Rivoluzione Digitale: Il pluralismo può attendere

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Università degli Studi di Pavia Facoltà di Lettere e filosofia, Scienze politiche, Giurisprudenza, Ingegneria, Economia Corso di laurea interfacoltà in Comunicazione Interculturale e Multimediale Rivoluzione Digitale: Il pluralismo può attendere

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Tesi di Alessia Picchi. anno accademico 2008/2009. seduta di laurea 21 aprile 2010. Università degli Studi di Pavia Facoltà di Lettere e filosofia, Scienze politiche, Giurisprudenza, Ingegneria, Economia Corso di laurea interfacoltà in Comunicazione Interculturale e Multimediale. - PowerPoint PPT Presentation

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Università degli Studi di PaviaFacoltà di Lettere e filosofia, Scienze politiche, Giurisprudenza, Ingegneria,

Economia

Corso di laurea interfacoltà inComunicazione Interculturale e

Multimediale

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Rivoluzione Digitale: Il pluralismo può attendere

Duopolio Mediaset/Rai:Da almeno due decenni sta bloccando eimmiserendo il mercato multimedialeitaliano

Una soluzione fantasma di questoproblema è la rivoluzione digitale: chiara espressione di non voler superarel’assetto esistente.

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Concentrazioni radiotelevisive

Legge 31 luglio 1997, n. 249:trasferimento su satellite o cavoDelle reti eccedenti il limite del20% e divieto di costituzione diposizioni dominanti.

Legge n. 66 del 20 marzo2001, art. 2-bis: “rivoluzione digitale”:31 dicembre 2006 la data per lacessazione delle trasmissionianalogiche

il limite introdotto, non aveva néun'immediata applicazione né untermine certo di entrata in vigore

Creazione dal nulla di mercatiTelevisivi digitali senza eguali in altriPaesi europei.

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L’assegnazione delle frequenze

Gli operatori monopolisti arrivano allaposizione dominante perché possiedono larete (impianti e frequenze) che permetteloro di monopolizzare tanto lo share quantola raccolta pubblicitaria.

Il piano delle frequenze dell’Agcom nongarantisce l’accesso alla rete, poiché nonimpone ai monopolisti di cedere quellein esubero.

Al monopolista è bastato superare il periododi transizione dallo standard analogico aquello digitale continuando a conservareinvariati i suoi canali e le sue proprietà.

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Il periodo transitorio

Sentenza n. 466 del 2002 della CorteCostituzionale: Stabilisce l’illegittimità Costituzionale dell’Art 3, comma 7 della legge n. 249/97 e fissa in modo improrogabile il terminedel periodo transitorio al 31 dicembre

2003.

Legge Gasparri (l. n. 112 del 2004)proroga sine die la situazione esistente, evitando che le reti eccedenti ai sensi delle sentenze della Corte e della legge n. 249/97 debbano abbandonare le frequenze terrestri.

Decreto legge “salva Retequattro”verifica dell’Agcom e conseguenteadeguamento dei soggetti che attualmente trasmettono alle disposizioni ministeriali.

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Le proroghe allo switch-off

Decreto legge n. 273 del 30 dicembre2005: proroga lo switch-off nel 2008.

Fine 2006: Il Governo, accompagna allanuova finanziaria un decreto che sitramuta in legge 29 novembre 2007, n. 222, che proroga lo switch-off al 2012.

Nel settembre 2008, Paolo Romani,reggente delle comunicazioni nel governoBerlusconi IV, presenta un calendario peraree geografiche della transizionedefinitiva.

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Le facoltà di intervento dell’Agcom

L’Agcom si limita a <<formali richiami>>,senza denunciare specifici comportamentidelle imprese monopoliste.

Ma invece di arroccarsi dietro un <<divieto di costituire posizioni dominanti>> bastava prendere atto che nella realtà, le posizioni dominanti esistevano già.

…(Ma pare proprio il contrario)…

L’Agcom nulla può per impedire chel’oligopolio analogico si trasferiscasul digitale.

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Infrazione sul digitale terrestre

2005: “Altroconsumo” presenta un espostoalla Commissione europea accusando la Legge Gasparri.

L’Europa apre una procedura di infrazione con una lettera di messa in mora all'Italia (350.000 euro al giorno, con effetto retroattivo).

L’Agcom mette a concorso 5 reti per evitare la multa dell’Europacon la del. n. 109/07/CONS e la del. n. 181/09/CONS.

L’Autorità costringe Mediaset, Rai eTelecom a cedere una rete ciascuno,dando poi la possibilità a questi ultimidi riottenerle.

L’Europa sospende la messa in mora.

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Il monopolio: la nuova serie (sul digitale terrestre)

Attualmente i multiplex sono 16:

Mediaset: 4Rai: 4Telecom: 3Gruppo Espresso: 2Europa7: 1Tele Capri:1D Free: 1

Mediaset possiede 14 canali su 27 (il 29,7%).

Altroconsumo denuncia la situazioneall’Agcom che apre un’istruttoria e poi delibera che Mediaset non supera il limite del 20%.

Il criterio del conteggio non è dato saperlo.

I canali nazionali sono 95 e suddivisi in 8 multiplex.

La Rai ha attivi 8 canali. Eliminando le frequenze inattive (24) e le radio, i canali Studio Universal eSteel, si contano 25 canali Mediaset su 71 totali, cioè il 35,2% dell’intero panoramadel digitale terrestre.

Eliminando anche i canali +1 lapercentuale risulta del 28,1%.

Inesorabilmente sopra i limiti di legge.

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Benvenuto digitale! (o no?)

2009: il digitale terrestre sbarca sulla penisola ma rischia di rivelarsi per quello che è: una tecnologia obsoleta, costosa, limitata.

• Difficoltà per i cittadini di fruirne • Dispendio di energia• Rifiuti speciali• Satellite vs digitale• Il problema dell’Alta definizione

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Il caso di Europa 7

Europa 7 è un'emittente televisiva conregolare concessione a trasmettere in analogico su scala nazionale dal 1999, maattualmente impossibilitata a farlo inquanto in attesa di assegnazione delle frequenze da parte dello Stato.

La legge Gasparri riconosce il diritto di trasmettere a "soggetti privi di titolo" che occupano frequenze in virtù di provvedimenti temporanei, come le sentenze sospensive dei TAR, discriminando così le imprese come Europa7 che hanno legittima concessione.

Il tutto al fine di salvaguardare Retequattro.

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Il caso di Europa 7

Il fatto che un soggetto, a cui e' stata data una concessione (in concessione si da' un bene pubblico, in questo caso le frequenze), non riceva poi materialmente il bene è un avvenimento che non ha precedenti al mondo.

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Il caso di Europa 7

Ha inizio lunga battaglia giudiziaria contro la legge Gasparri che coinvolge anche la Corte di giustizia europea e il Consiglio di Stato.

Viene finalmente assegnata una frequenza analogica che copre solo il 10% del territorio nazionale e raggiunge il 18% della popolazione con “problemi interferenziali diffusi”.

Di Stefano annuncia sull'Espresso del 27 marzo che non partirà il 1 luglio 2009 con le sue trasmissioni poiché convinto che la sua emittente possa fallire in 6 mesi a causa della scarsa copertura.

Aprile 2010: Dopo 11 anni di battaglie legali. Di Stefano e Romani trovano un accordo. Entro maggio 2010. Europa7 dovrebbe iniziare le trasmissioni digitali.

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Conclusioni

La politica digitale era basata sul presupposto che il passaggio alla differente tecnica di trasmissione fosse in grado di risolvere i problemi del pluralismo.

Ma gli strumenti giuridici predisposti dal legislatore sono sembrati tutt’altro che rivolti ad un reale superamento del problema.

Il duopolio in essere si sta riproducendo anche nel nuovo contesto dimostrando che il livello di concentrazione non varia al variare delle tecnologie e può essereprocrastinato nel tempo e nello spazio.

Basta approvare le leggi più adatte allo scopo.

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Grazie