sabato 27 11 2014 lettere dal carcere Natale senza - Ondamica · lettere dal carcere sabato 27 11...

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lettere dal carcere 11 sabato 27 dicembre 2014 testi che seguono sono pezzi di vita poco natalizi, storie di Natale tristi: noi li dedichiamo prima di tutto a chi potrebbe fare qualcosa per cambiare le condizioni di vita delle persone detenute, e soprattutto i loro rapporti con la famiglia. Li dedichiamo al nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché nel suo discorso di fine anno si ricordi delle famiglie più maltrattate, quelle delle persone detenute. Li dedichiamo al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Li dedichiamo al nuovo Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dottor Santi Consolo. Li dedichiamo a tutti i parlamentari: a quelli che ci hanno promesso di fare una nuova legge per liberalizzare le telefonate e permettere colloqui riservati senza controllo visivo per le persone detenute e le loro famiglie, ma anche a quelli che non si sono interessati di questo problema, ma possono farlo, e siamo sicuri che lo faranno perché le famiglie delle persone detenute sono INNOCENTI, e meritano un altro trattamento. E per finire, li dedichiamo a Papa Francesco, perché siamo sicuri che, se ha avuto il coraggio di dire che l’ergastolo è ”una pena di morte nascosta”, avrà senz’altro anche il coraggio di difendere le famiglie delle persone detenute, e in particolare le famiglie degli ergastolani. Ci vogliamo anche scusare perché questo Natale non siamo riusciti a fare di più, ma stiamo mettendo tutte le nostre forze in questa battaglia “Per qualche metro e un po’ di amore in più nelle carceri” e siamo sicuri che con il nuovo anno tante persone si uniranno a noi per chiedere più umanità nei rapporti delle persone detenute con i loro cari. Molti già l’hanno fatto, e vogliamo ringraziarli di cuore, e ringraziare tutte le persone detenute che hanno deciso di affiancarsi a noi, raccogliendo firme, scrivendo le loro testimonianze, coinvolgendo le loro famiglie. Il modo migliore per sentirsi tutti un po’ meno soli. La redazione di Ristretti Orizzonti – Casa di reclusione di Padova I NATALE È UNA FESTA DA PASSARE CON CON I FIGLI CON I GENITORI CON FRATELLI E SORELLE PER LE PERSONE DETENUTE INVECE È UN NATALE SENZA SENZA I FIGLI SENZA I GENITORI SENZA FRATELLI E SORELLE E QUEI FIGLI, QUEI GENITORI QUEI FRATELLI E SORELLE HANNO SEMPRE UN POSTO VUOTO A TAVOLA Natale senza

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lettere dal carcere

11sabato 27

dicembre

2014

testi che seguono sono pezzi di vita poconatalizi, storie di Natale tristi: noi li

dedichiamo prima di tutto a chi potrebbefare qualcosa per cambiare le condizioni divita delle persone detenute, e soprattutto iloro rapporti con la famiglia. Li dedichiamo al nostro Presidente dellaRepubblica, Giorgio Napolitano, perché nelsuo discorso di fine anno si ricordi dellefamiglie più maltrattate, quelle delle personedetenute.Li dedichiamo al ministro della Giustizia, Andrea Orlando.Li dedichiamo al nuovo Capo delDipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, dottor Santi Consolo.Li dedichiamo a tutti i parlamentari: a quelliche ci hanno promesso di fare una nuovalegge per liberalizzare le telefonate epermettere colloqui riservati senza controllovisivo per le persone detenute e le lorofamiglie, ma anche a quelli che non si sonointeressati di questo problema, ma possonofarlo, e siamo sicuri che lo faranno perché lefamiglie delle persone detenute sonoINNOCENTI, e meritano un altrotrattamento.E per finire, li dedichiamo a Papa Francesco,perché siamo sicuri che, se ha avuto ilcoraggio di dire che l’ergastolo è ”una penadi morte nascosta”, avrà senz’altro anche ilcoraggio di difendere le famiglie dellepersone detenute, e in particolare le famigliedegli ergastolani.

Ci vogliamo anche scusare perché questoNatale non siamo riusciti a fare di più, mastiamo mettendo tutte le nostre forze in questabattaglia “Per qualche metro e un po’ diamore in più nelle carceri” e siamo sicuri checon il nuovo anno tante persone si uniranno anoi per chiedere più umanità nei rapportidelle persone detenute con i loro cari.Molti già l’hanno fatto, e vogliamoringraziarli di cuore, e ringraziare tutte lepersone detenute che hanno deciso diaffiancarsi a noi, raccogliendo firme,scrivendo le loro testimonianze,coinvolgendo le loro famiglie. Il modomigliore per sentirsi tutti un po’ meno soli.

La redazione di Ristretti Orizzonti

– Casa di reclusione di Padova

INATALE È UNA FESTA DA PASSARE CON

CON I FIGLI CON I GENITORI

CON FRATELLI E SORELLE

PER LE PERSONE DETENUTEINVECE È UN NATALE SENZA

SENZA I FIGLI SENZA I GENITORI

SENZA FRATELLI E SORELLEE QUEI FIGLI, QUEI GENITORI

QUEI FRATELLI E SORELLEHANNO SEMPRE UN POSTO

VUOTO A TAVOLA

Natale senza

lettere dal carcere

NATALE SENZA KEVI,IL MIO BAMBINO, DI MARSEL HOXHA

uesto è il quarto anno chenon posso festeggiare

Natale con te, e neppure il tuocompleanno il 21 dicembre,papà non può stare vicino a te.Non ti posso fare gli auguri dibuon compleanno e portarti unregalino. Non posso starti vicinoa Natale, ma non ti hodimenticato. Ogni giorno tipenso, ogni giorno guardo le tuefoto e i disegni che mi aveviportato. Quando sei nato io erogiovane e non potevo credereche ero diventato un padre. Miricordo quando eri appenanato… avevi un mese e nonsmettevi di piangere e io dallacamera da letto mi alzavo eandavo a dormire in cucina.Non dimenticherò mai le tueprime parole, mi dicevi: TATI ..TATI .. TATI. Adesso seicresciuto, quest’anno sei andatoa scuola ma io non ti ho potutoaccompagnare il primo giorno discuola e neppure gli altri. Misono perso tanto di te, tutto! Lecolpe sono tutto mie se non hopotuto fare il padre come sideve. Per i miei capricci e per lemie stronzate tu devi cresceresenza un padre. Ogni minuto, ogni giorno, ognicompleanno, ogni Natale papà tiha pensato, ma quest’anno perme è l’anno peggiore perché tusei in ospedale e non posso fareniente, soprattutto starti vicino.Tu puoi pensare qualsiasi cosadi me, perché non ti vengo atrovare, perché non ti posso farei regali e gli auguri per ilcompleanno come per Natale.Tutte le colpe sono mie, ma nonvuol dire che papà non ti vuolebene. Io sono disposto a faretutto per te. Per te sono dispostoa vendere anche il mio sangue,purché tu sia felice. Io ognigiorno ti penso e ogni notteprima di dormire prego per te,affinché tu possa uscire al piùpresto dall’ospedale e sempreprima di dormire guardo la tuafoto che ho attaccato al murovicino a me e ti do un bacio.Io non ho mai saputo fare ilpapà, non capivo che tu dei

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regali non te ne fai niente se iltuo papà non ti sta vicino. Oracon la tua sofferenza hoimparato cosa deve fare unpapà, spero che non sia tardi.Prego ogni giorno per questomotivo, affinché, presto, io abbiala possibilità di dimostrarti cheho imparato davvero. Spero chetu riesca a perdonarmi.Buon Natale Kevi. Il tuo Papà

NATALE SENZA MIO PADRE, DI STEPHANIE,FIGLIA DI VICTOR,DETENUTO

rriva dicembre, e ogni annoin questo mese le città

vengono avvolte da unaatmosfera natalizia. Nelle stradele luci, nelle case gli alberi ma èsoprattutto negli occhi deibambini che si percepisce ilNatale in arrivo: occhi pieni disperanza che trasmettono gioia eimpazienza per l’arrivo di Babbonatale.In realtà, come per tante altrecose, anche il Natale ha millesfaccettature. Infatti,parallelamente alle famiglie cheiniziano i preparativi con lecorse ai regali, gli addobbinatalizi e la preparazione delcenone vi sono famiglie cheforse rinuncerebbero a tuttoquesto. Sono le famiglie nellequali manca una figura, quelladel papà come nella mia.Vi sono innumerevoli motivi percui a Natale possa essere assentetuo padre, penso però che laconsapevolezza di immaginareuna delle persone a te più carecompletamente sola nel giornoin cui tutto e tutti si fermano percondividere con le persone cheamano gioia e allegria, faccia inqualche modo sfumare via tuttoil Natale presente nell’aria. Ora che sono cresciuta, mirendo conto quanto triste possaessere leggere le lettere di BabboNatale, nelle quali bimbiinnocenti accanto al gioco chetanto desiderano scrivono comevorrebbero con tutto il cuore chepapà torni a casa. È triste perchési vive un Natale a metà edincompleto nel quale se si è

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ancora piccoli, vivi quel giornocon la perenne speranza diricevere il ritorno di papà comeregalo, invece, se sei abbastanzagrande per comprendere, devi inqualche modo fingere di esserefelice anche se vedi negli occhidi tua madre la malinconia diquei Natali passati in cui nienteera più appagante che vederetua figlia scartare i regalitenendo per mano il tuocompagno di vita.Anche quest’anno il mio Natalesarà incompleto, e più passa iltempo più mi rendo conto dicome di anno in anno il Nataleper me non sia più quello diuna volta, ma piuttosto ungiorno che sembra sottolinearequella perenne assenzapercepita durante tutto l’anno.Ora nel giorno di Natale possodire di saper apprezzareveramente la mia famiglia e dicome il regalo piu grande chepossa ricevere siasemplicemente la possibilità diritrovarsi per poter stareassieme.Oggi vorrei tornare bambina perun momento, fingere che tuttosia possibile e che tutti i mieisforzi fatti durante l’intero annopossano essere ricambiati conun solo ed unico regalo: Il MioPapà.

NATALE SENZAFAMIGLIA DA VENTITRÉ ANNI,DI TOMMASO ROMEO– SEZIONE ALTASICUREZZA - CASA DI RECLUSIONE DI PADOVA

l Natale l’ho trascorso infamiglia fino all’età di sedici

anni, mi ricordo che ciriunivamo tutti a casa del nonnomaterno che abitava in unpaesino di montagna (Canolo) inprovincia di Reggio Calabria ecome di tradizione in queigiorni venivano macellati deimaiali e tutti noi nipotiaiutavamo i grandi a fare lasalama. Mi ricordo che la sera cimettevamo tutti davanti alcaminetto e ascoltavamo miononno che ci raccontava storieantiche mentre le nostre

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mamme cucinavano ilsanguinaccio. Dopo di quell’etàmi sono perso in un mondodove non c’era tempo perfesteggiare il Natale, non dico diaverli trascorsi in modo bruttoma non potevano essereparagonati per amore a quellipassati in famiglia, almeno oggidico così perché sono ventitréanni che non li trascorro con lamia famiglia. Allora per me erail massimo trascorrerlo in unHotel, in posti come Toronto oAcapulco, ma oggi solo apensare alle mie telefonate fatteai miei genitori per fargli gliauguri mi sale la tristezza. Daquando sono in carcere ognianno che domando alla miafamiglia come lo trascorrono mirispondono da ventitré anni”Con te dentro non c’è dafesteggiare”, forse solo negliultimi anni che ci sono inipotini (figli di mia figlia)hanno ricominciato a fare ilpresepe e a mettere sottol’albero i regali. Oggi essendononno quando rivedo nella miamente la scena di tutti noinipoti davanti al caminetto conmio nonno capisco perché il suoviso radiava di felicità, al solopensiero di poterlo trascorrerloun giorno pure io in quel modomi riempio di gioia. Quale saràil mio prossimo Natale vero?

UN ALTRO NATALESENZA... DI LORENZOSCIACCA

o fatto tanti anni di carceree mi ricordo di come

vivevo nell’indifferenza ilNatale, mi dico che anche seavevo una famiglia e un figlio,sempre mi era indifferentequesta festa. Non vogliosembrare una persona cattivapiù di quello che sono stata,non voglio dire che nonpensavo alla mia famiglia, main carcere c’è la tendenza aminimizzare gli eventipiacevoli, nel senso di nondargli l’importanza chemeritano. Credo che questomodo di fare sia dovuto al fattoche uno tenta di soffocare leemozioni spiacevoli che

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provoca ricordare bei momentidella tua vita passata. Perché lanostra vita è stata caratterizzataanche da bei momenti!Quando ero piccolo i mieiprimi 10 Natali li ho passati dasolo con mia madre, perché miopadre era carcerato e mi ricordoquell’emozione pura, innocenteche un bambino prova durantel’attesa del 25 dicembre. Miviene da sorridere pensandoche scrivevo anche la classicaletterina per Babbo Natale. Misembra strano pensarlo. Allafine non trovavo mai quello cheavevo chiesto sotto l’albero,forse avevo delle pretese nonadatte al tenore di vita chepotevamo permetterci io e miamadre, ma comunque erosempre contento di trovarmisotto a quell’albero tuttoilluminato a mezzanotte, e conintorno dei pacchetti con grossifiocchi. Poi, non so come, ma tutto èfinito. È normale che non sipuò vivere per sempre in unmondo fiabesco, ma nonricordo la gradualità delpassaggio al mondo reale, cioèquello che voglio dire è chetutto si è interrotto in unamaniera strana. Quando scopriiche mio padre era dentro uncarcere e non che lavorava inun posto dove potevo andare atrovarlo una volta a settimana,la mia vita ha iniziato ad averepensieri diversi, prioritàdiverse. Lì, credo che si siainterrotto tutto. Poi sono diventato padre, manon ho avuto molti Nataliassieme a mio figlio, primoperché sono sempre statocarcerato e poi perché miofiglio è venuto a mancarequando aveva 13 anni. Anchequi si è interrotto tutto.Io non so voi, ma io mi ricordoche quando ero piccolo, inquesto periodo, sentivo il benedelle persone, può sembrareuna cosa stupida, ma ioriuscivo a percepire il profumodi bene, di felicità che aveval’aria. L’aria era meno pesantenel mese di dicembre. Michiedo perché crescendo unuomo deve perdere questeemozioni. Mi mancano!

sabato 27 dicembre

2014

Adesso sono un po’ di anni chenon ho più una famiglia e chein questo periodo non ricevopiù quelli che ritenevo stupidi eodiosi biglietti di auguri,soprattutto se ricevuti incarcere. Oggi mi mancano. Oggisento la mancanza di questibanali biglietti. Forse perchéricevendoli uno si dice ”cavolo,mentre qualcuno scrivevaquesto biglietto che ho tra lemani mi stava pensando”. Forseè un pensiero banale, ma è unmodo di dirti che c’è ancoraqualcuno che ti vuole benedopo tutto il male che puoianche avergli fatto.È sempre strano per me pensarea cose a cui prima non davoimportanza. Sono certo chequesto è causato dal fatto che iosono una persona diversa, nonsono più lo stesso uomo diqualche anno fa. Sono contentodi questo, ma inevitabilmentemi rattrista il cuore. Prenderecoscienza che oggi daiimportanza a cose che vorrestiancora avere, ma cheinevitabilmente non hai più, èdesolante e triste. Ho tanti anni da fare in carceree questo Natale non saràl’ultimo. Però so che perfortuna non sono del tutto solo.Ricominciare è dura, ancheperché credo che quando unoha qualcosa da cambiare dentrodi sé, inevitabilmente haqualcosa da demolire nella suapersonalità, sicuramente nontutto, ma qualcosa c’è che vaestirpato. Quindi devi avere deimodi di fare, di ragionarediversi dal passato, credo ancheche devi essere diverso rispettoall’atteggiamento che haisempre avuto, mafondamentalmente devi averepersone diverse attorno. Nonc’è niente da fare è così, sonotalmente convinto che nonaccetterei repliche da nessuno.Attorno a te devi avere personediverse da quelle del passato.Sono loro che ti aiutano aimparare a voler bene. Tiinsegnano che devi volerti tantobene per non buttare la tua vitanel cesso, del resto come hosempre fatto. E vogliamoparlare di quella sensazione di

umanità che ti danno? La stessaumanità che qualcuno ti volevafar credere d’aver perso o chenon ti spettasse di ricevere pergli errori commessi. Torni aprovare delle emozioni cheavevi voluto solo accantonareper paura di soffrire di più diquello che stai soffrendo.Mi chiedo, come sempre delresto, se si possono capire nelprofondo le mie parole… ancheio sono nato con un attod’amore, come del resto tutti, enon voglio soffocare le cosebelle della mia vita, ma ilcarcere è quello che ogni giornotenta di farmi fare. Buon Natale!

SPERO CHE QUESTOSIA L’ULTIMONATALE SENZA MIO FRATELLO A TAVOLA, DI IRENA, SORELLA DI UN DETENUTO

vigilia di Natale. Sono lesei di mattina e con miasorella partiamo per

Padova. Mio fratello è in carceree andiamo a trovarlo. So che lefeste per chi sta dentro sonoparticolarmente dolorose, alloraad ogni festività, cerchiamo diesserci. Eccolo entrare, si nota subito ilsuo sorriso perché è felice divederci. Oggi siamo solo noi trefratelli e quale gioia piùimmensa passare due oreinsieme proprio alla vigilia diNatale. Si parla del più e delmeno. Abbasso spesso la testa.Cerco di non fissarlo negli occhiper più di tre secondi proprioperché temo di non riuscire acontrollare e farmi scapparequalche lacrima significherebberovinare questo momento cosìbello. In un colloquio così, laparte che preferisco di più èquando iniziamo a prenderci ingiro e a ricordare i momentipassati insieme. Accidentidovreste proprio sentirci… Poi,quando abbiamo esaurito iricordi, iniziamo a fantasticaresul nostro futuro, sulle cosebelle da fare quando avràscontato la pena, ma soprattuttoiniziamo a fantasticare su comepassare il prossimo Natale.

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Il Natale di solito si festeggia acasa, ma ormai, da anniabbiamo perso il vero senso dicosa vuol dire essere unafamiglia. Ed ogni volta, quandoci sediamo a tavola, penso amio fratello, che non puòvenire. E mi accorgo che vorreivederlo accanto a me perpoterlo abbracciare, parlare esemplicemente vederlomangiare insieme. Anchequest’anno è andata così, ma ilprossimo lo festeggeremoinsieme.Ormai sono cresciutaseguendolo in giro per lecarceri. Ho cercato di stargli ilpiù vicino possibile, ma ladistanza non ci ha semprepermesso di seguirlo nellediversi carceri in cui è stato. Adesempio, una volta l’hannotrasferito in un carcere dellaCampania, a 900 km di distanzada noi, e abbiamo soffertomoltissimo perché non ce lafacevamo ad andare acolloquio. Così non lo abbiamovisto per un anno intero.Da quando è arrivato a Padovafacciamo più colloqui, ma sitratta sempre di poche ore almese. E a volte gli impegnilavorativi e le possibilitàeconomiche ci costringono asaltare qualche settimana. Ora, che ha scontato sette annidi carcere, abbiamo saputo cheè nei termini per usufruire diqualche permesso premio. Maci rendiamo conto anche chequesto non sarà semplice. Daciò che ci racconta, sembra chele procedure sono lunghe,perché il magistrato devevalutare il comportamento, ealtri aspetti che non conosco. Ormai questo è un altro Natalesenza mio fratello. Il settimo.Ma ho fiducia nella giustizia ela mia speranza è che questo sial’ultimo Natale senza miofratello a tavola. Sono sicurache accadrà presto e allora mialzerò alle cinque per andare alcarcere di Padova, ma nonentrerò per fare un’ora dicolloquio. Invece, aspetteròfuori per vedere mio fratellouscire e lo porterò via con meper passare tutti insieme unavera festa in famiglia.

NATALE SENZA FAMIGLIA, MA DOPO SEITRASFERIMENTI,FINALMENTE SONOVICINO A CASA!, DI KASEM,DETENUTO NELLA CASA DI RECLUSIONE DI PADOVA

orrei tanto chiamarlaavventura, ma non posso

perché in questi sette lunghianni chiuso tra le mura di uncarcere di avventuroso non c’ènulla. Preferisco chiamarlaesperienza, perché con ilpassare del tempo mi hacambiato profondamente.Entrai in carcere che eroragazzino. Entrai proprio neglianni migliori della vita di unessere umano e a distanza disette anni sono ancora qui. Direche sono passati velocemente èun parolone, ma nel bene e nelmale sono trascorsi ormai. Inquesto periodo ho cambiatomolte carceri. Forse, essendostraniero, pensavano che nonavevo legami sul territorio. Eallora sali e scendi dai furgoniblindati: Treviso, Verona,Vicenza, Udine, Benevento ealla fine, Poggiorele. Il penultimo trasferimento èstato il più duro. Mi sonoritrovato a Poggioreale. Lontano dalla mia famiglia chevive a Treviso. Loro nonpotevano permettersi di venirea trovarmi e per questo li hovisti solo ed esclusivamenteuna volta. È stato davverodifficile passare un anno lì. Le lettere ci mettevano settegiorni aa arrivare le rispostealtri sette. Questo vuol dire solodue lettere al mese con la miafamiglia. E in più, non potevo chiamare ifamiliari. Come potevo uscirementalmente sano e cercare direcuperare i legami e qualchepezzo di vita? Per questi motivifeci la richiesta al DAP per ilmio trasferimento. Volevotornare vicino alla mia famiglia. I mesi passavano e nessunarisposta, ormai le mie speranze

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erano svanite. Mi ero arreso,quando un giorno mia sorellami scrive chiedendomi dispedirle una copia dellarichiesta di trasferimento. L’hofatto subito. Dopo due mesi unagente viene nella mia cella emi dice di prepararmi per iltrasferimento. Così sonoarrivato a Padova. E finalmentemi hanno concesso di espiare lapena in un carcere che distacirca 100 chilometri da casa.Avevo perso ogni speranza equando sono arrivato vicino acasa è stato come conquistareun pezzo di libertà. Finalmentepotevo vedere la mia famiglia,chiamarli, scrivere lettere piùspesso e sicuramente sonotrattato meglio: vado a scuola efrequento tutti i corsi possibile. Quando ho rivisto i mieifamiliari, mia sorella mi haspiegato che si era messa incontatto con questo angelo chesi chiama Rita Bernardini laquale le aveva promesso didarle una mano. Conoscendobene il labirintodell’amministrazionepenitenziaria, Rita ha chiestoche la mia istanza fossefinalmente presa inconsiderazione. In questo modoanche la mia famiglia ha vistoriconosciuto il diritto divedermi, ti abbracciarmi, anchese por poche ore. Così Rita mi ha salvato la vita. Oggi ho visto le mie sorelle.Poter trascorrere due ore conloro è stato il mio regalo diNatale. Abbiamo parlato e cisiamo presi un po’ in giro. Mail tempo è volato in fretta, equando le ho abbracciate le hopregate di non piangere, perchéprima di tornare in cella volevovedere i loro occhi sorridere. Èil loro affetto che mi aiuta adandare avanti. Ora non rimane altro che aspet-tare. Ormai mi rimane ancora poco dascontare in carcere e ho comin-ciato a sperare in qualche per-messo premio, così le mie sorel-le non dovranno più venire a tro-varmi qui dentro. Non lo so, maadesso aspetto il giorno chel’agente verrà di fronte alla miacella e dirà: libero!

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lettere dal carcere

14sabato 27 dicembre

2014

LE MIE FIGLIE MI HANNO DETTO CHE SENZA DI ME NONÈ NATALE, DI BIAGIO CAMPAILLA

l 4 dicembre 2014 sono andato alcolloquio con la mia famiglia, si

sentiva quell’aria di festività, edopo aver parlato di tante cose, hochiesto alla mia mamma: ”Cosaorganizzate per il Natale?”. Larisposta della mia famiglia èsempre quella: ”Da quando non cisei tu non riusciamo più a riunirci,a fare una festa, se la faremo è solouna festa triste, dove dopo averpranzato o cenato, ci salutiamo eandiamo subito a dormire”. Ecco che arriva il momentodoloroso, dove s’inizia a raccontaredelle feste passate, quando mitrovavo a casa con la mia famiglia,per loro ero il Biagio di tutti, per ilmotivo che solo io riuscivo a unirlitutti, e così passavamo le feste tuttiassieme. Con mio fratello Antoninoabbiamo ricordato l’ultimo Nataleche abbiamo trascorso insieme,eravamo in 50 persone tra mogli,figli, nipoti e tutto il resto di amici.In quell’ultimo Natale è successoche tutti hanno preso una forteinfluenza, con febbre alta, l’unico asalvarsi ero io con mio fratello piùpiccolo, allora assieme ci è toccatoprenderci cura di tutti correndo adestra e a sinistra, comprandomedicine, e in più ci è toccatopreparare il Natale, fare la spesa,cucinare, lavare, e tutto il resto. Nelfrattempo prendevamo in giro tuttiperché sapevamo che loro, sotto,sotto ci prendevano in giro a lorovolta, per tutto il lavoro chedovevamo fare da soli. Alloraeravamo organizzati per dormiretutti nella grande casa di mamma,al mattino passavamo le medicine atutti, poi colazione, poi s’iniziava acucinare e questo durava a partiredal 23 sera fino al 6 gennaio, giornodell’epifania. Così è durata perqualche giorno, poi una mattinamio fratello non lo vedo in cucina,chiamo e mi risponde. ”Biagio,l’influenza ha fregato anche me!”,io all’inizio mi sono messo a ridere,ma dopo due minuti mi veniva dapiangere, perché ero rimasto dasolo a fare lo stesso enorme lavoro.Io sono tutto per la famiglia, nonmi scoraggio e vado avanti,continuo a fare tutto anche da solo.Ecco perché dicono che senza dime è triste, ci sono dei ricordibellissimi, e per loro, senza la miapresenza, è come se fosse un giornocome gli altri, anzi più doloroso. Il giorno 6 dicembre ho telefonato acasa per vedere se la mia famigliaera rientrata dal lungo viaggio pervenirmi a trovare, da Bruxelles aPadova, al telefono risponde miafiglia Rita, la prima cosa che midice è: ”Papà, questo sarà un altroNatale senza di te!, l’anno passatoero venuta al colloquio e ti avevochiesto se avremo la fortuna dipassare un Natale ancora insieme,mi avevi risposto: ”Mai dire mai!”,questa volta cosa mi risponderai? Questa volta non ho dato nessunarisposta, lei ha capito e mi ha detto:”Speriamo sempre, l’unica cosa checi tiene in vita è la speranza”, io leho risposto: ”Grazie figlia mia, cheper quest’anno siete stati voi adarmi una risposta”. Si interrompela linea, i dieci minuti di telefonatasono finiti, fra una settimana sapròcosa pensano.In questo periodo di feste è sempredura confrontarmi con la famiglia,adesso forse hanno capito che conquel fine pena che mi ritrovo”9999

Ergastolo ostativo” non ci sarà piùla possibilità di passare una festainsieme.Vorrei chiudere dicendo alla miafamiglia e a tutte le famiglie chesono tristi, di reagire davanti aiproblemi della vita, di combatterecontro le cose che ritengonoingiuste, di trovare un po’ di pacenell’essere e sperare che le cosepossano cambiare. Voglio inviareun Buon Natale a tutte le famiglie,anche quelle famiglie che sonorimaste vittime innocentemente,alla fine sono le famiglie chepagano più di tutti.

NATALE SENZA… LA SPERANZA DI AVERE A CASA UN FAMIGLIAREERGASTOLANO, DI ANGELOMENEGHETTI

on l’avvicinarsi delle festenatalizie, anche quest’anno ho

ricevuto i soliti bigliettini di auguri,con le solite frasi: Buon Natale eFelice Anno Nuovo. Anch’io (comeogni anno) di bigliettini natalizi nescrivo una decina, li invio ai mieicari e alcuni alle conoscenze piùstrette. Oggi ne ho ricevuto 4-5, eleggendoli, quello di mio nipote miha fatto venire una lacrima. Nellesue ultime righe mi ha scritto ”Tipenso sempre, e non vedo l’ora dirivederti a casa, sarebbe proprio unbel regalo!!”.Sono diversi anni che non lo vedo,era bambino quando mi hannoarrestato. Non voglio che venga atrovarmi in carcere, anche se lavoglia di stringerlo fra le miebraccia è enorme.Poi ho letto quello che mi hainviato mia sorella, che mi hatoccato il cuore. Mi ha scritto:”L’unica cosa importante è chepossiamo ancora vederci, vuol direche siamo ancora vivi. L’importanteè questo!!”.All’ultimo colloquio avevo detto, alei e alla mia anziana madre, chequest’anno per Natale non sarò acasa. Era da diversi anni che tenevoviva la speranza dei miei famigliari,dicendogli sempre che per ilprossimo natale sarò a casa. Maquest’anno a tenere viva la pocasperanza che mi è rimasta, cihanno pensato i miei cari conquelle poche parole di grandeaffetto.Avendo sulle spalle una condannaalla pena dell’ergastolo, e sapendoche non sarò mai un uomo libero,di speranza me ne è rimasta poca,ma ad apprendere che tutti i mieifamigliari non vedono l’ora dirivedermi a casa, mi sento un po’fortunato.Quest’anno è il ventesimo Nataleche trascorrerò in questi luoghi dicemento e ferro, e in tutti questianni mi sono sempre detto ”speroche l’anno nuovo sia migliore”. Auguro a tutti i detenuti che comeme hanno subito processi che a mesono sembrati frettolosi e sommari,e sono stati condannati alla pena dimorte nascosta, come PapaFrancesco definisce l’ergastolo, ecioè il fine pena al 31/12/9999, dinon perdere quella poca speranzache gli è rimasta. Auguro a tuttiquei volontari pieni di umanità,che operano all’interno dellecarceri, di trascorrere delle sereneFeste Natalizie, perché se cisentiamo ancora vivi dentro èanche grazie a loro.“Un altro Natale, un’ennesimaumiliazione per la mia famiglia”

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