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1 La riproduzione di questa pagina tramite fotocopia è autorizzata ai soli fini dell’utilizzo nell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo Idee per insegnare meccanica, macchine ed energia con Pidatella CORSO DI MECCANICA, MACCHINE ED ENERGIA © Zanichelli 2012 CAPITOLO 29 TURBINE A REAZIONE 2 VOLUME LEZIONI Sintesi dei capitoli Nelle turbine a reazione la conversione del salto en- talpico avviene, tutta o in parte, entro i condotti mo- bili della girante. Per le turbine a reazione parziale l’equazione fondamentale assume la forma: l i = l a + l (29.1), , dove l a è il lavoro per azione e l r è il lavoro per rea- zione. La differenza con le macchine idrauliche si ri- scontra nell’assegnazione del valore del grado di rea- zione (G = l r / l i ) che nelle turbine idrauliche oscilla in funzione del salto netto disponibile, mentre nelle mo- trici a vapore è intorno a 0,5, indipendentemente dal- la caduta entalpica che la macchina può utilizzare. Per G = 0,5 si ottiene: (29.5) che stabilisce l’eguaglianza fra la variazione delle ve- locità assolute e relative del fluido operante. Consideriamo una turbina elementare a reazione con salto entalpico disponibile ( h) t che dovrà essere convertito in energia cinetica nel distributore ( h) a e nella girante ( h) r in parti eguali e se con si in- dica la velocità teorica di efflusso di una turbina ad azione monoruota, il vapore effluisce con velocità: (29.6) Poiché metà del salto entalpico disponibile deve an- cora essere convertito in energia cinetica il fluido, at- traversando i condotti mobili, incrementa la propria velocità da sviluppando lavoro per rea- zione. Se il grado di reazione è 0,5, deve essere sod- disfatta la (29.5), il che equivale a imporre: Quindi i triangoli delle velocità all’uscita e all’entra sono simmetrici rispetto all’asse longitudinale della macchina. Di riflesso, le palette del distributore e del- la girante hanno la stessa conformazione ma disposi- zione simmetrica. Riferendoci a una generica coppia distributore gi- rante, il rendimento della palettatura è il rapporto: (29.8) (29.10) valido sia per la turbina reale che per quella ideale (in cui ϕ =1), l i è il lavoro interno sviluppato. Affinché sia minima la perdita per energia cinetica allo scarico (deve essere minima l’intensità del vetto- re ), le palette fisse e quelle mobili debbono of- frire il minimo urto al getto fluido che le investe. Il co- efficiente della velocità periferica per le turbine a rea- zione e il rendimento della palettatura diventano: (29.12) Dal rapporto tra la (29.12) e la (28.12) si ha: il rendimento massimo offerto da un elemento a rea- zione è superiore (a parità di altre condizioni) a quel- lo di una turbina ad azione monoruota. Nelle condizioni di massimo rendimento (figura A) espresse da , il lavoro interno assume anch’esso il valore massimo (29.13). Le resistenze passive, inevitabili in una macchina reale, non modificano so- stanzialmente l’espressione (29.11) della velocità di massimo rendimento dedotta per il caso ideale. Il massimo valore del rendimento della palettatura, va- lida anche per il caso ideale (ϕ = 1), è: (29.14) L’inconveniente delle alte velocità periferiche, già ri- scontrato nelle turbine ad azione, si presenta ancor più sensibile in quelle a reazione. Tenendo presente la relazione che lega le velocità di efflusso della turbina a reazione e una turbina ad azione monoruota ( ), la velocità periferica di un elemeto a reazione è 1,41 volte maggiore di quella che com- pete a una turbina ad azione monoruota di caratteri- stiche simili. Le turbine multiple sono formate da una serie di elementi a reazione, ciascuno dei quali ela- bora una piccola parte del salto entalpico disponibile. Il numero degli elementi risulta in genere molto ele- l a = c 1 2 - c 2 2 2 l r = w 2 2 - w 1 2 2 c 1 2 - c 2 2 2 = w 2 2 - w 1 2 2 c 1(a) c 1(r) = 2 c 1(a) c 1(r) 2 ( h) a e w 1 > w 2 w 1 a = w 2 c 1 (29.7 ) = w 1 c 2 (29.7 ′′ ) η p = l i h ( ) t η p = 2 k u (2 cos α 1 - k u ) 2/ ϕ 2 -1+ k u (2 cos α 1 - k u ) c 2 k u = u c 1 = c 1 cos 2 α 1 c 1 η pmax = 2 cos 2 α 1 1 + cos 2 α 1 η pmax( r ) = 2 1 + cos 2 α 1 η pmax( a) u =c 1 cos α 1 l i = u 2 η pmax = 2+cos 2 α 1 2 ϕ 2 -1+cos 2 α 1 c 1( r ) = c 1( a) / 2 Capitolo 29 u O O α 1 α 2 = 90° c 1 c 2 c 1 Figura A

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1 La riproduzione di questa pagina tramite fotocopia è autorizzata ai soli fini dell’utilizzonell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo

Idee per insegnare meccanica, macchine ed energia conPidatella CORSO DI MECCANICA, MACCHINE ED ENERGIA © Zanichelli 2012

CAPITOLO 29TURBINE A REAZIONE2

VOLUME

LEZION

I

Sintesi dei capitoli

Nelle turbine a reazione la conversione del salto en-talpico avviene, tutta o in parte, entro i condotti mo-bili della girante. Per le turbine a reazione parzialel’equazione fondamentale assume la forma:

li = la + l (29.1), ,

dove la è il lavoro per azione e lr è il lavoro per rea-zione. La differenza con le macchine idrauliche si ri-scontra nell’assegnazione del valore del grado di rea-zione (G = lr / li) che nelle turbine idrauliche oscilla infunzione del salto netto disponibile, mentre nelle mo-trici a vapore è intorno a 0,5, indipendentemente dal-la caduta entalpica che la macchina può utilizzare.Per G = 0,5 si ottiene:

(29.5)

che stabilisce l’eguaglianza fra la variazione delle ve-locità assolute e relative del fluido operante.

Consideriamo una turbina elementare a reazione consalto entalpico disponibile (∆h)t che dovrà essereconvertito in energia cinetica nel distributore (∆h)a enella girante (∆h)r in parti eguali e se con si in-

dica la velocità teorica di efflusso di una turbina adazione monoruota, il vapore effluisce con velocità:

(29.6)

Poiché metà del salto entalpico disponibile deve an-cora essere convertito in energia cinetica il fluido, at-traversando i condotti mobili, incrementa la propriavelocità da sviluppando lavoro per rea-zione. Se il grado di reazione è 0,5, deve essere sod-disfatta la (29.5), il che equivale a imporre:

Quindi i triangoli delle velocità all’uscita e all’entrasono simmetrici rispetto all’asse longitudinale dellamacchina. Di riflesso, le palette del distributore e del-la girante hanno la stessa conformazione ma disposi-zione simmetrica.

Riferendoci a una generica coppia distributore gi-rante, il rendimento della palettatura è il rapporto:

(29.8)

(29.10)

valido sia per la turbina reale che per quella ideale(in cui ϕ =1), li è il lavoro interno sviluppato.

Affinché sia minima la perdita per energia cineticaallo scarico (deve essere minima l’intensità del vetto-re ), le palette fisse e quelle mobili debbono of-frire il minimo urto al getto fluido che le investe. Il co-efficiente della velocità periferica per le turbine a rea-zione e il rendimento della palettatura diventano:

(29.12)

Dal rapporto tra la (29.12) e la (28.12) si ha:

il rendimento massimo offerto da un elemento a rea-zione è superiore (a parità di altre condizioni) a quel-lo di una turbina ad azione monoruota.

Nelle condizioni di massimo rendimento (figura A)espresse da , il lavoro interno assumeanch’esso ilvalore massimo (29.13). Le resistenze passive,inevitabili in una macchina reale, non modificano so-stanzialmente l’espressione (29.11) della velocità dimassimo rendimento dedotta per il caso ideale. Ilmassimo valore del rendimento della palettatura, va-lida anche per il caso ideale (ϕ = 1), è:

(29.14)

L’inconveniente delle alte velocità periferiche, già ri-scontrato nelle turbine ad azione, si presenta ancorpiù sensibile in quelle a reazione. Tenendo presente larelazione che lega le velocità di efflusso della turbinaa reazione e una turbina ad azione monoruota( ), la velocità periferica di un elemeto

a reazione è 1,41 volte maggiore di quella che com-pete a una turbina ad azione monoruota di caratteri-stiche simili. Le turbine multiple sono formate da unaserie di elementi a reazione, ciascuno dei quali ela-bora una piccola parte del salto entalpico disponibile.Il numero degli elementi risulta in genere molto ele-

la =c12 − c2

2

2lr =

w22 − w1

2

2

c12 − c2

2

2=

w22 − w1

2

2

c1(a)

c1(r) =2

c1(a)c1(r)≅ 2 ⋅(∆h)a e

w1 > w2w1 a

= w2c1 (29.7 ′) = w1c2 (29.7 ′′)

η p =li

∆h( )t

η p=2 ⋅ku ⋅(2 ⋅cosα1 − ku)

2 /ϕ2 − 1+ ku ⋅(2 ⋅cosα1 − ku)

c2

ku =uc1=

c1 ⋅cos2α1

c1

η pmax =2 ⋅cos2α1

1+ cos2α1

η pmax(r) =2

1+ cos2α1⋅η pmax(a)

u = c1 ⋅cosα1

li = u2

η pmax =2+ cos2α1

2ϕ2

− 1+ cos2α1

c1(r )

= c1(a)

/ 2

Capitolo 29

u

O

O9

α1α2 = 90°

c1

c2c1

Figura A

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2VOLUME

vato, tale comunque da assicurare il voluto valoredella velocità periferica. Confrontando una turbina areazione e una ad azione, a parità di velocità perife-rica, si ottiene:

(∆h)r = (29.16)

A parità di velocità periferica, un singolo elemento diuna turbina a reazione utilizza metà salto entalpico diuna turbina ad azione monoruota.

A favore della turbina a reazione multipla vi è:

• il maggior rendimento della palettatura di un sin-golo elemento;

• il recupero di parte dell’energia cinetica possedutadal vapore che abbandona le palette mobili di unagirante per immettersi nel distributore successivo.

Detti ηp(t) il rendimento della turbina nel suo complessoe ηp il rendimento del singolo stadio, si ha: ηp(t) = f · ηp

(29.17) dove f (1,03 ÷ 1,12) è il fattore di recupero checontribuisce ad aumentare il rendimento della macchinamultipla. Il fattore di recupero varia dal tipo di motrice,dalle caratteristiche fisiche assunte dal vapore all’am-missione e allo scarico e dalla ragione inversa al rendi-mento della palettatura di un singolo stadio.

Le caratteristiche di una turbina multipla a reazionesono:

• l’ammissione non può essere parzializzata;

• la costruzione delle giranti singole è troppo onero-

sa e perciò si usano i rotori a tamburo (figura B);

• il volume specifico del fluido operante cresce pro-gressivamente dall’ingresso all’uscita della motri-ce che comporta un graduale aumento della sezionedi passaggio entro i singoli elementi, aumento cheviene realizzato in modi diversi:

tamburo cilindrico con palette gradualmente cre-scenti in altezza;

tamburo conico con palette crescenti più mode-ratamente;

tamburo a gradini di diverso diametro;

frazionamento della turbina in più corpi.

• fra la sezione a monte e quella a valle di ogni coro-na mobile esiste una lieve differenza di pressione

che produce spinta sul rotore; fra la sezione di in-gresso e di scarico la notevole differenza di pres-sione genera una spinta enorme; il problema fu ri-solto con l’installazione dei cilindri equilibratori(figura C) nella testata anteriore della turbina: poi-ché la spinta dipende anche dalla superficie su cuiagisce il fluido, prolungando la parte anteriore deltamburo e inserendo l’estremità in una superficiecilindrica (C) fissa alla testata della macchina, si eli-mina la maggior parte della spinta sempreché iltamburo sia provvisto di una serie di fori (f) chepongono in comunicazione la camera A con lo sca-rico della macchina, in modo da avere la stessapressione p1. La piccola frazione della spinta chepermane (le palette presentano una certa superfi-cie sulla quale agisce il vapore), si può compensareo con un reggispinta o creando una controspintacon una maggiorazione del diametro del cilindroequilibratore. Spesso la spinta assiale viene assor-bita da un cuscinetto Mitchell che consente di li-mitare le perdite per attriti meccanici;

• la tenuta fra l’estremità delle palette e la cassa del-la turbina è importate per la differenza di pressioneesistente fra le due sezioni estreme della paletta tu-ra mobile; i giochi debbono essere ridotti al minimoper limitare le fughe di vapore e contenere il rendi-mento volumetrico entro valori accettabili.

L’inconveniente delle turbine a reazione multiple è ilnotevole numero di stadi con cui si fraziona il saltoentalpico per limitare la velocità periferica (ogni sta-dio elabora cadute entalpiche di pochi kJ). Nel cam-po delle alte e altissime potenze (salti entalpici dis-ponibili dell’ordine di 600 ÷ 1000 kJ/kg) la turbina areazione viene sostituita da turbine miste.Le turbine miste sono composte da un primo gruppofunzionante ad azione e un secondo (pressione bassa)co-

(∆h)a�2

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CAPITOLO 29TURBINE A REAZIONE

LEZI

ON

I

Sintesi dei capito

li

scarico vapore

ingresso vapore

Figura B

f

A

C

Figura C

Figura D

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stituito da un tamburo a reazione: ad esempio (figura D)due ruote Curtis e poi palette gradualmente crescenti.

I risultati che si conseguono sono:

• la velocità periferica può assumere valori ridotti;

• l’ammissione è parzializzata e ciò consente unabuona regolazione della potenza;

• il salto entalpico viene sfruttato prevalentementenella parte ad azione;

• la cassa risulta di spessore e ingombro contenuto;

• i diaframmi separatori e i relativi organi di tenutasono ridotti a un unico elemento;

• il tamburo a reazione, impiegato nella parte di bas-sa pressione, evita di costruire palette troppo pic-cole nelle prime ruote e rende tollerabili le fughe divapore;

• la spinta assiale è ridotta e dovuta solamente alla

parte a reazione.

Nelle turbine a flusso radiale, se immettiamo vaporein pressione entro l’albero (figura E), questo sboccan-do nell’ambiente (A) compreso fra i due dischi tende aespandersi verso la periferia, incontra la serie di pa-lette, si insinua entro i condotti da queste generati ecompiendo una deviazione sfugge all’esterno, eserci-tando contemporaneamente un’azione di spinta sullafaccia interna delle palette e un moto di rotazione aldisco. Per sfruttare a fondo l’energia del vapore, si au-mentano le corone di palette, in modo che il fluido leattraversi successivamente incrementando la spintatangenziale, e interponendo, fra due corone successive,una serie di palette deviatrici (fissate alla faccia internadel disco D�) per far riprendere al getto di vapore ladirezione più adatta per sviluppare la spinta sulle pa-lette mobili e per porre in rotazione anche il controdi-sco: ciascuna corona di palette funziona contempora-neamente da ricevitrice e da deviatrice.

La turbina radiale centripeta non possiede pertantoun distributore fisso e la conversione del salto ental-pico disponibile avviene interamente entro i condot-ti mobili (turbina a reazione totale). La più interesante realizzazione di motrice a flusso radiale è laturbina Ljungström i cui vantaggi sono: regime di ro-tazione abbastanza limitato senza pregiudicare il ren-dimento, peso e ingombro contenuti, minori perditevolumetriche, minori sollecitazioni meccaniche e fa-cilità di regolazione. Gli svantaggi sono: potenza li-mitata, difficoltà di manutenzione e smontaggio edesistenza di due alberi controrotanti.

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CAPITOLO 29TURBINE A REAZIONE2

VOLUME

LEZION

I

Sintesi dei capitoli A

D9 D

Figura E