San Giustino martire - 1 giugno · 2015. 8. 4. · San Giustino martire Parrocchia S. Maria...

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Parrocchia S. Maria Immacolata – Motte di Luino Via delle Motte, 21 – 21016 – Luino (Va) – tel. 0332 530306 Sito web: http://parrocchia-motte-in-luino.webnode.it/ email: [email protected] San Giustino martire - 1 giugno

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Parrocchia S. Maria Immacolata – Motte di Luino

Via delle Motte, 21 – 21016 – Luino (Va) – tel. 0332 530306

Sito web: http://parrocchia-motte-in-luino.webnode.it/ email: [email protected]

San Giustino martire - 1 giugno

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Giorno del Signore, della famiglia e del prossimo

La nostra diocesi quest'anno vuole sottolineare e

mettere al centro della sua pastorale il Giorno del

Signore attraverso anche una partecipazione e

valorizzazione dell'eucaristia e della S. Messa

domenicale.

Tutto questo per una partecipazione più assidua,

consapevole e fruttuosa e per una vita di comunità

cristiana e non individualistica o di solo precetto,-

adempimento verso una comunità che insieme

educa e si educa con e nel Signore. Infatti in

quaresima ci sono stati proposti di valorizzare

meglio i 3 momenti di silenzio-raccoglimento

durante la S. Messa.

Quello iniziale come preparazione all'incontro vivo

con Dio e con il prossimo e di perdono-proposito.

Il secondo dopo l'ascolto della parola di Dio perchè

essa non passi invano nel nostro cuore e nella

nostra vita. Il terzo dopo la S. Comunione come

momento di raccoglimento, ringraziamento e

proposito di vita fruttuosa in Cristo.

In questo mese di giugno siamo esortati a

riscoprire e valorizzare i gesti della comunione. Il

primo è il cammino processionale. L'Eucaristia si

riceve uscendo dal proprio posto (cioè dal proprio

IO) e, camminando verso il ministro che la

distribuisce. Nella sua semplicità questo gesto ha

un duplice significato: ci ricorda anzitutto che la

vita e la fede sono un cammino e l’eucaristia è il

pane del cammino-crescita spirituale ed umana. É

il nutrimento per tutto l'uomo, sostegno e

consolazione nella vita di ogni giorno con le sue

gioie e le sue fatiche, con le sue attese le sue

sorprese e le sue responsabilità. Ci ricorda inoltre

che il cammino si fa insieme. Verso l'altare si va

uno dietro l'altro perchè siamo un popolo in

cammino con il Signore e in Lui siamo la chiesa del

Signore. L'eucaristia ci fa uno in Cristo e in Lui tra

noi!

Infine l'Eucaristia si riceve sulla mano o sulla

lingua. Il gesto è molto semplice ma anche molto

espressivo: dice apertura senza resistenze, umile

disponibilità ad accogliere e sincera gratitudine

per il dono ricevuto che è Gesù stesso.

Giustamente ci dice Papa Francesco nell'Evangelii

Gaudium n. 183: "Una fede autentica che non è

mai comoda e individualista, implica sempre un

desiderio di cambiare se stessi e il mondo, di

trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore

dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo

questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto e

amiamo l'umanità che lo abita, con tutti i suoi

drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le

sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità. La

terra è la nostra casa comune e tutti siamo

fratelli".

Ed è questo il senso del nostro venire in chiesa, di

ogni Eucaristia, di ogni attività specialmente

religiosa e di Parrocchia, come quella della festa

compatronale di Sant'Anna e degli anniversari di

matrimonio che ci sarà alla fine di Luglio.

Don Ilario

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Nacque intorno al 1802 nella città di Zunyi, nella provincia cinese del Guizhou. Con il marito, dal

momento che non poté aver figli, adottò due nipoti; tuttavia, alla morte del coniuge, si vide sperperare

da loro le magre sostanze che aveva guadagnato con lui coltivando ortaggi. Rimasta senza danaro, la

donna si trasferì fuori dalla porta della città, dove inaugurò una piccola locanda e, nel tempo libero,

fabbricava scarpe di paglia. Grazie al suo carattere gentile, si guadagnò l’amicizia e il rispetto dei vicini.

Nel 1852 ricevette la visita di un missionario itinerante, che le

parlò del cristianesimo. Desiderosa di saperne di più, una sera

invitò a cena un sacerdote e ne fu molto incoraggiata. Ogni

giorno prese a dirigersi alla vicina città di Yaojiaguan per

studiare il catechismo. I suoi sforzi vennero premiati con il

Battesimo, ricevuto il giorno di Natale di quell’anno, nel quale

prese il nome cristiano di Marta (“Mande”, un altro nome con

cui è conosciuta, altro non è che la traslitterazione di “Marta”

dal mandarino). Da allora, nelle maggiori solennità, andava a

Guiyang, compiendo un viaggio di tre giorni.

A cinquant’anni vi si trasferì definitivamente, per lavorare in

una casa di vergini consacrate. Era felice di aiutare in cucina e

in lavanderia, ma la sua gioia più profonda era prendersi cura

dei bambini. Nel 1857 venne aperto il Seminario maggiore a

Yaojiaguan e il Rettore, padre Bai, la prese a lavorare come

responsabile delle cucine.

Quattro anni dopo, nel 1861, scoppiò una nuova, terribile persecuzione religiosa, che obbligò i

seminaristi a sfollare a Yangmeigao. L’unica persona ad essere catturata nel Seminario fu

l’amministratore, il laico Giovanni Battista Luo Tingyin. Due allievi, Paolo Chen Changping e Giuseppe

Zhang Wenlan, vennero invece arrestati mentre tornavano da un giro di spese in città.

I tre vennero imprigionati in un tempio abbandonato, diventato una cava, sottoposti a numerose torture

e tenuti in condizioni miserande, motivo per cui Giovanni Battista si ammalò. Benché minacciata dalle

guardie, Marta forniva loro del cibo e portava degli abiti puliti. Fece anche in modo di consegnare delle

lettere da parte dei seminaristi al loro vescovo.

Il 29 luglio 1861 arrivò la notizia di un’amnistia da parte dell’imperatore, ma il magistrato incaricato di

seguire la loro sorte ignorò il decreto e ordinò in segreto che venissero giustiziati. Mentre venivano

condotti lungo le strade principali, verso il luogo dell’esecuzione, Marta li vide passare mentre lavava i

panni sulla riva di un fiume. Li seguì e, quando i soldati le dissero che le avrebbero tagliato la testa se

avesse proseguito, rispose: «Se loro possono morire, allora posso farlo anch’io». I quattro prigionieri

pregarono continuamente, con i volti raggianti di gioia, fino al luogo dove vennero decapitati.

Marta Wang Luoshi e i suoi tre compagni vennero inclusi nel gruppo di 33 martiri dei Vicariati Apostolici

di Guizhou, Tonchino Occidentale e Cocincina, il cui decreto sul martirio venne promulgato il 2 agosto

1908. La beatificazione, ad opera di san Pio X, avvenne il 2 maggio 1909. Inseriti nel più ampio gruppo

dei 120 martiri cinesi, capeggiati da Agostino Zhao Rong, vennero infine iscritti nell’elenco dei santi il 1

ottobre 2000, da san Giovanni Paolo II.

Santa Marta Wang Louzhi

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Carissimi amici,

da quasi quattro mesi mi trovo nella missione “Km 48”, che il vescovo di Nakhon Sawan ha assegnato a

noi missionari saveriani. È la nostra prima missione in Thailandia. Sono insieme ad altri due saveriani: p.

Thierry Kengme, camerunese, e p. Thiago Rodriguez, brasiliano. La nostra avventura al Km 48 è iniziata

ufficialmente il 12 luglio 2014, ma prima di raccontarvi quello che stiamo facendo qui, voglio darvi una

breve inquadratura di questa missione.

Nella cartina di sinistra vedete la Thailandia, in bianco e rosso. La zona rossa è la diocesi di Nakhon

Sawan, che come territorio è la più grande delle dieci diocesi della Thailandia, anche se il numero di

cattolici è molto piccolo: circa dodicimila. Solo altre due diocesi hanno meno cattolici. Il territorio della

diocesi comprende 13 province. I sacerdoti in attività presenti nella diocesi, tra diocesani e religiosi, sono

poco meno di una quarantina. La nostra missione si trova nella provincia di Tak, 48 km a sud-est della

città di Mae Sot (ecco da dove viene il nome!) e a poco più di 130 km dal capoluogo di provincia, in una

zona montuosa e coperta da foreste. Noi ci troviamo a un’altitudine di 700 metri.

Nella cartina di destra potete vedere la nostra missione più ingrandita. Al Km 48 c’è un villaggio di circa

400 famiglie, un centinaio delle quali appartengono al gruppo etnico Akha. Circa 70 di esse sono

cattoliche, 12-15 sono protestanti e il resto sono animiste. Appartengono alla nostra missione anche una

Missione dalla Thailandia

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famiglia Thai, che abita al Km 48, tre famiglie di etnia Hmong che abitano a 4 km dalla missione e altre 4

famiglie Akha che vivono un paio di km più lontano. Le altre 300 famiglie che vivono al Km 48

appartengono in parte ai gruppi etnici Hmong e Karen, in parte sono famiglie di immigrati birmani e,

infine, ci sono anche alcune famiglie Thai di origine cinese. La nostra parrocchia, che è intitolata a S.

Giuseppe Lavoratore, comprende in tutto un’ottantina di famiglie (circa 230 persone). A questo punto

vi starete chiedendo: ma come, tre preti per 230 fedeli? Sì, ma non solo per loro. Il vescovo ci ha affidato

l’evangelizzazione di tutta la zona intorno al Km 48 e a sud di esso, fino alla cittadina di Um Pang, che si

trova a quasi 120 km da qui. Si tratta di un territorio vasto e montuoso, lungo il confine con la Birmania,

per la maggior parte coperto da foreste, eccetto lungo le strade e intorno ai villaggi, dove la foresta è

stata tagliata per fare posto all’agricoltura. I villaggi di questo territorio sono abitati prevalentemente da

Hmong e Karen. Ci sono dei piccoli gruppi di protestanti ma ancora nessun cattolico. E siccome noi siamo

missionari, questo è proprio il posto giusto per noi. Abbiamo già iniziato a visitare alcuni dei villaggi più

vicini, e in uno di essi – Pakha Kaw – abbiamo organizzato alcuni giochi con un gruppo di bambini, con

l’aiuto dei bambini della parrocchia e di una ragazza che ci dà una mano nelle attività parrocchiali.

Pensiamo che la cosa più semplice sia di fare qualche attività con i bambini e poi, attraverso di loro,

iniziare a contattare le loro famiglie. Ma il primo passo è di presentarci ai leader dei villaggi, perché se

non siamo graditi a loro non possiamo fare niente nei loro villaggi.

Tornando al discorso iniziale, dicevo che la nostra avventura qui è iniziata ufficialmente il 12 luglio

scorso, con la S. Messa solenne presieduta dal vescovo Pibul Visitnondachai, che ci ha presentati alla

comunità parrocchiale. Dopo la S. Messa c’è stato il pranzo offerto a tutti i presenti, preparato da un

comitato parrocchiale. In realtà noi eravamo al km 48 già da alcuni giorni per pulire e preparare la casa

parrocchiale, che era attrezzata per una sola persona, perché prima di noi c’era sempre stato un prete

solo in parrocchia. La casa, a due piani, ha quattro stanze, due per piano. Al piano terra c’era l’ufficio

parrocchiale, che abbiamo mantenuto com’era, e una stanza adibita a studio fotografico. Quest’ultima

è ora la mia camera ed ufficio. Al primo piano c’era la camera da letto, con bagno, del parroco, che ora

è di Thierry, il nuovo parroco, e la cucina/lavanderia che noi abbiamo riadattato a stanza comune.

Abbiamo mantenuto il piccolo frigorifero e il forno a microonde che il parroco precedente ci ha lasciato,

abbiamo rimosso la lavatrice ed un letto che era usato come scaffale, abbiamo portato su la televisione

che era nell’ufficio ed alcune sedie. All’esterno di questa stanza c’è una veranda che noi usiamo come

sala da pranzo. L’anno prossimo faremo una piccola ristrutturazione per ricavare un’altra stanza per

Thiago, che per ora si è sistemato in una stanzetta nel giardino della parrocchia, sull’altro lato della

strada che passa davanti alla chiesa. Dietro alla casa parrocchiale c’è un bagnetto che era pubblico, ma

adesso è diventato il mio bagno privato. Ce ne sono comunque altri quattro a disposizione della gente.

La nostra prima preoccupazione era di incontrare e conoscere i nostri parrocchiani, così abbiamo iniziato

a visitare le famiglie dei bambini che partecipano alle S. Messe feriali (ce n’è un gruppo di 15-20. Gli

adulti vengono solo alla S. Messa della domenica, perché nei giorni feriali quasi tutti lavorano nei campi

e alla sera, quando tornano a casa, devono lavarsi e prepararsi la cena). Poi la gente stessa ha cominciato

a invitarci nelle loro case per qualche occasione speciale (compleanni, benedizioni, preghiere per gli

ammalati o per altre necessità ecc.).

Dopo una decina di giorni che eravamo arrivati, nel giro di una settimana sono morti tre anziani della

nostra parrocchia. Nella tradizione Akha, quando muore qualcuno, la salma viene tenuta in casa per tre

giorni e i conoscenti partecipano al lutto della famiglia portando frutta, verdura, bibite (e alcoolici) e

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anche soldi, per contribuire alle spese del funerale, che sono consistenti. La famiglia del morto, infatti,

deve offrire da mangiare a tutti quelli che vengono a fare le condoglianze e a pregare per il defunto. Il

primo giorno si ammazza un maiale, il secondo giorno ci deve essere carne di mucca e il terzo giorno

carne di bufalo. Anche di notte ci sono parenti e amici che rimangono nella casa del defunto a vegliare,

chiacchierando amabilmente, giocando a carte o a dadi e, naturalmente, bevendo e mangiando in

compagnia, per impedire che lo spirito del morto venga a combinare qualche brutto scherzo. Il terzo

giorno si fa il funerale, che è seguito dall’ultimo pasto offerto dalla famiglia del defunto. Quando ci siamo

resi conto che c’era tanta gente radunata nelle case dei defunti, abbiamo pensato di celebrare le S.

Messe feriali non in chiesa, ma nelle case, cosa che è stata molto gradita dai presenti. Le S. Messe dei

funerali, poi, le abbiamo celebrate normalmente in chiesa. Fortunatamente il ritmo dei decessi in seguito

è rallentato: nei tre mesi e mezzo da allora abbiamo avuto “solo” altri due funerali! Invece abbiamo

avuto diversi battesimi, sia di bambini (12), sia di adulti (13, per la maggior parte anziani, che già si

stavano preparando al battesimo con il parroco precedente) e anche un paio di matrimoni di coppie

anziane, già insieme da molti anni, ma che non avevano mai ricevuto il sacramento. Avreste dovuto

vedere la gioia di quegli anziani neo-battezzati o neo-sposati!

Dopo alcune settimane dal nostro arrivo, ci siamo accorti che alla domenica i nostri parrocchiani, che

pure vengono in chiesa numerosi, dopo la S. Messa se ne andavano subito a casa. Allora abbiamo

pensato di offrire ai fedeli, al termine della S. Messa, una tazza di tè o di caffè con qualche biscotto,

creando così un piccolo momento per stare insieme in maniera informale facendo due chiacchiere. È

una cosa che si fa già in altre parrocchie. L’iniziativa ha avuto successo, e ora la gente non ha più fretta

di andare a casa dopo la S. Messa, ma si trattiene per una buona mezz’ora. Un gruppo di signore si

incarica di preparare il necessario ogni domenica, e poi pensa anche a lavare le tazze e a rimettere tutto

in ordine. Quando poi la gente se ne va, uno di noi, a turno, accompagnato dal solito gruppo di bambini,

porta la comunione agli ammalati. Ma mi accorgo che mi sto dilungando troppo, perciò sarò più breve

con il resto.

In ottobre, mese missionario e mese anche del rosario, abbiamo pregato il rosario tutte le sere in chiesa,

con una partecipazione che ci ha sorpreso: c’erano sempre più di cento persone presenti. Il sabato

precedente la giornata missionaria mondiale abbiamo fatto il rosario missionario, che abbiamo

preparato con i cinquanta bambini che stavano partecipando a una tre giorni di catechesi missionaria

(pensata da noi, ma che è stata condotta e animata da un gruppo di giovani della parrocchia.

Normalmente questi giovani sono fuori per studio, ma in ottobre ci sono alcune settimane di vacanza

tra un quadrimestre e l’altro. Qui, infatti, l’anno scolastico inizia a fine maggio e si conclude all’inizio di

aprile con, appunto, un’interruzione di tre settimane in ottobre.). La giornata missionaria mondiale ci ha

dato l’occasione di insistere sulla necessità, per ogni comunità cristiana, di essere una comunità

missionaria, cioè aperta a chi non appartiene al proprio gruppo, alla propria etnia o alla propria religione,

e pronta a dare una testimonianza significativa dei valori evangelici che Gesù ci ha trasmesso. È un’idea

non facile da accettare per la maggioranza Akha dei nostri parrocchiani, che hanno in mente una Chiesa

a loro misura, come se Cristo fosse venuto al mondo solo per loro.

Stiamo cercando di far entrare questa idea in tutti i modi possibili. Perciò alla tre giorni di catechesi

abbiamo invitato anche alcuni bambini Hmong del villaggio di Pakha Kaw, dove avevamo organizzato i

giochi qualche settimana prima. Ne sono venuti 8, tutti buddisti, e devo dire che i bambini del nostro

villaggio li hanno accolti molto bene. Per la stessa ragione Thiago e io andiamo a insegnare inglese in

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una piccola scuola per bambini birmani due volte alla settimana. Non è facile, perché loro non parlano

il tailandese, ma accompagnando alle parole i gesti, e aiutandoci anche con immagini e cartelloni, in

qualche modo riusciamo a farci capire. All’inizio alcuni dei nostri cristiani ci chiedevano: ma perché

andate alla scuola birmana? È una perdita di tempo. Dovreste fare qualche cosa di più per noi, invece

che per i nostri nemici. Eh, sì. In Thailandia i birmani sono ancora guardati con ostilità dai tempi delle

guerre che si sono combattute tra i due Paesi, più di due secoli fa. I tailandesi non hanno mai accdettato

la sconfitta subita ad opera dei birmani nel 1767, che rimane come una macchia nella loro storia. Per

questo non si fanno scrupolo di sfruttare i lavoratori birmani presenti in Thailandia (non ho cifre precise,

ma ce ne sono almeno 700.000/800.000) pagandoli con salari bassissimi. Le autorità lo sanno, ma fanno

finta di non sapere.

Oltre a questi immigrati, che sono in grande maggioranza semi-clandestini, perché non hanno i

documenti in regola, in Thailandia ci sono anche altri 130.000 profughi birmani confinati nei 10 campi

profughi che si trovano lungo il confine. Uno di questi campi, che al momento ospita circa 15.000

profughi, è situato accanto al villaggio di Um Piam, una quarantina di km a sud della nostra missione. Io

ho ottenuto il permesso di entrare in questo campo per incontrare i cattolici che si trovano là. Sono circa

200. Ci vado una volta alla settimana per la celebrazione della S. Messa e per visitare le famiglie. Nel

campo ci sono due chiesette cattoliche che, come tutte le case e le altre costruzioni (scuole, centri sociali,

negozi e perfino il piccolo ospedale), sono fatte di bambù. Alterno la celebrazione della S. Messa una

volta in una chiesa e una volta nell’altra. Faccio le S. Messe in inglese, perché io non so il birmano e i

profughi non sanno il tailandese. Però riescono a seguire il rito in inglese, anche se quelli che parlano

l’inglese sono molto pochi. Il catechista del campo, che è tra quei pochi, traduce le mie prediche in

birmano. È lui che, dopo la S. Messa, mi accompagna a visitare le famiglie, per fare un piccolo momento

di preghiera nelle loro case e dare una benedizione.

Ecco, questo è un piccolo sommario della nostra missione al km 48. Ci sarebbero ancora tante cose da

raccontare, ma non è questo il momento di… scrivere un libro! Aggiungo solo che dalla parte del giardino,

accanto alla stanza di Thiago ci sono altri due stanzoni, ognuno con due bagni, sempre pronti ad ospitare

chiunque voglia venire a farci visita. Siete tutti invitati! Ma ricordatevi di portarvi un maglioncino o una

giacca, perché di sera e di mattina presto la temperatura è piuttosto fredda. Vi aspettiamo.

Vi chiediamo il sostegno della vostra preghiera, che ricambiamo con riconoscenza. Un abbraccio a tutti.

P. Giovanni Matteazzi

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Incontro con le catechiste del decanato avvenuto lunedì 18.5.2015 alle ore 21 presso

il Cinema Teatro Italia di Germignaga in Via Mameli

Relatore: don Antonio coadiuvato dalla pedagogista D.ssa Barbara Rossi

Argomenti della serata: - Proposta del 1° anno (presentazione del sussidio dei bambini)

- Linee per il 2° anno

- Indicazioni sul percorso di formazione per il 2° anno

Il titolo del libro “Con Te” può essere inteso come se Gesù volesse dire: “Io voglio stare con te”, oppure, ogni bambino

che esprime la “voglia di stare con Gesù”. Il termine “te” può essere riferito, inoltre, a ciascuno di noi genitori, amici,

educatori, catechisti ecc.) e nei diversi anni di iniziazione cristiana ecco che i volumi assumano diversi titoli:

Con te - figli 1° anno

Con te - discepoli 2° anno

Con te - amici 3° anno

Con te - cristiani 4° anno

Si tratta di un percorso che accompagna i ragazzi dai 7 agli 11 anni all’incontro personale con Gesù nella comunità

cristiana. I bambini vivono finalmente l’esperienza di essere figli di Dio e, il più delle volte, è il primo annuncio che

ricevono poiché la famiglia è spesso assente nell’ambito della Fede e, questo percorso diventa anche per i genitori una

buona opportunità per rinnovare quella esperienza religiosa “messa nel cassetto” dal giorno del matrimonio.

Ad alcuni bambini del 1° anno bisogna insegnare il segno della croce !!!

Nel primo anno si tratta il Vangelo di Marco: ci sono 4 dimensioni che si intrecciano tra loro:

Vissuto dei bambini (la loro esperienza di vita)

Parola di Dio (luce per i miei passi, lampada sul mio cammino)

Liturgia e preghiera (cuore dell’esperienza cristiana, parlare con Dio)

Vita di Chiesa (Comunità cristiana)

La parola di Dio si interseca con il vissuto di ogni persona, con la sua cultura e il contesto vitale nella quale è annunciata;

diventa parola celebrata nella liturgia, fonte di vita nuova nella comunità cristiana. Bisogna cogliere l’armonia che c’è fra

queste 4 dimensioni.

É un percorso in tappe e tempi che facciamo insieme, il progetto operativo lo dobbiamo stabilire noi, non è fisso. Il filo

rosso è il cammino che diventa un anno con te!

Per lavorare insieme occorre:

a. la flessibilità (capacità di realizzare tutti insieme, mettendo insieme le risorse di ciascuno, il percorso deve

essere costruito dalle diverse catechiste che interagiscono, non esiste più la singola catechista. Ognuno di noi

ha le sue convinzioni, le sue aspirazioni, i suoi traguardi ma occorre lasciare spazio anche alle intuizioni degli

altri, dobbiamo ricordare ciò che dice San Paolo: “è la Grazia di Dio che ci salva prima delle opere che

compiamo”. L’importante è camminare mano nella mano con Gesù)

b. gli strumenti ( 1° strumento è il sussidio per i ragazzi - 2° strumento la guida cartacea che chiamiamo tappa)

c. le miniere (sono i materiali: testi, parabole, narrazioni, audio, racconti)

d. gli approfondimenti (il materiale lo possiamo arricchire con le esperienze dei ragazzi, il vissuto dei ragazzi.

Dobbiamo far gustare loro la parola di Dio come si trattasse di una torta. Far arrivare a loro i contenuti catechistici

e teologici attraverso un canto. Occorre far pervenire loro la parola di Fede attraverso schede invitanti e allegre

come quelle presentate nel testo.

Dalla metà del prossimo mese di Giugno sarà istituito un sito e sarà possibile anche fare dei giochi accendendo il

computer:

- file multimediali

- immagini da visionare

- schemi di celebrazioni

Le immagini possono essere lette anche dai bambini perché richiamano il loro vissuto. L’esempio riportato dal testo

riguarda “la tempesta sul lago di Rembrandt” esaminando questa immagine il bambino può percepire i diversi stati

d’animo dei personaggi, i momenti di gioia e quelli di paura e anche questo può essere utile per fargli scoprire Dio come

colui che aiuta a passare dal timore alla fiducia e può diventare un mezzo per superare le difficoltà della vita. La paura va

guardata, bisogna cogliere nel buio della notte quella luce che è la mano di Gesù che ci viene sempre in aiuto e ci fa

camminare con Lui.

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Per passare dalla paura alla fiducia occorre la luce che è Gesù che arriva e non ci lascia mai soli, Lui c’è sempre e c’è per

tutti. Il modo migliore di chiamarlo è nella preghiera.

Le linee portanti del 2° anno pongono al centro:

La persona di Gesù (come Maestro che chiama all’esperienza del discepolato)

Immedesimarsi nei personaggi che incontrano Gesù (il cieco nato, Zaccheo, ecc.)

Imparare a pregare con e come Gesù

Riferimento principale per il 2° anno sarà Il Vangelo di Luca.

Al termine dell’incontro don Ilario è intervenuto elogiando il testo “Con Te” ritenendolo adatto e stimolante per i bambini

della generazione attuale e che distribuirà alle catechiste della propria Parrocchia.

Questo incontro si è concluso alle ore 10.45, il prossimo è programmato per il mese di settembre.

Rachele Ziliani e don Ilario Costantini

Le rondini, piccoli messaggeri della primavera

La rondine è una delle specie animali più conosciute: forma

aerodinamica, capo allungato, ali molto lunghe ed appuntite, coda

forcuta, zampe corte. Ma c’è rondone e rondine…….

La vera rondine (Hirundo rustica, questo è il suo nome in latino) ha

la coda molto forcuta e più lunga nei maschi, la parte superiore del

corpo di colore blu scuro metallico, quella inferiore bianco –crema e

il sottogola castano-rossiccio. Frequenta centri abitati, campagne,

terreni coltivati. Il nido fatto di fango è a forma di coppa e viene costruito spesso sotto i coppi o al

riparo su travi, anche all’interno delle stalle. In volo la rondine raggiunge i 70-80 Km all’ora.

Parente prossimo è il balestruccio, più piccolo con coda meno forcuta, la parte superiore del corpo

nero bluastro, ma con groppa e parte inferiore bianchi. Il balestruccio frequenta i centri abitati e

costruisce i nidi, sempre di fango, sotto i cornicioni e i balconi con una caratteristica apertura laterale.

Entrambe sono specie migratrici e per raggiungere i quartieri invernali in

Africa devono ogni anno attraversare il deserto del Sahara. Vivono di media

3-4 anni, ma alcuni esemplari possono superare i 10 anni e ogni giorno un

singolo esemplare cattura circa 170 grammi di insetti, soprattutto mosche e

zanzare. Per questo motivo sono animali utilissimi e vengono protetti dalla

legge.

Purtroppo in tutta Europa le rondini, a partire dal 1980, sono in forte

diminuzione e ognuno di noi se ne può accorgere osservando spesso nidi di

balestruccio desolatamente vuoti.

Le rondini sono capaci di “curarsi con le erbe”; quando i piccoli soffrono

di congiuntivite i genitori recuperano un rametto di erba dei porri e fanno

cadere una goccia di lattice negli occhi dei rondinini!

A partire da metà agosto sino a metà settembre di ogni anno i canneti del Lago di Varese diventano

tutti i giorni un dormitorio (in inglese roosts) per circa 10.000 rondini. Per meglio studiare il

fenomeno da alcuni anni è stata organizzata una stazione di inanellamento.

Per saperne di più:

www.lipu.it

www.springalive.net

www.bolledimagadino.com/progetto_rondine

www.hirundorustica.com

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Date: 27 dicembre 2014 11:56

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A: [email protected]

Gentile Cliente,

ti comunichiamo di aver ricevuto in data odierna l'ordine di eseguire un bonifico. I principali dati

dell'operazione sono:

Importo: 4.000,00 euro:

Causale: P. Marrone Salvatore Progetto Fatah 1 e 2 Masalma Khartoum

Data esecuzione: 27/12/2014

Servizio Clienti UBI Banca

Da: Salva marro <[email protected]>

Date: 28 aprile 2015 20:46

Oggetto: RE: Qui UBI - Ordine di bonifico

A: Maria Vittoria Lanella <[email protected]>

Carissima Vittoria, non ti dico quanto mi vergogno per il notevole ritardo con cui mi faccio vivo, come

vedi anche noi preti dobbiamo confessarci spesso. Spero che stiate tutti bene e che abbiate trascorso una

Pasqua felice. Innanzitutto grazie per l'offerta che avete mandato che ha avuto qualche difficoltà ad

arrivare per via delle sanzioni ma alla fine grazie a Dio è arrivata in febbraio. Appena arrivata ci siamo

mossi e poco alla volta siamo riusciti a fare degli interventi significativi. Il primo è stato il riparare due

stanze usate da una famiglia la cui madre era da poco morta lasciando un vedovo con circa 6 figli. Vi

mando alcune foto così potete vedere. Le due stanzette durante la stagione delle piogge lasciavano passare

l'acqua dal tetto con conseguenze sulla salute dei bambini. Siamo riusciti a sistemare le stanze e rendere

il posto più umano anche perché il padre era fuori tutto il giorno per cercare di trovare lavoro e quindi i

bambini erano abbandonati a se stessi. La loro gioia nel vedere le due stanze messe a posto è stata una

cosa bellissima. Poi sempre nella stessa zona abbiamo iniziato in collaborazione con le suore di Madre

Teresa a distribuire del cibo e indumenti per i profughi soprattutto bambini e bambine che provengono

dalle zone di guerra delle montagne Nuba. Stiamo facendo interventi mirati perchè le necessità sono tante

e quindi cerchiamo di aiutare chi è veramente nel bisogno, cercando di aiutare soprattutto I più

vulnerabili. Non so come ringraziarvi perchè se possiamo aiutare è per vostro merito, e vi posso garantire

che siete sempre tutti nelle nostre preghiere. Qui l'afflusso dei rifugiati provenienti dal sud aumenta

sempre di più, ormai il Sud si stà dilaniando in guerre fratricide e quindi giovani, bambini, donne, stanno

scappando al nord e molti con l'intenzione di non tornare più al Sud perchè hanno perso tutto quello

che avevano. I nostri centri sono strapieni e vi posso garantire che tutti noi siamo sotto pressione. Con i

vescovi stiamo cercando di vedere cosa possiamo fare ma non è facile. La nostra gioia come sempre sono

le persone, anche se la loro sofferenza non ci lascia indifferenti. Non ci si abitua alla sofferenza dei poveri.

Ancora abbiamo problemi ad ottenere il visto di entrata per nuovi confratelli o personale della chiesa,

ormai sono più di tre anni che non entra un ricambio, pensate che io sono stato praticamente l'unico. Ma

questo ci aiuta a lavorare molto con la comunità cristiana, è un cammino che stiamo facendo insieme ed

è bellissimo. Come sempre sapete che non posso entrare in certi dettagli ma vi chiedo di pregare per

questo paese. Molti di quelli che arrivano o muoiono vicino alle nostre coste italiane passano di qui, è

gente che non ha più nulla da perdere, preferiscono morire in mare che qui. Quando è arrivata la notizia

dell'affondamento della nave con più di 700 persone, abbiamo visto la tragedia nei loro occhi perchè molti

avevano figli, figlie, mariti, amici in viaggio e non sapevano se erano su quelle navi che affondavano. Mi

ricordavano I film sulla guerra mondiale quando andavano a leggere i nomi di quelli che erano morti nei

combattimenti. Molti qui hanno figli e figlie di cui non sanno più niente, sono etiopici, eritrei, somali, etc.

Il dolore è molto forte qui. Ma anche la voglia di vivere, di gioire. Spero di riuscire a mandarvi un po' di

foto.

Grazie ancora per la vostra amicizia ed un abbraccio a tutti.

P. Salvatore

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LA PARROCCHIA DELLE MOTTE, IN

COLLABORAZIONE CON L’ASILO

ORGANIZZANO LA FESTA

COMPATRONALE DI S. ANNA E DEGLI

ANNIVERSARI DI MATRIMONIO PER

IL

UNIAMO LE NOSTRE FORZE

…AIUTACI A REALIZZARE UN EVENTO CHE

RESTI NEL CUORE DI TUTTI!

Comunica la tua

disponibilità entro

il 12 luglio

2015

a Don Ilario, alla

catechista dei tuoi

figli, a chiunque

pensi possa farti

da tramite con la

Parrocchia;

abbiamo bisogno

del tuo aiuto per

organizzare il

pranzo al campo di

calcio delle Motte!

Per maggiori informazioni e per iscriverti come volontario puoi

contattare Don Ilario allo 0332/530306

oppure nelle ore serali:

Roberta e Giovanni Campoleoni 0332/53 07 17 o

347/70 078 27

Antonella Cozzi-Pari 0332/53 39 13 o

333/38 77 825

Katia Bergamaschi 348/153 66 56

Maria Concetta Parini-Foresta 0332/53 25 95 o

320/852 83 62