Rivista Fralerighe CRIME N.10
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FRALERIGHE DICE
NO ALLEDITORIA
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caratteri spazi inclusi) a essere pubblicata sulla rivista e
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GEMELLAGGIO CON PESCEPIRATA
FORUM SCRITTORI
Pesce PiratA Forum di Scrittura Lettura Editing collettivo
Perche pesce? Pesce perche lo scrittore e un po' come un pesce...
parla poco, e silenzioso, si muove rasente al fondale muovendo
appena coda e pinne, ma scruta tutto, vede perfino quello che succede
alle sue spalle. Perche Pirata? Perche come i pirati informatici
sposiamo in pieno la filosofia dell'web 2.0 Ovvero il voler rendere
pubblico e accessibile il lavoro frutto del singolo o della collettivit.
http://www.pescepirata.it/
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ei bassifondi della nave, nelle stive pi losche e
misteriose, a cui per accedere si devono percorrere
cunicoli incredibili, l dove nessuno immagina ci sia
forma di vita, qualcuno ha progettato qualcosa. Niente
rapine o atti terroristici, niente assalti o azioni contro la
legge.
Tassello su tassello, menti creative leggermente deviate,
uomini e donne che non riescono a stare sui binari del
normale, si sono riuniti in gran segreto. Hanno parlato,
discusso, si sono presi a pugni. Hanno bevuto molta birra e
qualcuno, per fumare, ha aperto la finestra dimenticando di
essere su una nave.
Da quello, da quei posti maleodoranti, da quelle persone
poco raccomandabili, nata la
Associazione Culturale
PescePirata.
N
Associazione Culturale Pescepirata COD. FISC. 90047710372
IBAN: IT 43 K 05080 21000 CC0000632125
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Perch?
Per strutturare i servizi letterari che nascono nel
Laboratorio di Scrittura. Per dare una partecipazione
attiva a tutti i soci, i quali si possono candidare per le
cariche di gestione, possono partecipare alle assem-
blee in cui vengono decise le attivit.
Nasce per dare GRATUITAMENTE a tutti i soci servizi
di:
Valutazione Testi,
Editing Personalizzati,
Segnalazione Romanzi agli Editori.
Abbiamo collaborazioni con Agenzie Letterarie che ci
affiancheranno, insomma, gran bella roba, un sacco
di divertimento e molta energia.
Quanto costa tesserarsi?
L'undicesima parte del canone Rai.
La ventottesima di quello Sky.
Come 2 pacchetti di sigarette (ma non fa male).
Pi o meno come una scatola di preservativi.
10 euro all'anno.
Per info: [email protected]
-
EDITORIALE
Care lettrici, cari lettori,
questo sar, con tutta probabilit, lultimo numero in pdf di Fralerighe.
A partire dal 2014, infatti, pubblicheremo direttamente i nostri pezzi
sul blog, con cadenza settimanale. I pdf finora pubblicati, ovviamente,
resteranno online, visualizzabili su Issuu.
Credo che diversi di voi avranno notato i cambiamenti apportati al
nostro blog, dal cambio di grafica e struttura al caricamento di buona
parte dei pezzi gi apparsi su pdf. Spero che li abbiate apprezzati.
Abbiamo scelto di pubblicare direttamente su Wordpress per una serie
di motivi, tra cui:
- pubblicazioni molto pi frequenti
- maggiore possibilit di interazione (potrete commentare i nostri
articoli)
- maggiore flessibilit della struttura
- possibilit di dare pi risalto a ogni singolo articolo
- migliore indicizzazione su Google
Che dire, riavvolgendo il nastro di questi primi due anni, non posso che
essere contento dei risultati ottenuti. Spero che con questo nuovo
assetto riusciremo a fare di meglio.
In questo decimo numero troverete ben quattro interviste, sei
recensioni, sei articoli. Un bel po di materiale, insomma.
Buona lettura e buone feste.
Aniello Troiano
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INTERVISTA A PATRIZIA RINALDI
Intervisto Patrizia Rinaldi nel
tardo pomeriggio di un giorno
di fine estate. Fa ancora molto
caldo, a Viareggio; lei, dopo
aver presentato il suo Blan-
ca sulla terrazza di uno dei
bagni storici del lungomare, si
fermata a firmare copie del
libro ed a scambiare opinioni
con il pubblico, io, a poca di-
stanza, la sto aspettando
allombra della veranda di uno
dei caff pi rinomati della
Versilia. Abbiamo appunta-
mento alle 19.00, e lei arriva
con qualche minuto di antici-
po.
- Buonasera, Patrizia. Puntua-
lit napoletana, tanto per sfa-
tare un luogo comune e far
tacere le malelingue.
- Ciao, Enzo, mi permetti di
chiamarti cos vero?
- Certo, i nomi troppo lunghi
come il mio sono meno diretti
e poco indicati per la conver-
sazione. Troisi docet. Pat, so-
no indisciplinato per natura e
vado quasi sempre a braccio:
mi fornisci qualche informa-
zione preliminare?
-
- Napoletana come te, sposata, maturit classica e laurea in filosofia.
Specializzata nella scrittura di testi teatrali. Scrivo da sempre, ma ho
cominciato a pubblicare con continuit solo dal 2007.
- Beh beata te! Scherzi a parte: mi sono intrufolato nel tuo sito e
lho visitato con attenzione. Prima e dopo Blanca hai scritto parec-
chie altre cose consideri Blanca unevoluzione di ci che hai scrit-
to prima?
- Non so, la vita ci propone di continuo il cambiamento, sentimenti, si-
tuazioni che mutano, ed incontri significativi che a volte ti fanno riflet-
tere sulla prospettiva, sul modo di vedere e vivere le cose. Di sicuro so
che per Blanca ho un affetto che non si risolve, che non finisce in un
libro solo.
- Questo ce lo auguriamo tutti. A me il romanzo piaciuto molto, la
sensazione che, pi che sulla trama, la tua attenzione si sia concen-
trata sui dialoghi e sulla caratterizzazione dei personaggi. Mi sbaglio?
- No, hai visto bene. Quando racconto, parto dai personaggi, lascio che
si muovano autonomamente, che esprimano intenzioni, caratteri, sen-
timenti. La storia, chiamala trama se vuoi, diventa una conseguenza
del loro modo di essere, di agire, di confrontarsi.
- Pat, dalle ultime parole che Blanca rivolge alla memoria di sua so-
rella si intuisce che il romanzo avr un seguito. Me lo confermi?
- Blanca ha gi avuto un sequel: Tre, numero imperfetto, pubblicato
con e/o nel 2012, tradotto negli Stati Uniti e in Inghilterra, nel 2014
uscir in Germania.
- Leggendo il romanzo, ho avvertito una vena di malinconia profon-
da. Appartiene a te, oppure alla scrittrice che abita dentro di te?
- La malinconia che hai percepito appartiene al mio essere ed alle mie
storie, in fondo non faccio altro che rispettare la volont di Blanca, il
suo desiderio parlare con la sorella ricordandola, raccontandole, supe-
rando il limite della morte e standole vicino sempre e comunque.
-
- Una domanda tecnica, se me la permetti: tu, Patrizia Rinaldi, ti
consideri una giallista, oppure, come mi piace definirti, una canta-
storie di sentimenti?
- Ti ringrazio, mi piace tantissimo questa definizione. Non so se sono
una giallista, scrivere gialli difficile, credo che per farlo sia necessario
un lungo periodo di apprendimento, e che nel contempo si possa con-
servare la libert di accedere ad altri tipi di narrazione.
- Non ti chieder, perch sarebbe scontato, se per scrivere ti sei ispi-
rata a qualche autore, magari del passato. Vorrei invece domandarti
quali, nel novero dei giallisti nuovi e meno conosciuti, ti ha sorpre-
so ed emozionato in qualche misura.
- Cito un po di donne per me conosciute o meno non fa differenza:
la Oggero, la Verasani, la Pineiro, e parecchie altre.
- Tutte donne?
- Se facessi dei nomi maschili dovrei citarti e non voglio farlo!
- Sono io che non te lo permette-
rei, sai che sono qui in veste di
giornalista. (Ridiamo entrambi).
Parliamo invece di cose serie: tu
sai che per tanti anni ho fatto il di-
rigente dazienda nel mondo del
vino di qualit. Bene, ricordo che
nel corso delle degustazioni tec-
niche (vini nostri e concorrenza)
le bottiglie erano mascherate e
non si conosceva il nome del pro-
duttore. Ritieni che un simile mec-
canismo potrebbe essere applicato
anche ai premi/concorsi letterari?
- Mi sembra unottima idea.
- Sono un utopista?
-
- S.
- Ne sono convinto. Faccio un salto allindietro: Non credi che un per-
sonaggio seriale sia un rischio per lautore?
- Forse s, ma il rischio si pu scongiurare proponendo narrazioni diffe-
renti. Certo, bisogna avere lappoggio delle case editrici, ed in questo
sono fortunata. E/O nel 2015 pubblicher un mio romanzo non di ge-
nere.
- Lo stai scrivendo adesso?
Terminata la prima stesura, a breve lediting.
- Te lo devo domandare: Concorsi & Premi letterari. Che valore pos-
siamo attribuirgli?
- E un problema. Il mio sguardo critico, spesso condivido, a volte no.
Cerco sempre di restare fuori da querelles sui premi, sul marketing ad
essi collegato, sul potere o sullassenza di potere di singole parti del
mercato editoriale. Mi auguro di riuscire a mantenere uno sguardo in-
cantato su tutto ci per mantenere e difendere una passione autenti-
ca.
- Ricevuto. Ultima domanda: al giorno doggi, sosterresti tuo figlio se
volesse diventare giornalista o scrittore?
Beh, io, come moltissimi altri, non sono stata sostenuta da nessuno.
Ho dovuto lottare ed affermare il mio nonostante tutto ci prover, e
pertanto auguro ai mie figli di saper lottare anche contro le mie preoc-
cupazioni.
- Patrizia Rinaldi, stato bello intervistarti.
- Anche per me risponderti.
Se ne va. Mi dispiace.
Patrizia Rinaldi e Vincenzo Maria Brizio
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LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle opere letterarie
che hanno ispirato i capolavori di Sir Alfred Hitchcock.
E non ci occupiamo di una pellicola qualunque bens di quello
che stato definito "il miglior film di tutti i tempi": La donna che visse
due volte (Vertigo, 1958) guida infatti, dall'agosto dello scorso anno,
la prestigiosa classifica stilata ogni due lustri dalla rivista cinematogra-
fica Sight & Sound.
Che si tratti o meno miglior film di tutti i tempi classifiche di
questo genere, per quanto affascinanti (e, nel caso di Sight & Sound,
indiscutibilmente autorevoli), lasciano il proverbiale tempo che trova-
no , siamo di fronte a una delle massime vette del cinema hitchco-
ckiano: un'opera che conserva intatto il proprio fascino da oltre mezzo
secolo e che quasi ingeneroso paragonare al romanzo da cui trae
molto liberamente origine.
La leggenda vuole che Pierre Boileau e
Thomas Narcejac, apprezzata coppia
di giallisti francesi gi autori del fortu-
nato Les Diaboliques (Celle qui n'tait
plus), abbiano scritto il noir sentimen-
tale D'entre les morts (Sueurs froids) a
met degli anni Cinquanta confidando
in una trasposizione sul grande scher-
mo per mano di Sir Alfred.
Quel che certo, il romanzo affronta
tutti i nodi tematici cari al Maestro del
Brivido: la vertigine fisica ed emotiva, i
sentieri - anch'essi vertiginosi - dell'in-
conscio, il peccato, il senso di col-
pa. Ma soprattutto il tema del doppio,
che qui beffardamente, genialmente si esaspera in un continuo gioco
di specchi e diviene caleidoscopico: Rene che interpreta Madeleine
che a sua volta "interpreta" Pauline Lagerlac...
-
Hitchcock si lascia sedurre dall'ingegnosit dell'intreccio crimi-
nale e dalle atmosfere simenoniane (il romanzo ambientato in una
Parigi livida e misteriosa, agli albori del secondo conflitto mondiale) e
rielabora il tutto da par suo, apportando modifiche sostanziali e in al-
cuni casi, occorre dirlo, provvidenziali: dalla Ville Lumire la vicenda si
sposta sulle strade di una San Francisco fascinosamente anni Cinquan-
ta (memorabile il salto di Kim Novak nelle acque gelide della baia, al-
l'ombra del Golden Gate Bridge) e le elucubrazioni del tormentato pro-
tagonista, che costituiscono la cifra distintiva del testo originale, si su-
blimano in un mix perfetto di azione e tensione narrativa.
Un buon romanzo e un ottimo film, si potrebbe sintetizzare.
Merito di una sceneggiatura che rimaneggia con piglio deciso i passag-
gi pi "deboli" della costruzione romanzesca e disegna un finale sem-
plicemente perfetto, che annichilisce - nonostante lo si conosca ormai
a memoria, o forse proprio per questo - con la sua bellezza. Un epilogo
assai diverso da quello, pur apprezzabile e a suo modo coerente con lo
spirito del romanzo, immaginato dalla premiata ditta Boileau-Narcejac.
Se siete cos fortunati da non aver ancora posato gli occhi su
questa storia, ecco la nostra modesta proposta: procuratevi immedia-
tamente una copia del film (Jimmy Stewart in stato di grazia val bene
-
un'eccezione alla regola aurea del "prima il libro") e quando sarete sazi
- lo sarete, potete giurarci! - godetevi il fascino tutto particolare di un
noir d'autore inspiegabilmente ignorato e sottovalutato. A lungo in-
trovabile, in Italia stato ripubblicato da Sellerio nel 2003 con il titolo
"La donna che visse due volte" e un'interessante nota di commento a
cura di Claudio G. Fava.
Simona Tassara
--- articolo originariamente pubblicato sul blog di Uno Studio In Giallo:
http://unostudioingiallo.blogspot.it
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ARTICOLO: ALLOMBRA DEI GIGANTI
Puntata numero 4 Cari amici, ben ritrovati. Questa volta per soddisfare la nostra insaziabile fame di gemme letterarie d'autore ci azzarderemo a compiere un agile furto con scasso nella dimora di un grande del noir: il recentemente scomparso Elmore Leonard. Per farlo abbiamo scelto un sua breve ma assai intrigante composizione, un racconto che d anche il titolo a una raccolta uscita in America nel 2002. When the Women Came Out to Dance (tradotto in Italia da Einaudi nel 2006 come "Quando le donne aprono le danze" e inserito da Newton Compton nella raccolta Millenium Thriller del 2011 come "Quando le donne ballano"). La trama assai semplice. Ginger Mahmood, moglie di un chirurgo plastico pakistano a Palm Beach in Florida, vive un'esistenza assai noiosa. una ex-spogliarellista. Il Dottor Mahmood la conobbe e ne rimase folgorato durante uno dei suoi spettacoli. "Dopo la quarta volta che mi veniva a trovare", spiega Ginger, "gli diedi quello che si dice un lavoretto di mano da un milione di dollari e diventai la signora Mahmood". La passione del chirurgo per Ginger, per, non gli impedisce di tradirla con altre donne. Fino a quando lei decide di averne abbastanza e di porre fine al matrimonio. Il problema che Mahmood piuttosto pericoloso, troppo. "Sai cosa fa un ragazzo quando si stanca di sua moglie in Pakistan? La uccide dandole fuoco". Ginger forte, ma ha bisogno di aiuto per riconquistare la propria
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libert. Assume Lourdes, una donna colombiana come assistente personale. Ginger conta sul fatto che Lourdes conosca proprio il tipo di personaggi sgradevoli che potrebbero causare una fine tragica alla vita di suo marito. Ma il suo comportamento passivo-aggressivo e la fiducia cieca in Lourdes (che fino alla fine non riveler la propria reale natura), ingabbier Ginger in un legame che si riveler ancora pi sinistro della minaccia che il dottor Mahmood rappresenta. Bene, ora veniamo alle gemme. Cosa di utile possiamo portarci a casa da questa lettura? Prima di tutto lo stile della scrittura di Leonard, che anche il suo marchio di fabbrica. Ritmo veloce, dialoghi laconici e folgoranti, un testo ridotto all'osso, senza inutili riempitivi, senza perdersi in estenuanti descrizioni dei personaggi. Solo la giusta quantit di dettagli utili per renderli vivi e veri.
Ma dovr fare anche delle cose per il dottor Mahmood?. La donna rossa, fumando la sigaretta, disse: Cosa ti ha detto Viviana di lui?. Mi ha detto solo che non parlava molto. Viviana una taglia quarantadue. A Woz piacciono giovani e snelle come serpenti. Quanto pesi?.
La moglie parla del marito, conosce i suoi tradimenti, le sue debolezze, e gli costruisce una trappola mortale. Nel testo, poco meno di dodici pagine, oltre ai dialoghi, vi poco altro, le azioni soprattutto, i movimenti della danza preparatoria che le due donne devono compiere prima di giocare a carte scoperte. E poi il registro.
Laggi normale, da dove vengono loro. Un uomo si stanca della moglie in Pakistan? La brucia viva. O qualcuno lo fa al suo posto. Non sto scherzando, dice a tutti che la sua dupatta si bruciata con i fornelli. Lourdes disse: Ah! per questo che non cucina?. S, anche per questo. Woz viene da Rawalpindi, una citt dove
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quaranta donne al mese finiscono all'ospedale con terribili ustioni. () Se non muore, vive nella vergogna a causa del marito, quello stronzo che ha cercato di ucciderla e che poi la caccia dalla sua cazzo di casa.
evidente che il tema quello del conflitto tra uomo e donna, dell'imprevedibilit delle decisioni, dove per sono le donne a prendere l'iniziativa, ad affrontare la sfida (il duello) e ad averla drammaticamente vinta su mariti violenti e inadeguati. Il clima a tratti esilarante, allucinato. Tutto si gioca sul paradosso, il non detto. Le due protagoniste sanno fin dall'inizio come andr a finire, per quale motivo si sono incontrate, ma giocano a impersonare un ruolo differente, si studiano, provocano, quasi flirtano. La signora fa finta che siano amiche, cerca bench goffamente di trattare la sua assistente da pari. Quest'ultima aspetta che sia la padrona a gettare la maschera, a dire chiaramente cosa vuole che lei faccia per liberarla dal marito. Fin qui tutto finzione, teatro. O almeno lo fino a quando decidono di condurre il gioco a carte scoperte. A questo punto, anche il tono e il registro della narrazione cambiano, e la natura delle due donne emerge chiaramente in superficie.
Ci siamo sposati... dopo due anni avevo il visto ed ero stanca di essere massacrata di botte. La rossa fece: Hai dovuto ingoiare parecchi rospi del cazzo, vero? e questa volta fece una pausa prima di aggiungere: Quanto costa un carico di cemento al giorno d'oggi?.
Da qui in poi tra le due donne frasi sempre pi brevi, domande e risposte secche e rapide come colpi di un revolver. Come si usa nelle contrattazioni commerciali. Non c' bisogno di perdere tempo: io so fare qualcosa che ti interessa, dimmi quanto sei disposto a pagare, e io decider se sono disposto a farlo. Punto e basta, non serve parlare di altro.
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Capisci il motivo, no? Ho il terrore di rimanere intrappolata nel fuoco. Lui si accende un sigaro e io lo guardo terrorizzata. Cercava scuse, delle giustificazioni. Non dobbiamo parlare di lui, disse Lourdes. Lei paga tutti in anticipo e non ne riparleremo pi. Non paga? Non ne parliamo comunque.
Concludiamo sottolineando la trovata semplice ma molto efficace, da vero maestro: l'uso della frase del titolo come filo conduttore del racconto. ispirata a un passaggio biblico. Il versetto ventuno del Libro dei Giudici. Narra di uomini che aspettano nascosti che le figlie di Silo escano durante una festa per ballare in coro, cos da poterle rapire e costringerle a sposarli. La protagonista del racconto di Elmore Leonard una ballerina, o almeno lo era. stato cos che si conquistata il proprio uomo, una nuova vita. Solo che ha fatto male i conti col destino. Perch sar a costretta a ballare di nuovo.
Samuel Giorgi
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ARTICOLO: Costruire un Detective Prima Parte
Un thriller, per sua definizione, deve accendere passioni forti. La
suspense si alza, la tensione cresce nello snodarsi dei problemi che si
parano sulla strada del protagonista e dei misteri da risolvere.
Che si tratti di gialli investigativi, noir o romanzi spionistici, quello che
pi di tutto fa palpitare il cuore del lettore, per, il protagonista: un
personaggio vivo, far vivere la storia; uno traballante far cadere
perfino la pi valida delle impalcature di indizi. Come si costruisce,
allora, un buon protagonista per un thriller?
Tenteremo un esperimento con i lettori di Fralerighe Crime: articolo
dopo articolo, costruiremo un personaggio partendo dallo studio delle
caratteristiche del genere. Vedremo se uscir qualcosa che possa
catturare le intenzioni del pubblico. E quali saranno i feedback che i
personaggi riceveranno.
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Supereoi con Superproblemi
Al protagonista di una thriller story si deve il punto di vista dell'intera
narrazione. Spesso il lettore si trova a condividerlo con la prima
persona, ma comunque attraverso i suoi occhi che scopriamo gli
intrighi e che arriviamo alla soluzione. Deve affascinare e legare a s.
Pu trattarsi di una persona comune, in cui il pubblico dei lettori possa
facilmente identificarsi: non vuol dire che debba essere un individuo
mediocre, ma qualcuno che pur con elementi esotici sia possibile
incontrare per la strada o nel quale imbattersi sul lavoro. Questo aiuta
il lettore a vestirne meglio i panni, a calarsi nella sua realt.
Pu, al contrario, trattarsi di un uomo o una donna d'azione: agenti,
poliziotti, detective. Qualunque di queste tipologie si scelga, l'eroe
deve avere un punto debole che lo porti a scoprire il fianco alla vita e
agli eventi.
Quando il celebre Stan Lee cre il modello dei supereroi della Marvel,
si diede come traccia la frase: supereroi con superproblemi. Non si
tratta di dare forma a un supereroe, n a problemi insormontabili,
tuttavia certo che manifestando le proprie paure, inciampando e
cadendo, il personaggio finir per poter fare affidamento su una mano
che presto gli verr tesa. Quella del lettore.
Cominciamo con il costruire lo scheletro del personaggio. Penso a un
uomo ancora giovane, ma che abbia gi potuto vivere le sue
esperienze. Dai 40 ai 45 anni. Lo immagino sveglio e intelligente,
piuttosto che forte e atletico. Far quindi una professione in cui sar
impegnato intellettualmente, in una posizione che gli permetta di
collegare i fatti di cui sar testimone.
Non so ancora quale, ma mi piace l'idea che abbia un aspetto
inquietante (sia per fisicit che per abbigliamento o modi di fare) che
metta in soggezione il lettore cos come le persone con cui dovr
interagire, suo malgrado. Questo gli causer dei problemi di relazione
pi o meno forti, fin dall'infanzia, che si porter dietro per tutta la vita.
Vorrei che reagisse con aggressivit, dal momento che per molto
tempo ha dovuto confrontarsi e subire questa sua caratteristica; vorrei
che col tempo avesse cominciato a saperla gestire grazie all'ironia,
-
mettendo in mostra cos l'intelligenza di cui ho voluto dotarlo,
attraverso la prontezza di spirito e l'eloquenza.
La Giustizia
Se necessario un personaggio dai nervi scoperti, non deve comunque
trattarsi di un carattere troppo debole, che si lasci sopraffare dagli
eventi, dal momento che deve guidare la narrazione. Senza contare il
fatto che il nodo focale del protagonista di una storia come questa,
la necessit di fare giustizia. Che sia cinico o un romantico idealista,
che sia una persona pronta a tutto o un individuo che si affaccia a
questo tipo di vita per la prima volta, il protagonista rappresenta la
giustizia che deve trionfare sull'immoralit. Anche nei casi dei pi
ombrosi cos, o dei protagonisti dei noir: non necessario che il
concetto di giustizia sia quello comune, ma che il personaggio ne
possieda uno proprio cui affidare la propria rivalsa.
-
Valuto la professione di un avvocato che si occupi di civile come di
penale. Questo prevede una documentazione precisa, ma permetter
al personaggio di usare le legge per poter tentare di portare ordine
dove percepisce disordine, di muoversi con agio nel mondo pi
quotidiano cos come tra i ferri del mestiere.
Un passato torbido
Uno dei lati in ombra del protagonista deve sempre portare con s
qualcosa di irrisolto, un problema che affondi le radici nel passato (un
trauma infantile, la morte di qualcuno di caro, un grave errore
commesso). Le battaglie con questo mostro devono andare di pari
passo con le indagini portate avanti nel presente. Il gioco far
trionfare nel qui e ora il nostro eroe sopra l'orrore del passato.
Al nostro avvocato inquietante, darei un background ombroso per
quanto riguarda la famiglia d'origine: un segreto che si porta dentro da
sempre, come la propria fisicit. Forse le due cose sono collegate. Certo
il peso di questo segreto che lo ha portato a immergersi negli studi di
legge e a imbattersi negli intrighi che dovr chiarire per risolvere se
stesso.
Emerge una prima regola: non il personaggio che lavora a un caso,
ma il caso stesso che lavora a lui. La storia narrata deve essere al
servizio del protagonista.
Nei prossimi articoli procederemo oltre questa impalcatura e vedremo
quanto sapr crescere il personaggio creando la propria storia. Fino
alla prossima uscita, passo la palla ai lettori di Fralerighe: riuscite a
costruire uno scheletro di personaggio su queste prime direttive? Vi
sembra che funzioni e che si possa imbastire qualcosa di pi? O
riconoscete queste caratteristiche nelle storie che amate? Il dibattito
aperto alla mail [email protected].
Scilla Bonfiglioli
-
DIETRO GLI PSEUDONIMI
Qualche giorno fa mi aggiravo tra gli scaffali dedicati al thriller in cerca di un nuovo libro da recensire. Scartando titoli di autori ben noti, ho pensato di soffermarmi su nomi meno conosciuti. Il mio sguardo caduto su un libro nella sezione novit, meno di 300 pagine, dal nome interessante. Il libro si chiama Tab, di Casey Hill; la quarta di copertina mi ha subito convinta. Quello stesso giorno sono tornata a casa con un altro libro, anche quello dalla quarta interessante, che si invece rivelato essere molto diverso da ci che era stato promesso (e leggendo soltanto allora la biografia dell'autrice, premiata per libri paranormal romance, mi sono resa conto di aver commesso un grandissimo errore a non farlo prima di averlo comprato). stato proprio questo incidente a spingermi a leggere non soltanto le sinossi ma anche le biografie degli autori.
Casey Hill mi ha lasciato quasi di stucco. Immedia-tamente dopo il mio ac-quisto non avrei saputo dire se Casey fosse un nome da donna o da uo-mo, soprattutto consi-derata la diffusione del nome sia tra i maschi che tra le femmine in Irlanda ed Inghilterra. Ero pronta a leggere un libro senza
nemmeno conoscere il genere dell'autore. La piacevole sorpresa stata scoprire che Casey Hill lo pseudonimo adottato da una coppia di scrittori irlandesi, i coniugi Melissa e Kevin Hill.
-
Ho fatto alcune ricerche sul passato letterario dei due, si trattata di mera curiosit. Ho trovato molte informazioni su Melissa Hill in quanto famosa scrittrice di romanzi femminili, tutti nella top 10 irlandese ed inglese, ma ben poco sul marito e co-autore. Moltissimi autori utilizzano uno pseudonimo per le ragioni pi disparate, non una novit. Basti pensare a George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair), Richard Bachman (Stephen King), P.D. James e, recente scoperta, Robert Galbraith (nome utilizzato dalla celeberrima J.K. Rowling per la pubblicazione de il richiamo del cuculo, ben lontano dalla saga di Harry Potter che tutti noi ben conosciamo). Ma perch utilizzare uno pseudo-nimo? Vorrei considerare un attimo il caso di Robert Galbraith. La Rowling ha di-chiarato di aver creato un alter ego per separare quanto pi possibile la propria persona dallo scrittore. A sorprendermi stata la reazione dell'editore David Shelley, che ha detto del libro non avrei mai immaginato che fosse stata una donna a scriverlo. Quest'ultima sentenza inevitabilmente richiama alla mia mente personaggi come le sorelle Bront e moltissime altre donne dell'epoca Vittoriana e successiva, costrette ad utilizzare nomi maschili per veder pubblicate le proprie opere. Ci sono state ovviamente donne come George Eliot (Mary Anne Evans) che scelsero di utilizzare uno pseudo-nimo pi per un vezzo che per una reale necessit.
-
Erich Kstner, vissuto in epoca nazista, fu costretto ad utilizzare degli pseudonimi (Berthold Brger, Melchior Kurtz and Robert Neuner) in quanto considerato dalle idee bolsceviche. Il suo un caso estremo di come non utilizzare il proprio nome possa salvare la vita. Negli anni '60 il premio Edgar-Wallace fu assegnato all'anonimo autore di Tod in St. Pauli, che poi si copr essere l'autrice tedesca Irene Rodrian. La cosa, ovviamente, suscit non poco scalpore. C' anche una triste verit dietro l'utilizzo nell'epoca moderna di uno pseudonimo ed la quasi totale impossibilit per un autore di passare da un genere ad un altro senza rischiare d'essere preso poco sul serio. Se un autore di libri per ragazzi decide di cimentarsi nella stesura di un libro che si discosta completamente dal suddetto genere (caso Rowling a parte), siamo davvero sicuri che riuscir a trovare l'appoggio del proprio editore? Ci sono molti detti a riguardo, come squadra che vince non si cambia, e magari proprio questo il problema. Quando si tratta di guadagno le scommesse sono sconsigliabili, non ha alcuna importanza se questo servir unicamente a tarpare le ali di un autore e costringerlo a dedicarsi per il resto della propria vita a concentrarsi su un unico genere. A meno che...
Christine Amberpit
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ARTICOLO: TROPPI CAFF PER SARTI ANTONIO 3
Quali sono le caratteristiche tipo di un personaggio seriale? E difficile stilare una lista che vada bene per tutti quanti. Possiamo dire che, in
linea di massima, si tratta di personaggi positivi (c uneccezione:
Giorgio Pellegrini di Massimo Carlotto), che hanno questioni in
sospeso (un amore, un problema lavorativo, una malattia) che si
protrae e si sviluppa lungo lintera seria di romanzi, in modo da creare
un sentimento di attesa nei lettori. E impossibile, per non dire
controproducente, che le informazioni su un personaggio vengano
esaurite nel primo romanzo, altrimenti il lettore sa tutto quello che
dovrebbe sapere e non ha pi stimoli per continuare. Lautore deve
creare nellanimo del lettore una sorta di sono curioso di vedere come va a finire, che lo porter ad appassionarsi alle vicende del
protagonista, al di fuori del contesto, come gi spiegato in precedenza,
della vicenda poliziesca trattata nel romanzo.
-
Per Sarti Antonio la seria-
lit nata dalla mia sim-
patia per il personaggio
e non era stata program-
mata nel momento di
preparazione del roman-
zo, per il gi citato Poli
Ugo, la serialit era stata
programmata, tant che
ho pubblicato almeno tre
romanzi con lo stesso
Archivista. Lironia del
destino (che sempre
pronto a beffarsi di noi)
ha voluto che per Poli
Ugo non ci fosse futuro.
Mi dispiace perch era un personaggio nel quale credevo. Ripensandoci
oggi, ritengo di non averlo proposto ai lettori nel momento favorevole
a quel tipo di personaggio. Troppo fascista mi disse leditor della
Garzanti quando mi consigli di lasciarlo al suo destino. Ancora oggi
sono convinto che non fosse cos. Era semplicemente un uomo frus-
trato, arrabbiato con il mondo che gli stava attorno e che gliene aveva
fatte dogni sorta. Arrabbiato come dovremmo essere arrabbiati tutti
noi. Oggi Poli Ugo, sono certo, sarebbe ben accolto dai lettori. Ma
lasciamolo nel limbo che si scelto.
Esiste per anche laltra faccia della luna (per citare gli amati Pink Floyd). I personaggi seriali stancano. Ci sono romanzi che sembrano
copie di quelli precedenti, nei quali lautore fatica a trovare nuove idee
e da limpressione di sentirsi intrappolato nella stessa maschera che ha
creato. Inoltre una questione importante (lo perch in Italia la
denigrazione una sorta di sport nazionale): un personaggio seriale, quando incontra il favore di pubblico e sillumina delle luci della
ribalta letteraria, diviene inviso alla critica. Sia quella giornalistica, i
blog o anche gli stessi lettori. Riprendendo lesempio di Macchiavelli,
-
Sarti Antonio era diventato patetico (sempre secondo la critica).
Troppi caff, la colite perenne, Raimondi Cesare che si vantava di
successi immeritati, Rosas che sapeva sempre cavare dai guai il nostro
questurino. Aggiungiamoci la relazione con una prostituta come la
Biondina e il gioco fatto: Sarti Antonio noioso, ripetitivo, stanco.
Pensate che un critico, recensendo il romanzo nel quale Sarti Antonio
muore, ha scritto:
Il sergente colitico Antonio Sarti finalmente sparisce, muore
ammazzato allultima pagina, e con lui speriamo spariscano anche gli
altri piccoli attori che lo circondano () nel teatrino delle solite
commedie provinciali.
Loriano Macchiavelli e Omar Gatti. Articolo gi pubblicato su Noir Italiano.
http://noiritaliano.wordpress.com
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ARTICOLO: TROPPI CAFF PER SARTI ANTONIO 4
La cosa ridicola in tutta questa storia (ovvero la perfida critica rivolta
alla morte di Sarti Antonio, vedi articolo precedente, ndr) che la
critica pungente, astiosa e cattiva riportata sopra, venuta da un
personaggio (storico e critico darte figurativa, oltre che grande
esperto di letteratura e consulente editoriale; a lui si deve larrivo in
Italia di alcuni famosi personaggi polizieschi stranieri) al quale volevo
molto bene e che stato il padrino (non nel significato di mafioso) di
Sarti Antonio, sergente, per averlo sostenuto quando ancora era nel
manoscritto.
Ancora oggi non ho capito cosa lo abbia spinto a quelle cattiverie. O
meglio, unipotesi lavrei, ma la tengo per me. Fra laltro, la speranza
che Sarti Antonio e gli altri piccoli attori nel teatrino delle solite
commedie provinciali sparissero, non si avverata.
-
La verit sul tentativo di uccidere Sarti Antonio, sergente? Il desiderio
di dimostrare che ero capace di sopravvivere (letterariamente) anche
senza di lui; la voglia di scrivere altro; la rabbia nel sentire leditor
chiedermi continuamente mettici Sarti Antonio, come se non sapessi
scrivere altro.
Chi ha ragione dunque? Gli autori, che creano personaggi seriali che ripresentano in pi
romanzi, creando dunque una comunit di
lettori attorno al progetto? I lettori, che si
affezionano ai personaggi come se fossero
reali e desiderano leggerne le vicissitudini? La
critica letteraria, che giudica questa tipologia
di romanzi come un prodotto di seconda
fascia, creato ad arte per vendere?
Non esiste una risposta univoca. Esistono solo le sensazioni che un romanzo pu dare al
lettore. Indipendentemente dal fatto che veda
come protagonista un personaggio che nascer e morir in quel
romanzo o che sar protagonista di centinaia di storia. Sta di fatto che
se io mi sono appassionato al noir italiano e ho deciso di aprire questo
blog lo devo a Scerbanenco per avermi fatto scoprire la profondit del poliziesco ambientato in Italia e ai romanzi di Macchiavelli, alla loro freschezza e ai tanti caff bevuti dal questurino. Guarda caso due
personaggi seriali.
Loriano Macchiavelli e Omar Gatti. Articolo gi pubblicato su Noir Italiano.
http://noiritaliano.wordpress.com
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INTERVISTA A MASSIMO CARLOTTO
AT: Bentornato su Fralerighe.
MC: Grazie! sempre un piacere. AT: Iniziamo con le domande.
1) Com nata lidea per Loscura immensit della morte? MC: Il dibattito su pena, vendetta e perdono era cos scadente (non che oggi sia migliorato) che ho avvertito il bisogno di intervenire nell'unico modo che mi consono e cio con un romanzo. Ho indagato in realt specifiche e raccolto materiale che mi per-mettesse di costruire una trama in grado di affrontare la com-plessit del tema. AT: 2) Ho letto in giro che ha
intervistato diverse persone coin-
volte in casi simili a quello narrato
in questo romanzo. Com stata
questesperienza?
MC: Molto intensa dal punto di vista umano. Ho cercato e stabilito contatti con famiglie dove il crimine aveva portato il lutto, punito poi dallo Stato con una condanna. L'ulteriore elemento in comune era il rifiuto del perdono del colpevole attraverso un atto formale. Ho dibattuto con queste persone sul senso della vendetta e del perdono e una volta di pi mi sono convinto che i sentimenti sono troppo esasperati per una riflessione pacata e che solo lo Stato pu assumersi la responsabilit di tale decisione.
-
AT: 3) Dal suo libro emerge un quadro della giustizia italiana
tuttaltro che lusinghiero. Secondo lei, quali misure andrebbero
realizzate con pi urgenza per migliorare lamministrazione di questo
settore?
MC: In questo momento storico la politica troppo compromessa con diverse forme di criminalit per cercare di attuare una seria riforma della giustizia. Infatti non nemmeno in grado di attuare quella elettorale. Credo sia necessario attendere una nuova fase frutto di un ricambio del ceto politico ma purtroppo non avverr in tempi brevi.
AT: 4) Ergastolo. Fine pena: mai. Da una parte lecito affermare che
si tratti solo di una condanna a morte pi ipocrita, e che quindi
sarebbe bene abolire tale pena. Dallaltra, per, viene da chiedersi: e
se abolissimo lergastolo, che fine farebbero i boss della criminalit
organizzata, tanto per dirne una? Potremmo ritrovarci Tot Riina a
piede libero Lei cosa ci dice al riguardo? E a favore dellabolizione
dellergastolo? E per quanto riguarda leventuale libert di boss del
crimine del calibro di Riina, Provenzano, Cutolo e compagnia?
-
MC: Da anni mi batto per l'abolizione dell'ergastolo. In altri paesi europei stato abolito, in alcuni ancora presente ma con limiti temporali ben precisi. Il tempo della pena deve avere una relazione con il tempo storico in cui viene scontata. Non si possono continuare ad applicare concetti ottocenteschi o del primo '900 in una societ dove la velocit della societ profondamente mutata. Il concetto di "mai" non ha poi un senso riabilitativo secondo i principi costituzionali. A tutti, mafiosi compresi, va offerta una seconda possibilit. Il che non significa una scarcerazione automatica ma un percorso di verifica di un possibile reinserimento. Ovviamente per chiunque appartenga alla criminalit organizzata la discriminante immediata la dissociazione. Il problema vero non riguarda tanto i mafiosi ma i serial killer considerati dalla psichiatria eternamente pericolosi. Ma non tutti sono mafiosi e tantomeno assassini seriali.
AT: 5) Il carcere narrato in questo romanzo un sistema tuttaltro
che capace di riabilitare i detenuti, come lequivalente americano
raccontato da Bunker. Cosa pensa dellautore statunitense? E cosa
proporrebbe per migliorare il carcere nostrano?
MC: Bunker stato un grande scrittore. La tra-dizione della letteratura penitenziaria statunitense importante ma proba-bilmente lui stato l'au-tore che ha trovato una chiave efficace per far comprendere culture e meccanismi anche al pub-blico europeo. Il sistema penitenziario italiano invece abbandonato da anni. La politica teme di perdere voti e quindi segue e fomenta la "pancia" dell'opinione pubblica piuttosto che risolvere problemi gravi e complessi. Un paese in grado di scommettere sul proprio futuro investe energie per
-
recuperare i criminali e reinserirli nella societ per il semplice motivo che conveniente da tutti i punti di vista. Noi siamo afflitti da altri problemi che rendono concezioni innovative pura utopia. AT: 6) La grazia uno dei temi centrali del romanzo. Che ci dice a tal
proposito?
MC: La grazia un istituto dalle molteplici utilit. In Italia sempre meno usato, un segno dei tempi. AT: 7) E del perdono, cosa ci dice? Bunker nei suoi romanzi afferma
che lAmerica, pur essendo cristiana per la maggiore, sia incapace di
perdonare, di porgere laltra guancia. LItalia, il paese del Vaticano,
capace di perdonare?
MC: Difficile perdonare. Per la stragrande maggioranza delle persone colpite da lutti cos gravi impossibile. Ho conosciuto una signora che dopo aver letto il romanzo ha voluto conoscere l'assassino del padre. Ne nato un confronto umano molto complicato ma oggi quella donna segue in prima persona il reinserimento di quell'uomo che le ha strappato un affetto con la violenza. Vuole che diventi una persona realmente migliore. Ma si tratta di un caso molto, molto isolato. AT: 8) Carnefici che diventano vit-
time, e viceversa. La violenza una
spirale che non conosce limiti.
Razionalmente, sappiamo bene che
non con la violenza che risolve-
remo qualcosa, eppure, in casi come
quello raccontato nel romanzo,
quando non la mettiamo in pratica
sogniamo di farlo. Perch?
-
MC: Perch la vendetta un sentimento reale. Possiamo occultarlo sotto l'ipocrisia della ragione o della religione ma riaffiora sempre. Basta guardare le immagini televisive dopo le esecuzioni negli Stati Uniti. Le persone che hanno appena osservato un uomo morire sono felici di aver pareggiato il conto. AT: 9) La nostra societ appare incapace di lenire lenorme dolore
che grava sui parenti delle vittime. Perch non ci riesce?
MC: Perch il comune senso di piet individuale e non collettivo. Per le vittime del terrorismo stato diverso perch settori illuminati della societ hanno agito nel loro insieme ponendosi il problema di un'utilit collettiva per queste persone. Ma per le vittime del crimine comune non c' mai stata attenzione se non mediatica. AT: 10) Dal suo romanzo stato tratto uno spettacolo teatrale, dal
titolo Oscura immensit, diretto da Alessandro Gassman. Cosa ci
dice al riguardo? Com andata?
-
MC: Benissimo, un grande successo. Uno degli spettacoli pi apprezzati della stagione. Anche la prossima al completo. AT: 11) Io credo che il suo romanzo non abbia lambizione di fornire
risposte, ma al contrario stimoli per domande. Concorda?
MC: Credo che il ruolo della letteratura sia proprio questo: suggerire domande importanti. AT: 12) Lei che risposte ha trovato per quegli interrogativi?
MC: Che perdono e grazia possono essere decisi solo da una parte terza e cio lo Stato, dopo un'attenta verifica del percorso peniten-ziario del condannato. AT: Lintervista finita. La ringrazio.
MC: Alla prossima!
Massimo Carlotto e Aniello Troiano
-
INTERVISTA A MAURIZIO DE GIOVANNI
AT: Bentornato su Fralerighe. Dopo due interviste multiple, ecco
finalmente una singola.
MdG: Un piacere ritrovarvi, e onorato dalla solitudine!
AT: Lintervista riguarda i due romanzi aventi come protagonista
lispettore Lojacono. Pronto?
MdG: Sempre.
AT: 1) Come mai ha scelto di dar vita a un investigatore siciliano per
raccontare la Napoli contemporanea?
MdG: Sono convinto che una realt complessa come la mia citt non
possa essere compresa da un napoletano, troppo dentro le dinamiche
per poterle osservare con obiettivit di giudizio, n da un
-
settentrionale, troppo lontano dal modo di affrontare la vita; un
meridionale non napoletano (come Ricciardi, che cilentano, o lo
stesso Lojacono) ha secondo me la prospettiva giusta per poter vivere
la citt come voglio che la viva.
AT: 2) A volte si ha limpressione di qualche richiamo al Montalbano
di Camilleri. Semplice suggestione o c una precisa volont di
omaggiare il commissario fittizio pi famoso dItalia?
MdG: No. Credo di avere una visione del romanzo nero radicalmente
diversa da quella del Maestro, che ha cambiato la storia del genere e
che adoro, ma non credo di avere in comune altro che la serialit delle
storie e la radicata meridionalit delle stesse.
AT: 3) In questi due romanzi
racconta la Napoli dei giorni
nostri. A livello narrativo, cosa
cambia rispetto a scrivere della
citt degli anni 30?
MdG: Le due citt sono radical-
mente diverse: negli anni 30
Napoli era un coacervo di comu-
nit di quartiere, in cui ci si cono-
sceva tutti e si vivevano insieme
lutti e nascite, come separazioni
e unioni. La citt attuale, pure
infinitamente pi avanzata sop-
rattutto sotto il profilo sanitario,
un arcipelago di solitudini.
Chiaramente questo cambia en-
ormemente la posizione del nar-
ratore, che deve tenere conto
della differenza di clima.
-
AT: 4) Qual lidea alla base de Il metodo del Coccodrillo? Che ci
dice riguardo la scrittura di questo romanzo?
MdG: Volevo avvicinarmi al contemporaneo, anche per testare la mia
capacit di raccontare lattualit. Mi venuto in mente il terribile film
di Monicelli, tratto da un bellissimo romanzo di Cerami, Un borghese
piccolo piccolo, con limmenso Alberto Sordi, e ho voluto tener
presente quella determinazione e quella sete di vendetta in un
invisibile, uno dei milioni di esseri anonimi che percorrono le nostre
citt.
AT: 5) Il rapporto tra genitori e figli ha una grande importanza
allinterno di questo romanzo. Cosa le ha lasciato, a livello emotivo,
lesplorazione del lato pi oscuro di questo legame fortissimo?
MdG: E una costante della mia narrativa. Se si scrive di sentimenti,
allora i pi importanti tra essi non possono mai mancare. Io soffro
moltissimo ogni volta che mi trovo a raccontare di innocenti, deboli e
indifesi che patiscono la violenza e la prevaricazione.
AT: 6) La sua una scrittura che concede un ampio spazio alle
emozioni dei personaggi. Come lettore ho avuto modo di notare che,
nellambito del romanzo criminale, generalmente si opta per un
registro pi freddo, spietato. Lei cosa ne pensa? Le piace quel tipo di
narrazione ma non le viene naturale come scrittore, o invece non le
piace e preferirebbe leggere romanzi scritti come i suoi?
MdG: Credo che ognuno abbia le sue storie, e una voce personale per
raccontare. Rispetto ogni scrittore, e le scelte narrative che ognuno
compie in autonomia e in piena onest intellettuale. Non amo molto,
da lettore, un uso sensazionalistico ed estenuato della violenza. Credo
che un delitto per romanzo sia pi che sufficiente, e lefferatezza conta
per lemozione che la muove pi che come effetto speciale.
AT: 7) Leggendo questo romanzo si ha la netta sensazione che
-
nessuno dei personaggi sia candido o completamente marcio. Il
killer, poi, mosso da motivazioni che risultano comprensibili ai
limiti della condivisione, per quanto sia possibile condividere
lomicidio. Secondo lei perch in molti romanzi i cattivi sono sempre
pi spesso esseri disumani, calcolatori e privi di emozioni? Va di
moda il killer di ghiaccio?
MdG: Il manicheismo narra-
tivo, tutto il bene e il male
da una parte, una trappo-
la in cui i romanzieri cadono
spesso, purtroppo. Perso-
nalmente credo che sia ne-
cessario avvicinarsi alla re-
alt, e nella realt il bene e
il male assoluti non esisto-
no. Daltra parte io le mode
non le ho mai seguite
AT: 8) Ci racconta un
aneddoto particolare lega-
to a questo romanzo?
MdG: Ricordo con grande
affetto i molti messaggi in
cui i lettori mi ringraziano
per il racconto e mi rim-
proverano per il finale.
Credo che sia il miglior
complimento per uno scrittore di romanzi neri.
AT: 9) Passando a I Bastardi di Pizzofalcone: come sono nate le
storie che lo compongono? E perch ha scelto di scrivere un romanzo
corale?
-
MdG: Ho unimmensa ammirazione, ormai pi che quarantennale, per
i romanzi del grandissimo Ed McBain, inventore dell87 distretto
scomparso nel 2005. Ho sempre sognato di portare una squadra di
protagonisti, tutti di pari dignit, in una citt che come la mia prevede
tante realt coesistenti.
AT: 10) Ognuno dei Bastardi ha una sua storia personale, una sua
credibilit. Ci descriverebbe ognuno di loro con due/tre aggettivi?
MdG: Il commissario Palma ottimista e sensibile; Ottavia inquieta e
combattuta; Alex Di Nardo introspettiva e irrequieta; Lojacono
determinato e bravissimo; Romano forte e fragilissimo; Pisanelli
ammalato e testardo; Aragona scorretto e coerente.
AT: 11) Ma quel pazzoide di Aragona da dove venuto fuori?
MdG: Aragona rappresenta una certa maniera superficiale e televisiva
di intendere la realt. Mi piace, perch sotto una scorza di becera
ignoranza ha una sua sensibilit affettiva, che verr fuori un po alla
volta.
-
AT: 12) Ci sar un seguito
dei Bastardi?
MdG: Ma certo. Lo sto gi
scrivendo, uscir per Na-
tale (spero!) e si chiamer
Buio per i Bastardi di
Pizzofalcone.
AT: 13) Nel giro di pochi
anni ha vinto diversi pre-
mi ed diventato uno
dei giallisti italiani pi
apprezzati. Come ha vis-
suto e come vive tuttora
questo cambiamento
nella sua vita?
MdG: Mi gratifica moltis-
simo soprattutto laffetto
che sento attorno a me
ogni volta che incontro i
lettori, ma mantengo la
consapevolezza che, im-
provvisamente com co-
minciato, tutto pu dis-
solversi in una bolla di sapone.
AT: 14) C un aspetto della scrittura che proprio non le piace? E un
aspetto legato alla fama?
MdG: La scrittura mi diverte, ma contempla unattivit di ricerca che
non sempre piacevole, soprattutto per uno pignolo come il
-
sottoscritto. Per la fama, ci sono momenti in cui essere riconosciuto
piuttosto scomodo. Ma tutto ampiamente sopportabile, direi.
AT: 15) Progetti per il futuro?
MdG: La serie dei Bastardi stata acquistata per la TV e dovr
collaborare alla sceneggiatura di quattro puntate; in primavera uscir
il prossimo Ricciardi; nellantologia di Sellerio per Natale c anche un
mio racconto (prima volta che un autore di un altro editore esce in
questo splendido contesto). Ti basta?
AT: Grazie per la chiacchierata!
MdG: Grazie a voi per lattenzione, e un forte abbraccio a tutti.
Maurizio de Giovanni e Aniello Troiano.
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RECENSIONE:
MASSIMO CARLOTTO
LOSCURA IMMENSIT DELLA MORTE
1989: Raffaello Beggiato e il suo
complice rapinano un gioiellie-
re. Ma la situazione si mette
male; e Beggiato, strafatto di
coca, uccide due ostaggi. Una
donna e un bambino. La moglie
e il figlio di Silvano Contin.
2004: Dopo aver scontato
quindici anni di carcere, il rapi-
natore scopre di essere malato
di cancro. Nella speranza di
poter morire da uomo libero,
Beggiato chiede la grazia. Ma
ci implica il consenso di
Contin; che in tutti questi anni
non riuscito a rifarsi una vita,
devastato dal dolore per la
perdita dei suoi cari. E dal
desiderio di giustizia, di ven-
detta.
I personaggi di questo romanzo sono dei grumi di disperazione, uomini
segnati dalla vita in modo indelebile. Lautore riuscito a costruirli in
maniera efficace, forte anche dellesperienza vissuta in carcere. C un
ch di Bunkeriano in questo libro. La stessa sfiducia soffocante in cui
sguazzano i personaggi, la stessa rabbia, gli stessi rimorsi. Non c
lAmerica reazionaria incapace di perdonare, ma al suo posto troviamo
unItalia popolata da persone profondamente disinteressate verso il
destino delle vittime e dei detenuti, se si escludono le frasi di
-
circostanza e i propositi giustizialisti. UnItalia, dunque, incapace di
dare risposte certe alle vittime e ai carnefici.
Lo stile quello del miglior Carlotto: asciutto, duro, lucido. Lautore
non cerca la frase da incorniciare n la metafora poetica. Si preoccupa
solo di raccontare in modo realistico una storia cupa e disperata,
capace di spingere il lettore a porsi domande importanti.
Con Arrivederci amore, ciao lautore ha dato vita a un personaggio
perfido e provocatorio come pochi, e proprio per questo memorabile;
con Respiro Corto ha spinto al limite il concetto di romanzo
dinchiesta, accantonando in parte le regole della narrazione e
mettendo alla prova i lettori con un romanzo estremo. Con Loscura
immensit della morte, invece, Carlotto affronta temi tragici ed eterni
come il destino, lodio, la vendetta, la piet, la giustizia, il perdono, la
morte. Alla fine della lettura non restano risposte preconfezionate, ma
solo domande. E una consapevolezza: non riusciremo mai a dare delle
risposte definitive a questi interrogativi.
Voto: 9
Aniello Troiano
-
RECENSIONE:
BLANCA PATRIZIA RINALDI
Accingendomi a recensire BLANCA della napoletana Patrizia Rinaldi, ho
provato a domandarmi a chi questo romanzo si rivolgesse, ed a chi a-
vrebbe potuto piacere. Voglio
subito dire che la dicitura noir,
apposta in copertina dalleditore
per evidenti e condivisibili moti-
vazioni commerciali, si rivela
piuttosto riduttiva, e (questo lo
scoprirete leggendolo) mal si at-
taglia a questo bel libro, scritto
in punta di penna e nel quale
lautrice trasferisce tutta la sua
grande sensibilit. Se siete a-
manti dei ritmi serrati, dei conti-
nui colpi di scena, se vi piacciono
le storie a tinte molto forti, se
scorrendo le pagine siete avvezzi
ad affiancare linvestigatore
per cercare di identificare anzi-
tempo il colpevole, beh, forse
BLANCA non rappresenta la vo-
stra lettura ideale. Probabilmen-
te, un giallofilo incallito (qual anche chi redige queste note) arriver
prima della fine alla soluzione, intuir trame e disegni, capir. Questo
per nulla toglie ad una storia bella e affascinante, densa di sentimen-
to e di atmosfere, delicata ed al tempo stesso impietosa, intrisa di rim-
pianto e di dolore. Quel dolore che la Rinaldi sa descrivere e racconta-
re come se fosse il suo, con una partecipazione ed una maestria che
trovano pochi riscontri nellattuale panorama degli emergenti italiani e
non. Grazie, Patrizia Rinaldi, per averci regalato questo racconto strug-
gente, che non un giallo e nemmeno un noir, ma un bellissimo e-
sempio di narrativa a sfondo poliziesco capace di avvincere il lettore,
-
di arricchirlo e di gratificarlo. Mi dispiaciuto terminare BLANCA, e
questo mi capita di rado. Quando i tuoi personaggi agiscono, il lettore
pu condividerne sensazioni e stati d'animo, e questo risultato per uno
scrittore molto difficile da ottenere. Pochi ci riescono come te, usi le
parole, alternativamente, come carezze o come coltelli, e le frasi sono
farfalle. Farfalle speciali, che volano alto e vanno sempre a posarsi sul
fiore giusto. Complimenti sinceri.
La trama - Un commissariato di provincia, unatmosfera tranquilla,
quasi sonnolenta. Questo il palcoscenico sul quale agiscono il commis-
sario Martusciello e lispettore Liguori, personaggi diversissimi tra loro
per cultura ed estrazione sociale, e che coltivano uno strano rapporto,
conflittuale ma di reciproca e malcelata stima. La storia muove dal ri-
trovamento del cadavere di una donna, dipen-
dente di una importante fabbrica della zona; in
contemporanea, scompaiono sia il figlio di Mar-
chv, il titolare della fabbrica, un personaggio
bieco e di sentimenti volgari che ha costruito la
propria fortuna economica anche grazie ad ami-
cizie e frequentazioni a dir poco losche, che un
ragazzino, figlio della donna alla quale, nel con-
testo di una storia controversa e tormentata,
legato lispettore Liguori. Ad indagare su tutto
ci, oltre ai due gi citati funzionari, viene chia-
mata BLANCA, poliziotta ipovedente esperta in
decodificazioni, una donna forte, caparbia, capa-
ce di vivere con apparente serenit il proprio
handicap, anzi, di trasformarlo in una risorsa.
Non vi dir di pi. Blanca anche un romanzo al
femminile, una storia che riflette le facce e le
sfumature dellamore e della solitudine, che ne
penetra le sfaccettature. Una storia da leggere
piano piano, con attenzione, e che fa riflettere.
Vincenzo Maria Brizio
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RECENSIONE:
MAURIZIO DE GIOVANNI IL METODO DEL COCCODRILLO
In una Napoli inospitale, im-
paurita e indifferente, final-
mente libera da facili stereotipi
da cartolina, si aggira indistur-
bata unombra foriera di mor-
te: il Coccodrillo. E questo il
nome attribuito dalla stampa a
un assassino che uccide ado-
lescenti, senza alcun nesso ap-
parente tra le vittime, lascian-
do come unica traccia dei faz-
zoletti bagnati con le sue
lacrime.
A indagare su questo killer sar
chiamato, non senza indugi,
lispettore Lojacono, siciliano
esiliato a Napoli in seguito
alle dichiarazioni di un colla-
boratore di giustizia.
Allapparenza, questo romanzo
di de Giovanni potrebbe sem-
brare una variante partenopea del classico thrillerone a stelle e strisce
che piace tanto anche in Italia. Il serial killer col nome da animale
cattivo, il poliziotto con la vita personale in seria difficolt Tenete a
freno gli sbadigli: il risultato finale ben diverso da quanto si potrebbe
temere. Anzi, direi quasi opposto.
Ci che davvero fa la differenza, tra questo romanzo e i suoi apparenti
simili, la grande attenzione dellautore per lapprofondimento
psicologico/sentimentale. Una volta tanto, gli omicidi costituiscono un
-
qualcosa di veramente doloroso, e non solo un pezzo del puzzle, una
parola nel cruciverba da risolvere.
Pur non sottovalutando limportanza della trama e dei trucchetti del
mestiere, de Giovanni d assoluta priorit alla costruzione dei
personaggi, generando dei primari non stereotipati e dei secondari
non abbozzati. Questo un grandissimo punto a favore, in un contesto
il romanzo di genere notoriamente afflitto da ripetizioni e
imitazioni che degenerano facilmente nello stereotipo piatto e insulso.
Anche lo stile si discosta dal solito: niente frasi affilate, niente
freddezza, brutalit, cinismo. Lautore attento alle emozioni, alle
sensazioni, agli umori. Ne deriva una scrittura morbida, attenta, calda,
capace di scavare nel profondo come locchio di un genitore.
Una lettura consigliata.
Voto: 9
Aniello Troiano
-
RECENSIONE:
I BASTARDI DI PIZZOFALCONE MAURIZIO DE GIOVANNI
Alcuni poliziotti del commissariato
di Pizzofalcone hanno commesso un
reato molto grave: pressati dal
bisogno di soldi, hanno scelto di
iniziare a trafficare droga. Venuta a
galla questa brutta storia, i diri-
genti, dopo lallontanamento dei
colpevoli, hanno iniziato a chiedersi
se fosse il caso o meno di chiudere
la struttura, ormai completamente
screditata agli occhi della gente del
quartiere. Nel dubbio, a Pizzo-
falcone decidono di mandarci in
esilio gli elementi scomodi di vari
commissariati. Oltre allispettore
Lojacono, reduce da un successo
notevole ma pur sempre macchiato
dalle parole di un collaboratore di
giustizia, saranno scelti: Francesco
Romano, detto Hulk, un assistente capo che fatica a controllare la
rabbia e le mani; Alessandra Di Nardo, detta Alex, un agente assistente
col grilletto facile e una passione nascosta; Marco Aragona, un agente
scelto che sembra uscito da un fumetto, occhiali azzurrati, lampade
abbronzanti, acconciatura alla Elvis e stile di guida da pazzo
spericolato. A completare lorganico, il commissario Luigi Palma, detto
Gigi, che aveva gi avuto modo di apprezzare le abilit di Lojacono
durante le indagini sul Coccodrillo; il sostituto commissario Giorgio
Pisanelli, malato e ossessionato da una serie di suicidi sospetti; e infine
la vice sovrintendente Ottavia Calabrese, lesperta di computer con un
figlio autistico.
Ai sette, lardua impresa di ricostruire limmagine del commissariato.
E, ovviamente, tre casi da risolvere.
-
I personaggi, come facile dedurre gi dalla quarta di copertina,
hanno un ruolo centrale in questa storia. De Giovanni si cimentato
con il romanzo corale, riuscendo bene nellimpresa. Ogni membro
della squadra ha un suo spessore e un suo perch. Sono fatti di ombre
e luci, di sogni e di zavorre. E alla fine del libro ci si gi affezionati.
Se da questo punto di vista va tutto per il meglio, la trama gialla
purtroppo risulta meno efficace di quella che regge il romanzo
precedente. Non si tratta di scarso realismo o di prevedibilit. Anzi. I
finali di tutte e tre i casi sono sorprendenti e entusiasmanti. Il
problema riguarda la tensione. Se ne Il metodo del Coccodrillo la
ricerca del killer aveva unimportanza sempre centrale, tenendo il
ritmo abbastanza alto, ne I Bastardi la risoluzione dei casi passa - o
almeno sembra passare - spesso in secondo piano, rendendo alcuni
passaggi un po lenti.
Nel complesso, si tratta di un buon romanzo, che non delude e lascia
intendere un probabile seguito. Lautore ha compiuto un passo
difficile, dando vita a una serie dallimpianto corale partendo da un
personaggio nato come investigatore solitario. Ci gli ben riuscito,
ma come gi detto, a costo di qualche calo di ritmo. Dal punto di vista
del giallo, si tratta di una storia un po meno efficace della precedente.
Se in futuro de Giovanni riuscir a unire la tensione del Coccodrillo e il
team dei Bastardi, potremmo vederne delle belle.
Voto: 8/8
Aniello Troiano
-
RECENSIONE:
JO NESBO - LO SPETTRO
"Gli esseri umani sono una specie deviata e guasta e non c'
guarigione, solo lenimento".
Questa frase pronunciata da Harry
Hole starebbe benissimo sulla sua
lapide. Per nostra fortuna lex ispet-
tore della polizia di Oslo, protago-
nista della saga scritta da Jo Nesbo,
ancora incredibilmente vivo.
Harry, sopravvissuto per miracolo
alla storia precedente, ha vissuto
per tre anni a Hong Kong, lavorando
nel recupero crediti (un ruolo che ha
svolto in modo insolitamente incru-
ento e quasi gentile).
Quando Oleg, il figlio dell'unica
donna amata disastrosamente
da Harry, si trova accusato dell'omi-
cidio di un tossico, il nostro si sente
costretto a tornare. Convinto della
sua innocenza, riprende a navigare a
vista in una Oslo in cui molte cose
sono cambiate: sono sorti quartieri noti e modernissimi, sono cambiati
per l'ennesima volta i padroni dello spaccio. Sono cambiati anche i
rapporti di potere, nella citt, e il vecchio nemico, l'arrogante ed
efficiente Mikael, sta diventando capo della polizia.
Ritrovare l'orientamento difficile.
A guidare Harry ci penseranno Oleg, dalla galera, i pochi amici ancora
presenti in polizia e infine Cato, un barbone filosofo.
Ma Harry, in fondo, costretto come sempre a camminare da solo, a
procedere grazie al suo intuito, per evitare trappole, bugie e
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deviazioni.
La seconda protagonista del corposo romanzo (oltre 400 pagine) la
violina, una droga sintetica che domina non solo il mercato e le piazze
di Oslo, ma anche le menti e le azioni dei personaggi.
I colpi di scena sono cos tanti,
per fortuna del povero recen-
sore, da togliere ogni possibilit
di raccontare la trama, anche
per sbaglio, in modo compiuto.
Al potenziale lettore basti sape-
re che Harry percorre fino in
fondo il cuore nero di Oslo e del
nostro Occidente, rischiando di
affogarci.
Che il nostro ritorna a farsi di
Jim Bean, e la droga liquida non
sar l'unica che lo accompagne-
r lungo la strada.
Che far di tutto per creare il
lieto fine, che cercher di so-
gnare una vita finalmente nor-
male con Rakel, che ci creder
davvero.
Fino alle ultime pagine, come noi.
Alla prossima, Harry....
Marco Zanette
-
RECENSIONE: REQUIEM PER LA LIGERA OMAR GATTI
Milano, 1952. La citt del Duomo
non ancora la ricca metropoli
degli anni a venire, e anche la cri-
minalit organizzata non la stes-
sa. Ben lontana dallessere il feu-
do della Ndrangheta dei giorni
nostri, la Milano dellepoca divi-
sa tra diverse bande; ma nessuna
di queste riesce a imporre la pro-
pria supremazia sulle altre. Tra le
varie organizzazioni gangster
marsigliesi, mafiosi siciliani, assas-
sini calabresi, sequestratori sardi,
rapinatori veneti la peggio mes-
sa la Ligera, la malavita autocto-
na milanese, fatta di ladri, puttane
e contrabbandieri. Agli occhi degli altri risulta debole, finita; al punto
tale che qualcuno pensa bene di sterminare lintera famiglia del Scire-
sa, boss della Ligera ormai ritiratosi dagli affari. Questi, per quanto
vecchio e ormai ininfluente, non ha nessuna intenzione di passare so-
pra laffronto, di perdonare. Con laiuto del fedele Cinghei e di un pu-
gno di criminali, il vecchio boss cercher la sua vendetta, dando il via a
una guerra tra clan mai vista prima a Milano, fatta di mitra, bombe e
gole squarciate, dove tutto permesso e nessuno pulito.
Omar Gatti presta la giusta attenzione alla ricostruzione della menta-
lit dei suoi personaggi, rendendoli credibili e solidi. Il protagonista-
narratore, Cinghei, ci racconta la vicenda senza la minima traccia di
romanticismo. E un assassino a parlare, e si sente. Ci sono anche laf-
fetto, lamore, la fedelt, ma sono sentimenti vissuti coerentemente
col resto. Lamicizia diventa complicit nel crimine, la fedelt il collante
del gruppo e lamore unesperienza bruciante e dolorosa.
-
Non c speranza, nella Milano del Cinghei. Per tutta la durata della
lettura si avverte forte il declino di unepoca e di uno stile di vita, quel-
lo del Ligero. Ci d un ch di crepuscolare, di cupo, al romanzo; che si
fonde al ritmo serrato e alla violenza ricorrente. Lautore ben attento
a non annoiare i lettori: racconta la sua storia con uno stile asciutto,
duro e intriso di dialetto meneghino. Tutto ci che non necessario
stato tagliato via, in questa storia veloce come un proiettile: non tro-
verete divagazioni, descrizioni superflue e altra roba allunga brodo.
Questo, per me, costituisce un grandissimo punto a favore.
La conoscenza del genere di Omar Gatti si fa sentire non solo nelle ci-
tazioni pi o meno velate, ma anche nella costruzione della trama: il
romanziere mescola la violenza dellhard boiled, la Milano noir di Scer-
banenco, il ritmo del thriller e un mistero da scoprire, come nella mi-
gliore tradizione gialla. Una miscela intrigante e ben riuscita.
E il primo romanzo che leggo sulla Ligera. Largomento sicuramente
meno inflazionato della Mafia siciliana, della Ndrangheta, della Camor-
ra, il ch dona alla storia un pizzico di originalit. In compenso, per, la
trama non poi cos innovativa. Niente di trito e ritrito, per carit. Si
tratta di un romanzo classico, ecco tutto. Bello, avvincente, ma non
molto originale.
Si tratta, quindi, di una storia che punta al
coinvolgimento e allintrattenimento del
pubblico e ci riesce molto bene. Un ro-
manzo criminale puro e semplice, di
quelli tosti.
Una piccola chicca per gli amanti del
genere. Consigliato.
Voto: 8
Aniello Troiano
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INTERVISTA A OMAR GATTI
AT: Ciao Omar. Una volta tanto sarai tu a rispondere alle domande
OG: Ciao Aniello. Gi, la cosa parecchio strana.
AT: Questa intervista particolare anche per un altro motivo: sei un
nostro collaboratore, e in questo numero ci sono anche pezzi tuoi.
Che dici, siamo a rischio di conflitto dinteressi?
OG: Direi che il mio conflitto dinteressi sia lultimo dei problemi, in
questo momento.
AT: Com e come non , ormai la frittata fatta. Direi di cominciare.
OG: Vai, sono pronto.
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1) AT: A quanto pare, nonostante tutto oggi ci sono ancora persone
che non sanno chi lillustre Omar Gatti. Scandaloso, non trovi?
Scherzi a parte, presentati ai nostri lettori.
OG: Come ha gi detto Aniello, mi chiamo Omar Gatti, classe 1985 e
sono il curatore di un blog, Noir Italiano, che si occupa del poliziesco
italiano. Inoltre scribacchio romanzi. Insomma, mi tengo impegnato.
2) AT: Prima ancora di essere scrittore sei il curatore di un blog che
riscuote un certo successo, Noir Italiano. Che ci dici al riguardo?
Com nata lidea per il blog? Quanto tempo dedichi al progetto ogni
giorno? Hai qualche aneddoto da raccontarci?
OG: Il blog nato dal fatto che,
volendo essere scrittore, dove-
vo far conoscere il mio no-
me. Ma, ho pensato, nessuno
sente il bisogno di un altro sito
personale di un tizio sconos-
ciuto. Per cui ho creato un blog
che parlasse degli altri (quelli
che, a dirla tutta, sono i miei
concorrenti). Ho iniziato senza
grandi pretese e ora mi conos-
cono tutti. Sono davvero felice
di questo progetto.
3) AT: Requiem per la Ligera
non il primo libro che
pubblichi. Che ci dici dei precedenti?
OG: Sono stati degli onesti esperimenti prima di trovare la giusta via
da percorrere.
-
4) AT: Passiamo al nostro romanzo. Com nata lidea?
OG: Volevo raccontare la storia della
Ligera milanese che, a parte le
canzoni della Vanoni e di Nanni
Svampa, non aveva mai avuto visibi-
lit. Avevo voglia di parlare della mala
milanese, di raccontare il suo modo di
pensare e di vivere, decisamente
romantico e poco sanguinario.
5) AT: Leggendo si ha limpressione
di una realt storica davvero ben
ricostruita; e anche i meccanismi
interni della Ligera risultano credibili.
Come ti sei documentato?
OG: Innanzitutto ho chiesto a mio
pap (classe 46) di raccontarmi quegli
anni. La fame, la semplicit e la voglia di riscatto. Poi ho letto molti
libri sulla Milano del secondo dopoguerra, ho girato per i Navigli e ho
letto le interviste dei banditi dellepoca. Poi ho mescolato tutto e ho
messo dentro i classici canoni della vita lombarda: la trippa, il risotto
alla milanese, larticolo davanti ai nomi (io sarei lOmar, per esempio).
6) AT: Quanto tempo ci hai messo a scrivere questo romanzo? E
quanto tempo passato dallinizio della prima stesura alla pubbli-
cazione?
OG: Per trovare il giusto binario ho impiegato parecchi mesi. Scrivevo
un capitolo e poi lo cancellavo, insoddisfatto. Quando ho trovato il
giusto quid, ho impiegato una settimana a scrivere il tutto, in un delirio
creativo che ha occupato ogni minuto libero.
-
7) AT: Quale aspetto della scrittura ti ha dato pi problemi? E quale,
invece, pi soddisfazioni?
OG: Il problema non tanto la scrittura, quanto il non avere idee,
quello s che ti demoralizza. La soddisfazione pi bella invece stata
una mail di complimenti del grande Loriano Macchiavelli.
8) AT: Che ci dici riguardo la tua esperienza con La Ponga Edizioni?
OG: Sono contentissimo. Valerio e Marcello sono giovani, hanno
talento, idee, fame. Sono onestissimi e pagano il giusto. Ah, e non
mhanno mai chiesto un euro, anche quando ci troviamo, la birra la
pagano sempre loro.
9) AT: C qualcosaltro che vuoi dirci riguardo il tuo romanzo?
OG: Non amo parlare dei romanzi. Vanno letti e basta.
10) AT: Che tipo di scrittore sei? Metodico e lineare o caotico e
vulcanico? Le tue condizioni perfette per scrivere?
OG: Io, in ogni aspetto della vita, sono disorganizzato, caotico,
disordinato, compulsivo. Inizio mille progetti e ne finisco uno, non ho
uno schema, non seguo nessuna via. Faccio le cose quando mi va di
farle. Non sopporterei le scalette.
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11) AT: Parlando degli altri scrittori: pro e contro dei giallisti italiani
in generale (dove per giallisti intendiamo tutti gli scrittori di romanzi
criminali)?
OG: Sono troppo esterofili e poco umili. Io, prima di pubblicare, ho
scritto sei romanzi che non vedranno mai la luce. Bisogna saper
accettare il fatto di non essere allaltezza della pubblicazione. Un pro,
invece, viene dal fatto che lItalia un paese problematico, per cui di
roba da raccontare se ne trova sempre!
12) AT: Progetti per il futuro?
OG: Percorrere il mio terzo cammino di Santiago, per in bici.
AT: Lintervista finisce qui. Se hai altro da dire, dillo ora o taci per
sempre. Ciao!
OG: Saluto tutti e vinvito a leggere. Un vecchio saggio diceva: il
sapere rende liberi.
Omar Gatti e Aniello Troiano
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William McIlvanney: Come cerchi nellacqua
Editore: Feltrinelli Collana: FoxCrime EAN: 9788807020124 Pagine: 272 Prezzo di copertina: 12,00 Data di pubblicazione: 4 settembre 2013 Taciturno, solitario ed eccentrico, pen-satore di paradossi e poco incline al la-voro di squadra: Jack Laidlaw, ispet-tore della polizia di Glasgow. Animato da un rigoroso ideale di giu-stizia che lo porta ad agire secondo un codice morale tutto suo, Laidlaw usa metodi di lavoro alquanto originali, spesso malvisti da superiori e colleghi. Si muove nelle squallide periferie di Glasgow, intrattiene rapporti fin trop-
po stretti con i gangster locali e si sente a casa l dove nessun poliziot-to osa mettere piede. Quando la diciottenne Jennifer Lawson - figlia di un uomo violento con precedenti penali - viene trovata assassinata in un parco, Laidlaw senz'altro il pi adatto a intervenire. Aiutato dal suo nuovo braccio destro, il volonteroso ma acerbo Harkness, dovr indagare tra pub fumosi e squallidi club, fare domande scomode, sca-vare negli angoli pi bui della citt, alla caccia di un uomo che sono in molti - anzi, decisamente in troppi - a cercare. Sulle sue tracce, infatti, oltre alla polizia sono sguinzagliati il padre di Jennifer, deciso a farsi giustizia da s, bande di vigilantes del quartiere e criminali disposti a tutto pur di proteggere i loro traffici. Uomini duri, persino pi pericolosi e colpevoli del vero assassino.
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Stefano Piedimonte: Voglio solo ammazzarti
Editore: Guanda Collana: Narratori della Fenice Pagine: 256 Prezzo di copertina: 16,00 Data di pubblicazione: 19 settembre 2013 Nel carcere napoletano di Poggiorea-le, anche detto Poggi-Poggi, c un boss della camorra con una passione smodata per il Grande Fratello. lo Zio, ed finito in cella perch qualcuno lha venduto alla polizia. Lo Zio cerca vendetta, ma per averla fi-no in fondo non pu delegarla a qualche bravo guaglione: deve riusci-re a evadere. Ad aiutarlo provvede un genio dellinformatica, un ex frut-tivendolo stabilmente inserito nel
clan e noto a tutti come Stiv Ciops, che crea app utili al caso organiz-zando una clamorosa fuga. Di nuovo a piede libero, lo Zio parte subito per mettere in atto la sua personale missione, accompagnato dai fidati sgherri Germano Spic e Span, abilissimo nel lavare via le tracce, e Errip, una specie di sosia del maghetto Harry Potter con qualche problema di tossicodipenden-za. Alle sue calcagna, il funzionario di polizia Wu, che gi gli aveva da-to la caccia riuscendo ad acciuffarlo e adesso non si d pace. Grazie anche alle soffiate di un informatore, i tre arriveranno a Milano. l, infatti, che si nasconde chi ha tradito lo Zio. Ma i suoi sodali? Potr davvero fidarsi, lo Zio, di chi gli assicura incondizionata lealt?
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Roberto Riccardi: Venga pure la fine
Editore: E/O Collana: Sabot/age Pagine: 224 Prezzo di copertina: 16,50 ISBN: 978886632 Data di pubblicazione: 25 settembre 2013 A Rocco Liguori, tenente dei carabinieri impegnato a risolvere semplici casi nella sonnacchiosa Alba, nel cuore delle Lan-ghe, arriva inatteso un ordine dal Coman-do Generale: dovr recarsi a LAja e met-tersi a disposizione del Tribunale interna-zionale per la ex-Jugoslavia. Non ci vorr molto a scoprirne il perch: il colonnello Dragojevic, condannato per la strage di Srebrenica e altri delitti, in co-ma per aver ingerito farmaci pericolosi.
Il procuratore Silvia Loconte non crede allipotesi del tentato suicidio e ha chiamato a indagare proprio lui, Liguori, che sette anni prima in Bo-snia aveva arrestato Dragojevic. Per il tenente una valanga di ricordi: lindagine costretta al segreto, il disinteresse della politica, il silenzio degli ufficiali, la bella Jacqueline, avvenente funzionaria della Croce Rossa. Ma non c tempo per i ricordi, il tempo stringe e i responsabili del de-litto devono essere assicurati alla giustizia: mentre sullo sfondo la poli-tica porta avanti il suo teatrino fra vecchi compromessi e nuove alle-anze, Rocco Liguori rischia di nuovo la propria vita, ancora una volta in prima linea, ancora una volta da solo.
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Jussi Adler-Olsen: Il messaggio nella bottiglia
Editore: Marsilio Collana: Farfalle / I GIALLI ISBN: 9788831716093 Pagine: 560 Prezzo di copertina: 18,50 euro Data di pubblicazione: 18 settembre 2013 Traduzione di Maria Valeria DAvino
Dopo aver galleggiato sulle acque del mare per chiss quanto tempo, una bottiglia che racchiude un vec-chio messaggio finisce sulla scrivania dell'ispettore Carl Mrck. Un grido di aiuto scritto con il san-gue: due fratelli imprigionati in una rimessa per le barche chiedono di essere liberati.
Chi sono i due ragazzi, e perch nessuno ne ha denunciato la scompar-sa? Potrebbero essere ancora vivi? Carl Mrck e il suo assistente siriano Assad dovranno usare tutte le risorse disponibili per svelare la spaven-tosa verit che le onde del mare hanno trascinato alla deriva troppo a lungo. Gli altri romanzi della sezione Q di Carl Mrck: La donna in gabbia, Battuta di caccia.
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Monica Bartolini: Le geometrie dellanimo omicida
Titolo: Le geometrie dellanimo omicida
Autore: Monica Bartolini
Editore: Scrittura&Scritture
Prezzo: 13,50
Quarta di copertina: Un turno di radiomobile come tanti si trasforma
presto nellinizio di un vero rompicapo. In Contrada Madonnuzza
stato trovato il corpo senza vita di una giovane donna, bendata, mani e
piedi legati. Sul luogo del ritrovamento giungono il capitano Spada e il
maresciallo Piscopo ma non solo
Per cercare lassassino e il movente di questo omicidio, si aprono,
infatti, tre piste divergenti, ciascuna battuta da personaggi interessanti
che hanno tutti un buon motivo per consegnare alla giustizia il
colpevole. La competenza e la professionalit degli uomini dellArma,
si incontrano e scontrano,
cos, con un reporter das-
salto alla ricerca del ghiotto
scoop da mandare in TV in
una sensazionale prima se-
rata, e con una insolita ap-
passionata di mappe astra-
li. Le tre piste di indagine si
intrecciano in un giallo ori-
ginale, in cui alla soluzione
del caso non si arriva grazie
a potenti mezzi tecnologici
e a commissari-supereroi
belli e dannati, ma a pro-
fessionisti dallo spiccato in-
tuito, dalle grandi qualit
personali e da una buona
conoscenza dellanimo
umano.
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Marco Malvaldi: Argento vivo
Editore: Sellerio Collana: La memoria n. 938 ISBN: 9788838930799 Pagine: 288 Prezzo di copertina: 14,00 Data di pubblicazione: 26 settembre 2013
C una rapina nella casa di uno scrittore molto noto; col bottino, sparisce il computer in cui salvato il suo ultimo romanzo non ancora consegnato alla casa editrice e incau-tamente non conservato in altro modo. Da questo momento il file comincia a scivolare come argento vivo sul piano accidentato della sua avventura, e si insinua, imprendibi-
le e vivificante come il metallo liquido degli alchimisti, nel tran tran quotidiano dei tanti e diversi protagonisti. Ognuno dei quali sarebbe per sorte lontanissimo dagli altri, ma si trova coinvolto occasionalmen-te a causa della deviazione che quel manoscritto ha impresso nella sua esistenza. Il grande scrittore e la moglie; il giovane ingegnere a tempo determinato che lotta con la vita insieme alla affannata compagna; la bella agente di polizia, che conduce lindagine in competizione con il laido superiore; la banda dei balordi; il tecnico appena disoccupato che c capitato per caso; il vecchio editore e la giovane editor. Questa variet di personaggi, con i loro pezzi di vita, lautore muove intorno alle eventualit aperte dallo svolgersi dellinchiesta di polizia, su cui a loro volta gli individui incidono inconsapevoli con le scelte che fanno,
creando una commedia degli incroci della vita. Al consueto umorismo fondato sullequivoco della situazione e sulleffetto sorprendente di un dialogo surreale e ovvio insieme, Malvaldi innesta in questa commedia poliziesca un altro tipo di indagine: una investigazione ambientata in quella zona misteriosa in cui avviene lincontro tra il caso, la libert di agire, e il corso necessario delle cose.
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Georges Simenon: Assassinio allEtoile du Nord
e altri racconti Editore: Adelphi Collana: gli Adelphi Le inchie-ste di Maigret ISBN: 9788845928345 Pagine: 176 Prezzo di copertina: 10,00 Traduzione di Marina Di Leo
Egregio commissario, la prego di scusarmi se oso di-sturbarla. Mi creda, sono consa-pevole della mia sfacciataggine, tanto pi che ho sentito parlare dell'incantevole casetta sulle ri-ve della Loira dove si ritirato da quando andato in pensio-
ne.
Ma forse mi perdoner quando sapr che si tratta di una questione di vita o di morte. Io sono sola, qui a Parigi. Intorno a me un viavai di e-stranei. Cammino per strada come le altre ragazze, eppure da un mo-mento all'altro scoppier una tragedia: una pallottola arrivata da chis-s dove, o magari una coltellata alle spalle... La folla mi vedr cadere; il mio corpo sar portato in una farmacia, poi all'obitorio. I giornali pubblicheranno tutt'al pi un trafiletto, sempre che si degnino di parlarne.
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Simone Sarasso: Il Paese che amo
Editore: Marsilio Collana: farfalle / I GIALLI ISBN: 9788831716116 Prezzo di copertina: 19,50 Pagine: 592 Data di pubblicazione: 2 ottobre 2013
Dopo Confine di Stato e Settanta, il terzo e conclusivo volume della Tri-logia sporca dellItalia. Ljuba Marekovna soltanto una ra-gazza cresciuta nei bassifondi di Cra-covia, ma destinata a diventare la Regina della tv privata, una spia sen-za cuore al soldo del partito comuni-sta e molto altro ancora. Tito Cobra il primo presidente del consiglio so-cialista della storia e ha il suo bel da
fare a tenere in riga lo Stivale. Andrea Sterling, l'Uomo Nero dei servizi segreti, rischia di smarrire il proprio posto nel mondo dopo il crollo del Muro di Berlino. Salvo Riccadonna detto Dracula, il fiore all'occhiello di Cosa Nostra, pronto per la mattanza che far crollare la Cupola. Do-menico Incatenato, giudice inflessibile e padre amorevole, si prepara a dar fuoco alla miccia che far deflagrare il sistema dei partiti e rader al suolo la prima repubblica. Sul palcoscenico d'un Italia corrotta e ma-landata sventola un tricolore fatto a pezzi, mentre i protagonisti lotta-no all'ultimo sangue tra le ultime propaggini della Guerra Fredda e l'alba del mondo nuovo. Sullo sfondo, gli anni rampanti dello yuppismo e del malaffare di Stato, delle bombe di mafia e delle mazzette: un Pa-ese sull'orlo del precipizio, con le mani imbrattate di sangue e le ta-sche piene di soldi sporchi. L'Italia, il Paese che amo.
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Massimo Carlotto, Marco Videtta: Sara
il prezzo della verit
Editore: Einaudi Collana: Stile libero Big ISBN: 9788806212728 Pagine: 192 Prezzo di copertina: 15,00 E-Book: 9,99 Sullo sfondo della Roma di oggi, corrotta e criminale, quattro donne diversissime tra loro de-cidono di ribellarsi al destino imposto da uomini malvagi e sbagliati. Per riscattare le loro vite do-vranno diventare Le Vendicatri-ci.
Sara non si ferma davanti a nul-la e a nessuno per dare la cac-cia a chi ha distrutto la sua esi-stenza.
Non esita ad allontanarsi dalla legalit e a trasgredire le regole. Ma presto si render conto che non esistono vendette pulite, vendette che non lasciano in bocca il sapore del rimorso. Ha smesso di vivere a undici anni. Ha una tomba vuota su cui piangere e una missione: scoprire chi stato a toglierle tutto. E vendicarsi.
Sara il terzo romanzo del ciclo Le Vendicatrici.