Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

136

description

La rivista internazionale di Arti Marziali tradizionali, sport da combattimento e autodifesa. Download gratuito. Edizione Online 279 Anno XXIII

Transcript of Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Page 4: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

o scorso Settembre è decedutoJosé Luis Paniagua Tévar, uno dimiei più cari mentori. Molti furonogli anni che passammo insieme,molto quello che m’insegnò, a mee a molti altri, molto mi aiutò.

Grazie. La vita e le sue mille circostanze, moltedi esse, (sempre tutte!) minuscole, ci separarono

fino ad affrontarci un breve lasso nel tempo, ma ilritrovo fu magnifico e oggi mi rallegro infinitamente

di averlo promosso; per quanto il nostro tempoinsieme sia passato, sono rimasti un profondo

rispetto, un sincero affetto e sentito riconoscimento. Nonfaccio qui un panegirico del mio caro Maestro, lo stesso direbbe

che si parla solo bene dei morti; nemmeno dirò che rimane la sua opera, cherimane, e molto buona, libri, qualche DVD, i suoi figli e i molti cuori che toccò conla sua profonda sensibilità (cara María, coraggio!). Fu audace e coraggioso,

coerente addirittura nelle sue incoerenze, e superò se stesso a ogni svolta delcammino. Dei suoi difetti fece veramente virtù (niente di più grande si può dire di

un uomo!) e in questo sforzo scoprì e agevolò strade per molti altri, chebisognosi della sua guida si avvicinarono a lui in qualche momento. A lui

devo il mio re-incontro con le Arti Marziali, quando mi ero allontanato daesse. Egli mi offrì una visione superiore delle stesse, superiore nel senso di

andare più in là, di integrare, di superare le forme e approfondire le suepiù profonde utilità. Fu un riformatore, un rivoluzionario e pagò per il

suo peccato il prezzo che tutti loro pagano. Il suo libro “Arti Marzialiequilibrio Corpo Mente”, lasciò un’impronta nella mia visione su

questo tema e mi permise di esercitare dopo anni con piùtatto, una professione alla quale mi vidi inaspettatamente

votato e per la quale la maggioranza di voi mi conosce.Seppe ritirarsi in campagna, nella sua Valdepeñas natale,per godersi della vita nella natura, di un periodo diqualità, ma non smise per questo di continuare ad aiutarecon le sue lezioni molta gente. Andò via da questo mondorapidamente e in silenzio, senza clamori e consapevoledel transito. Non ci sono stati addii, perché forse nonesistono, è solo un transito, il resto è importanzapersonale.

Ma questa è la vita di tutti e ognuno di noi, un milione didettagli, sentimenti, attaccamenti, desideri e sogni, avvoltiin circostanze che ci stimolano, provocano, confrontano emettono alla prova. Viviamo in questo transito quello chedobbiamo vivere, quello che fa parte del nostro cammino, ein questo interim, a ogni svolta compiamo, in uno o nell’altromodo, i propositi del destino. La quintessenza, il risultante,rimane impregnato negli altri, in ciò che noi incrociamo, in

ciò che tocchiamo, a volte inavvertitamente, oscillazioni che generanoonde di energia, di trasformazione fino alla consapevolezza, che presto

o tardi ritorna su di noi toccando i confini dell'infinito. No, non è la

"E partendo saranno queste mie ultime parole:vado via, lascio indietro il mio amore”.

Rabindranath Tagore

"Solo quello che si perde è acquisito per sempre"Henrik Ibsen

L

Traduzione: Chiara Bertelli

Page 5: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

stessa cosa vivere una vita verso la consapevolezza e ilsuperamento, che vivere una vita dedita alla confusione e almarasma.

Per tanto che entrambe si mescolino inequivocabilmentesempre nelle migliaia di cicli, esiste una dominante che ci portaverso l'alto o che ci affonda verso il basso. Non c’è un valoremorale in tutto questo! Ci piacerebbe che fosse così facile! Maesiste sì una differenza molto più innata che acquisita, forse, maesiste, e nello stretto libero arbitrio nel quale ci muoviamo, segnaonde differenti, enormi e allo stesso tempo fragili e sottili come l'aladi una farfalla. Nel territorio delle convinzioni tutto ha valore. Leconvinzioni, come la carta, sopportano tutto. Che la consapevolezzaperduri, che la vita continui nel mondo spirituale o no, è qualcosa cheognuno interpreta come vuole e può. La mia opinione al riguardo èben conosciuta, perché molto ho scritto su di essa e conquesta convinzione, ti auguro, fratello José Luis, caroPani, una buona traversata, molta luce e pace. Ionon sono giudice della tua vita, né di quella dinessuno, in me solo rimane la gratitudine,il dolce e soave incanto dellagratitudine, quella forma di amorepoco valorizzata; che essa tiaccompagni e conforti.Grazie.

Alfredo Tucci è Managing DirectorBUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO.e-mail: [email protected]

https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5

Page 8: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Kapap

“Nell’ultimo seminario,Carlos Newton,

Ken Akiyama ed io,abbiamo insegnato che

l’azione è più rapida dellareazione e come si puòusare la gravità e lamassa dell’oggetto (il

peso) per consentirci dicontrollare

un avversario”

Page 9: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Coscienza nel BudoConobbi Carlos Newton quando aveva 17 anni. Vidi subito che

aveva talento, ma per ottenere ciò che Carlos ha raggiunto, ènecessario qualcosa in più del talento. Il suo successo e abilità sono ilrisultato di un duro lavoro. Il duro lavoro supera il talento, se il talentonon lavora duro!Con gli anni, Carlos ed io abbiamo condiviso amicizia e attraversato

insieme molti ponti. Gia molto tempo fa, Carlos è stato uno dei pochiesperti che ha avuto il privilegio di addestrare le Forze Speciali diIsraele, invitato dal sottoscritto. Più di recente, ho avuto l’onore dichiudere un grande cerchio, condividendo la conoscenza e l’amiciziacon Nick, il figlio di Carlos, un giovane di 17 anni.Negli ultimi anni, Carlos ed io abbiamo lavorato insieme in molti

progetti. Lavorare con la tribù dei Cree e degli Inuit nell’Artico, è statauna bella avventura. Una strada sperduta di 500 km conduce alla zonadelle tribù; un territorio isolato nel circolo polare artico, dove la

Mixed Martial Arts

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio

Di Avi Nardia e Ken Akiyama, con Carlos Newton

Page 10: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Jiu Jitsu

“La coscienza è unargomento chiavenelle Arti Marziali.

Con lo scopo diacquisire destrezzanelle Arti Marziali,prima di tutto sideve prenderecoscienza di sestessi, delle

proprie paure, deipropri mezzi, di chisiamo, cosa siamoe, soprattutto, cosa

vogliamo essere”

Page 11: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

temperatura arriva fino a 45 gradi sotto zero. Il nostro progettoconsiste nell’insegnare le Arti Marziali alle tribù, per rafforzare le loro

tradizioni culturali e i loro valori.Carlos ed io abbiamo diretto seminari insieme e quest’anno abbiamo

prodotto un DVD con Ken Akiyama e la rivista Budo International, sultema della “Coscienza”. La coscienza è un argomento chiave nelle ArtiMarziali. Con lo scopo di acquisire destrezza nelle Arti Marziali, prima ditutto si deve prendere coscienza di se stessi, dei propri mezzi, di chisiamo, cosa siamo e, soprattutto, cosa vogliamo essere.

Solo dopo aver studiato se stessi, si può iniziare a studiare il resto esolo dopo aver conosciuto se stessi, sarà possibile conoscere gli altri.Più si sa della vita, più si può fare nella vita. Nella strategia delle ArtiMarziali, si è più coscienti di ciò che accade intorno a noi, il che alimentala capacità di comprendere e contrattaccare.

E’ molto importante studiare la coscienza, l’essere cosciente consentedi rispettare la prima regola della difesa personale – l’azione è semprepiù veloce della reazione. Nelle applicazioni militari e sportive,accettiamo delle sfide e cerchiamo anche lo scontro. Tuttavia, nelladifesa personale, si cerca di evitare lo scontro e quindi fuggire. Spesso,la missione dell’unità militare sarà di cercare il nemico e entrare incombattimento. Tuttavia, l’idea che c’è dietro l’autodifesa civile è dievitare il conflitto e fuggire senza danni. C’è una enorme differenza e per

Mixed Martial Arts

“Il Jiu Jitsu cerca dicomprendere le azioni e le

reazioni. Se uno puòprevedere gli effetti e i

punti deboli delle sue azioni,potrà sempre neutralizzare

le opzioni dei propriavversari prima che questi

attacchino. Quando si fa ciò,

l’opponente ne rimane assaifrustrato”

Page 12: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Kapap

“Solo dopo averstudiato se stessi, sipuò iniziare a studiare

il resto e solo dopoaver conosciuto se

stessi, sarà possibileconoscere gli

altri”

Page 13: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Mixed Martial Arts

“Nelle Arti Marziali,Sensei Avi Nardia

dimostra splendidamenteil livello di coscienza che si

può raggiungereattraverso lacoltivazione di una

grande abilitàtecnica”.

CarlosNewton.

Page 14: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

“Un sistema diinsegnamento che si

basa sulpresupposto che gli

allievi non sonocapaci di pensare, è come dare delle

vitamine a un corpo morto”

Page 15: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Mixed Martial Arts

Page 16: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

“Nello spirito dell’ampliamentodella coscienza, abbiamoanche insegnato elementi

sull’importanza di studiare gliscenari, “cosa accadrebbe

se…”, la catena di attacco e lerelazioni di causa ed effetto”

Page 17: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

questo ora capirete perché molti maestri che insegnano i sistemimil itari, perdono di vista l’autodifesa. L’applicazione delcombattimento militare è totalmente diversa dal contestodell’autodifesa. Il lavoro della polizia è un altro contesto chepossiede le proprie caratteristiche peculiari.

Una Buona difesa personale richiede una buona coscienza; unagrande difesa personale richiede una grande coscienza. Unesperto israeliano concepì il proprio sistema per insegnare ai suoiragazzi in soli 5 movimenti. La sua strategia si basa su una tattica –se uno si avvicina, si deve colpirlo con un calcio all’inguine. Questoesperto israeliano citava un aneddoto per suffragare la suastrategia. Diceva che un gatto si arrampica sempre su un alberoper fuggire da un pericolo. Diceva anche che se vengono date agliallievi troppe idee differenti, non saranno capaci di pensare sottostress. Subito gli risposi con una domanda: “Che succede se nonci sono alberi?”

Alcuni Maestri tentano di sostenere la loro teoria semplicisticatramite delle indagini scientif iche. Come il caso di un

esperimento che non c’entrava con le Arti Marziali, chevenne realizzato per dimostrare che quando le persone

hanno molte opzioni tra cui scegliere, hanno bisognodi più tempo per decidere perché cercano l’opzione

migliore. Questa indagine è valida quando è il caso dellascelta di un piatto in un ristorante, o per la selezione di un

frutto maturo al punto giusto.Un sistema di insegnamento che si basa sul presupposto

che gli allievi non sono capaci di pensare, è come dare dellevitamine a un corpo morto. Perché insegnare a persone che

non sono in grado di pensare? Io spiego sempre ai mieiallievi che un pilota di un Jet deve calcolare un sacco dicose ad alta velocità e conscio di molte preoccupazioni,

mantenendo l’aereo in volo. Questo esempio dimostra che gliesseri umani sono capaci di prendere decisioni sottopressione.

Uno dei segreti di tale abilità sta nel coltivare la mentalitàdell’azione, invece della reazione. Come ho detto prima, la

miglior difesa è attaccare per primi. Persino la leggedegli Stati Uniti permette l’azione preventiva, se si è

in presenza di una minaccia immediata. Uno ha ildiritto di portare il primo attacco e quindi di

essere tutelato dal diritto all’autodifesa.Nell’ultimo seminario, Carlos

Newton, Ken Akiyama ed io,abbiamo insegnato

che l’azione è

Mixed Martial Arts

Page 18: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Jiu Jitsu

“Uno dei segreti diquesta abilità stanel coltivare una

mentalità d’azioneinvece che di

reazione”

Page 19: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Mixed Martial Arts

più rapida dellareazione ecome si puòusare la gravitàe la massadell’oggetto (il peso)per consentirci dicontrollare unavversario. Abbiamocondiviso idee del AikiJujutsu Kenpo e del MachadoJiu Jitsu, e abbiamo invitato alcuniassistenti a condividere le proprie ideesulla lotta libera.

Nello spirito dell’ampliamento dellacoscienza, abbiamo anche insegnato elementisull’importanza di studiare gli scenari, “cosaaccadrebbe se…”, la catena di attacco e lerelazioni di causa ed effetto. Ken Akiyama hadimostrato alcune idee di un grande progetto alquale stiamo lavorando per realizzare degliesercizi di movimenti molto efficaci, persviluppare la forza e il rilassamento. La capacitàdi muovere il corpo in modo rilassato è unrequisito fondamentale nel Brazilian Jiu Jitsu enella difesa personale.

Il Jiu Jitsu cerca di comprendere le azioni e lereazioni. Se uno può prevedere gli effetti e i

punti deboli delle sue azioni, potrà sempreneutralizzare le opzioni dei propri avversari

prima che questi attacchino. Quando si faciò, l’opponente ne rimane assai frustrato.

Se accade ciò, si può distruggere lacapacità di pensare del contendente.Se l’avversario non può pensare, vienesconfitto. Questo è ciò che provoca latemibile strategia del Jiujitsu. Lastrategia sta nello studiodell’azione, della reazione e dellaprevisione.

La strategia richiedecoscienza.

Page 21: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Con il mio allievo Misa Ortis, campione MMA di Portorico che adesso pratica con me negli Stati Uniti. Abbiamo fatto delle foto conCarlos Newton, il Ronin, campione UFC, Pride e campione di Vale Tudo.Carlos al campionato UFC. Ronin con i miei allievi Misa Ortis, campione di Boxe Thailandese e di MMA e con Pablo Colon e Mike

Wilson. Mike ha più di 70 anni, ha iniziato a studiare con me il BJJ Machado RCJ quando ne aveva 63, ora è cintura marrone e spera diarrivare alla Nera. Ho detto a lui e a Carlos Newton che sono Campioni dei Campioni per sempre!Il sottoscritto, Carlos Newton, il Ronin, e Misa Ortis, campione di Boxe, Thai Boxing e MMA, e Pablo Colon. Tutti si sentono onorati di

essere Maestri.

Page 22: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Il Kyusho nei Kata

Prima di tutto bisogna capire che i Kata, sebbenesiano molto validi, non sono il miglior modo perapprendere il Kyusho. Io personalmente, non hosmesso di praticare i Kata nemmeno per ungiorno, dal 1975. Perciò, suppongo che sipossa dire che mi piacciono. Tuttavia, noncredo che sia la maniera più corretta perapprendere il Kyusho. Il Kyusho lo si imparameglio (completamente e più efficacemente)separatamente, nel combattimento istintivo, ein seguito permettere che lo stile o l’Arte assimiliil Kata, naturalmente… non cercando di introdurloall’interno, di forza. Il Karate ha le posturecorporee più intriganti all’interno delle sueforme o kata, che compongono la biblioteca diciascuno sti le…e questo è ciò che haaffascinato milioni di professionisti di tutto ilmondo nella storia.Ogni posizione è aperta a interpretazione

e ha un potenziale inf inito che vienelimitato soltanto dalle capacità fisiche ementali della persona. Molti stili hannoquello che viene chiamato il Bunkai, ol’interpretazione – che è previamenteconcettual izzata – e sequenze dicomandi nella forma, il rendimento el’imitazione.Tuttavia, questo potenziale è

dunque limitato dall’interpretazione,quando si stabilisce una tecnicaspecifica che deve essere ricordatae praticata secondo un copione ereagire in un determinato scenario.Invece di questo, si può avere ancora piùpotenziale se si cambia o aggiungecomponenti distinti delle azioni fisichedefinite, in relazione con le azioni fisichedi un avversario o di un compagno diallenamento. Poiché una persona limita lapropria mente e pertanto anche lemanifestazioni fisiche in un unicomodello, non è mai possibi lesbloccare tutto il potenzialeche si può ottenere.

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

Page 23: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Kyusho o Kata?La prima domanda che dobbiamo farci è, cosa èvenuto prima…il Kyusho o il Kata? Le forma o Kata, sisvilupparono attorno alla conoscenza o scoperta dellestrutture anatomiche più deboli, le funzioni e lepossibilità. Così, i seguenti “stili” si creano a partire daquesta base di conoscenze. E qui è dove la maggioranzadei praticanti del Kyusho (anche di livello superiore) siconfonde. Cercare di trasformare forzatamente unaconoscenza universale e naturale in uno strumento fattoper l’uomo, non è un metodo efficace o spontaneo…Sviluppando lo strumento, si dimostrano in manieranaturale le leggi, le strutture e le capacità fisiche o lelimitazioni.È altresì più logico comprendere che gli obbiettivi (otraguardi) sono arrivati prima di tutto. Di seguito, le armi ele azioni per accedere correttamente ad essi, venneroconcepite tramite posizioni e schemi che poi furonovincolati alle forme o Kata.Chi spenderebbe il suo prezioso tempo vitale nellacreazione di movimenti aleatori del corpo, per poipassarne di più nel verificare ciò che si potrebbe fare conquesti? È molto più naturale ed efficiente sviluppare unmovimento per accedere, utilizzare o dare impulso versol’obbiettivo. Il modo più efficace non è mettere il Kyushonei Kata, i l Kata si deve evolvere attorno allacomprensione del Kyusho.Se si realizza l’azione, la postura specifica o una seriedi movimenti e si lavora per collocare il Kyusho in essi, simiglioreranno tali azioni (in teoria, fino ad applicarli nellarealtà), ma così, limitandosi a quella realtà fino a che nonverrà concepita (o qualcun altro pensi di copiarla) un’altrapossibilità. Un’altra maniera di vedere la cosa è che se seun istruttore insegna un Bunkai, uno non si rende contodel suo potenziale…si imitano semplicemente le azioni diun altro, il che è una ricetta sicura per un insuccesso inuna situazione di attacco sotto stress, poiché non èl’attitudine naturale (fisica, mentale o spirituale). Piùinnaturale e complessa è un’azione per una persona, piùprobabilità ci sono che essa commetta degli errori sottostress, o in uno scenario di combattimento reale.Attaccando un obbiettivo o vari obbiettivi, lavorando gliangoli corretti e la dinamica attraverso l’allenamentoistintivo e orientato verso lo stress, si sta sviluppandouna singolarità di possibilità infinite. Cosicché,quando uno esegue il “proprio” Kata, i suoi metodinaturali, atteggiamenti e capacità, sorgerannoautomaticamente come azioni che ha giàrealizzato e “sentito”. Questo è un fattorecruciale nel Kata, che molti ignorano.La maggioranza realizzano il Kata e cercano diinventare azioni o scenari per rendere verosimilee dare senso all’azione che viene praticata…Allora, l ’ istruttore obbliga l’al l ievo amemorizzare tutto questo tramite una lungapratica, ancora una volta inculcando unaspetto estraneo al suo percorso. Però, alcontrario, se si allena correttamente l’attaccoverso un target e si apprende sotto stress,mediante un attacco unico o multiplo perarrivare a quel target, si osserva l’effetto chetale attacco provoca nell’obbiettivo e unaltro modo di replicare a un attacco che è

stato visto molte volte… Allora, eseguendo un Katae quel movimento naturale istintivo di risposta, si rivivràtale sensazione o esperienza. Ciò che fa si che il Katasi trasformi in una cosa realistica, persino in unattacco vero, è la maniera in cui è stato

forgiato…e non la memorizzazione delle azioni di un’altrapersona.

La semplicità origina complessità, la complessità nasconde semplicitàLa maggior parte delle volte ci riferiamo unicamente allaparte esteriore di un determinato compito, la sfida, il duel-lo, le azioni del rivale, ecc, e tendiamo a sorvolare sullaparte interiore, poiché non la vediamo. Ad esempio, uno ciporta un colpo, un calcio o una presa… Vediamo questaazione esteriore e reagiamo di conseguenza (in generale, inrelazione agli attaccanti, verso l’esterno dell’azione), il checi limita. Questo tipo di allenamento ci manterrà ad unpasso di distanza, dando impulso e vantaggio all’aggres-sore. Lavorando soltanto in questo metodo di reazione fisi-ca, spesso veniamo limitati dalla stazza, dalla velocità,dalla forza, dall’età e da tutti gli altri attributi fisici…restrin-gendo il nostro potenziale completo. Tuttavia, se alleniamo,prima di tutto, gli aspetti interiori attraverso l’esperienzaraccolta automaticamente in combattimento, possiamodunque avere una gamma più ampia di possibilità e poten-zialità; librandoci anche dei limiti fisici. Mantenendo questadinamica interiore di sentire l’intenzione, l’obbiettivo o iltraguardo, ogni posizione o azione del Kata avrà una mag-gior portata, possibilità e potenziale e il Kata prenderà vita.Come esempio di ciò, osserviamo la posizione delkarateka in alto; possiamo scorgere molte possibilitàfisiche, come il bloccaggio di un calcio e di un pugno,

Page 24: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 25: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

l’afferraggio di una gamba, una rottura del collo o anche illeggendario metodo di presa e strattone dell’inguine.Tutto dipenderà dalla stazza, dalla forza e dalla capacitàdi posizionarsi durante l’attacco, per riuscire a superarlofisicamente. Inoltre, dipenderà dalla maniera in cui sarà

allenato o indotto a pensare da questa posizione,soprattutto…se si allena a ripetere una

azione specifica dalla postura e dallatransizione.

Il Kyusho è l’inibizione di unafunzione fisiologica, se com-

prendiamo la fisiologiainterna, la funzionalitàe l’accessibilità,come una serieinfinita di nuovepossibilità dasfruttare, epertanto perincremen-tare ilpotenzia-le inm o d oesponen-ziale, inbase agli

attributi innati.Quindi, ciò che

s’intende è che invece dipensare esclusivamente all’imitazione

dell’idea di qualche bunkai o tecnica di azioni meccani-che, bisogna accedere all’organo interno sin dalla primaazione, rispondendo con l’inerzia del contrattacco a cia-scuna di quelle degli avversari… e trovare questa posizio-ne in maniera naturale, nel processo dinamico del corpo.Questo lo si può ottenere allenando gli obbiettivi, gli stru-menti e le traiettorie, invece delle azioni specifiche di ogniposizione.

In definitiva, che cos’è il Kata?Secondo Wikipedia: Kata (letteralmente: “forma”) è unaparola giapponese che descrive dei modelli precisi dimovimenti praticati, sia a solo che in coppia. Ognuno diessi è un sistema di combattimento completo, con imovimenti e le posizioni del Kata, essendo una guida diriferimento per vivere la maniera corretta e la strutturadelle tecniche che si utilizzano all’interno di un datosistema. I Kata del Karate si eseguono come una seriedeterminata di una varietà di movimenti, con spostamentie rotazioni, cercando di mantenere la perfezione dellaforma. Al praticante viene consigliato di visualizzare gliattacchi del nemico e le sue risposte. Il Karateka “legge”un kata allo scopo di spiegare gli avvenimenti immaginati.

Il Kata non ha la pretesa di essere una descrizioneletterale di uno scontro simulato, ma una dimostrazionedella transizione e del flusso da una posizione all’altra eda un movimento a un altro, insegnando la formaadeguata e la posizione ai praticanti e stimolandolo avisualizzare differenti scenari per l’uso di ciascunmovimento e tecnica. Ci sono diverse tipologie di Kata,ognuno con molteplici varianti.Se questo è tutto, è un metodo molto inefficiente perconservare e tramandare le tecniche, soprattuttoattraverso le varie generazioni. Sarebbe invece molto piùredditizio allenare solo la tecnica, poiché è ripetitiva, eaggiungere sistematicamente lo stress e il combattimentoreale (velocità, potenza e reale intenzione), come nel Judo.È ovvio che il Kata si può utilizzare in questo modo, maracchiude in se tanti altri dettagli che sono molto piùimportanti e utili in un vero confronto sotto stress elimitazioni fisiche. Tuttavia, fare la forma correttamentenon è lo stesso che vivere quella forma… Non è in unaesecuzione che risiede il valore più profondo, checonsiste nel vivere e rivivere il Kata.Allora, come si fa a “viverlo”? In primis, bisogna saperequali sono gli obbiettivi anatomici più vulnerabili eovviamente comodi e atti ad essere attaccati con lequalità e le capacità fisiche di ciascuno. In seguito,cominciare con l’applicazione semplice per assicurarsi diavere la corretta dinamica e angoli, con l’intenzione diraggiungere i l bersaglio, anche staticamente, siaattraverso il controllo, il dolore, la disfunzione o il KO.Giunti a questo, dobbiamo ricordare la sensazione nonsolo della mano o della testa degli avversari, ma anchedelle sue qualità mentali, fisiche ed emozionali. Sentirecome il corpo degli opponenti reagisce e osservare comecadono. Ripetere tutto il più possibile (naturalmente, piùsono meglio è, per creare l’automatismo). Poi si deveiniziare a lavorare in modo dinamico per raggiungerel’obbiettivo, l’effetto, la sensazione e l’aspetto emozionalein uno scenario di crescente stress e aggressività. Magarisi può fare prima in forma prestabilita, ma col tempo lo sideve eseguire in maniera istintiva, per acquisire realmentecapacità testate e reali.Una volta arrivati a questo punto, ogni volta che siesegue i l kata si r ivivranno (si sentiranno) quelleesperienze ai tre livelli, mentale, fisico e spirituale. Questoè ciò che il Kata può diventare dopo averlo allenato confervore… Non è un insieme di tecniche che dipendono daun attacco, ma una necessità impellente e spontanea direaltà. Non dobbiamo obbligarci a fare i Kata (soprattuttoseguendo la strada di altri), il Kata serve soltanto aricordare le esperienze attraverso l’evocazione mentale,spirituale e persino fisica delle proprie esperienze.Non mettete mai il Kyusho nel vostro stile, ma il vostrostile nel Kyusho.

© Evan Pantazi 2014www.kyusho.com

“Il Kyusho è l’inibizione di una funzione fisiologica, se comprendiamo la fisiologia interna,

la funzionalità e l’accessibilità, come una serie infinita dinuove possibilità da sfruttare,

e pertanto per incrementare il potenziale in modoesponenziale, in base agli attributi innati”

Page 26: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 28: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Ref. 11210Armatura da Kendo.

Origine asiatica

Ref. 11220Armatura Kendo. Giappone.

Ref. 11160Hakama Giapponese.

Nero

Ref. 11170Hakamas. Japón. 100 %polyester. Azul

Ref. 11140Keikogi.

Giacca Blu Marine

Ref. 11109Hakama Nero

Ref. 11152Chaqueta de Aikido.

Algodón

10171Kimono

de Kobudo

Ref. 10816Kimono Tai Chi. Grigio

Ref. 10630Kung Fu filettato bianco

Ref. 10610Kung Fu rosso/nero. Cotone

Ref. 10650/51/52Giacca da Kung FuBlu, Nero, Rosso

Ref. 10671Pantalón de Kung Fu. Algodón

Ref. 10632Kung Fu saten negro

con ribete rojo

Ref. 10620Kung Fu Wu Shu. Cotone

Ref. 10820Kimono Tai Chi.

Allenamento. NeroRef. 10830

Kimono Tai Chi.Allenamento.

Bianco

Ref. 10821Pantalone Tai Chi Nero

Ref. 10815Kimono Tai Chi.

Avena

Ref. 11150Giacca Aikido Bianca

Ref. 10611Chaqueta Kung Fu negra. Botones

Negros

KOBUDO

Ref. 10870Divisa bianca da Tai Chi con ricamo

Ref. 10175Ref. 10190

Ref. 10920Kimono Ninja. Nero.

Con rinforzi

Ref. 10910

Ref. 13651

Ref. 13351

Ref. 13311

Ref. 13400

AIKIDO/KENDO/IAIDO

Ref. 11153Giacca Aikido. Bianca.

Speciale "grana di riso".Estate

NINJA/PENJACK SILAT

Ref. 10840Kimono Tai Chi.

Allenamento. Arancio

Ref. 11230Borsa Armatura. Giappone

Ref. 11151Kimono Aikido

Ref. 11145Giacca Kendo.

Tessuto speciale Giappone

Ref. 11141Keikogi.

Ref. 10612Giacca da Kung Fu.

Bottoni bianci. Bianca

Ref. 10831Pantalone Tai Chi Bianco

YOSEIKAN/SHIDOKAN

Ref. 11800

Ref. 10640Kung Fu rojo/negro.

Algodón

KUNG-FURef. 11231Tenugui (fascia)

TAICHI

Ref. 13652

Ref. 11234Cintura "Obi" Iaido.

Bianco o Nero.320cm. x 8 cm.

Page 30: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 31: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

La settimana scorsa ho fatto un combattimento contro un giovanelottatore di MMA. 23 anni, 1,90m di altezza, peso 90 kg e in procinto dicimentarsi nel suo quarto combattimento da dilettante. Io ho 61 anni,sono alto 1,80m, peso 90 kg e il mio ultimo combattimento Full Contactè stato nel 2000. Per fare in modo che il giovane lottatore venisseimpegnato aerobicamente, l’allenatore aveva un altro uomo che sialternava con me nei round. Questi avrebbe lottato per 90 secondi e poisarebbe toccato a me per i restanti 90 secondi.

Durante la prima delle tre riprese, ho ricevuto un colpo violento alsopracciglio destro (ho abbassato un po’ il gomito per un secondo, adessere sinceri) e quando mi sono seduto (senza fiato, devo confessarlo)dopo il terzo round, l’allenatore ha notato un taglio sopra il mio occiodestro, grazie al fatto che non ci avevo messo sufficiente vasellina. Nonera un gran problema; infatti, in passato avrei continuato, ma adessosono un po’ più cosciente di quanto lo ero di solito...e quindi decisi dichiudere l’incontro. Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

Page 32: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Un amico della palestra, che è unmedico, vide i l taglio e mi invitò apassare dal suo ambulatorio a finegiornata, per mettermi dei punti.Quando tornai a casa mi feci una docciae mia moglie mi scattò una foto(“Ewww”). Andai dal dottore perché melo pulisse adeguatamente (è importante,ci sono sgradevoli microbi da quelleparti in questi giorni!). Mi mise i cinquepunti che richiedeva la ferita.

Tra le tante cose che il mio insegnanteGuro Dan Inosanto mi ha detto negliult imi anni e che mi sono rimasteimpresse, una è la seguente:

“E’ un bene sapere dove ti trovi”

Uno dei pericoli della mia linea di

lavoro è che la gente sia rispettosaquando sto insegnando. Sono fatto così!Faccio lo stesso quando sono dall’altraparte dell’equazione! Infatti, sarebbed’intralcio se mettesse alla prova unMaestro mentre egli sta insegnando!Naturalmente, il pericolo di tutto questoè che uno può facilmente iniziare asentirsi una leggenda nella propria testae calcolare male le proprie vere capacitànella realtà. Sarebbe un grave erroredarwiniano! Può essere stato JohnWayne il quale “La vita è dura. Ma è piùdifficile se uno è stupido”.

Faccio tutto il possibile per evitare ciòmentre sto insegnando o allenando, invari modi, per esempio:

a) Insisto con attacchi onesti. Peresempio, come molti di voi sapranno, incontrasto con la maggior parte deisistemi di FMA che parano, comerisposta ai colpi che vengono insegnati,nel DBMA, a meno che non si specifichiil contrario, l’attaccante deve continuareavanzando col suo movimento, cosìcome probabilmente si farebbe in unoscontro reale. Ovviamente, la velocità, lapotenza e l’intensità saranno rimarcatedi nuovo in un più alto e più bassogrado, a seconda del punto in cui citroviamo nello sviluppo della risposta, inquanto allenati, ma in ogni caso,l’attacco deve essere diretto verso ilbersaglio reale in maniera naturale.

b) Io uti l izzo ciò che nel DBMAchiamiamo “il metodo del metronomo”:

velocità costante e la stessa velocità econ uguale potenza tra i due praticanti.

Tuttavia, non c’è un altra manieranell’azione per sapere dove ci si trova,pertanto, secondo le parole del Guro,che egli ci dedicò dopo averci lasciato abocca aperta, dopo aver trascorso 45minuti tirando di Muay Thai al saccosenza fermarsi mai, ai suoisessant’anni...

Perciò, per me, questa sessione diallenamento nella quale ho messopiede...ha un valore incalcolabile perfarmi “sapere dove sono”, poiché tutti igiorni cerco di seguire la via delguerriero. I l mio impegno non è diessere stupido a riguardo, Non mivergogno a parlare dei limiti dove non èconsigliabile arrivare. Per esempio,

Page 33: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

prima di cominciare, chiesi al miogiovane avversario di MMA di nonattaccarmi nella parte bassa dellaschiena, per cui, quando mi atterrò,afferrò solo una parte di quella zona.Allo stesso modo, siccome la mia mezzaguardia non riusciva a bloccarlo, portòla mia testa verso la parete della gabbia.Se io fossi stato un giovane lottatore,avrei tentato di uscire dal problema allamia maniera. Ma dal momento che sonoun uomo anziano, con una famiglia damantenere e dipendo dal funzionamentodel mio corpo, non ero disposto acorrere il rischio di una lesione al collo...Quindi gli ho chiesto semplicemente diaggiustare la nostra posizione lontanodalla parete.

Una parte importante come DogBrother, è avere un senso realistico di

ciò che si può o non si può ottenere intempo reale. I l mio tempo per i lcombattimento Full Contact sembraessere passato, ma sono ancora i lCrafty Dog.

Un capitolo aggiuntivo di questapiccola storia

In questo caso specifico, io stavolavorando Kali Tudo™, il sottosistema

che ho sviluppato nell’arco di svariatianni, come parte del concetto DBMA di“consistenza a tutti i livelli”. Il KT èdifferente e necessita di una ricercacontinua. Mi affascina enormementevedere quanto è profonda l’Arte equanto sicura è la sua “premessa” dellemani nude, che hanno lo stessolinguaggio del movimento. Secondo ilmio punto di vista, io sarei il più adatto afare questo, se non fosse per la mia età.E’ chiaro che mi piacerebbe averetrent’anni in meno e entrare sul serionella gabbia, ma per questo dovròaspettare un’altra vita.

Comunque, in questo momento in cuinon solo posso ottenere una rispostaonesta sul “dove sono”, continuoancora ad essere in grado di sviluppareil KT non solo tramite le esperienze dei

miei allievi, ma anche attraverso la mia –oltre alla libertà che viene dall’azione,arriva anche la conoscenza –diventando un Maestro migliore erimanendo ancora per un po’ sullacresta dell’onda.

Ricordate anche che nella logica delDBMA, la nostra motivazione a migliorarei risultati in gabbia, è solo secondaria. Lanostra missione primaria è l’uso dellagabbia come un mezzo per la

sperimentazione e l’acquisizione dellecapacità per preparare la nostraadrenalina ad agire contro una pistola, uncoltello e le mani nude, quindi, “non simuore spesso”. Ricerchiamo il vantaggiodi possedere un sistema contro attacchiarmati, a mani nude mescolandolientrambi. Meno opzioni significa reazionipiù rapide e quando si tratta di DLO,avere consistenza a tutti i livelli vuol direun minor numero di opzioni per ciascuncaso, in che può significare la differenzatra vivere e morire.

Ho l’onore di lavorare con personeche pongono la loro vita in linea con lecircostanza del DLO Die Less Often(morire con minor frequenza). Sonocoloro che ci proteggono, qualcosa che,io immagino, ognuno di voi aspira adessere, quando vivete le vostre

rispettive vite e che meritano dunqueche io sappia cosa sto l i stoinsegnando. Naturalmente, c’è anche lagioia interiore che viene dal non esserecompetitivo. Come dice la canzonecountry: “Posso non essere più giovanecome prima, ma sono più giovaneadesso di come lo sono sempre stato”

L’avventura continua!Guro Crafty/Marc

Eskrima

Page 42: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Questione diDisciplina...e di FiduciaAl giorno d’oggi, nelle Arti Marziali

si abusa della parola Maestro(Sensei). Per alcuni il Maestro è coluiche possiede una grandeconoscenza e abilità tecnica e inoltrela capacità di trasmetterle. Per altri, èsemplicemente colui che possiededegli allievi (che comunque è giàqualcosa averli). Ricordo che quandoandavo dagli “old boys” di Keio (conetà dagli 80 in su e una vita intera nelKarate) io mi rivolgevo sempre a lorochiamandoli “Sensei” e quelli che nondirigevano delle lezioni mirispondevano sempre “Non sono unSensei. Io non insegno a degli allievi”.Forse è più sensato e sicuro pensareche un maestro sia colui che riunisceentrambi i concetti: uno che possiedeconoscenza, abil ità, capacità ditrasmissione...e allievi. Maestro, nelsenso esatto del termine, vuol diremolto e ancora di più Sensei, poichédeve includere necessariamentequelle caratteristiche relative ai valoritipicamente giapponesi. Passiamoadesso alle nostre rif lessionisull’argomento.Iniziamo dal contorno.Ø Il Maestro,

come dovrebbe essere, si trova nelsuo ambiente, che non è la palestra,bensì i l Dojo. C’è una grandedifferenza. E’ ovvio che l’abito non fail monaco e che, in teoria, il luogonon è importante, ma è anche certoche l’ambiente nel quale si sviluppaun’attività, influisce decisamente sul

Senza dubbio è molto bello dedicarsi anima e corpo alla pratica e all’insegnamentodel Karate. Con gli anni, con molti anni, è possibile diventare un vero Maestro. Ma ilsignificato di questa parola, che spesso si usa con leggerezza, contiene e devecomprendere certecaratteristiche pervenire considerati cometali. Salvador Herraiz,noto per esporre le cosesenza peli sulla lingua,partendo dal piùprofondo rispetto econoscenza del Karate,al quale si è dedicatototalmente, oggi riflettesul tema del rapportoMaestro-Allievo, che avolte risulta complicato acausa di una cattivacomprensione del laFilosofia e dello Spiritodel Karate.

Karate

IL RAPPORTO MAESTRO – ALLIEVO NEL KARATE

Testo e foto: Salvador Herraiz, 7º Dan

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

Page 43: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

comportamento del praticante e sulsuo modo di porsi.Anche se siamo a conoscenza anche

di importanti Maestri che non lascianodubbi in merito al loro percorsotradizionale, che dirigono le loro lezioniin polisportive o palestre condivisenelle quali si praticano abitualmentealtre attività, è indubbio che, dal punto

di vista di un Karate tradizionale, illuogo e l’ambiente nel quale l’allievo sitrova, ha una grande influenza nellosviluppo dello stesso. Per quello si puònotare nei dojo di Karate in Giappone ead Okinawa (e nonostante si sia nel XXIsecolo, sia laggiù che qui), che si trattadi residenze tradizionali, dove lo spiritodel Karate si manifesta con più facilità.

Le differenze specifiche che sipossono apprezzare tra un dojo (dovesviluppare positivamente uno spirito diKarate insieme alla sua praticatradizionale) e una palestra (terreno fertileper coltivare altri tipi di attitudine negliallievi) sono piuttosto evidenti. Unapalestra si presenta moderna, conmarmi, alluminio, specchi e altri materiali.

Riflessioni

Salvador Herraiz e il Maestro Goshi Tamaguchi, nel santuario Shintoista Igusa Hachimangu, a Tokyo.

Page 44: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Karate

Un dojo è semplice e tradizionale, fatto di legno e poco altro. La palestra è dotatadi grandi spogliatoi, una cassa, una reception, ecc..., mentre in un dojo non si daimportanza a tutto questo e in Giappone, salvo eccezioni, non ci sono nemmenogli spogliatoi (e tantomeno le docce), passando direttamente dalla strada...altatami. La palestra è gestita da personale che lavora al suo interno, mentre deldojo se ne occupa il Maestro in maniera molto più familiare. Una palestra èabbellita con grandi, spettacolari foto di tendenza, un dojo sfoggia sulle suepareti ricordi di maestri e riconoscimenti, che animano e motivano il praticante.La palestra si fa pubblicità (basandosi di solito sulla bontà delle proprie strutture),mentre l’unica pubblicità del dojo è il passaparola e la trasmissione dei praticantiad amici e familiari della validità del suo insegnamento.Non si tratta soltanto di fare qualcosa, ma del piacere di farlo in un

determinato modo. Lo stesso accade, per esempio, con l’allenamento fisicotradizionale usando i vecchi attrezzi okinawensi. Ovviamente i moderni sistemidi allenamento, i macchinari che isolano determinati muscoli, ecc...offrono unaenorme efficacia, ma...quando si pratica con i vecchi apparati tradizionali, nonsi cerca solo l’efficacia ma anche il piacere di farlo con quei mezzi. C’è

L’autore, Salvador Herraiz, tra Mamoru e Masahiro Nakamoto, allo ShikinaEnn di Naha (Okinawa).

Page 45: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

qualcosa di romantico in tutto ciò..., come nella pratica delKarate in generale.

Inquadrato lo spazio, il luogo in cui si svolge, passiamo oraa osservare il rapporto Maestro-Allievo nel dojo...e fuori daesso, poiché entrambi i ruoli sono perfettamente delineati enon devono confondere i loro comportamenti.Il Karate è giapponese e in Giappone non si discute, si

obbedisce e basta. Si impara e si pratica. Tutto qui. Alcontrario, gli occidentali vogliono, vogliamo, farlo a modonostro, domandando di continuo (invece di lasciare che iltempo aiuti a comprendere). Nel Karate, per la sua filosofia estoria, non si dovrebbe discutere nessuna decisione delSensei. Se è così, perché fare domande? La risposta arriveràal momento debito e a chi riuscirà a giungervi.Gli esami di grado, per esempio, sono un tema sul quale

dobbiamo riflettere a lungo e attentamente, soprattutto sullamaniera di accettare i loro risultati, a maggior ragione quandosono negativi. Il Maestro Yamazaki mi raccontava che passòmolti anni senza sapere il perché della sospensione del suo1°Dan. Non lo ha mai chiesto e nessuno glielo ha maispiegato. Funzionava così. Trent’anni dopo lo seppe concertezza, fu per eccesso di confidenza. Il Maestro Hironori

Ohtsuka ha sempre parlato dell’eccesso di confidenzacome uno dei mali del Budo, insieme al disprezzo, allacollera, alla paura, ecc... A proposito, erano tempi incui gli esami non venivano preannunciati, quindi nonpotevano essere preparati appositamente nei mesiprecedenti. Si veniva a conoscenza della data solo unpaio di giorni prima. Ciò costringeva ad essere semprepreparati, rendendo tutto più vero.Quando l’eccesso di benevolenza entra nel tatami di

un esame per il grado, l’obbiettività lo abbandona. Cisono molti fattori da tener presenti in un correttoesame (comprese le conoscenze, le abilità, la tecnicadello stile, l’efficacia, le caratteristiche fisiche e lesituazioni personali, ecc...), tutti quanti valutati nellagiusta misura dal Sensei. La benevolenza è una dellequalità del Codice del Bushido, ma se il Senseicadesse in un eccesso di questa, per amicizia, percompassione, per eccesso di cameratismo, ecc..., laGiustizia (un’altra delle norme del Bushido) sparirebbe.Tutto nella giusta dose, come tutto nella vita e anchenel Karate. Qualsiasi pietanza può esserecompromessa sia per averne ecceduto, che per ildifetto di un suo ingrediente. Solo il Sensei è in gradodi dare la corretta misura del grado di benevolenza inossequio al senso di giustizia. Questo puà e deveessere accettato da parte dell’allievo, ma a volte ascapito di tempo prezioso, perso nell’incomprensionee nel vedere fantasmi o ragioni inesistenti.Se si parte con la premessa che il Sensei ne sappia

di più dell’allievo, su cosa tener presente in un esamee cosa non, e se si suppone che il Sensei non abbianulla contro l’al l ievo candidato, ma tutto i lcontrario...perché allora non accettare la sua decisionee/o consiglio, senza discussioni, visioni assurde,contrapposizioni, o distorsioni mentali in genere?Perché permettersi il lusso di pensare in modo diversoda chi veramente possiede la conoscenza?La cosa certa è che sia il maestro che l’allievo

devono sapere qual’è il loro posto. L’allievo, perdiventare un discepolo Uchi Deshi (qualcuno dispeciale al quale tramandare l’Arte più profonda), develavorare con un basso profilo e non avere nessunabrama di protagonismo, nei discorsi che non hannonulla a che vedere con lui, nei rapporti che non loriguardano o a quelli nei quali non è stato chiamato afarne parte... Ciascuno deve essere cosciente deipropri limiti e del proprio posto. È sempre stato dettoche “chi parla non sa e che sa non parla”, il che ciporta alla discrezionalità della parola e dei fatti,mettendo in evidenza chi si da troppa importanza, o achi si fa spesso i fatti degli altri. D’altra parte, sidovrebbe ringraziare che i veri esperti di qualsiasi

Riflessioni

“Nel Karate, per la suafilosofia e storia, non si

dovrebbe discutere nessunadecisione del Sensei. Quindi, perchè fare

domande? La rispostaarriverà al momentoopportuno e a chi vi ci

giungerà”

Page 46: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

materia condividano con gli altri le proprie conoscenze eriflessioni, altrimenti, tali conoscenze, andrebbero perdute,arrecando un danno negativo e indesiderabile. Mia madre miricordava sempre la frase “colui che sa di più..., parli di più”.Un immaturo, ciò che di solito fa è commettere degli

sbagli. Ognuno è libero, ovviamente, ma prima della libertà dipensiero..., c’è il rischio dell’errore. Bisogna sempre ricordareche il Sensei è già passato attraverso il pensiero, la sicurezzadi se, la convinzione che spesso, erroneamente, possiede

l’allievo. C’è chi dice che le persone intelligenti imparano daipropri sbagli, ma è più pratico ciò che fanno le personesagge e superiori, “imparare dagli errori degli altri, invece diimparare dai propri”. Chi non fa tesoro di tali errori altrui, ècondannato a ripeterli, così come chi non conosce il propriopassato è condannato a riviverlo. Il pericolo sta nel fatto chel’uomo può inciampare due volte nello stesso sasso e se siimpegna... tre e anche di più. Bisogna avere l’umiltà diriconoscere colui che sa.

Karate

L’autore sulle dune di Con Con (Cile).

Page 47: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Il Sensei ha fatto già chiarezza nel suo corpo, nella suamente e nel suo spirito, dopo molti anni di pratica e studio.L’allievo...lo sta facendo. Una mente dispersa, che non siconcentra o che vuole occuparsi di diverse cose, non puòottenere risultati e tende a mescolare, a confondere e aconfondersi, a non assimilare bene le informazioni e lapratica. Higa Sensei diceva: “Se corri dietro a una lepre, puòdarsi che la prenderai, ma se corri dietro a due lepri..., nonne prenderai nemmeno una”. La cosa si fa seria, inoltre,

quando i diversi percorsi sono tecnicamente o spiritualmentedistinti, perché di sicuro interferiranno l’uno con lo sviluppodell’altro.È difficile che un allievo ansioso di mettersi in mostra

possa frenare il suo impeto andando avanti in questa Via delKarate, ma deve farlo. Quando si è preparati, le cose sicapiscono. In tutti i modi, per quante spiegazioni si diano indeterminati momenti, se il tuo corpo, la tua mente o il tuospirito non sono pronti a comprendere..., non lo faranno. C’è

gente che più informazione gli viene offerta:dati, spiegazioni, motivi..., meno comprende eancora di più se le si domanda “perché?”, o cisi azzarda persino a non essere d’accordoperché non lo si capisce,,, Alcuni si sonotrasformati in autentici “sordi intellettuali”, unaltro effetto della dispersione. Il Maestro puòfare la sua parte per una correttatramandazione, ma se l’allievo non segue isuoi consigli e crede di saperne o capirci dipiù..., sarà tutto vano e come se mettessimole cose in sacchetto rotto.Ah, la fretta! Non ci sono scorciatoie nel

Karate e quello che le cerca, presto o tardi sischianterà in una curva.Non servono a nulla neppure gesti vuoti di

apparente comprensione, se le azioni nonsono di conseguenza. La pazienza di unsensei non è infinita e logicamente la suadedizione può passare ad altri allievi piùdisponibili a seguire i suoi insegnamenti inbase alle sue regole, come di fatto,storicamente, avviene da anni e anni inqualsiasi luogo e ambito. Il Sensei ricerca ilgià citato Uchi Deshi, l’allievo diretto. Il tempoe il grado di qualcuno dei suoi allievi piùanziani, trasformerà questo in Sempai, maun’altra cosa è il Kohai, il futuro, la promessa,qualcuno in cui i l Maestro ha riposto le

proprie speranze per i l futuro.Un’altra cosa distinta in certe

occasioni, coincidente in altre,sono i pionieri, alcuni dei qualisono arrivati ad essere dei veri

Maestri. I pionieri meritanorispetto e riconoscenza per averaperto la via, per essere in un certosenso dei visionari di qualcosa di

trascendente. Ma quando i pionierinon hanno poi continuato ad evolversiin suddetta via e a proseguire nella loropratica (più o meno grande), non credo

che in verità meritino di stare alcentro di questa. Essere stati iprimi è importante, ma nonsufficiente per essereconsiderati “Maestri”. Aver

percorso una piccola parte del cammino,anche in tempi remoti, non si può paragonaread aver fatto molta più strada, anche intempi più recenti.Un altro caso da menzionale è quello dei

“figl i di...”. A volte certe persone siimpongono di fronte a organizzazioni o stili,sfruttando la grande importanza del padre(Gran Maestro o Fondatore), ma percorrettezza e verità senza avere sufficienteconoscenza, abilità..., in definitiva, merito.

I l talento non si eredita di per se.Sicuramente, a tutti ora verranno in metedei nomi precisi. Se invece che “figli di”parliamo di “nipoti di”, l’argomentopuò allargarsi ancora di più. I miei

Riflessioni

Page 48: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

rispetti, ciò nonostante, alle eccezioni che aldilà di averereditato un nome e una posizione, si sono guadagnati i loromeriti. Agli altri... anche a essi va il mio rispetto…, ma inmaniera differente.Alla fine, se s’intende il Karate, sia nella sua tecnica, storia,

filosofia e obbiettivi..., in definitiva, nel suo spirito, come unacosa di grande valore, un tesoro da trasmettere solo adallievi meritevoli (e privilegiati), il rapporto Maestro-Allievodiviene, in realtà, un rapporto di Fiducia (perché non si offreun tesoro a chiunque) e come tale, qualsiasi discussionerompe quel rapporto di fiducia. Onestamente credo che unMaestro che si rispetti, già con la sua necessaria esperienzaed età, con una vita nel Karate, con un grado importante,con un bagaglio di una certa conoscenza acquisito conl’apporto di tanti grandi maestri famosi, con chiarezza diidee, con un comportamento nel segno di quei pensierigenerati attraverso tanti e intensi anni...dovrebbe darespiegazioni sul modo di intendere il Karate? Per la verità,credo che a questo punto...no! Chiunque desideri di suavolontà percorrere la Via accanto a lui, dovrà essere,logicamente a modo suo, guidato dal Karate Do, obbedendoe non discutendo.Si dice sempre che il Karate è disciplina. Non è riferito solo

come mezzo per ottenere l’efficacia tencica, ma anche comeun modello di relazione dell’allievo con il Maestro. In pratica,credo che DISCIPLINA, ATTITUDINE e FIDUCIA siano ipilastri base di suddetta relazione. Discutere e disperdersisono, in confronto ad esse, il loro tarlo.Un altro gesto vuoto assai abituale è il saluto (teoricamente

simbolo di rispetto e riconoscenza) e l’espressione Oss, chealdilà delle più o meno diffuse formalità, a seconda dei diversistili (per esempio, nel Wado Ryu non esistono per tradizionegrandi formalità), viene mal utilizzata nel Karate per il suoscarso contenuto. Per non parlare di altri fraintendimenti circail suo uso. In effetti, questo termine, esportato nel Karatedalla Scuola Navale Giapponese, è usato come un saluto

generico tra i karateka (tipo ciao, arrivederci). Già di per se,questo è un errore. Questa espressione, che viene dalleparole Osu (contrazione di Osae) e Shinobu, dovrebbe essereusata nel Karate soltanto in momenti e situazioni nelle quali sideve dimostrare un impegno a perseverare pazientementefino ai propri limiti, con vero rispetto e riconoscenza per ilMaestro, accettando le sue correzioni e i suoi consigli...emostrando anche questa espressione, se fosse necessario,come un chiedere scusa o invocare il perdono per qualcheerrore commesso, comprendendolo e accettandolo. Questosignifica Oss, e se si utilizza a sproposito..., si svilisce il suocontenuto.La disciplina è alla base dello spirito del Karate. Non dico

che si debbano mantenere le due famose regole di untempo, la cui prima era “il Capo (in questo caso il Sensei) hasempre ragione” e la seconda “In caso di non conoscerla, siapplicherà la prima”. Secondo come sembrano svilupparsi lestrade della vita, dal punto di vista della Filosofia e delloSpirito del Karate, un Maestro che, in troppe occasioni, sivede costretto a sopportare gli sbalzi di alcuni allievi che sicredono migliori di altri e che non obbediscono altro che alleregole o alle decisioni con cui si trovano d’accordo, non haalcun merito. E semplice! Dove si dimostra disciplina e lalealtà è obbedendo e appoggiando le altre...Maestro è qualcuno con cui merita percorrere la via al suo

fianco, sotto i suoi insegnamenti. Ma un amico spagnolo,9°Dan di Karate, una volta mi ha detto: “Non chiamarmiMaestro. Di Maestro ne abbiamo avuto uno e l’abbiamocrocifisso”.

Karate

PAGINA SINISTRA: Salvador Herraiz e HirokazuKanazawa, nel dojo di questo Gran Maestro, a Tokyo.PAGINA DESTRA: In alto, con il Maestro Tetsuhiro Hokama

praticando tra le antiche tombe okinawensi, luoghi dovetradizionalmente si praticava un tempo, di nascosto. Inbasso, il Maestro Morio Higaonna e S.Herraiz, nel dojo delprimo, a Naha.

Page 49: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 53: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Questa sequenza di movimenti è una combinazione brevedi calci e colpi di braccia utili ad introdurre il praticante allelunghe e complicate forme di Hwa Rang Do a mani nude.

Lo STEP #1 consiste nell’impostare la posizione di difesatradizionale.

Lo STEP #2 porta il praticante nella posizione del gatto e lemani aperte vengono ad essere incrociate appena sopra lagamba Avanti.

Nello STEP #3 le mani incrociate vanno dal basso in altointercettando un attacco frontale tramite pugno di un ipoteticoavversario.

Con lo STEP #4 entrambe le mani vanno ai fianchi e lancianoun attacco di doppio palmo verso le costole dell’avversario.

Nello STEP #5 si afferra un orecchio dell’avversario per tirare ase la sua testa.

Nello STEP #6 si colpisce il mento avversario con un montantedi palmo.

Con lo STEP #7 la faccia dell’avversario viene colpita con uncolpo di taglio.

E lo STEP #8 punta a colpire il plesso solare avversariomediante un accurato pugno verticale.

Per finire nello STEP #9 si fa un passo con la gamba sinistraparando di destroy in alto e con lo STEP #10 si carica e lancia uncalcio ad ascia che termina la sequenza.

Page 61: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 62: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

64

1 Pag.

1/2 Pag.

6X4

PREZZI EDIZIONE ITALIANA

Per tutto ciò che riguarda le pagine localio questioni di pubblicità nell'edizioneitaliana, per favore, si prega dicontattare Nicola Pastorino:(budoitalia@gm ail.com ).

E s e a v e t e i n t e r e s s e n e l l e p a g in ein ternazionali, Alfredo Tu cci:budo@budoin ternat iona l.com .

http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia1/2

Pag.

1/4 Pag.

y

1/8 Pág.

offert

a antic

risi

50% s

conto s

u tutt

o

TuTTi i prezzi sono esenTi iVA n. usciTe prezzo cAd. prezzo ToTAle omAggio

MODULO cm. 6X4 o cm. 4X6 1 €50,00 €50,00

MODULO cm. 6X4 o cm. 4X7 6 €40,00 €240,00

MODULO cm. 6X4 o cm. 4X8 11 €30,00 €330,00

UN OTTAVO DI PAGINA 1 €90,00 90,00

UN OTTAVO DI PAGINA 6 €70,00 €420,00

UN OTTAVO DI PAGINA 11 €50,00 €550,00

UN QUARTO DI PAGINA 1 €150,00 €150,00

UN QUARTO DI PAGINA 6 €110,00 €660,00

UN QUARTO DI PAGINA 11 € 90,00 990,00

MEZZA PAGINA

verticale o orizzonta 1 €270,00 €270,00 1 mezza pagina

di redazionale

MEZZA PAGINA

verticale o orizzonta 6 €150,00 €900,00 6 mezze pagine

di redazionale

MEZZA PAGINA

verticale o orizzonta 11 €120,00 €1.320,00 11 mezze pagine

di redazionale

PAGINA INTERA 1 €480,00 €480,00 1 pagine

di redazionale

PAGINA INTERA 6 €450,00 €2.700,00 6 pagine

di redazionale

PAGINA INTERA 11 €420,00 €4.620,00 11 pagine

di redazionale

Seconda o terza di copertina 1 €800,00 €800,00 2 pagine

di redazionale

Seconda o terza di copertina 6 €650,00 €3.900,00 12 pagine

di redazionale

Seconda o terza di copertina 11 €480,00 €5.280,00 22 pagine

di redazionale

Link attivi su siti esterni (cadauno) 1 € 10,00 €10,00

Link attivi su siti esterni (cadauno) 6 € 8,00 €48,00

Link attivi su siti esterni (cadauno) 11 € 5,00 €55,00

Page 64: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Kenjutsu – La distanza interna e esterna!...

Sono molte le persone che ci dicono di aver sognato delle spade, armi medievalie che, in un modo o nell’altro, cercano una spiegazione. La spada è sempre stataun oggetto leggendario e mistico nell’universo maschile.

La parola spada viene dal latino “spatha” (in Greco “Spathe” s.f.) arma compostada impugnatura, fodero e una lama di acciaio più o meno lunga e appuntita.

Da un punto di vista militare, tutti possediamo l’aspetto del coraggio che cispinge a combattere per i nostri obbiettivi. Malgrado ciò, l’uomo che in Giapponeportava le spade veniva definito come “colui che serve” – Samurai. Questosignifica che il primo passo nell’apprendimento del Kenjutsu è servire, stabilirequella distanza che troviamo tra l’orgoglio e l’umiltà. L’atto dell’imparare ètotalmente spogliato dell’orgoglio o dell’arroganza. Per la via della spada significaresa, significa controllo delle distanze esterne ed interne. Molti credono cheesistono soltanto “Ma-ai” esterni di fronte all’avversario. Contrariamente a ciò, ilMa-ai inizia al nostro interno e si manifesta in maniera esterna.

“Se si calma la mente fermando il suo movimento, tale quiete la farà muovereancora di più”

Potremmo analogamente dire che il nostro interno è come se fosse una grandemontagna. Per lo Zen, nel capitolo 62 dello Shôbôgenzô di Dôgen Zenji (1200-1253), la montagna possiede una virtù alla quale non manca nulla, essa è di per seassoluta: per questo, malgrado sia fermamente radicata al suolo, essa, tuttavia, simuove sempre. La mente interiore di fronte alla spada è cosciente del propriomovimento, il Ma-ai è in grado di definire l’eternità dl momento in un unicomovimento. Questo “movimento” al quale si riferiva Dokai, è l’essenza di tutto ilmovimento. Tuttavia, chi è sulla montagna non è cosciente di questo movimento.Coloro che non sono capaci di vedere questa montagna almeno una volta, nonpossono capire, vedere o udire questo tipo di cose, grazie a questo principio.

Il Kenjutsu è la sperimentazione, il darsi, l’arrendersi, un unico momento! La viadi accesso e uscita dalla nostra mente interiore! In un confronto reale non c’ètempo, non esistono verità o menzogne, tutto è assai rapido. Esistono soltanto ledistanza esterne e interne. La saggezza di attrarre e allontanare le manifestazionidal dojo in costante movimento. In questo pensiero, è esplicito il cammino delKenjutsu che tutta l’esperienza nuova è una sfida, caratterizzata da difficoltà,superabili, che risveglia sempre di più i valori morali che chi le desidera vivere. Per

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

Page 66: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

quanto riguarda quelle di profonda complessità, come potrebbe essere quella dellatrasformazione dal vecchio uomo in un essere rinnovato, i gradini da conquistaresono molteplici, pieni di comprensibili impedimenti.Alcuni maestri e insegnanti di scuole tradizionali mi hanno contattato e insieme

siamo giunti a delle conclusioni interessanti. Conservare qualcosa in pieno XXIsecolo non è compito facile, tantomeno economico. Conservare significamantenere la forma così com’è, anche se esistono sequenze superate e irreali per itempi moderni. Molti si definiscono tradizionali e se comprendiamo la sintesitecnica, troviamo frammenti di questo o di quello e dell’altro, seguiti da intensegiustificazioni per gli stessi. La parola conservazione, secondo il vocabolario, derivadal Femminile singolare di conservare. Conservazione, s.f., azione di conservare.Per noialtr i , conservare vuol dire mantenere anche i l modo di pensarenell’applicazione di ciascun Seiteigata. Ovviamente tutti ci preoccupiamo dievolvere interiormente e per mezzo del pensiero ricerchiamo la perfezione ognigiorno. Ma parliamo di patrimonio marziale, il che significa che dal punto di vistastorico, deve essere così come è. In una visione propria dell’arte marziale, ognunoè libero di praticare e realizzare le tecniche come crede conveniente.Attraverso la storia, l’uomo orientale, nel nostro caso il giapponese –

comprendendo che la sua vita è breve, accidentata, soggetta alla sofferenza e allamorte certa, ha sempre formulato l’idea del “Bujutsu” – le arti da guerra (specifiche,perché il termine applicato al carattere “Jutsu” si riferisce a un’Arte specifica e nonristretta). Riconoscendo – come anche oggi facciamo – che la vita è transitoria, vollesperimentare qualcosa di immenso e di supremo, una cosa non creata dalla mente odal sentimento; desiderò vivere l’esperienza o scoprire la via di un mondotrascendentale, totalmente distinto da questo, con le sue sofferenze e le sue torture.Le Arti Marziali sono state influenzate dalle credenze dei vari popoli durante le

epoche. Nel caso del Giappone, le influenze più grandi sono state quelle delloShintoismo, del Buddismo e del Confucianesimo, alimentando la speranza discoprire quel mondo trascendentale cercando e indagando. Nostro compito èesaminare tale questione, al fine di scoprire se esiste o meno una realtà (il cui nomenon importa) di una dimensione interamente distinta. Per andare così a fondo,dobbiamo naturalmente intendere che non è sufficiente comprendere la cosa solo alivello verbale – in quanto la descrizione non è mai la cosa descritta, la parola non èmai la cosa. Si può penetrare in quel mistero – sempre ch sia un mistero che

Page 67: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Bugei

Page 68: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

l’uomo abbia sovente tentato di penetrare e catturare, definendolo, aggrappandosiad esso, adorandolo, e diventandone fanatico. Tuttavia, non è questo il temaaffrontato, ne tantomeno esaltato in questo testo.Le arti della guerra ebbero la loro ascesa nel periodo Sengoku e i loro riflessi si

possono apprezzare ancora ai giorni nostri. Essendo la vita in quest’epocaabbastanza superficiale, vuota, piena di inganni e senza troppo spessore espressivo– fomentò la guerra tra le varie verità, ogni scuola o clan cercò di inventare, cercò didargli una sua interpretazione. Se l’individuo che inventa tale interpretazione efinalità, è dotato di un certo talento, la sua creazione diventa piuttosto complessa,tenendo conto che molte discipline soffrirono una profonda riforma nel periodoTokugawa. È questo il punto al quale voglio arrivare: va tutto bene a patto che ci siaordine al suo interno. Ognuno è conscio delle proprie necessità. Ognuno sostiene laverità che gli è conveniente. Tuttavia, bisogna comprendere che conservare va oltreciò che è o non è perfetto.Come tutto nella vita, dipendiamo dal tempo in cui la nostra mente si adatta e

scopra se siamo o meno sulla via giusta. Molti maestri ebbero la certezza dei propripercorsi, soltanto in seguito all’essere degli insegnanti. È naturale e normale checiascuno possieda il proprio ritmo evolutivo. Quello vuol dire che in determinatepersone, il sentimento è costruito con cura e attenzione. Una cosa alla volta!All’inizio si ha a che fare con il dubbio, o il preconcetto, la negazione... Tuttavia, percoloro che persistono, di insegnamento in insegnamento, di benedizione inbenedizione, senza rendersi conto del simile meccanismo di metamorfosi, il cuore litrasforma, se davvero accetteranno la guida e la tutela. Sfumature di sofferenze,preconcetti, risentimenti, punti di vista e opinioni fuori luogo, perderanno spazionella foresta dei nostri pensieri oscuri a favore degli sprazzi di luce che cimostreranno l’infantilismo e l’inopportunità dei nostri comportamenti meno felicidavanti alla via. Questo processo in passato si chiamava “Nagai” – Il lungo, estesocammino che ci porta verso la comprensione.Per i maestri, è attraverso questo metodo che il discepolo, nel mezzo di una

convulsa scherma, si vede costretto a maneggiare l’arma con il propriodiscernimento, per far si che gli avversari esterni non gli distruggano le sue forze. Ènel suo percorso prescelto che egli trova altri nemici, forse ancora più pericolosi –quelli che si nascondono nello spirito, come la paura di accettarsi con leimperfezioni che segnano la vita, l’affanno di fronte alle difficoltà che si moltiplicano,la consapevolezza delle proprie carenze o il timore di un fallimento.

Page 69: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Bugei

Page 70: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Scoprire le proprie forze e dove trovarle è il punto d’incontro con se stessi. È uncammino solitario, ma essenziale, la cui conseguenza è la completa alterazionedella forma in cui vediamo e intendiamo l’arte, ciò che ci circonda e noi stessi, il checi stimola a citare una piccola storia, che è opportuna come punto di partenza.

Credere e agire (autore sconosciuto)Un viandante camminava sulla riva di un grande lago dalle acque cristalline,

immaginando un modo per giungere sull’altra sponda, sulla quale c’era la suadestinazione. Sospirò profondamente e mentre cercava di fissare il suo sguardoall’orizzonte, sentì la voce di un uomo che rompeva il silenzio. Era un barcaiolo daicapelli bianchi, che si offriva di trasportarlo di là.La vecchia barchetta che attraversava il lago, aveva due remi di legno di quercia.

Il viandante vide che su ciascun remo c’erano quelle che parevano delle lettere.Quando salì sulla barca, ebbe la prova che in effetti erano due parole. In uno deiremi era incisa la parola credere e sull’altro, agire.Non potendo trattenere la propria curiosità, domandò il motivo di quei nomi

insoliti dati ai remi. Il barcaiolo impugno il remo in cui si leggeva “credere” e remòcon tutta la sua forza. La barca iniziò a girare su se stessa, senza lasciare il posto incui si trovava. Quindi, il barcaiolo impugnò il remo nel quale si leggeva “agire” eremò con altrettanto vigore. Di nuovo la barca girò su se stessa, stavolta in sensocontrario, ma senza avanzare...Alla fine, i l vecchio barcaiolo, prendendo entrambi i remi, l i mosse

contemporaneamente e la barca, spinta da tutti e due i lati, navigò sulle acque dellago, arrivando tranquillamente all’altra sponda. Allora il barcaiolo disse al viandante:- Questa barca la potremmo chiamare “fiducia in se stessi”. Il suo limite è la meta

che vogliamo raggiungere. Perchè la barca “fiducia in se stessi” navighi sicura egiunga alla meta agognata, è necessario utilizzare i due remi contemporaneamentee con la stessa intensità: “agire” e “credere”.E tu? Stai remando con forza per raggiungere la meta che ti sei prefisso? Ma

prima di tutto, controlla bene la tua barca, guarda attentamente che i remi nonsiano erosi dall’acido dell’egoismo. Dopo tutte queste precauzioni, vai avanti e faibuon viaggio!

Page 71: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 76: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 79: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Tutti i DVD prodotti da Budo Internationalvengono identificati mediante un’etichettaolografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili).Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafierispettano i più rigidi standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o lacopertina non coincide con quella che vi mostriamoqui, si tratta di una copia pirata.

REF.: • TAOWS-2REF.: • TAOWS-2

Il Wing Tsun è un eccellente stile di Boxe Cinese, chepermette di dedicare tutta una vita alla pratica e alla

crescita integrale del praticante. Idee, tecnica,filosofia, ecc… tutto fa parte di un’ARTE

ancestrale e deve essere studiata ecompresa come un TUTTO. Sifu Salvador

Sanchez, nel suo secondo DVD, parladell’uomo di legno e di come questoinfluisca nella pratica del Wing Tsun.Dato che nel sistema attuale la Formasi impara ai livelli più avanzati dellostile, molti praticanti cheabbandonano non hannol’opportunità di conoscere le sueidee, le tattiche e le strategie, e nonpossono includerle nella loropratica. Per la TAOWS Academy èmolto importante che il praticantecomprenda che è questo è ciò che fain tutti i suoi aspetti della pratica, e

quindi in questo DVD seguiremo lastessa impostazione che seguiamo in

qualsiasi lezione, seminario oallenamento. La nostra impostazione

comprende 6 passi: il primo è l’idea dasviluppare, ciò che vogliamo ottenere. La

seconda parte sono le forme (Siu Nim Tao,Chum Kiu, Biu Jee, Uomo di legno, ecc…) a

seconda dei livelli; la terza sono gli spostamenti, lamobilità. Il quarto pilastro è il Chi Sao – Chi Gerk, l’aderenza,

l’anima del nostro sistema. Il quinto elemento è la non aderenza, il noncontatto, sapere cosa fare per arrivare al contatto con l’avversario inmodo sicuro. Alla fine, il sesto settore è lo Sparring, il combattimento oLat Sao. Bruce Lee diceva che s’impara a combattere combattendo ed èla cosa più esatta che un artista marziale abbia mai detto.

Come renderemo il Wing Chun un Arte Marziale efficace e rispettata?Praticando esercizi di sparring che ci avvicinino al combattimento inmaniera progressiva, fino a che ciascuno di noi ottenga il massimo,come fighter, che questo meraviglioso sistema ci può offrire.

Budo international.netORDINALA A:

Page 84: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Intervista

https://www.facebook.com/pages/TL-Security-Solutions/805843832765631

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

Page 85: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Cintura Nera: Cos’era che tiattraeva delle Arti Marziali, quandohai iniziato ad allenarti?Thomas Lynch: Che ci crediate o no,

il business del cinema. Ricordo miopadre che passava tutti i giorni dalvideo club, tornando a casa da lavoro.Di solito noleggiava film d’azione diHollywood e Hong Kong, che cipiacevano tantissimo e poiché avevamouna sola tv in casa, la nostra scelta era(1) vederli con lui, o (2) studiare. E’evidente che scelsi l’opzione 1! Quandopapà era a casa, mio fratello ed io alloranon potevamo vedere i nostri cartonianimati, perché quella era la seratacinema…beh, quella e tutte le altreserate! Tuttavia, questa si trasformòpresto in una grande passione per ilcinema, oltre che per le Arti Marziali.Come tutti gli altri ragazzi in età scolare,mio fratello ed io imitavamo le scene dcombattimento tra di noi. Fu allora chescoprii che volevo diventare una stelladel cinema d’azione di Hollywood. Larisposta di mio padre fu: “No! Devitrovarti un buon lavoro. Medico,avvocato o ingegnere!” In quantoprimogenito, pensai di essere obbligatoa fare ciò che voleva lui.

C.N.: Cosa è accaduto quando tuopadre ha saputo che stavi studiandoKeishinkan?T.L.: Quando dissi ai miei genitori

che volevo imparare le Arti Marziali,dissero “no”. Poi, con fare inquisitorio,mi chiesero perché. Io li risposi cheavrei potuto diventare una stella delcinema d’azione. E di nuovo mi dissero“no”. Ance oggi, “NO” continua ad

Intervista di Thomas LynchFoto gentilmente concesse da Don WarrenerT.L. Security Solutions

Page 86: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

MA Films

essere una delle loro parole preferite!Dopo qualche giorno che

l’argomento veniva fuori sempre piùspesso, mio padre mi disse che sedavvero volevo imparare le Artimarzial i , potevo farlo, ma avreidovuto pagarmele da solo. Quindiuscii con e mi iscrissi a Keishinkankarate. Una volta al corrente di ciò,mio padre mi disse: “ Se qualchevolta ti farai male in allenamento, nonne voglio sapere nulla…” Inoltre, semi infortunavo, avrei dovuto pagarmianche tutte le spese mediche dasolo, ma siccome il Giapponepossiede un Servizio Sanitario

Nazionale, alla peggio avrei pagato 5dollari.

C.N.: Quale arte marziale haipraticato più volentieri e perché?T.L.: La verità è che non posso

sceglierne solo una. Adoro lo ShaolinKung Fu del Nord, grazie alla varietàdi cose che si fanno nelle lezioni enell’allenamento, come le posizionibasse, le armi e le forme molto lunghee difficili. Adoro anche il KeishinkanKarate, per via del combattimento acontatto pieno, che ci consente dimettere alla prova le tecniche sottopressione, oltre alla resistenza e allaproprie capacità. Ma se dovessiscegliere una cosa in particolare, direiche ciò che più mi piace sono le“posizioni basse” del Kung Fu. Laragione è che, per me, quest’ultimesono assai dispendiose e richiedonotutta la mia attenzione. Sonoformidabili e in generale sono unottimo sistema di ristabilire ifondamentali nelle ArtiMarziali…soprattutto se i miei impegnimi hanno impedito di dedicare unpaio d’ore all’allenamento.

C.N.: Se potessi fare tutto dacapo, c’è qualche stile di ArtiMarziali in particolare che tivorresti aver iniziato dagiovanissimo e perché?T.L.: Oh…questa è una bella

domanda. Immagino che sarebbedipeso da quali fossero i miei pianiper il futuro in quel preciso momento.Per esempio, se potessi di nuovoessere molto giovane mi piacerebbefare qualcosa di veramentesuggestivo…, come Wushu o XMA.Tuttavia, alla mia età attuale, nonsento la necessità di un “sensopratico” nell’ambito della difesapersonale, pertanto, probabilmente,sceglierei le MMA.

C.N.: Qual’era la tua tecnicapreferita di Keishinkan Karate?T.L.: Senza dubbio, la mia tecnica

preferita di tutti i tempi è i l“gyakuzuki” (pugno posteriore). Ilmotivo è che i l mio istruttore diKeishinkan mi ha sempre insegnatoche l’obbiettivo del Karate è avereuna tecnica impeccabile perfinalizzare un combattimento…

Anche i l “Ichigeki” (tradottoliberamente come “Un colpo, unamorte”). Se uno non può fuggire edeve ricorrere all’uso del suoallenamento nelle Arti Marziali perdifendersi, il buonsenso dice che

“meno è di più”, il che significa chese per sconfiggerlo devo colpire ilmio avversario una volta sola, èmolto meglio che “accapigliarsi” conlui per alcuni minuti.

C.N.: Qual è la tua arma classicapreferita da utilizzare nelle ArtiMarziali e perché? Scegline una.T.L.: Nel Kung Fu, la mia arma

preferita è la spada doppia. Perdiverse ragioni, la prima volta chepresi in mano le due spade, mi sentiiincredibilmente a mio agio. E ancoradi più, quando iniziavo a girare intornoall’avversario, imitando Jackie Chan,raggiunsi il top delle mie capacità.Quando mi cimentai nella mia prima“forma lunga” con la doppia spada,mi colpii da solo. È una “forma” moltointensa, profonda e impegnativa, mami piaceva da morire. Cominciaiimmediatamente a passare ore e oretutti i giorni a praticare con le spade elo dimostrai sul serio quando arrivai al1° posto nel mio primo torneo con learmi. In seguito pensai che avrei usatola Katana giapponese, che avevovisto usare diverse volte. Bene, a mepiace davvero molto lavorare con laKatana, tuttavia, inizialmente miallenavo solamente per delle esibizionipubbliche. Supponevo che sarebbestato semplice il passaggio dalladoppia spada, ma mi stavosbagliando di brutto. Sembra facile ecomunque è uno strumento piuttostocomplesso.

C.N.: Chi sono i tuoi idoli nelleArti Marziali?T.L.: Adesso non ne ho, ma

quando ero bambino, ammiravopraticamente tutte le grandi stelle delcinema di azione di Hollywood eHong Kong: Stallone, Snipes, JCVD,Jackie Chan, Steven Seagal, TomCruise, Bruce Willis.

C.N.: E Chuck Norris e BruceLee?T.L.: Quando arrivai negli Stati

Uniti, non sapevo nemmeno chifossero…, suppongo perché miopadre non aveva mai noleggiato iloro film.

C.N.: Quali sono i suoi progettifuturi nelle Arti Marziali?T.L.: I miei progetti nell’immediato

sono continuare la promozione delleArti Marzial i attraverso laFONDAZIONE KOYAMADA e i lFESTIVAL DELLE ARTI MARZIALIDEGLI STATI UNITI. Nella

Fondazione Koyamada aiutiamo ibambini vitt ime di bull ismo evengono da famiglie disagiate,attraverso la concessione di unaborsa di studio nelle Arti Marziali.Facciamo questo perché credo chela pratica delle Arti Marziali puòinfondere fiducia, autostima e ingenerale, una prospettiva positivanella vita di un bambino. Siamocontenti che il bullismo scolastico siaportato alla luce e che finalmente sistia affrontando a livello nazionale.Anche se con fondi limitati, stiamofacendo del nostro meglio per aiutareindividualmente questi ragazzi.

Dall’altro lato, i l Festival èconcepito per promuovere TUTTE learti, tutti gli stili e discipline Marziali(conosciute o sconosciute) e dare atutte la stessa opportunità. Lofacciamo sotto forma di Festival,perciò invitiamo dozzine di differentisti l i di Arti Marzial i per potersimettere pubblicamente in mostra inquesto scenario. Ci sono consegnedi diplomi, spazi per tutte le Artimarziali, si organizzano seminari,esibizioni, abbiamo il nostro “redcarpet” con numerosi attori e artistimarziali famosi…e molto, molto altroancora. È veramente un eventostraordinario dove anche GrandiMaestri possono entrare in contattocon altri Grandi Maestri, i quali nonsempre hanno avuto l’occasione diconoscersi personalmente. Inoltre,offriamo una piattaforma nella qualeil pubblico in generale possa vederele chiare differenze tra le varie ArtiMarziali. Ciò che voglio dire è che sedomandiamo al “cittadino medio”,questi, con tutta probabilità, nonsaprà riconoscere le differenze tra loShotokan e i l Kyokunshin, alcontrario, così potranno apprezzarlecon un semplice sguardo. Non solo,ma i l pubblico può conoscere e

Page 87: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Intervista

Page 88: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

MA Films

Page 89: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

avere a che fare con questi GrandiMaestri veramente faccia a faccia efare loro delle domande. Questa è unapossibilità che la maggior parte dellepersone non hanno mai avuto. Ingenerale, è un ambiente moltodivertente ed educativo per tutti quelliche vi partecipano.

C.N.: Come hai iniziato nelle ArtiMarziali?T.L.: Ero interessato ad imparare il

Karate perché pensavo che mi avrebbeaiutato a diventare una stella del cinemad’azione a Hollywood. Quindi usai i soldi

della mia paga settimanale per iscrivermial Keishinkan Karate Dojo, dove conobbil’istruttore Tadashi Yoshii (8°Dan).

Io ero già piuttosto atletico e avevopartecipato ad un paio di risse perstrada, perciò sapevo che dovevoessere in grado di “trattenermi” durantele lezioni. Tadashi percepì subitoquesto, o forse lo confuse con unacerta arroganza, perché mi invitò adattaccarlo. Stupito, gli chiesi: Cosa…?Voleva che lo attaccasi come volevo…

Pugno, calcio, tutto! Poi disse:“Zenshin nomi aru” (che si può tradurrecome “Vieni verso di me”). Quindi lo

feci. 10 o 12 minuti dopo, ero sfinito eansimante come un cane nel deserto.Lui parò tutto…e dico proprio TUTTO!Vedendo quanto erano inutili i mieiattacchi, genti lmente decise ditogliermi dall’imbarazzo con un potente“mae geri” (calcio frontale) allo sterno.Mi aveva sconfitto… Dopo questobagno d’umiltà, mi invitò ad arrivareprima degli altri, una trentina di minutiprima dell’ inizio delle lezioni, perpraticare solo noi due. Ad ogni lezionemi presentai in anticipo perchè luipotesse ancora dirmi “Zenshin nomiaru”. Mi piaceva cercare di combattere

con lui con tutto il cuore, mentre luievitava i miei attacchi con grandefacilità. Alcuni mesi dopo, mi resiconto che le mie tecniche e la miavelocità si stavano sviluppandorapidamente. Mi stava trasformandoin un all ievo più determinato,disciplinato e marziale. Egli si reseconto del mio cambiamento.

Con appena 3 mesi di allenamento,Tadashi Sensei mi disse: Shin, c’è untorneo Open di Karate a Nagano evoglio che tu partecipi”. La miarisposta fu inaspettata ma moltobreve poiché non riuscii a dire altroche: “Cosa?...”. In quel torneo nonc’era divisione per cintura, lacategoria era determinata in baseall’età scolare: Junior, Secondaria,Maturità e Adulti. Prima di cominciareil mio primo combattimento erovisibilmente teso. Tadashi mi disse:”So che sei un principiante, ma nondevi aver paura. Perché quando si hapaura, si tende ad arretrare e la chiavedel successo nel Karate è avanzarequando si ha paura. Questo perché seti colpiscono da una corta distanza,non ti faranno molto male”. Quindichiusi la distanza e mi colpirono, micolpirono tante volte, ma lui avevaragione, non faceva tanto male. Èovvio che non vinsi il torneo, ma neuscii con qualcosa di più prezioso cheun trofeo: me ne andai con unafiducia in me stesso e una rinnovatamotivazione, una motivazione adallenarmi ancora più duramente.

Tadashi Sensei cominciò aportarmi ai dojo di alcuni suoi amici,per “combattere” con gli al l ievi.Numerosi avversari, uno dopo l’altro.Ho preso tanti di quei calci nel sedereche non riuscivo più a muovermi…maancora una volta, la fiducia in mestesso e l’autostima crescevanoesponenzialmente (anche dopo

Intervista

Page 90: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

essere stato colpito) perché vedevo unchiaro ed evidente progresso acceleratoin praticamente tutte le mie tecniche diKarate. Ora ero più che mai lanciato edeciso che mai ad avere successo nel“mondo marziale”.

C.N.: qual è il tuo personaggiopreferito tra quelli che hai interpretatoe perché?T.L.: Ho amato tutti i personaggi che

ho interpretato, ma in particolare due,che sono, in primis, Nobutada ne“L’ultimo Samurai” e poi Shen in “WendyWu: la ragazza del Kung Fu”. Nobutada èil mio preferito perché è stato un

personaggio memorabile. Era tutto Onoree Rispetto, una cosa che un veroSamurai deve riflettere in ogni aspettodella sua vita. In quanto a Shen – devoessere onesto… - per me, è stato unsogno diventato realtà, perché finalmenteho avuto l’opportunità di interpretare unastella del cinema d’azione, ciò per cui misono allenato fin da bambino. Mi ha datol’opportunità di mostrare le mie capacitànelle Arti Marziali in un ambiente moltodivertente e stimolante. Entrambi ipersonaggi sono ben diversi tra loro, infunzione della loro personalità e dellaforza delle rispettive motivazioni.Entrambi sono stati una sfida e ambedue

distinte rappresentazioni dei miei sognidivenuti realtà.

C.N.: Qual è stata l’esperienza piùindimenticabile su un setcinematografico?T.L.: Onestamente? L’ora del pasto. In

una importante produzione di Hollywoodci sono catering tutti i giorni, a colazione,a pranzo e a cena. E parlo di cibo diqualità superiore, soprattutto bencucinati. Tutti i giorni erano meglio deiprecedenti: carne, frutti di mare, pollomarinato, pasta, i l carrello deidolci…Tutto! Ingrassavamo tuttimangiando sul set – ride a

MA Films

Page 91: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 92: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

fragorosamente – tuttavia, ne “L’ultimoSamurai” eravamo in maggioranzagiapponesi, con centinaia di comparse enel luogo della Nuova Zelanda in cui citrovavamo, non c’erano piatti o ristorantigiapponesi a portata di mano, perché inpiena campagna. Così una dellecomparse ebbe un’idea brillante. Compròun baracchino per preparare e venderepiatti giapponesi a tutti sul set (quandonon stava girando, ovviamente). Lamaggior parte di noi mangiava lì tutti igiorni. Deve aver guadagnato unafortuna!

Ma parlando seriamente…Tutti i giorniavevo delle incredibili conversazioni con

Tom Cruise. È una delle persone più umiliche abbia mai conosciuto. Provando e avolte filmando, gridava, “taglia” e michiamava a parte. All’inizio pensavo diaver fatto qualcosa di sbagliato (era pursempre il mio primo lungometraggio). Inrealtà, lui voleva solo parlare. Mi disse cheio gli ricordavo se stesso quando aveva lamia età. Al che gli dissi: “Tom, tu seiamericano, io sono giapponese…”Ridendo mi rispose: “No, è davvero così.Voglio dire che con la tua innocenza edeterminazione, hai un approccio moltoreale e una grande personalità. Mi ricordime.” Mi sono sentito onorato di udirequesto da lui. Da quel momento in poi,tutti i giorni, ci soffermavamo spesso aparlare di tante cose. Oggi come oggi, misento ancora onorato di poterlo definire unamico e quella esperienza la ricordo comeuno dei più bei momenti della mia vita.

C.N.: Allora, devochiedertelo…Come è stato lavorarecon Tom Cruise? Voglio dire, era il tuoprimo film e all’improvviso, ti trovi difronte a lui come co-protagonista…T.L.: E’ stato qualcosa di assolutamente

e positivamente surreale. Io ero molto felicee onorato di far parte della produzione egrato per l’opportunità che mi veniva data.Questo è stato il mio primo film e hacambiato la mia carriera. Sapevo chedovevo fornire un livello di professionalitàdifferente per lavorare con lui e la verità erache avevo poca esperienza e zero idee diciò che mi aspettasse. Ero totalmenteconcentrato nel mio ruolo di Nobutada enella produzione. Non sono arrivato adessere così nervoso come mi pensavo e misentivo molto a mio agio. Tuttavia, rimasipietrificato quando commisi un enormeerrore il primo giorno. Accadde che sentiiTom Cruise gridare tra due delle sue scene:“Shin, shin, dove sei? Dov’è Shin? Shin!Shin!” Tutti rimasero immobili e miguardavano come se avessi fatto qualcosadi terribilmente sbagliato o qualcosa delgenere. Io risposi: “Uh, sono qui”. Al che lui

disse: “Vieni qui. Voglio presentarti il mioamico, il regista!” Ero letteralmente gelato.Era davvero per questo? Non riuscivo amuovermi perché mi aspettavo che midicessero che ero licenziato o altro disimile. Ma non è mai successo. Tom Cruiseera incredibilmente gentile. Non ho maiconosciuto qualcuno più sincero e umile dilui. Quando arrivava sul set, salutava estringeva la mano a ogni membro dellacrew e dello staff che incontrava. Ognimattina veniva da ognuno di noi per fareciò e lo ha fatto per otto mesi!!!

Ogni che entravamo o uscivamo dalset, sembrava come se fossimo vecchiamici che condividevano delle storie, che

fossimo in campagna, in Nuova Zelanda,o in un altro posto. Ma in quel momento,spesso mi ritrovavo confuso…

C.N.: Come? Cosa vuoi dire?Confuso?T.L.: Beh…Per esempio, un giorno Tom

mi portò da una parte tra le nostre scenesul set e iniziò a rammentare il passato emi confessò quanto io gli ricordassi luiquando aveva la mia età. Io pensavo,come poteva essere! Anni dopo,finalmente ho capito che era un elogiodavvero sincero. Ma per anni, mi sonochiesto come potevo ricordargli sestesso! (ride di gusto).

MA Films

Page 93: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Intervista

Page 94: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

MA Films

Page 95: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Intervista

C.N.: Qual è stata la cosa piùsorprendente e memorabile lavorandocon lui?T.L.: La sua precisione. Assolutamente

la sua precisione tecnica nell’esecuzionedella sua scena di combattimento instrada, dove affronta numerosi avversari.Aveva provato per conto suo per mesi emesi, preparandosi a girare quella scena.Quel giorno, durante le ripresa, la eseguìin maniera veramente impeccabile. Io,come tutti gli altri, eravamo sbalorditi.Pensavo: sto lavorando con uno degliattori più di successo del mondo che èanche la persona più umile che abbiaconosciuto, perché non solo lo si può

considerare un tipo a posto, ma anche unduro. A partire da allora…è uno dei mieiidoli tra gli eroi d’azione.

C.N.: Dove credi che stiano andandole Arti Marziali e l’ industriadell’intrattenimento? Ovvero: chegenere di Arti Marziali vedremoancora, in futuro?T.L.: Io credo tutto avvenga

ciclicamente. Visto che la tecnologia sisviluppa sempre di più, si vede che il filmdiventano sempre più dipendenti dai CG(computer-grafica). Penso che un giorno,il pubblico si stancherà di vedere CG echiederà più “realismo”. Ovvero, più

realismo nelle azioni dei personaggi enelle coreografie di Arti Marziali. Ma glianni dopo che questo sarà diventato unelemento fondamentale nell’industriadell’intrattenimento…penso che la gentevorrà vedere ancora un po’ di CG,ripetendosi di nuovo il ciclo.

C.N.: Quali sono i tuoi progetti futurinel cinema? Recitare? Produrre?Dirigere?T.L.: Beh, per adesso…vorrei tanto

continuare a concentrarmi nel recitare eprodurre. Dirigere è un’opzione, ma nonin un futuro immediato. Riguardoall’interpretazione, ho una nuova serie tv

Page 96: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

MA Films

Page 97: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Intervista

americana di azione e fantasy, le cuiriprese sono appena terminate aOkinawa, intitolata “Il Re di Yokai”.Abbiamo girato in inglese stannocercando di venderla nel mercato USA inprimo luogo, così come in altri paesi.Inoltre, attualmente stiamo filmando unaserie web chiamata “Cuore di Drago”. Èun thriller di Arti Marziali soprannaturale,dove il mio personaggio è costretto adaffrontare la realtà della propria mortalità.Inoltre, la mia società, la ShincaEntertaiment, ha finito di creare epubblicare un fumetto americanochiamato “The Dreamhoppers” e ha

iniziato a sviluppare una nuova seriesempre di fumetti. Ho un paio di progettiche sto producendo in questo momento.Cerco di muovermi in tanti ambitidell’industria dell’intrattenimento, perquanto mi è possibile.Fondamentalmente, perché è divertentee sto costantemente imparando cose.Dai fumetti, ai videogames, dalle serieweb, alla televisione e al cinema. Adoroogni cosa e cercherò di produrre il piùpossibile.

C.N.: Qual è il film di Arti Marzialiche non è stato ancora fatto e che ti

piacerebbe vedere realizzato?T.L.: Bene…, il film che vorrei fosse

fatto è con il 100% di persone vere,senza attori. Tutti sono persone vere. Iltassista è un vero tassista. L’agentedell’FBI è un agente dell’FBI. Tutti e tuttoche raccontano una storia corale che liintreccia tra loro. Alcune personepotrebbero considerarlo undocumentario, ma non è ciò che intendo.Vorrei un film realistico, con persone reali,che raccontano una storia realerispettando gli stessi parametri della vitadell’altro…, sottoforma di film d’azione divita vera.

C.N.: Qual è il miglior consiglioche si può dare agli artistimarziali che desideranointraprendere una carrieranell’industria del cinema e dellatv?T.L.: Iniziate a girare. Filmate

qualcosa, tutto. Filmate voi stessi ecaricate i video ovunque, sui socialnetwork,su Facebook, su YouTube,ecc. Se davvero volete seguire unacarriera in questa industria, èimportante aver presente che nondovete essere attori per farlo. Sitratta di “Show business”.Ricordate che potete “dimostrare”(o fare) qualcosa di meglio di altri elo farete se lo desideratefortemente.

C.N.: Ma che mi dici di quellepersone che hanno poca onessuna esperienza direcitazione?T.L.: Semplice. La produzione

ingaggerà un insegnante direcitazione per la pre-produzione elo manterrà durante le riprese, sesarà necessario. Questa è una suadecisione, non tua. Quando iniziaine “L’ultimo Samurai”, non avevopraticamente alcuna esperienza sucome montare a cavallo, ne nelKyudo (t iro con l’arcogiapponese)… Inoltre, avevo pocaesperienza di recitazione. L’UltimiSamurai è stato i l mio primolungometraggio. Nel casting, fuionesto sin dal principio in questo. Ilgiorno che venni selezionato,ingaggiarono immediatamente uninsegnante per me. Pertanto,iniziate a riprendervi e a caricare ivideo dappertutto. Lavorate in rete.Muovete il culo. Sono sicuro cheavrete già sentita questa, ma èassolutamente certo che:circondatevi di persone con idee

Page 98: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 99: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Intervista

affini alle vostre. Dimmi con chi vai e tidirò chi sei.

C.N.: Tu hai creato la FondazioneKoyamada. Che cos’è e perché è nata?T.L.: Quando sono arrivato per la prima

volta negli USA non avrei maiimmaginato, ne avevo intenzione, diavviare un’opera di beneficienza. Dopoalcuni anni, mi invitarono a visitarel’istituzione benefica “Kick Start Kids”, diChuck Norris. Vidi la maniera in cuiaiutavano i bambini di tutto il paese,tramite la formazione di persone forte erette, attraverso le Arti Marziali. Miamoglie mi disse che potevamo e

dovevamo fare qualcosa di simile. Cosìl’abbiamo fatto. Il nostro obbiettivo èrendere in grado i giovani di raggiungere iloro sogni e traguardi. Nella loro vita cisaranno sempre persone checercheranno di fare a pezzi i loro sogni.Senza l’auto-disciplina e la fiducia,potrebbero crescere con una mentalitànegativa…e non avere mai l’opportunitàdi sviluppare tutto il loro potenziale.Quindi, con la nostra fondazione,promuoviamo l’educazione interculturale,la prevenzione di disastri per bambinidisagiati e i loro familiari diretti, cosìcome la concessione di borse di studio diArti Marziali, per rafforzare i giovani

mediante il loro allenamento. Crediamoche le Arti Marziali forniscano a bambinied adolescenti la possibilità di sviluppareil carattere e l’autostima, grazie allapratica marziale. Vogliamo che tutti nellavita abbiano una chance di averesuccesso. Non a tutti viene tesa unamano in modo corretto e noi stiamocercando di aiutarli ad emergere.

C.N.: Come hanno cambiato la tuavita le Arti Marziali?T.L.: In meglio…E’ un dato di fatto che

senza le Arti Marziali non sarei dove sonooggi. Mi hanno aiutato a scoprire chisono davvero nei miei rapporti e come

persona. Mi hanno aiutato acomprendere gli altri per poter esserepiù tollerante con tutto e tutti nellavita. Ma più importante, mi hannoaiutato a non aver paura di provarecose nuove. Il mio allenamento nelleArti Marziali ha sviluppato tantissimo ilmio intuito, la conoscenza dellesituazioni e la sensibilità verso ciò chemi circonda. Ha scolpito la miamotivazione, l’auto-disciplina e lafiducia in praticamente tutto quelloche faccio. Il Karate e la formazionenel Kung Fu, mi hanno realmenteconsentito di raggiungere nuoviobbiettivi nella vita. Molte volte pensoa ciò che mi disse Tadashi Sensei:“Non fare mai un passo indietro…Secredi di poter fare qualcosa, fallo!” equesto lo interpreto come:”Non si puòavanzare nella vita se si camminasempre guardando indietro e con lapaura di provare cose nuove. Bisognaandare avanti e scoprire”.

HYPERLINK:"http://www.shinkoyamada.org" www.shinkoyamada.org (sito web personale)HYPERLINK:"http://www.koyamada.org"www.koyamada.org (fondazione benefica)HYPERLINK: www.shincaentertainment.comwww.shincaentertainment.com (casa di produzioni)HYPERLINK:"http://www.usamfest.org"www.usamfest.org(Festival delle Arti Marziali degli Stati Uniti)

Page 105: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Tecnica

“Una maglia metallica sola non serve a nulla, ma legata a molte altre, otteniamouno degli strumenti più utili: la catena”. Questo è applicabile anche alle Arti Marzialiben venga la metafora per capire l’importanza che hanno le combinazioni tecnicheall’interno della pratica marziale. Evidentemente, l’ideale in termini marziali è esserecapaci di finalizzare qualsiasi confronto, applicando un solo colpo o un’unica tecnica.Ma questo è molto difficile. Alcuni grandi maestri forse si avvicinano spesso a questoideale; o un colpo di fortuna può far si che in certe occasioni riusciamo a terminareun combattimento con la prima tecnica. Ma per farlo, la sua esecuzione deve essereassolutamente perfetta, in quanto a precisione, velocità, potenza, tempismo,coordinazione, ecc… e la perfezione è un ideale verso il quale si tende ma che non siraggiunge mai, per questo la maggior parte dei praticanti di arti marziali deveimparare a concatenare le tecniche per risultare efficace in combattimento.

Testo: Pedro Conde.Foto: David Gramage ([email protected])

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

COS’E’ UNA COMBINAZIONE?Una combinazione tecnica è,

semplicemente, la coordinazione didiverse tecniche in sequenza. Questetecniche, normalmente le abbiamoimparate e allenate al principio inmaniera isolata. Ma combinare nonconsiste solo nel sommare tecniche,ma che ciascuna combinazione abbiauna propria logica (secondo lecircostanze, l’avversario, ecc.) e cheall’interno della stessa, ogni tecnicadipenderà da quella precedente e daquella successiva.

LE COMBINAZIONI SONOFACILI?E’ curioso notare che quando la

gente porta un colpo in modo isolato,lo esegue impeccabilmente, maquando esegue lo stesso colpoall’ interno di una combinazione,perde qualità a vista d’occhio. A cosaè dovuto ciò? Al fatto che la capacitàdi combinare, come qualsiasi altroattributo, deve essere addestrato ecome tutto, r ichiede tempo, ma

soprattutto, di sapere come allenarla.Di certo c’è che combinare lo sannofare “quasi” tutti…la cosa difficile nonè portare colpi di destro e sinistro, mache almeno la maggioranza di questivada a segno. Si ottiene di più con trecolpi ben combinati (con criterio,tattica ed efficacia) che con unaventina scagliati senza ordine e senzaun obbiettivo chiaro.

COME SI ALLENANO LECOMBINAZIONI?Una volta che si padroneggiano le

basi di una tecnica, è imprescindibileimparare a coordinarla con altre. Lacoordinazione è quindi una dellefondamenta primarie dell’abilità nellacombinazione. La metodologia piùpedagogica per ottenere ciò è andareper gradi, ovvero: iniziare imparandoa coordinare tecniche similari, poichésarà più semplice (combinazionesemplice) e poi progredire verso lacombinazione delle tecniche piùdisparate (combinazioni miste). Sideve anche gestire i l numero ditecniche da allenare, cominciare conil combinare due tecniche, e andare

ad aumentare (fino a cinque o sei,che è il massimo ragionevole di tuttele combinazioni).Per esempio, una volta assimilate le

basi di un jab e quelle del diretto,impareremo a coordinare questi duecolpi, che per la loro somiglianzadanno origine a una dellecombinazioni più semplici e basilaridelle arti marzial i . Più avanti siimparerà a combinare i pugni diretticon quelli circolari (ganci) e dopo, ipugni con i calci. E alla fine, i colpicon tecniche di proiezione, leve,strangolamenti, ecc., ogni volta insequenze più lunghe più complesse.Per allenare fruttuosamente lacombinazione è necessario ricreare ilpiù grande realismo possibile. Percominciare, nel caso degli sport dicontatto, si ottiene molto di più in unasessione di sparring o allenandosicon un compagno (focus, pao) che inmolte di shadow o al sacco. I lcompagno o l’ istruttore devonosapersi muovere per stimolare lecombinazioni (dove e comeposizionare i colpitori). Deve muoversimolto e velocemente, aprire echiudere la distanza continuamente

Le Combinazioni

Page 106: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 107: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

per poter applicare in condizioni reali la nostra combinazionedi colpi. E deve variare i suoi spostamenti (attacco, difesa,contrattacco, uscita, girare, ecc) per abituarci a combinare inqualsiasi circostanza. Nelle arti marziali si ottiene gli stessirisultati sulla base del ripetere le tecniche fino a fluire connaturalezza. In entrambe le modalità si può dire che sidominano le combinazioni quando si è in grado direalizzarne diverse come se si trattasse di una sola tecnica,ovvero: senza differenze o lassi di tempo tra un movimento eil seguente. Per conseguire ciò, è dunque molto importanteche l’allenatore o il compagno sappiano muovere condestrezza le mani, ossia, che possiedano vaste conoscenzenelle arti marziali e conoscano molto bene le attitudini fisichedel suo pupillo o compagno.

Nel caso degli sport di contatto, quello che deve fare èincitare e stimolare a portare quelle tecniche, per le qualil’altro possiede una naturalezza innata, insieme a quelle altreche deve perfezionare. Evidentemente, più esperienza ha chigestisce i colpitori, più elevato sarà i l rendimentodell’addestramento. Si deve sempre tener presente che ognipersona è distinta e che le combinazioni che possonofunzionare con alcuni, possono non farlo con altri. Perquesto motivo si deve evitare nei limiti del possibile, il lavoroin forma meccanica, ovvero, memorizzando semplicementedelle combinazioni ed eseguirle in automatico. Ogni voltache qualcuno utilizza un focus da colpire, deve esserci unmotivo: dipenderà dalla guardia che ha il compagno, dallasua distanza, dal tipo di colpo che ha appena impattato, oda quello che viene dopo, ecc. Per esempio: se il compagnosi è allontanato da noi, non deve mettere il colpitore in mododa stimolare a colpire con un gancio; prima porremo ilcolpitore facendo capire che si deve accorciare la distanzacon un jab (diretto anteriore), mentre l’altro deve esserepronto o nella posizione corretta per ricevere un diretto(diretto posteriore) dopo il quale possiamo indicare diconcludere con in crochet (gancio orizzontale). Una voltacollegati i tre colpi, o lo si obbliga a realizzare una schivata(perciò l’istruttore o il compagno possono portare dei colpi

Tecnica

Page 108: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

cercando di colpire con il colpitore, o dovrà tornare alla posizione iniziale, coprendo la suauscita con qualche tecnica di gamba.

Ovviamente è fondamentale che ci sia la massima sincronizzazione tra i due, poiché una voltache il colpo ha impattato, il focus deve immediatamente cambiare di posizione in funzione dellesituazioni e della maniera di combattere di ciascuno. In questa maniera, la persona che stacolpendo, realizzerà delle combinazione razionali ed efficaci secondo le proprie abilità fisiche.

Se vogliamo combinare in maniera coordinata colpi di gambe e pugno, è più raccomandabileutilizzare i focus speciali che esistono per i calci. O direttamente de pao.

Page 109: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Tecnica

Page 110: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

COSA SONO LE COMBI-NAZIONI SEMPLICI OMISTE?

I l concetto di gradualitàdell’allenamento si basa dunque sudue tipi di combinazione: quellasemplice e quella mista. Quellosemplice è quello che concatenatecniche similari (stessi “strumenti”,dinamica o traiettoria similare,obbiettivi vicini, ecc.) e quella mista,quello che mescola tecnichedisparate, come per esempio calcio epugno, tecniche circolari e dirette,colpi alt i e bassi, colpi e levearticolari, ecc. Perchél’apprendimento sia svolto connaturalezza, bisogna gradualizzare ladiff icoltà: conviene iniziareassimilando prima le combinazionivicine e spaziare, poco a poco, incombinazioni più varie, comeabbiamo spiegato all’ iniziodell’articolo. Le combinazioni mistenon sono sempre per forza superioriin efficacia, anche se più complessedelle semplici. Queste ultime hanno ilvantaggio che si assimilano prima esono più istintive, il che può esseredecisivo per strada o in momenti digrande tensione, quando è difficilepensare. Spesso, la cosa piùsemplice è la più efficace. Le miste, alcontrario, hanno il vantaggio chesono più imprevedibili e inaspettate.

Variando gli “strumenti” (piedi, pugni,gomiti, ecc.), le traiettorie (dirette,circolari, verticali, orizzontali) e gliobbiettivi (gambe, fegato, testa, ecc.),ci complichiamo le cose, ma lecomplichiamo anche al nostroavversario. I l fattore sorpresa èfondamentale nella strategia dicombinazione.

Per essere efficaci concatenandomovimenti e tecniche marziali, si deveperfezionare una serie di qualitàfisiche. In questo caso consideriamoessenziale ciò che segue: la strategia,la fluidità, la mobilità, la bilateralità, lavelocità, la precisione e la potenza.

CONCEZIONE STRATEGICA DELLECOMBINAZIONI

Saper giocare con i livelli di attacco econ le combinazioni miste, spessorisulta assai utile in combattimento. Masempre tenendo conto dei vantaggitattici che possono offrire lecombinazioni specifiche di differentitecniche. Ad esempio, un calcio basso(o un accenno dello stesso) può essereuno dei migliori modi per obbligarel’avversario ad abbassare la suaguardia e scoprire il volto (questastrategia risponde al concetto di“aprire il varco”). A fronte di questo, lamiglior combinazione è continuare con

un jab al viso (colpo molto veloce) esfruttando lo stordimento e il leggeroarretramento dell’avversario,concludere con un diretto, o se il rivaleè retrocesso notevolmente, con uncalcio circolare alto. Questo è unesempio concreto dell’uso strategicodi combinazioni miste (calci-pugni,sotto-sopra), un esempio moltosemplice e comune ma che tuttaviafunziona sempre molto bene. Un’altrastrategia molto usata è quella diportare tecniche isolate con una stessadinamica (ad esempio, i diretti), percostringere il rivale a coprire la lineacentrale del corpo e all’improvviso,sfruttare il fatto che ha trascuratoquelle laterali per eseguire unacombinazione di colpi circolari (ganci,calci circolari, ecc.).

Evidentemente, la varietà dicombinazione dipenderà dalle regoleche vigono nel nostro stile marziale,dalle nostre conoscenze e preferenze,dalle regole di una competizione, ecc.ogni arte marziale e sport avràdunque le proprie esigenze. NelKarate si cerca principalmente lavelocità e “il colpo”, ossia, risolveretutto con un’unica tecnica pulita eperfetta. Gli scambi sono quindimolto rapidi e l’arbitro separa subito icontendenti. Questo non lascia moltospazio a combinazioni. NelTaekwondo, al contrario, primeggiano

Page 111: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

le combinazioni di calci, specialmentecircolari e girati. Negli sport dicontatto si portano invece lunghecombinazioni anche se di solito con ipugni, a causa dell’influenza dellaBoxe Inglese.

LA FLUIDITA’Un altro elemento primario nella

capacita di combinare è la fluidità, lanaturalezza. Imparare ad applicarecon fluidità un tipo di tecnica è unprocesso molto lungo: prima bisognaallenare isolatamente la tecnica perperfezionarla, poi si deve introdurlaprogressivamente nel nostrobagaglio, per, alla fine, applicarla incombattimento. Quando si diventapadroni della tecnica, si fluisce dauna all’altra in maniera istintiva enaturale. Questo è i l frutto dellapratica e dell’esperienza, quindi inquesto ambito sono tre i consigli daseguire: al lenarsi, al lenarsi eallenasi…e nelle condizioni piùrealistiche possibili.

Per lavorare al meglio la fluidità, aseconda dell’arte marziale che sipratica, i guanti a volte sono unimpedimento, poiché impediscono leprese, gli attacchi con le dita ai puntisensibili, ecc. Nel Combat Arts ci siallena indifferentemente con guanti osenza, l’importante è acquisire la

fluidità, a prescindere dalla protezioneche si utilizza.

GLI SPOSTAMENTIGli spostamenti sono, come logico

che sia, determinanti per l’efficaciadelle combinazioni. Bisogna impararesia ad adattare gli spostamenti allecombinazioni (muoversi con fluiditàsecondo i movimenti dell’avversario ele tecniche che realizziamo), cheanche a fare l’esatto contrario (qualicolpi sono più opportuni in funzionedella distanza e della posizione diogni frangente del combattimento).

Molta gente impara a spostarsi ecombinare in maniera l ineare,avanzando o arretrando, a secondase attacca o difende.

Questo è uno schema piuttostobasilare, perché i combattimenti realidi solito non sono l ineari, dalmomento che quando il confrontosupera il primo scambio, è moltofacile che si producano dellerotazioni, cambi di direzione, rotturadel ritmo, contrattacchi, ecc. Perquello è fondamentale imparare acombinare realisticamente,includendo attacchi e difese, cambi diposizione, di senso, di ritmo e di altriaspetti tattici. A poco serve imparareschemi di lunghe combinazioniprestabilite, perché non si possono

abbracciare tutte le situazionipossibil i . La combinazione deveessere istintiva e naturale.

BILATERALITA’Un elemento che spesso disturba la

nostra capacità di concatenare èquello di una bilateralità deficitaria(ovvero, meno abilità con il latosinistro, nel caso dei destrimani), ilche può compromettere seriamente lacontinuità delle combinazioni. Perciò,ogni praticante deve cercare didiventare un “ambidestro marziale”,ossia, che la differenza tra un lato el’altro, in termini di velocità, tecnica,elasticità e potenza, sia minima.Questo è il tassello mancante di moltipraticanti di arti marziali in genere e dialcuni atleti in particolare. Una scarsabilateralità si nota spesso nellecombinazioni di calci, ma anche neglispostamenti e si manifesta rendendovisibilmente scoordinati il nostro ritmoe la nostra fluidità. C’è solo un modoper riequilibrare tutto ciò ed èallenandosi quasi il doppio nel lato“debole”. Allenamento lungo eimpegnativo, dove al costanza, comein “quasi” tutto, sarà la chiave delsuccesso. Come dato statistico, solol’1% della popolazione è ambidestra,a fronte dell’89% di destri e del 10%di mancini, per cui se vogliamo partire

Kick Boxing

Page 112: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

con un “vantaggio” in più rispettoall’avversario, c’è solo una strada, allenarein maniera speciale gli “strumenti” del latosinistro. Perciò, nel Combat Arts si allenatanto se non di più il lato sinistro, poichénon si sa mai da che lato si porterà latecnica, ne in quale circostanza.

LA RAPIDITA’Un’altra qualità fondamentale per

riuscire a combinare con efficacia è larapidità. Non solo di ciascun colpo in se,ma anche della combinazione da uncolpo all’altro. Tutti gli artisti marzialinormalmente dedicano abbastanzatempo ad allenare la velocitàd’esecuzione di tecniche isolate, ma nonfanno tanto lo stesso riguardo allavelocità di passaggio da una tecnicaall’altra. ci riferiamo alla velocità per, adesempio, cambiare la posizione delbacino per passare da un calcio frontale auno circolare, o alla velocità di richiamodel braccio dopo un pugno e averlo cosìpronto per la nostra tecnica successiva.

Nella combinazione, l’optimum è ridurreal minimo il lasso di tempo tra una tecnicae l’altra. Ma bisogna farlo con criterio.Nella maggior parte dei casiraccomandiamo di non eseguire tecnichesimultanee. Per esempio, se si è portatoun calcio, conviene sempre aver poggiatoil piede in terra prima di continuare con unpugno (a patto che una delle due tecnichenon sia semplicemente accennata). Lapotenza e la precisione dipendono in granmisura dalla stabilità, se non c’è equilibrio,difficilmente si può essere precisi ocolpire con forza, perciò, nel Combat Artsinsistiamo tanto sul lavoro delle posizioni.

LA PRECISIONEPer precisione intendiamo la capacità che

fa in modo che un’azione neuromuscolareraggiunga esattamente l’obbiettivo spazio-temporale desiderato; in termini marziali, siacolpire o afferrare un punto preciso in unmomento preciso, o come la sincronia o larigorosa esattezza con la quale unmovimento tecnico raggiunge lo scopo o gliobbiettivi previsti (che siano impattare,parare, schivare, ecc.). La precisione èdunque il risultato dell’insieme di dueattributi fondamentali: la coordinazione deimovimenti rispetto alla precisione spaziale,e la velocità rispetto alla precisionetemporale. Non serve a niente portare unaserie di tecniche, se queste non arrivano adestinazione. La precisione è cruciale nelle

combinazioni, perché più lunghe ecomplesse saranno, più difficile sarà chequasi tutti i nostri colpi colpiscano conprecisione, perciò è imprescindibile prima dipassare al combattimento, allenare con paoe focus questo attributo, con diversi tipi dicombinazione.

LA POTENZAUn altro attributo generale da tener

presente per l’al lenamento dellecombinazioni è la potenza. Esistononumerosi t ipi di potenza, ma persemplificare ci limiteremo a due basilari:quella penetrante e quella esplosiva. Laprima è una potenza conclusiva odefinitiva; con questo vogliamo dire che ilsuo obbiettivo è quello di scaricare nellatecnica tutto il peso del corpo. Come èlogico, la potenza penetrante deve essereusata preferibilmente nell’ultima tecnicadella combinazione, con la quale si vuolefinalizzare il combattimento. Questoavviene perché dopo un colpo del genere,nel quale scarichiamo tutto il peso delcorpo, è molto diff ici le combinareimmediatamente altre tecniche perché,che abbiamo colpito o siamo andati avuoto, abbiamo rotto il nostro ritmo eperduto in parte il controllo del corpo. Perquello è preferibile lasciare questo tipo dicolpo per i l f inale, dopo unacombinazione che “ci apra un varco” perpoterlo scaricare.

Il resto delle tecniche della combinazionedovrà esprimersi dunque con l’altro tipo dipotenza, quella esplosiva. Ci riferiamo al“effetto frusta”, a colpi che si portano inmaniera rilassata e molto veloce,contraendo i muscoli solo al momentodell’impatto. E’ evidente che, se benapplicati, sono colpi che possono faremolti danni, pochè anche se non sonocaricati con tutto il peso del corpo, l’effettodi sommare accelerazione all’elasticità, èprecisamente esplosivo. Il suo vantaggio èche, non coinvolgendo tutto il corpo nellaloro esecuzione, permettono un maggiorcontrollo e pertanto di continuare acombinare altre tecniche.

Riassumendo: l’ideale in termini marzialiè essere in grado di concludere qualsiasiconfronto applicando un solo colpo oun’unica tecnica. Tuttavia, ciò è assaicomplicato. Solo alcuni maestri sono ingrado di farlo, il resto di noi mortali deveimparare a combinare tecniche per essereefficaci in combattimento e perciò èindispensabile perfezionare e lavorare lequalità che abbiamo appena menzionato.

Page 113: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 117: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 118: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessionigenuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronteall’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva.

La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero deiMiryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicatointensamente.

Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerrieronegli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere letteindistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi piùsvariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci difronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i qualitutti sono abituati ad avere a che fare.

Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza el’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologieinteressate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo peranimi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete escrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.

Page 121: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279
Page 125: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Leo FongIl mio amico Bruce Lee

Leo Fong, Sino-Americano, iniziò apraticare Arti Marziali negli anni ’50attraverso lo studio della Boxe, alla finedello stesso decennio iniziò ad allenarsicon i pesi e più tardi conobbe Bruce Lee.

Il suo buon amico Wally Jay e JamesLee invitarono Leo alla festa annuale diLuau, che Wally organizzava a Oaklandtutti gli anni, perché dissero che c’eraun giovane artista marziale chiamatoBruce Lee, che allora aveva solo 21anni.

Bruce Lee

Traduzione a cura di: Leandro Bocchicchio.

Page 126: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

eo, che aveva circa 30 anni,disse – “Bene, quanto potràdavvero saperne un giovanecome lui, ma in ogni casoverrò”.

Quando gli presentaronoBruce, questi si alzò e iniziò a dire che leArti Marziali classiche non avevanovalore, perché era come nuotaresenz’acqua.

Più tardi conobbe Bruce e divennerobuoni amici. Jimmy Lee invitò Leo a casanella settimana successiva, dove lui eBruce si allenavano e quindi Leo ci andò,quindi loro tre si allenavano nel salotto diJimmy, mentre gli allievi lo facevano alpiano di sotto. Leo chiese a Bruceperché tutti combattevano in guardiadestra e Bruce disse che era perché lamano forte doveva essere più vicinaall’avversario e questo era il modo in cui,anch’egli, avrebbe dovuto farlo. Leodisse che per lui non era così, che avevala sua impostazione pugilistica e il suocolpo forte era il gancio sinistro. Bruce cipensò un secondo e gli disse di mettersiin quella maniera. Leo lo fece.

Quindi, dopo un combattimento conWong Jack Man, che Bruce fece nellascuola di Jimmy Lee, disse a Leo che icolpi a catena del Wing Chun nonfunzionavano così bene e il giorno dopo,quando Leo si avvicinò, Bruce stavacolpendo il sacco come un pugile, ma inguardia destra. Più tardi Bruce di solitoguardava i video dei combattimenti diMuhammad Alì, ma spesso metteva unospecchio nella parte frontale delproiettore in modo che quandol’immagine si rifletteva nella parete dietrodi lui, sembrava che Alì combattesse conla destra avanti. In seguito, notò cheBruce Lee era molto muscoloso in quelperiodo e lui cominciò a mostrargli alcunidegli esercizi di allenamento con i pesiche utilizzava per migliorare il suo corpoe Bruce li apprese immediatamente,cominciando così a lavorarli. Più avantivenne a sapere che Bruce si allenavacon i pesi e che aveva un sacco di rivistedi Ben Weider Body Building chiamateIron Man.

Perciò, anche se Leo non si consideraMaestro di Bruce Lee, senza dubbio haavuto una profonda influenza sul BruceLee che abbiamo visto tutti nei film. Leoadesso ha 84 anni e continua adallenarsi e a praticare la sua boxe e lesue tecniche di gamba. Come registacinematografico, Leo è un uomometodico e dirige delle lezioni diginnastica per la terza età. Il suo allievopiù anziano ha 94 anni. Insegna esercizicinesi misti a esercizi di base comeflessioni e squat appositamentemodificati per la terza età.

Inoltre, dirige ancora dei seminari intutto il paese, poiché è sempre moltorichiesto. Ma la domanda numero unoche gli viene rivolta è sempre che raccontila sua storia con Bruce Lee e AngelCabales, il famoso Maestro che insegnòEscrima a Danny Inosanto. Leo è statoanche un buon amico di Angel Cabales edi molti altri Artisti Marziali importanti inCalifornia nei giorni della gloria delle ArtiMarziali, compreso di Ron Marchini, uno edegli atleti migliori della West-Coast.

Infatti, sia Ron che Leo hanno scritto deglieccellenti libri sull’allenamento con i pesi per

le Arti Marziali che ancora si vendono allagrande dopo tutti questi anni. Leo hapartecipato di recente a un evento nel quale,mentre stava firmando degli autografi, alzò losguardo e gli si parò davanti un enormeuomo di colore che gli chiese di firmargli ilsuo libri sull’allenamento dell’energia nelleArti Marziali. Si trattava dell’attore MichaelJay White. Michael voleva ringraziarlopersonalmente, poiché fu il suo libro astimolarlo a dedicarsi al Body Buildingquando era un ragazzino. Leo gli diedeun’occhiata e disse “Beh, pare che abbiafunzionato no?” Entrambi si misero a ridere.

L

Page 127: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Bruce Lee

Page 128: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Abbiamo chiesto a Leo di raccontarci alcuni aneddotidei suoi momenti con Bruce e Angel.

Bene, io ricordo una volta che andammo a vedere unadimostrazione di Hidetaka Nishiyama, a S.Francisco, eBruce lo vide portare dei calci rimanendo impressionatodal suo equilibrio e dalla sua potenza, ma criticandone larigidità.

Dopo un po’ di tempo Bruce chiamò Leo e gli domandòse aveva voglia di andare a visitare alcune scuole diKarate a S.Francisco con lui perché Leo lo faceva moltospesso e quindi lo portò con se alla scuola di Kenpo delsuo amico Al Tracy, nella zona di South Bay. Osservaronoper un po’ e Bruce non era granchè impressionato equando uno degli allievi disse, “perché non sali sul tatamie ci dai una dimostrazione?”, Bruce Lee lo fece e quindi ilragazzo iniziò a combattere con lui e questi afferrò l’allievoche per questo non poteva fare nulla.

Riguardo ad Angel, era uno dei soggetti più piacevoliche abbia mai conosciuto nelle arti marziali e anche seera di stazza limitata, era il più veloce che di tutti. Era unfulmine.

Page 129: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Bruce Lee

Page 130: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Un’altra delle mie storie preferite su BruceLee è quando mi ha presentato MitoUeyhara della rivista Black Belt e mi inclusenella copertina della rivista stessa. DopoMito mi chiese di scrivere un libro sul SilLum King Fu, ma io gli risposi che nonpotevo farlo. Allora lui mi disse di nonpreoccuparmi perché tanto gli artisti marzialinon leggono quasi nulla. Ridemmo tuttiquanti.

Così, dopo aver realizzato tutte leimmagini per il libro, decidemmo di darealcune spiegazioni dei movimenti, per cuiBruce ed io rimanemmo svegli tutta la notte,la notte prima della sessione conclusiva elavorammo tutte le tecniche di difesapersonale per ciascun movimento. Quindi,tutte le tecniche di difesa personale alla finedel libro, sono veramente tutti i movimenti diBruce.

Leo disse che recentemente ha incontratoLinda Lee in una serata di gala e hannoparlato di cosa avrebbe potuto fare oggiBruce se fosse ancora vivo. Leo sostenevache probabilmente sarebbe stato piùconcentrato sull’ aspetto filosofico e piùprofondo delle Arti Marziali e Linda risposeche forse sarebbe andata proprio così, mal’unica cosa che sappiamo con certezza èche non se ne starebbe seduto davanti a uncomputer, che farebbe sicuramentequalcosa e si al lenerebbe in qualchemaniera. Entrambi hanno riso di tutto ciò, intotale accordo reciproco.

Page 131: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Bruce Lee

“Leo sosteneva che probabilmentesarebbe stato più concentrato sull’aspetto filosofico e più profondo delleArti Marziali e Linda rispose che forse

sarebbe andata proprio così, ma l’unica cosa che sappiamo concertezza è che non se ne starebbeseduto davanti a un computer,

che farebbe sicuramente qualcosa esi allenerebbe in qualche maniera.Entrambi hanno riso di tutto ciò, in totale accordo reciproco”

Page 133: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279

Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè

dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e

sport da combattimento: Christian Wilmouth,

Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome

Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e

conducono un gruppo di una ventina di

professori e istruttori di molteplici

discipline, dalla Krav Maga alle

MMA, Mixed Martial Arts.

Questo lavoro non è destinato

a mettere in evidenza un

nuovo metodo nè una

corrente specifica di Krav

Maga. Il suo scopo è

semplicemente quello di

presentare un

programma di Krav

Maga messo a fuoco

sull'importanza del

" c o n t e n u t o " ,

condividendo in questo

modo le nostre esperienze.

REF.: KMRED1

Tutti i DVD prodotti da Budo

International vengono identificati

mediante un’etichetta olografica distintiva

e realizzati in supporto

DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o

simili). Allo stesso modo, sia le copertine

che le serigrafie rispettano i più rigidi

standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi

requisiti e/o la copertina non coincide con

quella che vi mostriamo qui, si tratta di

una copia pirata.

Budo international.netORDINALA A:

Page 134: Rivista arti marziali cintura nera budo international 279