Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità...

12
SALA VERDI DEL CONSERVATORIO Janine Jansen violino Alexander Gavrylyuc pianoforte Brahms - Sonata n. 2 in la maggiore op. 100 Poulenc - Sonata per violino e pianoforte op. 119 Szymanowski - Mythes - Trois Poèmes op. 30 Prokof’ev - Sonata n. 2 in re maggiore op. 94a Il concerto è registrato da RAI Radio3 4 Martedì 22 novembre 2016, ore 20.30

Transcript of Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità...

Page 1: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Sala Verdi del ConSerVatorio

Janine Jansenviolino

Alexander Gavrylyucpianoforte

Brahms - Sonata n. 2 in la maggiore op. 100Poulenc - Sonata per violino e pianoforte op. 119

Szymanowski - Mythes - Trois Poèmes op. 30Prokof’ev - Sonata n. 2 in re maggiore op. 94a

Il concerto è registrato da RAI Radio3

4Martedì 22 novembre 2016, ore 20.30

Page 2: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Di turnoMaria Majno Carlo Sini

Consulente ArtisticoPaolo arcà

Con il contributo e il patrocinio di

5 minuti prima di ascoltare: Gaia Varon

Page 3: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Johannes Brahms(amburgo 1833 - Vienna 1897)

Sonata n. 2 in la maggiore op. 100 (ca. 20’)I. Allegro amabile II. Andante tranquillo III. Allegretto grazioso (quasi Andante)

l anno di composizione: 1886

l Prima esecuzione: Vienna, 2 dicembre 1886

All’epoca in cui Brahms si affacciava sulla scena musicale, all’inizio degli anni Cinquanta, la scrittura violinistica era largamente influenzata dalla presenza di grandi virtuosi itineranti. Nel primo Ottocento si erano distinte diverse figure di violinisti-compositori a partire da Louis Spohr e Niccolò Paganini, seguiti nella generazione successiva da Heinrich W. Ernst, Henri Vieuxtemps e Henryk Wie-niawski. Ai margini di questo repertorio virtuosistico dominante sopravviveva uno stile di musica strumentale di natura diversa, ispirata ai modelli dello stile classico. Il punto di contatto tra Brahms e la cerchia di musicisti neoclassici di Lipsia, formatasi attorno alle personalità di Mendelssohn e di Schumann, fu un violinista di origine ungherese, Joseph Joachim. Grazie a lui, il giovane Brahms fu introdotto in casa Schumann, a Düsseldorf, un incontro destinato a lasciare un’impronta profonda sulla musica tedesca del secondo Ottocento. I rapporti tra Joachim e Brahms si svilupparono nel corso degli anni in un dia-logo musicale e spirituale sempre più intenso, culminato nel 1878 con la colla-borazione al Concerto per violino in re maggiore. L’arte del violino s’incarnava nella mente di Brahms con la figura dell’amico, l’interprete più congeniale per la sua scrittura strumentale, che scava nell’anima della forma. Un’appendice preziosa del Concerto fu la Sonata per violino n.1, concepita con slancio prima-verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali tra i due artisti s’incrinarono, a causa della penosa vicenda della separazione di Joachim. Brahms, che aveva cercato di difendere le ragioni della moglie, soffrì molto per la reazione collerica del violinista, perché perdeva non solo un amico fraterno, ma anche una sorta di alter ego spirituale. A distanza di qualche anno, raffreddatisi gli animi, Brahms cercò di mandare dei segnali di riconciliazione al vecchio amico, tornando a scrivere una serie di lavori dedicati al violino, tra i quali le due Sonate op. 100 e op. 108. Conclusa con la Quarta Sinfonia la fase “titanica” della sua produzione, Brahms si rivolgeva di nuovo alla dimensione intima della musica da camera. Nel corso di un fruttuoso soggiorno sul lago di Thun, in Svizzera, l’estate del 1886 vide venire alla luce una magnifica serie di lavori di musica strumentale e vocale. La Sonata in la maggiore, in parti-colare, spirava una grazia melodica incomparabile, che rendeva trasparente e leggera la scrittura dei due strumenti. La forma classica in tre movimenti, con un “Andante tranquillo” al centro, disegna un percorso illuminato da una luce

Page 4: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

serena e accompagnato da un lirismo irresistibile. Nessuno dei tre movimenti esprime contrasti drammatici o tensioni laceranti, tendendo piuttosto a fondere il materiale tematico con l’effusione melodica. La Sonata in la maggiore era la preferita di Clara Schumann, che confessa in una lettera: «Nessuna opera di Johannes mi ha conquistato così completamente. Ne sono stata felice, come non lo ero più stata da molto tempo».

Francis Poulenc(Parigi 1899 - 1963)

Sonata per violino e pianoforte op. 119 (ca. 13’)I. Allegro con fuoco II. Intermezzo III. Presto tragico

l anno di composizione: 1942/43, rev. 1949

l Prima esecuzione: Parigi, 21 giugno 1943

«Come sono belle le Sonate di Brahms! – scrive Poulenc a un amico nell’ottobre del 1942 – Non le conosco molto bene. Non si riesce a ottenere un equilibrio appropriato tra due strumenti così diversi come il pianoforte e il violino, a meno di trattarli in maniera assolutamente paritaria. Il violino primadonna su un ac-compagnamento di pianoforte arpeggiante mi fa vomitare». Con un animo così pieno di diffidenza, Poulenc stava finalmente portando a termine il progetto a lungo coltivato, ma sempre alla fine rimandato, di scrivere una sonata per violi-no e pianoforte. I primi tentativi risalivano addirittura al 1918, ma il lavoro più consistente era stato fatto a metà degli anni Trenta. Il tema dell’“Intermezzo”, per esempio, si trova in un frammento musicale incluso in una lettera del 1935, che rivela un legame messo in luce più tardi dallo stesso autore: «Avendo sem-pre desiderato dedicare un lavoro alla memoria di Lorca, [...] sono stato ispirato da uno dei suoi più celebri versi, La chitarra fa piangere i sogni (anche tradotto è bello)». La spinta decisiva a concludere il lavoro, il “monstre”, come lo definiva Poulenc con la sua tipica ironia, fu però l’insistenza della giovane violinista Gi-nette Neveu, astro nascente della scena musicale francese scomparsa in un disa-stro aereo nel 1949 a soli 30 anni. Grazie anche al suo aiuto per certe innovazioni tecniche della scrittura, Poulenc riuscì a conferire al lavoro una forma accetta-bile, anche se non del tutto soddisfacente. La Sonata, pubblicata da Eschig nel 1944, venne infatti rimaneggiata nel 1949, con un nuovo finale più in sintonia con la sensibilità dell’autore. Poulenc tuttavia rimase scettico sul risultato, visto che regalò l’autografo alla nipote Brigitte Manceaux con le parole “non il migliore dei miei lavori”.

Page 5: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Poulenc ripeteva spesso che la musica era il suo ritratto e la Sonata non manca certo di lasciare traccia della movimentata vita interiore del musicista. Sparse nei tre movimenti si trovano per esempio molte citazioni della musica propria e di altri autori. Il secondo tema del primo movimento per esempio è tratto dalla melodia dell’oboe che accompagna la stesura della lettera di Tat’jana nell’Eu-genio Onegin di Cajkovskij, così come il tema principale viene da uno dei suoi Trois Poèmes de Louise Lalanne, alias Guillaume Apollinaire. Il nodo più diffi-cile da sciogliere era tuttavia il finale, a cui Poulenc aveva pensato di conferire un’intonazione drammatica spezzando all’improvviso lo spirito vitale del dialogo tra i due strumenti con una coda lenta e tragicamente solenne. Il progetto forse non è del tutto riuscito, ma tuttavia la misconosciuta Sonata conserva un alone di simpatia e di freschezza che la rende degna di figurare tra la parte più dura-tura della musica di Poulenc.

Karol Szymanowski(tymoszówka 1882 - losanna 1937)

Mythes - trois Poèmes op. 30 (ca. 21’)1. La Fontaine d’Arethuse 2. Narcisse 3. Dryades et Pan

l anno di composizione: 1915

l anno di pubblicazione: 1921

Il trittico dei Mythes è uno dei primi frutti della collaborazione di Szymanowski con il violinista Pawel Kochanski, uno dei grandi virtuosi prodotti dal mondo ebraico della vecchia Russia. Allo scoppio della Prima Guerra mondiale, Ko-chanski si rifugiò con la moglie Zofia presso la tenuta di famiglia di Szyma-nowski in Ucraina, dove il compositore era tornato a vivere dopo essere stato scartato dal servizio militare. I due artisti si influenzarono a vicenda e dal loro dialogo prese forma uno stile nuovo di scrittura per il duo violino pianoforte. Szymanowski era un virtuoso di statura analoga a quella del collega e in quegli anni stava mettendo a punto una scrittura pianistica molto originale, più audace del cromatismo armonico di Skrjabin e più innovativa del colorismo timbrico di Debussy. A contatto con il virtuosismo di Kochanski, Szymanowski intuì che il timbro del violino poteva fondersi in maniera organica con la scrittura pianisti-ca, conferendo a questa formazione delle prospettive del tutto nuove e diverse dalla tradizione. I problemi stilistici s’innestavano inoltre nel risveglio di una sensibilità poetica per il mondo classico e i suoi miti, che Szymanowski aveva scoperto nel corso dei suoi viaggi in Italia e in Sicilia. Nella stessa estate del

Page 6: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

1915, per esempio, nasceva anche un altro lavoro per pianoforte ispirato alle forme artistiche della Grecia classica, Metopes op. 29. Mythes in origine non era stato concepito come ciclo, all’inizio c’era semplicemente un pezzo intitolato “La source enchantée”. La seconda e terza parte, “Narcisse” e “Dryades et Pan”, furono aggiunte in un successivo momento, così come il primo pannello prese il titolo “La fontaine d’Arethuse”. Szymanowski ci teneva a sottolineare che i titoli si limitavano a evocare le suggestioni del mito e non avevano un valore programmatico. L’unico forse a suggerire una sorta di scenario è “Dryades et Pan”, laddove gli armonici del violino rappresentano esplicitamente, anche sulla partitura, il suono del flauto del dio pastore. Il misterioso mormorio del bosco nella notte estiva, il desiderio del fauno, l’ansiosa fuga delle ninfe trovano in effetti una descrizione musicale abbastanza riconoscibile, che forse era il ne-cessario contrappeso a una serie di attacchi di suono e altri procedimenti tec-nici particolarmente arditi nella scrittura violinistica. Negli altri due pannelli, invece, il rapporto tra il mito e l’espressione musicale è più sfumato. Aretusa e Narciso sono due figure legate all’acqua. Szymanowski ha cercato di conferire a ciascun episodio una tinta legata all’essenza poetica del mito. Nel primo il per-petuo flusso dell’acqua viene colto nell’indefinibile movimento ritmico dell’ar-monia, altrettanto inafferrabile del metro cangiante. In “Narcisse” invece gli accordi del pianoforte ristagnano fin all’inizio, per trasmettere l’impressione di una sospensione del tempo e per fissare l’immagine dell’efebo perduto nella con-templazione di se stesso.

Sergej Prokof’ev(Soncovka 1891 - Mosca 1953)

Sonata in re maggiore per violino e pianoforte op. 94a (ca. 24’)I. Moderato II. Presto III. Andante IV. Allegro con brio

l Anno di composizione: 1943/1944

l Prima esecuzione: Mosca, 17 giugno 1944

Subito dopo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte delle truppe dell’Asse, nel 1941, le autorità decisero di evacuare dalle città esposte ai combattimenti i principali artisti del Paese. Prokof ’ev, come altri musicisti di primo piano, venne trasferito nelle regioni interne, dove poteva continuare a svolgere il proprio la-voro. A Perm, una cittadina sicura nei Monti Urali, ricca di aziende belliche, ven-ne scritta nel 1943 la Sonata per flauto op. 94, grazie a una lauta commissione procurata a Prokof ’ev dal potente direttore del Muzfond, la cassaforte dell’U-nione dei Compositori Sovietici, Levon Atomvyan, già suo assistente ed editore.

Page 7: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

L’autore aveva concepito la Sonata in un arioso stile neoclassico, insaporito da qualche piccante ruvidezza modernista nel ritmo e nell’armonia. In quel periodo Prokof ’ev aveva anche conosciuto e iniziato a stimare un giovane violinista d’im-menso talento, David Oistrakh, che l’anno successivo suggerì di preparare una versione per violino della Sonata. La parte pianistica rimase intatta, mentre quella del violino ebbe bisogno solo di qualche ritocco per adattarla meglio allo strumento. I quattro movimenti del lavoro mettono in luce i caratteri tipici della musica del Prokof ’ev maturo, attento a raggiungere un equilibrio tra chiarezza formale e forza espressiva. La sua straordinaria vena melodica getta una luce serena sul “Moderato” iniziale, colmo di un caldo e tenero intimismo. Lo “Scher-zo” è giustamente famoso per la trama ritmica e trasparente della scrittura, con una vena grottesca temperata dalla tinta arcaica del “Trio”. Il breve “Andante” sembra quasi una reminiscenza del periodo parigino di Prokof ’ev, con quelle tinte cariche di colore nell’armonia che ricordano il pianoforte di Debussy. Il volto dell’autore forse si rivela in pieno nel potente “Finale”, ricco di forza e di contrasti governati con mano ferma da una logica formale sempre vigile e atten-ta a non permettere agli umori a volte ironici, a volte pessimistici di scavalcare i confini di un espressionismo ben calcolato.

Oreste Bossini

Page 8: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

In duo: violino e pianoforte

La Titanomachia combattuta tra Zeus e Kronos per il predominio di Dei o Titani sul mondo allora conosciuto, ha un particolare e curioso corrispettivo musicale. Il campo di battaglia si presenta un po’ più intimo e meno sanguinoso rispetto al modello della mitologia greca ed è quello della musica da camera. Zeus e Kronos sono i due strumenti virtuosi per eccellenza, il pianoforte e il violino.La “strumentomachia” tra i due durò per secoli prima di arrivare ad una pace e ad una parità di trattamento da parte dei compositori. Senza esclusione di colpi, violino e pianoforte ebbero un’alternata supremazia dovuta a diversi fattori storici, sociali e artistici.Eppure l’idea di affiancare due soli strumenti per la performance musicale era nata con le migliori intenzioni. Glareano all’interno del Dodecachordon, datato 1547, adottò il modello di studio del bicinium, termine coniato dal polacco Jan z Lublina in un trattato che precedeva di sette anni quello del teorico svizzero. Con questa espressione si intendeva definire una composizione didattica a due voci, generalmente pensata per essere cantata o suonata da due studenti della stessa età e capacità, piuttosto che da un allievo e da un insegnante. L’equilibrio sembrava allora l’aspetto primario da mantenere nel giustapporre due esecutori, i quali avrebbero dovuto avere medesimi oneri e onori. Fino all’inizio del ‘600 questa pratica cameristica veniva infatti espressa tramite strumenti considerati simili per natura sulla base del modo di emissione del suono, dell’estensione e del materiale. Insospettabile seme della discordia fu l’avvento di quello che è considerato cifra caratterizzante del periodo barocco: il basso continuo. Nato con la monodia accompagnata, era costituito da una linea di sostegno alla composizione che il continuista aveva il compito di armonizzare con il proprio strumento, fosse esso liuto, tiorba, chitarra, arpa, organo o clavicembalo. Quest’ultimo presto divenne il miglior servitore della “causa violinistica”. In Italia tra il 1610, data di edizione della Partitura delli concerti ecclesiastici...con sei sonate per stromenti di Giovanni Paolo Cima, e il 1641, data dell’apparizione delle Sonate a 1 2. 3. per il violino, o cornetto, fagotto, chitarone, violoncino o simile altro istromento (Venezia 1641) di Giovanni Battista Fontana, un gran numero di compositori scelse la Sonata per affiancare a un solista (flauto dolce, cornetto, violino) il basso continuo.Il duo nasce quindi principalmente legato a questa forma, e nelle diciture delle varie opere che si susseguono poi nel Settecento di Veracini, Tartini, Nardini, e tanti altri, il violino viene affiancato da un “basso numerato da eseguirsi

Page 9: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

abitualmente sul cembalo”, come testimonia Arnaldo Bonaventura nella sua Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino. Qualcosa però sta cambiando e proprio in Italia. Alla corte dei Medici a Firenze, Bartolomeo Cristofori, tra prototipi e sperimentazioni, crea uno strumento “di nuova invenzione”, come egli stesso lo definisce, ovvero il gravicembalo col piano e col forte. Da quel momento l’ascesa dello strumento - definito “fortepiano” prima e poi definitivamente pianoforte - fu continua e inarrestabile: lo testimonia la sempre crescente importanza conferitagli dai compositori. Nel secondo Settecento abbiamo l’inequivocabile riprova del fatto che la tastiera stia diventando sempre più protagonista nel panorama della musica galante: nelle edizioni musicali le indicazioni dei due strumenti si ribaltano. Sono di Joseph Haydn le Tre Sonate per il Clavicembalo o Forte Piano con un Violino e Violoncello op. 57, pubblicate da Artaria. Nelle composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart, che per i due strumenti scrisse ben quarantacinque numeri tra Variazioni e Sonate, oltre ad essere fissata la formula “Klavier und Violine”, spesso l’arco è segnalato “ad libitum”. Con Beethoven l’ordine di apparizione rimane il medesimo (la famosa sonata dedicata a Rudolph Kreutzer è titolata Sonata per il Piano-forte ed un Violino obligato in uno stile molto concertante quasi come d’un concerto), nonostante il trattamento dei due strumenti cominci ad essere paritario. Se al grande maestro di Bonn va il merito di aver iniziato a riconciliare i due colossi del panorama strumentale, a Mendelssohn va quello di aver riportato il violino alla ribalta come solista virtuoso nel suo famoso concerto dedicato a Ferdinand David. I grandi solisti si impongono ed era già comparso sulle scene quello straordinario, affascinante personaggio che fu Niccolò Paganini. Da quel momento le Sonate tornarono ad essere “per Violino e Pianoforte” per rimanere poi tali nel corso del tempo. Brahms, con esecutori come Clara Schumann e Jòzsef Joachim, non dovette scegliere a chi conferire, se a Zeus o a Kronos, il ruolo dominante. Il duo rimane nel repertorio anche del XX secolo (basti pensare a Prokofiev o a Ravel) come esempio di una dialettica fondante il meraviglioso mondo che definiamo “musica da camera”.

Creusa SuardiAllieva del Conservatorio “G. Verdi” di Milano

Page 10: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Janine Jansen violino

La violinista olandese Janine Jansen ha studiato con Coosje Wijzenbeek e Philipp Hirshhorn al Conservatorio di Utrecht, e si è diplomata “cum laude” con Boris Belkin. Nel 2003 ha ricevuto il Premio del Ministero per la Cultura olandese.Star acclamata nel suo paese, ha velocemente conquistato i palcoscenici internazionali. Nel 1997 ha debuttato al Concertgebouw di Amsterdam. Da allora collabora con le maggiori orchestre del mondo. Nel 2014 è stata “Featured Artist” ai BBC Proms con un’esibizione alla celebre “Last Night of the Proms”. Nella stagione in corso Janine Jansen ritorna alla San Francisco Symphony (Michael Tilson Thomas), Orchestre de Paris (Paavo Järvi), Royal Stockholm (Sakari Oramo) e Rotterdam Philharmonic (Valery Gergiev). Con la Royal Concertgebouw Orchestra ha suonato diretta da Andres Orozco-Estrada e da Vladimir Jurowski la prima mondiale del Concerto per violino di Michel van der Aa. È stata inoltre protagonista di tournée con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Sir Antonio Pappano, la London Symphony Orchestra e Daniel Harding, l’Amsterdam Sinfonietta con le Quattro Stagioni di Vivaldi, la Chamber Orchestra of Europe nel duplice ruolo di solista e direttore. In recital ha suonato in una tournée europea con il pianista Itamar Golan. Appassionata camerista, ha fondato l’International Chamber Music Festival di Utrecht.Ha al suo attivo numerose registrazioni che hanno meritato numerosi premi tra cui quattro Edison Klassiek Awards, tre ECHO Klassik, il Preis der Deutschen Schallplattenkritik, NDR Musikpreis e, più recentemente, il Premio Concertgebouw. Ha vinto inoltre il VSCD Klassieke Muziekprijs e il Royal Philharmonic Society Award. Il suo ultimo CD comprende il Concerto per violino n. 1 di Bartók con la London Symphony Orchestra e il Concerto di Brahms con l’Orchestra di Santa Cecilia entrambe dirette da Pappano.Suona il violino Stradiviari “Baron Deurbroucq” del 1727 gentilmente prestatole dalla “Beare’s International Violin Society”.È stata ospite della nostra Società nel 2008 e 2010.

Page 11: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Alexander Gavrylyuk pianoforte

Nato nel 1984, Alexander Gavrylyuk ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di sette anni e ha dato il suo primo concerto a nove anni. All’età di 13 anni si trasferisce a Sydney dove ha vissuto fino al 2006. Nel 1999 ha vinto il primo premio e la medaglia d’oro al Concorso Horowitz, nel 2000 il primo premio al Concorso di Hamamatsu in Giappone e nel 2005 la medaglia d’oro e il premio per la migliore esecuzione di un concerto classico alla Rubinstein Internatio-nal Masters Competition. Si è esibito con tutte le principali orchestre austra-liane e vi torna ogni anno per concerti e recital. Nel 2009 ha registrato dal vivo tutti i Concerti di Prokof ’ev con Vladimir Ashkenazy e la Sydney Symphony.Dopo il debutto nel 2010 torna ogni anno ad Amsterdam dove collabora stabil-mente con la Royal Concertgebouw Orchestra. Ospite delle maggiori orchestre, collabora con direttori quali Vladimir Ashkenazy, Herbert Blomstedt, Vla-dimir Fedoseyev, Valery Gergiev, Neeme Järvi, Vladimir Jurowski, Herbert Soudant. Tra gli impegni recenti concerti con Valery Gergiev e la Filarmonica di Rotterdam nell’ambito del Festival Gergiev, con Orchestre de la Suisse Ro-mande, Cincinnati Symphony Orchestra, Gothenburg Symphony Orchestra, Filarmonica di Strasburgo e l’Orchestra Hallé. È inoltre ospite regolare della NHK Symphony e Seoul Philharmonic con concerti alla Suntory Hall e Tokyo Opera City. In recital è stato ospite del Musikverein a Vienna, Wigmore Hall a Londra, Tonhalle a Zurigo, Victoria Hall a Ginevra e Sala Grande del Conservatorio di Mosca.Ha al suo attivo numerose registrazioni dedicate a Rachmaninov, Schumann, Skrjabin, Musorgskij e Prokof ’ev. La più recente comprende le Variazioni Pa-ganini di Brahms e opere di Liszt.È per la prima volta ospite della nostra Società.

Page 12: Sala Verdi del ConSerVatorio Janine Jansen Alexander Gavrylyuc · verile nella luminosa tonalità di sol maggiore. Purtroppo i rapporti personali ... nette Neveu, astro nascente della

Prossimo concerto:Martedì 29 novembre 2016, ore 20.30Sala Verdi del ConservatorioQuartetto di Cremona Esecuzione integrale dei Quartetti di Mozart - VCon il quinto concerto della serie giunge a conclusione anche l’integrale dei Quartetti di Mozart, che il Cremona ha iniziato nella scorsa stagione. in maniera analoga a quello di Beethoven, anche il corpus di lavori di Mozart è stato esplorato seguendo il percorso artistico dell’autore, dalle prove giovanili dei quartetti milanesi agli ultimi, enigmatici lavori. ignoriamo molti dettagli sulla composizione dei Quartetti scritti di ritorno dal viaggio in Prussia del 1789, l’ultimo tour importante della vita di Mozart, così come sul misterioso Quartetto “Hoffmeister”. Queste lacune però rendono forse ancora più affascinanti le estreme propaggini dell’arte di Mozart, lavori di passaggio verso uno stile sempre più depurato dalle scorie del tempo e di bellezza quasi astratta.

Società del Quartetto di Milano - via Durini 2420122 Milano - tel. 02.795.393www.quartettomilano.it - [email protected]