sancri clouds - fotografie di andrea repetto

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catalogo della mostra - Ovada Incontemporanea Festival 2011

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“non credo a un mondo tattico, sorrido a queste nuvole”(Giulio Casale)

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sancri clouds è un progetto ideato e realizzato in autocommittenzal’esposizione è stata organizzata con il Patrocinio del Comune di San Cristoforo

tutte le stampe della mostra sono state realizzate personalmentedall’ Autore su carta Felix Schoeller Matte in tiratura limitata a 5 esemplari + 1 prova d’artista

© 2011 - tutti i diritti riservati

www.andrearepetto.it

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GLI OCCHI FRA LE NUVOLE

Ho iniziato ad interessarmi alla fotografia di Andrea Repetto solo di recente, soprattutto attraversoi social network, trovando da subito un certo interesse in alcune tematiche che spesso affrontanelle ricerche personali, come i segni del passaggio dell’uomo e sono rimasta colpitadall’entusiasmo che mette nell’affrontare argomenti molto diversi tra loro, accompagnatodall’accollarsi una non comune responsabilità nei confronti dell’osservatore, ciò emerge sia nelmodo di presentare un racconto raffinato e scrupoloso, sia nel lavoro che svolge in funzionedegli allestimenti espositivi, che non sempre trovano sede in spazi consoni. In pratica è comeun regista che si preoccupa della sala cinematografica in cui sarà proiettato il suo film. Non è uncaso, dunque, se nella nostra conversazione, oltre a parlare di fotografia d’autore contemporanea,trova riferimenti anche nel cinema e nella musica, in quel rock italiano di nicchia – a me vicino nonsolo per geografia – nei cui testi egli dice di trovare tutto il vocabolario necessario al suo lavoroe lo fa anche in questa occasione, parlando di nuvole. Già …le nuvole…

Personalmente non ci conosciamo quasi e nulla so delle colline piemontesi e del luogo in cuivive, ma mi ha incuriosita l’affermazione con cui descrive la luce che lo caratterizza: “Se VanGogh fosse passato da qui, si sarebbe sicuramente fermato ed avrebbe scelto San Cristoforoanziché Arles”.

Nuvole e cielo di San Cristoforo, dunque, ma soprattutto inquadrature già sommariamentepredisponibili nella sua finestra prima ancora che nella fotocamera. La chiama “la finestra sulMonviso” ed essendo rivolta ad ovest gli propone il piano-sequenza del tramonto: è naturale

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quindi prediligere la luce della fine del giorno, sfruttando al meglio il controluce del sole pertrascrivere in maniera netta forme e disegni che stimolano la fantasia. Uno spettacolo quotidiano,“alla portata di chiunque” come sottolinea, tanto comune da essere al limite della banalità senon fosse che Andrea lo ha saputo interpretare in maniera indiscutibilmente efficace.

Trovo facile intuire come dietro a questa raccolta di immagini ci sia un lungo e severissimolavoro di selezione e come proprio questo metodo gli sia indispensabile per mettersi in discussionein ogni nuovo progetto.

Tuttavia questa mostra non è un lavoro fine a se stesso, la semplice celebrazione di un rapido equotidiano evento naturale, sia pur improntato sull’estetica.A monte c’è innanzitutto la sua teoria degli occhi liberi: condizione che appartiene a chi saguardare in profondità, ma tutti possono raggiungerla, basta solo aver veramente voglia diosservare, qualsiasi immagine, non necessariamente fotografica; è sostanzialmente unaposizione di libertà mentale.

Sancri Clouds è quindi un invito a compiere una vera e propria azione: guardare le cose che cicircondano, in particolar modo quelle stabilite dalla natura, senza alcun preconcetto e soprattuttosenza aver bisogno di alcun bagaglio culturale; alla stessa maniera di come dobbiamo guardarequeste fotografie, perché …le grandi immagini parlano sempre.

Annabella Jones

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23 luglio 2010

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28 agosto 2010

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9 settembre 2010

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5 ottobre 2010

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29 novembre 2010

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12 gennaio 2011

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27 maggio 2011

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30 maggio 2011

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31 marzo 2011

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5 giugno 2011

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sancri clouds è un gioco, ma un bel gioco non deve per forza durare poco, anzi …in realtà èun esercizio visuale, un pretesto per guardare fuori, verso il cielo, ad esempio.

Ho la fortuna di possedere una poltrona in prima fila, rivolta verso il tramonto o più semplicementeverso il Monviso; questa opportunità mi mette in condizione di osservare la medesima porzionedi cielo con una certa frequenza e rafforza la mia convinzione di come non si possa non assistereallo spettacolo quotidiano, basta solo averne voglia e lasciarsi guidare dai propri occhi allaricerca di forme fantasiose.

Mi rendo conto che per alcuni, tutto questo possa apparire come la più inutile delle perdite ditempo, ma a mio avviso sono proprio questi che hanno, più di altri, la necessità di imparare (dinuovo) a guardare.

Andrea Repetto

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Andrea Repetto (1962) è un fotografo impegnato prevalentemente nella rappresentazionedel territorio, nella fotografia di architettura, di paesaggio, nella riproduzione di opere d’artee nell’ esecuzione di immagini destinate alla pubblicità.

È particolarmente attivo nella diffusione della cultura fotografica, sia attraverso recensioni chearticoli di critica. Ha esplorato differenti ambiti del linguaggio fotografico moderno, passandoanche attraverso alcune forme di sperimentazione.

Da alcuni anni la sua ricerca lo porta a riflettere sul concetto di “presenza-assenza dell’uomo” auto-producendo vari progetti, in costante evoluzione, accomunati da un metodo di indagine derivato dallasociologia contemporanea tra questi: “andato via” e “vernice fresca”.

Tra i volumi pubblicati meritano menzione:“Scrivia, fotografie lungo il corso del torrente” (1999),“Cuore di Cabanè” (2003),“A+d’Autore – Monferrato terra senza confini” (2006),“Pastres pastori bergers” (2007),“Lezioni di paesaggio” (2009),“Ovada Incontemporanea Festival - Diario 2008 di Andrea Repetto” (2009),“Album - La Casaccia” (2011).

Cultore della Fine Art, sue fotografie sono conservate in collezioni pubbliche e private, tra cui laBibliothéque Nationale de France.

Vive a San Cristoforo, lavora tra Ovada e Venezia.

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