Roberto buttazzo alla fondazione palmieri volantino

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spag ine Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri Lecce, 22 ottobre 2014 - anno II Spagine Volantino/PITTURA Si chiude domenica 26 ottobre alla Fondazione Palmieri Chiesa di San Sebastiano in Vico dei Sotterranei a Lecce la mostra “Nella trappola della pittura” personale di Roberto Buttazzo a cura di Marina Pizzarelli Per Spagine una riflessione di Francesco Pasca

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Si chiude domenica 26 ottobre alla Fondazione Palmieri Chiesa di San Sebastiano in Vico dei Sotterranei a Lecce la mostra “Nella trappola della pittura” personale di Roberto Buttazzo Una riflessione di Francesco Pasca

Transcript of Roberto buttazzo alla fondazione palmieri volantino

spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri

Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

Lecce, 22 ottobre 2014 - anno II Spagine Volantino/PITTURA

Si chiude domenica 26 ottobrealla Fondazione Palmieri Chiesa di San Sebastianoin Vico dei Sotterranei a Leccela mostra “Nella trappola della pittura”personale di Roberto Buttazzoa cura di Marina PizzarelliPer Spagine una riflessione di Francesco Pasca

Oggi, a distanza esatta di una set-timana destino il mio tempo al ri-cordo e racconto di un Artistache, fisicamente incontro rara-mente e che, costantemente an-novero fra i pochi toccati dal

colore, dalla luce, dal gesto, dal vibrare di unsuono. Quindi anche oggi è domenica come quel 12 diottobre e il calendario di padre Indovino nell’oggi19 di ottobre recita:(paese che vai, usanza chetrovi.)Riprendendo. Ebbene sì! Distinguo! Eccome!Perché nel variare di questo mondo vi sono quelliche vengono toccati dall’invisibile ed altri che toc-cano e si auto-definiscono, ahimè, perché da altricosì definiti per aver solo la mano nella cogni-zione/condizione dell’usare. Quest’ultimi son lesti, o a sentir loro, agiscono daimpegnati, e poco del loro vero pensare assu-mono nell’imbrattare l’indifeso invisibile per lorovisibilissimo. Altri, che sono i primi, per natura son schivi, maconsapevoli, ch’è l’altra cosa del sembrare o del-l’essere, che, nel consapevole, son diversi, assaidiversi; sono gli Artisti, son quelli che si lascianosolo prendere, accarezzare da quell’ignaro invisi-bile.Con l’ancora aroma del buon caffè appena gu-stato, rigorosamente amaro, ho incontrato losguardo nel blu, verde, amaranto e indaco di unocchio inquieto nel frenetico apparire al mondo emi sono ancora una volta ritrovato, sebbene ca-duto “nella trappola della pittura”; così si introducel’ennesima esperienza di Roberto Buttazzo. Per me è anche esperienza in Colore da far scor-rere veloce in un post doping di LUCE e da subli-mare nel luogo di un san Sebastiano trafitto dauna miriade di pungiglioni infermieristici; così allaFondazione Palmieri di vico dei sotterranei, 24 aLecce, in una Lecce ancora ignara ed in attesa diverdetti da far non più sognare in “boschi magici”e del poi trovarsi stremati sui Sassi. Così, nel mio consapevole, ho abbracciato l’Arti-sta.

Un’altra donna, fra le tante lì rappresentate, Ma-rina Pizzarelli, aveva preparato la sua trappola ecosì mi ha “strappato/intrappolato” col suo scrittocritico di presentazione e fattomi scendere nel mioabisso d’immaginazione per un Artista che cono-sco in serietà da anni.“La nudità della donna è più saggia dell’insegna-mento del filosofo” (Max Ernst). Roberto era lì enon si trastullava a passi larghi per le arcate, perle teorie femminili con il banale, ma infilzava l’en-nesimo suo strale nel sognante corpo del suo sanSebastiano e in ognuna di quelle quotidiane e vi-tali esperienze vissute in e per ognuno di queicorpi al femminile tracciava la sua libertà, la evi-scerava e poi l’annullava; rimpiazzava, nascon-deva, drappeggiava, emergeva e poi siimmergeva e ancora riemergeva in un verde chesventolava nel suo ventaglio delicato come,penne d’aquila, penne di gazza dispettosa, dipiume, di tocchi, di LUCE. L’abbraccio di quella mattina si è avuto, è statoconsumato nell’afflato, per non aver partecipatoalla serata del suo vernissage, me ne sono scu-sato. Con Roberto abbiamo parlato a lungo dellenostre esperienze. Particolare attenzione ho de-dicato, ero lì nell’apposito, ad ascoltarlo. Quelleche, a suo dire, lo hanno formato e che tuttora ri-tiene di essere le importanti, per quel che è oggiil suo segnato, ne ha annoverate tante. Abbiamoparlato, ovviamente, della Città, di come è solita,certa Lecce, dire di esser di Cultura. Non sonosfuggite le accademie esistenti e non, le piccineconventicole nei salotti o non abbiamo fatto ameno di annoverare gli artisti dimenticati e da di-menticare. S’è detto dei due volti della Città, di quell’esserebarocca come solo riconoscimento di facciata erinascimentale/illuminista nella ricerca. Roberto siconfida, vuole la LUCE e che non sia di ribalta,vuole dare corso alla sua fantasia che è gentile,delicata e che sa essere anche severa maestraper chi crede nella difficile arte di dipingere nel-l’immaginare. Gli aneddoti si sommano agli aned-doti, le sensazioni vibrano, premono comestantuffi nel perennemente compresso e nel rice-

La difficile Artedell’immaginare

Piuma sospesa, 2014 - Olio su tela e piume - cm.30x50 Sotto, particolare

di Francesco Pasca

Quando l’immagine è donna di tela, strappata, rivoltata

Volantino / Teatro - 20 ottobre 2014 - anno 2 n.0Pittura

vere la quotidiana overdose di colore e di imma-ginario. L’assuefazione non è del solo colore madella consapevolezza e del dare, del come ac-crescere l’ancora piccola montagnola di “dose”ai piedi del suo San Sebastiano. Nell’immagina-rio Tutto avviene come per un sogno da raccon-tare e come i granelli di sabbia dell’Aleph diBorges. Roberto mi racconta, si racconta, mi portal’esempio del chi e del come si deve essere; miparla, commenta di un incontro non solo con ilcolore ma anche con la pietra e con il suo cu-stode. È piacevole ascoltarlo parlare di appunti accura-tamente presi per quelle straordinarie occasioni.Ascolto attentamente le sue emozioni, ascolto eso di quel gigante buono in quel di Spigolizzi, delLuogo consacrato alla pietra. Roberto ne parlacon lucida commozione, accenna prima del “se-greto” di Norman Mommens, poi, data la mia in-sistenza inizia a descrivere di lievi ticchettii, di unsuo circospetto avvicinamento a quei rumori e alsuccessivo avvistamento dell’elfo della pietra in-tento a sagomare rocce affioranti. Roberto: «Norman che fai?»Norman: «metto a dimora la magia, la pietra habisogno del suo senso e riposo.» Roberto: «chi ti ha insegnato questo?»

Norman: «vieni con me Roberto, seguimi.»Roberto continuava a descrivermi Norman inse-guito dal suo pensiero e che lo porterà nel luogopiù remoto della sua Spigolizzi. Dal fondo di unacassapanca Norman prenderà un rotolo, con lastessa delicatezza nel pendere la particola dallapisside. Avvolto e custodito come fosse un te-soro, lentamente, lascerà scorrere, farà apparirela sua Sindone.Norman: «quel che vedi è il mio diploma di Mae-stro, è di tela ed ha le facciate ricche del mio su-dore e del mio sangue, questo è stato il mioinsegnamento, chi può avermi insegnato tuttoquesto?»Roberto: «Grazie! Comprendo.»

Domenica scorsa ho incontrato uno sguardo, digiorno, era il 12 di ottobre, di san Serafino. Il ca-lendario di padre Indovino a questo giorno dedi-cava il seguente proverbio: (a dormire coi cani siprendono le pulci). Grazie per la tua fatica...“La mattina quando mi sveglio, non ricordo cosaè accaduto mentre dormivo. Ricordo però per-fettamente il sogno che ho fatto durante il giorno,quando ritorno a letto”, dice Roberto Buttazzo.A pensarci bene nulla è per caso Attractive, 2014

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spagine Volantino / Teatro - 20 ottobre 2014 - anno 2 n.0Pittura

“La mattina quando mi sveglio, non ricordo cosa è accaduto mentre dormivo.Ricordo però perfettamente il sogno che ho fatto durante il giorno, quando ritorno a letto”

Roberto Buttazzo