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SABATO 26 novembre 2011 ANNO III - N. 20 diretto da Giovanni De Cicco

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SABATO 26 novembre 2011 ANNO III - N. 20 diretto da Giovanni De Cicco

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AFRAGOLA – Nessuno può dire che non li avevamo avvisati. Proprio sul precedente numero di “Mosaico”

i riflettori sono stati puntati sull’Ufficio Tecnico Comunale ed in particolare sul personale precario, passato alla storia come i “disoccupati del sistema”, che Vincenzo Nespoli, il sindaco-senatore, ha prima assunto nella società pubblica “Afragol@net” per poi, a sorpresa, impegnarli all’UTC col compito di istruire pratiche di primaria importanza come Concessioni Edilizie e D.I.A. Precari assunti in una società con determinate mansioni ma impegnati sul campo, presso l’Ente locale, in altre attività, addirittura nei ruoli chiave dell’Ente Locale. La prima domanda è stata posta: se si tratta di un’illegittimità, chi si assume le responsabilità di eventuali errori? La risposta dall’amministrazione non è arrivata. Un altro quesito è nato spontaneo: perché Nespoli e il dirigente dell’Utc, Nunzio Boccia, hanno preferito personale esterno al Municipio e non i dipendenti storici? Nemmeno è dato saperlo. In Giunta e in Consiglio bocche cucite su questo argomento. Eppure, a prima vista, c’è l’impressione che non si tratti di nulla di grave. Magari una forzatura, ma nulla di più. Daniela Ingallina, Filippo Laezza (marito della nipote del sindaco, Chiara Nespoli, ndr), Augusto Prisco (figlio del dirigente dell’Utc di Frattamaggiore Stefano Prisco, ndr) e Agnese Castaldo: ecco il personale precario che ha giovato delle assunzioni in “Afragol@net”, bollate dall’opposizione come “clientelari”, e poi non si sa perché dislocato nell’Utc a istruire pratiche di particolare importanza. Addirittura tra questi c’è pure chi riceve il pubblico. Come se fossero impiegati del Comune a pieno titolo con funzioni di alto grado.Nessuno, come detto, ha voluto fornire risposte a quanto sollevato. E l’atteggiamento degli amministratori ha destato qualche perplessità. Pure perché hanno abituato la popolazione a scandali di gran lunga superiori ed hanno dimostrato di avere una faccia tosta, durissima, che non diventa rossa facilmente. Il loro atteggiamento è stato sospetto sin dall’inizio. E’ come se avessero paura che per scrivere quelle cose avevamo già un colpo in canna. E immediatamente abbiamo capito perché. Abbiamo capito cosa temevano. E’ bastato scavare tra le carte di quell’ufficio. Cosa abbiamo trovato?

Una nota interna firmata dal Responsabile dell’Ufficio Abusivismo Edilizio e Condono. Con quella lettera si comunica al dirigente dell’Utc, Nunzio Boccia, al sindaco Vincenzo Nespoli e ad altro personale dell’Utc, “l’alterazione ed il conseguente falso di una pratica di condono edilizio e della seguente concessione in sanatoria”. Restando agli atti, la sanatoria risulterebbe rilasciata ben 5 anni fa dall’architetto Napolitano e istruita dal responsabile pro-tempore di allora. La verità? Sia l’istruttoria che le firme di Salvatore Napolitano e del Responsabile pro-tempore dell’epoca sono spudoratamente false. Si tratta di una pratica edilizia spudoratamente falsa. Un’operazione che avrebbe generato la modifica dello stato dei luoghi di un fabbricato abusivo realizzato e successivamente condonato grazie alla sanatoria del 1994. Il tutto è stato possibile proprio grazie alla falsificazione delle carte. Infatti, quel maledetto secondo piano, all’atto della presentazione delle istanze al Municipio, non esisteva. E’ stato inserito successivamente nel faldone e condonato. Con firme false. E come se nulla fosse, Daniela Ingallina, architetto di fiducia di Boccia e del sindaco, dipendente non del Comune ma di “Afragol@net”, in merito a questa pratica inquietante, ha istruito la Dia per il completamento, la manutenzione e le finiture del secondo piano. Ha dato l’ok per completare il “secondo piano fantasma”. Ufficialmente non si è accorta di nulla. Non si è accorta delle firme false, non si è accorta dell’imbroglio. Non si è accorta che quel piano, oggetto della Dia, non esisteva. E’ stato sanato illegalmente. Ingallina, invece, ha pensato solo a dare l’ok per la conclusione definitiva dei lavori. E se mettiamo tutti i pezzi insieme, i conti tornano eccome. Il mosaico è composto. L’illegittimità nell’illegalità. Ad Afragola si sono superati: hanno coniato un’altra branca della pubblica

amministrazione, l’illegittimità illegale. Come ha fatto Ingallina a non accorgersi che quella pratica di condono era falsa, almeno per il secondo piano? Eppure bastava consultare il verbale di dissequestro emesso dalla Polizia municipale del 2001 e dal quale si rileva l’esistenza solo del piano terra e del primo piano. Di quel maledetto secondo piano, come detto, nel 2001, non c’era traccia. E se non c’era nel 2001, com’è possibile che sia stato condonato con la sanatoria del 1994? Se le cose stanno così, si tratta di un mega disegno criminoso che getta ombre e sospetti su tutta l’attività che ruota attorno all’Ufficio edilizia Privata. Non vogliamo sparare sentenze, per carità, in quanto è doveroso che la magistratura scoperchi il pentolone

e vada fino in fondo. Troppi elementi, però, non quadrano. Eppure l’architetto Daniela Ingallina ha effettuato un accesso alla Polizia Municipale per verificare le pratiche di condono, come lei stessa scrive in una sua relazione. (SIC!!!!!). Eppure in alcuni casi la stessa Ingallina è stata tacciata di eccesso di zelo – quando per esempio chiedeva una DIA per l’installazione di un climatizzatore. Allora se le cose stanno così, chi ha pensato al misfatto? E in cambio di cosa? La politica c’entra qualcosa? Qualcuno ha sponsorizzato quella pratica? Certo il tecnico di afragol@net ha dimostrato almeno superficialità.

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AFRAGOLA • I POTERI MAGICI DEI PRECARI DI “AFRAGOL@NET”

Vuoi condonare un piano abusivo? Non c’è problem

Cala il buio sul Comune di Afragola

Daniela Ingallina, precaria dislocata all’Utc, consegna un faldone al responsabile del Cole carte e scopre che è tutto falso. Caso denunciato in una lettera inviata a Boccia e a

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AFRAGOLA • I POTERI MAGICI DEI PRECARI DI “AFRAGOL@NET”

Non si è dimostrato all’altezza del compito assegnatole, anch’esso illegittimo. Eppure, il suo nome gira per i corridoi come papabile vincitrice del concorso D1 in fase di svolgimento al Comune di Afragola. Insomma, sogna la stabilizzazione, il posto fisso, la sistemazione per tutta la vita. Oggi è uno dei tecnici di fiducia di Nespoli e di Nunzio Boccia ma, nei fatti, è una semplice precaria di una società esterna che, illegittimamente come detto, ricopre ruoli di vitale importanza e delicati nella macchina amministrativa del Municipio, e si ritrova, come in questo caso, al centro di uno scandalo a tinte fosche. Se, poi, dovesse pure vincere il concorso, non c’è da aggiungere altro. Almeno sul piano giornalistico. A conti fatti, ricapitoliamo che cosa è successo: una pratica di condono impossibile diventa realtà e si materializza con la complicità dell’Ufficio Tecnico Comunale. Una pratica di condono archiviata con il rilascio 5 anni fa col permesso a costruire in sanatoria di un fabbricato costituito da piano terra e primo piano. E’ bastata una “manina criminale” ad alterare le carte e falsificare le firme dei tecnici di allora inserendo nel faldone un secondo piano non esistente alla data di ammissibilità delle istanze relative al 1994-1995 ed il cerchio si è chiuso. Successivamente la richiesta di un Dia per completamento e manutenzione; i tecnici attuali dell’ufficio controllano, ma in maniera superficiale, non si accorgono del macroscopico errore, o fanno finta di non accorgersene, questo lo lasceremo giudicare alla magistratura, “et voilà”, l’imbroglio è servito. L’illegalità è servita su un piatto d’oro. Qualcosa, però, è andato storto. Forse tutto. Non hanno pensato che l’architetto Ingallina fosse “incompetente” ad istruire queste pratiche; non hanno pensato che proprio il comportamento di Ingallina potesse insospettire gli altri e aprire la curiosità dei suoi colleghi proprio su quella pratica. Infatti, Ingallina, con un comportamento anomalo, ha tentato di liberarsi di quel faldone scottante. Al responsabile del servizio Condono e Antiabusivismo hanno inviato la pratica per custodirla, come di routine, nel suo archivio. E proprio quest’operazione lo ha insospettito. Quando cioè, proprio Ingallina, ha chiesto di firmare per ricevuta il fascicolo contenente le carte falsificate da riporre in archivio. Un passo falso che ha portato il responsabile del Condono a controllare le carte, una ad

una. Proprio quello che doveva fare Ingallina prima di rilasciare la Dia. Lo ha fatto l’Ufficio Condono ed ha scoperto il “pastrocchio” l’imbroglio. Lo ha scoperto e lo ha segnalato mettendo penna su carta e denunciando il falso. A questo punto, si corre solo il rischio se non vengono individuati i colpevoli che l’affarismo che regna al Municipio, al di là dei tanti aspetti negativi e di degenerazione, causerà dei danni anche all’utenza. A rimetterci è innanzitutto l’utenza. Infatti, seguendo la legge, ammesso che c’è qualcuno che decida di farla applicare pure ad Afragola, la Dia verrà annullata perché assentita su un fabbricato abusivo, lo stabile sarà sottoposto a sequestro giudiziario con la seguente chiusura delle attività commerciali allocate in quanto manca pure l’agibilità. Si spera che l’Ufficio Condono ne abbia colpito uno per educarne cento. Non ci provate più.Tutto apposto. Adesso è molto probabile che questi “eroi del mattone” vinceranno pure i concorsi a tempo indeterminato. Sarà un bel regalo che faranno alla comunità di Afragola per sempre. In bocca al lupo. Ma chiudiamo con una “chicca”. Archiviamo le cose serie e lasciamoci andare nell’analisi del contesto logistico. Che, da solo, testimonia la supremazia dei precari del sistema, la supremazia dei bracci armati del sistema Nespoli. Non solo la palla di cristallo li ha indicati come vincitori dei concorsi in itinere al Comune, c’è dell’altro. Piccole cose che aggiungono importanti dettagli al mosaico. Non si fuma in luoghi pubblici. Questo vale per tutti i dipendenti, lo dice la legge. Tranne per Filippo Laezza e il suo compagno di stanza Augusto Prisco. Il marito della nipote del sindaco e il suo

collega girano in ufficio e nei corridoi con un bel sigaro acceso tra le dita. Qualcuno si lamenta, ma appena realizzano che si tratta di “intoccabili” chiude la bocca. Hanno paura di parlare. Non si possono lamentare. Il sistema Nespoli ha imposto delle regole ferree, precise e dettagliate. Le “vendette” possono essere terribili. Gli intoccabili sono uomini del sistema al punto tale che se in assenza del capo dell’Utc, Nunzio Boccia, bisogna aprire il suo ufficio. Indovinate chi ha le chiavi? Indovinate quali sono i dipendenti che hanno le chiavi? Nessuno dei comunali. Due nomi, due precari: Prisco e Laezza. Fiducia incondizionata. Perché? Rileggete l’articolo, poi ci rivedremo dopo la graduatoria dei concorsi (dove il buon Nunzio Boccia è componente di commissione) e ne riparleremo…

ndono edilizio e chiede di farsi firmare una ricevuta. Il tecnico si insospettisce, analizza Nespoli. I quali preferiscono esporre i fatti ai vigili urbani, evitando polizia e carabinieri

L’amministrazione travolta da numerosi scandali ma il consiglio comunale non vede, non sente, non parla

a. Firme false, sanatoria falsa e ti danno pure la Dia

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AFRAGOLA • IL CORSIVO DEL DIRETTORE

FRAGOLA - Divaghiamo solo per un momento. Una divagazione finalizza-ta. I partiti a livello locale e nazionale

parlano di “liste pulite”, di “codici etici” e cose di questo tipo. Poi arrivo al Municipio di Afragola e mi accorgo che il sindaco-se-natore, al secolo Vincenzo Nespoli, dovrebbe essere agli arresti domiciliari per la vicenda “Sean”: è il dominus di una speculazione edilizia realizzata coi soldi provenienti da un fallimento. Sarà, un intoppo, però, capita a tutti. Figuriamoci. Vado avanti. Approfondi-sco la questione e noto che il suo curricu-lum è di tutto rispetto. Una serie di socie-tà, a scatole cinesi, ha spiegato la Procura nell’ordinanza di arresto, dentro le quali sono stati riciclati i soldi arrivati dal falli-mento fraudolento dell’istituto di vigilanza “La Gazzella”. Soldi utilizzati da società intestate alla moglie, addirittura all’inizio parliamo di società di diritto lussembrughe-se, per riciclare soldi nei mattoni. Una truffa colossale. Inoltre, lo stesso Vincenzo Nespo-li, anche questo è stato segnalato dalle forze dell’ordine, arrivato ad Afragola, spesso si è fatto accompagnare da soggetti riconducibili alla criminalità organizzata. Lo hanno visto tutti. E i consiglieri lo hanno “spifferato”, facendo nomi e cognomi, anche alla polizia e in trasmissioni televisive. Tutto agli atti. Un sindaco che si fa accompagnare in città da soggetti equivoci è sicuramente un altro punto a suo favore. E capisco che il codice

etico è una grande “cazzata”. Lo stesso Vin-cenzo Nespoli, sempre lui, il sindaco di Afra-gola nonché senatore del Pdl, che figura in un altro processo come imputato principale. Quello relativo all’apertura del centro com-merciale “Ipercoop”. Sempre ad Afragola. Il suo regno. Dopo più di dieci anni la vicenda riparte in Corte d’appello. Perché la Cassa-zione ha annullato l’assoluzione per il reato di concussione nei confronti del sindaco-se-natore. I giudici della Suprema corte scrivo-no che il reato è configurabile se “il compor-tamento abusivo abbia idoneità intimidatoria tale da determinare nel soggetto passivo uno stato di soggezione”. La sostanza? Vincenzo Nespoli, da presidente del consiglio comuna-le, alla fine degli anni ‘90 minacciò gli im-prenditori dell’Ipercoop: se non gli davano 250 posti di lavoro avrebbe creato al Muni-cipio ostacoli di ogni tipo all’apertura del megastore. Un galantuomo. Tant’è che nel dicembre del 2004, dopo una lunga camera di consiglio, il parlamentare di centrodestra venne condannato a due anni di reclusione per tentata concussione. E quella sentenza costrinse Vincenzo Nespoli, sempre e solo lui, nel 1999, a lasciare la carica di presidente del consiglio comunale di Afragola su prov-vedimento del Giudice per le indagini preli-minari. Adesso il processo è in corso (se lo stesso Nespoli non abbia beneficiato di qual-che provvedimento del governo Berlusconi) e rappresenta un’altra spina nel fianco del

sindaco-senatore. Il quale, sul “caso Sean”, è stato defi-nito dai giudici del Riesame, ricordia-molo, un “soggetto di spessore crimi-nale”. Una perso-na che ha mostrato “professionalità nel delinquere”. A questo punto torna nella mia mente la promessa di “liste pulite”, del “co-dice etico”, l’aria fritta che i leader dei partiti diffondo-no con costanza in prossimità di ogni

campagna elettora-

le. Il dubbio mi assale. Una certezza: “Tutte cazzate”. Non vedo via d’uscita. La Prefettu-ra nicchia. Fa finta di nulla. Frequentazioni scomode alla luce del sole, appalti viziati, illegalità di ogni tipo consumate in paese, un mandato di arresto spiccato dalla Procura della Repubblica, le “confessioni” dei consi-glieri comunali alle forze dell’ordine sulle in-gerenze criminali, “l’odore di camorra” che si respira in consiglio comunale, il processo “Sean”, il processo “Ipercoop”. Ma come, in altri paesi per molto meno, e parliamo di bazzecole rispetto ai guai di Afragola e di Nespoli, gli organi elettivi sono stati sciolti per infiltrazioni della criminalità. Perché di fronte ad un parlamentare, ad un sindaco-se-natore, di fronte al potente di turno anche la Prefettura e il ministero degli Interni alzano bandiera bianca? Mi rendo conto che siamo in Italia. Nel paese pur sempre di Pulcinella, della pizza, del mandolino e del “tricchebal-lacche”. Mi ripropongo di cancellare dalla mente tutto quanto mi hanno insegnato a scuola, all’università e in famiglia. Devo in-vertire le priorità e la scala gerarchica dei valori. Mentre lo sto facendo ascolto il tele-giornale sulla rai. Un cittadino di Catania ha presentato un ricorso sul doppio incarico

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Il megastore “Ipercoop”. Per questa struttura, in particolare sulla vicenda dei ricatti al fine di ottenere 250 posti di lavoro, Vincenzo Nespoli è sotto processo

Il curriculum di chi ha trasformatI guai giudiziari di Vincenzo Nespoli: dal processo Ipercoop ricatti per ottenere 250 posti e la richiesta d’arresto sul parco

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AFRAGOLA • IL CORSIVO DEL DIRETTORE

o Afragola nella contea di Hazzarddi Giovanni De Cicco*

del sindaco etneo, al secolo Stancanelli: è parlamentare e senatore. La Corte costitu-zionale ha emesso il verdetto. Incompatibi-le. Deve scegliere. Stancanelli ha scelto: resta sindaco di Catania. Salto dalla sedia. Nespoli è sindaco e parlamentare. Proprio come Stancanelli. C’è una sola differenza:

rispetto a Stancanelli, Vincenzo Nespoli non può scegliere di restare primo cittadino di Afragola perché ha un mandato di arresto sul groppone. Se si dimette da parlamentare perde l’immunità e di conseguenza la liber-tà. Scelta obbligata. Deve scappare a Roma. Torna il buon umore. Afragola può tornare un paese libero e democratico ed io posso ripristinare la scala gerarchica dei valori così come i miei genitori volevano. Leggo un manifesto. Convocazione del consiglio co-munale per la contestazione dell’incompati-bilità al sindaco-senatore Vincenzo Nespoli. Iniziativa dell’opposizione. A Catania è sta-to un semplice cittadino, ad Afragola, inve-ce, si è mobilitata la politica per contestargli l’incompatibilità. Si sono mobilitate le istitu-zioni. Finalmente. Metto la gerarchia dei va-lori definitivamente a posto e recupero, nella mia mente, in un solo colpo, tutto quanto mi avevano insegnato a scuola, all’università e in famiglia. Tutto quello che stavo per can-cellare. C’è ancora una speranza. Mi presento al civico consesso. Approvano dei debiti fuori bilancio, tante bellissime pa-role, buoni propositi e si arriva al bivio: la

contestazione dell’incompatibilità. Sull’aula cala il silenzio e la tensione. Vincenzo Ne-spoli rompe il ghiaccio, si alza, prende il mi-crofono e parla. Cosa dice? Leggete: “Sono un parlamentare – ha spiegato Nespoli - e su di me si deve pronunciare la Giunta par-lamentare per le elezioni. Non il consiglio

comunale. Quindi pon-go una pregiudiziale. Propongo di sospende-re l’argomento. Di non metterlo in discussio-ne”. Insomma la Casta che diventa indegna e vile. I consiglieri del Pdl, capeggiati da Ma-rio Carnevale, eseguono gli ordini, alzano in 14 il “braccetto” e soffocano il dibattito. Evitando che l’aula possa contestare

l’incompatibilità a Vincenzo Nespoli. Gen-naro Giustino, Pasquale Grillo, Giovanni Boccellino, Biagio Montefusco, Gennaro di lena, Aniello Silvestro, Francesco Petrellese tanto per fare qualche nome, consiglieri di opposizione, restano a bocca aperta. Prote-stano, ma nulla da fare. Possono tornarsene a casa. Afragola non è Catania. Afragola non è Italia. Non si può contestare l’incompatibilità al primo cittadi-no, nonostante sia sancita dal-la legge, e non si può nemmeno parlare, discu-tere, affrontare la questione in Consiglio. La “casta”, il siste-ma non vuole che si parli. E chi si permette di farlo,

si becca ritorsioni e vendette trasversali. An-che nei confronti dei familiari. Un modo di agire tipicamente mafioso, messo in atto du-rante le faide o semplicemente per intimidire “pentiti”, in questo caso intimidire cittadini che credono nella legalità. Il civico conses-so finisce, le vendette trasversali si sprecano nei giorni seguenti, azioni punitive mirate, eclatanti, in modo che tutti possano vedere e imparare la lezione. Ad Afragola come in altri posti è giustissimo il principio che chi sbaglia deve pagare, ma solo ad Afragola paga esclusivamente chi non si allinea al sistema. Chi dà fastidio deve cadere sotto i colpi delle spedizioni punitive. Ecco per-ché il sistema, quello democratico e legale, è saltato. Ha ceduto il posto ad un sistema squallido, perverso, che ha asservito le po-litiche dell’Ente locale a lobby esterne che non perseguono gli obiettivi dell’interesse pubblico. Hanno avvelenato i pozzi, hanno inquinato le fonti e le mentalità. Ecco per-ché le istituzioni deputate non possono più nascondersi dietro al dito, non possono più far finta di non vedere. C’è un’emergenza in città di legalità, di de-mocrazia. Un deficit di legalità e democrazia che bisogna fronteggiare. Colmare. E pure in fretta. La Prefettura non può perdere altro tempo. Si ricordino che siamo ad Afragola. Non ad Aosta. Né nella contea di Hazzard…

*direttore responsabile

Il cemento della “Sean immobiliare”.Ecco i mattoni che hanno affondato Vincenzo Nespoli

a quello “Sean”. Le pressioni sui titolari del “megastore”, i “San Marco”. In aula non si fa contestare l’incompatibilità

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AFRAGOLA • LA VERGOGNA DELLA SEAN NON FINISCE MAI

FRAGOLA – La famigerata “Sean im-mobiliare”, la speculazione edilizia che ha distrutto il sindaco e la sua famiglia,

torna a far parlare di sé. Il 12 dicembre scade il termine per i creditori di iscriversi al registro del passivo. Insomma, tutti quelli che devono avere dei soldi dalle società fallite della moglie del sindaco, Agnese De Luca, il cui dominus, secondo la Procura della Repubblica, è proprio Vincenzo Nespoli, devono presentare istanza al curatore fallimentare entro e non oltre il 12 dicembre. Fin qui tutto secondo prassi. C’è, però, un aspetto che non è chiaro. O, almeno, è paradossale. Infatti, tra i creditori della “Sean” per la realizzazione della speculazione edilizia del “Parco San Marco”, nel cuore dell’omo-nimo rione, c’è pure il Comune di Afragola. L’amministrazione non ha ancora percepito gli oneri concessori e non si è capito cosa succe-derà delle opere compensative non realizzate. Insomma, oltre i soldi che il Comune proba-bilmente doveva avere e non ha ricevuto dalla moglie di Nespoli per la concessione rilascia-ta, la convenzione stipulata prevede che, oltre le case, già realizzate, gli speculatori dovevano garantire alla comunità una serie di strutture e servizi, come aree a verde, pubblica illumina-zione e cose di questo genere. Col fallimento tutto è saltato, adesso chi risarcirà il Munici-pio? Chi tutelerà la collettività? La risposta è semplice: il sindaco. C’è un però, non di poco conto. Il sindaco è Vincenzo Nespoli. Proprio lui, che per quei mattoni dovrebbe essere agli arresti. Il capo dell’amministrazione è un uomo libero grazie all’immunità parlamentare. Ma il mandato di arresto ce l’ha sul groppone ed è stato confermato dal tribunale del Riesame che, ricorderete tutti, lo ha dipinto come un “sogget-to di notevole spessore criminale (…) dotato di una professionalità nel delinquere”. Cosa dovrebbe succedere adesso? Il sindaco Nespoli si deve iscrivere, come primo cittadino di Afra-gola, nel registro dei creditori e chiedere il risar-cimento del debito alle società di sua proprietà e della moglie? Paradossale. Il sindaco Nespoli deve attivare tutte le procedure necessarie al risarcimento del danno per tutto quanto l’im-prenditore Nespoli, quel “soggetto di notevole spessore criminale”, ha sottratto alla comunità di Afragola. Sulla carta sarebbe così. Ridicolo. Squallido. Sconcertante. Nessuno, però, ha fatto ancora sapere se il Comune si è costituito, se il Comune si è già iscritto o vorrà iscriversi nella lista dei creditori e se Nespoli, il sindaco Ne-spoli, è pronto a dare battaglia all’imprenditore Nespoli per tutelare la comunità del saccheggio illegale perpetrato da lui stesso e dalla moglie. Un rompicapo la cui soluzione è possibile in un solo caso: se Nespoli riesca ad avere una doppia personalità. Ossia, il sindaco Nespoli non si la-sci condizionare dall’imprenditore Nespoli. Un caso che potrebbe interessare importanti scien-

ziati sull’evoluzione della specie umana.Pure perché in quelle case, non si sa in che modo, si stanno trasferendo i compratori. E tra questi c’è addirittura il direttore dei lavori. Il cantiere, tra l’altro, è ancora aperto. Mancano i certificati di agibilità. Eppure, ci abita gente e l’illuminazione funziona regolarmente. Ogni sera. Com’è possibile? Se non c’è l’agibili-tà, se il cantiere è ancora aperto, quali sono i contatori che forniscono le utenze per l’acqua, il gas e l’energia elettrica? Se non c’è stata la “consegna con l’ultimazione dei lavori”, com’è possibile che ci abitino persone e usufruiscano di tutti i servizi? Misteri della fede. Come det-to, nemmeno le opere di urbanizzazione sancite dalla convenzione sono state ultimate e trasfe-rite al Comune; ecco perché è alquanto strano che di sera la pubblica illuminazione nel parco San Marco funzioni regolarmente. Dove sono allacciate le utenze? Chi paga? E come mai la pubblica illuminazione funziona se le opere non sono state consegnate al Municipio? E se non sono state ancora consegnate, agli atti c’è alme-no il collaudo per tutelare l’incolumità di chi, non si sa come, si è già trasferito in quelle case? Per il mancato collaudo la legge prevede l’arre-sto. Domane e interrogativi, altre domande, al-tri interrogativi senza risposte. “Quella fetta di territorio ha rappresentato da anni un enclaves illegale nel cuore di Afragola – dichiara Biagio Montefusco, coordinatore e consigliere comu-nale di Futuro e libertà -. E forse questa la città che Nespoli proponeva in campagna elettorale? Quello che sta accadendo sulla Sean, nonostan-te l’inchiesta della Procura e l’attività dei magi-strati tutt’ora in corso, è da brividi. Quello che sta accadendo in quella fetta di città, è la miglio-re sintesi che ben rappresenta i valori negativi e devianti del sistema che si è impadronito del Municipio. Comunque sia, ho fiducia nelle isti-tuzioni anche se il comandante dei vigli urbani, Miche Arvonio, dovrebbe mostrarsi più solerte e attento su determinate questioni. I controlli vanno fatti a tappeto, senza discriminazioni, e soprattutto non possono diventare spedizioni punitive nei confronti degli oppositori al siste-ma Nespoli. Non voglio credere a questa rico-struzione, nonostante i fatti dicano il contrario”. Poi c’è un altro capitolo. Il solito capitolo. Lo scrivi, lo leggi e nessuno controlla. Tutti quelli che passano davanti al “Parco San Marco” gira-no il viso dall’altra parte. Hanno capito che quei mattoni scottano, che chi ci vuole avere a che fare con quei mattoni deve prendersi delle belle grane. Deve avere a che fare con un mondo va-riegato che porta solo problemi. Al limite della persecuzione. Allora meglio soprassedere. Eppure, basterebbe che il comandante Arvo-nio ordinasse un sopralluogo dei vigili urbani e dell’ufficio Tecnico sulla speculazione illega-le del sindaco e della moglie, realizzata come scrive la Procura coi soldi provenienti dal falli-

mento dell’istituto di vigilanza “La Gazzella”, e comparare quanto realizzato con quanto pre-visto dalla concessione. Si scopriranno nume-rose illegalità. Alcune delle quali sono visibili addirittura dall’esterno. La più eclatante, la più clamorosa, che arriva come un pungo nell’oc-chio a chi osa solo dare uno sguardo a quelle case, è la villa principesca. La più bella, la mi-gliore. Con un bel giardino recintato da un muro di cemento con decorazioni in ferro. La casa dei sogni. La villa dei sogni. Il giardino dei so-gni. C’è, però, un problema. Quel giardino non dovrebbe essere di proprietà del titolare dalla villa. E non dovrebbe nemmeno essere recin-tato. Sulle concessioni, infatti, quel giardino è previsto come verde pubblico. Un polmone di verde a disposizione di tutti i cittadini. Invece lo hanno trasformato illegalmente, e senza che nessuno se ne sia accorto, in uno spazio verde privato a disposizione dell’acquirente della villa più bella del complesso. Perché nessuno muove un dito? Perché su quei mattoni nessuno vuo-le metterci piede? Perché su quelle case e sulle illegalità commesse ci dev’essere un’immuni-tà non prevista dalla legge? Dov’è scritto che un parlamentare e la moglie possano devastare un territorio al di fuori del contesto legale e in spregio a qualsiasi legge dello Stato italiano, es-sendo immuni da qualsiasi controllo? Assessori e consiglieri nemmeno a parlarne. Da sempre, su questo “affaire”, hanno scelto la strada del-le tre scimmiette: ricordate? Non vedono, non sentono, non parlano. Hanno semplicemente paura. I vigili, invece, impegnati in questi anni in operazioni di grande importanza sul territo-rio, non hanno ancora avuto il tempo materiale per un sopralluogo sul cantiere della “Sean” in modo da comparare la concessione con lo sta-to dei luoghi. Non sono andati sul cantiere del-la “Sean” a smascherare l’ennesima illegalità nell’illegalità commessa dalla moglie del primo cittadino sulla speculazione edilizia del primo cittadino solo, come detto, per questioni di tem-po. Lo sanno tutti. Lo hanno visto tutti. Così come quelle illega-lità, quegli abusi, quelle difformità, consumati sul cantiere della vergogna, passato alla storia come il “Sacco di San Marco”, non sono stati ancora rilevati da nessun altro. E nessuno si metta a ridere o faccia strani pen-sieri. Queste come tante illegalità consumate in altri settori delle istituzioni che hanno garantito, al contrario, connivenza e omertà a fenomeni criminosi e operazioni che si sono svolte sul ter-ritorio, alcune tutt’ora in corso, al di fuori del contesto legale, saranno smascherate nel tempo. Omertà e coperture che verranno a galla in un dossier a puntate che si annuncia al vetriolo. Un dossier a puntate dettagliato, capace di far tremare il sistema Nespoli e tutte le sue artico-lazioni nei diversi settori della pubblica ammi-nistrazione.

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Il cantiere è ancora aperto, ma nelle case c’è già genteSe i lavori non sono stati ultimati e le opere non consegnate al Comune, come sono possibili gli allacci delle utenze? Lo scandalo del polmone di verde pubblico recintato e trasformato nel giardino di una villa. Nessuno se ne accorge, neppure chi è deputato al controllo.

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AFRAGOLA • APPALTI & CONCORSI

FRAGOLA - Appalti, sprechi, assun-zioni clientelari, concorsi col rischio di lottizzazioni. Tante zone d’ombra,

procedure sbagliate, forzate, che hanno ob-bligato la Procura della Repubblica, le forze dell’ordine, la Corte dei Conti e l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, ad accendere i riflettori sull’attività dell’Ente locale. Con interventi decisi, richiami, ammonizioni, am-mende e richiesta di atti su vicende che devo-no essere ulteriormente approfondite. Procediamo con ordine, in quanto i fatti da raccontare e da ricostruire sono davvero tanti. Cominciamo dall’Autorità di vigilan-za e dall’ennesima comunicazione spedita al sindaco di Afragola dopo la segnalazione dei consiglieri Gennaro Giustino e Biagio Montefusco sul “Peac”: il piano energetico comunale che prevede l’affidamento del ser-vizio energia integrata degli impianti degli edifici comunali, incluso la pubblica illumi-nazione. Vent’anni di gestione, un’eternità. Un business milionario, in grado di cambiare il destino e la vita di qualsiasi imprendito-re. Un’occasione ghiotta, da non perdere. In sostanza Nespoli vuole affidare, come detto, per un periodo di vent’anni, “la gestione, la manutenzione, l’ottimizzazione, la riquali-ficazione degli impianti energetici esistenti sul territorio, nonché la realizzazione di nuo-vi impianti”. L’opposizione ha sollevato dei dubbi sulle procedure, sia in riferimento alle scelte tecniche fino al modo di valutazione dei progetti e all’attribuzione dei punteggi alle ditte partecipanti. Tutto recepito dall’Au-torità che ha chiesto ulteriori chiarimenti, comunicando l’avvio dell’istruttoria “per la verifica dei diversi elementi incongruenti sollevati”. Si tratta dell’ultima nota in ordi-ne di tempo protocollata dall’Avcp (Autorità di vigilanza sui contratti pubblici). Non è la prima, non sarà l’ultima. Tanti interventi col-lezionati per censurare l’attività del governo cittadino: l’appalto per le lampade votive, l’appalto per la manutenzione triennale del verde pubblico, l’appalto per la costruzione del parco urbano di via Oberdan, l’appalto di servizio igiene urbana e infine, ma non in ultimo, l’appalto relativo al “Peac” (piano energetico comunale). Non hanno saputo o voluto fare nulla a norma di legge. In ogni caso, la procedura e l’interpretazione delle norme è stata sempre sbagliata o a sfavore della collettività. Insomma, leggendo i “ri-chiami”, agli amministratori di Afragola non

bisognerebbe affidare nemmeno la gestione di un piccolo condominio. Intanto, uno dei primi procedimenti attivati sempre da Giustino e Montefusco riguarda i lavori di messa in sicurezza dei locali di via Sacri Cuori, a due passi dal Municipio, dov’è allocato l’ufficio Anagrafe, arriva a conclu-sione. Recepite le anomalie soprattutto in merito alla procedura della “somma urgen-za”: l’Autorità ha chiuso l’istruttoria richia-mando l’amministrazione “ad una corret-ta applicazione delle norme del codice dei contratti poiché per i lavori non erano state interpellate 5 ditte, in difformità del rispetto dei principi di rotazione, di parità di tratta-mento e di trasparenza”. Un richiamo che

vale pure per i lavori di manutenzione stra-ordinaria dei plessi scolastici. Circa 140mila euro che si aggiungono ai 60mila di via Sa-cri cuori. E come se non bastasse, è arriva-ta la “scure” della Corte dei conti, la quale ha messo in moto il procedimento relativo all’eventuale recupero di somme illegittima-mente spese dall’Ente locale a causa di una cattiva gestione delle risorse pubbliche. E, come detto, parliamo di uno dei primi espo-sti dell’opposizione. La dimostrazione palese che la giustizia, soprattutto contabile, è mol-to lenta ma il meccanismo, una volta attiva-to, non si ferma. Anche a distanza di anni. La “sfogliatella” sarà sempre servita. Senza sconti, senza dimenticanze. Ecco perché in maggioranza e soprattutto in giunta c’è timo-re che tutti i nodi verranno presto al pettine,

con conseguenze personali di diversa natura. A proposito di Corte dei conti. Ricordate la nota inviata al presidente del civico con-sesso, Biagio Castaldo, affinché mettesse a conoscenza tutta l’Assise su indispensabili provvedimenti da attuare in merito alla razio-nalizzazione della spesa del personale? Bene. La nota fu minimizzata in aula dal Pdl e soci. Risulta che il meccanismo non si è fermato e altri “siluri” sono previsti a stretto giro. Sot-to i riflettori pure l’atteggiamento del nucleo di valutazione e quello ispettivo, soprattutto nel riconoscimento dei “premi produzione” ai dirigenti del sistema.Il clima è teso. Ogni giorno polizia, carabi-nieri e Guardia di finanza, si recano al Muni-

cipio per chiedere informazioni, per acquisi-re atti e ricostruire appalti. L’altro giorno, le forze dell’ordine si sono recate presso l’Ente locale. Nel mirino la documentazione ine-rente il concorso in fase di svolgimento per l’assunzione dei vigili urbani. Quattro posti, anche se dalla maggioranza trapela la volon-tà di ampliare la graduatoria. Parlono di circa dieci e forse quindici posti. Per coloro che non riescono a qualificarsi ai vertici, resta co-munque indispensabile raggiungere l’idonei-tà. Prima o poi, col sostegno e la volontà po-litica, la graduatoria si scorre ed il posto fisso è assicurato. Lo scritto è stato fatto. Venerdì 18 novembre, i candidati erano stati convo-cati – dal presidente, il comandante Miche-le Arvonio – presso la sede municipale per sostenere l’orale. Appena venti giorni dopo

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Procura, forze dell’ordine e CortAncora una “legnata” dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Sott’accusa il piano energetico che Nespoli vuoleper venti anni. La Corte dei Conti presenta i primi “conti”. Intanto le forze dell’ordine prelevano una copia di tutti gli atti sulla selezione dei vigili urbani

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e dei conti: Municipio ai raggi X

la pubblicazione della graduatoria degli ido-nei allo scritto, una velocità impressionante, senza precedenti. Hanno fretta di chiudere. Addirittura si stavano apprestando a fare le prove orali senza gli esperti di lingua stra-niera e di informatica. In extremis la prova è stata rinviata al 29 novembre. La motiva-zione ufficiale riguarda un malore che avreb-be colpito un membro della commissione esaminatrice. In realtà, c’è da registrare una strana coincidenza. L’orale è stato rinviato perché proprio il 18 mattina gli investigatori sono arrivati al Comune per acquisire gli atti sui componenti della commissione, (Michele Arvonio, Gaetano Longobardi e Maria Peda-lino) nonché l’elenco dei soggetti che hanno fatto domanda, quelli “bocciati” allo scritto e i nomi degli ammessi all’orale. Nessuno co-nosce i motivi dell’intervento, la cosa certa, però, è che in città e nei corridoi del Palazzo, su questo e su tutti gli altri concorsi, girano strane e brutte voci. Basta varcare la soglia del palazzo municipale, ma anche nelle piaz-ze e nei bar, il ritornello è sempre lo stesso. Quando si parla delle selezioni in atto, ed in particolare di quella dei vigili urbani, non solo circolano i nomi dei vincitori ma addi-rittura si discute tranquillamente sulle ido-neità. Come se rientrassero nella spartizione politica e fossero strumenti per garantire un equilibrio interno alla maggioranza. E c’è un altro aspetto, ancora più concreto, che getta ulteriori ombre sulla selezione. I nomi arri-vati al rush finale. Gran parte dei quali sono legati direttamente o indirettamente al siste-ma Nespoli. A volte si ha l’impressione che si tratti di una partita tutta interna, dove si sgomita e sulla linea del traguardo si deci-de l’esito. Ovviamente definiti su rapporti di forza politica. Qualche esempio? Antonio Cardito, già dipendente della “Smart project”, assunto appena la società ha vinto ad Afragola l’ap-palto per la gestione delle “strisce blu” – no-nostante le note della Prefettura di Napoli contenute in un’informativa atipica forni-va una informativa atipica sulla società – e stranamente si è licenziato dopo pochi giorni dall’impiego. Assunzioni bollate dall’oppo-sizione, e per stessa ammissione di assessori e consiglieri del Pdl, come clientelari. In-somma, è gente che ha già sperimentato con ottimi risultati la forza delle “segnalazioni”. Stesso discorso per Massimo Montefusco, ancora in servizio presso la “Smart project”

ad Afragola; e, altro strano scherzo del destino, si tratta di un’ex guardia giura-ta dell’istituto di vigilanza “La Gazzel-la”, dal cui fallimento è nata l’inchiesta sulla “Sean immobiliare” e per la quale alcuni pubblici ministeri stanno inda-gando su una presunta “compravendita” di posti di lavoro. A della speculazione di San Marco e dell’intreccio scova-to dai magistrati tra “La Gazzella” e la “Sean”, Vincenzo Nespoli vanta un mandato di arresto. Scorriamo la lista dei candidati e aspi-ranti vigili. Si trova sempre un filo conduttore al sistema Nespoli. Ci sono i contrattisti, a tempo determinato, di “Afra-gol@net”. Sempre assunti dall’amministra-zione dopo una serie di polemiche sul clien-telismo sfrenato e in barba alle regole sulle assunzioni. Circostanza questa censurata finanche dalla Corte dei conti. Ma veniamo ai contrattisti, si tratta di: Salvatore Pappa-dia, Pasquale Pellecchia e Diego Procopio. Alcuni sempre presenti anche alle iniziative politiche locali e napoletane del sindaco-se-natore. Lo seguono ovunque. Attivisti della sezione locale del Pdl. C’è chi “deve” vince-re e chi aspira all’idoneità. Andiamo avanti. Spicca il nome del marito della signora Pina Assorto, segretaria al Comune di Afragola di Vincenzo Nespoli: Raffaele Giacco. C’è il cognato del consigliere di maggioranza Vincenzo De Stefano, Gennaro Molignano, già impiegato nella ditta di lavoro interinale che fornisce sostegno alla ditta “Igiene Ur-bana” che si occupa della raccolta e lo smal-timento dei rifiuti ad Afragola. Senza dimen-ticare Marco Fortino, cognato del fratello del consigliere del Pdl Fabio Fiorentino. Parenti di assessori e consiglieri abbonda-no. Non manca la fidanzata di un parente del sindaco che “bazzica” quotidianamente nella segreteria del primo cittadino, nonché figlia di un ispettore addetto alla Nettezza urbana, promosso a questa mansione proprio dall’at-tuale capo dell’esecutivo. che si giocherà le sue carte fino in fondo. Giriamo il foglio e leggiamo il nome di Francesco Pecchia, fi-glio di Giorgio Pecchia, ex amministratore, fedelissimo di Nespoli da anni e frequenta-tore delle sue stanze. La ciliegina sulla torta è la presenza di Gabriele Pappadia, fratello di Salvatore, presidente della “Giovane Ita-lia”. Il movimento politico giovanile afrago-lese legato al Pdl. Partito del sindaco Enzo

Nespoli e del parlamentare Pina Castiello. Altra chicca. All’appello risponde presente Pasquale Pugliese, consigliere comunale a Casoria eletto nella coalizione di Massimo Iodice, creata da Vincenzo Nespoli; Pasqua-le Pugliese, figlio, tra l’altro, dell’ex vicepre-sidente della Provincia di Napoli, Antonio Pugliese. Infine, c’è ancora spazio per gli “innomina-bili”. Questa, però, è un’altra storia. Più di questo, con tutto il coraggio e la buona vo-lontà, non possiamo scrivere. Ma, insomma, la stragrande maggioranza di quelli che sono arrivati alla fase finale del concorso vantano collegamenti diretti o indiretti con “il siste-ma”. Il resto lo racconteremo nelle prossime settimane. Intanto, venerdì scorso si è chiu-so il concorso per l’assunzione di 3 istruttori direttivi area amministrativa. Fatto strano: il giorno prima degli orali, c’è stata una deter-mina con la quale hanno nominato altri due componenti nella commissione esaminatri-ce. La casella di esperto d’informatica è stata occupata dall’architetto Pino De Luca, diri-gente del Municipio, dopo il rifiuto del vero esperto d’informatica in organico al Comune di Afragola: l’ingegnere informatico Giulia-no Gugliara. La posizione di esperto in lin-gua straniera è stata invece riconosciuta a Pietro Stendardo. Una sola domanda: cosa c’entra l’architettu-ra con l’informatica? Si tratta, però, di una banalità. Dalla lettura dell’articolo si è ca-pito: le zone d’ombra sono altrove. Tante e dense. Ma la cosa che più lascia sgomenti e turbati è il silenzio su tutte le vicende che vedono coinvolto l’ente locale dell’assessore alla Trasparenza, Antonio Pannone. Traspa-rente perché forse è invisibile. Ma questo lo approfondiremo nelle prossime settimane. Hanno inventato la trasparenza trasparente...

Ancora una “legnata” dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Sott’accusa il piano energetico che Nespoli vuoleper venti anni. La Corte dei Conti presenta i primi “conti”. Intanto le forze dell’ordine prelevano una copia di tutti gli atti sulla selezione dei vigili urbani

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Il destino di Caso dipende dal Forum: se il centrosinistra trova un candidato a sindaco unitario, la partita è chiusaRATTAMINORE – Calma piatta sul fronte della politica. Almeno ufficialmente. In realtà, i leader dei

partiti sono in fibrillazione e le riunioni si susseguono a ritmo serrato. Enzo Caso, il sindaco in carica, ha blindato la coalizione, incassando anche l’ok dell’Italia dei valori. Si presenterà agli elettori dopo 5 anni pieni di amministrazione e sarà giudicato per quello che ha fatto e per quello che non è riuscito a fare. Dopo tante polemiche e veleni, l’urna mette sempre l’ultima sentenza, quella senza appello o possibilità di discutere. Il popolo sceglie e, in autonomia decide da chi vuole farsi governare. Adesso bisognerà stabilire cosa succederà nelle altre coalizioni. Luigi Grimaldi, il presidente del consiglio comunale di Frattamaggiore ha annunciato mesi fa la sua candidatura a sindaco, col sostegno di due liste: Impegno popolare e Repubblicani. Non è stata una mossa strategica. Grimaldi conferma che sarà presente alla competizione Amministrativa, con un occhio particolare al centrodestra e a tutte le forze politiche che si rivedono in quello schieramento. La vera partita si gioca nel Forum per Frattaminore. Sul tavolo, come tutti sanno, ci sono 3 candidati a sindaco: Sossio Liguori dei Popolari, Enzo Fausto dei socialisti e Andrea Perrotta del Partito democratico. Bisogna mediare e lavorare affinché ci sia una figura capace di rappresentare la migliore sintesi dell’ambizioso progetto politico e di governo elaborato in questi 5 anni di opposizione. Non c’è solo la voglia

di mettersi insieme, di fare una grande ammucchiata solo per battere Enzo Caso e poi non riuscire a governare. Non vogliono ripetere l’esperienza di Enzo Caso che per tutti i 5 anni, al fine di garantirsi la poltrona, è stato costretto a rincorrere i singoli consiglieri comunali utilizzando prebende e incarichi come strumenti di persuasione. C’è la necessità di archiviare la prassi che il singolo consigliere ricatta il primo cittadino e baratta il voto in aula con questioni e richieste che non c’entrano nulla con l’interesse collettivo. Al centro del dibattito politico e dell’amministrazione, devono tornare i partiti. Organizzazioni capaci di trasferire nelle istituzioni le istanze della gente. Ecco perché il Forum non ha ancora ufficializzato il nome del candidato che sfiderà il sindaco uscente. I partiti stanno lavorando per chiudere la quadra, per stabilire le regole di un’alleanza politica proiettata al futuro e che, una volta vinte le elezioni, ha il dovere di governare e garantire risposte concrete alle emergenze che da anni bloccano lo sviluppo del paese. L’amministrazione uscente ha giovato ancora di opere programmate dalla giunta dell’ex sindaco Enzo Del Prete. Questi sono gli unici risultati che Enzo Caso può mostrare agli elettori. DI contro, in questi anni non è riuscito a programmare nessun investimento, né a realizzare opere che non siano arrivate dal passate. Insomma, non c’è stato un contributo di qualità. Tranne dei risultati positivi sul fronte dei rifiuti. Il resto rientra al massimo nell’ordinario. Un

ordinario di bassa qualità. La fascia tricolore non lo ammetterà mai, ma è il primo a capire che se il suo destino dipende da cosa succede nel Forum. Se il centrosinistra è compatto e mette in pratica ciò che predica da anni, la partita è chiusa prima ancora di iniziare. Con Caso all’opposizione. La matematica non è un’opinione. Così il primo cittadino

uscente, che non è uno sprovveduto, i conti li ha fatti e sarebbe ben felice di portare a casa un ampliamento della coalizione che attualmente gestisce le porte del paese. Con un occhio al centro. Insomma, sta “gufando” il centrosinistra sperando in un improbabile “patatrac” dell’ultim’ora.Il coordinatore del Pd, Andrea Perrotta, è ottimista e soprattutto sta lavorando sodo affinché si arrivi rapidamente ad una sintesi che possa soddisfare tutti ed in primis il popolo di Frattaminore. “La coalizione è in salute – spiega Perrotta -, c’è grande unità e intesa tra i partiti che siedono al tavolo del Forum. Siamo una grande famiglia ed è normale che si discute, è normale che ci sia confronto in quanto stiamo creando qualcosa di grande, di storico, una rinascita che possa lasciare il segno. Una rinascita di valori, di democrazia, di partecipazione, di legalità, di trasparenza e di buona amministrazione”. Il leit-motiv è sempre lo stesso: unità. “Il dato positivo – continua Perrotta – è che siamo uniti, che tutti hanno deciso di giocarsi la partita al tavolo della coalizione con grande correttezza e senza trucchi. Partendo da un rispetto reciproco e garanti che si è pronti, in qualsiasi momento, a sacrificare il proprio orticello per il bene comune. L’intesa programmatica è stata raggiunta

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FRATTAMINORE • ULTIME MANOVRE IN VISTA DEL VOTO

Il sindaco uscente incassa il via libera dall’Italia dei valori ma è il primo ad essealleati può solo sperare che salti il tavolo del forum. Andrea Perrotta (Pd) I

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Il destino di Caso dipende dal Forum: se il centrosinistra trova un candidato a sindaco unitario, la partita è chiusae, appena ufficializzeremo il candidato a sindaco, scenderemo nelle piazze, così come da accordi con gli alleati, per recepire le istanze della popolazione ed arricchire la nostra ricetta di governo. Personalmente sono felice che il Pd abbia puntato su di me, ma la mia ambizione non sarà mai un ostacolo. Lavoro per il bene di Frattaminore e del centrosinistra. Quindi, sarò sempre una risorsa e mai un ostacolo”.Perrotta, inoltre, affonda i colpi. “Noi come classe dirigente e soprattutto i cittadini – spiega il segretario del Pd – sentiamo forte la responsabilità di fare qualcosa affinché si metta fine allo scempio caratterizzato dall’amministrazione Caso. Hanno fallito su tutti i fronti e saranno puniti dagli elettori. Frattaminore tornerà ad essere il fiore all’occhiello della provincia di Napoli. Garantiamo un’amministrazione virtuosa, capace di risolvere i problemi immediati e di programmare, su larga scala, il futuro della cittadina”. E’ evidente che le fila sono state serrate. Come ha detto il coordinatore del Pd, tutti i partiti dell’alleanza si giocheranno le carte a disposizione per ottenere la leadership della coalizione. Senza strappi, senza ricatti, senza imposizioni. Tre nomi sono sul tavolo. Non lo dice nessuno. Tutti difendono le rispettive posizioni. Il dato politico, almeno per chi la mastica da anni, invece, dice un’altra cosa. Il dato certo è che la coalizione si è chiusa. Nessuno farà brutti scherzi al di là di clamorose ed improbabili invadenze di campo. E proprio per questi motivi, c’è la sensazione che si possa arrivare addirittura ad un altro nome che metta tutti

d’accordo. E che rappresenti un valore aggiunto rispetto alla classe politica attualmente in campo nel centrosinistra. La strategia è quella iniziale e, se vogliono vincere, non devono perdere la stella polare: la differenza alle elezioni la faranno i moderati. E il candidato a sindaco deve, come prima c a r a t t e r i s t i c a , suscitare “appeal” proprio nel popolo dei centristi in grado di fare la differenza. Ultima considerazione sul familismo Se n’è parlato tanto, come una colonna dell’amministrazione Caso. Qualcuno si è offeso. Nessun passo indietro, né la voglia di alzare il livello dello scontro alla vigilia di una campagna elettorale che, come ha spiegato nei gironi scorsi il segretario dei Popolari Michele Pellino, dev’essere “corretta e serena”. Giusto il confronto aspro, pure durissimo, ma sui problemi e sulle soluzioni da attuare. Quando si parla di familismo o nepotismo, come aspetti degenerativi della cosa pubblica, il riferimento è al rapporto tra la carica di indirizzo politico, quella di

consigliere comunale, e il braccio operativo dell’amministrazione. Quando un partito esprime nelle diverse posizioni, nuclei della stessa famiglia, non è certo un aspetto positivo, non è certo un aspetto che favorisce la partecipazione e la rappresentanza. Nulla a che vedere con le storie di altre persone estranee al contesto politico, amministrativo e pure alla campagna elettorale. Il fango lo lasciamo agli altri. Ecco perché il clima non si deve esasperare e tutto il confronto deve restare nella sfera politica e amministrativa. Inaugurare una nuova stagione i veleni, non conviene a nessuno. Soprattutto non conviene a Frattaminore…

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ARDITO – Il colpo di scena è arrivato. Puntuale. Inesorabile. Il consiglio comunale sulla caserma dei carabinieri ha sancito un verdetto netto, inequivocabile:

la proposta del sindaco non è stata messa al voto. L’ha ritirata lui ad inizio seduta. L’ha bocciata lui ad inizio seduta. E si è preso pure la briga di spiegare perché non era attuabile. Ha dato, in sostanza, ragione al Partito democratico. Poi, ha abbandonato la seduta. Perché? Perché ha capito che la maggioranza (Pd, Idv e Api) non c’era più. Ha capito che il Pd era intenzionato a prendere le distanze. Così ha lanciato una proposta da ultima spiaggia: giunta tecnica con sette assessori e allargamento della maggioranza. Un appello a tutti. Un allargamento di una maggioranza che non c’era. O meglio, non c’è mai stata. Almeno sui contenuti. Peppe Barra se n’è andato dall’aula perché ha capito il tenore degli interventi che da lì a poco si sarebbero susseguiti. Tutti uguali e netti. Un fuoco incrociato per bocciare l’amministrazione, per bocciare la proposta elaborata dal sindaco sulla caserma dei carabinieri e rifiutare l’invito ad entrare in un esecutivo tecnico, a questo punto senza maggioranza e con un Consiglio dominato da quelle che oggi sono forze di opposizione. A nulla è servito l’intervento di Peppe Barra che ha addirittura elogiato il Pd ed ha giustificato l’incontro tra i “democratici” e il Partito socialista. Ha alzato bandiera bianca quando si è rivolto al partito di Bersani: “Non c’è bisogno di mostrare i muscoli”. E, come detto, ha lasciato l’aula. Dall’Udc al Pdl fino al Pd: raffica di critiche. Oggi c’è una maggioranza che potrebbe

sfiduciare il sindaco. Anzi, che ha sfiduciato il sindaco. Fabio Orabona, assessore e vicesindaco, stamattina si è dimesso. Come fanno gli altri assessori ad avere la faccia di presentarsi al Municipio quando proprio il primo cittadino in aula ha spiegato che si tratta “della peggiore amministrazione del decennio”. E se pensiamo che il “decennio” ha rappresentato la costante delle “mezze tacche” e dei “tengofamiglia”, il capo dell’amministrazione non poteva scegliere una formula peggiore per bollare l’operato dei suoi collaboratori come fallimentare. E, se come ha detto il sindaco, abbiamo di fronte la “peggiore giunta del decennio”, significa che è vero. E non può essere tutta e solo colpa delle assenze di Fabio Orabona. Il giudizio è complessivo e riguarda pure l’assessore dell’Api, Andreina Raucci. Niente da dire su Vincenzo Pezzella, assessore dell’Idv, unica scelta indovinata e di sicura affidabilità. Con quale faccia Andreina Raucci, senza tirare di nuovo fuori il salto della “quaglia” e le argomentazioni che utilizzava cinque anni fa nelle case della gente per non far votare Peppe Barra, si presenterà al Municipio senza passare prima per il protocollo? La maggioranza alternativa sbandierata dal sindaco per spaventare il Pd prima del civico consesso non ha tenuto. Francesco Desimone di Noi sud, Enzo Amirante dell’Udc e Rocco Dinardo del Pdl non hanno risposto presente all’appello di Barra. Sono pronti a lavorare nell’interesse del paese sui grandi temi, ma non se ne parla proprio di garantire il sostegno alla nuova amministrazione “di minoranza” che il sindaco sarà costretto a varare in questi ultimi

mesi di consiliatura per salvare la poltrona. La parola fine l’ha scritta Giuseppe Cirillo. Ha bocciato sul piano tecnico la proposta del primo cittadino in merito alla caserma dei carabinieri ed ha promesso, dopo la riunione dell’assemblea cittadina, che la prossima consiliatura e la prossima amministrazione definirà nei dettagli come portare i carabinieri a Cardito senza “cementificare il territorio, senza soffocare con nuove case il rione Slai e senza indebitare il Comune mettendo a rischio la stabilità delle casse”. Non una,

ma “dieci caserme”. Senza debiti e senza cemento. Allucinante la proposta dell’Udeur. Cambiare la destinazione dei due suoli nel rione “Slai”, renderli edificabili e metterli in vendita. Poi, dopo la costruzione di una serie di palazzine, prendere quei soldi e investirli per la caserma da costruire, udite udite, nei pressi del “Parco Taglia”. Un misto di incompetenza e demagogia. Innanzitutto, solo un folle può pensare di ubicare lo stabile dell’Arma in via Kennedy, nei pressi del Parco Taglia. Quella strada è frequentata da famiglie, da bambini che col pallone, coi pattini, con la bicicletta, attraversano per recarsi nel polmone di verde attrezzato. Di sicuro non è il posto migliore per organizzare un pronto intervento dei carabinieri con le volanti che scorazzano a tutta velocità. Poi,

CARDITO • LA CRISI/1: LA CRONACA DEL CONSIGLIO COMUNALE

CBarra ritira la proposta che ha presentato nei giorni scorsi sullo stabile dell’Arma. Giangrande (Udeur) alza il tiro: “Mettiamo in vendita i due lotti della Slai”. Il Pd non ci sta e se ne va: basta altri mattoni

Antonio Giangrande, consigliere dell’Udeur, fa la stam-pella al sindaco e propone la vendita dei due lotti di terreno nel rione Slai per nuove speculazioni edilizie. Il Consiglio non prende nemmeno in considerazione il piano

Uno dei lotti di terreno ubicato nella Slai entrato nelle mira dei professionisti del cemento selvaggio

La maggioranza si spacca sul cement

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CARDITO • LA CRISI/1: LA CRONACA DEL CONSIGLIO COMUNALE

o: il sindaco boccia la “sua” casermaBarra ritira la proposta che ha presentato nei giorni scorsi sullo stabile dell’Arma. Giangrande (Udeur) alza il tiro: “Mettiamo in vendita i due lotti della Slai”. Il Pd non ci sta e se ne va: basta altri mattoni

nei giorni di maggiore affluenza, si pensi alla sagra della mozzarella, tanto per fare un esempio, la circolazione va in tilt. A quel punto, se arriva una segnalazione in caserma, i carabinieri come devono intervenire? Con l’elicottero? Siamo seri. Non scherziamo. La caserma la si deve realizzare nel rione “Slai”, zona di frontiera sul piano dell’emergenza sicurezza più di ogni altra area del paese. E poi la proposta di rendere edificabili non uno, ma due lotti nella Slai è assurda ed irricevibile. Come si può pensare ad un altro saccheggio del territorio, dell’unica parte del paese che non è stata toccata dall’abusivismo edilizio? Se basta edificarne uno, perché vogliono alzare la posta? Non perdono mai il vizietto. Una speculazione poteva passare. Una specvulazione in cambio della caserma nella “Slai” può passare. Due speculazioni in cambio di nulla assolutamente no. Si rischia di fare la stessa cosa di via Roma. Si da l’ok alla speculazione edilizia con la promessa di “Gollandia”. A conti fatti, gli appartamenti saranno realizzati sicuramente. “Gollandia” poi si vedrà. La stessa cosa che può succedere con la proposta deell’Udeur. Si parte dalla consapevolezza che il primo passo sono le speculazioni edilizie nel rione “Slai”. Poi, eventualmente, i soldi saranno destinati alla costruzione dello stabile dell’Arma in una zona nemmeno ben identificata. E’ evidente che Antonio Giangrande, dopo la “debacle” del sindaco, ha dovuto dire qualcosa per tentare di salvare la faccia, per tentare di

far capire all’opinione pubblica che c’è agli atti anche la sua idea. Che non è stata una sconfitta mortificante, che il Pd non ha vinto su tutta la linea. Inutile. Anzi, ha rimarcato la vittoria del partito di Bersani. L’intervento di Giangrande rientra sempre e solo in una questione politica infinita. Della caserma se ne fregano, così come se ne fregano dello sviluppo concertato. Sono riusciti in un’impresa: hanno dato ragione al Pd bocciando le proposte che il sindaco e l’amministrazione avevano redatto, spiegato e difeso con toni pure aspri e duri nei confronti dei contestatori, illudendo un intero paese. Alla fine, come detto, hanno alzato bandiera bianca senza nemmeno mostrare la forza di difendere le proprie idee. Rocco Saviano, invece, si è dimostrato coerente e affidabile. Ha ribadito quello che dice da una vita: “Il Consiglio è superato. Non rappresenta la città”. Mentre sul piano politico ha fatto sponda al Pd. E non si tratta di una posizione di comodo per rompere quella che fino a ieri era considerata almeno una maggioranza numerica (Api, Pd e Idv). Saviano in questi dieci anni ha dimostrato una cosa: è l’alleato più fedele. Se sceglie una strada la porta in fondo fino alla morte. E lo ha dimostrato proprio con Peppe Barra, fino a quando Saviano non è stato tradito e scaricato. Adesso i socialisti hanno scelto per il futuro. Alleanza col Partito democratico. Il “dopo decennio” riparte da qui.

Eugenio Lago, consigliere del Partito Democratico, si presentò un anno fa in Consiglio con una catena al collo per difendere ilquartiere Slai ed evitare la vendita dei due suoli liberi entrati nel mirino di speculatori, Lago, a distanza di tempo, ha mantenuto la posizione anche l’altro giorno

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ARDITO – Le ferite scaturite dall’ultimo consiglio comunale sono difficili da rimarginare. Anzi, rischiano di essere

fatali. Non esiste una maggiorana politica e in aula è saltata pure un’eventuale maggioranza alternativa alla precedente (Api, Pd e Idv) che avrebbe dovuto sostenere una “giunta tecnica”. Fabio Orabona, l’assessore del Pd, si è dimesso. In carica resta, però, una giunta di due assessori (Andreina Raucci dell’Api e Vincenzo Pezzella dell’Idv), un esecutivo di minoranza che impedisce una discussione franca e aperta su una possibile soluzione. Raucci e Pezzella (nonostante l’assessore dell’Idv si sia dimostrato uno dei migliori amministratori dell’ultimo decennio, ndr) rappresentano un ostacolo, un macigno quasi insormontabile. Orabona si è dimesso. Raucci e Pezzella no. Un’anomalia. Il sindaco Giuseppe Barra, dal canto suo, ha annunciato che formerà una giunta di 7 assessori. Che rischierebbe di acuire ancor di più lo scontro ed aprire scenari che metterebbero addirittura a rischio la consiliatura. Non è il momento dei “falchi”. Né quello delle sfide. Non servirebbe a nulla forzare la mano ed arrivare ad uno scioglimento anticipato a 4 mesi dalle elezioni. A chi gioverebbe? A nessuno. L’unico risultato che si raggiunge è quello di affidare il Municipio nelle mani di un commissario. Allora, come evitare il materializzarsi di questo pericolo? Serve una proposta al rialzo. Non la sfida dei 7 assessori del primo cittadino. La soluzione non è questa. La migliore proposta arriva da Francesco Pisano. Il leader dell’Api, partito del capo dell’amministrazione, ha capito il momento di difficoltà e ci mette la faccia. Esce allo scoperto perché dal tunnel di una ormai cronica crisi politica si esce solo con una proposta di altissimo profilo. L’ultima spiaggia dalla quale ripartire. “In questo momento – dichiara Pisano –

serve una presa di responsabilità collettiva. Dei partiti e dei consiglieri comunali. L’unico modo per fare l’interesse di Cardito è quello di formare una giunta a sette assessori non composta al ribasso, ossia con persone che magari non hanno esperienza e possono fare poco per la comunità. Non ci serve reclutare personale in questo modo solo per racimolare qualche voto prima della campagna elettorale. C’è la necessità e il dovere di nominare una giunta a 7 assessori che comprenda tutti i papabili candidati a sindaco e i leder dei partiti presenti nel civico consesso. Insomma, un governo di responsabilità con le forze migliori che offre l’attuale classe dirigente. Ci misureremo sulla qualità delle proposte e sull’impegno in

favore della collettività. Puc, Gollandia e caserma dei carabinieri. Tre argomenti che rappresentano il banco di prova per tutti. Così la gente capirà chi sono gli attori in campo e quali sono le soluzioni che propongono per garantire sviluppo. Il confronto politico deve avvenire sui problemi, non su giochetti di Palazzo che con Cardito non c’entrano nulla. E nessuno si dovrà preoccupare in vista della campagna elettorale. In un governo di responsabilità, tutte le cose positive che si faranno saranno merito

di tutti. Peppe Barra non si può candidare. Quindi, i suoi meriti serviranno per la storia. Mentre i frutti positivi del lavoro del nuovo esecutivo gioveranno a tutti noi, primi attori della prossima campagna elettorale. Indipendentemente dalle posizioni che assumeremo e dalle coalizioni che si formeranno. Avremo tutti il merito di aver dato inizio all’iter per la costruzione della caserma dei carabinieri, avremo tutti il merito di aver varato il Piano urbanistico comunale, avremo tutti il merito di aver dato concretezza al sogno chiamato Gollandia, il mega parco a tema che gli imprenditori vogliono realizzare a ridosso del parco Taglia. Spero che il mio appello venga recepito”. Francesco Pisano lancia la proposta e alza la posta. Un richiamo alle armi a tutta la classe dirigente degli ultimi dieci anni. Un banco di prova, quello più importante, più qualificante. Adesso sull’idea di una giunta di responsabilità saranno i partiti ad esprimersi, consapevoli che

non è possibile continuare con una giunta a 2 assessori senza maggioranza e che opera sul libero arbitrio di singoli soggetti senza rappresentanza. Ecco perché la proposta di Pisano è da prendere seriamente in considerazione, consapevoli che si tratta dell’ultima spiaggia per chi intende ragionare in grande. Ogni altro pastrocchio sarebbe una soluzione al ribasso, per tirare a campare gli ultimi 4 mesi senza produrre nulla di concreto e di rilevante per la comunità. Con assessori che sarebbero un peso e non una risorsa per Cardito. Solo un’altra spesa inutile. Pisano chiama. Vediamo chi risponde all’appello…

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“Giunta di responsabilità coi leader di tutti i partiti”CARDITO • CRISI POLITICA/2: LA PROPOSTA DI PISANO PER USCIRE DAL TUNNEL

Il leader dell’Api, tra i possibili candidati alla successione di Barra, è l’unico ad aver avanzato una proposta dignitosa su come evitare lo scioglimento del Consiglio: “In amministrazione i leader e i papabili candidati a sindaco”

Il leader dell’Api Francesco Pisano: l’unico che ha avanzato una proposta dignitosa per risolvere la crisi

Il sindaco di Cardito Giuseppe Barra senza giunta e sen-za maggioranza. L’Api sta tentando in tutti i modi di sal-vargli la poltrona

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Impraticabile l’idea dell’Api. E allora Giuseppe Barra tenta l’ultimissima spiaggia per salvare gli ultimi 4 mesi: farà 7 assessori di sua fiducia. Tiene l’asse Pd-Ps in un Consiglio dilaniato e arrivato alla frutta

Il sindaco si aggrappa alla “giunta di minoranza”

ARDITO - La proposta lanciata da Francesco Pisano di un “governo di responsabilità”, composto sul piano programmatico da 3

punti (Puc, caserma dei carabinieri e Gollandia, ndr) e da una giunta formata dai leader di tutti i partiti presenti in aula, rimbalza su un muro di gomma. Niente da fare. Nemmeno l’ultima soluzione riesce a fare breccia in un Consiglio arrivato alla frutta. Un Consiglio che, sul piano programmatico e di impegno, non ha più nulla da dare alla comunità. E le dichiarazioni dei leader dei partiti lo dimostrano. “E’ una proposta che arriva in ritardo - spiega Antonio Affinito, coordinatore dell’Udc -. Poteva andare bene un anno fa ma non a 4 mesi dalle elezioni. Cosa vorrebbero realizzare nei 4 mesi prima del voto? Non siamo disponibili a questa soluzione. Seguendo la logica, bisognerebbe fare un consiglio comunale sulla crisi amministrativa. Se non c’è una maggioranza qualcuno ne deve prendere atto”. Affinito è un moderato. Non affonda il colpo con violenza. L’affondo è politico. Ma il riferimento chiaro è al primo cittadino. Come dire, se non c’è una maggioranza, è giusto che il sindaco si dimetta. Affinito parla pure della proposta di costruire la caserma dei carabinieri sulla zona cerniera, nei pressi del Parco Taglia, mettendo in vendita i due lotti di terreno nella zona “Slai” col cambio di destinazione: ovviamente rendendoli edificabili. “Non siamo d’accordo su questa proposta – continua Affinito – perché facciamo la fine delle lottizzazioni di via Roma. Le case saranno costruite mentre Gollandia rappresenta un sogno. La stessa cosa succederà se questa specifica proposta sulla caserma dovesse essere approvata. Le case nella Slai saranno realizzate, poi chissà se i soldi ricavati dalla vendita dei lotti saranno destinati alla costruzione della caserma dei carabinieri. Ma non lascio spazio ad inutili strumentalizzazioni: l’Udc vuole realizzare una caserma dei carabinieri attraverso una proposta seria e sostenibile”. Il leader di “Noi sud”, invece, Francesco Desimone boccia la proposta di Pisano ma è d’accordo con la vendita dei due lotti nella Slai. “Non entro in giunta e non sono nemmeno disposto a fare il nome dell’assessore – spiega Desimone -. Sono disponibile a dare il mio voto, puramente tecnico, in aula affinché si realizzino delle cose che sono nel programma elettorale e che non siamo riusciti a realizzare in dieci anni. Se le realizziamo adesso, mi presenterò con un’altra faccia davanti all’elettorato. Ma respingo la proposta di Pisano. Noi sud non vuole impegnarsi politicamente per soli 4 mesi. Vogliamo avere le mani libere per partecipare e arricchire una proposta di governo che ci piace e che presenteremo agli elettori nella prossima campagna elettorale insieme agli alleati con i quali troveremo intese programmatiche”. Desimone ha capito che non ci sono i numeri per comporre una maggioranza. Vuole semplicemente evitare lo scioglimento anticipato senza “sporcarsi” col nuovo governo che nascerebbe, saltata l’ipotesi di Pisano (l’unica dignitosa, ndr), senza una maggioranza, né politica né numerica, e con un solo vero obiettivo: non perdere poltrone e

stipendi. Sulla caserma dei carabinieri Desimone è netto: “Sono d’accordo con la vendita dei due lotti nella Slai e realizzare lo stabile dell’Arma sulla zona cerniera”. Una proposta, però, bocciata da tutti tranne pochi elementi. Una proposta archiviata prima ancora di essere partorita. Una proposta che non ha, questa si, né capo, né coda. Il coordinatore del Pd Elia Schiavo resta a bocca aperta. “Il governo di responsabilità richiesto da Pisano – spiega Schiavo – è imbarazzante, ci coglie di sorpresa ed è evidente che non ha un fondamento politico. Non è una proposta strutturata sul piano politico. E’ una soluzione buttata lì per caso, come se fosse una scialuppa di salvataggio solo per evitare lo scioglimento anticipato del Consiglio. Proposta inattuabile che non vale la pena nemmeno approfondire. Qualcuno deve prendere atto della situazione. La maggioranza non c’è più”. Rocco Saviano resta sulla linea che i Socialisti hanno scelto da più di un anno e, a conti fatti, hanno avuto ragione: “L’esperienza è arrivata al capolinea. I socialisti sono per lo scioglimento del Consiglio”. Lo hanno sempre detto e lo ribadiscono in questa fase. “Anche se ogni decisione finale”, ha spiegato Saviano, “il Partito socialista la prenderà insieme al Pd”. L’asse è forte, per il presente e per il futuro. Si riparte da una consapevolezza: il sindaco non ha più una maggioranza. La vecchia (Api, Idv e Pd) si è rotta e la frattura è insanabile. Oltre questo, ogni tentativo politico è risultato vano. Non ci sono nemmeno 11 consiglieri pronti a dare sostegno ad una eventuale nuova giunta. Infatti, né Gennaro Vicale, né Vincenzo Soritto sono disposti a partecipare a governi di fine consiliatura. Hanno già scelto di sostenere alle prossime elezioni il candidato a sindaco del Partito democratico. A conti fatti, quindi, il sindaco gode del sostegno di Pasquale Barra e Raffaele Sorriso (Idv); Salvatore Setola e Nunzio Raucci (Api). E siamo a 4. E al massimo può arrivare a sette puntando sul voto tecnico di Francesco Desimone di Noi sud, su quello di Antonio Giangrande dell’Udeur e su quello di Giuseppe Nuzzo, passato di recente nell’Udc con un solo obiettivo: fare il consigliere comunale per altri 4 mesi. Nulla di più. Se si mette tutto insieme, pur mettendo tutto insieme, si arriva, come detto, a 7 consiglieri. Con Aldo Vetrano, mina vagante, il fritto misto arriverebbe all’apice: 8 consiglieri. Una minoranza. Otto consiglieri nemmeno convinti, di cui almeno 3 non sono disposti ad assumere incarichi di governo né a dare sostegno politico al primo cittadino. Sarebbe la fine ingloriosa del “decennio”. Qualunque soluzione, alternativa a questa, è più dignitosa. Ma questa proprio no. E’ scandalosa sotto tutti i punti di vista. Dall’Italia dei valori emerge una posizione chiarissima. “La proposta di Pisano è di valore e fatta da una figura autorevole – spiega il coordinatore dell’Italia dei valori Andre Falco -. Se nessuno la vuole, ritengo che sia difficile applicarla. Comunque sia, sono convinto che serve una verifica in Consiglio e capire innanzitutto se c’è una maggioranza e se una eventuale proposta del sindaco riesca a guadagnare i numeri indispensabili per governare.

Andremo in aula e verificheremo. Se non ci sono i numeri, ne prenderemo atto e ci comporteremo di conseguenza. Ritengo, allo stesso tempo, che a Cardito, pure in prospettiva, bisogna lavorare per un centrosinistra unito”. Anche Falco è stato onesto. Il paese non può restare in agonia. Il sindaco deve sciogliere i nodi e varare un esecutivo con un programma preciso. Se non vuole dimettersi, Giuseppe Barra ha il dovere di formare una giunta tecnica, di sua fiducia, presentarsi entro pochi giorni in aula con una relazione programmatica e verificare se c’è una maggioranza pronta a sostenerla. Senza numeri i 4 mesi passeranno senza approvare la caserma, senza approvare il Puc, senza dare il giusto contributo a “Gollandia”, senza fare nulla e senza programmare nulla. Insomma, sarebbero 4 mesi dove si potranno macinare solo clientele, sprechi e fare campagna elettorale coi soldi pubblici. Questo non è consentito. A nessuno. “Che devo tornare a fare in consiglio comunale? – dichiara il sindaco -. Per assistere ad un’altra sceneggiata e a comizi da campagna elettorale? Assolutamente no. Ho dato ai miei uomini carta bianca per una settimana in modo da tentare la strada politica per formare una maggioranza di partiti. Contro la mia volontà. E’ una soluzione nella quale non credo. Tant’è che ho già anticipato che lo sforzo dignitoso dell’Api sarà tempo perso, non concluderanno nulla. Allora, a quel punto, partirò da un altro punto di vista: se da un lato è vero che non ho una maggioranza, dall’altro è pur vero che non ci sono 11 firme per sfiduciarmi. Quindi nominerò 7 assessori di mia fiducia e porterò il paese alle elezioni. Se i consiglieri non gradiranno la mia soluzione, possono tranquillamente sfiduciarmi. Ma è evidente che non c’è una maggioranza che vuole mandarmi a casa. Il mio dovere prioritario e la mia responsabilità sono quelli di governare Cardito. Il problema non è mio, ma di quei consiglieri che, eventualmente, senza vergogna, vogliono sciogliere il civico consesso a 4 mesi alle elezioni…”. Bisogna, a questo punto, ragionare con estrema chiarezza e nell’esclusivo interesse del paese. Se ci sono i numeri per garantire quello che non sono riusciti a realizzare in 10 anni, qualsiasi proposta politica di fine consiliatura va benissimo. Soprattutto per evitare lo scioglimento anticipato. Se, invece, bisogna “tirare a campare”, con la nomina di 7 assessori di bassa qualità, figure reclutate solo per macinare candidati in vista delle prossime elezioni, sarebbe una vergogna. Cardito può solo rimetterci. Il sindaco può solo rimetterci il prestigio e la faccia. A questo punto, a malincuore, l’ipotesi che si sta paventando è quella di staccare la spina per evitare ulteriori degenerazioni. O si amministra nell’interesse di Cardito, oppure i partiti stanno già lavorando per mettere il punto finale al “decennio”. Con 5 mesi di anticipo. La prossima settimana sarà determinante. Il paese non può restare così, senza una giunta, senza un governo, senza una maggioranza e con un sindaco commissariato nei fatti. O c’è il salto di qualità, o tutti a casa.

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CARDITO • CRISI POLITICA/3: BOCCIATA LA PROPOSTA DI PISANO. LE REAZIONI

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RISPANO – Una vergona. Semplicemente una vergogna. Si devono vergognare. Dopo l’aggressione al

direttore di Mosaico, Giovanni De Cicco, e al sindaco di Cardito Giuseppe Barra, ad opera del papà dell’assessore Nunzio Cennamo, a Crispano è stato affisso un manifesto dal titolo: “La macchina del fango”. Un attacco spregiudicato, violento, falso, squallido, ai giornalisti. Ovviamente senza mettere i nomi e i cognomi. Senza precisare fatti e circostanze. Praticamente fango. Mentre le inchieste sulle collusioni tra politica e camorra, sugli scandali e sugli affari, sono stati raccontati dalla stampa con nomi, cognomi, particolari e dettagli. I giornalisti hanno subito pure una querela. L’hanno vinta in tribunale. Non hanno diffamato nessuno. Tutto vero. Non abbiamo diffamato nessuno. Eppure, “Nunzio Cennamo & soci”, continuano a spalare fango per coprire malefatte, abusi edilizi, incartamenti falsi, conflitti di interesse, dirigenti condannati comunali e del Pd, condannati per aver favorito ditte in odore di camorra negli appalti al Municipio sono al loro posto. A gestire soldi e appalti pubblici. Come se nulla fosse successo. Tutto provabile. Tutto scritto, tutto raccontato. Non è fango. Ma la triste realtà di un paese di provincia “marchiato” da una classe dirigente che dopo lo scioglimento per camorra ha saputo collezionare (tranne la parentesi breve di Raffaele Galante, ndr) solo scandali a ripetizione. Ma non è tutto marcio. La palma del peggiore va a Carlo Esposito. Proprio lui. Il primo ad arrivare a Cardito e a dare la solidarietà al direttore De Cicco e al sindaco di Cardito. Ebbene, appena è tornato a Crispano, insieme al suo fedelissimo scudiero, Salvatore Cennamo, dirigente del Pd e del Comune, nonché papà del consigliere del Pd Marina Cennamo, hanno tentato di alzare il tiro, di alimentare nuovi veleni, nuovi scontri, aizzando l’assessore Giuseppe Frezza. Il quale non è caduto nella trappola, non ha accettato la provocazione ed ha reagito a muso duro. Proprio contro Cennamo. Anche stavolta Carlo Esposito e Salvatore Cennamo hanno perso un’occasione per stare zitti. Proprio lui, Salvatore Cennamo, che per mesi ha tentato di gettare benzina sul fuoco sul caso Frezza. L’assessore del Pd ha ascoltato con le proprie orecchie i “consigli” e le “veline” che il buon Cennamo passava alla stampa per colpirlo. E visto che Carlo Esposito ha utilizzato l’incontro a Cardito per alimentare ancora ulteriori veleni, è giusto ristabilire la verità. “Appena sono venuto a conoscenza di quanto successo al Municipio dopo l’aggressione –

spiega il direttore De Cicco – sono rimasto a bocca aperta. Ecco perché rispedisco al mittente la solidarietà di Carlo Esposito e Salvatore Cennamo. La devono smettere, altrimenti saranno considerati responsabili di qualsiasi altro gesto folle che potrà colpire noi giornalisti o le nostre famiglie. Caro sindaco, la tua solidarietà non mi serve e non la voglio. Senza Raffaele Galante – continua il direttore – Esposito ha dimostrato il suo vero volto. A questo punto lancio io la sfida: perché il sindaco non ha il coraggio di ripetere in pubblico quello che ha detto davanti al sindaco di Cardito su Nunzio Cennamo? Ha spiegato chiaramente che dopo il fango che Cennamo ha lanciato sulla classe dirigente sciolta per camorra, il problema se lo deve porre proprio l’assessore della Lumaca a stare

in quest’amministrazione. Non viceversa. Ha affermato testuali parola: <Il problema è suo e non mio>. Insomma, anche per Carlo Esposito, Nunzio Cennamo è un incoerente perché ha prima lanciato fuoco sugli amministratori sul sindaco Esposito sciolto per camorra, e poi si è candidato con loro difendendo addirittura tutte le dinamiche perverse e gli scandali che hanno caratterizzato l’inizio della nuova esperienza. Il gioco di Esposito e Salvatore Cennamo non regge più. Sono ormai stati smascherati pure dai loro stessi compagni di viaggio. La stampa libera non si farà certo intimidire e continuerà l’attività consapevole di avere le spalle larghe per sopportare il fango che ci arriva addosso e pure qualche

aggressione. Abbiamo smascherato il doppiogiochismo di chi stava e sta lavorando affinché succedesse qualcosa di grave. Per fortuna, per il momento, si sono fermati agli sputi e alle offese. Speriamo che si finisca qui. Anche se i segnali vanno in tutt’altra direzione. Ringrazio, comunque, lo zio di Nunzio, Biagio Cennamo, il quale mi ha chiesto scusa dell’aggressione e per dimostrare la mia disponibilità a superare l’episodio, ho deciso di non presentare la denuncia ai carabinieri, d’accordo pure col sindaco di Cardito. Ma quegli sputi in faccia subiti rappresentano una ferita che si è allargata con l’atteggiamento inqualificabile del primo cittadino. Due facce, due volti, una persona, la quale rappresenta il vero motore del clima di veleni che si è impadronito di Crispano. Questa volta si

è superato. Sconcertante. Non ho capito dove vuole arrivare. Su Salvatore Esposito, coordinatore del Pd, non mi pronuncio perché sulla croce rossa non si spara. Mi accontento dell’aiuto che mi ha fornito fino a prima che avesse l’incarico a Città del fare, per mettere in evidenza le falle dell’amministrazione e tutti i conflitti di interesse. Ne ha dette di tutti i colori su tutti. Adesso di cosa parla e chi vorrebbe offendere? Spero che ritrovi la bussola e la serenità”. Torniamo ai fatti. Il centrosinistra, la parte sana del centrosinistra, prende le distanze dal manifesto firmato dai partiti ma elaborato, nei fatti, da Nunzio Cennamo. Sempre lui. Solo lui. E basta cliccare su www.o’partigiano.it

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CRISPANO • LA VERA MACCHINA DEL FANGO E’ AL GOVERNO DEL PAESE

La parte sana del centrosinistra condanna l’aggressore. La figuraccia del sindacoIl presidente del consiglio comunale Anna Castiello lancia segnali Il sindaco e Salvatore Cennamo si fingono solidali e poi tentano di aizz

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per leggere le sue arringhe contro la classe dirigente sciolta per camorra e contro Carlo Esposito. Quella classe dirigente, la stessa, identica, che oggi difende a spada tratta. Che cosa è cambiato rispetto al passato? Una sola cosa: lo stipendio a Nunzio.Michele Vitale, consigliere del gruppo “Valori sociali” prende le distanze e difende i giornalisti. “Confermo in pubblico quanto detto in privato – spiega Michele Vitale -, piena solidarietà al giornalista De Cicco e al sindaco di Cardito per l’aggressione subita che condanno senza esitazioni. Per di più, non ho problemi a dire che non condivido il contenuto del manifesto affisso e non condivido la strategia di questi manifesti che tra l’altro riportano offese senza che si facciano nemmeno nomi e cognomi. Non condivido questa strategia, ai fatti bisognerebbe rispondere con i fatti e non con le chiacchiere o manifesti che rappresentano solo schermaglie inutili. L’ho già ribadito a chi di dovere in sede ufficiale. Su questo terreno non sono disponibile. Solidarietà ai giornalisti e a tutti quelli che ogni giorno lavorano per tutelare la legalità. Anche io ho avuto dei problemi col papà di Nunzio. A questa situazione va messo un freno”.Non c’è che dire, la posizione di Michele Vitale rende onore alla città e dimostra quanto la parte sana del centrosinistra e di Crispano abbiano i giusti anticorpi per fronteggiare il malaffare che si è infiltrato nell’Ente locale. Raccontato e ampiamente dimostrato dalle inchieste giornalistiche e da quelle delle forze dell’ordine. “Condanno l’aggressione ed ogni forma di violenza – spiega Anna Castiello, presidente del civico consesso – e riconosco la pinea solidarietà mia, del Consiglio e di tutta la comunità, nella veste di presidente del civico consesso, al giornalista aggredito ed al sindaco di Cardito. Tra l’altro anche io sono stata aggredita dal papà di Nunzio ma non ho presentato denuncia perché è una persona perbene e non riesco a capire perché in questo periodo si comporta così. Creando, tra l’altro, problemi politici allo stesso figlio il quale spesso si vergogna di questi atteggiamenti che, ripeto, condanniamo senza esitazioni. Lancio un appello anche agli operatori dell’informazione affinché si plachino i toni in quanto alcune volte contro questa maggioranza si è esagerato”. Anna Castiello. Avvocato e colonna storica della sinistra locale. Estranea a circuiti perversi, ha sempre dimostrato la sua caratura politica e morale, in ogni occasione. E non si smentisce. Un contributo, vero, non come quello del sindaco che predica bene e razzola male, a smorzare i toni ed a recuperare lo spirito di un

confronto civile e sereno. Basterebbe poco. Che i familiari degli assessori la smettessero di costruire senza licenza, pagassero i condoni per case realizzate abusivamente, che si mettessero da parte i dirigenti condannati in primo grado, almeno fino alla conclusione del processo, e i responsabili degli uffici pensassero a tutelare l’interesse pubblico. Se su un cantiere ci va il tecnico dell’Utc e scrive che è tutto ok, mentre se ci va, sullo stesso cantiere, il tecnico della Procura e scopre lo smaltimento illecito di rifiuti speciali o, in altri casi, addirittura abusi edilizi con contorni di falsificazioni di atti al Genio civile, mentre per l’Utc è tutto ok, significa che qualcosa in quel Palazzo non quadra. Questo non è fango. Sono fatti dimostrati dalle forze dell’ordine. Se Carlo Esposito non è d’accordo, perché al posto di spalare fango non entra nel merito dei fatti? Se incendiano il capannone al sindaco in carica i segnali non sono positivi. E non è colpa dei giornalisti che raccontano la cronaca. Parlano bene quando c’è da parlare bene. Male quando c’è da parlare male. Luigi Capasso, assessore del Pd: “Sapevo che doveva uscire un manifesto ma non conoscevo il contenuto. Ne sono venuto a conoscenza quando è stato affisso in paese. Posso solo confermare la solidarietà al giornalista e al sindaco di Cardito per l’accaduto e la ferma condanna nei confronti di ogni forma di violenza. Se mio figlio sputa in faccia ad un amichetto gli do uno schiaffo sulla mano e gli faccio capire che non si fa”. Nunzio Cennamo, invece, al papà non ha dato nessuno “schiaffo”, inteso come richiamo. Nemmeno gli sputi lo hanno fatto vergognare. Anzi, ha addirittura tentato di giustificarle la spedizione punitiva con dichiarazioni a mezzo stampa: “Confronto democratico in pubblica piazza”. Probabilmente è stato educato così. E’ abituato a confrontarsi con sputi in faccia e offese di ogni tipo. Ne prendiamo atto. Solidarietà al giornalista aggredito e al sindaco di Cardito è arrivata anche da Pasquale Vitale dell’Api, dall’assessore Giuseppe Frezza del Pd e da Enzo Cennamo, consigliere del Pd in aperta polemica con i vertici del centrosinistra per quello che sta succedendo in paese. “Il manifesto non l’ho condiviso perché ancora una volta si alzano i toni – spiega Enzo Cennamo – e si lancia fango nel mucchio con offese gratuite senza mettere nemmeno i nomi dei destinatari di quel fango. Crispano deve uscire da questo vortice: politici e giornalisti, tutti gli addetti ai lavori, devono capire che è giusto parlare dei problemi e sulle soluzioni alle emergenze del paese. Il sindaco deve capire che alimentare una guerra frontale tra i consiglieri comunali

e gli assessori, non gli serve a granché. Anzi, il primo ad avere problemi sarà lui. C’è bisogno di ripartire da zero, eliminando i conflitti di interesse, mettendo da parte i dirigenti condannati seppur in primo grado e responsabili dello scioglimento per camorra. Sarebbero i primi atti che dimostrerebbero al paese e alla stampa un’inversione di rotta netta. La legalità, l’etica, la morale nella cosa pubblica la si pratica coi fatti. Crispano non può essere vittima di Nunzio Cennamo, il quale al posto di lanciare fango contro la gente onesta e perbene, iniziasse a prendere le distanze dalle continue aggressioni che si stanno verificando in città ed a fare qualcosa di concreto per fermarle. Inoltre, da assessore al Bilancio, insieme al sindaco, Nunzio pensasse di fare un piano serio per fronteggiare la crisi delle famiglie. Ho lanciato una proposta e sto ancora aspettando la risposta: rinunciare almeno alla metà degli stipendi di assessori e rimborsi ai politici per destinarli alle famiglie in difficoltà. Su questi temi ci dobbiamo misurare come centrosinistra, non dando il cattivo esempio, e poi ci lamentiamo se ci criticano oppure se accadono cose peggiori o simili a quelle successe in passato. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Al posto di alimentare veleni e spalare fango, gli amministratori e i politici pensassero a risolvere i nodi spinosi che ho messo sul tavolo, a garantire un’amministrazione efficiente ed ha rasserenare il clima. Ne gioveremo tutti. Se, invece, vogliono alzare ancora di più il tiro, sono liberi di farlo, non mi troveranno su questa strada ma poi si assumessero pure le responsabilità derivanti dai loro atti sconsiderati”.

CRISPANO • LA VERA MACCHINA DEL FANGO E’ AL GOVERNO DEL PAESE

L’assessore Nunzio Cennamo ha tentato in tutti i modi di far passare l’aggressione come “un confronto democratico in pubblica piazza”

di distensione: “Contro le aggressioni ed ogni forma di violenza”. are l’assessore Frezza. Michele Vitale: “Manifesto da non condividere”

a l’aggressore. La figuraccia del sindaco

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AIVANO – La giunta della minoranza, o “governo delle minoranze,” ha, nei fatti, sospeso la democrazia in paese. Chi ha vinto

le elezioni si ritrova all’opposizione del sindaco che ha determinato ad eleggere. Una manovra di Palazzo che ha affidato il paese ad assessori sconosciuti, alcuni dei quali non conoscono nemmeno il territorio. Espressione di chi le elezioni le ha perse. Non è solo colpa del Partito democratico. Il Pd è un tassello, seppur determinante, di un mosaico molto più articolato, composto da interessi personali e familiari. Così come ha denunciato l’ex vicesindaco Raffaele Del Gaudio, sperando che trovi pure il coraggio di fare nomi e cognomi. Il risultato? Il paese sprofonda nel degrado, il Municipio è nelle mani di chi ha perso le elezioni mentre i consiglieri pensano esclusivamente al loro piccolo orticello da tutelare. Altrimenti ricatti e minacce di sfiducia si sprecano. Sanno, ormai, che sono tutti determinanti per mantenere il sindaco sulla poltrona più importante della città. La gente è lontana, sempre più schifata. La prossima volta, soprattutto se gli attori saranno sempre gli stessi, perché dovrebbe candidarsi, perché dovrebbe recarsi all’urna? Tanto vale che si mettano d’accordo le figure più influenti, come il senatore Giacinto Russo, e i leader dei principali partiti. Si mettono d’accordo su chi dev’essere il sindaco e su chi devono essere i consiglieri comunali; così tutta la partita la si gioca nel Palazzo. Perché mai gli elettori dovrebbero presentarsi al seggio? Perché mai dare spazio e sprecare soldi con un’altra sceneggiata? Costosissima, tra l’altro. A cosa è servita l’ultima elezione? La popolazione è letteralmente sfiduciata. Basta presentarsi sul corso Umberto. Per carità. Non chiedete ai “tifosi” dei politici: c’è chi ha avuto il posto per il figlio, chi vive di promesse e aspettative. Quelli no. Sono i principali colpevoli del degrado sociale e morale, insieme ovviamente ai sedicenti leader politici. Provate a chiedere, invece, cosa pensa della politica locale a chi è fuori dal sistema perverso delle “clientes”. Lo abbiamo fatto di domenica mattina ed evitiamo di scrivere cosa ne è uscito fuori per evitare querele o qualche altra tonnellata di fango scaricato addosso da chi viene costantemente “beccato” con le mani nella marmellata e vorrebbe fermare la stampa libera. Frasi irripetibili. In un gruppetto, poco distante dalla farmacia, c’è anche lui. Il “dottore con la barba”. L’ultimo sindaco eletto a furor di popolo. L’unico sindaco di centrodestra che Caivano abbia mai avuto nella sua storia. Un sindaco che voleva riformare la macchina amministrativa, voleva combattere, così come ha fatto, il saccheggio del territorio sbarcando i rifiuti fuori paese; voleva chiudere la fase dei privilegi, del malaffare e degli interessi personali; voleva riportare la popolazione su quel maledetto Comune. Non promesse a vuoto. Ma fatti concreti. Tant’è che quando i consiglieri comunali hanno visto che Pippo Papaccioli faceva sul serio, l’hanno immediatamente sfiduciato. Prima, però, l’hanno ricattato: ogni consigliere ha avanzato delle pretese. Chi voleva il posto di lavoro, chi voleva il posto di lavoro per il figlio, chi magari un appalto, chi dei posti “stagionali” nelle fabbriche della zona Asi di Pascarola, chi chiedeva qualche incarico, qualche stipendio giusto per portare a casa a fine mese una rendita. Altrimenti a che servirebbe la politica? Per loro la “politica” è questa. Papaccioli, appena capì la musica, spense addirittura i telefoni e per Giacinto Russo e company fu un gioco da ragazzi sfiduciarlo e mandarlo a casa. Spense i telefoni per non essere importunato dai consiglieri che volevano

ricattarlo: non firmo se mi dai questo. Papaccioli, in quella fase, continuava ad amministrare ma evitò di sottoporsi al vile atteggiamento di chi pretendeva una contropartita materiale per concedere la fiducia. Proprio quello che il sindaco Falco, invece, ha legittimato e avallato. E’ ancora lì solo per questo. Sempre loro, sono tornati al Comune e lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti. Semplicemente indecoroso. Papaccioli vede i taccuini e non riesce a restare in silenzio. Pure perché le domande fioccano a raffica. E’ un’occasione da non perdere. Non riesce a parlare perché si avvicina prima una vecchietta, poi due signori. Dicono sempre la stessa cosa. Gli chiedono sempre la stessa cosa: “Dottore, perché non si candida di nuovo?”. Nonostante i taccuini, Pippo Papaccioli risponde a bruciapelo: “Per fare cosa? Sarei pure disponibile a candidarmi, ma non per essere vittima di consiglieri e pseudo politici che intendono la politica e il Comune come un’occasione di arricchimento indebito per sé e per i propri cari. Sono disposto a tornare in campo se attorno a me vedrò la società civile, la parte sana della società e dei settori produttivi. Non quella che sta in salotto e discute. Ma parlo di gente umile, dotata di entusiasmo ed amore per la propria terra. Gente stufa e stanca di vivere in questo squallore, in una città senza valori, senza dignità, amministrata da una pseudo classe dirigente senza qualità. Bisogna ripristinare il primato dei bravi. Ci sono tantissime energie positive, bisogna sollecitarle, devono rimboccarsi le maniche. Scendere in campo insieme a me e alzarsi la mattina per capire cosa si deve fare per la comunità”. Tutti a bocca aperta. Non promette posti di lavoro, non compra i voti e non usa i galoppini della malavita nei “bunker” della camorra. La sua ricetta è questa. Il suo programma è questo. Prendere o lasciare.Il discorso si fa interessante. Ci appartiamo per un buon caffè. Lontano da occhi indiscreti, lontano dalla folla che vuole salutarlo, che vuole stringergli la mano. In quelle condizioni l’intervista non l’avrei finita mai. Prima domanda, doverosa, dopo la risposta che Papaccioli ha dato a chi gli chiede di ricandidarsi a sindaco. Con quale partito, col Pdl? “Gradire un progetto che vada oltre i partiti, che metta al centro – spiega Papaccioli – il cittadino e Caivano. Pure perché a livello locale qualcuno mi può spiegare dove sono i partiti? Sono semplicemente scudetti per gente sconosciuta, senza consenso e senza qualità. Per poter parlare, per assumere un ruolo, per curare qualche interesse personale, devono scegliersi un ombrello. Tant’è che ne cambiano uno al mese. Tanti non hanno sedi, chi ce l’ha non la fa funzionare, e soprattutto non c’è vita democratica interna, non ci sono militanti, non c’è confronto, non ci sono organi che favoriscano il dibattito e poi riescano ad orientare l’azione dei consiglieri comunali nelle istituzioni per trasferire le istanze popolari. I partiti a Caivano sono semplici sigle, da utilizzare, cambiare e scambiare per posizionarsi meglio, per accaparrarsi qualche prebenda. Ecco perché bisogna andare oltre, superare questo schema perverso e degradante, riportando al centro dell’azione politica e amministrativa il bene comune. Anche il Pdl dovrebbe fare mea culpa per tutti gli errori commessi e che sta continuando a commettere”. Papaccioli ha ragione. Sui pseudo-partiti e sul Pdl. In questo spettacolo indecoroso, il partito di Berlusconi, al di là dell’aiuto sulle tessere arrivato sottobanco da frange del Pd, non è riuscito a portare avanti un’azione politica seria, forte, visibile, determinante per liberare le istituzioni. Né

sulla crisi dei rifiuti, né sull’affarismo, né sulla crisi politica. Un simbolo e un gruppo consiliare senza spina dorsale. Senza una reale e concreta proposta di governo. Ecco perché Papaccioli lancia il progetto delle civiche in una terra colonizzata da anni dal malaffare e da dinamiche di campagna elettorale degne di un paese del “Quarto o quinto mondo”. “Il Pdl – spiega Papaccioli – dovrebbe in questa fase organizzare una grande mobilitazione popolare. Non lo fa perché, a mio avviso, non ne sono capaci. Tutto qui”. “Sull’amministrazione e la maggioranza – continua Papaccioli – per favore non ne parliamo. Non c’è nulla da dire, tranne una cosa: hanno creato le guardie ambientali per contrastare l’estinzione del <Falco peregrino>. Ovviamente hanno affidato tutto all’esterno, nonostante a Caivano ci fossero associazioni che potessero svolgere quel servizio come i Rangers e almeno altri 4 gruppi”. Hanno scelto di pescare fuori paese. Il perché lo sanno tutti. Se proprio devono gestire qualche operazione per accontentare il consigliere o l’elettore di turno, meglio farlo fuori città e non con associazioni del territorio. La voce della eventuale “raccomandazione” o della “sistemazione” avrebbe fatto in pochissimi minuti il giro di tutte le case. E, di questi tempi, meglio evitare. Già la popolazione è “incazzata” per quanto successo. Figuriamoci se mettono ancora benzina sul fuoco cosa può accadere. “Dovrebbero evitare tante altre cose – spiega Papaccioli, con un sorriso amaro -. Sono fuori dal Municipio, quindi non posso testimoniare se tutto quello che i consiglieri dell’opposizione hanno denunciato sia vero. Ma lo si deve approfondire. Si parla di fatture false messe in pagamento e poi sulla discarica di rifiuti speciali di via Rosselli ci sarebbe davvero da intervenire. Da dove iniziare? Basterebbe chiedersi quei rifiuti speciali da dove arrivano e si aprirebbero ulteriori scenari interessanti. Poi le carte con protocollo dei servizi che stranamente smistano documenti all’esterno. Lasciamo stare. Il sistema è in tilt. Se continuano di questo passo, rischiano di finire davvero male un’esperienza nata sotto una cattiva stella e proseguita peggio”.Il “sindaco del popolo” non vuole nemmeno parlare della nuova giunta. La liquida con una risata, questa volta non solo amara, ma che ha il sapore della rassegnazione. “Non è solo una questione di <trombati>, così come ha scritto la stampa”. Il riferimento è agli assessori Perna (Pd) e Fusco (Api). Candidati non eletti alle elezioni. “Il discorso è diverso – conclude Papaccioli -. E’ gente che non ha rappresentanza e non opera seguendo un’idea di città che potrebbe giovare ai molti. Un esempio: Perna, l’assessore del Pd alle Scuole, è un dirigente scolastico alla “Ciari” e non essendoci un progetto alla base del governo cittadino, come gestirà l’accorpamento degli istituti previsto dalla legge?”. Un interrogativo che non nasce a caso. Il governo ha stabilito l’accorpamento delle scuole secondo determinati parametri relativi alla platea scolastica. Sulla carta decide la Regione su proposta dei Comuni. Quindi, nei fatti, l’organizzazione scolastica del territorio la definiscono le amministrazioni locali. La Regione fa solo da notaio e certifica quando deciso, giustamente, in paese. Accorpamento significa per determinati istituti perdere la dirigenza e tanti altri aspetti che potrebbero portare, in realtà di frontiera, a chiudere i battenti. “E’ evidente che Perna favorirà la scuola di appartenenza e se la prenderà – dichiara Papaccioli – con quella del Parco Verde”.

CAIVANO • PIPPO PAPACCIOLI PRONTO A TORNARE IN CAMPO

“Un progetto oltre i partiti. Al mio fianco voglio la parte sana del paese”Il “sindaco del popolo”: “I simboli delle forze politiche sono scudetti vuoti che servono a qualcuno per poter posizionarsi e incassare qualche prebenda”. Sul Pdl: “Dirigenza incapace di mobilitare i cittadini”

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I campioni di Cenzino…Na ze f i ra e ‘ v i en t

MOSAICO

“Zibbacc’è ncoppo ‘a rotta mangia, beve e nun s’abboffa, s’abboffa ‘o llignasant e zibbacc jett’ò sang”… Cari amici eccoci quà, a narrar le gesta ‘e Sua Maestà, “Cenzino à…rresta”.!Continua la fuga dei due fuorilegge “ò Saracin” e “ò Capalegg”; da un momento all’altro se ne attende la cattura, in città scoppia la paura…sic! A “Michele tarramoto”, personaggio poco noto, l’ardua impresa, di cercare tra gli abitanti… complici e latitanti. Per la verità, sono anni che Sua Maestà i due vvò acchiappà, ma nun cè stà niente ‘a fà. Ma ecco che l’arrivo di una nuova minaccia interruppe la sua caccia…è arrivata “à Petaccia”…! Donna del mistero, sfoga solo se davanti al cimitero…sic! Di lei, pè sentere e dicere se spasa ‘na voce…“Nunziell ò panzaruttar” ‘a truvat ò doce…! Tra i due c’è grande intesa a turno sé fanno a spesa…mamma a messa e ‘o cane appriesso Ah, che dire; eppure me lo diceva la buonanima di nonno “Filippo”, che davanti a certe presenze tirava fuori giuste sentenze:<< Giggin, bello dò nonno, ricordati che… l’aùciell s’apparano ‘ncielo ‘e chiaveche ‘nterra >>. Il fatto, creò non poca preoccupazione nell’intera guarnigione. Pronto riunito il quartier generale… la situazione si mette male.E così, mentre ò “Manamorta” fà ‘o gallo ‘ngoppo ‘a munnezza, tremano i “campioni” della fortezza…! Primo tra tutti “Pepp ò zingar” che per la circostanza si dà alla latitanza; quella che però nun fà manca ò RE’ è…’a solita tazzulella ‘e cafè..hi..hi..hi.!Nel frattempo, dall’altra parte della città, si consumava l’ennesimo tradimento ai danni dell’intero reggimento…! Ancora una volta ò RE, “Cenzino à…rresta”, preparava à solita menesta…? O’ puvuriello, pur di salvare le sue ricchezze, ricorre ad ogni tipo di schifezze.! Così, a sorpresa, eccolo recarsi in un luogo d’attesa, quì ad aspettarlo una misteriosa donzella , Gesù Gesù…”à Fetella”.Una volta scoperto l’inganno ad opera del

tiranno, signori miei…tuoni e lampi, e che Dio ce ne scampi…sic! Nel mezzo del parapiglia, con grande meraviglia, a placare gli animi ci pensò “Ninì ò livornese”, sempe diùn da più di un mese, che seppur mostrandosi rammaricato dell’accaduto, non esitò a correre in aiuto dello sprovveduto.E fù a questo punto, che a fare chiarezza con tutta la sua saggezza, ci pensò “ ò Gnummat” cù tant’e canzòn appassiùnat: Un pescatore pescava in un fiume. Dopo aver teso le reti e sbarrato la corrente dall’una all’altra riva, batteva l’acqua con una pietra legata a una funicella, perché i pesci, fuggendo all’impazzata, andassero ad impigliarsi tra le maglie. Vedendolo intento a quest’operazione, uno degli abitanti del luogo si mise a rimproverarlo perché insudiciava il fiume e rendeva loro impossibile di bere un po’ d’acqua limpida. E quello rispose:<< Ma se non intorbido così l’acqua, a me non resta che morir di fame >>.Morale della favola: Così anche negli Stati, per i demagoghi gli affari vanno bene specialmente quando essi son riusciti a seminare il disordine nel loro paese.E con l’ennesima saggia novella, volge al termine la nostra consueta puntatella.!Ma niente paura continua l’avventura. E’ già pronta la nuova storia…dò RE senza memoria, addio sogni di gloria…sic! Per l’intera popolazione è vicina la LIBERAZIONE.

Di fronte a tanta “pazzaria”…tutti scappano via.! Solo uno resterà, ‘a raccuntà e’ fatt ‘e Sua Maestà, “Giggin ò scumbinat”, umile servitore, continuerà ad allietare le vostre ore perché, se parlano tutti allora…parlo pure io.!