Romanzo Come Fonte Storica

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1 Il romanzo come fonte storica nel labirinto degli anni sessanta proposte di percorsi didattici interdisciplinari di letteratura e storia sulla grande trasformazione (1958 – 1963) un’esperienza laboratoriale

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Storia

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Il romanzo come fonte storica

nel labirinto

degli anni sessanta

proposte di percorsi didattici interdisciplinari

di letteratura e storia

sulla grande trasformazione (1958 – 1963)

un’esperienza laboratoriale

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Le motivazioni di una scelta e le questioni di metodo

Tra voglia di smemoratezza e necessità di memoria

In un cur ioso ar t icolo comparso su La Repubblica (Per favore, non costr ingeteci a odiare i l

nostro passato, 11 feb. 2000) , M. Serra , in terrogandosi sul l ’u t i l i tà che i l d ibat t i to s tor ico-

pol i t ico in corso nel nostro Paese può avere su l l’acquisizione del senso s tor ico nel le nuove

generazioni , d ice che egl i , sebbene educato al cul to della memoria e for te del l’ insegnamento

s tor ic is t ico secondo cui i l passato serve per comprendere i l presente, a l l ' improvviso s i sente

a t t ra t to dal la vogl ia di smemoratezza.

Secondo Serra , infat t i , pol i t ic i e in tel le t tual i , p iù che sciogl iere nodi, r imuovere ret icenze,

d isvelare i mis ter i del recente passato di cui ess i s tess i sono s ta t i tes t imoni e protagonis t i , s i

l imitano ad evocare demoni e ad emettere sentenze.

I l passato, egl i d ice, quando è ossessivo r i torno al le colpe del l’una o del l’a l tra par te , quando

conta su inadeguat i s trument i in terpreta t ivi , accumula solo macer ie senza creare memoria ,

sol leci ta la fuga (come accade ai g iovani quando sentono i vecchi r ivangare sempre le sol i te

s tor ie d i ant ichi r icordi) e lascia in eredi tà l i t i i r r isol te come una sorta d i “analfabet ismo del

tempo sociale” .

Ma Serra, r ipor tando indietro la mente a cercare i l momento in cui egl i s tesso fa t ica a

r iannodare i f i l i del la cont inui tà e del la trasmissione-spiegazione del la s tor ia p iù recente , s i

avvede che non dal la memoria in sé s i sente infast id i to , quanto da quel la ‘memoria narcisa’ ,

quel la “che ognuno indossa come eterno presente , come un pretestuoso abi to d i scena che gl i

serve per accusare meglio, per gr idare di p iù”.

Perciò si domanda: se i l passato , soprat tu t to quel lo più recente (guerra f redda, s t ra tegia del la

tensione, comunist i e fascis t i…) è r idot to , come nel le faide contadine, a confl i t to che s i

t ramanda per generazioni senza essere elaborato, a chi i g iovani potranno r ivolgere domande sul

recente passato e sul tempo presente?

Da chi potranno imparare a leggere la propr ia contemporanei tà e in che modo potranno ancorarsi

a l passato per proget tare i l fu turo?

Saprà la r issosa generazione dei padr i dar v i ta almeno ad una scuola che insegni davvero e

f inalmente la Stor ia contemporanea ai f ig l i?

I giovani e l’azzeramento delle categorie spazio-temporali

Gli in terrogat iv i appena post i d iventano ancor p iù inquietant i se uni t i a l d iffuso convincimento

che le nuove generazioni , con la perdi ta del senso s tor ico , sembrano aver decretato anche la f ine

del la Stor ia per l’ incapaci tà d i percepirs i contemporanee degl i event i d i cui sono tes t imoni e

protagonis te d i azioni incis ive sul p iano s tor ico.

Con i l venir meno di una concezione l ineare del tempo s tor ico e con l’affermars i di una ‘mente

g lobale’ , nel le nuove generazioni s i è prodotta una destru tturazione del le tradizional i categorie

spazio- temporal i . Infat t i , per c iò che r iguarda i l tempo , anter ior i tà e poster ior i tà s i sono

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appiat t i te su un presente pr ivo di spessore perché fat to d i un numero inf in i to d i avvenimenti non

r iconducibi l i ad una trama signif icat iva né ad un passato cui re lazionarsi ; per c iò che r iguarda

lo spazio esse v ivono divise t ra la proiezione in un or izzonte geograf ico senza conf in i e la

r icerca di uno spazio protet to in cui tenersi a l r iparo dal minaccioso incombere del mondo;

soprat tu t to , s ia i l tempo che lo spazio, in larga par te gest i t i dai mezzi mediat ic i , s i sono

smater ia l izzat i per trasformarsi in rete ( informatica e/o v ir tuale) a l l ’ in terno del la quale non

l ’azione (o i l movimento) è necessar ia ma la rapidi tà del l ’ informazione.

Lo strabismo percettivo dell’uomo odierno

Condividendo con Bodei i l convincimento che non è in cr is i la memoria s tor ica in quanto ta le

ma i l senso s tor ico a cui s iamo abi tuat i ( r iconoscibi le nel paradigma stor icis t ico secondo cui la

Stor ia è un processo l ineare progressivo, leggibi le mediante font i accredi tate e rese ogget t ive e

at tendibi l i dal la lontananza dal presente) , div iene non più prorogabi le capire su qual i nodi

problematici focal izzare l’a t tenzione del l’ insegnamento, come aff inare gl i s trumenti concet tual i

per sapere cosa chiedere al la Stor ia , s tabi l i re p iù idonei cr i ter i d i selezione e d i in terpretazione

di fenomeni ed eventi s tor ic i .

Orfana dei model l i interpreta t iv i f in qui adot ta t i e condivis i (s tor ic ismo e s t ru t tural ismo),

svincolata dai macrosogget t i (Dio , lo Stato-Nazione, i l Popolo, la Classe) da cui gl i accadimenti

sembravano or ientat i verso un te los unif icante, la s tor ia contemporanea non può più appel lars i

a i cr i ter i posi t iv is t ic i secondo cui la Stor ia è una scienza e come tale è dominata da leggi

universal i e determinis t iche, né r icorrere al re la t iv ismo che oppone al la perdi ta del la coscienza

s tor ica la d ifesa del la t radizione.

I nuovi cr i ter i d i selet t iv i tà , propr io a causa del l ’ incalzante susseguirs i e in trecciars i d i event i ,

devono assumere i l mutamento come ogget to del la Stor ia ed elaborare, come dice Bodei , una

vis ione prospet t ica s trabica , come at tualmente è la percezione del reale .

La nuova vis ione deve cioè essere capace di guardare ad un tempo la s tor ia g lobale e le molte

s tor ie parzia l i (anche quando l’una non sembra avere connessioni con le a l t re) ; essa, in a l t r i

termini , deve rendersi capace di r iaggregare g l i event i in “costel lazioni d i senso”. Secondo

Bodei , infat t i , senza questo s trabismo, la Stor ia , d ivisa tra l ’avanzare del la “global izzazione” e

i l tenta t ivo di r i tornare entro i conf in i del la s tor ia locale , r ischia di d iventare per l’uomo

odierno una sor ta d i d iv is ione schizofrenica che oscil la t ra i l t imore del l’omologazione

planetar ia spersonal izzante e deterr i tor ia l izzante (che però è inevitabi le) e i l desider io d i

sot t rarvis i per r i tornare entro i confin i protet t i del la s tor ia locale , la cui perspicui tà è ormai

d iff ic i lmente perseguibile e d ifendibi le .

E’ evidente che, per r iabi l i tare le categorie spazio- temporal i (essenzial i nel lo s tudio del la

Stor ia) e r iscat tare i l legame s tor ia-memoria , r idef inendo i cr i ter i d i s ignif icat iv i tà nella

concatenazione dei fa t t i , b isogna r icondurre i g iovani a percepire i l propr io tempo come luogo

di memoria perché epoca di profonda trasformazione, epoca in cui è necessar io “metters i in

g ioco, lasciare un segno di sé”.

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Proprio i giovani, infat t i , secondo una r icerca condotta nel 1995 dal Landis d i Bologna

[nel l’ambito del proget to “Individual i tà , generazioni e popolazioni giovani l i : t racciat i , valor i ,

cornici”] hanno dichiarato in teresse per quei momenti del passato (remoto e non) che hanno

segnato un cambiamento profondo nel la s tor ia del l’umanità , quei momenti , appunto, in cui s i

ver if ica uno strabismo percet t ivo , come “i grandiss imi anni ’60 e ‘70” ( indicat i e così

considerati dagl i s tessi g iovani in tervis ta t i) . In questo senso gl i anni Sessanta possono essere

specular i a l l ’oggi anche nel le proposte metodologiche (di individuazione e uti l izzo di font i /

s t rumenti d i indagine / cr i ter i d i s ignif ica t iv i tà degl i eventi ) .

Lo strabismo nel nodo problematico della grande trasformazione

Cosciente del profondo cambiamento in a t to , come molt i suoi contemporanei , Calvino descr ive

la d iff icol tà (analoga a quel la odierna) d i percepire i l reale negl i anni del la grande

trasformazione (“ i grandiss imi anni ’60 e ‘70”) che ha accompagnato i l boom economico, i l

miracolo i ta l iano.

“Dopo secoli passat i a s tabi l ire le re lazioni dell ’uomo con se s tesso, le cose, i luoghi, i l tempo,

ecco che tut te le re lazioni cambiano. […] la cul tura in questa s i tuazione così complessa e

cangiante s i d ispone su tant i p iani che la cr i t ica s tor ic is t ica , l ineare e semplif icatr ice , non basta

più e deve chiedere i l soccorso degl i s trumenti d i indagine s tra t igraf ica e microscopica

del l’etnografo e del sociologo”. (Calvino, La sf ida al labir in to , Menabò n . 5 , 1962)

Una sor ta di s trabismo , dunque, secondo cui a l l ’ incapaci tà cont ingente d i “ tener d ietro a tu t to”,

s i contrapponeva la consapevolezza che le nuove prospet t ive s i apr ivano su un “vivere in

d imensione di la ta ta”

Anche negl i uomini d i quegl i anni , afferma Calvino, era venuta meno “la f iducia

nel l’ indir izzare i l corso del le cose, non perché reduci di una bruciante sconf i t ta [v is to l’esi to

del la recente guerra di Resis tenza] , ma a l contrar io perché le cose [andavano] avant i da sole”.

(Calvino, I l mare del l ’ogget t iv i tà)

La nuova epoca, sembra di capire , pr iva d i un prima d i r i fer imento e un dopo ipot izzabile ,

appar iva agli occhi d i quel le generazioni come un labir in to dif f ic i le da a t traversare .

Del la sua tumultuosi tà , segnata da un vis toso divar io tra tempo vissuto e tempo s tor ico, s i sono

fat t i in terpret i g l i in tel le t tual i del tempo r ipor tando al l’ in terno del le opere le t terar ie la loro

percezione del reale. Essendo s ta t i i pr imi ad aver col to negl i accadiment i i segni del

cambiamento in a t to , è chiaro che la narrat iva , ancor pr ima che la s tor iograf ia, ha i l lus tra to i

modi del pensare e del l’agire colle t t iv i .

Ora, se, come pare da tempo acquis i to , un tes to let terar io è un documento sociale e a lcuni

aspet t i d i esso possono essere usat i in prospet t iva s tor ica (Tronci) , l ’epoca del miracolo,

a t t raverso la narrat iva, ha forni to le coordinate per la le t tura del propr io presente ed ha e let to a

font i s tor iche degl i s trumenti spur i a cui g l i s tessi s tor ici s i sono dovuti r ivolgere per la

conoscenza del la grande trasformazione.

D’al tra par te , se già Bloch nel l’Apologia r i teneva che i l “ terr i tor io” del lo s tor ico viene

cont inuamente r idef ini to , è consequenziale che per la Stor ia, soprat tu t to quel la contemporanea,

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dotars i d i metodi d i indagine assolutamente or ig inal i e congruent i con i l propr io ogget to d i

r icerca, come dice De Luna, è necessar io .

Necessi tà è “creare” epis temologicamente le font i e ver if icare idonei tà e funzional i tà r ispetto

al l ’ogget to indagato .

In terrogare i romanzi e i f i lm (generi per eccel lenza in cui l ’ott ica può essere s traniata o, come

dice Bodei, s trabica) s ignif ica quindi in terrogare un presente che ha rappresentato se s tesso, un

presente che ha col to i l punto di fra t tura i rreversib i le con i l passato e s i è dato g l i s trumenti

per leggere un passaggio epocale .

Operazione r iproponibi le oggi?

Nessuna operazione è r ipet ib i le tout cour t perché ogni labir in to ha una propr ia mostruosità

in terna, oggi, però, nuovamente “la sf ida che la contemporanei tà pone è quel la d i come

affrontare i l mutamento costante, i l prest iss imo dei tempi moderni e la pecul iare sensazione di

smarr imento o d i es tranei tà a noi s tessi e a l mondo” (Jedlowski , 1994 pag.145, in Landis pag

119) .

Infat t i , come la grande trasformazione segna nel la percezione l ineare e progressiva (perc .

s tor ic is t ica) del tempo stor ico una cesura epocale , così nell ’epoca presente i l senso del tempo è

percepito come spezzato e inafferrabi le per cui ogni cont inui tà appare lacerata . In quegl i anni ,

dunque, r is iede un nodo problematico fondante e non a caso in quel nodo sono contenut i i

concet t i odierni d i moderni tà e mutamento res i v is ib i l i dal le font i che quel l’epoca ha creato.

Se dunque, come dice De Luna, dal le fonti per la Stor ia contemporanea non è possibi le

escludere quei documenti che i l contesto indagato ha prodot to (quel l i nat i , c ioè, insieme al la

s tor ia che i documenti tes t imoniano e rappresentano) , la motivazione che spinge ad ut i l izzare

romanzo e f i lm come font i s tor iche degl i anni Sessanta , non r is iede nel la conferma di

conoscenze acquis i te per a l tre v ie ma nel l ’ in tenzione, nel la volontà di far luce su aspet t i che

non vengono i l luminat i dal la s tor ia t radizionale (come la s tor ia del la mental i tà , s tor ia mater ia le ,

s tor ia sociale , s tor ia di genere) , e che fanno “realmente progredire la conoscenza s tor ica del

mondo contemporaneo”.(De Luna, L’occhio e l’orecchio del lo s tor ico pag 16)

Attendibilità e rappresentatività del romanzo come fonte storica

L’at tendibi l i tà del romanzo come fonte s tor ica der iva del la sua capaci tà di r icostruire i l c l ima e

la temperatura d i un’epoca affrontando temi e problemi che t racciano modi di vi ta col le t t ivi .

Nei romanzi dei pr imi anni Sessanta , infat t i , che s i t ra t t i dei romanzi d i Bianciardi o d i Calvino,

d i Volponi o d i Mastronardi , appaiono in pr imo piano i problemi connessi a i punt i nevralgici

del la grande t rasformazione, problemi come i l lavoro in fabbrica, la speculazione edi l iz ia, i l

t raff ico caot ico, la te levis ione, la nevrosi da s t ress .

Ol tre che a t tendibi le , i l romanzo come fonte s tor ica è anche rappresentat ivo per la f requenza dei

temi e per i l suo “carat tere ant ic ipator io” in quanto regis t ra tempest ivamente anche i p iù

impercet t ib i l i movimenti che preannunciano le cris i del la sensibi l i tà col le t t iva (un esempio nei

romanzi è cost i tui to dal r icorrente r i fer imento al la mercif icazione e massif icazione, a l la perdi ta

d i identi tà , a l l ’orfananza) . Inf ine, i l romanzo rein troduce nel la Stor ia i l tempo breve (=

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percezione del la s tor ia che s i muove) capace di cogl iere i f remit i d i sensibi l i tà (un esempio di

c iò nei romanzi del l’epoca può esser v is to nel ruolo e nei comportamenti femminil i che

r isul tano destabi l izzant i per i protagonis t i ) .

Anche le tecniche narrat ive sembrano recare i segni del le t rasformazioni in a t to : non a caso,

quasi tu t t i i romanzi considerat i sono scr i t t i in pr ima persona, adot tano un’ot t ica s t raniata e /o s i

avvalgono del la lente grot tesca, maniacale , a d imostrazione della d iff icol tà d i leggere

ogget t ivamente la real tà del tempo.

Al l’ in treccio è data scarsa importanza, a tes t imonianza del la dif f icoltà di vedere con chiarezza

i l te los del la Stor ia ; lo s tesso f inale , a conferma del d isor ientamento e del l’ incapaci tà d i vedere

chiaro in prospet t iva, non è mai posi t ivo, quando non è addir i t tura assente .

Nessuno dei romanzi propone un percorso di formazione e le scel te l inguis t iche, dal past iche ,

a l la l ingua mutuata dal la ps icanal is i , a i neologismi…, sono specchio della d iff icol tà d i

comunicare, del sovrapporsi d i l ingue, d ialet t i e cul ture causato dai massicci moviment i

migrator i .

I protagonis t i , spesso pr iv i d i ident i tà anagraf ica o portator i d i nomi tanto par t icolar i quanto

al lusiv i (Sperata , Albino, i l nome di personaggi dei fumett i…), sono affet t i da patologie e/o da

manie; s i presentano orfani e con una s tor ia che è al tra da quel la dei padri : infat t i , se questi

hanno vissuto i l nazional ismo e l ’ascesa del fascismo, se quest i sono s tat i educat i nel la

re l ig ione del r isparmio, g l i a l t r i , i f ig l i , hanno dato v ita a l la Repubblica e al la democrazia ,

crescono nel l ’era dei consumi e dei b isogni indot t i .

Di fronte ad uno scol lamento così macroscopico tra passato e presente , i l tempo d i

ambientazione dei romanzi non poteva che essere, per la gran par te degl i autor i c i ta t i , i l

presente con le sue ambigui tà e contraddizioni e i luoghi del l’azione quel l i del la c i t tà e del la

fabbr ica , a scandire meglio la cesura epocale che i l miracolo i ta l iano s tava compiendo.

Altre fonti

Ma i l romanzo, proprio per la sua specif ic i tà affabulator ia e per la re la t iv i tà del punto di v is ta ,

deve essere aff iancato ad al t re font i e suffragato con al t re prove.

Per g l i anni del la grande t rasformazione, ol t re a l le font i s imilar i come i l c inema, la te levis ione,

le canzoni , capaci d i consol idare le r icorrenze, è oppor tuno r icorrere a informazioni der ivant i

da d iscipl ine complementar i a l la Stor ia come la geograf ia industr ia le e urbana, come la le t tura

sociologica e antropologica dei fenomeni descr i t t i nei romanzi (costumi, famigl ia , ruol i e

model l i social i , gerarchie social i , abi tazioni) ; r icorrere ai dat i s ta t is t ic i su l l’occupazione, sui

set tor i produt t iv i , su i consumi, sull’edi l iz ia dell ’epoca nonché al la legis lazione ( ad es . la legge

sul l ’emigrazione -quel la del 1939 abrogata solo nel 1961- ; l ’ is t i tuzione e g l i in tervent i del la

Cassa per i l Mezzogiorno; la r iforma agrar ia ; i l p iano Vanoni; la pol i t ica contrat tuale…)

confrontata con la s tor iograf ia p iù recente.

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MAPPA

a cura di Antonietta Notarangelo e Claudia Terzi

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SCEGLIERE IL ROMANZO COME FONTE STORICA PARTENDO DALLO SPECIFICO DISCIPLINARE Schema di lavoro - Gli anni della grande trasformazione nella storia del Novecento - Nella storia del Novecento essenziali le categorie della contemporaneità e

della simultaneità - Il romanzo come fonte storica e la sua attendibilità - Il romanzo degli anni ’60 e le potenzialità informative come fonte: un

presente che ha rappresentato se stesso - Le tecniche narrative come segni della trasformazione

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Scegliere il romanzo come fonte storica: partire dallo specifico disciplinare

A perché gli anni della grande trasformazione nella storia del Novecento?

perché oggi lo studio della grande trasformazione? ⇓

nodo problematico importante, in esso si annida il concetto di modernità su cui si fonda il nostro presente

B individuare-definire:

le categorie storiche

i saperi traducibili in conoscenze

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lavorare sulle categorie fondamentali del sapere

e dell’insegnamento storico: il tempo e lo spazio

(attraverso queste si forma il senso storico, si assume, si costruisce la memoria) percezione del mondo e del reale percezione di sé per autoriconoscersi

autocollocarsi capirsi/percepirsi contemporanei autorappresentarsi di eventi e fenomeni

anche come generazione categorie attualmente azzerate, non più riconducibili a quelle tradizionali

tempo reale o virtuale distanze accorciate o virtuali

dalla TV la simultaneità ma sono frammenti privi di relazioni non fornisce le coordinate per capire la rete di relazione della categoria contemporaneità

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In nome di queste categorie (tempo-spazio; simultaneità-contemporaneità)

sul piano metodologico: come un presente legge un passato

come (in questo caso) il presente legge il passato della grande trasformazione

urbanesimo settori produttivi automobili elettrodomestici telefono televisione vespa … per le nuove generazioni questi non sono i segni del nuovo che avanza, della modernità perciò c’è bisogno di nuovi criteri di selezione della significatività degli eventi nuovi criteri interpretativi nuove domande da porre alla storia globalizzazione (= fitta rete di interdipendenza) oggi vi è una ‘percezione strabica’ del reale, diviso tra i due poli opposti culture locali (= tentativo di sottrarsi all’omologazione planetaria) Una ragione e un’ottica per la rivisitazione degli anni ’60 attraverso il romanzo, possono essere ricondotte a una sorta di strabismo percettivo presente nella letteratura di quegli anni

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La generazione che ha attraversato gli anni ’60 era divisa

tra un passato

ancora vivo, importante, bruciante e il presente

che in alcun modo sembrava derivare da quel passato.

tra un passato e il presente

che sembrava avere linearità,

chiare finalità tempestosità, complessità

“difficoltà di indirizzare le cose” un ordine mondiale il mondo diviso tra due sistemi di forze

La storia sembrava divisa e confusa tra

realtà italiana e mondo

se noi consideriamo che

il romanzo è un’accumulazione involontaria

di fatti e di opinioni sui fatti

non costituiscono coerente sistema di pensiero ma procedono dall’esperienza

prima che la storiografia, è stata la letteratura a parlare della trasformazione

è “storiografia inconscia” della propria epoca

illumina di luce diversa l’extraletterario e l’idea di reale su cui questo si fonda

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‘Interrogare’ alcuni romanzi degli anni ’60

significa

assumere l’opera letteraria come una testimonianza ⇓

gli storici assumono ormai la soggettività come fonte

per aprire uno squarcio sulla realtà quotidiana di quel tempo

nei romanzi presenti alcune ricorrenze

(in fatto di temi, atteggiamenti, situazioni)

aprono la strada a dati quantitativi attestati da altre discipline di cui la Storia si avvale

per definire i suoi quadri

pendolarismo per similitudine e contrasto flussi migratori il nostro presente consumi occupazione (per settori…) statistica economia diritto geografia … La Storia è il bacino collettore dei risultati di molte discipline

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la rispondenza tra dati e narrazione rafforza

ATTENDIBILITÀ del romanzo come fonte storica per ricavare quadri di vita sociale

di vita materiale di mentalità

dei modi di vita collettivi…

(riferimenti alle malattie psicosomatiche, alla nevrosi da stress; al traffico caotico; alla frequentazione del bar per la televisione; gli acquisti a rate…)

RAPPRESENTATIVITÀ del romanzo come fonte per il “carattere anticipatorio”

registra tempestivamente anche i più impercettibili movimenti (che solitamente sfuggono all’uomo comune)

preannuncia le crisi della sensibilità collettiva

(es. mercificazione e massificazione, perdita di identità, orfananza)

il romanzo reintroduce nella Storia il TEMPO BREVE

(→ percezione della storia che si muove)

capace di cogliere i fremiti di sensibilità. (es. ruolo e comportamenti femminili, destabilizzanti per il protagonista;

la vacanza come status symbol…)

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LE TECNICHE NARRATIVE RECANO I SEGNI DELLA TRASFORMAZIONE IN ATTO quasi tutti i romanzi sono scritti in PRIMA PERSONA

adottano OTTICA STRANIATA LENTE DEFORMATA grottesca

maniacale ideologica

spia della difficoltà di leggere la realtà del tempo

in tutti i romanzi è assegnata SCARSA IMPORTANZA ALL’INTRECCIO

difficoltà di vedere con chiarezza il telos della Storia

mai positivo, assente o sospeso il FINALE a riprova del disorientamento dell’

incapacità di vedere chiaro in prospettiva

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NON SONO ROMANZI DI FORMAZIONE SCELTA DELLA LINGUA pastiche, dialetto;

lingua mutuata dalla psicanalisi; intreccio di narrazione, traduzione, invettiva; neologismi… specchio della difficoltà di comunicare; del sovrapporsi di lingue, dialetti,culture causato dai movimenti migratori spesso non ha identità anagrafica

se ha una identità, i nomi sono particolari perché allusivi: Sperata, Albino, personaggi dei fumetti… IL PROTAGONISTA è affetto da patologie e/o da manie è orfano o rifiuta il ruolo di padre non può più riconoscersi nella storia dei padri: questi hanno vissuto il nazionalismo e l’ascesa del fascismo; educati nella religione del risparmio. I figli hanno dato vita alla Repubblica e alla democrazia; crescono nell’era dei consumi e dei bisogni indotti

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IL TEMPO mancano precisi riferimenti ma è chiaro che parlano del proprio presente, con le sue ambiguità e contraddizioni LO SPAZIO marginalità della campagna e/o degli ambienti provinciali (da cui provengono i protagonisti) e predominanza della città e dell’ambiente della fabbrica OGGETTI E DANARO presenti a scandire la vita materiale, anche in maniera ossessiva perché da essi derivano i ‘nuovi’ bisogni

Nei romanzi vi è il ritratto di un mondo e di un uomo minacciato da una modernità invasiva

tanto più temuta quanto più incompresa,

come accadeva con le donne

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Il romanzo deve essere affiancato ad altre fonti Quali altre fonti per gli anni della grande trasformazione: Statistiche sull’occupazione sui settori produttivi sui consumi sull’edilizia lettura sociologica e antropologica dei fenomeni descritti nei romanzi costumi famiglia ruoli e modelli sociali gerarchie sociali abitazioni geografia industriale e urbana legislazione legge sull’emigrazione (quella del 1939 abrogata solo nel 1961) interventi della Cassa per il Mezzogiorno

riforma agraria piano Vanoni

politica contrattuale fonti similari cinema televisione canzoni ….