LISTE D’ATTESA PIÙ LUNGHE E MORTALITÀ PIÙ ALTA DU-RANTE LE EMERGENZEMa la giunta regionale ha deciso di colpire anche i reparti che ope-rano per le emergenze. E lo san-no bene i lavoratori e i pazienti dei laboratori di emodinamica sparsi

sul territorio che abbasseranno la saracinesca nei prossimi mesi. Si tratta di laboratori che interven-gono sulle malattie cardiocirco-latorie come l’infarto e l’obiettivo dell’assessore tecnico è chiuder-ne la metà in tutto il Piemonte.Con una delibera post natalizia, intanto, la Regione ha deciso di riorganizzare la rete delle emodi-namiche piemontesi, chiudendo di fatto al San Luigi di Orbassano - sede della Facoltà di Medicina dell’Università di Torino - e all’o-spedale di Moncalieri.CONTRATTO DI SERVICE. Una decisione in completa controten-denza allo stesso piano sanitario regionale approvato meno di due anni fa. In particolare per il San Luigi, infatti, si specificava che dovesse essere ospedale di rife-rimento per il territorio.Il laboratorio è nuovo, realizzato proprio per seguire le direttive dettate dalle politiche dell’asses-sorato. I macchinari, inoltre, sono in service: un’eventuale rescis-sione del contratto costerebbe al sistema sanitario circa 10 milioni di euro.RISCHIO INTASAMENTI. I pa-zienti verranno dirottati nelle strut-ture vicine, in particolare a Rivoli, dove però, anche in questo caso, c’è un alto rischio di intasamenti.Aumenterà, di fatto, la mortalità durante le emergenze e, ancora una volta, si allungheranno le li-ste d’attesa: «Sarà impossibile assorbire gli oltre 1000 interventi l’anno di questo laboratorio», ha detto il responsabile del reparto Giovanni Carini «non si capisce come si potranno affrontare que-ste procedure, soprattutto per le emergenze: la maggior parte dei nostri pazienti, infatti, arriva dal pronto soccorso».Oltre 35 mila firme per dire no ai tagli sanitari

OLTRE 35 MILA FIRME PER DIRE NO AI TAGLI SANITARIDal centro alla periferia, dunque, i tagli lineari della giunta hanno colpito il servizio sanitario. I lavo-

ratori si sono organizzati e hanno manifestato il loro dissenso, tro-vando l’appoggio dei cittadini e anche degli amministratori locali.Dai primi di gennaio, per esem-pio, i lavoratori del San Luigi sono in mobilitazione e il 18 gennaio scorso hanno indetto un’assem-blea pubblica aperta anche al mondo della politica. In poche settimane di mobilitazione, inol-tre, sono state raccolte sul territo-rio oltre 35 mila firme, presentate in consiglio regionale alla fine del mese.BATTAGLIA POLITICA. Compli-ce il clima da campagna elettora-le, si sono aggiunti alla protesta anche alcuni consiglieri regionali di maggioranza e opposizione, promettendo battaglia e presen-tando quattro mozioni. Ma ai sin-dacati non basta: per loro l’unica via percorribile è la sfiducia a Cota e Monferino.Dopo l’arresto dell’ex assessore alla Sanità piemontese, Caterina Ferrero, nel 2011, il palazzo della Regione è tornato a tremare.I più agguerriti, in questo senso, sembrano essere i sindaci del ter-ritorio di qualsiasi appartenenza politica. Si sentono delegittimati da un tecnico e lamentano scar-so coinvolgimento nelle decisioni.«Siamo responsabili di fronte ai cittadini della condizione sani-taria del territorio», ha detto Eu-genio Gambetta, sindaco Pdl di Orbassano «e ricordiamo che noi siamo stati eletti e non nominati dalla politica. Mi aspetto confron-to e rispetto e non voglio essere scavalcato da un editto promul-gato da un assessore tecnico».

Andrea Dotti, Lettera 43, 04 Feb-braio 2013

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GALLERIA15 FEBBRAIO 2013, MANIFESTAZIONE CONTRO LA POLITICA SANITARIA DELLA REGIONE

E’ Carnevale, ma le bugie le porta Monferino. In 60 anni, in Piemonte, non è mai avve-nuto che i sindacati, indistintamente, medici, infermieri, dirigenti sanitari, tecnico-profes-sionali e amministrativi, tutto il comparto sanitario, fossero essi autonomi o confederali, si trovassero tutti insieme a protestare e a difendere il sistema sanitario pubblico contra-

stando una politica sanitaria pressapochista, arrogante e incompetente. Torino, piazza Castello

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GALLERIA15 FEBBRAIO 2013, MANIFESTAZIONE CONTRO LA POLITICA SANITARIA DELLA REGIONE

E’ Carnevale, ma le bugie le porta Monferino. In 60 anni, in Piemonte, non è mai avve-nuto che i sindacati, indistintamente, medici, infermieri, dirigenti sanitari, tecnico-profes-sionali e amministrativi, tutto il comparto sanitario, fossero essi autonomi o confederali, si trovassero tutti insieme a protestare e a difendere il sistema sanitario pubblico contra-

stando una politica sanitaria pressapochista, arrogante e incompetente. Torino, piazza Castello

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Attività sindacale

Al Direttore Generale ASL TO1

Dr.ssa Briccarello Via San Secondo 29

TORINO

Torino, 11 gennaio 2013

Oggetto: Riorganizzazione aziendale, chiusura Ospedale Valdese e conse-guente mobilità dei Dirigenti Medici

L’Intersindacale Dirigenza Medica e Veterinaria dell’ASL ha avuto conferma solo dagli organi di stampa delle numerose attività aziendali (in particolare riguardanti l’Osp. Valdese) che verranno riconvertite o accorpate con la conseguente riallocazione del personale, situazione comprovata dalla comunicazione inviata con una e-mail dalla Direzione Generale in data 09.01.2013 a tutto il personale. Richiamando quanto già espresso nella nota inviata il 26 ottobre u.s., gli scriventi stigmatizzano nuova-mente il comportamento di codesta Direzione, che preferisce inserire sul sito aziendale le notizie anziché informare preliminarmente le OOSS come sarebbe previsto da corrette relazioni tra le parti, e ritengono tale condotta oltremodo grave, perché il piano di riorganizzazione attività è stato promulgato senza il coinvolgimento delle parti interessate nonostante le rassicurazioni in merito più volte espresse verbalmente dalla Dire-zione. Pertanto la scrivente Intersindacale: - diffida codesta Direzione Generale dal mettere in atto qualsiasi iniziativa inerente il riordino delle attuali attività fino all’ approvazione del nuovo atto aziendale da parte dell’Assessorato alla Salute. Altrettanto vale per la mobilità definitiva del personale, la cui regolamenta-zione sarà oggetto di prossimi incontri con le segreterie sindacali al tavolo regionale:

- richiede una urgente convocazione per discutere congiuntamente quanto sopra esposto;

- si riserva in assenza di sollecito riscontro di attivare nelle sedi più opportune tutte le iniziative ritenute utili a difesa dei legittimi diritti dei Dirigenti Medici e Veterinari e dei dettami contrattuali nazionali e aziendali.

Distinti saluti.

L’Intersindacale Dirigenza Medica:

CIMO ASMD, Dr. F. Zurlo (firmato in originale)

CGIL Medici FP, Dr. R. Dosio, Dr. A. Colzani , Dr. F. Gallo

ANAAO ASSOMED, Dr. G. Avogliero e Dr.ssa M. A. Arras

FED. VET. e MEDICI, Dr. R. De Luca e Dr. G. Massimello

UIL FPL Medici, Dr.ssa C. Meda, Dr. F. Denaropapa, Dr. L. Cuzzucoli

FESMED, Dr.ssa M. Fammartino

CISL Medici, Dr. R. M. De Caro

VALDESE, NOTA SINDACALE SULLA MOBILITA’

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Le lavoratrici e i lavoratori dell’ospedale di Moncalieri sono da ieri in mobilitazione. L’obiettivo è opporsi alla delibera sulla riorganizzazione dei laboratori di emodinamica del 28 dicembre 2012. Dopo il San Lui-gi, dunque, un altro ospedale toccato dalle decisioni della giunta regionale ha proclamato lo stato d’agita-zione del personale. Il 14 febbraio 2013 si è svolto un corteo di protesta partita dal piazzale dell’ospedale, che ha coinvolto le vie del centro storico cittadino.

CHIUSURA EMODINAMICA STATO DI AGITAZIONE A MONCALIERI

Page 26: Sanità, si chiude!

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Anaao sui media

La sanità piemontese è in rivolta. Per-ché “sappiamo che molti cambiamen-ti debbono essere introdotti, che va usato bene ciò che abbiamo a dispo-sizione, che eliminare gli sprechi ci permette di dare un servizio migliore ai cittadini. Non ci tiriamo indietro. Ma diciamo: basta ai tagli lineari ed alla continua riduzione di risorse, basta al blocco indiscriminato del turn over, basta all’incompetenza” e alla “conti-nua svalutazione della professionalità degli operatori della sanità da parte di chi dovrebbe, invece, tutelare il pro-prio patrimonio umano”.È quanto si legge in uno dei manifesti che annuncia la grande manifestazio-ne che venerdì prossimo, 15 febbra-io, vedrà tutte le professionalità della sanità piemontese (Fp Cgil – Uil Fpl – Fials – Fsi – Cimo Asmd - Nursing Up - Anaao Assomed – Aaroi Emac – Cgil Medici – Uil Medici – Fvm - Aupi – Snabi - Sinafo - Cosmed - Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials - Snr – Sidirss) scendere in piazza per protestare contro la politica regionale.Un’iniziativa che punta il dito contro il presidente della Giunta, Roberto Cota, e l’assessore alla Sanità, Pao-lo Monferrino, per avere preso “ogni decisione con arroganza e senza con-fronto con le parti sociali, con le asso-ciazioni professionali e con i sindaci che rappresentano i cittadini”.In questa intervista Gabriele Gallo-ne, segretario regionale dell’Anaao Assomed Piemonte, ci spiega tutte le ragioni di una protesta che, in man-canza di risposte serie, è destinata a continuare, fino anche all’autogestio-ne delle aziende.Dottor Gallone, l’ampia partecipa-zione di sigle alla manifestazione

di venerdì è il segnale che non si tratta di una battaglia di categoria, ma di un allarme condiviso da tutta la sanità piemontese?Assolutamente sì. Venerdì saranno in piazza tutte le professionalità che operano in ospedale, ma a nostro fianco ci saranno anche i cittadini, le associazioni di volontariato e quelle dei pazienti, nonché i medici precari e gli studenti dei corsi in Medicina e in Infermieristica. Le sigle presen-ti sui volantini sono infatti quelle dei promotori della manifestazione, ma il sostegno e le adesioni che abbiamo ricevuto sono molto più ampie.Mancano solo i politici…Non li abbiamo voluti, né di destra né di sinistra. Nessuno di loro parlerà dal palco. Abbiamo così eliminato a priori ogni tentativo di cercare di strumenta-lizzare la nostra protesta a scopi elet-torali. I politici non avranno diritto di parola. Però sono inviati a scendere tra la folla per sentire quel che abbia-mo da dire noi.Uno degli interventi che più critica-te riguarda l’istituzione delle Fede-razioni sovrazonali, di cui non solo contestate l’utilità ma a cui attribui-te anche uno spreco di risorse. Può spiegarci in che modo?Le Federazioni sovrazonali sono state un pallino dell’assessore Monferino, che peraltro si definisce un “tecnico” ma certo non di sanità, visto che pro-viene dalla Fiat. Proprio per questo l’assessore si è convinto che la sanità potesse essere gestita come una fab-brica in cui girano trattori e mezzi di ricambio. Ha così pensato di ridurre il numero di magazzini della sanità, centralizzando gli acquisti, le scorte e la gestione delle forniture in poche società di committenza, convinto così di ottenere efficienza e risparmi. Pur-troppo, però, quel che vale per una fabbrica non vale per un ospedale, che ha bisogno di una disponibilità di farmaci e prodotti continuativa. Se in una fabbrica un giorno non arrivano i pezzi di ricambio, la produzione si in-terrompe e questo è sicuramente un

danno. Ma se a causa della neve o di uno sciopero del trasporto un ospe-dale non viene rifornito di farmaci o di dispositivi salvavita, il prezzo che la cittadinanza paga è molto più alto.In sanità non ci si possono permettere ritardi o interruzioni delle forniture.Tuttavia la centralizzazione degli acquisti e delle forniture è tra le mi-sure più sollecitate per migliorare la gestione dei prodotti e delle ri-sorse…Sicuramente, ma questo deve esse-re fatto in altri modi, non si possono completamente chiudere i magazzi-ni ospedalieri. Si dovrebbe piuttosto pensare di fare collaborare le aziende che fanno parte di un quadrante geo-grafico e senza bisogno di istituire un altro organo burocratico – con perso-nale, beni mobili e immobili annessi – ci si dovrebbero dividere le gare così che ogni provvedi-tore abbia il coordinamento di una parte. Questo per-metterebbe di avere un si-stema meno costoso e più efficiente.Cosa hanno fatto invece le Federa-zioni?Il problema è che le Fe-derazioni da maggio ad oggi non han-no fatto nulla. Alcune non hanno indetto neanche una gara, altre han-no indetto un paio di gare ma non le hanno ancora aggiudi-cate. Monferino ha avuto però il coraggio di pre-sentarsi davanti alla stampa af-fermando che

Le scelte della Giunta Cota stanno mettendo in ginocchio il sistema sani-tario regionale. Ne è convinta l’intersindacale medica e sanitaria che ma-nifesterà a Torino il 15 febbraio. Intervista al segretario Anaao Piemonte, Gabriele Gallone: “Colpa dell’incompetenza ma anche della cattiva politica”.

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grazie alle Federazioni erano già stati ot-tenuti 10 milioni di euro di risparmi e altri 4 milioni si sarebbero ottenuti in prospettiva. Non c’è nulla di più falso. Quello di cui par-lava Monferino, in malafede, sono infatti i risparmi ottenuti con la spending review, che prevedeva la rinegoziazione dei con-tratti già in atto. Risparmi che hanno otte-nuto le aziende, non certo le Federazioni. Che anzi, finora sono costate un milione di euro di stipendi, a cui vanno ad aggiunger-si costi di gestione.Ulteriori costi mentre, invece, si taglia sul personale ospedaliero e sui servizi….Parliamo di 2.700 dipendenti in meno in 21 mesi, oltre ai tagli dei posti let-to e ai mancati ricoveri nelle struttu-re per non autosufficienti e così via. Purtroppo anche questa è la conse-guenza di una gestione della sanità con una mentalità industriale, che non considera come il taglio del personale in sanità porti a conseguenze nefaste, non riuscendo a far fronte ai bisogni di salute dei cittadini. Pensi che in Piemonte un anziano deve aspettare circa 3 anni prima di trovare un posto in una Rsa. Un’attesa che al paziente e alle famiglie costa cara, in termini di spese assistenziali indirette.Questo è intollerabile, soprattutto quando altrove si aumentano le unità e i costi di gestione, come nel caso degli amministratori delle Federazio-ni.C’è un grave problema di liste d’at-tesa in Piemonte?Per dare un quadro della situazione, sono solito dire che le liste di attesa in Piemonte sono come i tracciati radar di Ustica, cioè non se ne conosce alcun dettaglio. In questo modo si tagliano servizi e strutture senza una accurata analisi alla base e si mente ai cittadi-

ni dicendo che si possono chiude-re alcuni servizi perché gli altri

s o n o in gra-do di s o p -perire a l l a richie-sta di a s s i -s t e n -z a , però si tengo-no na-scoste le li-ste di

attesa che invece dimostrano tutto il contrario. Ma noi sappiamo come stanno le cose, perché siamo quoti-dianamente a contatto con persone che hanno bisogno di prestazioni e non trovano risposte adeguate e tem-pestive.Ma voi pensate davvero che, come scrivete nel manifesto, la bancarot-ta sia solo “una minaccia”?Siamo consapevoli che la sanità deve essere riformata, ma siamo anche convinti che la politica metta conti-nuamente in atto una tecnica di terro-rismo psicologico per far credere alle persone che sia necessario mettere approvare misure estreme. Lo stanno facendo ora anche con i nostri stipen-di, che minacciano di non pagarci per l’assenza di risorse. E’inaccettabi-le, perché forse il Piemonte non è in una condizione brillante, ma neanche così drammatiche da giustificare tali minacce, che hanno il solo scopo di fare accettare ai lavoratori interventi che altrimenti non sarebbero mai stati accettati.Però un problema di bilancio c’è, quindi delle misure andranno sicu-ramente prese. Dopo di che si può parlare di quali siano giuste e quali sbagliate…Lo so bene. In Piemonte si sono susseguite giunte di destra e di si-nistra che hanno portato la sanità allo sfascio, anche se non in modo così grave come in altre Regioni. Ci sono però quei 900 milioni di euro da recuperare. Il ministero dell’Eco-nomia aveva suggerito di aumentare l’Irpef al 2,5% per arrivare al pareg-gio in 8 anni, ma la Giunta purtroppo ha rifiutato questa soluzione perché poco strategica dal punto di vista politico, decidendo piuttosto di inve-stire in fondi immobiliari vendendo i beni dello Stato a delle locuste che nell’immediato ti prestano dei soldi per tirare avanti, ma poi ti manda-no in bancarotta. E vedremo quanti danni provocherà questa decisione nei prossimi anni. Sono certo che ricadrà in maniera fragorosa sui pie-montesi dopo che Cota se ne sarà andato via. Ho chiesto peraltro alla Corte dei Conti di verificare la pre-senza di eventuali conflitti di inte-resse, dal momento che a gestire questo grande mostro giuridico-fi-nanzario è stato chiamato Ferruccio Luppi, membro del Cda del più gran-de ente di gestione di fondi immo-biliare e del direttivo di una società con 110 strutture di cura private.Tutto questo, come avete denun-ciato sui manifesti, è accaduto sen-za alcun confronto.Nessuno, nonostante le ripetute ri-chieste. E badi bene, non abbiamo rivolto all’assessore e al presidente

sollecitazioni di tipo sindacale, ma abbiamo chiesto loro semplicemente di riflettere su cosa stava accaden-do alla sanità piemontese. Nessuno ha considerato le nostre proteste. Da Cota e Monferino abbiamo solo conti-nuato a sentire proclami e affermazio-ni su quanto tutto andasse bene. Ora abbiamo deciso di smentire i nostri politici. Sul manifesto abbiamo inse-rito 10 bugie, ma ne abbiamo pronte almeno un’altra quarantina.Non avete ricevuto alcun segnale neanche rispetto alla protesta di venerdì?Abbiamo chiesto al presidente Cota un incontro, ma non abbiamo ricevuto risposta.Crede che la Giunta pensi che la protesta si smorzerà e sarà dimen-ticata?Probabilmente sì, ma si sbaglia. Noi non dimentichiamo e non ci fermere-mo se non avremo risposte serie. In 60 anni, in Piemonte, non era mai av-venuto che i sindacati, indistintamen-te, medici, infermieri, dirigenti sanitari, tecnico-professionali e amministrativi, tutto il comparto sanitario, autonomi o confederali, si trovassero tutti insieme a protestare e a difendere il sistema sanitario pubblico contrastando una politica sanitaria pressapochista, ar-rogante e incompetente. Probabil-mente i nostri politici non si rendono conto del significato di questa unione.E se le risposte non dovessero ar-rivare?La mia proposta è di arrivare anche all’occupazione delle direzioni gene-rale e all’autogestione degli ospedali.I problemi della sanità piemontese, insomma, dipendono anche dalla cat-tiva politica, chiusa al dialogo e agli approfondimenti.E dalle cattive intenzioni, perché la sensazione è che queste decisioni sbagliate siano prese per motivi che vanno oltre l’incompetenza.Mi ha molto deluso la politica. Pur-troppo dobbiamo costatare che nono-stante l’insoddisfazione generalizzata del consiglio regionale nei confronti dell’assessore Monferino, né i consi-glieri di maggioranza né quelli oppo-sizioni hanno il coraggio di chiedere a Cota di liberarsi di lui. La sensazione è che anche i consiglieri regionali vi-vano in condizioni di costante minac-cia e con il costante timore di perdere i privilegi di cui godono.

Quotidiano Sanità, 13 febbraio 2013

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Anaao sui media

Nei reparti dell’ospedale Santa Croce la chiamano già «la marcia dei medici». La data del corteo è già stata scelta: 14 febbraio. Nelle prossime ore verrà confermata. Si partirà dal presidio di via Galileo Galilei e si arriverà al teatro Mat-teotti (in alternativa nella «Sala dei Cento» di via Real Collegio). Lì si terrà un assemblea pubblica aperta a tutti dove saranno pre-senti i sindaci dei comuni dell’A-slTo5 e numerosiconsiglieri regio-nali.Eccola qui la contromossa dei sin-dacati del comparto e dei medici contro la scelta della Commissio-ne regionale di chiudere la strut-tura di Emodinamica del reparto di cardiologia del Santa Croce (la sesta per numeri in Piemonte) ri-tenuta «poco utile e costosa». Da ieri il personale ospedaliero è uf-ficialmente in stato di agitazione.I sindacati Cgil Cisl, Uil, NursingUp, Anaoo e tutte le altre principali sigle hanno diramato la nota con la quale inaugurano la stagione di iniziative «per evitare - spiega Emanuele Stramignoni dell’Ana-ao - la chiusura di un servizio uti-le, altamente qualificato in nome di non meglio precisate ragioni di risparmio economico».Gli fa eco il primario di cardiologiadi Moncalieri Maria Teresa Spinn-

ler: «La scelta della Regionemor-tifica un territorio creando cittadini di serieAe di serieB nell’assisten-za sanitaria, ma anche la grandi professionalità che esistono nel reparto che guido». Cosa chiedo-no i sindacati? «L’apertura di un nuovo tavolo tecnico in cui ci sia-no emodinamisti e cardiologi, ma-gari anche rappresentanti di tutte leAsl, compresa la nostra.La decisione va rivista. LeMoli-nette - spiega Stramignoni - non sarebbero in grado di reggere l’urto della chiusure di Moncalie-ri e Orbassano sia per numero di posti letto che per dotazione di attrezzature. Mettiamo in rete le emodinamiche e lavoriamo su turni di 24 ore piuttosto,ma non chiudiamo».

Giuseppe Legato La Stampa, 30 gennaio 2013

Moncalieri

Lamarciadelmedicicontro laRegioneAlSantaCroceèstatod’agitazione

ASanValentinoLamanifestazioneper salvareEmodinamica

GIUSEPPE LEGATO

Nei reparti dell’ospedale San-ta Croce la chiamano già «lamarcia dei medici». La datadel corteo è già stata scelta: 14febbraio. Nelle prossime oreverrà confermata. Si partiràdal presidio di via Galileo Gali-lei e si arriverà al teatro Mat-teotti (in alternativa nella

«Sala dei Cento» di via RealCollegio). Lì si terrà un assem-blea pubblica aperta a tutti do-ve saranno presenti i sindacidei comuni dell’AslTo5 e nume-rosi consiglieri regionali.

Eccola qui la contromossadei sindacati del comparto e deimedici contro la scelta dellaCommissione regionale di chiu-dere la struttura di Emodina-mica del reparto di cardiologiadel Santa Croce (la sesta pernumeri in Piemonte) ritenuta«poco utile e costosa». Da ieri ilpersonale ospedaliero è uffi-cialmente in stato di agitazione.I sindacati Cgil Cisl, Uil, Nur-sing Up, Anaoo e tutte le altreprincipali sigle hanno diramato

la nota con la quale inauguranola stagione di iniziative «perevitare - spiega Emanuele Stra-mignoni dell’Anaao - la chiusu-ra di un servizio utile, altamen-te qualificato in nome di nonmeglio precisate ragioni di ri-sparmio economico».

Gli fa eco il primario di car-diologia di Moncalieri MariaTeresa Spinnler: «La scelta del-la Regione mortifica un territo-rio creando cittadini di serie A edi serie B nell’assistenza sanita-ria, ma anche la grandi profes-sionalità che esistono nel repar-to che guido». Cosa chiedono isindacati? «L’apertura di unnuovo tavolo tecnico in cui ci si-ano emodinamisti e cardiologi,

magari anche rappresentanti ditutte le Asl, compresa la nostra.La decisione va rivista. Le Moli-nette - spiega Stramignoni -non sarebbero in grado di reg-gere l’urto della chiusure diMoncalieri e Orbassano sia pernumero di posti letto che perdotazione di attrezzature. Met-tiamo in rete le emodinamichee lavoriamo su turni di 24 orepiuttosto, ma non chiudiamo».

EmanueleStramignoniAssociazione

medicidirigenti

Moncalieri

Lamarciadelmedicicontro laRegioneAlSantaCroceèstatod’agitazione

ASanValentinoLamanifestazioneper salvareEmodinamica

GIUSEPPE LEGATO

Nei reparti dell’ospedale San-ta Croce la chiamano già «lamarcia dei medici». La datadel corteo è già stata scelta: 14febbraio. Nelle prossime oreverrà confermata. Si partiràdal presidio di via Galileo Gali-lei e si arriverà al teatro Mat-teotti (in alternativa nella

«Sala dei Cento» di via RealCollegio). Lì si terrà un assem-blea pubblica aperta a tutti do-ve saranno presenti i sindacidei comuni dell’AslTo5 e nume-rosi consiglieri regionali.

Eccola qui la contromossadei sindacati del comparto e deimedici contro la scelta dellaCommissione regionale di chiu-dere la struttura di Emodina-mica del reparto di cardiologiadel Santa Croce (la sesta pernumeri in Piemonte) ritenuta«poco utile e costosa». Da ieri ilpersonale ospedaliero è uffi-cialmente in stato di agitazione.I sindacati Cgil Cisl, Uil, Nur-sing Up, Anaoo e tutte le altreprincipali sigle hanno diramato

la nota con la quale inauguranola stagione di iniziative «perevitare - spiega Emanuele Stra-mignoni dell’Anaao - la chiusu-ra di un servizio utile, altamen-te qualificato in nome di nonmeglio precisate ragioni di ri-sparmio economico».

Gli fa eco il primario di car-diologia di Moncalieri MariaTeresa Spinnler: «La scelta del-la Regione mortifica un territo-rio creando cittadini di serie A edi serie B nell’assistenza sanita-ria, ma anche la grandi profes-sionalità che esistono nel repar-to che guido». Cosa chiedono isindacati? «L’apertura di unnuovo tavolo tecnico in cui ci si-ano emodinamisti e cardiologi,

magari anche rappresentanti ditutte le Asl, compresa la nostra.La decisione va rivista. Le Moli-nette - spiega Stramignoni -non sarebbero in grado di reg-gere l’urto della chiusure diMoncalieri e Orbassano sia pernumero di posti letto che perdotazione di attrezzature. Met-tiamo in rete le emodinamichee lavoriamo su turni di 24 orepiuttosto, ma non chiudiamo».

EmanueleStramignoniAssociazione

medicidirigenti

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Ospedali contro Regione. Potrebbe nascere una coalizione tra Santa Croce di Moncalieri e San Luigi di Orbassano per combattere la or-mai confermata chiusura delle due emodinamiche.La Giunta regionale ha infatti sen-tenziato con una delibera del 28 di-cembre la chiusura della struttura di Moncalieri, unica per tutta l’Asl To 5 e per quella di Orbassano.La certezza è arrivata ieri, giovedì,con la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione. Il presidio del San Luigi ha già dichiarato lo stato di agitazione e in queste ore si svolge la conferenza stampa che ne annuncia le motivazioni. I sinda-cati dell’azienda sanitaria Chierese sono già pronti a seguire l’esempio. Si prospettano quindi giorni caldi,in cui i medici della cardiologia potrebbero prendere in pugno la protesta, fiancheggiati dai sindacatie comparto.«Il rapido declino dell’Asl To 5 ini-zia ora dalla chiusura dell’emodina-mica di Moncalieri - non usa mezzi termini Emanuele Stramignoni, re-ferente sindacale dell’Asl To 5 per l’Anaao, associazione medici diri-genti - Ciò che maggiormente stu-pisce è l’iter con cui è stata appro-

vata la delibera: una commissione di cardiologi, scelti dalla Regione fradirettori di strutture complesse ospedaliere e universitarie, anch’es-si direttamente coinvolti nella rior-ganizzazione. Questa commissioneha valutato la mappa delle emodi-namiche piemontesi, consigliandola chiusura delle strutture in base a criteri di vicinanza fra emodina-miche, bacino d’utenza, numero di procedure, presenza o meno della cardiochirurgia».Nella delibera la Regione riassumemotivazioni e riorganizzazione della Federazione Torino Sud est in poche righe. E’ prevista l’uni-ficazione dei due laboratori delle Molinette, la disdetta della conven-zione con il Cellini e la dismissione dell’emodinamica di Moncalieri a favore della Città della Salute: «E’ estremamente scarno e semplicisti-co - afferma Stramignoni - Non ci sono indicazioni precise sul futuro degli abitanti del nostro territorioche purtroppo verranno colpiti dainfarto miocardico acuto o avran-no necessità di una coronarogra-fia».Stramignoni ragiona sui dati: «Considerando il numero di pro-cedure eseguite a Moncalieri, parlodei dati pubblici del Gise, la societàitaliana cardiologia invasiva, ab-biamo trattato 1080 coronarogra-fie, 770 angioplastiche, 120 infarti miocardici acuti. Significa che alle Molinette dovrebbero aggiungere circa 8 letti di degenza, con il con-comitante incremento del perso-nale».Nel documento non sono presentidati riguardanti la programma-

zione, ma gli accorpamenti e le chiusure: «Tale mancanza, fonda-mentale per non ridurre i servizi ai cittadini, lascia perplessi - fa notare il delegato - Nei giorni scorsi è ini-ziato lo stato di agitazione sindaca-le al San Luigi, colpito dalla riorga-nizzazione così come Moncalieri: vengono indette assemblee, raccol-te firme di cittadini. Probabilmentesarà presentato ricorso al Tar con-tro la delibera di chiusura. Nei prossimi giorni si valuteranno azioni simili anche nella nostra Asl».Concordano le altre sigle sindacali:«Pensiamo ad azioni a sostegno dei lavoratori - anticipa Renato Bellini delegato della Uil per l’Asl To 5 - Vogliamo coinvolgere i politici per stare accanto ai cittadini e preoc-cuparci della loro sicurezza. In Ita-lia, soltanto se ci scappa il morto si modificano le cose. Questa Giunta è miope».La volontà è coinvolgere tutti i di-pendenti dell’azienda sanitaria, compresi i vertici: «Vogliamo una presa di posizione della nostra Di-rezione - prospetta Mara Olivero delegata della Cisl per l’Asl To 5 - Soprattutto sulla ricollocazione del personale assegnato a quel servi-zio».Annuncia Stramignoni: «Il 24 gennaio ci sarà un incontro con Maurizio Dore, direttore generale dell’Asl To 5. Vogliamo continuarela raccolta firme iniziata su Monca-lieri. Bisogna smetterla di pensare in modo campanilistico ognuno al proprio ospedale, ma unire Chieri, Carmagnola e Moncalieri in un’u-nica protesta»

Corriere di Chieri, 24 gennaio 2013

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Anaao sui media

Mentre le pazienti dell’ospedale Valdese non si arrendono e an-nunciano una «class action» con-tro la trasformazione dell’ospeda-le in poliambulatorio, al San Luigi di Orbassano medici e sindacati si mobilitano contro la chiusura dell’emodinamica. Il trasloco del Valdese È un’altra giornata di tensione, per la Sanità torinese. Al Valdese non ci si arrende al trasloco di reparti e servizi in altre strutture «che ha portato a un allungamento delle liste d’attesa, se non addirittura all’incertezza dei tempi di una vi-sita», dice Carla Diamanti, come sottolineano tante altre pazienti. «E’ nostra intenzione strappare il bavaglio che le autorità regionali hanno messo intorno alla vicenda per promuovere una class action e ricorrere al Tar». Secondo me-dici e pazienti da settimane sul piede di guerra, «intendiamo ri-cordare che il grave danno recato alla salute dei pazienti oncologi-ci è una violazione dei diritti alla persona». Di qui la decisione di rivolgersi a un avvocato. Intanto ieri un gruppo di donne è stata al-lontanato da una riunione in pro-gramma alle Molinette, durante la quale è stato illustrato ad alcuni sindaci e ai presidenti di Circo-scrizione il piano sanitario di rior-

ganizzazione della Federazione 1, Valdese compreso. Il caso San Luigi Intanto al San Luigi di Orbassa-no è andata in scena ieri un’altra protesta. Ventiduemila firme in una settimana, un plebiscito. Pa-zienti e cittadini hanno bocciato senza appello la decisione della Regione di chiudere l’emodinami-ca per trasferirla a Rivoli. Le sot-toscrizioni verranno consegnate all’assessore Monferrno, grande assente dell’incontro che si è te-nuto a Orbassano. In un salone dei congressi gremi-to anche di politici e sindacalisti, Roberto Pozzi, primario di Cardio-logia, ha presentato una proposta alternativa: «Le due sedi concor-rono a salvare vite umane e de-vono rimanere divise. Possono invece essere unificati i progetti gestionali e di programmazione economica, garantendo così una razionalizzazione delle risorse». Sulla stessa linea anche Giovan-ni Carini, responsabile della strut-tura di emodinamica: «La Re-gione vuole chiudere un reparto che esegue mille procedure ogni anno e riversare tutti i pazienti su un altro laboratorio che lavora già a massimo regime». Tempi d’attesa Le conseguenze, per Carini, sa-

rebbero pesantissime: «Liste di attesa più lunghe e tempi di in-tervento meno rapidi anche per i casi urgenti». Anche Mauro Laus (Pd) chiede in un’interpellanza che l’emodinamica resti a Orbas-sano. Da tre settimane tutte le orga-nizzazioni sindacali dell’azienda ospedaliera hanno proclamato lo stato di agitazione, ma Gabriele Gallone, Anaao, ha annunciato nuove iniziative: «Impugneremo la delibera al Tar e, se ci sarà l’effettivo trasferimento, presente-remo anche un esposto ai carabi-nieri del Nas per verificare in qua-li condizioni verranno ricoverati i pazienti». I costi Gallone si è anche soffermato sulle ricadute economiche: «Il trasloco dell’emodinamica coste-rebbe milioni di euro di penali da pagare, ma la Regione giustifica questo provvedimento con la ne-cessità di risparmiare. Sappia-mo invece che sono pronti a fare nuovi investimenti, e in quel caso faremo intervenire la Corte dei Conti».

Marco Accossato e Massimo Massenzio

La Stampa, 19 gennaio 2013

il casoMARCO ACCOSSATO

MASSIMO MASSENZIO

Mentre le pazien-ti dell’ospedaleValdese non siarrendono e an-nunciano una

«class action» contro la tra-sformazione dell’ospedale inpoliambulatorio, al San Luigidi Orbassano medici e sinda-cati si mobilitano contro lachiusura dell’emodinamica.

Il trasloco del ValdeseÈ un’altra giornata di tensione,per la Sanità torinese. Al Val-dese non ci si arrende al traslo-co di reparti e servizi in altrestrutture «che ha portato a unallungamento delle liste d’atte-sa, se non addirittura all’incer-tezza dei tempi di una visita»,dice Carla Diamanti, come sot-tolineano tante altre pazienti.«E’ nostra intenzione strappa-

re il bavaglio che le autorità re-gionali hanno messo intornoalla vicenda per promuovereuna class action e ricorrere alTar». Secondo medici e pa-zienti da settimane sul piede diguerra, «intendiamo ricordareche il grave danno recato allasalute dei pazienti oncologici èuna violazione dei diritti allapersona». Di qui la decisione dirivolgersi a un avvocato. In-tanto ieri un gruppo di donne èstata allontanato da una riu-nione in programma alle Moli-nette, durante la quale è statoillustrato ad alcuni sindaci e aipresidenti di Circoscrizione ilpiano sanitario di riorganizza-zione della Federazione 1, Val-dese compreso.

Il caso San LuigiIntanto al San Luigi di Orbas-sano è andata in scena ieriun’altra protesta. Ventiduemi-

la firme in una settimana, unplebiscito. Pazienti e cittadinihanno bocciato senza appello ladecisione della Regione di chiu-dere l’emodinamica per trasfe-rirla a Rivoli. Le sottoscrizioniverranno consegnate all’asses-sore Monferrno, grande assentedell’incontro che si è tenuto aOrbassano.

In un salone dei congressigremito anche di politici e sinda-calisti, Roberto Pozzi, primario

di Cardiologia, ha presentatouna proposta alternativa: «Ledue sedi concorrono a salvarevite umane e devono rimaneredivise. Possono invece essereunificati i progetti gestionali e diprogrammazione economica,garantendo così una razionaliz-zazione delle risorse». Sullastessa linea anche Giovanni Ca-rini, responsabile della struttu-ra di emodinamica: «La Regionevuole chiudere un reparto cheesegue mille procedure ogni an-no e riversare tutti i pazienti suun altro laboratorio che lavoragià a massimo regime».

Tempi d’attesaLe conseguenze, per Carini, sa-rebbero pesantissime: «Liste diattesa più lunghe e tempi di in-tervento meno rapidi anche peri casi urgenti». Anche MauroLaus (Pd) chiede in un’interpel-lanza che l’emodinamica resti a

Orbassano.Da tre settimane tutte le or-

ganizzazioni sindacali del-l’azienda ospedaliera hannoproclamato lo stato di agitazio-ne, ma Gabriele Gallone, Anaao,ha annunciato nuove iniziative:«Impugneremo la delibera alTar e, se ci sarà l’effettivo trasfe-rimento, presenteremo ancheun esposto ai carabinieri del Nasper verificare in quali condizioniverranno ricoverati i pazienti».

I costiGallone si è anche soffermatosulle ricadute economiche: «Iltrasloco dell’emodinamica co-sterebbe milioni di euro di pena-li da pagare, ma la Regione giu-stifica questo provvedimentocon la necessità di risparmiare.Sappiamo invece che sono pron-ti a fare nuovi investimenti, e inquel caso faremo intervenire laCorte dei Conti».

“Restituiteci ilValdese”ClassactiondellepazientiEal SanLuigimobilitazione contro la chiusuradell’emodinamica

La protesta continuaNon si arresta la mobilitazione delle pazienti del Valdese, scattata da mesi, per il trasferimento

di interi reparti in altre strutture ospedaliere: «Così si sono allungate le liste di attesa»

I MEDICI«Il gravedannosubito

daimalati oncologiciviolaidiritti dellapersona»

8milioni di euro

Il risparmio legatoalla trasformazionedel Valdese secondol’assessore alla Sanità

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Medici e infermieri di ospedale e Asl, sindacalisti, amministratori (inclusi i consiglieri regionaliFabrizio Biolè e Mino Taricco, i sindaci di Cuneo Federico Borgna e Fossano, Francesco Balocco), famiglie. In 600 ieri mattina han-no «abbracciato» il Santa Croce di Cuneo con una catena umana silenziosa. Iniziativa, come negli altri capoluoghi piemontesi, per la «difesa della sanità pubblica e dello Stato sociale», scegliendo il simbolo dell’eccellenza sanitaria della Granda.Danila Botta, Fp Cgil: «I tagli oriz-zontali di risorse, da Governo e Regione, penalizzano chi ha conti in ordine come la sanità pubblica provinciale.Nell’ospedale sono a rischio gli stipendi di gennaio. Così come per la Regione è dietro l’angolo il commissariamento: i conti sono sballati, si rimedia solo a suon di tagli». Giuseppe Lauria, medico del Pronto soccorso: «Non c’è programmazione, chiudono i ser-vizi esterni e la disponibilità di letti, così diventa impossibile assicura-

re al paziente il corretto percorso di cura». Cristina Degiovanni, me-dico della Terapia intensiva car-diovascolare: «La sanità è di tut-ti: questi tagli riducono la qualità delle prestazioni». Maurizio Mei-neri, medico anestesista, è con la famiglia: «I carichi di lavoro sono eccessivi, i macchinari più obsoleti non vengono sostituti: segnali pre-occupanti, inediti per questoospedale». Gli infermieri: «Siamo sotto organico, facciamo turni di 12 ore - dicono due di loro, dei re-parti di Anestesia e Neurochirurgia -: situazione grave perché comin-ciano a mancare i medicinali.Abbiamo anche noi ricevuto la let-tera dalla direzione generale: non fornisce più garanzie per glistipendi dal 2013».Adriana Riccio, operaia Michelin: «Sostenendo medici e infermieri tuteliamo anche noi; questi sono servizi pubblici di cui tutti usufru-iamo». Ernesto Principe, ginecolo-go, rappresentante del sindacato medico ospedaliero Anaoo: «Cre-do che il sistema di cura per inten-sità non funzioni. Ci sono tanti

esempi, in Italia e all’estero, che lo dimostrano: per l’alta intensità servirebbe molto più personale infermieristico, mentre da 4 anni siamo al blocco del turnover. Si dovrebbe invece operare subito sui tantissimi sprechi». «Gli esem-pi non mancano aggiunge Salvio Sigismondi, presidente dell’Ordine provinciale dei medici, e medico di base a Fossano -: hospices mai aperti come a Bra, mentre restano in funzione le terme. In provincia ci sono 10 reparti di chirurgia: in Francia per la stessa popolazione ne hanno uno. I tagli per tutti non riequilibrano i conti di chi ha ammi-nistrato male e mettono in ginoc-chio chi non ha più niente da ta-gliare». Marcella Risso, assessore di Saluzzo: «Siamo qui perché senza servizi essenziali, dalla sa-nità ai consorzi, si compromette lacoesione sociale».

Lorenzo Boratto Camilla Pallavicino

La Stampa 16 dicembre 2012

NEL VENTO DELLA CRISI. IERI CATENA UMANA SILENZIOSA DI PERSONALE, AMMINISTRATORI E TANTI CUNEESI

In600“abbracciano” ilS.CroceProtestacontro i tagli allaSanitàe inparticolareall’ospedalediCuneo

Medici e infermieri di ospe-dale e Asl, sindacalisti, ammi-nistratori (inclusi i consiglie-ri regionali Fabrizio Biolè eMino Taricco, i sindaci di Cu-neo Federico Borgna e Fossa-no, Francesco Balocco), fami-glie. In 600 ieri mattina han-no «abbracciato» il SantaCroce di Cuneo con una cate-na umana silenziosa. Iniziati-va, come negli altri capoluo-ghi piemontesi, per la «difesadella sanità pubblica e delloStato sociale», scegliendo ilsimbolo dell’eccellenza sani-taria della Granda.

Danila Botta, Fp Cgil: «I ta-gli orizzontali di risorse, da

Governo e Regione, penalizza-no chi ha conti in ordine comela sanità pubblica provinciale.Nell’ospedale sono a rischio glistipendi di gennaio. Così comeper la Regione è dietro l’angoloil commissariamento: i contisono sballati, si rimedia solo asuon di tagli». Giuseppe Lau-ria, medico del Pronto soccor-so: «Non c’è programmazione,chiudono i servizi esterni e ladisponibilità di letti, così di-venta impossibile assicurareal paziente il corretto percor-so di cura». Cristina Degiovan-ni, medico della Terapia inten-siva cardiovascolare: «La sani-

tà è di tutti: questi tagli riduco-no la qualità delle prestazioni».Maurizio Meineri, medico ane-stesista, è con la famiglia: «I ca-richi di lavoro sono eccessivi, imacchinari più obsoleti nonvengono sostituti: segnali pre-occupanti, inediti per questoospedale». Gli infermieri: «Sia-mo sotto organico, facciamo tur-ni di 12 ore - dicono due di loro,dei reparti di Anestesia e Neu-rochirurgia -: situazione graveperché cominciano a mancare imedicinali. Abbiamo anche noiricevuto la lettera dalla direzio-ne generale: non fornisce più ga-ranzie per gli stipendi dal 2013».

Adriana Riccio, operaia Mi-chelin: «Sostenendo medici e in-fermieri tuteliamo anche noi;questi sono servizi pubblici dicui tutti usufruiamo». ErnestoPrincipe, ginecologo, rappre-sentante del sindacato medicoospedaliero Anaoo: «Credo cheil sistema di cura per intensitànon funzioni. Ci sono tantiesempi, in Italia e all’estero, chelo dimostrano: per l’alta intensi-tà servirebbe molto più perso-nale infermieristico, mentre da4 anni siamo al blocco del turn-over. Si dovrebbe invece opera-re subito sui tantissimi spre-chi». «Gli esempi non mancano -

aggiunge Salvio Sigismondi,presidente dell’Ordine provin-ciale dei medici, e medico di ba-se a Fossano -: hospices maiaperti come a Bra, mentre re-stano in funzione le terme. Inprovincia ci sono 10 reparti dichirurgia: in Francia per la stes-sa popolazione ne hanno uno. Itagli per tutti non riequilibrano iconti di chi ha amministratomale e mettono in ginocchio chinon ha più niente da tagliare».Marcella Risso, assessore di Sa-luzzo: «Siamo qui perché senzaservizi essenziali, dalla sanità aiconsorzi, si compromette la coe-sione sociale».

LORENZO BORATTOCAMILLA PALLAVICINOCUNEO

La «catena umana» silenziosa di protesta ieri intorno all’ospedale Santa Croce di Cuneo [FOTO LANTERI]

Medicieinfermieri«Siamosottoorganicoconmacchinarivecchiemancanoifarmaci»

«Elimininoiveri

sprechi»

ErnestoPrincipe

Ginecologoe sindacalista«Dovrebbero

eliminarei veri sprechi

e sbloccarei turn-over»

MarcellaRisso

Assessoredi Saluzzo

«Senza serviziessenziali si

compromettela coesione

sociale»

GiuseppeLauria

Medico Pron-to soccorso

«Impossibileassicurareai pazienti

cureadeguate»

CristinaDegiovanni

MedicoTerapia

intensiva«Questi tagli

riduconola qualità

del servizio»

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Anaao sui media

La chiusura dell’Oftalmico entro giugno del prossimo anno porterà alla nascita, per la prima volta alle Molinette, di un reparto di Oculisti-ca con sette letti e Day Surgery. Lo screening dei tumori della mam-mella sarà trasferito dall’ospeda-le di corso Bramante al Valdese, che consegnerà al Martini di via Tofane l’Anatomia Patologica, il laboratorio analisi, la Chirurgia ge-nerale, la Gastroenterologia e la Medicina. E mentre al Cottolengo sorgerà una Breast Unit chirurgica per combattere il tumore del seno, al Valdese la chirurgia oncologica della Ginecologia sarà smantellata il 31 dicembre insieme alla Chirur-gia plastica e alla Dermatologia, alla Neurologia e all’Ortopedia, attività date finora in service all’e-sterno. In provincia, gli ospedali di Venaria, Avigliana, Giaveno e Torre Pellice chiuderanno definiti-vamente i reparti di degenza, sia per malati in fase acuta, sia per l’assistenza post-acuzie. A Cuo-rgnè aprirà invece una lungode-genza con trasferimento di 27 letti da Castellamonte, mentre l’Oste-tricia, da Cuorgnè, verrà trasferita a Ivrea. Il riordino della rete Sono solo alcuni dei provvedi-menti previsti dall’assessorato re-gionale alla Sanità per snellire gli ospedali, chiudere i centri troppo piccoli, e far quadrare i bilanci in crisi evitando doppioni o attività che hanno numeri troppo bassi per garantire sicurezza ai malati. Una «dieta» che coinvolge un po’ tutte le strutture, a cominciare dall’as-setto della Città della Salute: Mo-linette, Cto, Sant’Anna e Regina Margherita insieme. Qui saranno dimezzati dipartimenti e primaria-ti, oltre a dare un nuovo assetto organizzativo. Organizzazione da rivedere anche all’Asl To2, dove tutta l’attività sarà concentrata sot-to sette dipartimenti: materno-in-fantile, funzioni mediche, funzioni chirurgiche, emergenza-urgenza, cardiovascolare, diagnostica per

immagini e laboratorio. Per quan-to riguarda la sola Asl To4, è con-fermata l’unificazione a Ciriè dei reparti di Chirurgia e Urologia, il trasferimento da Lanzo della ria-bilitazione, mentre la lungodegen-za da Castellamonte sarà portata a Cuorgnè con l’attivazione di 27 letti. Risorgerà a Ivrea (ma a fine 2014) il punto-nascita, mentre a Chivasso la degenza dell’Urologia sarà trasferita a Ciriè, che perderà però l’emodinamica destinata in-vece ad Ivrea. Una «dieta» forzata Un piano globale, drastico. Sarà dismessa l’Rsa Eremo di Lanzo, e i 40 letti verranno ceduti ai privati, con recupero del solo personale. E dal San Luigi il robot Da Vinci utilizzato in Urologia verrà destina-to alla Città della Salute. Roberto Cota, presidente della Regione: «Stiamo realizzando una riforma del sistema sanitario secondo un concetto moderno di sanità, perché agiamo nell’inte-resse generale, un principio che si contrappone a quello di alcuni che per loro interessi vogliono lasciare le cose come sono». Ma sull’intero piano pesano non solo le polemi-che già sollevate nei giorni scor-si da Pd, Sel e Fds, ma anche la perplessità dei sindacati: «Un do-cumento che sembra scritto da un mestierante alle prime armi alle prese con una tesina di organiz-zazione sanitaria», è il commento lapidario di Gabriele Gallore, se-gretario regionale dei medici diri-genti Anaao. «La Città della Salute e della Scienza occupa meno spa-zio di Asti; le Asl To1, To2, To4 e la Federazione 3 occupano il 60 per cento del documento e a tutto il resto del Piemonte il rimanente. A Novara tutto bene, a Verbania tutto ok, tempo sereno, scusate il disturbo...». Il mistero della To5 Nel documento ufficiale presenta-to in IV commissione non compare il piano dell’Asl To5 Chieri-Monca-lieri-Carmagnola-Nichelino. «Ad

oggi non ha inviato alcuna docu-mentazione», è scritto. «L’intera documentazione - dice al contrario il direttore generale, Maurizio Dore - è stata inviata in Regione ad ago-sto, un documento dettagliato e completo». Mistero. «Molto strano - commenta Gallone, dell’Anaao - che l’assessorato mandi una ri-chiesta a tutte le aziende e ai “fe-derali”, e l’unica a non rispondere sia proprio la Asl To5. Molto più probabile che la proposta di rior-ganizzazione sia stata mandata, ma non sia piaciuta per niente in quanto contraria ai diktat dell’in-gegner Monferino. Alla To5 si tro-va l’Emodinamica di Moncalieri che Monferino vuole chiudere e il punto nascite di Carmagnola a ri-

Dossier /Lanuovamappadella salute

OspedaleperospedaleCosì cambia laSanitàAlleMolinettesbarcaOculistica.Sindacatiprontiallabattaglia

La chiusura dell’Oftalmicoentro giugno del prossimoanno porterà alla nascita,per la prima volta alle Moli-nette, di un reparto di Oculi-stica con sette letti e DaySurgery. Lo screening dei tu-mori della mammella saràtrasferito dall’ospedale dicorso Bramante al Valdese,che consegnerà al Martini divia Tofane l’Anatomia Patolo-gica, il laboratorio analisi, laChirurgia generale, la Ga-stroenterologia e la Medici-na. E mentre al Cottolengosorgerà una Breast Unit chi-rurgica per combattere il tu-more del seno, al Valdese lachirurgia oncologica dellaGinecologia sarà smantellatail 31 dicembre insieme allaChirurgia plastica e alla Der-matologia, alla Neurologia eall’Ortopedia, attività date fi-nora in service all’esterno. Inprovincia, gli ospedali di Ve-naria, Avigliana, Giaveno eTorre Pellice chiuderannodefinitivamente i reparti didegenza, sia per malati in fa-se acuta, sia per l’assistenzapost-acuzie. A Cuorgnè apri-rà invece una lungodegenzacon trasferimento di 27 lettida Castellamonte, mentrel’Ostetricia, da Cuorgnè, ver-rà trasferita a Ivrea.

Il riordino della reteSono solo alcuni dei provvedi-menti previsti dall’assessoratoregionale alla Sanità per snelli-re gli ospedali, chiudere i cen-tri troppo piccoli, e far quadra-re i bilanci in crisi evitandodoppioni o attività che hannonumeri troppo bassi per ga-rantire sicurezza ai malati.Una «dieta» che coinvolge unpo’ tutte le strutture, a comin-ciare dall’assetto della Cittàdella Salute: Molinette, Cto,Sant’Anna e Regina Margheri-ta insieme. Qui saranno dimez-zati dipartimenti e primariati,oltre a dare un nuovo assettoorganizzativo. Organizzazione

da rivedere anche all’Asl To2, do-ve tutta l’attività sarà concentra-ta sotto sette dipartimenti: ma-terno-infantile, funzioni medi-che, funzioni chirurgiche, emer-genza-urgenza, cardiovascolare,diagnostica per immagini e labo-ratorio. Per quanto riguarda lasola Asl To4, è confermata l’uni-ficazione a Ciriè dei reparti diChirurgia e Urologia, il trasferi-mento da Lanzo della riabilita-zione, mentre la lungodegenzada Castellamonte sarà portata aCuorgnè con l’attivazione di 27letti. Risorgerà a Ivrea (ma a fine2014) il punto-nascita, mentre aChivasso la degenza dell’Urolo-gia sarà trasferita a Ciriè, cheperderà però l’emodinamica de-stinata invece ad Ivrea.

Una «dieta» forzataUn piano globale, drastico. Saràdismessa l’Rsa Eremo di Lanzo,e i 40 letti verranno ceduti aiprivati, con recupero del solopersonale. E dal San Luigi il ro-bot Da Vinci utilizzato in Urolo-gia verrà destinato alla Cittàdella Salute.

Roberto Cota, presidentedella Regione: «Stiamo realiz-

zando una riforma del sistemasanitario secondo un concettomoderno di sanità, perchéagiamo nell’interesse genera-le, un principio che si contrap-pone a quello di alcuni che perloro interessi vogliono lasciarele cose come sono». Ma sull’in-tero piano pesano non solo lepolemiche già sollevate neigiorni scorsi da Pd, Sel e Fds,ma anche la perplessità deisindacati: «Un documento chesembra scritto da un mestie-rante alle prime armi alle pre-se con una tesina di organizza-zione sanitaria», è il commen-to lapidario di Gabriele Gallo-re, segretario regionale deimedici dirigenti Anaao. «LaCittà della Salute e dellaScienza occupa meno spaziodi Asti; le Asl To1, To2, To4 e laFederazione 3 occupano il 60per cento del documento e atutto il resto del Piemonte il ri-manente. A Novara tutto bene,a Verbania tutto ok, tempo se-reno, scusate il disturbo...».

Il mistero della To5Nel documento ufficiale presen-tato in IV commissione noncompare il piano dell’Asl To5Chieri-Moncalieri-Carmagnola-Nichelino. «Ad oggi non ha invia-to alcuna documentazione», èscritto. «L’intera documentazio-ne - dice al contrario il direttoregenerale, Maurizio Dore - è statainviata in Regione ad agosto, undocumento dettagliato e com-pleto». Mistero. «Molto strano -commenta Gallone, dell’Anaao -che l’assessorato mandi una ri-chiesta a tutte le aziende e ai “fe-derali”, e l’unica a non risponde-re sia proprio la Asl To5. Moltopiù probabile che la proposta diriorganizzazione sia stata man-data, ma non sia piaciuta perniente in quanto contraria ai dik-tat dell’ingegner Monferino. AllaTo5 si trova l’Emodinamica diMoncalieri che Monferino vuolechiudere e il punto nascite diCarmagnola a rischio chiusura,come altri ospedali (Chieri, Car-magnola) oggetto di probabili ri-dimensionamenti».

Il futuro in corsiaIl documento presentato in IV Commissione

traccia il futuro della Sanità in tutto il Piemonte

MARCO ACCOSSATO

«Agiamoper ilbenedi tutti,mentrec’èchi vuole lasciarelecosecomestannoper interessipropri»

Roberto CotapresidenteRegione Piemonte

I posti lettoLa riconversione dei cinqueospedali di Venaria, Avigliana,Giaveno, Torre Pellice e Poma-retto determina una riduzione di108 posti letto, oltre ai 20 trasfe-riti a Rivoli e ai 20 a Pinerolo.

Il riordino della rete secon-do volumi di attività prevedeper la Brest Unit che il Mauri-ziano includa l’attività del Mar-tini, dove sarà invece concen-trato lo screening del ProgettoSerena. Il San Luigi includeràl’attività dell’Asl To3, con tra-sferimento anche degli specia-listi da ospedale a ospedale.Resta attiva quella dell’Ircc diCandiolo. Per quanto riguardal’Emodinamica, il Maurizianosarà centro di riferimento an-che per il Martini, Rivoli per ilSan Luigi.

Il resto della provinciaAll’ospedale di Venaria, come adAvigliana e a Castellamonte ilprogetto della Regione prevedel’apertura di Cap, i Centri di assi-stenza primaria. A Giaveno sor-gerà una Rsa con 60 posti letto:sarà potenziata anche l’attivitàambulatoriale. Lanzo manterràinvece i 25 posti di lungodegenzae i 12 dell’hospice, mentre il Dayhospital oncoematologico (12 let-ti) verrà trasferito a Ciriè.

Nulla compare sul destinodell’Amedeo di Savoia, che in-sieme al Valdese e all’Oftalmi-co era una delle strutture de-stinate al trasferimento in al-tre sedi, per il quale era stataavanzata l’ipotesi Richelmi.

Il piano dovrà ovviamentepassare adesso il confronto po-litico, e quindi potrà ancora es-sere modificato. «Si preparabattaglia in IV Commissione, enon solo da parte della opposi-zione - prevede l’Anaao, il sin-dacato della dirigenza medica -Massimiliano Motta (PdL) hagià richiamato l’ordine delgiorno votato in Consiglio Re-gionale contrario alla chiusuradelle emodinamiche».

Il documento della Regionesu www.lastampa.it/torino

Dossier /Lanuovamappadella salute

Page 35: Sanità, si chiude!

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schio chiusura, come altri ospedali (Chieri, Carmagnola) oggetto di probabili ridimensionamenti». I posti letto La riconversione dei cinque ospe-dali di Venaria, Avigliana, Giave-no, Torre Pellice e Pomaretto de-termina una riduzione di 108 posti letto, oltre ai 20 trasferiti a Rivoli e ai 20 a Pinerolo. Il riordino della rete secondo volu-mi di attività prevede per la Brest Unit che il Mauriziano includa l’at-tività del Martini, dove sarà inve-ce concentrato lo screening del Progetto Serena. Il San Luigi in-cluderà l’attività dell’Asl To3, con trasferimento anche degli speciali-sti da ospedale a ospedale. Resta attiva quella dell’Ircc di Candiolo.

Per quanto riguarda l’Emodina-mica, il Mauriziano sarà centro di riferimento anche per il Martini, Ri-voli per il San Luigi. Il resto della provincia All’ospedale di Venaria, come ad Avigliana e a Castellamonte il pro-getto della Regione prevede l’a-pertura di Cap, i Centri di assisten-za primaria. A Giaveno sorgerà una Rsa con 60 posti letto: sarà potenziata anche l’attività ambu-latoriale. Lanzo manterrà invece i 25 posti di lungodegenza e i 12 dell’hospice, mentre il Day hospi-tal oncoematologico (12 letti) verrà trasferito a Ciriè. Nulla compare sul destino dell’A-medeo di Savoia, che insieme al Valdese e all’Oftalmico era una

delle strutture destinate al trasferi-mento in altre sedi, per il quale era stata avanzata l’ipotesi Richelmi. Il piano dovrà ovviamente passa-re adesso il confronto politico, e quindi potrà ancora essere modi-ficato. «Si prepara battaglia in IV Commissione, e non solo da parte della opposizione - prevede l’Ana-ao, il sindacato della dirigenza me-dica - Massimiliano Motta (PdL) ha già richiamato l’ordine del giorno votato in Consiglio Regionale con-trario alla chiusura delle emodina-miche».

Marco AccossatoLa Stampa 10 dicembre 2012

Page 36: Sanità, si chiude!

Siamo falliti. “Tecnicamente” falliti. Parola dell’Ing. Monferino. Alla audizione presso la commissione Bilancio della Camera la frase dell’Assessore alla Sa-nità fa scalpore. Il 19 dicembre tutti i giornali, anche il Sole 24 Ore, si buttano a babbo morto sulla notizia. Serpeggia il panico. Le smentite arrivano ma non convincono. “Ma gli stipendi non sono a rischio”. Il che vuol dire che lo sono. Lo sanno tutti che le aziende vanno avanti solo grazie alle anticipazioni di cassa delle tesorerie gestite dalle banche. E questo é un brutto segno. Ma lo é da diverso tempo. “L’ho detto in un contesto particolare, la situazione era molto

vivace”. Cosa voglia dire “vivace” non si sa. Forse in commissione c’era un happy hour e musica a tutto volume. Fondamentalmente l’Ingegnere avreb-be sostenuto la tesi che se i fornitori, contemporaneamente, vantando cre-diti per 1,8 miliardi, chiedessero alla Regione di saldare i debiti, non vi sarebbe altra conseguenza che l’accartocciamento finanziario del Pie-monte e dei piemontesi. L’Ingegnere non ha evidentemente compreso la dinamica delle poste finanziarie attive e passive. O piú semplicemente

non ha mai vistoMary Poppins. In una scena famosissima, a causa della riluttanza del piccolo protagonista del film a sganciare al vec-chio bavoso proprietario della banca il suo scellino, si diffonde il panico. I risparmiatori, credendo che le urla del bimbo che grida “ri-datemi i miei soldi”, presagisca una mancanza di liquidità, chiedono

contemporaneamente di ritirare i loro risparmi scatenando il caos. Gli sportelli chiudono e chiudono anche i portoni della banca con centinaia di persone furenti che vogliono indietro i loro soldi. Scene cosí si sono viste nel

‘29 a Wall Street, in Argentina e in tutti i casi in cui una crisi di liquidità improv-visa fa collas- sare il sistema finanziario. Dovrebbe essere noto all’Ingegnere che neppure Intesa San Paolo, Unicredit, Deutsche Bank e qualsivoglia azienda (inclusa la Fiat) o Stato (compresa Ger-mania, Francia e Inghilterra), si salverebbero dal collasso finanziario se contemporaneamente tutti i creditori o titolari di titoli di stato chiedessero di riavere indietro i loro soldi o non intendessero piú investirne. L’ipotesi, come ipotesi, ha una certa veste di intellegibilità ma, dal punto di vista razionale assomiglia molto alla nota e sgangherata ipotesi “se mia nonna avesse le ruote sarebbe un tram”. In via “teorica” é sufficiente quello che si afferma nella aule della facoltà di Economia agli studenti o che si vede oggigiorno in Grecia. In pratica sarebbe meglio attivare sempre il “servofrenulo” ovvero quel sistema logico-meccanico che garantisce il blocco della lingua, tenuta alla base della bocca dall’omonimo frenulo per l’appunto, senza prima aver elaborato, non solo pensieri, ma anche la op-portunità di sillabarli in pubblico. Quello che é accaduto dopo lo avete letto dai giornali e sul nostro sito (vedere rassegna stampa regionale). Conferenza stampa di Cota e Monferino e dichiarazioni tranquillizzanti: il Piemonte non é fallito. Mi sono ricordato del film “La leggenda di Al, John e Jack” dove Aldo Baglio faceva la parte di un poveraccio affetto da una amnesia a breve termine la quale determinava la totale scomparsa di ogni ricordo se egli si addormentava. Dalla dichiarazione di “falli-mento tecnico” a quella opposta é passata effettivamente una notte. Terra florida di casi eccezionali. Dallo smemorato di Collegno allo smemorato di Corso Regina Margherita. Siamo comunque fortu-nati. Pensate se l’Ingegnere avesse avuto il ruolo di Mario Monti. Conferenza stampa del Presidente del Consiglio Ing. Monferino, spread a 540, investitori istituzionali in fibrillazione, speculatori e fondi predatori pronti a puntare sulla insolvibilità del paese, agenzie di rating con i cannoni carichi di triple B e tripli “meno”: “In un contesto cosí vivace voglio comunicare che l’Italia é tecnicamente fallita”. Sarebbe stata una genialata… o no?

L’ASSESSORE NON HA VISTO MARY POPPINS

@gabrielegalloneANAAOPIEMONTEWWW.ANAAOPIEMONTE.IT