SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA … · Ci risiamo con il solito...

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Ci risiamo con il solito giochetto: quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate. Ora che il petrolio «è attorno ai 100 dollari al barile», protestano le associazioni di consumatori, «il prezzo della benzina dovrebbe attestarsi attorno a 1,40 euro al litro, mentre viene venduta alla media di 1,48 euro al litro, con picchi superiori a 1,50 euro». Non è una novità. L’argomento è vecchio come il cucco: l’offerta di petrolio, e quindi i prezzi del greggio, sono condizionati sul lato dell’offerta anche dall’esistenza di un cartello di Paesi produttori. Lo ha ricordato il presidente della Banca centrale europea, Jean- Claude Trichet. Ma ai giochi della speculazione si aggiunge la particolare condizione dell’Italia, con alcuni nodi strutturali irrisolti. Nel 1980, la rete dei distributori era formata da circa 39.000 punti vendita, che sono progressivamente diminuiti fino agli attuali 25.000 circa. Non è bastato. «Il settore della distribuzione dei carburanti in rete in Italia», afferma l’Antistrust, «è storicamente caratterizzato da prezzi più elevati e rete più inefficiente rispetto al resto d’Europa». Il prezzo industriale (cioè al netto della componente fiscale), inoltre, in Italia è costantemente più elevato della media europea. In Francia la percentuale delle vendite di carburante attraverso la grande distribuzione supera, in volume, il 50 per cento del totale. Le pompe all’interno dei parcheggi dei supermercati, gestiti direttamente dalla grande distribuzione, vendono la maggior parte del carburante e a prezzi inferiori rispetto ai punti vendita delle imprese petrolifere. In Italia, al contrario, la presenza dei supermercati nel settore è inferiore allo 0,5 per cento sul totale dei punti vendita e appena l’1% del venduto. Il danno è enorme. Un solo esempio, se andate in Francia potrete sperimentare una differenza di prezzo al litro di oltre 10 centesimi tra un ipermercato e un normale distributore. NOTES 1 OTTOBRE 2008 IL PREZZO DELLA BENZINA UNO SCANDALO ITALIANO GUIDA AL RISPARMIO Così frutta il tesoretto 2 FONDI ETICI Una buona azione 5 IN BANCA Il conto è caro 6 La scelta “su misura” 7 ALLE POSTE Meno lo usi, più rende 9 I Buoni Fruttiferi 10 TEST Il profilo di rischio 12 IN BORSA Mai avere fretta 14 FONDI COMUNI L’incognita dei costi 16 REDDITO FISSO Sicuro? Non sempre 18 BENI RIFUGIO... ...ma non per tutti 21 IMMOBILI Il mattone è in calo: è ora di comprare? 22 di GIUSEPPE ALTAMORE SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO All’interno A CURA DI 2C EDIZIONI

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Ci risiamo con il solito giochetto: quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro,

in tempo reale le pompe si sono adeguate. Ora che il petrolio «è attorno ai 100

dollari al barile», protestano le associazioni di consumatori, «il prezzo della

benzina dovrebbe attestarsi attorno a 1,40 euro al litro, mentre viene venduta alla

media di 1,48 euro al litro, con picchi superiori a 1,50 euro». Non è una novità.

L’argomento è vecchio come il cucco: l’offerta di petrolio, e quindi i prezzi del

greggio, sono condizionati sul lato dell’offerta anche dall’esistenza di un cartello di

Paesi produttori. Lo ha ricordato il presidente della Banca centrale europea, Jean-

Claude Trichet. Ma ai giochi della speculazione si aggiunge la particolare

condizione dell’Italia, con alcuni nodi strutturali irrisolti.

Nel 1980, la rete dei distributori era formata da circa 39.000 punti vendita, che

sono progressivamente diminuiti fino agli attuali 25.000 circa. Non è bastato. «Il

settore della distribuzione dei carburanti in rete in Italia», afferma l’Antistrust, «è

storicamente caratterizzato da prezzi più elevati e rete più inefficiente rispetto al

resto d’Europa». Il prezzo industriale (cioè al netto della

componente fiscale), inoltre, in Italia è costantemente più

elevato della media europea. In Francia la percentuale delle

vendite di carburante attraverso la grande distribuzione

supera, in volume, il 50 per cento del totale. Le pompe

all’interno dei parcheggi dei supermercati, gestiti

direttamente dalla grande distribuzione, vendono la

maggior parte del carburante e a prezzi inferiori

rispetto ai punti vendita delle imprese petrolifere. In

Italia, al contrario, la presenza dei supermercati nel

settore è inferiore allo 0,5 per cento sul totale dei punti

vendita e appena l’1% del venduto.

Il danno è enorme. Un solo esempio, se andate in

Francia potrete sperimentare una differenza di

prezzo al litro di oltre 10 centesimi tra un

ipermercato e un normale distributore.

NOTES1

OTTOBRE 2008

IL PREZZO DELLA BENZINAUNO SCANDALO ITALIANO

GUIDA AL RISPARMIO

Così frutta il tesoretto 2

FONDI ETICI

Una buona azione 5

IN BANCA

Il conto è caro 6

La scelta “su misura” 7

ALLE POSTE

Meno lo usi, più rende 9

I Buoni Fruttiferi 10

TEST

Il profilo di rischio 12

IN BORSA

Mai avere fretta 14

FONDI COMUNI

L’incognita dei costi 16

REDDITO FISSO

Sicuro? Non sempre 18

BENI RIFUGIO...

...ma non per tutti 21

IMMOBILI

Il mattone è in calo:

è ora di comprare? 22

di GIUSEPPE ALTAMORE

SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO

All’interno

A CURA DI 2C EDIZIONI

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NOTES3

OTTOBRE 2008NOTES

2

OTTOBRE 2008

10 anniÈ un arco di temporagionevole pertirare le somme sui rendimenticonosciuti dai vari tipi di azioni

Per essere pronti a spese impreviste

è bene nonimpegnare tutti i propri soldi

a un importo compreso tra tre

e sei stipendi mensili.

� Il profilo di rischio. Messa da par-

te questa quota, è necessario va-

lutare il proprio profilo di rischio.

Capire bene in quale categoria si

rientra è fondamentale per evitare

di fare scelte azzardate rispetto al-

le proprie reali disponibilità o al

contrario per non correre il peri-

colo di rinunciare inutilmente a

guadagni consistenti. Come mo-

stra il test pubblicato alle pagine

12 e 13, che è da considerare co-

munque poco più di un esempio,

il tipo di investimento varia a secon-

da del profilo. Chi si considera

molto prudente, infatti, dopo tutte

le valutazioni del caso, si deve ri-

volgere più al settore obbligazio-

nario che non a quello azionario,

per definizione meno rischioso,

oltre a tenere liquida una parte im-

portante del capitale. Maggiore è

la propria propensione al rischio,

dunque, più può crescere l’esposi-

zione al mercato azionario e di-

minuire la parte lasciata in liquidi-

tà, come un conto corrente, e in

obbligazioni. In sintesi, il profi-

lo di rischio è legato al perico-

lo che l’investitore è disposto

ad affrontare nel momento in

cui deve decidere dove mettere

il proprio capitale. Oltre a que-

sta valutazione personale di tipo

psicologico, esistono però alcuni

indicatori che normalmente sono

considerati da chi si occupa di in-

dividuare con la maggiore precisio-

ne possibile il profilo di rischio.

� L’età. Di solito si ritiene che un gio-

vane possa concedersi qualche ri-

schio in più di un anziano, visto

che è probabile che abbia davan-

ti a sé un periodo di tempo più

lungo per rifarsi di eventuali per-

dite. Altra condizione di norma

considerata indispensabile per po-

ter rientrare in un profilo più “ag-

gressivo”, è quella di essere bene-

stanti: esporre una somma che

rappresenta tutti i propri ri-

sparmi alle intemperie della

Borsa nella speranza di grossi

guadagni è un atteggiamento as-

solutamente da evitare. Del re-

sto, si parla di “giocare” o “scom-

mettere” in Borsa proprio perché

nessuno può garantire che quel

denaro ritornerà nelle tasche del-

l’investitore (con notevoli diffe-

renze a seconda del tipo di stru-

mento considerato).

� L’orizzonte temporale. È un altro

elemento fondamentale nella valu-

tazione del proprio profilo di ri-

schio. Si deve cioè stimare per

quanto tempo si è disposti a non

mettere mano ai soldi investiti. Da

questa risposta dipenderà senz’al-

tro la possibilità di orientarsi ver-

so un certo strumento finanziario

piuttosto che un altro. Le azioni, per

esempio, sono generalmente con-

siderate dagli esperti del settore

uno dei migliori investimenti sul

lungo termine. A riprova, la tabel-

la riportata a pagina 15 dimostra

come in dieci anni ci siano titoli

che hanno guadagnato anche più del

500%, come Saipem. Ma non si

può certo investire in questi stru-

menti pensando di guadagnare in

GUIDA AL RISPARMIO

Quando ci si avvicina al ter-

mine della carriera pro-

fessionale per raggiunti limi-

ti di età o si è tagliato da po-

co il traguardo della pensio-

ne, bisogna decidere dove

“parcheggiare” i soldi ri-

sparmiati in tanti anni. La ten-

tazione per gli impavidi è di far-

si guidare dal mito di Warren

Buffet, uno dei più noti inve-

stitori “fai-da-te”, che è riusci-

to ad ottenere guadagni stel-

lari facendo entrare e usci-

re dalla Borsa il proprio capi-

tale. Se però non si conosce be-

ne il settore della finanza, la

scelta di muoversi senza l’aiu-

to di un esperto potrebbe por-

tare a perdere un sacco di

quattrini. Ma al contempo, va

detto che mettere tutto il denaro

sotto il materasso non è senz’al-

tro la migliore delle decisioni. In

circolazione, infatti, esistono pro-

dotti sicuri che permettono di

evitare che il proprio patrimonio

sia eroso poco alla volta dall’in-

flazione. Basti pensare, per fare un

esempio, ai conti di deposito, che

consentono guadagni dignitosi,

nell’ordine anche di tre punti per-

centuali e più, senza dover teme-

re di perdere nulla. Conti corren-

ti tradizionali e altre offerte del

genere, invece, vanno bene per

chi ha elevate esigenze di liquidi-

tà nel breve termine, ma non ci

si può certo aspettare reali ren-

dimenti.

Esistono quindi prodotti non

rischiosi e altri che fanno spera-

re in importanti guadagni ma che

non possono escludere la possi-

bilità di pesanti perdite future.

Come descritto in dettaglio nel-

le pagine seguenti, in commercio

ci sono offerte molto differen-

ti, da valutare con attenzione

per individuare quelle che me-

glio rispondono alle proprie esi-

genze. Si può scegliere tra conti

correnti tradizionali e online, con-

ti di deposito, libretti di rispar-

mio o diversi prodotti di Poste ita-

liane per la gestione della liqui-

dità; gli investimenti, invece, pos-

sono andare dai più tranquilli Bot,

Cct, altri titoli di Stato o obbliga-

zioni emesse da società private,

a strumenti più soggetti agli alti

e bassi dei mercati finanziari, co-

me azioni, Etf e diversi tipi di

fondi aperti e chiusi. Attenzione poi

a ritenere sicuri “beni rifugio”,

oro e diamanti, co-

me chiarito a pagi-

na 21, così come

non può essere

preso alla legge-

ra l’acquisto di

immobili.

GLI ASPETTI DA VALUTARENonostante l’ampia

gamma di prodotti in

circolazione, esistono

comunque delle ac-

cortezze a cui è bene

che presti attenzione chiunque

stia valutando dove mettere i

risparmi di una vita.

� Il patrimonio. Innanzitutto si de-

ve sapere con precisione la

consistenza del patrimonio di cui

si dispone e di quanto si potrebbe

aver bisogno per emergenze di di-

verso genere nel breve periodo. In

altre parole, è bene non azzerare

completamente la liquidità a pro-

pria disposizione mettendo tutti i ri-

sparmi in beni o strumenti finanzia-

ri che richiedono anche qualche

mese di attesa prima di poter es-

sere smobilizzati (si pensi, per

esempio, al periodo necessario per

vendere una casa o un diamante a

un prezzo che consenta di realizza-

re un guadagno). In caso contra-

rio, ci si potrebbe ritrovare nel-

l’impossibilità di far fronte a un

debito improvviso o si potrebbe

essere costretti a svendere una pro-

prietà pur di avere del contante

immediatamente. Secondo mol-

ti esperti, la somma da accan-

tonare deve essere pari almeno

Cinque esami da superare per far fruttare il tesorettoLA SCELTA È MOLTO AMPIA, DAI PRODOTTI PER LA LIQUIDITÀ A QUELLI FINANZIARI: ECCO TUTTE LE REGOLE DA RISPETTARE

pochi mesi, giorni o addirittura

ore e rivendere dopo qualche rial-

zo: questo è il classico atteggia-

mento del “trader”, cioè di chi cer-

ca per professione di realizzare

guadagni molto elevati e velocemen-

te ed è meglio lasciare operazio-

ni del genere a chi ha le compe-

tenze indispensabili per farlo. In

periodi di burrasca in Borsa, dun-

que, spesso si consiglia di non

vendere subito i propri titoli, nel-

la speranza di una crescita futura

(con tutte le eccezioni del caso,

naturalmente). Gli analisti nor-

malmente ritengono che sia ne-

cessario avere a disposizione un

orizzonte temporale non infe-

riore ai cinque anni per inve-

stire in titoli azionari.

� Il reddito futuro. Un altro aspetto

da valutare per stabilire il proprio

profilo di rischio sono le previsio-

ni di reddito futuro. Con un lavo-

ro dipendente e un contratto a

tempo indeterminato, o con una

buona pensione, si potrà contare

con una ragionevole certezza su

un’entrata fissa e costante nel tem-

po. Un libero professionista che

si ritrovi in un momento di difficol-

tà, invece, dovrà tenere conto del-

la propria situazione ed evitare di

mettere a rischio una parte consi-

derevole del proprio capitale.

Avere molta liquidità a disposi-

zione in un periodo del genere, per

esempio, potrebbe permettere di

affrontare con meno difficoltà un

eventuale ulteriore peggioramento

della propria attività (e nuove ri-

chieste da parte dei creditori).

Come risulta dal sondaggio,

pubblicato a pag. 14,il risparmio è sempre più prezioso. In questepagine, vi diamo alcuni

consigli per non sprecarlo.

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ta di tutti i fondi etici commercia-

lizzati nel nostro Paese è passata

dai 2.282 milioni di euro del di-

cembre 2004 ai 1.666 dello scor-

so maggio, registrando quindi un

crollo del 27 per cento. Per con-

tro, nello stesso periodo, i fondi

Valori responsabili promossi da

Etica Sgr sono cresciuti del

47,13%, balzando da 157 a 231

milioni di euro.

I risultati non sono deludenti

neppure focalizzando l’attenzio-

ne sul periodo di “crisi nera” del-

le Borse, dal 30 giugno 2007 al 30

luglio 2008. Il patrimonio dei fon-

di di Etica Sgr in questo periodo

è calato del 2,78%, con differenze

notevoli a seconda dello strumen-

to considerato (gli unici in rialzo

sono stati quelli monetari, passati

da 95,17 a 115,38 milioni di eu-

ro). Osservando l’andamento del-

la raccolta di tutti i fondi comuni

italiani, invece, il calo è molto più

consistente: il dato di partenza era

pari a 424,39 miliardi, quello segna-

to a fine luglio era di poco supe-

riore ai 312, con un calo di addirit-

tura il 26,4 per cento.

Fare investimenti prestando at-

tenzione a come saranno impie-

gati i propri risparmi da un punto

di vista etico sembra essere sempre

più spesso qualche cosa di più di

una buona azione. Guardando ai

rendimenti dei diversi tipi di fon-

di comuni d’investimento “social-

mente responsabile” distribuiti in

Italia nell’ultimo anno, si nota che

spesso vanno meglio di quelli

che sono composti utilizzando

criteri di natura squisitamente

economico-finanziaria.

«In Europa il mercato dei fon-

di comuni di investimento social-

mente responsabili è cresciuto del

160% negli ultimi tre anni», spie-

ga Alessandra Viscovi, direttore

generale di Etica Sgr, la società di

gestione risparmio che fa capo al

gruppo Banca popolare etica.

Complessivamente, il direttore ge-

nerale dice che si tratta di qualco-

sa come 49 miliardi di euro im-

piegati in imprese che si impe-

gnano per essere all’avanguardia

nella riduzione delle emissioni,

nel riciclaggio dei rifiuti, nel de-

sign ecologico, nel rispetto dei

diritti dei lavoratori in tutti i

Paesi in cui viene localizzata la

produzione. «In Italia esistono

circa 30 fondi comuni di investi-

mento etici – conclude Viscovi – ma

il mercato stenta a decollare».

E guardando ai risultati regi-

strati nell’ultimo periodo pare che

snobbare investimenti del genere

porti con sé il rischio di perdere

un’opportunità anche dal punto di

vista dei guadagni e dell’andamen-

to generale del settore. La raccol-

160%Di tanto è cresciuto negliultimi tre anni il mercato dei fondicomuni socialmenteresponsabili

Fondi etici, ecco una buona azione

NOTES4

OTTOBRE 2008

UNA SCELTA PARTICOLARE

Fin qui la raccolta, ovvero la dif-

fusione di questi strumenti finan-

ziari sul nostro mercato. Ancora

più interessante, però, risulta l’ana-

lisi dei rendimenti dei fondi. Tra

il 31 luglio 2007 e lo stesso mese

del 2008, l’andamento è stato in

generale negativo. Eppure chi ha

messo i propri risparmi in fondi

socialmente responsabili pare aver

limitato le perdite. Qualche esem-

pio basato su dati MoneyMate rie-

laborati da Bipiemme Gestioni. Il

fondo monetario Valori responsa-

bili, costituito essenzialmente da

titoli di Stato e obbligazioni di so-

cietà selezionati secondo criteri

etici, ha guadagnato il 2,82%, con-

tro il 2,34% della media della ca-

tegoria. Valori responsabili azio-

nario, invece, ha perso il 13,15%,

ma la media nazionale è stata ne-

gativa per oltre il 20 per cento.

Stesso discorso per Valori respon-

sabili bilanciato (-7,41% contro -

11,46%).

Questi risultati, del resto, inizia-

no a essere sempre più evidenti

anche nelle classifiche per rendimen-

ti. I fondi Valori responsabili si

posizionano al sesto posto su 50

per quanto riguarda i moneta-

ri, al quarto su 36 gli obbliga-

zionari misti, al quarto su 34 i

bilanciati, al primo su un totale

di 33 fondi gli azionari. Questa

classifica, stilata sulla base di da-

ti MoneyMate e Assogestioni,

prende in considerazione le per-

formance realizzate al netto della

tassazione e delle commissioni di

gestione dei fondi venduti in Italia.

Marco Ratti

LE DIFFERENTI STRATEGIEStabilito il proprio profilo, ci so-

no diverse strategie per decidere

su quale tipo di titolo o di stru-

mento finanziario puntare.

C’è chi ritiene che la cosa più

importante sia il ciclo che sta viven-

do un determinato settore econo-

mico per scegliere se metterci dei

soldi o meno; secondo altri, inve-

ce, la prima cosa a cui prestare at-

tenzione è la qualità del manage-

ment di un’azienda, visto che è

questo che dovrebbe fornire le mi-

gliori garanzie sull’andamento fu-

turo di una società e, di conse-

guenza, dei suoi titoli. In realtà

le variabili in gioco sono molte

e ogni valutazione va costante-

mente aggiornata in base ai cri-

teri che il professionista ritiene

essere più affidabili. Per un’idea

di massima delle strategie di in-

vestimento diffuse oggi – top

down, bottom up, valore vs. cre-

scita, larga capitalizzazione vs.

piccola capitalizzazione, investi-

menti etici e analisi tecnica – si

può visitare il sito www.borsaita-

liana.it, alla sezione “Investire -

Nozioni di base”.

� Parola d’ordine diversificare. In ogni

caso, per chi decide di mettere dei

soldi in Borsa è d’obbligo “diver-

sificare”, cioè è indispensabile ri-

durre la propria esposizione a rischi

di perdite puntando su diversi ti-

toli. In questo modo, se un settore

dovesse improvvisamente crolla-

re – per esempio come è accadu-

to a fine 2000 con lo scoppio del-

la bolla dei titoli tecnologici – si

potrà limitare le perdite grazie agli

investimenti fatti anche in com-

parti diversi. E un’altra regola

da tenere sempre bene a mente

è l’“asset allocation”, ovvero la

suddivisione del capitale tra di-

verse attività finanziarie. Que-

sto significa che è bene evitare di

puntare tutto sulle azioni o sulle

obbligazioni, in modo da non es-

sere travolti da eventuali crolli ge-

neralizzati.

� Meglio affidarsi a un esperto. Detto

questo, quando ci si avvicina al

mondo degli investimenti si sco-

pre che le possibili varianti sul te-

ma sono davvero tante e non si

può che partire dalla proprie esi-

genze. Il consiglio più importan-

te, è quello di evitare il “fai-da-

te”. Spendere qualche soldo in più

per avere la consulenza di esperti

di una società di intermediazione

mobiliare (Sim) per chi è intenzio-

nato a investire in azioni, per

esempio, è sicuramente meglio che

rischiare di buttare al vento i ri-

sparmi di una vita (il piccolo in-

vestitore, inoltre, non sempre può

accedere direttamente a determi-

nati strumenti finanziari).

Certo le vicende dei Bot argenti-

ni e delle obbligazioni Cirio e

Parmalat allegramente rifilate

dalle banche ai piccoli investito-

ri non sono rassicuranti. Va det-

to, tuttavia, che dopo questi gravi

scandali oggi la situazione sembra

migliorata.

� Le altre opportunità. Infine va ricor-

dato che i prodotti presentati nelle

pagine seguenti non sono certo tut-

ti quelli a disposizione per mette-

re al sicuro il proprio capitale. Non

bisogna scordarsi, giusto per cita-

re un altro comparto, che le im-

prese di assicurazione hanno a di-

sposizione diverse offerte. Una

polizza long term care, per

esempio, permette di assicurar-

si un bel gruzzolo in caso di

perdita dell’autosufficienza in-

vestendo una somma abbastan-

za contenuta.

Esistono poi finanziamenti chia-

mati etici, visto che puntano su

Stati o società in base a criteri di

compatibilità ambientale, rispetto

dei lavoratori e altro (si veda pa-

gina 5). A questo proposito, va

segnalato che parte in questo

periodo la terza emissione dei

“Papa bond”, obbligazioni col-

locate dall’Istituzione multila-

terale di sviluppo (Iffim) che dà

sovvenzioni ai 70 Paesi più po-

veri del mondo attraverso la

Gavi Alliance. Il primo colloca-

mento risale al 2006 e ha già per-

messo di destinare un miliardo di

dollari a programmi di vaccinazio-

ne e a migliori sistemi sanitari nel-

le zone più povere del mondo. Il

nome “Papa bond” proviene dal

titolare dell’obbligazione numero

uno, Benedetto XVI. L’emissione

avverrà a Londra e, per la prima

volta, potranno partecipare anche

i piccoli risparmiatori. Il rimbor-

so è garantito da Brasile, Francia,

Gran Bretagna, Italia, Norvegia,

Spagna, Sudafrica e Svezia.

Marco Ratti

L’INVESTIMENTO PUNTA SULLE IMPRESE PIÙ “ECO-COMPATIBILI”

Per contenere le perdite in Borsa

il capitale vasuddiviso fra titolidi diversi ambiti

NOTES5

OTTOBRE 2008

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NOTES7

OTTOBRE 2008NOTES

6

OTTOBRE 2008

Uno strumentoindispensabile

per la vita familiareche però offre bassi interessi

sentono di realizzare un numero

illimitato di operazioni e di usu-

fruire, appunto, di un “pacchetto”

di servizi. In genere, come si leg-

ge sul sito Internet del Consorzio

PattiChiari, promosso dalla mag-

gior parte delle banche italiane

(www.pattichiari.it), l’apertura

di un conto “a pacchetto” è

gratuita e prevede il già ricorda-

to canone periodico con un pla-

fond di operazioni e servizi gra-

tuiti. Superato il plafond sono fis-

sati i costi delle commissioni per

l’esecuzione delle singole opera-

zioni. Attenzione, poi, alle spese

postali per l’invio di comunica-

zioni; all’imposta di bollo defini-

ta per legge (attualmente pari a

34,2 euro); al canone, eventuale,

per l’utilizzo dell’online banking

(ma per l’85% dei conti presenti

nel sito di PattiChiari è completa-

mente gratuito). PattiChiari, per il

profilo “pensionati”, ha calcolato

il prezzo medio annuale di un con-

to corrente, che per chi ha già esi-

genze bancarie medie supera i 60

euro e comprende circa 300 prodot-

ti (si veda il grafico sopra).

I conti online. Ormai li propone la

maggior parte delle banche. Alla

clientela fanno risparmiare in

termini di costo e tempo non ri-

chiedendo la presenza del per-

IN BANCA

Come può fare un risparmia-

tore per gestire la propria li-

quidità, le spese di tutti i giorni e

al contempo investire i soldi gua-

dagnati in una vita? Le banche og-

gi offrono un ventaglio di oppor-

tunità a seconda delle proprie esi-

genze, ma per scegliere è bene co-

noscere da vicino tutti gli stru-

menti proposti.

SPESE TROPPO ALTENon se ne può più fare a meno.

Per avere la certezza di pagare le

bollette in tempo o per la como-

dità di farsi addebitare la pensio-

ne o ancora per evitare di portare

con sé contanti, utilizzando un as-

segno o la carta di credito. Il con-

to corrente oggi rappresenta il

principale strumento per gestire

la liquidità, una vera e propria

piattaforma di servizi per svolge-

re operazioni di pagamento e altre

transazioni. Da tempo, però, a

fronte di una consistente ridu-

zione del tasso di interesse, i co-

sti che derivano dalle operazio-

ni svolte con un conto – prime

fra tutte prelievi e bonifici – so-

no decisamente cresciuti (nel

2007 le associazioni dei Consu-

matori parlavano di livelli attorno

ai 400 euro all’anno a correntista).

Ma lentamente qualcosa sta mi-

gliorando: il governo Prodi ha

azzerato le spese per la chiusu-

ra di un conto e il suo trasferi-

mento presso un altro istituto e

al contempo il sistema bancario si

sta incamminando verso una per-

sonalizzazione dei servizi. Vale a

dire: al cliente viene data la pos-

sibilità di scegliere il conto che fa

al proprio caso, valutando sia mo-

dalità di gestione che costi e servi-

zi in base alle necessità persona-

li. Ecco, in sintesi, le specie di

conto corrente presenti sul mer-

cato.

Tradizionali o “a pacchetto”. Tutti

gli istituti di credito ormai propon-

gono conti che, a fronte del paga-

mento di un canone prestabilito

mensile o trimestrale, – che può

andare dai 40/50 euro annui fino

ai 200 a seconda del prodotto e del

target (pensionati, giovani, fami-

glie, ecc.) per cui è pensato – con-

Il conto corrente costa ed è difficile farlo rendereGARANTISCE LA GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ CON MOLTI SERVIZI AGGIUNTIVI, MA NON PROTEGGE DALL’INFLAZIONE

sonale bancario. Sono spesso a ca-

none e costi azzerati in quanto

permettono di “entrare” in banca

con accessi (web, telefono, ecc.)

più economici. L’offerta dei con-

ti “fai da te”, infatti, si presenta

molto variegata ma ad accomu-

narli è l’abbattimento delle spese

grazie al fatto di svolgere le ope-

razioni esclusivamente via Inter-

net. Ci sono anche banche specia-

I LIBRETTI “NOMINATIVI” E AL “PORTATORE”Molti, soprattutto anziani e giovani, lo

utilizzano al posto o in aggiunta a un

conto corrente, ad esempio per farsi

accreditare la pensione. Ciò accade

in quanto il libretto, se rispetto a un

conto ha un’operatività limitata e

quindi costi di gestione più contenuti,

spesso però prevede un rendimento

più alto di quello di un conto. È un

documento che consegna la banca

quando si apre un “deposito a

risparmio” e che deve essere

presentato allo sportello ogni volta

che si intenda prelevare o versare

soldi in contanti. Ogni operazione va

rigorosamente riportata sul libretto.

Non ci sono libretti di assegni, carte

di credito e altri servizi accessori ma

soltanto la possibilità di recarsi

fisicamente in banca (o alle Poste) per

prelevare o versare. Alcune banche

affiancano ai libretti di risparmio una

carta Bancomat abilitata a eseguire le

stesse operazioni anche allo sportello

automatico. Esistono due tipologie di

libretto: “nominativi” (di cui i titolari

sono persone fisiche e che possono

avere cointestatari e delegati) e “al

portatore”, che cioè possono essere

utilizzati solo da chi ne ha il possesso.

La legge antiriciclaggio e poi il Dl

n. 112/2008 hanno stabilito che i

depositi non possono superare i

12.500 euro, inoltre per le operazioni

allo sportello è d’obbligo presentarsi

con carta d’identità e codice fiscale.

PENSIONATI CONESIGENZE MEDIE

PENSIONATI CON ESIGENZE

EVOLUTE

SPORTELLO WEB

PREZZO ANNUALE ESCLUSA IMPOSTA DI BOLLO (€)

67,347,2

120,169,6

PER TROVARE IL PRODOTTO “SU MISURA”Oggi l’offerta di conti correnti è molto

specializzata e diversificata, pertanto

orientarsi è fondamentale. Ecco allora

che nella prospettiva di una maggior

trasparenza, fin dal 2004, le banche

italiane hanno promosso l’iniziativa del

Consorzio PattiChiari “Conti correnti

a confronto”, accessibile su

www.pattichiari.it, uno degli strumenti

più utilizzati per mettere a confronto e

scegliere i prodotti di conto corrente,

con una serie di informazioni che

rendono sempre più chiari, trasparenti

e confrontabili i prezzi dei prodotti.

Individuato il profilo di appartenenza e

le proprie specifiche esigenze, i clienti

possono farsi un’idea dell’offerta.

Basta cliccare su www.pattichiari.it

(ma il servizio è accessibile anche in

oltre 22mila sportelli) per confrontare

tra loro circa 496 conti correnti e

scegliere quello che fa più al proprio

caso. Il principale elemento del conto

da valutare è il costo in rapporto alla

qualità del servizio. Il sito è intuitivo,

facile da usare e di semplice accesso

anche l’indicatore sintetico di prezzo.

Le banche aderenti all’iniziativa,

infatti, si impegnano a calcolare

e aggiornare in tempo reale,

contestualmente alle condizioni

economiche delle voci di costo presenti

nella scheda standard, l’indicazione di

costo del c/c e le altre informazioni di

sintesi per ciascun profilo di utilizzo

al quale il prodotto è attribuito.

I costi sono stati calcolati sui prodotti presenti sul sito PattiChiari al 27/07/2008

IL PREZZO MEDIO DEI CONTI CORRENTI PER IL PROFILO DEI PENSIONATI

Patti

Chi

ari

A zero speseCiò che accomuna i conti online è il taglio dellespese, permettendooperazioni soltantovia Internet

Page 5: SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA … · Ci risiamo con il solito giochetto:quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate.

NOTES8

OTTOBRE 2008

lizzate soltanto nell’online come

Fineco (www.fineco.it), IwBank

(www.iwbank.it), Websella.it

(Gruppo Banca Sella, www.web-

sella.it) o il Conto@me di

We@bank (Banca Popolare di

Milano, www.webank.it). Esiste

anche un conto online specifi-

co chiamato “plus” dedicato a

chi vuole investire in Borsa: in

questo caso si potranno consulta-

re analisi di tipo finanziario e con-

fronti dei rendimenti e soprattut-

to ottenere commissioni di nego-

ziazione più vantaggiose rispetto a

chi si affida ad un gestore. Ricor-

diamo ancora una volta, comun-

que, che il “fai da te” è rischioso e

dovrebbe essere limitato solo a chi

è davvero particolarmente esperto.

I conti a metà strada. Accanto ai

conti che permettono di risparmia-

re sulla gestione e sulle transazio-

ni a condizione che si operi esclu-

sivamente online, ne esistono altri

che possono essere utilizzati sia

su Internet sia allo sportello. Ov-

viamente i costi cambiano. Se si va

in filiale, un bonifico può costa-

re 2-3 euro, mentre sul web è gra-

tuito. Sono conti a zero spese ma

anche a zero interessi, e di solito

non includono la carta di credito

che si paga a parte, così come si

paga a parte il dossier titoli.

I conti di deposito. Se il conto cor-

rente risponde all’esigenza di gesti-

re pagamenti in entrata e uscita e

quindi la propria liquidità, non è

però in grado di proteggere i ri-

sparmi dall’inflazione. Di conse-

guenza è bene tenere sul conto

l’indispensabile per le spese di

routine e possibili imprevisti. Il re-

sto potrà essere destinato non solo

agli strumenti di investimento tout

court (si vedano nelle pagine se-

guenti obbligazioni, azioni, fondi,

Etf, ecc.) ma anche a prodotti che,

pur non essendo particolarmente

rischiosi, offrono un certo rendi-

mento rispetto al tradizionale con-

to. Tra questi, innanzitutto, rien-

trano i conti di deposito, di cui an-

tesignano in Italia è stato il Con-

to arancio proposto da Ing Direct

(www.ingdirect.it). Altro esempio

è quello di Santander Consumer

Bank (www.finconsumo.it). Que-

sti conti permettono esclusiva-

mente di fare versamenti e pre-

lievi da e verso un altro conto

principale aperto presso un al-

tro istituto di credito e in cam-

bio di costi di gestione molto con-

tenuti o addirittura azzerati viene

riconosciuto un tasso di interesse

decisamente più alto di un conto

corrente classico. Nel 2008 si è

toccato anche il 5% lordo annuo.

Pronti contro termine. Rappresen-

tano un’altra soluzione per assi-

curarsi un rendimento più alto ri-

spetto a quello di un conto cor-

rente, soprattutto quando l’oriz-

zonte temporale è limitato anche

solo a un mese. In questo caso il

rendimento non comporta alcun

rischio: in cambio del blocco del

capitale per il periodo stabilito,

la banca riconosce un interesse

lordo molto superiore a quello del

conto. La durata proposta di so-

lito è di uno, due o al massimo

tre mesi, ma può arrivare talvolta

anche a sei mesi, mentre l’impor-

to minimo varia a seconda della

banca, ma in genere bastano mil-

le euro. Un’avvertenza: i pronti

vanno molto bene se si sa di aver

bisogno del capitale nel breve pe-

riodo, ma non sono uno strumen-

to per farlo fruttare: di solito, im-

poste incluse, non riescono a co-

prire il tasso d’inflazione.

Chiara Conti

OPERAZIONI

� Accredito pensione 12 12� Elenco movimenti 6 12� Prelievo contante allo sportello 11 (0) 15 (0)

� Prelievo bancomat presso propria banca 9 (17) 21 (32)� Prelievo bancomat presso altra banca 2 (5) 3 (7)

� Prelievo bancomat Paesi UE 0 1� Canone carta di credito 0 1� Invio estratto conto carta di credito 0 4

� Pagamenti con assegni 5 9� Domiciliazione utenze 12 12

� Pagamenti imposte o tasse 0 2� Pagamenti ricorrenti rata mutuo - per addebito in C/C 0 0� Bonifici verso l’Italia allo sportello con addebito C/C 1 (0) 3 (0)� Bonifici verso l’Italia tramite Internet 0 (1) 0 (3)� Operazioni pagobancomat 16 33

Giacenza media (euro) 4.000 6.000Patrimonio investito (euro) 30.000 85.000

QUANTE VOLTE IN UN ANNO

PENSIONATI CONESIGENZE MEDIE

PENSIONATI CONESIGENZE EVOLUTE

Il numero di operazioni medie effettuate da due categorie di pensionati

5 per centoÈ stato il tasso di interesse offertoquest’anno su alcuni conti di deposito

Eurisko - PattiChiari

mente online su www.bancopo-

staclick.it.; non comporta né il

pagamento del canone né costi

fissi. Oltre alle normali operazio-

ni bancarie, consente di gestire in-

vestimenti, come l’acquisto di

Buoni Fruttiferi Postali. Chi apre

questo conto ha in regalo la carta

Postamat Click, che permette di

prelevare denaro, fare pagamenti in

Italia e nel mondo e che può es-

sere utilizzata su Internet – per pa-

gare i bollettini, il bollo auto, ri-

caricare il cellulare ecc. – con

standard di sicurezza innovativi.

Legata a BancoPosta Click

c’è anche l’ultima sfida di Poste

Italiane che è entrata nel setto-

re della telefonia mobile, come

operatore virtuale, con il mar-

chio PosteMobile. Le funziona-

lità esclusive presenti sulla Sim

trasformano il telefonino in uno

strumento bancario-finanziario. Si

può trasferire denaro, pagare bol-

lettini, inviare telegrammi, verifi-

care il saldo e gli ultimi movimen-

ti del proprio conto. È sufficiente

associare la Sim al Conto.

I libretti di risparmio. Sono da sem-

pre il modo più semplice per depo-

sitare i propri risparmi e gestire

alcune spese; sono offerti dalle

Poste Italiane per conto della Cas-

sa Depositi e Prestiti in tutti gli

uffici postali. Sono esenti da spe-

se e commissioni di apertura, di

IL RISPARMIO TRADIZIONALE

Sono trascorsi solo otto anni da

quando Poste Italiane, diven-

tata società per azioni nel 1998,

ebbe l’intuizione di fare il suo in-

gresso nel settore finanziario. Nel

2000 veniva lanciato il BancoPo-

sta e a seguire tutta una serie

di prodotti (carta prepagata Poste-

pay, polizze assicurative, obbliga-

zioni, fondi comuni di investimen-

to ecc.) che si sono aggiunti alla

tradizionale offerta di libretti di

risparmio postale e di Buoni Frut-

tiferi. Un’intuizione che oggi per-

mette alle Poste di contare su più

di 5 milioni di conti correnti posta-

li, 660mila correntisti online e 260

miliardi di euro di risparmio posta-

le. Ma vediamo nel dettaglio la

rosa di servizi di cui oggi si può

usufruire, sia sul fronte della gestio-

ne della liquidità sia su quello de-

gli investimenti.

MOLTI SERVIZI SONO GRATUITIIl conto BancoPosta. È adatto a

chiunque, famiglie, anziani, gio-

vani e consiste in un sistema di

servizi completo al pari dei con-

ti delle banche. Alcuni servizi so-

no gratuiti (come i prelievi di

contante agli uffici postali, ac-

credito pensione, estratti conto

mensile ecc.) e le spese di tenu-

ta conto annuali ammontano a

30,99 euro, mentre le registrazio-

ni in conto sono gratuite in nu-

mero illimitato (è dovuta l’impo-

sta annuale di bollo stabilita per leg-

ge). In più, per tutti i correntisti

BancoPosta che accreditano la

pensione c’è un altro vantaggio: la

pensione prelevata presso gli uf-

fici postali o gli sportelli automa-

tici (sia postali sia bancari) è co-

perta, nelle due ore successive,

da un’assicurazione gratuita con-

tro il furto, fino a un massimo di

516,46 euro. Inoltre, se si preferi-

sce, si può richiedere l’accesso al

conto via Internet (prelievi, bo-

nifici ecc.) e al servizio Pronto-

BancoPosta, tramite cui è possi-

bile pagare via telefono oltre

1.600 bollettini di conto corren-

te postale e ascoltare saldo e mo-

vimenti relativi al proprio conto.

BancoPosta Click. È l’ultimo nato.

È accessibile via web e telefono e

può essere sottoscritto diretta-

DA SEMPRE È UN STRUMENTO DIFFUSO PER DEPOSITARE I SOLDI NECESSARI AL BILANCIO ORDINARIO DELLA FAMIGLIA, MA ORA...

NOTES9

OTTOBRE 2008

Il libretto postale può daredi più se non viene utilizzato

Ma alle Poste sipuò anche aprire

un conto, cosìcome sottoscrivereprodotti finanziari

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NOTES11

OTTOBRE 2008

gestione, di rinnovo e da imposta

di bollo. Dal 1° novembre 2007

hanno un rendimento del 2% lor-

do, definito “giallo”, su cui viene

applicata una ritenuta fiscale del

27%. Gli interessi maturati sui de-

positi vengono liquidati ogni an-

no: se non prelevati vengono capi-

talizzati, cioè aggiunti alle som-

me depositate producendo a loro

volta interessi. Come accade in

banca, i libretti postali posso-

no essere nominativi o al por-

tatore. Per i primi, le operazioni

possono essere eseguite solo dal-

l’intestatario o da altra persona a

cui è stata fatta delega ad opera-

re. In caso di furto o smarrimento,

però, nessuno può riscuotere le

somme versate. Inoltre, possono

essere ceduti soltanto mediante

atto pubblico o con scrittura priva-

ta autenticata da un notaio.

Per il secondo tipo è possibile

effettuare operazioni con la sola

presentazione del titolo.

Per aumentare il rendimento. La

Cassa Depositi e Prestiti ha intro-

dotto un meccanismo che premia

con maggiori rendimenti chi utiliz-

za il libretto postale come forma

di risparmio. Alla fine del 2008

i libretti ordinari nominativi, la

cui giacenza media abbia supe-

rato di oltre il 35% quella del

2007, saranno premiati e passeran-

no, per il 2009, al rendimento

“oro” che prevede un tasso mag-

giorato dello 0,50%. In pratica,

se il “giallo” rende l’1,46% al

netto delle imposte, l’ “oro”

renderà al netto l’1,83 per cen-

to. In particolare, si ha che il ren-

dimento “giallo” lordo è pari al

2%, al netto 1,46% (dal 1° no-

vembre 2007), mentre l’ “oro”

lordo è del 2,50% che netto di-

venta dell’1,83% netto (in vigore

dal 1° gennaio 2008).

Chiara Conti

NOTES10

OTTOBRE 2008

Sono soggetti allaritenuta fiscale del12,50%, ma non

sono previste spesedi emissione,

gestione o incasso

””

colati su base bimestrale. Se il

rimborso è chiesto prima che sia

trascorso un anno verrà rimborsa-

to soltanto il capitale investito.

Sono disponibili tagli da 50, 100,

250, 500, 1.000, 2.500 e 5mila

euro, in modo da offrire l’op-

portunità di suddividere la

somma da investire in buoni di

diverso valore che si possono

poi riscuotere singolarmente in

relazione alle proprie esigenze.

Per quanto riguarda la durata,

va considerato che, trascorsi i

venti anni dalla sottoscrizione, il

buono “cartaceo” diventa infrut-

tifero e dopo altri dieci anni va

in prescrizione.

� Buoni “indicizzati a scadenza”.Offrono un rendimento predeter-

minato e prevedono il pagamen-

to, esclusivamente alla scadenza

dei cinque anni, di un premio ag-

giuntivo legato all’andamento

dell’Indice azionario “Dow Jo-

nes Euro Stoxx 50”. Per sotto-

scriverli occorre essere titolari di

un conto BancoPosta o di un libret-

to di risparmio postale. Come av-

viene per tutti i Buoni Fruttiferi

Sono una forma di investimen-

to a medio e lungo termine,

che guarda soprattutto a quel tar-

get di risparmiatori che preferi-

sce prodotti finanziari semplici

e soprattutto sicuri, senza conta-

re che sono alla portata di tut-

te le tasche in quanto danno la

possibilità di investire anche

piccole somme. Vengono distri-

buiti in esclusiva da Poste Italia-

ne, per conto della Cassa Depo-

siti e Prestiti (istituto emittente) in

tutti gli uffici postali.

� Lo strumento. Sono nominati-

vi, non sono cedibili, non posso-

no essere dati in pegno, sono tra-

sferibili solo per successione a

causa di morte (o per cause che de-

terminino comunque successio-

ne a titolo universale) e sono

esenti dalla relativa imposta. Non

possono essere riscossi da terzi

per semplice delega, ma solo me-

diante procura speciale o gene-

rale. Tutti i Buoni Fruttiferi Posta-

li garantiscono sempre la resti-

tuzione del capitale investito.

Il titolare del Buono può chie-

dere in ogni momento il rimbor-

so del capitale versato e degli in-

teressi maturati. Il meccanismo

di capitalizzazione degli interes-

si è di tipo composto. Non vi so-

no spese di emissione, gestione

o incasso. Viene applicata una ri-

tenuta fiscale del 12,50%.

Esistono sei diverse tipologie

di buoni fruttiferi postali.

� Buoni “ordinari”. Garantiscono

rendimenti che crescono con il

passare del tempo fino alla sca-

denza naturale massima fissata a

venti anni. Gli interessi sono cal-

al compimento del 2°, 3°, 4°, 5°,

6° e 7° anno. I “premi” maturano

nel caso in cui l’indice azionario

Dow Jones Euro Stoxx 50 si ap-

prezzi, nei periodi di riferimen-

to in misura pari o superiore al

14% per il 2° anno e al 7% per

gli anni successivi fino al 7°. In ca-

so di apprezzamento dell’indice

inferiore ai livelli precedente-

mente indicati, non maturerà il

premio relativo a quel periodo di

riferimento.

� Buoni “a 18 mesi”. Questo tipo

di Buoni, che ha una durata mas-

sima di 18 mesi, assicura un ren-

dimento predeterminato che cre-

sce col passare del tempo .

� Buoni “indicizzati all’inflazione ita-liana”. Garantiscono, al momen-

to del rimborso, la rivalutazione

del capitale investito pari al

100% dell’aumento dell’indice

di inflazione, con l’aggiunta di

un rendimento fisso crescente nei

dieci anni.

� Infine ci sono i buoni “dedica-ti ai minori di età”, una forma di

investimento che assicura un ren-

dimento fisso predeterminato de-

cisamente superiore a quello di

un Buono “ordinario” di pari du-

rata e data sottoscrizione. Que-

sta categoria potrebbe rappresen-

tare un regalo per i propri nipoti,

al pari dei tre tipi di libretti di ri-

sparmio a loro riservati, con ca-

ratteri diversi in base alla fascia di

età a cui si rivolgono: “Io cresco”

da zero a 12 anni compiuti, “Io

conosco” da 12 a 14 anni com-

piuti, “Io capisco” dai 14 ai 18

anni compiuti.

Chiara Conti

Postali sottoscrizione e rimbor-

so sono gratuiti.

� Buoni BFPPremia. Oltre al ren-

dimento garantito, offrono la pos-

sibilità di conseguire gli eventua-

li “premi” annuali che maturano

I Buoni Fruttiferi: trasferibili solo per successioneSONO SEI TIPOLOGIE DI INVESTIMENTO CHE ASSICURANO LA RESTITUZIONE COMPLETA DEL CAPITALE

alla fine del 1º anno 2,25%

nel 5º anno 2,42%

nel 10º anno 2,56%

nel 15º anno 2,81%

nel 20º anno 3,08%

Serie “B46” (agosto 2008)

RENDIMENTO ANNUO LORDO

RENDIMENTI BUONI “ORDINARI”

PERIODO DI POSSESSO

Dal 1° al 7° anno 1,15% 1,15%

Rendimento fisso garantito della serie “P11” in vigore dal 1 agosto 2008

TASSO NOMINALEANNUO LORDO

RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO LORDO

RENDIMENTI “BFPPremia”

PERIODO DI POSSESSO

Nel 1° anno 0,00%

Nel 2° anno 1,05%

Nel 3° anno 1,10%

Nel 4° anno 1,15%

Nel 5° anno 1,22%

REND. LORDOEFFETTIVO

RENDIMENTI “INDICIZZATI A SCADENZA”

PERIODO DI POSSESSO

Serie “28J” in vigore dal 1o al 31 agosto 2008

Alla fine del primo semestre 3,00%

Nel secondo semestre 3,25%

Nel terzo semestre 3,66%

REND. ANNUO LORDO EFFETT.

RENDIMENTI BUONI “A 18 MESI”

PERIODO DI POSSESSO

Serie “1J8” (condizioni in vigoredal 1o agosto 2008)

Alla fine del 1º anno 0,20%nel 2º anno 0,20%nel 3º anno 0,40%nel 4º anno 0,40%nel 5º anno 0,50%nel 6º anno 0,50%nel 7º anno 0,60%nell’8º anno 0,60%nel 9º anno 1,00%nel 10º anno 1,20%

TASSONOMINALEANNUO LORDO

BUONI “INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE ITALIANA”

PERIODO DI POSSESSO

Serie “I31” (condizioni in vigoredal 1o agosto 2008)

0,50% in piùIl rendimento “oro”spetterà a chi a fine2008 sul librettoavrà una giacenzasuperiore al 35% diquella del 2007

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NOTES13

OTTOBRE 2008NOTES

12

OTTOBRE 2008

1QUANTI ANNI HAI?

a) dai 20 ai 40 4 punti

b) dai 40 ai 50 3 punti

c) dai 50 ai 60 2 punti

d) 60 anni e oltre 1 punto

2LA TUA PRINCIPALE

ESIGENZA FINANZIARIA È:

a) La protezione

del capitale 1 punto

b) Poter contare su un flusso

di reddito costante 2 punti

c) Ottenere un rendimento almeno

in linea con l’inflazione 4 punti

d) Un incremento notevole

del patrimonio 5 punti

3QUANDO PREVEDI DI DOVER

DISPORRE, ANCHE IN PARTE,

DEL RISPARMIO INVESTITO?

a) Entro il prossimo biennio 1 punto

b) Nei prossimi 2-5 anni 2 punti

c) Non prima di 5 anni 3 punti

d) Non prima di 10 anni 4 punti

4QUANTO TEMPO

HAI A DISPOSIZIONE PER

RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO?

a) Da un anno a quattro anni

(o anche meno) 1 punto

b) Dai 5 agli 11 anni 3 punti

c) Dai 12 ai 15 anni 4 punti

d) Oltre 15 anni 5 punti

5VOGLIO OTTENERE

IL MAGGIOR GUADAGNO

POSSIBILE NEL LUNGO PERIODO

ANCHE A COSTO DI FORTI

DEPREZZAMENTI TEMPORANEI

DEL PORTAFOGLIO?

a) Assolutamente sì 5 punti

b) Sì 4 punti

c) No 2 punti

d) Assolutamente no 1 punto

6AVENDO SUFFICIENTI

CAPITALI SONO DISPOSTO

A CORRERE RISCHI MAGGIORI

a) Assolutamente sì 5 punti

b) Sì 4 punti

c) No 3 punti

d) Assolutamente no 1 punto

7VOGLIO PROTEGGERE

IL CAPITALE

a) Assolutamente sì 1 punto

b) Sì 2 punti

c) No 4 punti

d) Assolutamente no 5 punti

8HO UN CAPITALE

INSUFFICIENTE, MA SONO

DISPOSTO A CORRERE RISCHI

PER INCREMENTARE

IL PATRIMONIO

a) Assolutamente sì 5 punti

b) Sì 4 punti

c) No 2 punti

d) Assolutamente no 1 punto

9SE RICEVESSI

UN’EREDITÀ SAREI

DISPOSTO A INVESTIRLA

IN MANIERA SICURA

EVITANDO LE AZIONI

a) Assolutamente sì 1 punto

b) Sì 2 punti

c) No 4 punti

d) Assolutamente no 5 punti

10PREVEDO CHE

NEI PROSSIMI CINQUE

ANNI IL MIO REDDITO

SI INCREMENTERÀ

a) Assolutamente sì 5 punti

b) Sì 4 punti

c) No 2 punti

d) Assolutamente no 1 punto

11SE NE AVESSI

LA POSSIBILITÀ,

SAREI DISPOSTO

A LASCIARE IL MIO LAVORO

PER UNA NUOVA OCCUPAZIONE,

MAGARI IN PROPRIO

a) Assolutamente sì 5 punti

b) Sì 4 punti

c) No 2 punti

d) Assolutamente no 1 punto

12SONO DISPOSTO

AD ACCETTARE

PERDITE A BREVE ANCHE

NELL’ORDINE DEL 30%?

a) Assolutamente sì 5 punti

b) Sì 4 punti

c) No 2 punti

d) Assolutamente no 1 punto

Fate il test per scoprire come potete investire

IN BANCA L’ESAMEÈ OBBLIGATORIO

Dal 1° novembre 2007 gli investitori

sono sottoposti a un “interrogatorio”

quando si recano in banca per

richiedere un servizio d’investimento. È

da quel “primo contatto utile” – come

stabiliscono i regolamenti della Consob

– che l’intermediario deve fornire

dettagliate informazioni al cliente,

“chiare, corrette, non fuorvianti”, sulla

natura dei suoi servizi, i suoi costi,

l’eventuale esistenza di conflitti

d’interesse. Ma soprattutto deve

informarlo in che classe è stato inserito.

Se cioè verrà considerato un cliente al

dettaglio (come la maggior parte dei

risparmiatori), professionale o una

controparte qualificata. E deve

interpellarlo sulle sue conoscenze

finanziarie, sul suo livello di istruzione

e di esperienza d’investimento e, nel

caso, sulla consistenza del suo

patrimonio e sulla sua propensione al

rischio. Tutto ciò è la conseguenza della

direttiva Mifid sui servizi finanziari che

è entrata in vigore nei Paesi dell’Ue,

introducendo importanti cambiamenti

nei mercati finanziari e nei rapporti tra

investitori e intermediari.

Che cosa cambia con la Mifid?

L’investitore può seguire i consigli della

banca o fare di testa propria, ma

in questo caso l’intermediario, pur

eseguendo l’ordine, dovrà fargli

presente per iscritto di non essere in

grado di valutarne l’appropriatezza.

DIMMI CHI SEI...

Profilo molto prudente e prudente:

ti serve una corretta informazione

per scegliere al meglio.

Profilo dinamico: conosci a grandi

linee la finanza, ma ti restano

aspetti importanti da approfondire.

Non esagerare.

Aggressivo: sei in grado di

calcolare la formula più adatta alle

tue esigenze, studiando la

combinazione migliore tra rischio e

rendimento. Attento, però: il

mercato è in costante evoluzione.

IL PROFILO DI RISCHIO

PRIMA DI DECIDERE DOVE IMPEGNARE I VOSTRI RISPARMI PROVATE A RISPONDERE A QUESTE DODICI DOMANDE

IL PORTAFOGLIO CONSIGLIATO

FINO A 15 PUNTI

Molto prudente

DA 15 A 25 PUNTI

Prudente

DA 25 A 45 PUNTI

Dinamico

OLTRE 45 PUNTI

Aggressivo

65%OBBLIGAZIONARIO

60%AZIONARIO

50%OBBLIGAZIONARIO

20%LIQUIDITÀ

30%AZIONARIO

10%AZIONARIO

15%LIQUIDITÀ

5%LIQUIDITÀ

25%LIQUIDITÀ

25%OBBLIGAZIONARIO

10%OBBLIGAZIONARIO

85%AZIONARIO

Page 8: SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA … · Ci risiamo con il solito giochetto:quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate.

NOTES14

OTTOBRE 2008

Se l’impresa èstrettamente legata

all’economiaglobale i suoi titolisono detti “ciclici”

Un altro fattore importante è

quello del tempo. Occorre, infat-

ti, essere disposti a non vendere i

titoli per diversi anni per poter ot-

tenere qualche guadagno. Perciò,

se le cose nel breve periodo do-

vessero andare male, si dovreb-

be evitare di vendere in fretta

per esigenze di liquidità.

A influenzare il prezzo di

un’azione sono molte variabili,

come l’andamento della società e

del settore in cui è attiva. A secon-

da del fatto che un’impresa sia

strettamente collegata o meno al-

la salute dell’economia si parla ri-

spettivamente di titoli “ciclici” o

“difensivi”. Spesso ci si rivolge

verso questi ultimi quando la cre-

scita del Paese sta vivendo un pe-

riodo difficile. Va segnalato poi

che, anche se non sempre il prez-

zo delle azioni è legato a fattori

interni alla società – gli studi fat-

ti da analisti indipendenti, per

esempio, possono essere causa di

forte oscillazioni –, Borsa italia-

na sostiene che “occorre conosce-

re bene l’impresa oggetto dell’in-

vestimento, nonché il mercato in cui

opera”. Il punto di partenza, dun-

que, dovrebbe essere la lettura dei

bilanci annuali, pubblicati sul sito

www.borsaitaliana.it. Non tutti,

però, hanno le competenze e il

tempo per interessarsi in modo co-

sì approfondito; pertanto, è bene

IN BORSA

Scommettere in azioni può per-

mettere di diventar ricchi, ma

può portare anche a perdere tut-

to. Si tratta cioè di un investimen-

to a rischio. Basta guardare la ta-

bella della pagina accanto: chi ha

acquistato titoli azionari Sai-

pem dieci anni fa, per esempio,

si ritrova oggi con un capitale

più che quintuplicato, mentre

aver puntato su Seat Pagine Gial-

le nell’agosto del 1998 è costato ben

il 70% di quanto investito (in en-

trambi i casi senza considerare i

dividendi). E anche nell’arco di

un solo anno gli sbalzi possono

essere molto significativi: con-

frontando la classifica di pag. 15,

preparata da Analisi Dati Borsa,

con una analoga, costruita dalla

stessa società per il numero di

Club3 di agosto 2007, si notano

importanti cambiamenti. Mentre

i petroliferi hanno proseguito il lo-

ro andamento in terreno nettamen-

te positivo, diversi titoli del set-

tore bancario hanno subito pesan-

ti perdite, come Intesa Sanpaolo,

scivolata dal 1° al 19esimo posto.

Con l’acquisto di azioni ordi-

narie, del resto, si diventa proprie-

tari di una fetta più o meno gran-

de di una società e si partecipa al

suo andamento economico, nega-

tivo o positivo che sia. Come spie-

gano da Borsa italiana, ci sono due

modi per avere benefici dal pos-

sesso di azioni. Il primo è attra-

verso la crescita dell’impresa: l’au-

mento costante degli utili è pro-

babile che porti la domanda di

quel titolo a crescere e, di conse-

guenza, il valore della quotazione

azionaria salirà. Oltre a questo

aspetto, al momento della scel-

ta dell’investimento è bene ana-

lizzare i dividendi. Si tratta di

quote di utile che la società può

decidere di distribuire agli azioni-

sti e, come mostra la tabella di

pag. 15, il loro valore può essere

molto elevato. Gli esperti del set-

tore, però, sostengono che va di

certo preferita una società che at-

tua una politica di distribuzione

dei dividendi contenuta ma costan-

te nel tempo – visto che questo è un

segnale del buon andamento dei

conti –, piuttosto che un’impresa che

elargisce dividendi a man bassa in

un’occasione ma lo fa soltanto

sporadicamente.

1 Saipem 3,8010 24,2100 536,938 1,7653 7,2922 Eni 10,4912 21,4900 104,838 7,4921 34,8633 A2A 1,1506 2,2170 92,681 0,4614 20,8144 Buzzi Unicem 8,5605 14,8560 73,542 2,7466 18,4885 Autogrill Spa 5,6210 8,9860 59,865 1,1813 13,1466 Bulgari 4,4720 6,9630 55,702 1,5476 22,2257 Italcementi 7,7375 9,4200 21,745 2,6546 28,1818 Impregilo 3,0598 3,7150 21,411 0,0500 1,3469 Finmeccanica 16,4800 19,8270 20,309 0,8930 4,50410 UBI Banca 14,1887 16,3220 15,035 3,8400 23,52711 Fondiaria-Sai 21,6560 21,5900 -0,305 5,6863 26,33812 Ed. L’Espresso 1,7905 1,7120 -4,386 1,9073 111,40613 Mediaset 5,2840 4,8610 -8,005 3,0043 61,80414 B. Pop. Milano 7,9081 6,9210 -12,483 2,0524 29,65515 UniCredit 4,6010 3,9660 -13,801 1,7539 44,22416 Mondadori 4,9680 4,1690 -16,083 3,9098 93,78217 Mediobanca 11,8900 9,7610 -17,906 2,9565 30,28818 Generali 29,4927 23,2100 -21,303 4,4241 19,06119 Intesa Sanpaolo 5,1017 3,9260 -23,046 1,4393 36,66120 Unipol 2,3011 1,7420 -24,298 1,4415 82,75221 Pirelli & C. 0,6817 0,4368 -35,925 0,7749 177,39822 Alleanza 10,6790 6,6630 -37,607 2,9134 43,72523 Mediolanum 5,7600 3,0650 -46,788 1,5045 49,08624 Fiat 31,1429 11,7440 -62,290 2,2287 18,97725 Telecom Italia 3,4922 1,1610 -66,755 0,6395 55,08126 Seat Pagine Gialle 0,2957 0,0873 -70,482 0,4457 510,490

PREZZI IN EURO DIVIDENDI PER AZIONETITOLICLASSIFICA

11 agosto 1998 11 agosto 2008 Variazione % Totale 1998-2008 Incidenza % su prezzo agosto 2008

I CRITERI-GUIDA SONO DUE: GLI UTILI DELLE SOCIETÀ, ASSIEMEALL’AMMONTARE DEI DIVIDENDI. CI SONO POI ANCHE GLI ETF

NOTES15

OTTOBRE 2008

che chi non se ne occupa per la-

voro si faccia guidare da un pro-

fessionista di fiducia. Un’altra

possibilità offerta dal mercato

finanziario è rappresentata da-

gli Exchange Traded Fund. Gli

Etf sono fondi d’investimento, ne-

goziati in Borsa come un titolo

azionario, che assicurano gli stes-

si rendimenti dell’indice a cui fan-

no riferimento. Funzionano in mo-

do simile agli Exchanged traded

commodities (Etc), titoli che re-

plicano l’andamento di una mate-

ria prima o di indici del settore,

dando la possibilità di investire an-

che piccole quote in petrolio, gra-

no o oro. Tanto per gli Etf, quan-

to per gli Etc, non sono previste

commissioni “di entrata”, “di usci-

ta” o di “performance” e quelle di

gestione sono basse. Va però te-

nuto presente che si tratta di inve-

stimenti rischiosi: se il valore del-

la materia prima su cui si investe

diminuisce, si va incontro a per-

dite. E così se un indice generale o

settoriale di Borsa, al quale è le-

gato l’Etf, scende, si perde.

Marco Ratti

Vanno bene anche le azionima solo se non avete fretta

DIECI ANNI A PIAZZA AFFARI

Ana

lisi D

ati B

orsa

S.p

.A.

I rendimenti azionari delle principali società e i relativi importi dei dividendi distribuiti

Di solito è piùaffidabile la società

che distribuiscemeno ma

con continuità

Page 9: SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA … · Ci risiamo con il solito giochetto:quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate.

NOTES16

OTTOBRE 2008

La prima cosa da fare è leggere bene il prospettoinformativo e il

rendiconto annuale

gstar, per esempio, consiglia di

leggere due importanti docu-

menti: il prospetto informativo

e il rendiconto annuale. Il primo

è suddiviso in due parti: una in cui

è possibile raccogliere informa-

zioni sulla società di gestione e

sulle caratteristiche dei fondi, i

modi di partecipazione e la politi-

ca d’investimento; in una secon-

da sezione si trovano grafici e ta-

belle che aiutano a capire rischi e

potenziali rendimenti. Previsioni

di carattere generale e disciplina

specifica per ciascun fondo sono

contenuti invece nel regolamen-

to. I fondi devono poi presentare un

bilancio consuntivo alla fine di

ogni esercizio, da cui deriva il ren-

diconto annuale. Questo è com-

posto da almeno 4 parti: la rela-

zione del Cda che permette di ave-

re una visione sull’andamento

economico dell’ultimo esercizio;

la situazione patrimoniale, con la

spiegazione di come risulta inve-

stito il denaro dei clienti in un cer-

to momento; il rendiconto, che de-

ve contenere una parte redditua-

le, con il risultato del fondo (utili

o perdite) insieme con una nota

integrativa, che dà dettagli sulle

altre sezioni e un commento sulla

gestione. Ma oltre alle indicazio-

ni valide per qualunque investi-

mento (si veda l’articolo di pagi-

na 2), bisogna poi valutare con at-

RISPARMIO GESTITO

Non vanno presi alla leggera

perché comportano un mar-

gine di rischio, ma se si vuole in-

vestire parte dei propri risparmi

puntando a guadagnare più di

quanto si otterrebbe con un conto

corrente è bene considerare anche

i fondi comuni d’investimento. Si

tratta di strumenti di gestione col-

lettiva del risparmio, nei quali,

cioè, sono raccolte le risorse fi-

nanziare di più persone. Come di-

mostra la tabella della pagina ac-

canto possono raggiungere rendi-

menti piuttosto elevati, ma il ri-

schio in alcuni casi non è tra-

scurabile e per molti versi que-

sto periodo sembra essere piut-

tosto turbolento per le Borse di

tutto il mondo, senza conside-

rare gli alti costi spesso richie-

sti dalle società di gestione (si ve-

da Club3 del mese scorso). Rispet-

to alla classifica di Morningstar

qui pubblicata, inoltre, va segna-

lato che sono indicati solo i mi-

gliori fondi venduti in Italia e che

per conoscere quanto è finito re-

almente nelle tasche degli investi-

tori, vanno poi tolte le imposte sui

guadagni di Borsa, pari al 12,50

per cento.

I fondi possono essere di diver-

so tipo. Quelli azionari preve-

dono che la quota maggiore sia

investita in titoli azionari e per-

ciò sono anche i più rischiosi.

Così come è vero che sono quelli

che possono dare i maggiori rendi-

menti, soprattutto nel lungo ter-

mine. Poi ci sono i “bilanciati”,

fondi un po’ meno rischiosi in

quanto mettono parte dei soldi in

obbligazioni e parte in azioni, cer-

cando di ridurre i rischi per un ver-

so e di massimizzare i guadagni

dall’altro. Le due tipologie più

“tranquille”, infine, sono i fon-

di obbligazionari e quelli mone-

tari. Questi ultimi investono in

strumenti del mercato monetario,

come certificati di deposito o tito-

li di Stato a breve termine. Non

danno rendimenti altissimi, ma al-

lo stesso tempo sono i meno ri-

schiosi. Gli obbligazionari, inve-

ce, puntano soprattutto sulle ob-

bligazioni e sono rivolti a una

clientela piuttosto prudente.

Per valutare qualunque fondo,

comunque, è bene tenere a mente

qualche accorgimento. Mornin-

HSBC GIF Brazil Bond A Acc Obbligazionari 17,76 nd nd 1,00

Generali IS Centr&East Europ Bds A Acc Obbligazionari 14,71 7,30 8,99 0,40

Dexia Bds Slovakia C Acc Obbligazionari 14,03 9,00 nd 0,60

DB Platinum IV Sov Plus Fd R1C Acc Obbligazionari 12,83 5,44 nd 1,20

Vontobel Eastern European Bd A2 Acc Obbligazionari 11,45 5,96 7,34 1,10

DB Platinum IV Dynamic Bond Stab + R1C Acc Bilanciati 12,07 6,17 nd 1,25

Zest Global Strategy I Acc Bilanciati 6,00 nd nd 0,08

DB Platinum IV Dynamic Bond Plus R1C Acc Bilanciati 5,11 2,48 nd 1,00

Carmignac Patrimoine A Acc Bilanciati 4,41 6,59 7,34 1,50

Natixis Flessibile Internazionale Acc Bilanciati 4,25 3,52 nd 0,20

Agora Cash Acc Monetari 4,47 nd nd 0,00

SGAM Fd Money Market Euro A Acc Monetari 4,34 3,27 2,64 0,30

Anima Liquidità Acc Monetari 4,23 3,22 2,85 0,12

Dexia Allocation Cash Short C Inc Monetari 4,15 3,30 2,76 0,30

Robeco Dynamic Premium A Acc Monetari 4,10 2,77 2,22 0,30

Schroder ISF Global Energy A Acc Azionari 19,99 13,85 19,54 1,50

Parvest Brazil C Acc Azionari 13,45 nd nd 1,75

Invesco Energy Fd A Acc Azionari 12,79 11,43 21,56 2,50

PF(LUX)-Biotech P Acc Azionari 10,71 8,25 7,99 2,40

Fortis L Equity Latin America Acc Azionari 8,49 24,70 30,34 1,75

TIPOLOGIANOME FONDO RENDIMENTO1 ANNO

RENDIMENTO5 ANN1

RENDIMENTO3 ANNI

NON VANNO INFATTI SOTTOVALUTATE SIA LE COMMISSIONIAPPLICATE SIA LE TASSE DA PAGARE SUI PROFITTI DI BORSA

NOTES17

OTTOBRE 2008

COMMISSIONEDI GESTIONE

tenzione i costi. Questi ultimi,

spiegano ancora da Morningstar,

possono essere suddivisi in due

categorie: le commissioni una tan-

tum, quando previste, e quelle ri-

correnti. Di norma il valore della

quota è già al netto di queste ulti-

me. Le commissioni una tantum

sono applicate di solito al momen-

to dell’acquisto o della vendita e

incidono tanto meno sul rendimen-

to quanto più a lungo si mantiene

il fondo. Tra questi costi rientra-

no le commissioni di sottoscrizio-

ne, quelle di “switch”, previste in

alcuni casi per il passaggio di quo-

te da un fondo a un altro della

stessa società, i diritti fissi. Le

commissioni ricorrenti, invece, ci

sono per ogni fondo. Si tratta di

costi periodici che incidono sul ri-

sultato di gestione e sono dedotte

direttamente dal patrimonio del

fondo. In genere ci sono anche

commissioni di incentivo nel ca-

so in cui la società di gestione

raggiunga rendimenti superio-

ri a un parametro prestabilito.

Per rendersi conto delle spese

complessive, si può controllare il

Total expense ratio (Ter) riporta-

to nel prospetto informativo, che

indica la maggior parte dei costi

operativi legati alla gestione dei

fondi. Spese come quelle di nego-

ziazione, di brokeraggio, non in-

dicate dal Ter, devono comunque

esserci nel rapporto annuale. Le

società di gestione sono obbligate

anche a indicare la parte di commis-

sioni che va a remunerare i cana-

li distributivi. A questo proposito

va segnalato che i fondi possono

essere acquistati tramite un inter-

mediario, come un istituto di cre-

dito, attraverso Internet o diretta-

mente dalla società di gestione.

Marco Ratti

Attenti ai fondi: le spese possono bruciare gli utili

I MIGLIORI FONDI VENDUTI IN ITALIA

Nota: i valori sono espressi in percentuale. Dati in euro al 29 agosto 2008. I valori non indicati sono relativi a fondi ancora non operativi alla data considerata. Tutti i rendimenti sono al lor-do dell’imposta sui guadagni di borsa (12,5%). I rendimenti a 3 e 5 anni sono annualizzati, cioè esprimono la performance media annua nel periodo preso in considerazione.

Mor

ning

star

Dir

ect

La classifica dei rendimenti di obbligazionari, bilanciati, monetari e azionari

Ne esistono quattroforme: azionari,

bilanciati,obbligazionari einfine monetari

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NOTES19

OTTOBRE 2008NOTES

18

OTTOBRE 2008

Troppo spesso sidimenticano i casiCirio e Parmalat e i

danni causati amolti risparmiatori

moria, il Banco Ambrosiano, e

più recentemente la Banca Po-

polare di Lodi); può avere proble-

mi di liquidità a causa di opera-

zioni sballate (un esempio: l’ec-

cessiva concessione di mutui a

debitori poco affidabili; in Ita-

lia i casi sono limitati, all’estero

stanno mettendo al tappeto mol-

te banche).

Prudenza, quindi, anche con

le obbligazioni e attenzione al

“rating” (si veda la tabella a

pag. 20). E se il rating non ci

fosse, sarebbe meglio non sot-

toscriverle anche se è una ban-

ca a proporle.

Dire che i titoli di Stato sono

meno rischiosi delle obbligazio-

ni è falso. L’Argentina è un Pae-

se sovrano, le sue obbligazioni

o bond sono titoli di Stato, ep-

pure le cose non sono andate a

finire ugualmente bene.

Un recente studio di Moody’s

ha dimostrato che, nell’arco di

tempo che va dal 1985 al 2002,

il 10% delle obbligazioni go-

vernative ha conosciuto una

dichiarazione d’insolvenza ed

è diventato inesigibile, mentre

la percentuale di fallimento tra

le obbligazioni societarie è sta-

ta pari all’11%. Un livello di

rischio, quindi, che sostanzial-

mente risulta identico. Il fatto

che uno stato emetta obbligazio-

NON SOLO AZIONI

Questa considerazione non è

del tutto veritiera. Senza fare

tanti discorsi, citiamo proprio

alcuni casi recenti che hanno la-

sciato pesanti segni sulla pelle

dei risparmiatori: parliamo ovvia-

mente delle obbligazioni emes-

se da Cirio, Parmalat e dalla Re-

pubblica argentina: ma anche

Fintek o Giacomelli non sono

state affatto da meno, benché ab-

biano coinvolto un numero mi-

nore di risparmiatori.

Un discorso a parte meritano

le obbligazioni tanto reclamiz-

zate dalle banche in questi ulti-

mi mesi, con sigle di vario tipo,

che non lasciano capire nulla

dell’effettiva natura dei titoli.

Si tratta di “titoli subordinati”

(termine che non dice nulla a chi

non è esperto della materia), ob-

bligazioni cioè che hanno una

debole protezione in caso di in-

solvenza, perché sono rimborsa-

te dopo tutti gli altri creditori e

possono anche sospendere il pa-

gamento delle cedole.

Si dirà: “Ma vuoi che una

banca diventi insolvente e non

paghi le obbligazioni?”. Un’os-

servazione purtroppo priva di

ogni fondamento economico e

finanziario, una domanda che

molti impiegati bancari hanno

fatto ai risparmiatori (“Ma vuo-

le che l’Argentina fallisca, con

tutte le risorse che ha il Paese?”;

ma poi si è visto che cosa è acca-

duto…). Una banca, purtroppo,

può “saltare” per l’imperizia o

la malafede dei dirigenti (un

esempio ancora fresco nella me-

Reddito fisso: ma davvero non si corre alcun rischio?SI TRATTA DI STRUMENTI CHE SONO RITENUTI PIÙ SICURI MA L’ESPERIENZA INSEGNA DI PRESTARE SEMPRE ATTENZIONE

Da ormai circa un anno – inizio del forte

ribasso delle Borse mondiali a seguito

della cosiddetta “crisi dei mutui subprime”

– molti hanno voltato le spalle alle azioni e

si sono buttati sulle obbligazioni, alla ricer-

ca della sicurezza, diventata l’unico obietti-

vo dell’investimento.

Tuttavia, nella fuga dal rischio, tanti han-

no ragionato sulla semplice equazione: ob-

bligazioni uguale sicurezza, un’opinione dif-

fusa da sfatare, insieme con altre. Vediamo

perciò alcuni di questi luoghi comuni per

evitare altri rischi non sempre percepiti.

Le azioni sono pericolose, le obbligazioni no

I titoli di Stato meglio dei bond

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

Ma allora il reddito fisso non è

conveniente? Assolutamente no. Il

rischio c’è sempre, ma occorre

conoscerlo, affrontarlo nel modo

giusto tenendo presenti alcune

regole fondamentali:

1. la qualità dell’emittente,

limitando alla A il grado minimo di

rating per le obbligazioni in cui

investire. Queste renderanno un po’

di meno, ma sono molto più sicure.

Se il rating è inferiore ad A, infatti,

il rischio comincia a essere alto,

pertanto occorre non dare retta a

chi ritiene che vada bene anche la

tripla B, definendola “investment

grade”; la società con quel giudizio

ha sicuramente dei problemi. Anche

perché se un risparmiatore cerca la

sicurezza evitando le azioni, è inutile

che guardi a obbligazioni di

emittenti traballanti.

2. la quota massima di titoli

obbligazionari “a rischio” da

inserire nel portafoglio; se proprio

si vuole provare qualche brivido,

non bisogna eccedere, limitando la

quota dei titoli ad alto rischio ad un

5% massimo del capitale. Se si

investe di più, tanto vale comprare

delle azioni “blue chips”, almeno a

rischio più elevato corrisponde un

rendimento potenziale più elevato;

3. l’arco massimo di tempo nel

quale mantenere l’investimento.

Un’obbligazione tripla A è “sicura”,

ma se ha durata 30 anni

bisognerebbe essere certi che non

perderà in quell’arco di tempo

neppure una A; una previsione del

genere non la fanno neanche i guru

della finanza.

4. la liquidabilità effettiva dei titoli.

Attenti anche alle quantità trattate

in Borsa: ci si può innamorare di

un titolo “sicuro” e redditizio, ma

bisogna sempre dare un’occhiata

agli scambi per evitare di trovarsi

un giorno da soli a vendere titoli

a cui nessuno è poi oggettivamente

interessato.

5. Diversificare al massimo gli

investimenti: un portafoglio ideale

dovrebbe comprendere quote

(variabili a seconda delle personali

predisposizioni e della disponibilità

complessiva di capitali da investire)

di obbligazioni in euro e in dollari,

di titoli di Stato e di obbligazioni

societarie, di titoli a cedola fissa e

a cedola variabile, di obbligazioni

a breve e a lungo termine e, dulcis

in fundo, anche di azioni (magari

ricorrendo ad un Etf, gli strumenti

che replicano fedelmente un indice

borsistico senza però alcuna attività

di gestione e quindi con costi molto

bassi). Insomma, la vecchia regola

delle uova che non vanno mai messe

nello stesso paniere sarà anche

frutto di una cultura contadina,

ma non è certo obsoleta neppure

nell’era del personal computer e

della finanza selvaggia.

Bassa propensione al rischio Evitare titoli con rating inferiore ad A

Regolamento dell’emissione Leggerlo attentamente

Liquidità sul mercato Scegliere emissioni a largo flottante ed elevate contrattazioni giornaliere

Rendimento Evitare tassi troppo elevati rispetto alla media del mercato

Composizione portafoglio Differenziare al massimo

Titoli di Paesi emergenti Evitare se la propensione al rischio è bassa; comunque stare su percentuali basse

Durata dei titoli Evitare durate superiori a 10 anni, specie per titoli a reddito fisso

Valuta Tenere presente il rischio cambio

CARATTERISTICA REGOLA

OTTO REGOLE D’ORO PER INVESTIRE CON SUCCESSO IN OBBLIGAZIONI

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30 grammi) per oro da 18 carati.

Un’altra forma, molto diffusa

fino a qualche decennio fa, è la

moneta d’oro, di cui esistono al-

cune decine di tipi: attenzione, de-

ve trattarsi di moneta (quindi a

corso legale in qualche Paese o co-

munque avente in passato tale fun-

zione) non di medaglia (coniata

per commemorazioni di eventi va-

ri da enti commerciali privi di uf-

ficialità). La moneta ha un valore

superiore all’oro in essa contenu-

to (si parla di “aggio”), la meda-

glia vale esattamente l’oro che

contiene, anche se è venduta al-

l’emissione a prezzi largamente

superiori. Forme diverse di inve-

stimento indiretto in oro sono poi

le azioni di società che estraggono

l’oro, le quote di fondi comuni o di

Etf che investono nel settore auri-

fero e ancora certificati emessi da

banche specializzate rappresenta-

tivi di depositi in oro. Chi vuole

un rifugio efficace deve scegliere

la via obbligata dell’investimento

Ogni volta che una crisi inter-

nazionale si affaccia la paura

assale l’animo dei risparmiatori

più fragili che così corrono a di-

sinvestire tutto cercando un “rifu-

gio” sicuro per i loro soldi. Quasi

sempre il terrore finanziario si è

rivelato eccessivo, tuttavia la cor-

sa ai “beni rifugio” (o presunti ta-

li) si ripete periodicamente.

Precisiamo anzitutto che per

“bene rifugio” s’intende qualco-

sa che è al di fuori dei mercati

finanziari, un bene reale, tangi-

bile, che ha un valore intrinseco

ma soprattutto caratteristiche co-

me l’elevato valore con poco in-

gombro (per nasconderlo o per tra-

sportarlo facilmente), la non de-

peribilità nel tempo, l’apprezzabi-

lità in tutto il mondo (per smobiliz-

zarlo ovunque senza problemi).

Molti considerano beni rifugio co-

se come quadri d’autore, mobili

antichi, francobolli, ma si tratta di

investimenti che, per quanto possa-

no avere altissimo valore, non han-

no tutte le caratteristiche suddette

e, in particolare, possono risulta-

re invendibili o cedibili solo ad un

prezzo largamente inferiore all’ac-

quisto (si pensi a chi dovesse ur-

gentemente vendere, in caso di

guerra, I girasoli di Van Gogh).

Il vero rifugio è l’oro e in

tempi più recenti il diamante.

La forma classica di tesaurizza-

zione è il lingotto, una sbarra di

materiale purissimo il cui valore

è pari al prezzo del metallo in es-

so contenuto. La quotazione sul

mercato internazionale avviene

in dollari per oncia troy (circa

130 per centoÈ il trend gradualedi rivalutazione deidiamanti. Uno chenel 1992 costavamille euro oggi nevale circa 2.300

Beni rifugio, ma non per tutti...

NOTES20

OTTOBRE 2008

FUGA DALLA FINANZA

ni non vuol dire che sicuramente

il titolo sarà rimborsato. Quel che

conta, come sempre, è il rating:

un’obbligazione tripla A della Ge-

neral Electric è molto più sicura

di un titolo di stato paraguaiano

a doppia C.

Nell’ambito dei diciassette an-

ni esaminati da Moody’s, nessun

titolo governativo con il massimo

grado di affidabilità ha dichiarato

default (cioè è diventato inesigibi-

le) e solo l’1% delle obbligazioni

societarie “di eccellenza” si sono

rivelate poi insolventi. Attenzio-

ne, dunque, alle obbligazioni dei

Paesi cosiddetti “emergenti” (ti-

po Brasile, Messico, India, Cina,

Russia). È vero, infatti, che negli

ultimi anni hanno fatto registrare

un forte sviluppo, ma si tratta pur

sempre di Paesi a economia non

consolidata, in cui (fattore certo

non secondario) la trasparenza

finanziaria è una parola inesi-

stente, la chiarezza dei bilanci è

ancora un optional, le sanzioni

contro i truffatori nulle o quasi;

in questi casi, anche avvicinando-

si a titoli di Stato è facile maneg-

giare “bombe a orologeria” che

possono esplodere senza preav-

viso.

Falso. È un luogo comune dif-

fuso quello di esaltare prodotti

stranieri denigrando i nostri

italiani. In verità questo modo

di pensare non sempre porta a

buoni risultati, soprattutto quan-

do non è accompagnato da una

seria analisi di qualità dei diver-

si prodotti. Un titolo in dollari

può avere un andamento positivo

di quotazioni, ma può provocare

perdite al risparmiatore italiano

se il cambio euro/dollaro sale. È

quanto avvenuto negli ultimi an-

ni, in cui il dollaro ha fatto registra-

re una debacle consistente (in po-

chi anni la quotazione della valu-

ta americana ha perso oltre il

50%).

Investire in valuta espone il

risparmiatore al cosiddetto “ri-

schio cambio” (che può anche

essere positivo, qualora l’euro

si deprezzasse) di cui occorre

tener conto. Investire tutto in Ita-

lia è sicuramente sbagliato, ma

lo è altrettanto puntare soltanto

sull’estero, soprattutto se ci si

scorda che viviamo in Italia e pa-

ghiamo e acquistiamo in euro,

non in dollari, quindi comunque

dobbiamo trasformare la valuta

estera in valuta locale.

Gianluigi De Marchi

TUTTAVIA C’È CHI È ATTRATTO DA LINGOTTI E MONETE D’ORO

I Paesi emergenti,se pur in forte

sviluppo, hannoancora economiepoco consolidate

NOTES21

OTTOBRE 2008

Si sta più tranquilli puntando sull’estero

AAA Estremamente solido ed in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie

AA Molto solido, in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie

A Solido, ma in qualche modo sensibile alle avverse condizioni economiche

BBB Adeguata capacità di rispondere alle obbligazioni, ma più sensibile alle avverse condizioni economiche

BB Meno vulnerabile nel breve termine, ma deve far fronte alle incertezze provocate dalle avverse condizioni finanziarie, economiche e del business

B Più vulnerabile alle avverse condizioni

CCC Attualmente vulnerabile. La capacità di rispondere agli impegni finanziari dipende da business e condizioni economiche estremamente favorevoli

CC Attualmente molto vulnerabile

C È stata registrata una posizione di bancarotta o un'azione simile, anche se i pagamenti e gli impegni finanziari sono continuati

D Mancato pagamento di impegni finanziari

VOTO

I CRITERI DI VALUTAZIONE DI STANDARD & POOR’S (RATING)CHE COSA SIGNIFICA

Caratteristiche

Prezzo Mondiale, unico Mondiale, ma con grande variabilità in funzione di caratteristiche non sempre controllabili

Conservazione Agevole Facilissima (grande valore in poco spazio) (enorme valore in pochissimo spazio)

Liquidabilità Facile Difficoltosa

Oscillazione prezzi Elevata Elevata

Costo compravendita Elevato Elevato

Reddito periodico Nessuno Nessuno

PREGI E DIFETTI DELL’INVESTIMENTO IN BENI RIFUGIO

fisico, mentre le altre forme sono

più indicate per gli speculatori,

non svolgendo la funzione di pro-

tezione di un capitale.

La forma classica di tesauriz-

zazione del diamante è, analoga-

mente, la pietra pura. Un bril-

lante incastonato in un anello in

caso di necessità non consente di

incassare l’intero valore, dato che

vale solo il bene, non l’artisticità del

lavoro. Nel tempo l’oro ha mante-

nuto mediamente il suo valore

reale, senza dare peraltro cresci-

te consistenti nel lungo termine.

Ci sono state punte eccezionali di

rialzo in varie occasioni storiche

(per es. le guerre mondiali), ma

sono tutte rientrate in pochi

anni, lasciando spesso i

risparmiatori me-

no avveduti con

perdite anche

consistenti. Sen-

za andare troppo

indietro nel tempo, ricor-

diamo: nel 1977 l’oro valeva

DIAMANTIORO

Page 12: SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA … · Ci risiamo con il solito giochetto:quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate.

NOTES23

OTTOBRE 2008

Un momento non semplice

per chi ha un gruzzolo da

parte e vorrebbe investirlo. Il mer-

cato borsistico è in calo e l’onda al

ribasso, anche secondo gli analisti

più ottimisti, è destinata a durare.

E il recente boom degli acquisti

di titoli di stato e di obbligazioni

sicure ne è, in realtà, un’ulteriore

conferma: si compra anche se i

rendimenti sia di quelli a breve

termine (Bot) sia a lungo (Btp)

sono in costante discesa e non rie-

scono neanche a coprire l’infla-

zione reale delle famiglie.

LA STORICA ALTERNATIVAC’è da chiedersi quindi se il

mattone, considerato da decenni

il “bene rifugio” per le famiglie

nei tempi bui, possa rappresenta-

re ancora una valida alternativa.

Ma anche su questo fronte una ri-

sposta certa non esiste: solo una

miriade di opportunità che posso-

no essere colte a patto di scansa-

re altrettante “trappole” dissemi-

nate lungo il cammino.

Parlando infatti in termini ge-

nerici, l’indicazione sarebbe di at-

tendere. Nel secondo semestre del

2008 i prezzi sono, per la prima

volta dal 1998, quando è iniziato

il boom, non solo fermi ma addi-

rittura in calo, soprattutto laddove

il mercato degli immobili è tradi-

zionalmente più forte (al Nord e

nella grandi città). Se si guarda

per esempio ai “borsini” di Tec-

nocasa (il franchising immobilia-

re più diffuso del Paese), si rile-

va una perdita del 1,1% a Mila-

no, dell’1,6% a Roma, del 3,4%

a Bologna, del 3,2% a Verona e

del 2,9% a Bari nel primo seme-

stre 2008, rispetto all’analogo pe-

riodo del 2007. Potrebbe non sem-

brare un granché, ma va aggiunta

a queste percentuali la crescita del-

l’inflazione (4%): si noterà che il

deprezzamento del mattone oscil-

la da un minimo del 5 a un mas-

simo dell’8,5%.

Ora, poiché la regola del buon

investitore è: “comprare basso per

rivendere alto”, questo trend po-

trebbe parere positivo. Peccato pe-

rò che lo “sboom” del mattone

stia avvenendo in un momento

in cui le quotazioni avevano rag-

giunto livelli poco credibili e che

sia inevitabilmente destinato a

continuare. Il passato ci ha infat-

ti insegnato che a cicli particolar-

mente lunghi di rialzi seguono ci-

cli quasi altrettanto lunghi di ri-

bassi, che prima i prezzi tendono

a stabilizzarsi, poi a decrescere lie-

vemente e infine a precipitare.

Un segnale molto forte in tal

MA IL PASSATO NON INCORAGGIA: I PREZZI NEL BREVE PERIODO POTREBBERO PRECIPITARE

Mattone in calo: è il momento di comprare?

NOTES22

OTTOBRE 2008

+0,4 per centoL’eccesso di offertadi “tagli” piccoli da locare ha fattorallentare la corsadei canoni di affittodei bilocali

La quotazione di undiamante dipendedalla brillantezza

della pietra e dallesue dimensioni

IMMOBILI

senso è dato dal costante incre-

mento dei tempi che trascorrono tra

il momento in cui l’immobile è

messo in vendita e quello in cui

si arriva al rogito, che è uno de-

gli indicatori più certi del futuro

del mercato. Segnala da una par-

te l’incremento dell’offerta di ven-

dita, dall’altra la contrapposizione

tra acquirenti con una minore di-

sponibilità di spesa e venditori che

pensano di poter realizzare gli

stessi valori del passato e che do-

po mesi (in qualche caso, anni) si

accorgono di non farcela a realiz-

zare ai prezzi passati. Quindi, in

prospettiva, il fenomeno segnala

che la vera decrescita dei prezzi

ha ancora da venire.

Ma il mercato immobiliare è

molto meno “granitico” della

Borsa ed è fatto di tante opportu-

nità, che dipendono dalle scelte

di investimento: vediamole.

ACQUISTARE PER AFFITTAREÈ stata fino a circa due anni fa

una tendenza abbastanza forte,

concentrata sui “tagli “ piccoli

(mono e bilocali e box, soprattut-

to). Ciò ha creato un surplus di

offerta che porta oggi a un rallen-

tamento anche della salita dei ca-

noni di affitto (+ 0,4% per i bilo-

cali e + 0,1% per i trilocali), che nel-

le grandi città si è trasformata, an-

zi, in calo (-0,2% per i bilocali,

-0,8% per i trilocali). Tuttavia è

questo settore che potrebbe, sul

lungo periodo, dare buone soddi-

sfazioni. Infatti è proprio la mino-

re capacità di spesa delle fami-

glie che in questi mesi sta spingen-

do l’acceleratore verso l’incre-

mento della domanda di loca-

zione anche se questo effetto non

si è ancora riversato sui canoni. A

questo punto occorre distinguere

tra quattro “campi d’azione”. Il

primo è la locazione a lavoratori

in trasferta. Il secondo quella a stu-

denti universitari. Il terzo quella

tradizionale a famiglie. Il quarto

sono i box.

Mono-bilocali. La prima area è sen-

z’altro predominio per i mono-bi-

locali e deve privilegiare le zone

dei nuovi insediamenti di uffici o

quelle ad esse ben collegate. Per

esempio, a Roma Tor Vergata, per

la vicinanza al Policlinico, alla se-

de del Cnr e ad altri uffici e a Mi-

lano l’asse di viale Lodi e corso

di Porta Vigentina per lo sviluppo

assai simile di Opera e San Dona-

to-Milanofiori.

Studenti. La seconda area, quella

delle zone universitarie, dovrebbe

privilegiare i trilocali, in quanto

per ridurre le spese, lo studente

sempre più spesso è costretto a lo-

care insieme a due o più ragazzi.

Extracomunitari e case parcheggio. La

terza area è la più complessa da

analizzare. Le soddisfazioni mi-

gliori oggi vengono da quelle aree

metropolitane dove i prezzi non

sono ancora al ribasso ma non so-

no nemmeno cresciuti troppo nel

passato e pertanto dovrebbero te-

nere di più nel futuro. Destinatari

sono soprattutto gli extracomuni-

tari oltre alle piccole famiglie mo-

noreddito. Sono stati infatti pro-

circa 175 dollari l’oncia, nel 1980

era schizzato a 850. Ma nel 1984

era crollato a circa 400 dollari, e

su tali livelli è rimasto fino al recen-

te boom che lo ha portato a toc-

care i mille dollari (ma ad agosto

2008 il prezzo è ritornato a 800).

Per quanto riguarda i diamanti,

le quotazioni sono abbastanza

complesse, perché non esiste un

solo standard come nell’oro. Di-

pendono dal colore (variabile da

D, il più brillante, e poi E, F fino ad

I, il meno pregiato) e dai carati

(cioè dalla dimensione). Possono

quindi esserci centinaia di combi-

nazioni, con diamanti piccoli e pu-

rissimi di colore D, diamanti più

grandi meno costosi di colore G,

diamanti medi di colore I e così

via. Per esempio, un diamante D da

2 carati costa oggi intorno ai

65mila euro, mentre uno di colo-

re I da 1 carato non va oltre i

13mila. Si consideri che solo il

20% dei diamanti è tagliato “a

gemma” e di questi solo l’1% ha ca-

ratteri veri da investimento.

Il trend delle quotazioni è

molto più stabile di quello del-

l’oro; chi avesse investito in una

piccola pietra mille euro nel

1992 oggi ne avrebbe circa

2.300. Una crescita graduale nel

tempo, una rivalutazione che sem-

bra enorme (130%) ma che, rappor-

tata al tempo, equivale ad un mo-

desto 1,6% netto annuo. Per chi

vuole investire è indispensabile

prendere molte precauzioni, pre-

tendere un certificato internazio-

nale, acquistare da intermediari

sperimentati; ricordandosi però

che all’acquisto le pietre sono tut-

te magnificate di perfezione asso-

luta e alla vendita il compratore

scuote la testa, parla di piccole

macchie, difetti del taglio, lumi-

nosità imperfetta e così via…

Gianluigi De Marchi

1988 MAGGIOCITTÀ 1998 MAGGIO1988-2008

2008 MAGGIO1998-2008

I PREZZI MEDI DELLE CASE NEGLI ULTIMI VENT’ANNI (Euro al mq)

Abitazioni nuove o ristrutturateRIVALUTAZIONE ANNUALE MEDIA*

Milano 1.034 2.024 4.442 2,3 5,8

Napoli 886 1.357 2.908 3,0 5,9

Roma 1.084 1.597 4.256 2,5 4,8

MEDIA 843 1.502 3.042 2,7 6,3

1988 MAGGIOCITTÀ 1998 MAGGIO1988-2008

2008 MAGGIO1998-2008

Abitazioni usateRIVALUTAZIONE ANNUALE MEDIA*

Milano 873 1.672 3.794 2,3 5,6

Napoli 766 1.090 2.351 3,2 5,9

Roma 922 1.330 3.676 2,5 4,6

MEDIA 665 1.209 2.476 2,7 6,2

*Percentuale al netto dell'inflazione e ricalcolando il valore della moneta al 2008.

Nom

ism

a

Page 13: SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA … · Ci risiamo con il solito giochetto:quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate.

prio gli extracomunitari, negli ul-

timi anni, la “fetta di mercato” più

vitale sia negli acquisti sia nelle

compravendite e hanno dimostra-

to un grado di solvibilità piutto-

sto alto (qualche rischio rimane).

Sono poi gli unici che si accon-

tentano di immobili di scarso pre-

gio. Infine non è da scartare l’ac-

quisto di trilocali nelle aree semi-

centrali di medio pregio, o nei

centri che non siano capoluoghi

di provincia, vissuti come “aree

parcheggio” da parte di chi non

può ancora permettersi l’acqui-

sto. Salvo il segmento degli ex-

tracomunitari, va detto che la qua-

lità del bene casa è premiata: è

legata allo stato dell’ap-

partamento ma anche

ad altre variabili, tra

cui la qualità dell’ar-

redamento (se am-

mobiliato), la lumino-

sità, la tranquillità e la

presenza di servizi in zo-

na. Sono sempre più richie-

sti gli immobili con riscalda-

mento autonomo, con almeno la

cucina arredata e la presenza di

collegamenti Internet ad alta ve-

locità (soprattutto per gli studen-

ti).

Box e posti auto. Quanto ai box è

bene essere cauti. Si tratta di un

mercato che offre buoni rendi-

menti (sul 5,1% lordo, nelle gran-

di città) e ha il vantaggio talora di

poter godere, per quelli pertinen-

ziali, della detrazione fiscale del

36% sui prezzi d’acquisto. Tut-

tavia l’acquisto deve essere mi-

rato solo dove c’è difficoltà di

parcheggio e soprattutto dove

non c’è stata un’eccessiva

espansione dei silos costruiti

da cooperative e imprese nel

sottosuolo, come è accaduto per

esempio a Milano. Decisamente

preferiti quelli con la presenza di

un adeguato spazio di manovra,

l’ingresso largo, la posizione a pia-

no terra (meno favoriti i box se-

minterrati sia per motivi legati al-

la sicurezza sia per il rischio di

eventuali infiltrazioni). Altra indi-

cazione: meglio scegliere, quan-

do possibile, quelli abbastanza al-

ti da poter realizzare un soppalco

da usare come deposito materia-

le, con presenza di punti acqua e svi-

luppo in larghezza e non lunghez-

za, se doppi.

ACQUISTARE PER IL FIGLIOL’immobile comprato per i pro-

pri figli, anche se al momento lo-

cato, può godere tra l’altro dei be-

nefici fiscali per la prima casa, an-

che se i genitori non ne hanno i

requisiti, e perfino se viene nel

frattempo locato (purché sia nel

comune di residenza del figlio

stesso e questi non possieda altri

immobili acquisiti con le agevo-

lazioni). In questo caso è pruden-

te, se si può, optare per il triloca-

le in previsione di allargamento

della famiglia. Un rischio calco-

lato è l’acquisto di un immobile

già locato, con relativo “sconto”

del prezzo, puntando prima però

su impressioni consolidate sulla

famiglia che vi abita: anche se si do-

vesse ricorrere allo sfratto per fine

locazione o morosità, si può oggi

sperare in tempi molto più ragio-

nevoli che in passato per l’esecu-

zione (due-tre anni ).

La rivalutazione. In fondo il vero

guadagno immobiliare si realizza

sempre alla rivendita, sia in termi-

ni di denaro guadagnato sia in ter-

mini di capitale investito (anche

se non si vende subito). Pertanto

la scelta iniziale deve essere ocu-

lata, perché la rivalutazione pre-

vedibile va programmata, non so-

lo sperata. A questo proposito, le oc-

casioni migliori provengono dal

cambio d’uso: il magazzino che si

trasforma in laboratorio e quest’ul-

timo in ufficio o abitazione (ma-

gari tipo loft). Anche i negozietti

ormai schiacciati dalla concorren-

za della grande distribuzione, a se-

conda delle loro caratteristiche ti-

pologiche, possono talvolta riser-

vare interesse se gli spazi sono ri-

collocati adeguatamente. Via via

la legislazione urbanistica sta

rendendo più facile i cambi

d’uso e anche il passaggio dal-

la non abitabilità all’abitabilità,

se esistono requisiti minimi (al-

tezza dei locali, superficie aereoil-

luminante sufficiente), tramite la

futura vendita dei diritti edificato-

ri. Si tratta di scelte da cogliere so-

lo con gli occhi ben aperti.

La zona. La rivalutazione va pro-

grammata, per esempio con l’acqui-

sto in zone ora scarsamente colle-

gate da mezzi pubblici veloci e in

futuro meglio connesse ai centri,

in quartieri che hanno ancora il lo-

ro fascino, magari perché antichi

paesi assorbiti dalla città, in zone

di edilizia scarsamente verticale

oppure dove sono previsti grossi

interventi di riqualificazione (che

non si trasformino però in “catte-

drali nel deserto”, prive di negozi

e di aree verdi). Per chi ama il fa-

scino del rustico, da scartare le aree

molto battute (Toscana, Umbria,

Liguria, Viterbese per il nord di

Roma) e grande attenzione alle

Marche, alla Puglia e all’Abruzzo

(in ordine calante), dove i vecchi

casali hanno prezzi interessanti e

il paesaggio può essere di altissi-

mo livello: si tratta di aree recente-

mente scoperte dagli acquirenti in-

ternazionali anche se la crisi gene-

ralizzata in Europa ha oggi un po’

afflosciato le compravendite (l’af-

fare può essere dietro l’angolo).

Silvio Rezzonico

Giovanni Tucci

NOTES24

OTTOBRE 2008

Gli stranieri sono lafascia più dinamicadel mercato e nonbadano alla qualità

degli stabili