SANFILIPPO, M. - Periodizzazione e Storiografia Della Città

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Matteo Sanfilippo Periodizzazione e storiografia della città In: D'une ville à l'autre. Structures matérielles et organisation de l'espace dans les villes européennes (XIIIe-XVIe siècle). Actes du colloque de Rome (1er-4 décembre 1986). Rome : École Française de Rome, 1989. pp. 365-380. (Publications de l'École française de Rome, 122) Riassunto Mario Sanfilippo, Periodizzazione e storiografia della città, p. 365-380. Nella storiografia sulle città sono confluiti studiosi di diversa estrazione e formazione, molti dei quali usano periodizzazioni legate alla vecchia storiografia politica, economica, sociale, religiosa, senza preoccuparsi della compatibilita con il nuovo tema urbano. Il Medioevo è nato dalle polemiche letterarie e artistico-visive del XIV-XV secolo; la matrice dispregiativa è stata rafforzata nel XVI-XVII secolo dalla polemica frontale tra cattolici e protestanti. Queste polemiche sovrapposte hanno connotato negativamente il Medioevo fino alla rivalutazione romantica e storicistica; ma nel XIX secolo indirettamente il carattere negativo del Medioevo è stato ribadito dall'invenzione del Rinascimento. Nella storia delle città è difficile far coincidere la censura storiografica tra Medioevo e Rinascimento con lo sviluppo concreto delle singole città europee. Entrati in crisi i grandi schemi interpretativi del processo storico con le relative periodizzazioni ; cambiato il modo di fare storia anche perché sono cambiati gli interessi degli storiografi e del pubblico; se la vecchia terminologia ha un valore arbitrario ο convenzionale e se il tema urbano trapassa ogni periodizzazione ; perché non usare la scansione più neutra sulla base dei semplici secoli? E il titolo del nostro convegno sarebbe più semplice : « Le città europee tra XIV e XVII secolo » ! Citer ce document / Cite this document : Sanfilippo Matteo. Periodizzazione e storiografia della città. In: D'une ville à l'autre. Structures matérielles et organisation de l'espace dans les villes européennes (XIIIe-XVIe siècle). Actes du colloque de Rome (1er-4 décembre 1986). Rome : École Française de Rome, 1989. pp. 365-380. (Publications de l'École française de Rome, 122) http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1989_act_122_1_4602

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Nella storiografia sulle città sono confluiti studiosi di diversa estrazione e formazione, molti dei quali usano periodizzazioni legatealla vecchia storiografia politica, economica, sociale, religiosa, senza preoccuparsi della compatibilita con il nuovo tema urbano.Il Medioevo è nato dalle polemiche letterarie e artistico-visive del XIV-XV secolo; la matrice dispregiativa è stata rafforzata nelXVI-XVII secolo dalla polemica frontale tra cattolici e protestanti. Queste polemiche sovrapposte hanno connotato negativamenteil Medioevo fino alla rivalutazione romantica e storicistica; ma nel XIX secolo indirettamente il carattere negativo del Medioevo èstato ribadito dall'invenzione del Rinascimento.Nella storia delle città è difficile far coincidere la censura storiografica tra Medioevo e Rinascimento con lo sviluppo concreto dellesingole città europee. Entrati in crisi i grandi schemi interpretativi del processo storico con le relative periodizzazioni ; cambiato ilmodo di fare storia anche perché sono cambiati gli interessi degli storiografi e del pubblico; se la vecchia terminologia ha unvalore arbitrario ο convenzionale e se il tema urbano trapassa ogni periodizzazione ; perché non usare la scansione più neutrasulla base dei semplici secoli? E il titolo del nostro convegno sarebbe più semplice : « Le città europee tra XIV e XVII secolo » !

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  • Matteo Sanfilippo

    Periodizzazione e storiografia della cittIn: D'une ville l'autre. Structures matrielles et organisation de l'espace dans les villes europennes (XIIIe-XVIesicle). Actes du colloque de Rome (1er-4 dcembre 1986). Rome : cole Franaise de Rome, 1989. pp. 365-380.(Publications de l'cole franaise de Rome, 122)

    RiassuntoMario Sanfilippo, Periodizzazione e storiografia della citt, p. 365-380.Nella storiografia sulle citt sono confluiti studiosi di diversa estrazione e formazione, molti dei quali usano periodizzazioni legatealla vecchia storiografia politica, economica, sociale, religiosa, senza preoccuparsi della compatibilita con il nuovo tema urbano.Il Medioevo nato dalle polemiche letterarie e artistico-visive del XIV-XV secolo; la matrice dispregiativa stata rafforzata nelXVI-XVII secolo dalla polemica frontale tra cattolici e protestanti. Queste polemiche sovrapposte hanno connotato negativamenteil Medioevo fino alla rivalutazione romantica e storicistica; ma nel XIX secolo indirettamente il carattere negativo del Medioevo stato ribadito dall'invenzione del Rinascimento.Nella storia delle citt difficile far coincidere la censura storiografica tra Medioevo e Rinascimento con lo sviluppo concreto dellesingole citt europee. Entrati in crisi i grandi schemi interpretativi del processo storico con le relative periodizzazioni ; cambiato ilmodo di fare storia anche perch sono cambiati gli interessi degli storiografi e del pubblico; se la vecchia terminologia ha unvalore arbitrario convenzionale e se il tema urbano trapassa ogni periodizzazione ; perch non usare la scansione pi neutrasulla base dei semplici secoli? E il titolo del nostro convegno sarebbe pi semplice : Le citt europee tra XIV e XVII secolo !

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    Sanfilippo Matteo. Periodizzazione e storiografia della citt. In: D'une ville l'autre. Structures matrielles et organisation del'espace dans les villes europennes (XIIIe-XVIe sicle). Actes du colloque de Rome (1er-4 dcembre 1986). Rome : coleFranaise de Rome, 1989. pp. 365-380. (Publications de l'cole franaise de Rome, 122)

    http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1989_act_122_1_4602

  • MARIO SANFILIPPO

    PERIODIZZAZIONE E STORIOGRAFIA DELLE CITT

    Nello studio della storia delle citt (che sia intitolata storia urbana storia urbanistica, storia del territorio storia degli insediamenti poco importa) siamo confluiti in tanti e con formazioni diverse. Storiografi di vecchio stampo filologico, geografi, demografi, archeologi, sociologi, ecc; in Italia durante l'ultimo ventennio vi sono confluiti in gran numero i laureati nelle facolt architettonico-urbanistiche : e si pu dire che tutti siamo confluiti in un campo di studi piuttosto che in una disciplina con un proprio assetto e statuto accademico ben definito1.

    Questa molteplicit di apporti nella storiografia sulle citt un fatto positivo, ma all'interno di questa eterogenea convergenza si pongono vari problemi sulla periodizzazione pi corretta da usare : problemi non semplicemente terminologici e che spesso confinano col nodo fondamentale del modello storiografico.

    Specialmente in Italia esiste un'immensa produzione sulle citt nella storia, produzione che non sfornata soltanto dall'industria editoria-

    1 Sulla storia urbana come semplice campo di studi comune esiste un intero dibattito.

    Non bisogna dimenticare che oggi il problema delle citt (insediamenti metropolitani, citt regioni, conurbazioni, insediamenti maggiori, medi e minori, ecc.) ha assunto un'importanza centrale nella vita quotidiana. Viviamo in una societ fondamentalmente urbano-industriale e assistiamo al tracollo dei vecchi centri, sottoposti a un nuovo uso travolgente. E questo fenomeno da decenni ha avuto un riflesso costante sulla saggistica urbanistica e sulla produzione storiografica dedicata alle citt. In proposito cfr. Aa.Vv. La storiografia urbanistica (Atti del I Convegno internazionale di storia urbanistica), a cura di R. Martinelli e L. Nuti, Lucca, 1976; V. Franchetti Pardo e M. Sanfilippo, Citt medievali e storia urbanistica, in Quaderni medievali, 1976/2, p. 266-281; R. Bordone, Storia urbana e citt medievale; prospettive di ricerca, in La storiografia contemporanea. Indirizzi e problemi, a cura di P. Rossi, Milano, 1987, p. 303-321 ; cfr. inoltre l'introduzione di J.-Cl. Maire Vigueur e la conclusione di A. Tenenti in questo stesso convegno.

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    le, ma che spesso drogata da sovvenzioni pubbliche da sponsorizzazioni private. Ed in questo campo che lo studioso di formazione medievistica si rende conto, meglio di altri, di quanto siano corposi i problemi della periodizzazione, i quali saltano agli occhi del lettore perfino nel titolo di volumi convegni.

    * * *

    Nella nevrosi razionalizzante che propria di ogni storiografo, la periodizzazione legata a una concezione del processo storico e contemporaneamente determinante sul modo di scrivere storia, sia che si scelga il saggio sincronico, sia che si scelga il racconto diacronico2.

    Ora la storia delle citt, degli insediamenti, del territorio di per se stessa una storia che deve essere studiata nel lungo periodo : specialmente in un continente come il nostro dove c' continuit e persistenza degli insediamenti fin dai tempi antichi. In particolare per l'Italia questa continuit persistenza della vita cittadina stata strepitosa. D'altra parte proprio la continuit nel lungo periodo della storia cittadina porta insensibilmente ad adottare - come se fossero largamente compatibili - le periodizzazioni pi in uso, salvo a verificarne in concreto l'inadeguatezza.

    Non mi soffermo sul fatto che strutturalmente tante storie di singole citt si configurano come biografie di citt e che spesso il metodo combinatorio nell'uso delle fonti e della bibliografia porta a vere collane di perle, ognuna con una validit orizzontale, mentre c' la pretesa di dare uno spaccato verticale d'una citt, magari dalle sue origini leggendarie fino ai nostri giorni. Naturalmente sono avvantaggiati gli studiosi di quei casi precisi di genesi d'una citt in et moderna : ma il caso specifico della citt di fondazione di rifondazione3. Inoltre il tempo ristretto non permette di chiarire il concetto stesso di tempo, che uno dei presupposti d'ogni periodizzazione4.

    2Cfr. B. Croce, Teoria e storia della storiografia, Bari, 1963, p. 99-100; D. Cantimori, Studi di storia, II, Torino, 1966, passim; K. Pomian, Periodizzazione, in Enciclopedia Einaudi, Torino, 1980, sub voce.

    3 Cfr. i vari saggi contenuti in Le citt di fondazione (Atti del II Convegno internazionale di storia urbanistica), a cura di R. Martinelli e L. Nuti, Venezia, 1978, passim.

    4 necessario riflettere sul tempo come concetto, ma anche sul rapporto dell'individuo col tempo. Questo rapporto, tanto come rievocazione quanto come previsione, lega-

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    Nell'attuale fase di ripensamento storiografico e di concreto eclettismo, penso che si possa essere tutti d'accordo che l'uso di qualsiasi termine di rinvio a una periodizzazione, anche il semplice aggettivo medievale, non mai neutrale.

    Lo stesso titolo iniziale di questo convegno (Dalla citt medievale alla citt moderna) dimostra quanto il problema della periodizzazione nella storiografia delle citt sia connesso col problema della periodizzazione in generale.

    Al solito tanti problemi sembrano superati, ma si ripropongono costantemente alla nostra riflessione e ogni generazione deve farci i conti. Si potrebbe dire che questo titolo l'estrinsecazione d'una com- munis opinio degli studiosi di storia delle citt europee occidentali. Nel complesso siamo convinti che la vita e la struttura di queste citt denuncino una notevole identit tra il XIV e il XVI/XVII secolo : a parte il caso di citt che diventano capitali, dove si installa una corte, Oltralpe soltanto la Guerra dei Trent'anni porrebbe fine alla vita municipale d'una volta. Anzi si potrebbe aggiungere che le citt europee nei secoli XVII e XVIII presentano nel loro aspetto fisico il prolungamento di modifiche strutturali e funzionali attuate nei secoli precedenti.

    Tutti siamo convinti che la periodizzazione non appartiene alla storia, ma alla storiografia5. Perfino i pi testardi storicisti, dopo aver f

    to all'esistenza del singolo e della sua generazione : passato/presente proiettato sul futuro e antenati/posteri come arco della durata umana, che non mai abbastanza lunga. Questo nesso sempre stato presente nella storiografia occidentale da Tucidide in poi, ma ha acquistato un particolare significato dopo la rivoluzione francese, cfr. K. Pomian, Tempo /Temporalit, in Enciclopedia Einaudi, Torino, 1981, sub voce; ma vedi anche A. Momigliano, // tempo nella storiografia antica, in La storiografia greca, Torino, 1982, p. 64-93. Inoltre su questo tema cfr. J. Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercato, Torino, 1977, p. 4-39, e gli atti del convegno di Fermo del 1980 Le frontiere del tempo, a cura di R.Romano, Milano, 1981. Infine cfr. P. Ricur, Tempo e racconto, I, Milano, 1986, passim.

    5 Sono gli storiografi che sentono la necessit d'una scansione del tempo, d'una differenziazione dei periodi (et, epoche), all'interno del nastro interminabile degli anni : e sar bene ricordare che in greco, epoche significa punto fermo, cfr. E. Sestan, Tardo antico e alto medioevo : difficolt di periodizzazione, in // passaggio dall'antichit al medioevo in Occidente (IX Settimana di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo), Spo- leto, 1962, p. 36.

    Oltre duemila anni fa Tucidide - uno dei padri della storiografia occidentale - si rifaceva a dati della storiografia attica arcaica nella datazione dei fatti pi antichi. E gli antichisti ancor oggi discutono per trovare una legge che permetta di intendere i vari

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    quentato, pi meno volentieri, l'antropologia e l'etnologia, sanno bene che ogni cultura ha un suo calendario e un suo modo di scandire i lunghi periodi. Sanno bene che ogni calendario calcolo del tempo6 un'operazione con un preciso risvolto pratico in rapporto al modo di vita, di lavoro; sanno che sempre il potere, politico e religioso, che si interessa di questo tipo d'operazione. Ugualmente sanno che la perio- dizzazione, quest'operazione non semplicemente storiografica, sempre largamente influenzata dal condizionamento culturale, politico, religioso dello storiografo7.

    Questo convegno si interessa alle citt occidentali, converr quindi concentrare l'attenzione sulle linee fondamentali dell'uso d'una perio- dizzazione nell'ambito della civilt occidentale, all'interno della quale ogni storiografia ha avuto le sue periodizzazioni.

    Mi sembra che un punto di partenza possa essere la celebre affermazione di Santo Mazzarino8, in polemica con Croce e Lowith, sulla necessit di non contrapporre l'intuizione ciclica del tempo, come propria dei Greci e dei Romani, a quella lineare, che sarebbe giudai-

    dati cronologici in un sistema di computo esclusivo e inclusivo che risulti logico per la nostra mentalit, cfr. G. Maddoli, La registrazione del tempo nella storiografia attica arcaica, in Rivista storica italiana, 93, 1981, p. 31-35 e la bibliografia citata.

    Il riferimento cronologico alla lista degli arconti ateniesi il computo ellenistico delle Olimpiadi sono fenomeni culturali distanti dalla nostra mentalit, condizionata decisamente da quel mostro moderno che l'orologio (per l'incidenza del calcolo spicciolo del tempo quotidiano sui rapporti economici e sociali cfr. C. M. Cipolla, Le macchine del tempo, Bologna, 1981, e D. S. Landes, Storia del tempo. L'orologio e la nascita del mondo moderno, Milano, 1984) e dal nostro calendario, che vuole una scansione del tempo sempre uguale.

    Sempre a proposito di Tucidide ricordo che riteneva importante sottolineare quando un evento si verificava dieci cento anni dopo un altro, come se questa distanza decennale centenaria avesse un significato particolare : tra gli altri influssi Tucidide verrebbe ad essere nostro antenato diretto anche per la saga del centenario e della ricorrenza che imperversa su quotidiani e periodici ; su Tucidide, sulla sua opera e sul suo modo di fare storia cfr. G. Donini, Introduzione a Tucidide, Le storie, 2 voli., Torino, 1982.

    6 Anche nelle culture agrafe (oppure con una scrittura, pi meno, simbolica) esiste un calendario e una scansione dei grandi periodi, cfr. G. Papagno, // tempo storico : durata, cicli, eventi, in Le frontiere del tempo, cit., p. 15-43; E. Zerubavel, Ritmi nascosti. Orari e calendari nella vita sociale, Bologna, 1985.

    7 Cfr. Cantimori, op. cit., p. 340-365; Pomian, Periodizzazione, cit., p. 604-605. 8 Mi riferisco alla sua famosa nota 555, dedicata all'intuizione del tempo. Questa nota

    in calce in realt un vero e proprio excursus, un saggio a s stante : S. Mazzarino, // pensiero storico classico, II/2, Bari, 1966, p. 412-461.

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    co-cristiana. Per Mazzarino entrambe le intuizioni del tempo coesistono negli storiografi dell'antichit, che non le sentono in contrasto tra loro9. Mazzarino insiste sul fatto che nell'antichit classica un anno poteva essere definito col nome dei suoi epnimi, per poteva essere definito anche nell'ambito di una serie di anni, di un'era. E ribadisce che l'era sincronistico-diacronistica dell'antichit si differenzia nettamente dall'era cifra dei nostri giorni. Per i Greci essenza della cronologia la distanza tra due avvenimenti, la datazione concreta in rapporto alle due coordinate : la sincronia essenziale quanto la diacronia.

    All'interno di questa concezione del tempo c' sempre il ricordo delle et mitiche, viste come un progressivo declino, una corruzione del passato idealizzato, ma le tre et di Esiodo 10, come le cinque et (oro, argento, bronzo, ferro, argilla) del sogno di Nabucodonosor nella Bibbia, sono pur sempre una periodizzazione11.

    Il Cristianesimo dal IV secolo impone una sua cronologia, che anche una periodizzazione della storia del mondo : si afferma cos l'ra prima e dopo la nascita di Cristo ed prevista la fine di questa seconda ra. In ogni caso con Orosio nasce la concezione della storia intesa come un processo unitario, irreversibile, provvidenziale.

    Inoltre Orosio, che era stato il segretario di sant'Agostino, come un nano aggrappato alle spalle d'un gigante, aveva visto pi lontano dello stesso gigante : infatti aveva capito che il crollo dell'impero romano non era la fine del mondo, ma la fine di un mondo. Agostino e Orosio hanno condizionato tutte le successive periodizzazioni dei secoli poi detti medievali. Infatti, entro l'ambito della concezione provvidenziali-

    9 Infatti in epoca ellenistico-romana si fa luce il sistema cronologico basato sul computo delle Olimpiadi. Si addiziona un anno un periodo di anni che parte da uno e pu durare all'infinito. Cos in questa serie continua si possono ritagliare le re : Olimpica, Bitinica, di Farsalo, di Diocleziano, i pi anziani tra gli italiani presenti hanno fatto in tempo a scrivere sui quaderni scolastici XXI E.F.

    soprattutto l'egemonia romana che ha determinato l'affermazione dell'era ab urbe condita. L'ra presuppone l'epoche, perch nel corso dei secoli ci sono dei punti fermi, che permettono il calcolo degli anni, ma ciascun anno poteva essere indicato col nome del suo epnimo dei suoi epnimi : a Roma i due consoli, anche in et imperiale.

    10 Cfr. J. P. Vernant, Mito e pensiero presso i Greci, Torino, 19782, p. 15-90. Su Esiodo e la nascita/periodizzazione dell'et del ferro cfr. K. Polanyi, La sussisten

    za dell'uomo. Il ruolo dell'economia nelle societ antiche, Torino, 1983, p. 194-205. 11 Pomian, Periodizzazione, cit., p. 606-607.

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    stica, tutte le varie ripartizioni periodizzazioni del processo storico (in sei come le et biologiche, in sette come i giorni della Creazione, in tre come la Trinit, ecc.)12 funzioneranno illusoriamente da quadro, da schema, facilmente intellegibile e ripetibile, delle vicende umane : tant' vero che si affermeranno i rotuli obituarii11, dove conta soltanto il giorno - in rapporto alle feste liturgiche - nel quale ricordare con le preghiere l'anima di un defunto.

    Ottone di Frisinga e altri storiografi del suo tempo vedono una frattura nella storia in rapporto alla nascita di Cristo : per loro basilare la divisione degli anni nelle due ere, ante e post Christum natum. Inoltre la caduta dell'impero romano poteva avere un significato nell'ambito della teoria della translatio Imperii1*, un passaggio del potere voluto dalla Provvidenza : e anche questa teoria un abbozzo di sot- toperiodizzazione, sulla base delle diverse monarchie e stirpi, che si sono tramandate il potere nel mondo.

    La media aetas, iniziata col declino dell'impero romano e considerata et di barbarie, viene individuata e connotata negativamente dagli artisti e letterati italiani (soprattutto fiorentini) del XIV-XV secolo15. Una polemica artistico-letteraria all'origine d'un nuovo modo di considerare lo svolgersi degli anni. Boccaccio, Filippo Villani, Bruni, Ghi- berti, Manetti e tanti altri fino al Vasari contrappongono polemicamen-

    12 Per un cristiano la fine del mondo in funzione della salvezza e perdizione eterna ; sui rapporti tra periodizzazione cristiana, concezione provvidenziale della storia e attesa escatologica cfr. R. Manselli, La Lectura super Apocalipsim di Pietro di Giovanni Olivi, in Studi storici, 19-21, Roma, 1955, passim.

    13 Cfr. La completa analisi tipologica di N. Huyghebaert, Les documents ncrologiques (Typologie des sources du Moyen ge occidental, 4), Turnhout, 1972, passim

    14 Su Ottone di Frisinga cfr. P. Brezzi, Ottone di Frisinga, in Bullettino dell'Istituto storico italiano per il medioevo e Archivio Muratoriano, 54, 1939, p. 129-328; Manselli, op. cit., p. 53-56.

    15 F. Chabod, Rinascimento, in Enciclopedia italiana, Roma, 1936, sub voce, riedito postumo in Scritti sul Rinascimento, Torino, 1967, p. 27-54; sul concetto e periodizzazione del Rinascimento rinvio al gi citato volume postumo Scritti sul Rinascimento, Cantimori, op. cit., passim; per gli infiniti scritti di Eugenio Garin, che non cito per esteso, rinvio all'opera collettiva in onore di Garin stesso : Aa.Vv., // Rinascimento : interpretazioni e problemi, Bari, 1979, passim. Sul concetto di medioevo, polemica sul medioevo, periodizzazione del medioevo cfr. la lucida analisi di G. Arnaldi, Media Aetas fra Decadenza e Rinascita, in La Cultura, X, 1972, p. 93-114; L. Gatto, Viaggio intorno al concetto di medioevo, Roma, 1981, passim; J. Le Goff, L'imaginaire mdival. Essais, Paris, 1985, p. 7-13, passim.

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    te la propria et ai secoli rozzi e incolti, che intercorrevano tra la caduta dell'impero romano e i loro tempi. Cos nascono insieme Medioevo e Rinascimento : due sostantivi che si sorreggono a vicenda. Quanto pi si insiste sul Rinascimento (ma, dopo Burckhardt e Miche- let, quante proposte di altri Rinascimenti e Rinascenze!)16, tanto pi il Medioevo risulta ineluttabile. Ma se si comincia a lasciare in secondo piano il cosiddetto Rinascimento, ecco che si sfalda il blocco monolitico del cosiddetto Medioevo e ci si rende conto che la cesura tra Medioevo e Rinascimento un avvenimento epocale esclusivamente nella coscienza dei letterati, degli artisti, specialmente degli architetti17. Questa nascita polemica del concetto di medioevo e, quindi, della periodizzazione tradizionale nella storiografia occidentale (accanto a quella corrente e quotidiana degli anni post Christum natum) stata ribadita dalla polemica religiosa tra riformati e cattolici. Se gli intellettuali italiani del XIV-XV secolo avevano parlato con disprezzo dell'et gotica ossia barbarica, questa stessa et di mezzo quella in cui i Protestanti vedono realizzarsi la temporalizzazione della Chiesa, la corruzione della Chiesa romana, mentre essi pretendono di riallacciarsi alla purezza della Chiesa evangelica18.

    Questo concetto di media aetas media tempestas nasce, quindi, con quelle connotazioni negative, che ancor oggi possibile cogliere in persone, magari scaltrite in altre scienze umane, ma sprovvedute come conoscenza del medioevo. Sar poi il Cellarius19 a stabilire i termini cronologici del medioevo, dal 313 al 1453 d.C. Successivamente con piccoli aggiustamenti (il termine a quo diventato il 476 d.C, caduta dell'impero romano d' Occidente, e il termine ad quem il 1492, scoperta dell'America) questa delimitazione cronologica dell'et di mezzo in Ita-

    16 A proposito di rinascimenti medievali (carolingio, del XII secolo, ecc.) cfr. Arnaldi, op. cit., p. 111-114, e Le Goff, L'imaginaire, cit., passim. Mi rifiuto di offendere il lettore citando per esteso le famose opere di Burckhardt e Michelet.

    17 Cfr. O. Capitani, in Federico Chabod e la nuova storiografia italiana. 1919-1950, a cura di B. Vigezzi, Milano, 1984, p. 64-71.

    18 Per comodit del lettore su Flacio Illirico, i Centuriatori di Magdeburgo, il Baronio, rinvio a Gatto, op. cit., capitoli VIII-IX e alla bibliografia ivi citata.

    19 Cellarius (Cristopher Keller), Historia Medii Aevi a temporibus Constantini Magni ad Constantinopolim a Turcis captam, 1688; oltre al Cellarius altri eruditi tedeschi del XVII secolo avevano portato avanti la divisione della storia umana in tre et, cfr. Le Goff, L'imaginaire, cit., p. 8.

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    lia passata nei programmi ministeriali e nelle scansioni editoriali del volume di storia per il primo liceo classico.

    Naturalmente, se c' un evo antico e uno di mezzo, necessario che ci sia un evo moderno : magari con tutte le polemiche sul primato degli antichi e dei moderni, ma significativo che questa periodizzazio- ne tripartita sembri pi pregnante d'una periodizzazione in quattro cinque et. Inutile aggiungere qualcosa sui molteplici valori simbolici del numero tre e, senza voler essere blasfemi, provatevi a pensare a una Santa Quaternit.

    Anche Voltaire con le sue due coppie dei secoli d'oro (Atene e Roma nell'antichit, Firenze e Parigi in et moderna) ha accettato la periodizzazione tripartita; allora si avvia il passaggio da una concezione ciclica alla concezione lineare pi che del processo storico del progresso della ragione20. Subito dopo lo storicismo del XVIII-XIX secolo ha espresso compiutamente l'intuizione lineare del tempo21, sfociata poi programmaticamente nella concezione unilineare e unidirezionale del processo storico. Un processo inteso come irreversibile : quindi si esclude un'et di mezzo arretrata ed portata a compimento la rivalutazione del medioevo di stampo romantico22. Inutile soffermarsi sul fatto che quest'idea di progresso all'infinito sia stata messa in crisi, dopo due secoli dalla sua nascita, dal semplice rarefarsi delle fonti energetiche23.

    Anche la storiografia marxista ha accettato questa tripartizione del processo storico, stabilendo una corrispondenza tra evo antico e modo di produzione schiavistica, evo di mezzo e modo di produzione feudale, evo moderno e modo di produzione capitalistico : salvo a trovarsi nei guai con le persistenze e le csure. E il gioco ancor pi complicato perch nel frattempo per motivi politici era nato l'Ancien Rgime. Il nuovo regime politico, nato dalla Rivoluzione francese, si poneva in contrasto con quello antico fino al punto di inventare una nuova ra dall'Anno I della Repubblica. Ma, se una cesura politica facilmente

    20 Cfr. Pomian, Periodizzazione, cit., p. 618-623. 21 Cfr. Mazzarino, op. cit., p. 359-377; sulla pretesa che tutto il processo storico sia

    razionalmente spiegabile cfr. A. Morosetti, Storia, Bologna, 1981, p. 122-128, e Pomian, Periodizzazione, cit., p. 639-647.

    22 Pomian, ibid., p. 623-629. 23 Cfr. G. Sasso, Tramonto di un mito. L'idea di progresso fra Ottocento e Novecento,

    Bologna, 1984.

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    databile, impossibile stabilire un termine cronologico preciso per il passaggio da un modo di produzione a quello successivo, perch queste trasformazioni non avvengono in modo sincronico ed omogeneo : cos nasce la necessit di concepire le varie et di transizione, quella tardo antica quella dal feudalesimo al capitalismo24.

    A questo proposito varr la pena di fermarsi sulla lezione di Delio Cantimori, l'altro Dioscuro con Federico Chabod dello storicismo italiano tra gli anni Trenta e Sessanta, il quale si soffermato a lungo e con puntiglio sui problemi della definizione e periodizzazione del Rinascimento, Umanesimo, Barocco, ecc.25.

    Cantimori ha sempre espresso diffidenza per l'arbitrariet d'ogni periodizzazione, ma era anche convinto che, se la storiografia deve comprendere e interpretare, necessario periodizzare : sempre con la massima chiarezza concettuale e stabilendo che ogni periodizzazione provvisoria e legata agli strumenti di ricerca dello storiografo, all'argomento, al taglio dell'analisi. Anche quando si usa la formula pi scaltra (rappresentata dalla divisione in pi periodi sottoperiodi), bisogna cercare di fare attenzione al gioco, conscio inconscio, per cui nella periodizzazione ci si riferisce a schemi cronologici, dandogli successivamente un riempitivo concettuale, oppure a schemi concettuali, che in un secondo tempo sono delimitati cronologicamente.

    Si potrebbe avanzare l'ipotesi che Cantimori volesse verificare se in Europa, tra il XIV e il XVIII secolo, il cambiamento nelle strutture eco- nomico-sociali e giuridico-politiche fosse coinciso col cambiamento nel-

    24 Sull'et tardi antica e la sua peculiarit cfr. S. Mazzarino, La fine del mondo antico, Milano, 1959, e Antico, tardo antico ed ra costantiniana, 2 voli., Bari, 1974-1980; A. H. M. Jones, II tramonto del mondo antico, Bari, 1972; P. Brown, // mondo tardo antico, Torino, 1974; H.-I. Marrou, Decadenza romana tarda antichit'?, Milano, 1979. Sull'epoca di passaggio dal modo di produzione feudale a quello capitalistico cfr. La transizione dal feudalesimo al capitalismo, a cura di G. Bolaffi, Roma, 1973, e J. Topolski, La nascita del capitalismo in Europa, Torino, 1979.

    25 Cfr. i vari saggi raccolti in Cantimori, Studi, cit. ; su Cantimori cfr. Miccoli, Delio Cantimori. La ricerca di una nuova critica storiografica, Torino, 1970; M. Ciliberto, Intellettuali e fascismo. Saggio su Delio Cantimori, Bari, 1977; cfr. anche Storia e storiografia. Studi su Delio Cantimori. Atti del convegno di Russi (Ravenna), a cura di B. V. Bandini, Roma, 1979 (tra gli altri cfr. specialmente i due saggi di G. Miccoli, Aspetti della riflessione storiografica, e G. Mari, Cantimori, Febvre e le Annales). Su Cantimori cfr. anche Federico Chabod e la nuova storiografia, cit., passim (in particolare la trattazione pi dettagliata di Furio Diaz, ibid., p. 648-655, ha per le caratteristiche d'una ingenerosa polemica con un morto).

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    le sovrastrutture culturali : un cambiamento, una mutazione che arrivasse fino a quel grande spartiacque rappresentato dalla Rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione francese. In termini schematici si potrebbe avanzare l'ipotesi che Cantimori, quando parlava di un'et dell'Umanesimo, estendentesi dal XIV al XVIII secolo, pensasse a una corrispondenza con la transizione dal feudalesimo al capitalismo. Naturalmente una corrispondenza lasca, visto che i vari fenomeni (economici, culturali, religiosi, politici) si svolsero in modo non unitario generalizzato per i vari paesi europei.

    In ogni caso Cantimori insisteva nel sottolineare che, per quanto riguarda la periodizzazione, ci si pu rifare a distinzioni di carattere religioso e intellettuale, senza preoccuparsi eccessivamente se sono di carattere sovrastrutturale. Purch sia sempre presente il carattere approssimativo, non esclusivo, non sincronico, nell'uso pragmatico d'una qualsiasi periodizzazione, per capire meglio determinati periodi della storia europea26.

    Mentre Cantimori faceva faticosamente i conti col cosiddetto marxismo volgare, in campo antropologico e sociologico27 e tra gli studiosi di storia moderna si affermava definitivamente la visione della rivoluzione industriale come grande spartiacque cronologico della storia europea e mondiale. Con un riflesso particolare sulla storia degli insediamenti urbani, tant' vero che studiosi di varia provenienza hanno proposto di rivedere la prospettiva della storia urbana e di riassumere in una fase unica (quella della citt preindustriale) tutta la storia delle citt dalle origini fino alla rivoluzione industriale28.

    26 Cio Cantimori sapeva di interessarsi a una storia eurocentrica, ma diffidava del comparativismo d'accatto, dalle facili generalizzazioni, dalle astrazioni in base a schemi ideologici. Perch ogni periodizzazione sempre legata a una concezione generale del processo storico e deve permettere allo storiografo di cogliere i caratteri generali dei periodi analizzati, di comprendere i nessi tra i vari momenti del processo storico : quindi di capire non solo le conformit della storia, ma anche le sue difformit, csure e continuit tra un periodo storico e l'altro. Cfr. Cantimori, Studi, cit., passim.

    27 Cfr. C. Levi-Strauss, Razza e storia e altri studi di antropologia, Torino, 1977, p. 97- 144; P. Laslett, // mondo che abbiamo perduto. L'Inghilterra prima dell'era industriale, Milano, 1979.

    28 In Italia Leonardo Benevolo ha proposto esplicitamente questa reductio ad unum delle varie fasi della storia urbana preindustriale, anche sulle base di studiosi come Sjoberg. Cfr. L. Benevolo, Storia della ricerca e ricerca della storia, in La storia dell'architettura. Problemi di metodo e di didattica, Istituto di storia dell'architettura dell'Universit di Firenze, Firenze, 1976, p. 179-185.

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    Contemporaneamente il magistero di Braudel e l'imperialismo storiografico delle Annales hanno imposto di fare i conti col concetto di lunga durata : e la lunga durata, come fenomeno strutturale di fondo, trasgredisce qualsiasi tipo di periodizzazione canonica, nel senso che la struttura geostorica vede scorrere il tempo cronologico come semplice quadro di riferimento. Qualcuno in Italia ha ritenuto compatibile la struttura di Braudel con quelle del marxismo volgare; ha ritenuto compatibile l'uso della lunga durata e della scansione legata ai modi di produzione, senza rendersi conto che il tempo della struttura tendenzial- mente lineare, mentre quello della congiuntura tendenzialmente oscillatorio ciclico29. In et contemporanea strano che, quando rispunta l'idea del ciclo, diventi sinonimo di crisi30. E, sul piano dell'uso concreto d'una periodizzazione, in questi ultimi tempi il medioevo sta subendo notevoli oscillazioni. Quanto si sia logorato il concetto stesso di medioevo lo denunciava apertamente nel 1961 Ernesto Sestan e metteva in guardia contro ogni arbitrariet di formulazione sui termini cronologici e sul concetto di medioevo, sulla periodizzazione, su come distinguere tra tarda antichit e alto medioevo, accennando anche che non poi tanto paradossale l'affermazione perentoria di Barraclough, che il medioevo non esiste31.

    Negli ultimi tempi autori vari, appartenenti a scuole diverse e a diverse discipline, anche se implicitamente, stanno attaccando con decisione la periodizzazione classica. Senza scendere nei particolari basta riflettere sulla titolazione e scansione dei volumi di alta divulgazione.

    Robert Fossier e i suoi collaboratori nella loro storia collettiva dell'et medievale32, pur accettando il termine di medioevo, lo suddividono in tre sottoperiodi : il primo, dal 350 al 950 d.C, abbraccia il passaggio dal tardo antico a tutto l'alto medioevo ed significativamente intitolato I nuovi mondi; il secondo, dal 950 al 1250, intitolato II risveglio dell'Europa, costituirebbe il corpo centrale del vero medioevo; il terzo dal 1250 al 1520, intitolato II tempo della crisi, sarebbe l'et di passaggio verso il mondo moderno. Il termine ad quem,

    29 Cfr. Morosetti, op. cit., p. 89-99. 30 Cfr. Pomian, Ciclo, in Enciclopedia Einaudi, Torino, 1977, sub voce. 31 Cfr. Sestan, op. cit., p. 15-37. 32 Le Moyen ge, a cura di R. Fosser, Parigi, 1982; in trad. italiana sono apparsi pres

    so Einaudi soltanto i due primi volumi, Torino, 1984 e 1985.

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    1520, elimina il grosso equivoco rappresentato dalla scoperta dell'America. In Italia come in Francia, se cambia qualcosa, caso mai per il coinvolgimento delle guerre di predominio, le famose Guerres d'Italie. Nello stesso tempo chiudere il medioevo con il 1520 fa riflettere su quanto sia diversa in Europa la cronologia dei vari Rinascimenti.

    D'altra parte il solo titolo del manuale di Ernst Hinrichs (Einfhrung in die Geschichte der frhen Neuzeit)33 rimette in ballo l'et moderna, individuandone una prima parte, collocata tra XVI e XVIII secolo. Il quale ultimo da molti, anche a livello di grandi collane divulgative, accettato come il momento di nascita del mondo contemporaneo, dopo la rivoluzione industriale e le grandi rivoluzioni politiche sui due lati dell'Atlantico34.

    Tra i medievisti pi volte Jacques Le Goff tornato sul suo concetto d'un lungo medioevo (in Italia potremmo chiamarlo un lungo tardo medioevo), che dal XII/XIII secolo si prolunga fino al suddetto XVIII secolo, annullando la cesura (brillante, ma superficiale) del Rinascimento e quella inesistente della scoperta dell'America35. Inoltre non bisogna dimenticare che per Le Goff la vera citt medievale quella dal X al XIII secolo. E qui varr la pena di ricordare che Fernand Braudel, nella prefazione alla riedizione italiana dell'opera fondamentale di Immanuel Wallerstein, concludeva con le seguenti parole: La storia ha le sue esigenze e i suoi condizionamenti, gli stessi del tempo multiplo; e non basta dominare lo spazio e i cerchi oppressivi dell'economia mondiale : occorre anche dominare le temporalit che si accavallano e si attraversano, decifrare il loro linguaggio. Per quanto riguarda lo spazio la partita vinta. Resta da costruire, un giorno l'altro, una teoria degli spazi temporali, delle necessarie periodizzazio- ni36.

    facile capire quanti problemi sorgano per una periodizzazione corretta in fatto di storia delle citt, degli insediamenti, del territorio

    Monaco di B., 1980. 34 Cfr. la collana de La Nuova Italia ditrice, // mondo contemporaneo, diretta da

    Nicola Tranfaglia, Firenze, 1978-1983. 35 J. Le Goff Intervista sulla storia, a cura di F. Maiello, passim; L'imaginaire, cit., pas

    sim. 36 1. Wallerstein, // sistema mondiale dell'economia moderna, I, Bologna, 1978,

    p. 12.

  • PERIODIZZAZIONE E STORIOGRAFIA DELLE CITT 377

    nell'Occidente europeo37. E proprio noi medievisti non possiamo accusare gli altri studiosi di storia delle citt di uso disinvolto dei termini di periodizzazione, se non riflettiamo su cosa sia il medioevo. In fin dei conti l'affermazione perentoria di Geoffrey Barraclough surriferita stata ribadita da Bernard Guene affermando che il medioevo non mai esistito38.

    Questo strano millennio non ha una precisa identit epistemologi- ca; nato da una polemica e lo accettiamo pigramente, mentre si sta sfaldando cronologicamente. Anzi la corrosione dei suoi limiti cronologici una sua tara di nascita. Sappiamo quanto siano numerose le date proposte per l'inizio del medioevo : 313, 456, tesi Pirenne; c' l'incertezza sul confine tra tarda antichit e alto medioevo, in Italia basta dire che Teoderico tardo antico e Rotari altomedievale? Ugualmente quando finisce questo benedetto/maledetto medioevo? Col 1270, con la crisi dei poteri universali, con la grande peste, col 1453, col 1492, col 1520? E l'et umanistica tardo medievale moderna?

    Attualmente si indugia molto sui cosiddetti secoli centrali del medioevo, quelli che sarebbero pi medievali degli altri e costituirebbero le Moyen ge classique. Ma anche qui ci sono oscillazioni notevoli e queste oscillazioni sono legate a una visione politica della nascita dell'Europa meglio degli stati nazionali europei.

    Medioevo, Mittelalter, Moyen ge sembrano termini largamente compatibili e coincidenti dal punto di vista concettuale e cronologico. Basta per contrapporre l'alto e basso medioevo italiano al tedesco Frh-Hoch-Sptmittelalter per rendersi conto delle differenze concettuali e cronologiche. Per uno storiografo tedesco usuale far rientrare nel cosiddetto Hochmittelalter (che va dal 950 e. al 1250 e.) anche la Kaiserzeit, che corrisponde alla nostra et comunale, notoriamente vista come un momento qualificante del tardo basso medioevo. In proposito c' il caso notissimo del titolo d'un volume di Jac-

    37 Torno a specificare che mi riferisco soltanto alle citt europee occidentali e in particolare a quelle italiane, le uniche che abbia studiato, almeno in modo approssimativo. Inoltre Mare Bloch e Robert Boutruche (per quanto riguarda il feudalesimo, ma la lezione vale anche per le citt) hanno gi chiarito che tanti cultori della storia comparata sanno cogliere certe conformit, ma gli passano sotto il naso difformit elefantiache. In proposito rinvio a quanto ho scritto in Sistema feudale e sistema didattico, in Quaderni medievali, 12, 1981, p. 163-172.

    38 B. Guene, Histoire et culture historique dans l'Occident mdival, Parigi, 1980, p. .

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    ques Le Goff, scritto per la Storia universale Fischer e della sua traduzione nella versione italiana della Feltrinelli39.

    La stessa communis opinio di tanti studiosi francesi, che vede nel secolo XI una specie di spartiacque cronologico, annulla in parte la formula del Moyen ge classique, che si estenderebbe dalla fine del secolo X fino ai primi del XIII e che risulta molto vicina al sottoperiodo del secondo volume dell'opera collettiva guidata da Fossier. Da un esame molto superficiale, e leggendo soltanto i titoli di libri dedicati a storie di gruppi di citt di singole citt, troviamo un'infinit di aggettivi che si rifanno a periodizzazioni mal digerite : citt antica, tardo antica, altomedievale, bassomedievale, tardo medievale, comunale, signorile, umanistica, rinascimentale, barocca, moderna, d'antico regime, capitalistica, borghese, liberale, industriale.

    Specifico che mi soffermo soprattutto sulla produzione italiana per pi motivi. Il primo che al riguardo sono meno ignorante. Il secondo che soprattutto nella storiografia italiana sulle citt questi problemi terminologici si presentano con maggior evidenza. Ad esempio i libri francesi dedicati alla storia d'una citt d'un territorio, per il semplice fatto di derivare da una tesi di stato, sono sempre pi circoscritti nel tempo, magari si riferiscono a un secolo determinato.

    D'altra parte i vari aggettivi qualificativi uniti al singolare astratto (la citt) potrebbe essere soltanto un modo pratico e abbreviato per intendersi; in molti titoli c' la tirannia delle esigenze editoriali, che pretendono titoli altisonanti per poter vendere e l'esperienza insegna che spesso l'autore non assolutamente responsabile di un titolo imposto dalla casa ditrice, specie se c' un ufficio marketing. Ma, per evitare fraintendimenti e lunghe spiegazioni reciproche, vogliamo vederci chiaro e magari semplificare? Che significa la citt umanistica? Coincide con quella tardo medievale italiana, anzi dell'Italia centro-settentrionale? Coincide anche con la citt comunale signorile? legata alla vecchia convinzione del periodo umanistico come prima fase del Rinascimento? Possiamo accettare l'uso d'una periodizzazione letteraria per definire un determinato momento del fenomeno urbano, che legato anche a fatti culturali, ma specialmente a fattori economici, sociali, politici, senza trascurare quelli materiali e geografici?

    Ugualmente che valore ha la citt rinascimentale del Rinascimento? Tutti sappiamo quanto sono differenti i modi di delimitare il

    39 J. Le Goff, Das Hochmittelalter, Francoforte s. M., 1965; trad. it. // basso medioevo, Milano, 1967.

  • PERIODIZZAZIONE E STORIOGRAFIA DELLE CITT 379

    Rinascimento da parte degli storici della letteratura, della storia dell'arte, della storia economica; quanto sono sfalsati i vari Rinascimenti (italiano, francese, inglese, ecc.) Non per nulla Manfredo Tafuri, dopo aver intitolato il suo ultimo libro Venezia e il Rinascimento 40 , il primo a chiedersi : quale Venezia e quale Rinascimento?

    In questo senso Firenze del Cinquecento*1 pone problemi minori, pur tenendo conto che in una citt non c' nulla che cominci col 1501 e finisca col 1600. Problemi minori di Roma barocca*2, anche se la periodizza- zione artistica, attraverso la storia dell'architettura, ha pieno diritto di cittadinanza nella storia della citt. Ugualmente un titolo come Ferrara estense*3, con riferimento a un dominio, che ha avuto termini cronologici precisi, evita equivoci. Cos come nei titoli che fanno riferimento alle citt d'antico regime mi sembra che sia corretto il ricorso a una perio- dizzazione della storia cittadina in rapporto alle istituzioni del potere, visto che l'architettura e gli interventi sul tessuto urbano (ancor prima che nascesse l'urbanistica moderna) sono fondamentalmente legati alla committenza meglio alla gestione della citt di cui la committenza l'estrinsecazione. D'altra parte l'intenzione esplicita di questo convegno proprio quella di affrontare lo studio delle citt europee con un duplice approccio globale : quello socio-economico del costruito e quello politico-ideologico delle classi dirigenti che hanno condizionato il costruito. Marino Berengo44 rilanci il tema delle citt d'antico regime in occasione del Colloquio di Sorrento del 1973 e in riferimento alle citt europee tra Quattrocento e Seicento. Si potrebbe pensare alla citt d'antico regime come all'ultimo spezzone della citt preindustriale, prima che si affacci sulla scena storica la rivoluzione industriale45. In alcuni titoli di libri, saggi, convegni, fa capolino, in modo pi meno esplicito, il rinvio

    40 M. Tafuri, Venezia e il Rinascimento. Religione, scienza, architettura, Torino, 1985. 41 F. Borsi, Firenze del Cinquecento, Roma, 1974. 42 P. Portoghesi, Roma barocca, 2 voli., Bari, 1973. 43 questo il secondo lemma del titolo degli atti del convegno promosso dall'associa

    zione L'Europa delle corti , La corte e lo spazio : Ferrara estense, a cura di G. Papagno e A. Quondam, 3 voli., Roma, 1982.

    44 M. Berengo, La citt d'antico regime, in Dalla citt preindustriale alla citt del capitalismo, a cura di Alberto Caracciolo, Bologna, 1975, p. 25-54.

    45 II colloquio di Sorrento del 1973 stato organizzato dal gruppo di Quaderni storici sul tema Dalla citt preindustriale alla citt industriale. Un gruppo di relazioni di questo convegno apparve su Quaderni storici, 27, 1974 a cura di P. Villani, col titolo La formazione della citt industriale ; l'anno seguente A. Caracciolo ha curato per II Mulino la pubblicazione di tutte le relazioni del convegno col titolo Dalla citt preindustriale alla citt del

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    a un modello di sviluppo (borghese, capitalistico, ecc.) cui sarebbe improntato lo sviluppo d'una citt d'un gruppo di citt, ma per lo pi si tratta d'una moda ideologica editoriale. E, se c' qualche caso di uso corretto, legato all'uso di questi termini fra virgolette, denunciando cio tutta l'arbitrariet di queste definizioni.

    In concreto cambiato il modo di fare storia; sono cambiati gli interessi degli storiografi e del loro pubblico. Non si scrive pi storia soltanto del potere politico della cultura dominante. Manifestamente la periodizzazione tradizionale e tripartita non adeguata alle necessit della storia dell'alimentazione, della famiglia, della morte, della cultura materiale, del costruito, della mentalit collettiva, delle citt. Determinati temi storiografici trapassano verticalmente orizzontalmente i vecchi periodi e sempre pi ci si rende conto che ogni periodizzazione legata alle preoccupazioni concrete del momento in cui sono state lanciate. Un titolo come La citt dal Medioevo al Rinascimento*6 , cosa se non collocare un'astrazione tra due altre astrazioni? Quale citt, quale Medioevo, quale Rinascimento? Se in molti respingiamo l'abuso di tanti Idealtypen, come la citt, pur vero che il medioevo diventato un campo di studio, visto cronologicamente in modi tanto diversi, che necessario sempre chiedersi : quale medioevo?

    Una volta ammesso il valore arbitrario e convenzionale di ogni periodizzazione, tenuto conto che molte scansioni storiografiche sono provvisorie, se siamo d'accordo che la terminologia ha un valore d'uso (ma non ignorando che la chiarezza concettuale talvolta s'identifica con quella terminologica), forse noi medievisti, per quello che riguarda 10 studio delle citt, senza temere di perdere la nostra identit storiografica, potremmo proporre l'abbandono di tante definizioni medievali e il ricorso a definizioni cronologiche neutre sulla base dei secoli. E 11 titolo di questo convegno poteva essere le citt europee tra XIV e XVII secolo.

    Mario Sanfilippo

    capitalismo. Si tratta di variazioni del titolo, non di oscillazioni. Variazioni dovute probabilmente a ragioni editoriali, per anche queste piccole differenze fanno pensare a un disagio degli organizzatori e curatori per l'uso di terminologie periodizzanti poco soddisfacenti.

    46 Cfr. E. Guidoni, La citt dal Medioevo al Rinascimento, Bari, 1981.

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