Ritrovato il relitto della A. Petti corazzata “Roma” P.G ...

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Territorio Il piano turistico triennale di P.G. Sottoriva pag. 7 M auro Petrucci, mio padre. Scrive- re di lui, vuol dire, per me, ricor- dare almeno trent’anni della mia vita. Per gli anni in cui la mia mente non è in grado di ricorrere a ricordi nitidi, poiché legati alla primissima infanzia, e per i pre- cedenti anni in cui non ero ancora nata, mi sono rivolta a mia madre, colei che gli è sta- ta accanto per quasi quarant’anni di vita matrimoniale. Mio padre è stato per me chi, assieme a mia madre Libera, mi ha dato la vita, e da subito mi ha insegnato ad amarla nelle sue forme più semplici, e ad amare la Musica, sua linfa vitale. Padre sempre presente nel- la vita familiare in ogni momento, per mia madre, per mia sorella Verdiana e per me. Nato il 30 Settembre del 1951 da Alda Vin- cenza Calisi e Felice Petrucci, a San Feli- ce Circeo, proprio nel Centro Storico, in un’abitazione sita di rimpetto alla “rin- ghiera”; vissuto per anni, in seguito, in Via XXIV Maggio; si è poi trasferito a Sabau- dia, paese natale di mia madre. Dal mo- mento in cui si è trasferito a Sabaudia, quando poteva, portava mia madre a pas- seggiare per le vie del centro storico di San Felice, ricordando e raccontandole aneddoti della sua infanzia e adolescenza, legati alla sua famiglia d’origine e ai suoi amici. Nato per la Musica e vissuto nella Musica, mai ha saputo, se non per brevi periodi, al- lontanarsi dalla sua città natale. Se avesse, invece, seguito i consigli dei suoi inse- gnanti, riguardo alle sue notevoli doti mu- sicali, la sua vita, si sarebbe sicuramente svolta altrove… Era innamorato del Circeo e neanche le proposte lavorative più ambiziose erano ri- uscite a portare la sua vita in altri luoghi. Amava viaggiare per lavoro, con la piace- vole prospettiva di tornare al più presto nel suo paese. Era amante e rispettoso di tut- te le tradizioni, civili e religiose, soprattutto se legate al Circeo. Persona riservata e sensibile, dallo sguar- do apparentemente severo, amava scher- zare, ma quasi mai durante il lavoro, nel quale e per il quale era instancabile. A Bruxelles, il 14 giugno 2011, dopo undi- ci giorni dalla sua prematura scomparsa, l’eurodeputato Marco Scurria, lo ha ricor- dato così: “Esprimo profondo cordoglio nell’appren- dere la notizia della scomparsa del maestro e compositore Mauro Petrucci. È una gra- ve perdita, e mi stringo attorno al dolore della famiglia, dei cittadini, delle città di Sa- baudia e San Felice Circeo, dove il maestro, ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 10 N. 57 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012 Il gas metano al Centro storico I cittadini che ricevono un danno a causa di provvedimenti adottati dagli Amministratori comunali, possono chiedere un risarcimento. Il fatto: A fronte di un contributo ero- gato dal Ministero per le attività produttive per realizzare la rete di metanizzazione nel territorio di San Felice Circeo, ivi compreso il Centro storico, le precedenti Amministra- zioni non hanno ritenuto di procedere in tal senso. Sono oltre dieci anni che gli abitanti del Centro storico non possono usufruire di un servizio primario e, per questo, hanno so- stenuto maggiori costi e hanno subito la sva- lutazione delle loro abitazioni. Un gruppo di cittadini ha, quindi, avviato un contenzioso con l’Amministrazione. Certamente la responsabilità principale è delle amministrazioni Schiboni e Cerasoli, ma l’attuale Amministrazione sembra proprio adottare la stessa condotta. Il contenzioso, dopo varie tappe, è giunto al- la Camera di conciliazione con una nostra proposta: i ricorrenti chiedono 50.000com- plessivi per il risarcimento danni (maggiori costi sostenuti per la mancata metanizza- zione e deprezzamento delle abitazioni) e un impegno formale a completare i lavori entro una data certa. In precedenza ero stato con- tattato dal vice Sindaco, dott. Egidio Calisi, che mi aveva rappresentato le gravi difficol- tà delle finanze comunali ed io replicavo che i ricorrenti avrebbero rinunciato a qualsiasi pretesa economica, a condizione che il Co- mune riconoscesse la loro ragione e faces- se allo stesso tempo una previsione attendi- bile dei tempi per il completamento della me- tanizzazione del Centro storico. Ne è segui- ta una bozza d’accordo. Ci sembrava una proposta onorevole! La risposta è stata una Politica Governi tecnici e democrazia di A. Petti a pag. 5 Politica Aquila non capit muscas di F.L. Lanzuisi a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Ambiente La sfida dell’identità e dell’eccellenza di G. Benedetto a pag. 13 Inserto Ritrovato il relitto della corazzata “Roma” Tutto fermo! Multa agendo nihil agens Figura di fare grandi cose e non fa nulla di ALESSANDRO CRESTI PERSONAGGIO Editoriale C ENT RO S T ORICO Mauro Petrucci continua a pag. 6 Mauro Petrucci È passato giusto un anno da questa storica data: il 15 novembre del 2011. La data in cui, con l’incarico dato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napo- litano a Mario Monti, muore il regime in- staurato dal presidente del (mini Gran) Consiglio Silvio Berlusconi. Un atto che te- stimonia, crudamente, che non vi erano condizioni e soluzioni politiche alternative ri- spetto a quella coraggiosa scelta adottata dal Presidente Napolitano: di “commissa- riare”, in sostanza, l’Italia. Ciò attraverso l’affidamento del governo del Paese a un gruppo di “tecnici”, a un grup- po – come è ormai a tutti noto - di illustri professori universitari guidati da un altro il- lustre professore universitario, il prof Monti per l’appunto. Va però anche detto, se si leggono e inter- pretano attentamente le cronache interna- zionali di quel periodo, che non estranei a questa soluzione d’emergenza (il commis- sariamento degli ‘incapaci’ politici italiani) sono stati anche i cosiddetti “mercati inter- nazionali”, i poteri “forti” insomma. Ai quali – è un altro dato - anche il prof. Ma- continua a pag. 5 Governi tecnici e democrazia POLITICA continua a pag. 2 Auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo

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TerritorioIl piano turisticotriennaledi P.G. Sottoriva

pag. 7

M auro Petrucci, mio padre. Scrive-re di lui, vuol dire, per me, ricor-dare almeno trent’anni della mia

vita. Per gli anni in cui la mia mente non èin grado di ricorrere a ricordi nitidi, poichélegati alla primissima infanzia, e per i pre-cedenti anni in cui non ero ancora nata, misono rivolta a mia madre, colei che gli è sta-ta accanto per quasi quarant’anni di vitamatrimoniale.Mio padre è stato per me chi, assieme amia madre Libera, mi ha dato la vita, e dasubito mi ha insegnato ad amarla nelle sueforme più semplici, e ad amare la Musica,sua linfa vitale. Padre sempre presente nel-la vita familiare in ogni momento, per miamadre, per mia sorella Verdiana e per me. Nato il 30 Settembre del 1951 da Alda Vin-cenza Calisi e Felice Petrucci, a San Feli-ce Circeo, proprio nel Centro Storico, inun’abitazione sita di rimpetto alla “rin-ghiera”; vissuto per anni, in seguito, in ViaXXIV Maggio; si è poi trasferito a Sabau-dia, paese natale di mia madre. Dal mo-mento in cui si è trasferito a Sabaudia,quando poteva, portava mia madre a pas-seggiare per le vie del centro storico diSan Felice, ricordando e raccontandoleaneddoti della sua infanzia e adolescenza,legati alla sua famiglia d’origine e ai suoiamici.Nato per la Musica e vissuto nella Musica,mai ha saputo, se non per brevi periodi, al-lontanarsi dalla sua città natale. Se avesse,invece, seguito i consigli dei suoi inse-gnanti, riguardo alle sue notevoli doti mu-sicali, la sua vita, si sarebbe sicuramentesvolta altrove…

Era innamorato del Circeo e neanche leproposte lavorative più ambiziose erano ri-uscite a portare la sua vita in altri luoghi.Amava viaggiare per lavoro, con la piace-vole prospettiva di tornare al più presto nelsuo paese. Era amante e rispettoso di tut-te le tradizioni, civili e religiose, soprattuttose legate al Circeo. Persona riservata e sensibile, dallo sguar-do apparentemente severo, amava scher-zare, ma quasi mai durante il lavoro, nelquale e per il quale era instancabile.A Bruxelles, il 14 giugno 2011, dopo undi-ci giorni dalla sua prematura scomparsa,l’eurodeputato Marco Scurria, lo ha ricor-dato così:“Esprimo profondo cordoglio nell’appren-dere la notizia della scomparsa del maestroe compositore Mauro Petrucci. È una gra-ve perdita, e mi stringo attorno al doloredella famiglia, dei cittadini, delle città di Sa-baudia e San Felice Circeo, dove il maestro,

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 10 N. 57 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012

Il gas metano al Centro storico

I cittadini che ricevono un danno acausa di provvedimenti adottatidagli Amministratori comunali,

possono chiedere un risarcimento.Il fatto: A fronte di un contributo ero-

gato dal Ministero per le attività produttiveper realizzare la rete di metanizzazione nelterritorio di San Felice Circeo, ivi compresoil Centro storico, le precedenti Amministra-zioni non hanno ritenuto di procedere in talsenso. Sono oltre dieci anni che gli abitantidel Centro storico non possono usufruire diun servizio primario e, per questo, hanno so-stenuto maggiori costi e hanno subito la sva-lutazione delle loro abitazioni.Un gruppo di cittadini ha, quindi, avviato uncontenzioso con l’Amministrazione.Certamente la responsabilità principale èdelle amministrazioni Schiboni e Cerasoli,ma l’attuale Amministrazione sembra proprioadottare la stessa condotta.Il contenzioso, dopo varie tappe, è giunto al-la Camera di conciliazione con una nostraproposta: i ricorrenti chiedono 50.000€ com-plessivi per il risarcimento danni (maggioricosti sostenuti per la mancata metanizza-zione e deprezzamento delle abitazioni) e unimpegno formale a completare i lavori entrouna data certa. In precedenza ero stato con-tattato dal vice Sindaco, dott. Egidio Calisi,che mi aveva rappresentato le gravi difficol-tà delle finanze comunali ed io replicavo chei ricorrenti avrebbero rinunciato a qualsiasipretesa economica, a condizione che il Co-mune riconoscesse la loro ragione e faces-se allo stesso tempo una previsione attendi-bile dei tempi per il completamento della me-tanizzazione del Centro storico. Ne è segui-ta una bozza d’accordo. Ci sembrava unaproposta onorevole! La risposta è stata una

PoliticaGoverni tecnici edemocraziadi A. Petti

a pag. 5

PoliticaAquila non capit muscasdi F.L. Lanzuisi

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SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

AmbienteLa sfida dell’identità edell’eccellenzadi G. Benedetto

a pag. 13

InsertoRitrovato il relitto dellacorazzata “Roma”

Tutto fermo!Multa agendo nihil agensFigura di fare grandi

cose e non fa nulla

di ALESSANDRO CRESTI PERSONAGGIO

Edito

riale

CENTROSTORICOMauro Petrucci

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Mauro Petrucci

Èpassato giusto un anno da questastorica data: il 15 novembre del 2011.La data in cui, con l’incarico dato dal

Presidente della Repubblica Giorgio Napo-litano a Mario Monti, muore il regime in-staurato dal presidente del (mini Gran)Consiglio Silvio Berlusconi. Un atto che te-stimonia, crudamente, che non vi eranocondizioni e soluzioni politiche alternative ri-spetto a quella coraggiosa scelta adottatadal Presidente Napolitano: di “commissa-riare”, in sostanza, l’Italia.Ciò attraverso l’affidamento del governo delPaese a un gruppo di “tecnici”, a un grup-

po – come è ormai a tutti noto - di illustriprofessori universitari guidati da un altro il-lustre professore universitario, il prof Montiper l’appunto.Va però anche detto, se si leggono e inter-pretano attentamente le cronache interna-zionali di quel periodo, che non estranei aquesta soluzione d’emergenza (il commis-sariamento degli ‘incapaci’ politici italiani)sono stati anche i cosiddetti “mercati inter-nazionali”, i poteri “forti” insomma. Ai quali – è un altro dato - anche il prof. Ma-

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Governi tecnici e democraziaPOLITICA

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Auguri

di Buon Natale

e felice

Anno Nuovo

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Personaggio

con le sue esibizione artistiche, ha saputoregalare a chi ha avuto la fortuna di ascol-tarlo indimenticabili momenti”. Lo ha dichiarato a Tempo d’Europa MarcoScurria, eurodeputato, membro della Com-missione cultura e istruzione al Parlamentoeuropeo. Ha aggiunto “Era un compositore geniale,nato per la musica, e la musica è da sem-pre espressione del nostro tempo…. Attra-verso la musica riusciva a valorizzare anchegli aspetti più semplici della vita in modo danon lasciar disperdere nessuna emozione.Per lui era importante rispecchiare la cultu-ra di una città, riusciva ad accomunare chilo ascoltava nella condivisione di qualcosa,e nell’ascolto tutti si sentivano uniti e di-ventavano uno”.Scurria ha sottolineato come in mio padresia stato forte l’impegno nella promozionedi eventi culturali tanto da ideare e lancia-re anni fa, con grande successo, il “PremioMusicale Internazionale Giuseppe Verdi”,vedendo affermarsi anno dopo anno un av-venimento di rilevante spessore sotto il pro-filo della musica dei grandi compositori, siaa livello nazionale sia internazionale, graziealla professionalità dei partecipanti… Tan-te le parole che Scurria ha dedicato a miopadre, che racchiudono proprio il sensodella sua breve vita. Mi piace ricordare mio padre anche peraver saputo trasmettere la sua grande pas-sione musicale a tantissimi giovani e non,

e perché ha saputo interpretare la musicacome valore universale che valica i confinie unisce i popoli sotto un’unica dolce me-lodia.Ci ha lasciati il 3 giugno 2011, in punta dipiedi …, presso l’ospedale Santa MariaGoretti di Latina e, nonostante la malattia,fino all’ultimo, ha cercato di portare a ter-mine i suoi impegni di lavoro, di seguire laBanda Musicale L. Ceccarelli di San Feli-ce Circeo che da anni dirigeva e portavaavanti, e l’organizzazione delle Manifesta-zioni che aveva ideato e creato, quali, adesempio, le sue due ultime edizioni delPremio Musicale Internazionale GiuseppeVerdi. Papà aveva fatto diventare, di ogni manife-stazione, un appuntamento fisso, per gli in-numerevoli spettatori che, puntualmente,anno dopo anno, lo seguivano; da ricorda-re le sue performance legate ai concertibandistici civili e religiosi, come ad esem-pio l’appuntamento tanto atteso del con-nubio Santa Cecilia e Virgo Fidelis, da luicreato, e le Manifestazioni legate alla lirica,

come “Il salotto della Lirica”, “Una Serataall’opera” e il già menzionato Premio Musi-cale Internazionale G. Verdi, che si svolge-va a Sabaudia, dove da anni risiedeva. Quiera riuscito a portare i personaggi più illu-stri della Musica italiana e non solo, comeil grande Maestro Ennio Morricone, la So-prani Mariella Devia, Liliana Poli, FrancescaPatanè, Susanna Rigacci ed Elisabeth Nor-berg Schulz, i Maestri Nicola Sani, TeresaProcaccini, Marco Frisina (Direttore dellaCappella musicale Lateranense), AlbertoVeronesi, Bruno Aprea, Pablo Colino (Mae-stro di Cappella in San Pietro in Vaticano),Claudio Mannino, Michelangelo Zurletti,Giorgio Vidusso, Roman Vlad, Agostino Zii-no, Daniele Spini, Bruno Rigacci, Piero Rat-talino, Franco Petracchi, Marcel Seminara,Roberto Gabbiani, Marcello Panni, ClaudioDesderi, la prof.ssa Elsa Airoldi (critico mu-sicale), e moltissimi altri… Aveva affiancato all’attività artistica anchel’impegno didattico. Le sue più grandi pas-sioni musicali erano “la bacchetta” e lacomposizione. Si era diplomato presso il Conservatorio N.Piccinni di Bari in Magistero di Composi-zione e Strumentazione per banda; avevaconseguito l’Abilitazione Magistrale. Ave-va iniziato a studiare musica da giovanis-simo; a nove anni aveva cominciato a fre-quentare i Corsi Triennali di OrientamentoMusicale sotto la guida del M° L. Cecca-relli (per il quale aveva voluto fortementel’intitolazione della Scalinata che si trovasotto la Sala di Musica della Banda Musi-cale, per non farne morire il ricordo), ini-

ziando con lo studio del solfeggio e deltrombone. A quattordici anni viene chia-mato come organista nella chiesa di SanFelice Martire. Continua a studiare, per so-stenere gli esami in conservatorio e studiapianoforte e lettura della partitura col M°Gabriele Arrigo (docente di lettura dellapartitura presso il conservatorio Santa Ce-cilia di Roma); studia composizione prin-cipale e fuga col M° Teresa Procaccini (do-cente di Composizione presso il conser-vatorio Santa Cecilia di Roma) e strumen-tazione per banda col M° Maurizio Billi (M°della Banda della Polizia di stato). Ha stu-diato, inoltre, Direzione d’orchestra col M°Bruno Aprea e Musica per films col M°Stelvio Cipriani.È stato Direttore Artistico di diverse Asso-ciazioni culturali e Direttore in particolaredella Banda Musicale L. Ceccarelli di SanFelice Circeo, della Banda G. Verdi – Cittàdi Sabaudia (da lui creata nel 1985) e dellaBanda P. Mascagni di Latina.

Ha diretto più volte gruppi di fiati di spes-sore; ha diretto i solisti dell’Accademia diSanta Cecilia di Roma con il gruppo d’Ot-toni Romano, nella memorabile performan-ce per l’inaugurazione del Teatrino Comu-nale di San Felice Circeo, il 23 aprile 2006.Premiato in varie occasioni, intensa è statala sua attività di Direttore e compositore,iscritto regolarmente alla S.I.A.E. con oltrecento composizioni e trascrizioni, moltedelle quali edite ed eseguite persino dallaBanda della Polizia di Stato dinanzi al Pre-sidente della Repubblica in diverse occa-sioni.Il compositore al quale più si sentiva vicino,come gusto, forse per l’armonia corretta ele melodie raffinate e al contempo “popola-ri”, era Giuseppe Verdi, al cui nome si è ispi-rato per “chiamare” mia sorella Verdiana. Mauro Petrucci, “M” di musica, di maestroe di marito meraviglioso (dice mia madre),“P” di padre premuroso e presente… Io lo ricordo così… n

di Luana Petrucci

Nato e vissuto per la musica

Ha saputo trasmettere la sua grande passione a tantissimi giovani

segue da pag. 1

“era un compositore geniale na-to per la musica”“

ideò con grande successo il “Pre-mio Musicale Internazionale Giu-

seppe Verdi”“ “

nato il 30 settembre 1951 a SanFelice Circeo, da cui non ha mai

saputo allontanarsi“ “

Mauro Petrucci

M. Petrucci e la banda di San Felice Circeo

1987 Momento di vita familiare

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Politica

“A quila non capit muscas”, è unalocuzione della lingualatina che tradotta letteralmen-

te significa l’aquila non caccia le mosche. Insenso figurato, l’espressione indica che chiè in alto e potente non si cura di confron-tarsi con i piccoli. Mi sembra, questa,un’immagine davvero molto rappresentati-va della situazione paradossale che si staverificando tra il Sindaco di San Felice Cir-ceo e i suoi cittadini. Ho già descritto, nel numero scorso del“Centro Storico” (n.56), con un certo ram-marico personale, la delusione e anche uncerto disappunto che parte del Paese nu-tre nei confronti del Sindaco, il quale appa-re umanamente distante dai suoi concitta-dini. Infatti, scrivevo, che la“pancia” profonda del paese af-ferma che il Primo Cittadino nonama il contatto personale con lagente, anzi non riceve, nella suaveste istituzionale, nessun citta-dino, almeno quelli comuni, de-legando a questo compito spe-cifico gli altri amministratori.Questa considerazione era ed èavvertita da sensazioni ed espe-rienze personali e da voci ascol-tate dalla strada. Non ha certo ilrigore di un’indagine o di una ri-cerca scientifica e quindi mi au-guravo (sempre nel mio articolo)della infondatezza di questa miasensazione o delle voci di stra-da. Speravo davvero di essermisbagliato! Ma dall’uscita dell’articolo a og-gi ho avuto, da parte di molti cittadini co-muni (penso lettori del Centro Storico), nu-merose attestazioni e conferme su quantoipotizzavo riguardo al comportamento di-stante del Sindaco. Conferme venute ancheda almeno tre significativi eventi locali av-venuti in questo periodo. Vediamo quali. Recentemente sono stato invitato da alcu-ni giovani di San Felice Circeo, riuniti in va-rie associazioni culturali, per coinvolgermi,per il prossimo futuro, in un’iniziativa dav-vero interessante e preziosa per la vita delPaese. Intrattenendomi con loro abbiamoparlato di tante cose: delle attività intrapre-se per la salvaguardia e lo sviluppo cultu-rale di San Felice Circeo, della difficile e fa-ticosa esperienza dell’associazionismo,dell’impegno sociale e politico. Proprioparlando di quest’ultimo aspetto, i giovanihanno manifestato un’evidente disappuntoe un atteggiamento di forte risentimento cri-tico nei confronti dell’attuale Amministra-zione e del Sindaco. Infatti, hanno raccon-tato l’esperienza mortificante e la cocentedelusione vissuta a seguito dell’esaltazionee della partecipazione, autentica e sincera,relativa alla campagna elettorale a favore diPetrucci. Hanno narrato dell’impegno pro-

fuso, dell’entusiasmo contagioso, della par-tecipazione e soprattutto delle speranzeche nutrivano nel rinnovamento politico.Petrucci rappresentava per loro tutto que-sto! Per questo e per la prima volta tantigiovani, hanno sottolineato i presenti, si so-no avvicinati alla politica. Pensavano dav-vero di diventare, all’indomani della vittoriaelettorale, protagonisti della vita del Paese.Si aspettavano di essere coinvolti concre-tamente nella riflessione e definizione dellescelte politiche. In quasi tutti c’era e c’è (lohanno ribadito con chiarezza) un atteggia-mento di assoluta gratuità. Nessun torna-conto personale, nessuna velleità carrieri-stica, nessuna ambiguità, solo passionesincera di partecipazione. Denunciano pro-

prio questo i giovani (almeno quelli delle as-sociazioni presenti all’incontro) che nulla siastato fatto per consentire loro una concre-ta partecipazione e coinvolgimento da par-te del Sindaco Petrucci. Le promesse, fat-te durante le elezioni, di un colloquio per-manente con i giovani, sono state comple-tamente disattese. Conclusione, il SindacoPetrucci non parla con i giovani! Gli stessigiovani, aggiungo io, che hanno contribui-to notevolmente alla sua vittoria. In un precedente articolo del Centro Stori-co (n.54) avevo scritto e lodato Petrucci perla capacità straordinaria che aveva avutonel coinvolgere ed entusiasmare i giovanialla vicenda elettorale. Allora, mi domando,perché questo atteggiamento di chiusura edi non colloquio da parte Sua? Possibileche, Lui così attento, non riconosca che igiovani sono il motore del cambiamento so-ciale e democratico di un paese? E’ pen-sabile che un Sindaco trascuri, o peggioignori, le nuove generazioni, mediamentepiù istruiti del cittadino medio, e non attuiforme di consultazione e di partecipazione?Finisco questo punto dedicato ai giovani,con una citazione di Rander-Pehrson, cheun gentile lettore mi ha inviato a proposito

del coinvolgimento dei giovani del paese inpolitica: “If the revolution had a core, it wasthe young educated elite” che possiamotradurre, in modo approssimativo “che ognicambiamento -rivoluzione- ha il suo nucleoin un’elite di giovani istruiti”. Può, quindi, ilSindaco Petrucci immaginare di cambiarequesto paese non parlando con i suoi gio-vani?Il secondo episodio è scaturito dall’ascoltodi alcuni commenti fatti da operatori e ope-ratrici commerciali locali, i quali lamentanol’assoluta estraneità del Sindaco alle loroproblematiche. Infatti, come i giovani, an-che gli operatori rivendicano un grave pas-so indietro rispetto a quanto promesso incampagna elettorale. Allora il Sindaco pro-

mise di consultarli in modopermanente, soprattutto perle questioni inerenti allo svi-luppo economico. Ma di que-ste consultazioni promesse,finora non vi è traccia. Il Sindaco non parla nemme-no con gli operatori commer-ciali! Tra questi imprenditori com-merciali, quelli che più si im-pegnarono per la sua elezionefurono le imprenditrici. Ledonne, infatti, nonostante lamiope esclusione dalla listaelettorale, ci misero la faccia econtribuirono in modo deter-minante alla vittoria finale. Illoro apporto fu apprezzatotanto che il Sindaco stessopromise di valorizzarle unavolta eletto. Se errore ci fu, nel

non candidarle, Lui (il Sindaco), promisepubblicamente di ascoltarle e di utilizzarleconcretamente nella vita e nelle scelte am-ministrative. Ma, a sentire gli operatori, e inparticolare le operatrici, il Sindaco non hamai attuato le promesse fatte. Semplice-mente, il Sindaco non parla con loro!Terzo evento è un esposto, che da qualchegiorno è di dominio pubblico, da parte diuna associazione culturale denominata“Circeo Libero”. Non conosco questa as-sociazione né gli associati e non voglionemmeno commentare, nel merito, i con-tenuti tecnici dell’esposto (tra l’altro ben ar-gomentati ed esaurienti), ma un passaggiodi questo lungo e dettagliato esposto mi hacolpito ed è interessante per la riflessioneche stiamo facendo. Infatti, c’è testual-mente scritto: “…Abbiamo cercato di ave-re un colloquio con il Sindaco Petrucci maquesto non è possibile poiché non vuoleavere contatti con i cittadini comuni, chia-mando la Segretaria Particolare al numerotelefonico della sua segreteria, indicato sulsito web del comune 0773522337, rispon-de la Sig.ra Pasciuti e non il Sig. Rinalduz-zi, che fornisce diverse motivazioni di indi-

di Fausto Luigi Lanzuisi

Gianni Petrucci non vuole avere contatti con i cittadini

Aquila non capit muscasTre episodi significativi

continua a pag. 4

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Territorio

Q ualunque territorio si presenta oggi inuna condizione complessiva comun-que mutata rispetto a quella in cui si

trovava soltanto pochi anni fa; e anchel’ambiente con cui il detto territorio si trovaa interrelare, si è profondamente modifica-to nello spazio di pochissimo tempo. Il Cir-ceo non fa eccezione.Per quanto riguarda San Felice in sé, non sipossono non menzionare, fra gli altri, i mu-tamenti di indirizzo politico e gestionale incui sono incorse le amministrazioni operantisul territorio fra gli Anni Novanta e oggi o letrasformazioni subite dall’economia del ter-ritorio (non si pensi soltanto alle ciclicità, an-che di segno non favorevole, che hanno in-teressato il settore turistico o quello dei ser-vizi e del commercio). Analogo discorso po-trebbe essere fatto per i comuni circonvici-ni.Ma ancora di più sono significativi quei mu-tamenti che hanno avuto luogo intorno alterritorio del Circeo. Su tutti i mutamenti delclima generale, dal 2008 in poi incorso inuna crisi economica che la società occi-dentale non aveva più sperimentato da de-cenni e a cui è arrivata totalmente impre-parata. Ma anche le discontinuità recente-mente intervenute negli equilibri politici ge-nerali del Paese, nonché taluni importantistravolgimenti della politica comunitaria e diquella internazionale.In altri termini, molto di ciò che si pensavae che è stato detto, scritto e programmatofino a pochi anni fa in materia di gestionedel territorio, di progetti per la valorizzazio-ne del territorio e politiche di sviluppo, dipossibili relazioni commerciali con interlo-cutori esteri, etc. è oggi da sottoporre a pro-fondo riesame critico in vista di ampie ri-formulazioni delle possibili (ma realistiche)linee di azione.In sostanza, un quadro generale e di pro-spettive per il futuro che fino a quattro-cin-que anni fa poteva offrire ai territori e al Pae-se alcune significative certezze di trend, og-gi non c’è più. E dunque le amministrazio-ni centrali e locali devono fare i conti conquesta nuova, complessa e difficile realtà,né possono sottrarsi al dovere di interveni-re in essa, identificando nuovi e adeguatistrumenti di analisi, di progettazione e diprogrammazione. E per giunta con vincoli dispesa sconosciuti nel passato recente.Un piccolo vantaggio – se così si può dire

– di questa situazione ge-nerale sovraccarica di se-gni negativi (contrazionedella liquidità generale edei redditi, aumento espo-nenziale della disoccupa-zione, aumento della pres-sione fiscale e conseguen-te abbattimento dei con-sumi, flessione del PIL;etc.) può consistere nellamaggiore autonomia di fat-to con cui si possonomuovere le amministrazio-ni nell’impostazione delleproprie attività decisionalie nella messa a punto di li-nee di policy-making dimedio-lungo periodo: l’al-larmante situazione generale e particolareimpone alle amministrazioni di mettere incampo ogni possibile risorsa utile al conte-nimento e auspicabilmente al superamentodel maggiore numero possibile di criticità.Alcune notabili conseguenze discendonodalle premesse sopra evidenziate.Proviamo a sintetizzare un concetto chemeriterebbe ben più ampia trattazione.Se fino alla stagione immediatamente pre-cedente a quella della presente crisi pote-va essere “sufficiente” che un’amministra-zione locale agisse nell’alveo della buonaed efficiente amministrazione [si perdonil’inevitabile ripetizione], di una ragionevo-le e ordinata gestione dell’esistente e diun’intelligente e realistica capacità di pro-gettazione del futuro a breve-medio termi-ne, ebbene, oggi le cose non stanno piùcosì.I cambiamenti drammatici occorsi sul terri-torio e nel contesto generano l’esigenza diun salto di qualità. In altri termini, anche alivello locale ci si dovrebbe dotare di ulte-riori strumenti che, aggiungendosi a quelliche consentono di lavorare al contingente,permettano di fissare lo sguardo a traguar-di di medio-lungo periodo.Amministratori e amministrati dovrebberoconcorrere alla messa a punto di un dise-gno generale per il territorio scadenzato –poniamo – all’anno 2020 e anche oltre.Dunque: messa a punto di strumenti nonsolo amministrativi, ma soprattutto politici insenso proprio. Se vogliamo che un certoterritorio arrivi nel 2020 a determinati tra-

guardi, le premesse devono essere – co-raggiosamente – gettate oggi. Anche gliamministratori locali devono farsi in qualchemisura statisti.Non si nascondono le enormi difficoltà: nelmomento più difficile, con formidabili pro-blemi di cassa e di capacità di spesa, nonsolo si richiede buona amministrazione, masi rende necessario appostare energie e ri-sorse per un complesso di attività di altaamministrazione. Del resto è tipico dei mo-menti di crisi (e questo vale tanto per le co-munità quanto per le singole famiglie): la ne-cessità di disporre di maggiori risorse so-pravviene proprio nel momento in cui le ri-sorse scarseggiano.La crisi in atto dunque legittima – e anzi im-pone – sul piano etico e sul piano operati-vo qualche lucido “sconfinamento” delleamministrazioni locali nella forma del saltodi qualità, nel cambio di marcia rispetto alpassato.E il primo di tali sconfinamenti potrebbe es-sere di tipo territoriale: per esempio, se sicapisce che può essere utile che alcuni co-muni finitimi si mettano a sistema per lasuddivisione di compiti e funzioni, per l’ot-timizzazione e la razionalizzazione dell’uti-lizzo delle risorse, per il contenimento deicosti e per l’articolazione di alcune funzio-ni specializzate, ebbene si costituisca unatask-force (o qualcosa di simile) che si in-carichi di individuare le formule più ade-guate, e poi si agisca superando logiche dimero presidio del proprio perimetro di com-petenza. n

di Francesco Morabito

Le Amministrazioni locali devono fare i conti con una nuova realtà

Identificare nuovi e adeguati strumenti di analisi, di progettazione e di programmazione

Se la crisi autorizza a sognare

San Felice Circeo. Panorama dal mare

sponibilità del Sindaco Petrucci, non è insede o è in riunione o è in giunta o è in al-tro ufficio o ... , poi chiede di conoscere imotivi per i quali si vuole l’incontro con ilSindaco suggerendo in alternativa il nomedel tale assessore delegato per la materia.”

Da quanto si legge il Sindaco non ha par-lato nemmeno con una associazione chevoleva denunciare, secondo la loro inter-pretazione, gravi inadempienze ammini-strative.Quando nel mio articolo, sopra citato, cer-cavo delle attenuanti al presunto compor-tamento “distante” del Sindaco, dicendosostanzialmente che era frutto di impres-sioni e suggestioni personali e di voci nongiustificate del paese, non conoscevo an-

cora questi fatti. Fatti che indiscutibilmen-te dicono che il Sindaco non “parla” con igiovani (nel senso che non incontra), nonparla con gli operatori economici e soprat-tutto con le operatrici, non parla con i cit-tadini! Sembra davvero avverarsi, ne sonosinceramente dispiaciuto e preoccupato, ilsignificato evocativo dell’espressione latinacon cui abbiamo iniziato l’articolo “aquilanon capit muscas”, dove, naturalmente, Luiè l’aquila e noi le mosche… n

segue dalla pagina 3

Politica di FAUSTO LUIGI LANZUISI

Aquila non capit muscas

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rio Monti non è estraneo: quale autorevolemembro italiano della Commissione Trilate-rale, uno dei più influenti gruppi di potere edi pressione internazionale, formata daesponenti di primo piano, a tutti i livelli, del-l’America del Nord (USA e Canada), del-l’Europa e del Giappone.Con grande senso dello Stato e dell’Interes-se generale del Paese (rispetto agli interes-si “ad personam” che hanno caratterizzato,e portato alla caduta, il governo Berlusconi)e con un’ottica fortemente europea che gli èvalsa subito il sostegno di Germania e Fran-cia, il Premier Monti sta rassettando il gran-de disordine presente nella gestione dellacosa pubblica, generato dalla palese inca-pacità a occuparsene di una corte di gover-no composta da vocianti e inadeguati (bastipensare a tal Gasparri): una corte implosaprima ancora di esplodere, a causa propriodella sua totale mancanza di senso delloStato, di rispetto per l’Interesse generale delPaese e delle regole di comportamento vi-genti - e seguite - in tutta Europa.Ho però letto, nel libro del prof. Mario Mon-ti appena uscito (“La Democrazia in Euro-pa”, scritto in collaborazione con SylvieGoulard, Rizzoli editore), qualcosa che nonmi è piaciuto, che non mi ha convinto, aproposito della politica, e della politica ita-liana in particolare. Scrive il prof. Monti a un certo punto: “A li-vello europeo, la richiesta di più “politica” ri-sulta alquanto sconcertante … … perché l’e-sperienza insegna che “più politica” tantevolte significa meno rigore e più problemi”. No, mi perdoni Professor Monti, non è co-sì. Me lo ha insegnato un grande uomo po-litico, che è stato proprio come lei anche ungrande tecnico, Bruno Visentini (più volteMinistro delle Finanze e del Bilancio), le cuicapacità di comprensione, analisi e gestio-ne della cosa pubblica sono da sempre eunanimemente citate come esempio di ri-gore e di visione europea illuminata.Ha scritto, infatti, Bruno Visentini a propo-sito della “politica” e dei governi tecnici (inun famoso fondo pubblicato in prima pagi-na dal Corriere della Sera del 28 luglio 1974,“L’arte di governare”): “Nei momenti più dif-ficili e quando la classe politica e in parti-colare quella governativa dimostrano incer-tezza e disorientamento, siripresenta in larghi stratidell’opinione pubblica la ri-chiesta che il paese sia go-vernato dai tecnici... Nonbasta osservare che quellarichiesta esprime soltantouna insofferenza ingenua,acritica e qualunquistica neiconfronti della politica... Nébasta dire la richiesta deri-va spesso da nostalgie oaspirazioni verso decisioniautoritarie... Occorre invece

chiedersi quanta parte dellarichiesta di essere governatida tecnici, e quanta partedella disistima diffusa neiconfronti degli stessi politicidalla quale essa muove, de-rivino da responsabilità deglistessi politici e dalla conce-zione che molti politici, nelmodo in cui essi operano, di-mostrano di avere della fun-zione politica e di se stessi...Le funzioni e l’arte del politi-co non possono essere so-stituite dal semplice assolvimento dellefunzioni tecniche. L’azione politica si proiet-ta verso l’avvenire, con valutazioni di valo-re e con funzioni di scelte coerenti con in-dirizzi globali e di sintesi... Se i cattivi poli-tici – scrive ancora Visentini - potessero es-sere sostituiti dai tecnici, il problema sa-rebbe, in certo senso, meno difficile. La ve-ra difficoltà sta nel fatto che ai politici in-capaci occorre poter sostituire politicicapaci. Mentre larga parte dell’opinionepubblica ha l’impressione - che ingenua-mente esprime con l’invocazione dei tecni-ci - che da alcuni anni a questa parte valganella politica italiana una sorta di legge diGresham, la quale insegnava che in un si-stema di moneta metallica la moneta catti-va scaccia la moneta buona”. E ancora, in un articolo del 1992 (“Il gover-no che sogno”), Bruno Visentini “sognava”,appunto, che nelle consultazioni per un nuo-vo governo si sentissero i presidenti deigruppi parlamentari e non più i segretari dipartito. Che non vi fossero i «nefasti» verti-ci. Che non venisse pattuita una maggio-ranza parlamentare precostituita. Che il Pre-sidente del consiglio prendesse direttamen-te contatto con i suoi ministri per concreta-re con loro i programmi. Che il voto di fidu-cia del Parlamento fosse su alcuni punti pro-grammatici di indirizzo e impegno e non an-cora indicazioni di specifiche misure. Chesuccessivamente il Parlamento accordasseo meno la sua approvazione ai provvedi-menti sottoposti dal governo: se l’approva-zione è negata il governo lascerà l’incarico.Che i governi e i ministri intrattenessero rap-porti solo ed esclusivamente con le com-missioni parlamentari e i gruppi. Che i mini-stri fossero parlamentari o non lo fossero, ma

che abbandonassero qual-siasi carica di partito. Chefosse ridotto il numero deiministri e drasticamentequello dei sottosegretari, eche questi avessero com-petenze specifiche.Sognava, insomma, un al-tro Paese!Questo per quanto riguar-da il cosiddetto “governotecnico”, che quindi tecni-co non può affatto essere.

***

Vi è però anche un se-condo aspetto che - dacittadino che pretende ilmeglio e che non vuoleaccontentarsi - non mi èpiaciuto e non mi ha con-vinto nell’azione del Pre-mier Monti, che – lo han-no appena dimostrato leparole di Bruno Visentini– è a tutti gli effetti azio-ne “politica”, non tecni-ca.Pur con la massima com-

prensione per le strettoie in cui egli deveoperare a causa delle divisioni tra i partiti chelo sostengono, e pur con il massimo rispet-to per la serietà e l’impegno che profonde,tuttavia non è possibile non riscontrare chegli unici soggetti e protagonisti del “riasset-to” della cosa pubblica sono stati fino ad og-gi i “soliti noti” (lavoratori dipendenti e pen-sionati), mentre troppo poco, pochissimo èstato fatto per aggregare a questi anche i“soliti ignoti” (cioè gli evasori fiscali), che so-no il primo cancro dell’economia italiana. Pernon parlare di una ancora troppo debole lot-ta agli sprechi, per esempio quelli enormiprodotti dalle Regioni (come quello, per ri-manere in casa, della Regione Lazio della fin-ta-dimissionaria Signora Polverini, che stacontinuando a esercitare tutti i poteri di Pre-sidente che assume personale, elargiscepremi e concede promozioni ai dipendenti). Ecco, per esempio, che cosa ha fatto il neoPremier francese Holland nei primi 60giorni di governo, dopo aver preso il postodi Sarkozy.Ha abolito il 100% delle auto blu e le ha mes-se all´asta; il ricavato è andato al fondo wel-fare da distribuire alle regioni con il più altonumero di centri urbani con periferie disse-state. Ha fatto inviare un documento (dodicirighe) a tutti gli enti statali dipendenti dall´am-ministrazione centrale in cui comunicaval´abolizione delle “vetture aziendali” sfidandoprovocatoriamente gli alti funzionari con fra-si del tipo “un dirigente che guadagna650.000 euro l’anno, se non può permettersiil lusso di acquistare una bella vettura con ilproprio guadagno meritato, vuol dire che ètroppo avaro, o è stupido, o è disonesto. Lanazione non ha bisogno di nessuna di que-ste tre figure” (345 milioni di euro risparmiatisubito, spostati per creare 175 istituti di ri-cerca scientifica avanzata ad alta tecnologia,assumendo 2.560 giovani scienziati disoccu-pati “per aumentare la competitività e la pro-duttività della nazione”). Ha abolito il concetto di scudo fiscale (de-finito “socialmente immorale”) e ha emana-to un decreto presidenziale stabilendoun´aliquota del 75% di aumento nella tas-sazione per tutte le famiglie che, al netto,guadagnano più di 5 milioni di euro l’anno.Con quei soldi (rispettando quindi il fiscalcompact) senza intaccare il bilancio di un

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 5

Politica

di Alessandro Petti

Se Mario Monti …

La lezione di Bruno Visentini

Governi tecnici e democrazia

Bruno Visentini

Mario Monti

segue da pag. 1

continua a pag. 10

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6

Editoriale

chiusura totale preannunciatadallo zelante avv. Corrado De An-gelis (lo stesso delle precedentiAmministrazioni Schiboni e Ce-rasoli) nel corso del 3° e ultimotentativo in sede di Camera diconciliazione il 19 ottobre 2012.È questo il cambiamento che isanfeliciani si aspettavano?I cittadini ricorrenti non intendo-no fermarsi, andranno avanti nelgiudizio fino alla sentenza finale.Se il Tribunale dovesse darci ra-gione, come sostengono gli av-vocati, il danno che subirà il Co-mune dovrà essere addebitatoalle passate Amministrazioni, maanche all’attuale per aver rifiuta-to una ipotesi di accordo a costizero. Della questione sarà debitamente infor-mata la Corte dei Conti, presso la quale c’ègià un fascicolo da noi fatto aprire, che si ar-ricchirà! Vorrei ora fare delle piccole considerazioni inmerito ai tempi della burocrazia del Comunedi San Felice Circeo a proposito di questo ar-gomento:• Il nuovo Consiglio si è insediato il 19 mag-

gio 2012;• Il 25 maggio 2012, 1° incontro presso la Ca-

mera di conciliazione tra un gruppo di cit-tadini e il Comune, rappresentato dall’avv.Corrado De Angelis;

• L’atto aggiuntivo alla concessione per ladistribuzione del gas metano è stato ap-provato dal Consiglio comunale il 27 luglio2012 (passaggio non obbligatorio); nellostesso giorno 2° incontro presso la Came-ra di Conciliazione, al quale non si presen-ta il Comune;

• Il 18 settembre 2012 è stato firmato il sud-detto atto aggiuntivo con l’Italgas.

• Il 19 ottobre 2012 si svolge il 3° e ultimo in-contro in Camera di Conciliazione con i ri-sultati di cui sopra.

Quattro mesi per firmare un documento so-stanzialmente già pronto!Non finisce qui, perché alla fine di novembre(sono passati sei mesi) gli abitanti del Centrostorico non riescono ancora a sapere cosa fa-re per avere l’allaccio del metano. Si recanoin comune e le indicazioni sono vaghe e in-complete (presentare la DIA, fare una foto epresentare un progettino relativo alla siste-mazione del contatore, ecc., poi attenderel’autorizzazione). E’ decisamente troppo quel-lo che viene chiesto! Soprattutto per gli an-ziani costretti a sostenere una spesa per ladocumentazione da preparare oltre al costovivo dell’allaccio (mi sono pervenute moltesegnalazioni in tal senso)! Forse sarebbe op-portuno che la pubblica amministrazione sifacesse carico di tutta l’organizzazione dei la-vori, curando che siano omogenei e ben in-seriti nel contesto del Paese.Assessore ai lavori pubblici, prenda lei, comeè giusto in quanto le compete, l’iniziativa diattivare un “processo di erogazione del ser-vizio”.

“Regionali, spunta il nome di Petrucci” …nel toto nomi per le primarie del PDL (Re-pubblica del 10.11.2012)

Gianni Petrucci, dopo la vittoria alle elezioniamministrative di San Felice Circeo, dicevatra l’altro: “… sono riuscito a catalizzare di-verse istanze ed esigenze, ho rappresentatoil comune denominatore per tanti cittadini ediverse anime politiche che volevano una so-la cosa: un cambiamento e la rinascita di SanFelice Circeo”.E il cambiamento c’è stato, anche se ancoranon saprei dire se in meglio o in peggio, mala rinascita non si è proprio vista. L’ammini-strazione del Paese è perlopiù immobile, ral-lentatissima, caotica e disorganizzata. Persi-no i provvedimenti facili e scontati non ven-gono adottati o lo sono con molto ritardo, co-me la diffida alla ditta che si doveva occupa-re del restauro delle facciate esterne del Pae-se, per il quale, otto mesi fa, aveva alzato im-ponenti impalcature, diffida inviata solo l’8 no-vembre scorso … le impalcature sono anco-ra là e noi paghiamo!Del gas metano al Centro storico ho già det-to.Le problematiche, che si ingigantiscono d’e-state per l’aumento esponenziale della po-polazione, come il parcheggio al Centro sto-rico, dovrebbero essere affrontate drastica-mente durante l’inverno, periodo nel quale èpiù facile lavorare per la scarsa frequentazio-ne del Paese, per essere così pronti primadella ripresa del movimento turistico, che nor-malmente si verifica per le feste di Pasqua.Tutto, invece, è fermo né si hanno notizie dinuove opere.C’è una fin troppo facile spiegazione a tuttaquesta situazione ed io non faccio altro cheripeterla, avendola già sostenuta troppe vol-te sia su questo giornale sia a voce in tanteoccasioni pubbliche e private: il Sindaco è to-talmente assente e non solo fisicamente, per-ché troppo impegnato nella sua crescita po-litica, per la quale conta anche la carica diSindaco a San Felice Circeo. Quando appa-re “firma “… cosa? Forse non lo sa neanchelui: è un Sindaco distratto.Un buon Sindaco deve calarsi nella realtà delPaese che guida, viverlo intensamente, ascol-tare i cittadini, verificare di persona le pro-blematiche emergenti, sollecitare incontri coni gruppi organizzati, controllare il lavoro degliamministratori affinché sia intenso rapido ecompetente e non si limiti a fugaci apparizio-ni nella sede istituzionale, trascorse oltretut-to esclusivamente al telefonino. Questo tral’altro non può neanche essere considerato

lavoro, si prenda esempio dal governo Mon-ti, indipendentemente dal giudizio che si hasul suo operato, i cui componenti, guidati dal

Presidente e in totale collaborazio-ne, hanno lavorato e lavorano sen-za soste, di giorno e di notte e an-che durante le festività. Se è vero,come è vero, che la situazione delPaese è disastrosa, gli Amministra-tori dovrebbero comportarsi allostesso modo. Mi sembra adatta al-la situazione l’affermazione che ungrande Sindaco di Roma faceva perla Capitale: Non si può governareSan Felice Circeo, se non lo siama!Ho seguito con interesse la campa-gna elettorale per le elezioni del Pre-sidente degli Stati Uniti d’America eho ascoltato con attenzione il dis-corso di Obama subito dopo la vit-toria, discorso nel quale emergonochiaramente i cardini su cui poggiauna grande democrazia. Due candi-

dati, Obama e Romney, che hanno esposto illoro programma con chiarezza nel corso diuna campagna lunga faticosa ininterrotta edurissima, poi la vittoria di Obama, che subi-to dichiara di volersi sedere al tavolo conRomney per discutere con lui come migliora-re il Paese, considerato un’unica grande fa-miglia che resta comunque unita, perché “…se sei disposto a lavorare duro … riuscirai afarcela in questo Paese e vedere realizzato iltuo sogno … e se Dio vorrà, dimostreremo diessere uniti e che possiamo lavorare insiemeper costruire un futuro migliore”.Questa digressione per considerare che, sedai poteri viene un segnale di volontà di unvero e proprio coinvolgimento sociale alla so-luzione dei problemi comuni, forse si riac-cenderebbe uno spirito di sano campanilismoe di forte collaborazione.Parteciperemmo volentieri uniti condividendoprincipi comuni, nonostante le nostre diffe-renze e forse cesseremmo di pensare che ilpotere sia il malvagio oppressore di una so-cietà virtuosa, una società che nella realtà nonè ancora disposta a guardarsi dentro, per nonriflettere sulla sua mentalità e sulle sue re-sponsabilità. n

Fischi

L’Imperatore disse ar Ciambellano:– Quanno monto in berlina e vado a spassosento come un fischietto, piano piano,che m’accompagna sempre indove passo.Io nun so s’è la rota o s’è un cristiano …Ma in ogni modo daje un po’ de grasso.

(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Tutto fermo!Marco Vuchich

Metanizzazione. Atto finale

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L’ interruzione della legislatura regiona-le del Lazio per i noti motivi ha, tra lealtre cose, creato un nuovo problema

al già malandato cammino del turismo lazia-le, che quest’anno ha fatto registrare flussi as-sai scadenti, cioè in netto regresso, con la so-la eccezione (forse) di Roma. Uno degli effet-ti immediati di questa interruzione è stato ilblocco dell’iter per l’approvazione del Pianodi sviluppo triennale del turismo regionale2012-2015, che era stato reso noto pochesettimane prima che scoppiasse il “caso Bat-man”. La bozza di piano trasmesso alle Province,inoltre, è capitato proprio nel pieno della ri-forma istituzionale voluta dal Governo Montiche sopprime la provincia di Latina, fonden-dola con quella di Frosinone. Anche se ma-terialmente questa fusione produrrà i suoi ef-fetti tra un paio di anni, non c’è dubbio cheun piano di sviluppo destinato a durare untriennio non può non risentire di questo cla-moroso cambiamento del “palcoscenico” sulquale deve svolgersi il piano.Quest’accidenti viene, per di più, a cadere l’in-domani della mancata attuazione del prece-dente piano triennale regionale 2009-2011,che avrebbe dovuto coprire gli anni 2011-2013: esso era stato reso pubblico e inviatoper le consultazioni di rito, ma poi non se neè saputo più nulla. Forse perché le previsionidi investimento della Regione (500 mila euro)erano più povere del Poverello di Assisi, chedi miseria sapeva molte cose.Ultima considerazione: la fine legislatura an-ticipata della Regione Lazio è venuta a cade-re proprio in concomitanza con l’iniziativa go-vernativa di varare il dossier del Piano Stra-tegico Nazionale per il rilancio del turismo.Lo studio è stato fatto in collaborazione con“The Boston Consulting Group” ed è statopresentato alla fine di settembre a “un’ampia

rappresentanza delle Regioni che ora lo do-vranno esaminare ed emendare”. Per cono-scere le proposte del Lazio, il ministro del Tu-rismo Gnudi dovrà pazientare parecchio. Si potrà dire che non ha grande importanzaquesto susseguirsi di piani, ai quali viene abi-tualmente riservata – per “merito” degli stes-si autori – la medesima credibilità che, pur-troppo, ha saputo calamitare su di sé la clas-se politica nazionale, credibilità che, com’ènoto dai sondaggi, è prossima allo zero. Sipotrà ulteriormente aggiungere che l’esamedel Piano regionale 2012-2015 sarebbe statocosa vana, considerato che in esso manca lacosa più importante, ossia l’indicazione degliinvestimenti che il Lazio ritiene di dover as-segnare alle spese di promozione e di valo-rizzazione delle strutture e delle imprese. Sia-mo, cioè, passati, almeno formalmente, dai500 mila euro del 2011, agli Zero euro di que-sto nuovo piano triennale.Ma giocare sulle parole e sugli umori non èmai un esercizio produttivo, anche se la col-pa non è di chi fa queste osservazioni.Piuttosto sembra importante considerarecome questi fondamentali momenti di veri-fica e di produzione di idee tendono a es-sere partoriti in cerchie sempre più ristrette

ed esclusive, senza inventare un meccani-smo che consenta di far sentire la propriavoce a chi fa “economia turistica reale” (os-sia i Comuni e le aree turistiche omogenee),e a chi mette a rischio il proprio privato de-naro in imprese turistiche (ossia gli impren-ditori turistici).Per contro – e anche questo va detto – spes-so queste voci sono afone, o si limitano a unasequela di lamentazioni senza lo straccio diuna buona idea da proporre e sulla quale at-tirare investimenti. Il discorso riguarda tutti, e,quindi, anche il Circeo o l’area omogenea Cir-ceo –Sabaudia-Terracina, che sono una par-te molto interessante del turismo provincialee laziale.Perché, approfittando della pausa invernale,e in attesa che la Regione ricomponga le suefrantumate ossa e riprenda il suo doveroso la-voro, non si coglie l’occasione per affrontarequesti temi in pubblici dibattiti, per farsi tro-vare pronti quando la Provincia, se vorrà e po-trà farlo, chiamerà a raccolta enti e operatoriper sollecitarne i contributi migliorativi del Pia-no triennale del turismo regionale. Nella spe-ranza che a esso la “nuova” Regione vogliadestinare idee, progetti realistici e fondi ade-guati. n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 7

Territorio - San Felice Circeo

di Pier Giacomo Sottoriva

La Regione Lazio ha fatto registrare flussi turistici scadenti

Questi sono momenti di verifica e di produzione di nuove idee

Il piano turistico triennale

SAN FELICE CIRCEO – Il giornale “Centro Storico”Gentile Direttore,chi le scrive è un pessimo utente delle enor-mi potenzialità che internet e i social net-works ci mettono giornalmente a disposi-zione, in termini di conoscenza, divulgazio-ne, intrattenimento etc. Mi è capitato, però,di leggere, ad esempio su Facebook, aspriconfronti anche sulle nostre questioni loca-li e a volte i riferimenti alla sua Associazio-ne e all’omonimo giornale è molto più chepalese. Ognuno è libero di scrivere le pro-prie opinioni, ci mancherebbe, però, mi èsembrato ingrato e poco elegante leggeretanta gratuita animosità nei confronti del vo-stro impegno, da parte di personaggi localiche devono anche e soprattutto a questo seoggi ricoprono un nuovo ruolo politico nelnostro paese... Inoltre, ho letto che vi si rim-

provera di essere sempre critici con le am-ministrazioni in carica ponendovi la provo-catoria domanda ironica: “Ci sarà maiun’amministrazione che vi piacerà?”. Sap-pia, gentile Direttore, anche se nelle inten-zioni voleva essere più un giudizio negativoche una vera e propria domanda, c’è chi leg-ge in questo modo di porvi, invece, l’esattocontrario: un’energia positiva per il nostropaese. La forza, l’onestà, l’indipendenza ètestimoniata proprio dalla vostra integrità digiudizio, cosa che ci fa ben sperare, se nonnel triste presente, almeno per un buon fu-turo di San Felice Circeo. Buon lavoro daimolti lettori che si fidano di voi.

(lettera firmata)

SAN FELICE CIRCEO - S.O.S. LimantriaGentile Direttore,voglio approfittare del suo prezioso giorna-le per rammentare a tutti che il nostro pro-montorio, nell’autunno scorso, si è ripreso afatica dal disastro cagionato da milioni di Li-

mantrie che dalla primavera, indisturbate, l’-hanno “spogliato” della vegetazione, cau-sando anche la morte di molte specie di al-beri. Nel frattempo abbiamo assistito neglianni scorsi a un triste rimpallo di responsa-bilità fra quale istituzione presente sul terri-torio, dovesse provare ad adottare misureutili ad arginare il problema: Amministrazio-ne Comunale, Direzione del Parco, Provin-cia, Regione etc. Eppure questo fenomenosi manifesta in forme sempre più minaccio-se e distruttive. Oggi, non ci sono più scu-se, gli enti preposti hanno avuto tutto il tem-po per chiarire le proprie competenze neiconfronti di un problema che sta assumen-do le proporzioni di una vera e propria ca-lamità. Bisogna predisporre con urgenza in-terventi utili a contenere l’enorme riprodu-zione di questa specie di “bruco” così de-vastante per il nostro promontorio. Lo scorso anno, chi si sentì assolutamente

Eletto il nuovo Presidente della “Fondazione Roffredo Caetani”Il Consiglio Generale della “Fondazione Roffredo Caetani”, il 23 novembre u.s., ha eletto al-l’unanimità il nuovo Presidente della stessa Fondazione, alla scadenza dei termini previstidallo Statuto, il dottor Pier Giacomo Sottoriva, Consigliere della Fondazione fin dall’iniziodella sua attività.Già Direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo di Latina e poi dell’Azienda di PromozioneTuristica della Provincia di Latina, iscritto all’Albo dei giornalisti pubblicisti del Lazio da uncinquantennio, iscritto all’Albo dei Revisori contabili dal 1971, autore di numerose pubbli-cazioni di storia della cultura pontina e laziale, il dottor Sottoriva subentra al posto del Pre-sidente uscente ing. Gabriele Panizzi, giunto a fine mandato, e assumerà l’incarico dal 1°gennaio 2013.Congratulazioni e auguri dall’Associazione Culturale “Il Centro Storico” di San Felice Cir-ceo, che si onora di ospitare sul suo giornale alcuni suoi qualificati articoli.

continua a pag. 9

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Ambiente - Sabaudia

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

di Franco Brugnola

La decisione del Prefetto dopo l’intervento della Corte dei Conti

A rischio stabilità e solidità della situazione finanziaria ed economica

La crisi di Sabaudia

D a diciassette anni il Comune di Sa-baudia è gestito da amministrazioni dicentro destra. A causa della instabi-

lità di queste Giunte e di alcune vicende giu-diziarie, molti Sindaci si sono avvicendati ec’è stata anche la nomina di un Commissa-rio straordinario nella persona del Dott. Anto-nio Reppucci. La Giunta Lucci, vincitrice del-le elezioni amministrative del 2009, pur aven-do ottenuto anche il premio di maggioranzae disponendo in consiglio comunale di ben di-ciassette voti, è stata condizionata e blocca-ta da liti interne. Il giorno 4 ottobre il Presi-dente del Consiglio comunale ha trasmessoai consiglieri la deliberazione della Sezione re-gionale di Controllo del Lazio n. 61 datata 26giugno 2012, nella quale si legge che l’esa-me dei rendiconti 2009 e 2010 ha portato inemersione il reiterato ricorso a prassi e com-portamenti irregolari suscettibili – nel conte-sto della gestione comunale – di incidere sul-la stabilità e sulla solidità della situazione fi-nanziaria ed economica dell’ente, ponendo-ne a rischio la tenuta nel prossimo futuro. Inparticolare la Corte ha evidenziato i seguentifenomeni patologici: 1) Criticità inerenti all’at-tendibilità del risultato contabile di ammini-strazione a motivo dell’omessa rappresenta-zione di taluni vincoli di spesa, la cui correttacontabilizzazione avrebbe comportato situa-zioni di disavanzo reale in luogo dei rendi-contati avanzi da reputarsi perciò meramen-te apparenti 2) Criticità inerenti alla veridicità,liquidabilità e solidità dell’avanzo di ammini-strazione in quanto inficiato dalla presenza nelconto del bilancio di residui attivi vetusti diparte corrente di dubbia esigibilità 3) Criticitànella gestione della liquidità con presenza nelconto del bilancio di significativi differenzialinegativi tra poste attive e passive, sintomati-che di difficoltà nella gestione della liquidità4) Irregolare computazione fra i servizi in con-to terzi di partite correnti 5) Mancato aggior-namento degli inventari dei beni mobili e im-mobili, incidente sull’attendibilità del conto delpatrimonio 6) Mancata predisposizione delrapporto sulla correttezza dei pagamenti.Conseguentemente la Corte ha ritenuto chedetti fenomeni denotino la scarsa attenzioneprestata nel tempo dall’Amministrazione persalvaguardare le finanze dell’Ente e garantirel’espletamento delle relative funzioni istitu-zionali in un quadro di effettiva sostenibilità.La palmare inconsistenza degli avanzi rendi-contati nel 2009 e nel 2010 è in sé sintomoeloquente del depauperamento progressivo eincontrollato delle finanze comunali, fenome-no del quale vanno rintracciate e rimosse condeterminazione le concause. E’ stata inoltresegnalata la mancata iscrizione a titolo cau-telativo di un congruo fondo rischi a coper-tura dei crediti inesigibili. Pertanto la Sezioneha ordinato la sollecita comunicazione da par-te del Comune delle “…misure correttive e sulrispetto dei vincoli e limitazioni posti in casodi mancato rispetto delle regole del patto distabilità interno.Per meglio comprendere i fatti, occorre direche il rendiconto 2009 era stato approvato dalConsiglio con deliberazione n. 61/2010 con ilvoto favorevole dei consiglieri Lucci, Cap-

poncelli, De Piccoli, Benedetti, Ciriello, Capri-glione, Mignacca, Fogli, Sanna, Zeoli, Cucca-roni, Di Maio, Giuliani, Scalfati, Placati e Bian-chi Nicola. L’unico voto contrario è stato quel-lo di Brugnola. Erano assenti: Chiarato, Bian-chi Amedeo, Venditti e Schintu. Il rendiconto2010 era stato approvato con deliberazionen.53/2011, avevano votato a favore: Lucci,Capponcelli, De Piccoli, Capriglione, Fogli,Sanna, Zeoli, Di Maio, Giuliani, Scalfati, Placatie Bianchi Nicola, avevano votato contro: Bru-gnola, Amedeo Bianchi, Cuccaroni, Benedet-ti, Ciriello e Venditti. Erano assenti Mignaccae Schintu. Gran parte dei rilievi oggetto del-l’attenzione della Corte erano stati segnalatidal Partito Democratico all’Ispettorato Gene-rale di Finanza, alla Prefettura e alla Corte deiConti. Il 31 ottobre scorso, a distanza di oltrecinque mesi dalla scadenza di legge, final-mente, su richiesta del Sindaco era statoiscritto all’ordine del giorno del Consiglio co-munale il rendiconto 2011 approvato dallaGiunta comunale con deliberazione n.57 del24 maggio 2012. Nonostante i gravissimi rilieviformulati dalla Corte dei Conti con la citata de-liberazione 61/2012, il Sindaco ha sottopostoal Consiglio, il rendiconto 2011, senza modi-ficare nulla, anche se molti dei rilievi formula-ti dalla Corte dei Conti sui rendiconti degliesercizi 2009 e 2010 sono presenti anche nelrendiconto dell’anno 2011. Il giorno 31 otto-bre il Sindaco e i consiglieri che condividonoil suo operato non si sono presentati in con-siglio certificando la fine di una maggioranzae impedendo il dibattito in aula. Dopo alcunedichiarazioni delle minoranze, tutte critichesull‘assenza del Sindaco, anche altri consi-glieri di maggioranza hanno lasciato l’aula fa-cendo mancare il numero legale. Un fatto gra-vissimo e offensivo nei confronti del Consigliocomunale e dei cittadini.Il programma elettorale di Lucci prometteva:sviluppo economico (agricoltura, turismo,commercio), politiche della sicurezza, politi-che per la casa e il territorio, politiche am-bientali, politiche per i beni e le attività cultu-rali e sportive, politiche per le opere pubbli-che e i trasporti, partecipazione dei cittadi-ni…tutte cose non mantenute nei fatti a cau-sa dei conflitti interni della maggioranza. Il Co-mune è anche la principale azienda del terri-torio e la sua paralisi, i ritardi dei pagamentietc. si riflettono sull’economia dell’intera co-munità. Una maggioranza che non è capacedi approvare un bilancio non merita questonome. Il Consiglio comunale è stato spoglia-to completamente dei propri poteri in quan-to, quando e se sarà chiamato ad approvareil bilancio di previsione 2012, non potrà cheratificare le scelte fatte fino allora dalla Giun-ta. Immediatamente il Partito Democratico hainviato una richiesta alla Prefettura di Latinae al Difensore civico della regione Lazio per-ché vengano assunti, ai sensi dell’art. 141 delD.lgs 267/2000, gli atti di competenza. A suavolta il Prefetto dopo aver diffidato l’Ammini-strazione ad approvare il Bilancio di previsio-ne e a seguito anche delle dimissioni del Sin-daco, ha provveduto alla nomina di un Com-missario ad acta e allo scioglimento del Con-siglio comunale. n

Editoriale Tutto fermo! 1Personaggio Mauro Petrucci 2Politica Aquila non capit muscal 3Territorio Se la crisi autorizza a sognare4Politica Governi tecnici e democrazia 5Territorio Il piano turistico triennale 7Ambiente La crisi di Sabaudia 8Il fatto Sabaudia anno zero 9Il fatto Petrucci e il compens

da Sindaco 10Il fatto Giornalisti o cagnolini

da salotto? 11Ambiente Amedeo di Savoia detto

il “Conte Verde” 12Ambiente La sfida dell’identità e

e dell’eccellenza 13Società Economia, paesaggio e

cemento 14Territorio Per i Sanfeliciani la più

importante caccia al tesoro15Territorio Le condizioni del lago 16Associazionismo L’estate è finita e dopo? 17Libri Tutti i presenti 18Ambiente Maria Pia Mambro 19Cronaca Circeo per la Pace 20Sport Il calcio al Circeo 21Personaggio/Oroscopo 22Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Poesia 23

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E cco, la politica oggi riparte da qui. Enon solo quella di Sabaudia. Bilancidissestati, servizi ai cittadini tagliati, in-

frastrutture ferme al palo. La rabbia della gen-te si convoglia verso i movimenti e i volti nuo-vi. Beppe Grillo, Matteo Renzi. Ma la rivoltasi sgretola in mille rivoli, anche nella voglia di“non voto”, come accaduto in Sicilia.Una popolazione più depressa che arrabbia-ta. Dopo Marrazzo, la Polverini. Nessuno è ingrado di avvertire un segno di discontinuità,di cambiamento reale.Un paese, l’Italia, costretto a seguire quoti-dianamente le vicende delle “olgettine”, deivari politici indagati, delle malefatte di una in-tera classe politica, è un Paese che non puòstare bene. Innanzi tutto con se stesso. Sìperché questa classe politica è stata votatada qualcuno, non si è materializzata all’im-provviso. E quindi c’è anche un senso di col-pa in noi, la voglia di ammettere, anche fati-cosamente, che sì, siamo colpevoli per nonaver vigilato, per aver accordato troppo facil-mente la fiducia.Ma il punto è che fare.Su questo mi sento di intervenire. Non biso-gna disperare, bisogna prendere esempio dainostri padri che dopo la seconda guerra mon-diale si sono rimboccati le maniche e senzafarsi intimorire dai cumuli di macerie hannoavuto la forza di ricostruire la nazione.Sabaudia, San Felice, Terracina, unite dal dis-sesto economico finanziario. Costrette allabancarotta, o quasi. Ma le altre città non me-no ferite dalla presenza della criminalità or-ganizzata, dei senza lavoro, dei senza casa.A marzo si vota per le politiche e per le re-gionali e anche per le comunali. Cosa fare?Come muoversi? Intanto occorre ragionarenon solo come elettori, ma come parte deltessuto politico. Quanti piccoli imprenditori,commercianti, casalinghe, sanno e sono con-vinti di saper fare bene, di avere delle com-petenze: un sapere e una saggezza che sa-rebbero di grande utilità nel lavoro per gli al-tri e nella rappresentanza. Persone che i par-titi hanno sempre tenuto lontane perché non

funzionali a “scalate” di potere, a compro-messi, ad accordi sottobanco. Ma, quasisempre, c’è da parte nostra un pernicioso at-teggiamento di delega, che consegna il no-stro futuro ad altri. Il nostro territorio finiscecosì per somigliare a loro, a quelli che anco-ra una volta sono pronti a fare il salto dellaquaglia, a posizionare il loro clan, a creare bu-siness fine a se stesso o funzionale alla cam-pagna elettorale. Avremo un territorio che so-miglia a loro e non a noi. A noi che vogliamoscuole pulite e sicure, farmacie aperte anchela notte, mezzi di trasporto ecologici. E allo-ra, è il momento di mettere la propria faccia.Mancano ancora pochi mesi. Non perdiamotempo per pensare a chi votare, ma pensia-mo fortemente a come vogliamo cambiare.Che cosa si deve cambiare. Partiamo da ca-sa nostra, dalla mancanza di strisce pedona-li o dalle barriere architettoniche che impedi-scono al nostro anziano genitore di passeg-giare senza pericoli.Cominciamo da subito, facciamo suonareuna sorta di allerta civica. Incontriamoci, ve-diamoci, parliamone. Lasciamo i politici chiu-si nei loro uffici a leccarsi le ferite e a vederecome mettere insieme le loro tristi giornate.Un risveglio civico delle coscienze ci può sal-vare. Aprite le vostre case al dibattito e la-sciate fuori i delinquenti. Adesso, subito, infretta: sono in molti a esortare gli elettori perandare a votare alle primarie di coalizione didestra e di sinistra per non dire del grandecentro Riccardi-Montezemolo. Ma a chi leg-ge questo giornale dico: il nostro “adesso”non è per la persona ma per il contenuto del-l’azione politica. Da subito decidere che co-sa fare. Chi lo farà ne sarà una diretta con-seguenza.Aprite i cassetti. Tirate fuori i progetti. Sa-baudia ha diritto di non vincere il premio “Ila-ria Alpi” per un documentario sulla camorrama di essere ambita per un evento culturaleinternazionale. E San Felice perché non puòritornare a essere glamour e chic come Can-nes o Saint Tropez? Facciamoci sentire, nonabbiamo bisogno di un voto di protesta, ma

di riappropriarci della nostra capacità di scel-ta. Qualche piccola idea. Mi immedesimo in unaturista che arriva dalle nostre parti. Che cosavorrei? Una mappa per capire se preferiscoalloggiare in un agriturismo o in appartamen-to o in Hotel. Vorrei una offerta il più possibi-le differenziata, certezza dei prezzi, della pu-lizia, della qualità del servizio e del cibo.Un centro dunque dove qualcuno si prendecura di me e mi aiuta a godere del luogo. Iltraffico de La Cona lo supererei con due par-cheggi di scambio, con una serie di microcarin affitto, pulmini elettrici, tutte le zone di pas-saggio riconvertite al commercio di prodottilocali e di artigianato. Luoghi sicuri dove pas-seggiare. Il denaro deve arrivare ai Comuninon dalle multe ma dal consumo di servizi diqualità: questo rende un soggiorno piacevo-le. Per arrivare in piazza a San Felice in ora-rio di aperitivo basta prendere il pulmino chefa su e giù e che mi evita l’ingorgo e il bam-bino che strilla in macchina perché’ non nepuò più di stare chiuso. Facciamo rivivere cir-coli culturali, cinema di qualità, attiriamo per-sone, anche dall’estero che siano nomi di pre-stigio.Da San Felice a Sabaudia si arriva anche inbicicletta e le dune – d’estate- si illuminanoperché ci sono luci che si ricaricano con il so-le e si accendono di notte consentendo il pas-seggio fino al ponte di Sabaudia con carroz-zine e biciclette. La via percorribile dai pedo-ni viene recuperata ripristinando la fascia la-terale della strada sulle dune che oggi è com-pletamente occupata da giardinetti abusivi. Eil centro di Sabaudia, riqualificato con un pòdi pittura e di fiori con la bella piazza che of-fre musica e ristoro. Ma musica come in piaz-za San Marco a Venezia o come a Place Ven-dome a Parigi. Sì perché le nostre terre sonobelle e vogliamo che finalmente ci venganorestituite. Solo così ci sarà lavoro per tutti.Continuiamo a progettare nei prossimi mesi.Una volta stabilito il progetto cercheremo glioperai. Così la politica sarà veramente rinno-vata. n

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 9

Il fatto - Sabaudia

Incontriamoci, vediamoci, parliamone e lasciamo i politici chiusi nei loro uffici

di Anna Scalfati

Sabaudia San Felice Terracina unite dal dissesto economico finanziario

Sabaudia anno zero

esente da qualsiasi responsabilità, fu la nuo-va amministrazione “Petrucci”. Subentrò al-la precedente solo nel mese di maggio, mo-strando fin da subito grande familiarità conla Presidente della Regione Lazio, che ven-ne personalmente al Circeo per sostenere lalista che risultò vincente. Speriamo che si siaapprofittato di questo “feeling”, anche perstrappare un impegno economico dellaPolverini su questo problema, rammentan-dole come la regione Toscana, per salvare ilpromontorio di Piombino dalla Limantria, si

sia mobilitata per tempo con mezzi e finan-ziamenti. In assenza d’interventi concreti, l’i-gnavia degli amministratori locali di fronte aun disastro ambientale annunciato non do-vrebbe più essere tollerata ma perseguitaper legge. La presente, quindi, vuole esse-re anche una pubblica diffida per i nostri po-litici ad agire in fretta.

SABAUDIA – Un Comune bloccatoCaro Direttore,purtroppo la situazione economica a Sa-baudia è grave e non c’è più lavoro, mol-te persone hanno difficoltà ad andareavanti e a trovare i soldi per mangiare.Nonostante ciò leggiamo dai giornali cheil Sindaco e la maggioranza che lo sostie-

ne passano il tempo in riunioni per deci-dere chi dovrà occupare questa o quellapoltrona. Da quello che ho appreso, nonè stato neanche approvato il bilancio diprevisione, per cui gli uffici, non dispo-nendo di risorse aggiuntive, hanno diffi-coltà a intervenire per corrispondere con-tributi alle famiglie bisognose per il cano-ne di locazione, per il pagamento delleutenze, per i libri scolastici, etc. Penso chechi amministra una città dovrebbe occu-parsi prima di ogni altra cosa di chi si tro-va in condizioni di indigenza e se non lovuole fare, ritengo che sia opportuno chesi dimetta. Cordiali saluti.

(lettera firmata)

segue da pag. 7

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L o immagino irrompere negli ufficidella ragioneria col suo fido Peppee “staccare” il classico assegno, ti-

pica della impavida tracotanza dell’uomopotente che può tutto. Quello perennemen-te al telefono, pronto a dispensare consiglie soprattutto a elargire i biglietti gratis delConi della serie A delle partite di Roma eLazio. Lo chiamano tutti e tutti sono prontia rendergli servigi. Quel medico di provin-cia proprio non ci voleva in consiglio co-munale, avrà pensato. A margine delle de-molizioni di Quarto caldo, gli giunge, infat-ti, la richiesta di restituire le somme perce-pite come presidente del Coni e della ConiServizi. Eppure c’è qualcuno che giura chegli emolumenti dal comune di San FeliceCirceo potevano essere tranquillamentepagati al numero uno del Coni. Poi, im-provvisa, la richiesta che demolisce tutto inun attimo. E così, con un gesto di stizza get-ta l’assegno sul tavolo del responsabile del-la ragioneria, come per dire: “Con i vostrisoldi non ci faccio nulla”.“Sei in una botte di ferro”, gli aveva sus-surrato qualcuno nelle orecchie durante lariunione di maggioranza. Però, incalzato dalCorriere della Sera che pubblica una stri-minzita notizia sul triplo emolumento, rila-scia una dichiarazione per dire che i soldi luili aveva presi e prima che qualcuno potes-se andare a verificare il tutto, si affretta acommentare: “Li ho già restituiti”.Già a settembre aveva chiesto conto dei sol-di del Comune, dopo che la sua giunta ave-va provveduto a rideterminare le sommespettanti per il ruolo ricoperto. Poco più di2.500,00 che in un periodo di vacche magre

fanno comodo a tutti. Anche a lui che non ri-esce certo a tirare avanti con la pensione el’incarico di presidente del Coni. Solo que-st’ultimo gli porta in tasca circa 176.000,00euro l’anno (dal sito istituzionale del Coni),senza considerare il compenso da presiden-te della Coni Servizi S.p.A. (sul sito non c’ètraccia della relativa tabella) e delle sommequale titolare di pensione.Un bello smacco per chi aveva fatto girareper il paese la voce che il sindaco i soldi nonli ha mai presi per la sua carica, anzi li sta-va accantonando su un conto corrente,pronti per essere devoluti in beneficienza.Quel conto, però, si è venuto a sapere poiche era quello suo personale.Una figuraccia, vero, ma poco importa. Oraè alle prese con il dissesto finanziario e si-curamente avrà modo di rifarsi col suo rivaledurante il periodo elettorale, che oggi è di-ventato il suo acerrimo nemico. Schiboninon dovrà dormire sonni tranquilli, sta me-ditando ora Petrucci. Lui dovrà risponderedei bilanci passati che sono macchiati da unriequilibrio che è diventato difficile da met-tere su, tanto da inviare una richiesta allaRagioneria Generale dello Stato per unaispezione sui conti dell’Ente.Una chiamata poi a Canzio, suo amico e Ra-gioniere Generale dello Stato, per farsi assi-curare che il tutto possa avvenire in tempi ra-pidi. Basta aspettare ancora un po’ (forse orache usciamo con il giornale la RGS avrà giàtrasmesso la relazione) e poi si deciderà. Cisi augura che i sanfeliciani non dovranno pa-tire per un sindaco romano che poco ha acuore le questioni locali. E soprattutto pos-sano ripianare un debito, qualora fosse ac-

certato, inc i n q u eanni co-me per-mette lan u o v anormati-va suglienti locali.Così facendo, si aiuterebbe l’economia delpaese e non si aggraverebbero ulteriormen-te i cittadini che poco conoscono di un Sin-daco venuto da lontano e che qui studia perdiventare ministro. Ma il problema dissesto non è certo l’unicosuo pensiero, perché la questione dell’e-molumento da sindaco non è certo finitaqua. Anzi si aspetta. Si attende il parere cheil suo capo di gabinetto ha chiesto a suo no-me per capire se effettivamente i soldi cheSchiboni ha denunciato come ricevuti im-propriamente possano tornare nelle taschedi Petrucci.Il problema non sta sulla legittimità, ma sul-l’opportunità di ricevere quel compenso.Nell’immediatezza della sua amministrazio-ne aveva detto che tutti i suoi collaboratoriavrebbero lavorato gratis e soprattuttoavrebbe dato al paese il modo di crescerein servizi e progetti, attraverso anche l’aiu-to dei suoi amici altolocati e ben addentra-ti nelle maglie amministrative nazionali.Una domanda però ci giunge spontaneadopo sei mesi di amministrazione. Il Circeoaveva bisogno di un sindaco come Petruc-ci o Petrucci aveva bisogno del Circeo perla sua escalation amministrativa e politica?Meditate gente, meditate. n

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Il fatto

di “La Taccola del Circeo”

Petrucci e il compenso da Sindaco“Sei in una botte di ferro” …

Gianni Petrucci

euro ha assunto 59.870 laureati disoccupa-ti, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poialtri 12.500 dal 1 settembre come inse-gnanti nella pubblica istruzione. Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni stataliper il valore di 2,3 miliardi di euro che fi-nanziavano licei privati esclusivi e ha vara-to (con quei soldi) un piano per la costru-zione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole ele-mentari avviando un piano di rilancio degliinvestimenti nelle infrastrutture nazionali.Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale,un dispositivo che consente di pagare tas-se zero a chiunque si costituisca come co-operativa e apra una libreria indipendenteassumendo almeno due laureati disoccu-pati iscritti alla lista dei disoccupati oppurecassintegrati, in modo tale da far rispar-miare soldi della spesa pubblica, dare unminimo contributo all´occupazione e rilan-ciare dei nuovi status sociali. Ha abolito tutti i sussidi governativi a rivi-stucole, fondazioni inutili e case editrici, so-stituite da comitati di “imprenditori statali”

che finanziano aziende culturali sulla basedi presentazione di piani business legati astrategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto com-plesso nel quale si offre alle banche unascelta (non imposizione): chi offre creditiagevolati ad aziende che producono mercifrancesi, riceve agevolazioni fiscali, chi of-fre strumenti finanziari paga una tassa sup-plementare: prendere o lasciare. Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti ifunzionari governativi, del 32% di tutti i par-lamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigentistatali che guadagnano più di 800 mila eurol’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di eu-ro) ha istituito un fondo garanzia welfare cheattribuisce a “donne mamme singole” in con-dizioni finanziarie disagiate uno stipendio ga-rantito mensile per la durata di cinque anni,finché il bambino non va alle scuole elemen-tari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.Risultato: l’ormai famoso spread con i bundtedeschi è sceso per magia a 101 (da noi,al momento attuale, viaggia intorno a 350),l´inflazione non è salita e competitività e pro-duttività nazionali sono aumentate nel me-se di giugno per la prima volta da tre annia questa parte.

***Un ultimo punto concerne - dopo i disastriprodotti da (quasi tutti) gli ultimi ministri del-l’Istruzione, non ultima la ministra Gelmini -la scuola e l’università. In ogni Paese avanzato sono considerate ilvolano fondamentale del progresso, l’inve-stimento principale per costruire l’avveniree il loro stato misura il grado stesso di ci-viltà di una nazione.Di più si doveva almeno progettare, se nonsubito fare, per rimediare allo stato di pre-carietà di questo settore strategico per il fu-turo del Paese. E’, infatti, nelle eccellentiscuole e nelle eccellenti università che siforgiano le future classi dirigenti e le “ca-pacità” di un Paese.Ha detto il 7 novembre u.s. Barack Obama,in un passo del suo discorso di Presidenteneo eletto degli Stati Uniti: “L’America nonè grande e ricca perché ha più risorse e ilpiù potente esercito del mondo. L’Americaè grande e ricca perché ha le migliori uni-versità del mondo”.Nelle quali, soprattutto, si costruiscono isuccessi e i destini di un grande Paese: at-traverso cioè lo sviluppo della ricerca, del-l’innovazione, della tecnologia e della cul-tura. n

segue dalla pagina 5

Politica di ALESSANDRO PETTI

Governi tecnici e democrazia

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Il fatto

I l giornalista deve essere il cane daguardia – “watch dog” come dicono gliinglesi - del potere: non accontentarsi

della versione ufficiale dei fatti, ma cercaredi capirli senza pregiudizi, e di spiegarli, conimparzialità, precisione e completezza:“Fairness and accuracy”, come insegna ilgrande giornalismo anglosassone. Anche San Felice Circeo, senza scomoda-re i mitici cronisti del Watergate, ha avuto isuoi zelanti cani da guardia. Per diversi an-ni, soprattutto gli ultimi due, hanno scan-dagliato ogni atto emesso dal Comune,controllando virgole, spazi e punti a capo.Un lavoro certosino che ha fatto spessoemergere “anomalie” e trasformato anche ilpiù innocuo dei provvedimenti in un “gial-lo” o in un casoda Procura daprima pagina.Poi, a maggioscorso, all’indo-mani delle elezio-ni vinte dal “colo-nizzatore roma-no” (come l‘hadefinito, pubbli-camente, il dele-gato al centrostorico, prima dimontare con non-chalance sul carro del vincitore in pectore),questa razza di mastini della carta stampa-ta è misteriosamente scomparsa. Comed’incanto, gli atti comunali (nonostante igrossolani errori degli esordi, ammessi per-fino dallo stesso sindaco) sono diventatichiari e comprensibili, le virgole e gli spazisono tornati al loro posto e i punti non so-no stati più messi a casaccio. I cani daguardia si sono trasformati in cagnolini dasalotto, sempre pronti quando c’è da in-censare il potere, o se gli viene chiesto difare le pulci all’ex maggioranza, ora oppo-sizione. Che l’aria fosse cambiata e che i nuovi am-ministratori non sarebbero stati più distur-bati lo si è capito subito: memorabile unpezzo uscito quest’estate sul giornale lo-cale più conosciuto. Ecco l’attacco: “Olim-piadi di Londra, Gianni Petrucci inauguraCasa Italia e porta con sé il Circeo nella ca-pitale inglese”. Proprio così. “Porta con séil Circeo!”. Del resto, è noto a tutti, se a Lon-dra non si parla d’altro, è anche grazie adarticoli compiacenti come questo.Ad agosto, l’articolista si superava con unaltro pezzo stile Pravda,o alla Emilio Fede ai tem-pi d’oro: “Estate sicuraquest’estate al Circeo,calati drasticamente i fur-ti. Aumentati i pattuglia-menti da parte dei cara-binieri. Lo scorso anno siè assistito a una razzia diautomobili, con numeriche, sebbene non fosse-

ro ritenuti allarmanti, hanno fatto registrareanche due o tre colpi in una sola notte.Quest’anno, grazie all’azione di prevenzio-ne messa in campo dai carabinieri, è statoinferto un duro colpo alle attività criminosein genere, dando così modo ai turisti di vi-vere tranquillamente le proprie vacanze”. Evissero tutti felici e contenti. Peccato che iltesto non riporti alcun dato ufficiale delleforze dell’ordine, ma si basi solo sul nume-ro dei furti di cui il novello Pulitzer è venu-to a conoscenza dandone notizia. Non tut-ti, ovviamente, l’hanno bevuta, ma il mes-saggio è stato chiaro: con Petrucci è un’al-tra musica, potete dormire tranquilli. Eppure fino a qualche mese fa il reporterd’assalto sembrava fare davvero con grin-

ta il suo mestiere.L’infaticabile segu-gio era solito appo-starsi dietro queicartelli di inizio la-

vori posizionati neicantieri delle operepubbliche. Qui, cro-nometro alla mano,aspettava con an-sia che scadesse iltermine di conse-gna per poter scri-vere un vibrantepezzo di denunciasui ritardi del Co-mune. Alla fine del2011 (guarda casopoco dopo l’annun-cio della candidatura “romana”), il cronista“embedded” stilò l’elenco dei lavori a me-tà, dai bagni pubblici del centro storico(“che – puntualizzava - sarebbero dovutiterminare oltre una settimana fa”!), al par-cheggio di Colonia Elena, dai lavori in viadel Sole a quelli in via Lepido. Dopo le ele-zioni dei cantieri infiniti non si è saputo piùniente, come se non fosse compito dellanuova amministrazione concludere quei la-vori ancora aperti. La soap sul parcheggio“fantasma” a Colonia Elena si è brusca-

mente interrotta, e nonabbiamo avuto il piaceredi sapere perché il pon-teggio per il Piano Colo-re faccia ancora bellamostra di sé (da mesi) nelcentro storico. Eppurel’anno scorso, i ritardidella pavimentazione delCorso venivano sottoli-neati (giustamente) un

giorno sì e l’altro pure. Prima dell’otto maggio una generica lette-ra di denuncia di un residente era sufficienteper sentenziare che il Circeo era “spento daldegrado”. E le segnalazioni su strade dis-sestate, semafori rotti o il lungomare albuio, venivano colte al volo per evidenzia-

re l’inefficienza dell’amministrazione.Questi disagi si ripetono anche ades-so, ma evidentemente nessuno se-gnala più. Al massimo, il giornale cispiega che i quartieri sono al buio “peril maltempo” (29 ottobre 2012).Anche le vecchie penne di altre testa-te, dopo anni passati in trincea a pub-blicare esposti anonimi e falsi scoop,si potranno finalmente rilassare, per-ché i nemici sono passati all’opposi-zione. Ma quello che ci domandiamoè: qual è il loro tornaconto? Perchénon riescono a mantenersi obiettivi?Forse, hanno perso il faro, la bussola,la ragione del loro lavoro? Forse han-no dimenticato che chi scrive dovreb-be farlo senza condizionamenti, sen-za simpatie, senza forzature? Qualun-que sia la loro motivazione, resta il fat-to che il potente Petrucci si è fattoamico tutta la stampa locale.E potranno godersi il meritato relaxpure quegli ambientalisti che hanno

fatto il diavolo a quattro contro una bretel-la stradale di qualche decina di metri, dis-cutibile ma non di certo uno scempio, e ilcampo-scuola da golf alla Cava (iniziativa aimpatto zero per rendere fruibile un’area ri-dotta a discarica da 50 anni), ma che nonfiatano sul progetto, avanzato dalla nuovamaggioranza, per un parcheggio interratonel centro storico (questo sì potenzialmen-te devastante in una zona vincolata). Noi continueremo a svolgere un ruolo dicontrollo nei confronti di questa ammini-strazione, come con quelle che l’hanno pre-ceduta, criticando quando ci sarà da criti-care e sottolineando i meriti quando ci sa-rà da farlo. E giudicheremo i fatti mai perpregiudizio e o per partito preso. Perchésiamo convinti che la credibilità di un’am-ministrazione non si misuri dal “colore” del-la maggioranza, ma dalla capacità di met-tere in campo progetti importanti per il pae-se e soprattutto di realizzarli. n

Come cambia l’informazione nell’era Petrucci

Giornalisti o cagnolini da salotto?

di Rosa L.

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P rosegue l’Odonomastica sabaudia-na (ricordo che con questo terminesi designa l’insieme dei nomi del-

le strade, piazze, e più in genere, di tutte learee di circolazione di un centro abitato e illoro studio storico-linguistico). Molti di noivivono o passano per le strade senza sa-pere o chiedersi del perché di alcuni nomi.Via Conte Verde è una delle principali stra-de di Sabaudia, risalenti alla fondazione,che congiunge via Vittorio Emanuele III convia Conte Rosso. Su questa via troviamo lescuole medie, la sede dell’ASL e quella delPunto di primo intervento (PPI).Amedeo VI di Savoia detto il Conte Ver-de nacque a Chambery (all’epoca capitaledel ducato) il 4 gennaio 1334, da Aimone eIolanda di Monferrato. Fu soprannominatoConte Verde perché in gioventù aveva par-tecipato a numerosi tornei, nei quali utiliz-zava armi e vessilli di colore verde e anchequando salì al trono, continuò a vestirsi conabiti di quel colore.Succedette al padre Aimone all’età di no-ve anni sotto un consiglio di reggenza, al-la costituzione del quale aveva provvedu-to, prima di morire, lo stesso Aimone, nelsuo testamento. Sin da ragazzo diede pro-va di aver ereditato le qualità guerriere deisuoi avi. Andando in soccorso, con unavasta schiera di cavalieri, del cugino Gia-como di Savoia, contribuì alla conquista diCherasco con una vittoria sui marchesi diMonferrato (1347). La guerra tra i principidi Savoia e di Piemonte da una parte e imarchesi di Monferrato e di Saluzzo dal-l’altra proseguì e a questi ultimi si unì Lu-chino Visconti. Solo alla morte di Luchinofu possibile mettere fine alle contese conle nozze di Bianca di Savoia (sorella diAmedeo VI) e Galeazzo Visconti. Nel 1349si estinse la stirpe dei delfini del Viennese,avversari per molti anni di Casa Savoia, ela loro eredità passò al figlio primogenitodel re di Francia per cuiAmedeo si trovò ad averecome avversario un regnofortissimo. Mentre erano incorso trattative per definire iconfini tra i due stati il luo-gotenente del Delfino invasele terre soggette ai Conti diSavoia, costringendo Ame-deo VI ad armare un eserci-to e a invadere a sua volta ilterritorio nemico. Finalmen-te nel 1354 Amedeo riportò(nei pressi del villaggio diAbrets) un’importante vitto-ria che pose fine alla guerra.La pace fu poi siglata nel1355 con reciproche con-cessioni territoriali che pre-miarono comunque Ame-deo. Per cementare definiti-vamente i rapporti fra Savoiae Francia Amedeo sposòBona di Borbone figliadi Pietro I di Borbone e cu-gina del re di Francia, donna

forte e molto intelligenteche resse lo Stato du-rante i lunghi periodi diassenza del marito, alquale dette due figli:Amedeo VII (poi detto ilConte Rosso) e Luigi,morto in tenera età. Nel1356 iniziò un nuovo pe-riodo di battaglie con icugini di Amedeo, i prin-cipi di Acaia, terminatocon la sconfitta di Gia-como d’Acaia. Amedeoriuscì poi ad annettersiCuneo, Santhià e Biella.La fama di Amedeo ora-mai era cresciuta e l’Im-peratore Carlo IV lo inve-stì del Vicariato imperia-le con giurisdizione suuna grande estensionedel paese e anche sull’Università di Gine-vra.Sotto il suo governo il Piemonte conobbeun periodo di splendore e di gloria mai vi-sti prima. Per la sua fama di combattentenel 1366 fu indotto dal pontefice a com-battere anche in Oriente controBulgari e Turchi in difesa del cugino Gio-vanni V Paleologo, imperatore d’Oriente ca-duto nelle mani dello Czar bulgaro, GiovanniShishman. Amedeo lo liberò e riconquistòGallipoli, rivendicando a questo punto an-che il trono dell’impero bizantino.Al ritorno nei sui stati la situazione politicaera mutata. I Visconti andavano estenden-do i loro domini, minacciando anche il Mon-ferrato; l’Imperatore e il Papa decisero di af-fidare ad Amedeo la guida delle truppe percombattere Galeazzo Visconti. Nella batta-glia di Gavardo ( 1373 ) Amedeo inflisse alnemico una sconfitta memorabile. In que-gli stessi anni, contraendo alleanze di co-

modo, consolidò il suoprestigio e i suoi posse-dimenti. Ricorse adazioni diplomatiche emilitari utili a compatta-re i confini e a estende-re la propria giurisdizio-ne da Chillon a Ginevra,da Aosta e Ivrea a Tori-no, dalla valle di Susaalla Tarantasia e allaMoriana; allungò il suodominio fino a Cuneo.Noto in tutta Europa peril suo valore e per la suasaggezza, Amedeo VI fuanche arbitro nelle con-tese delle guerre di allo-ra: decisivo fu il suo in-tervento con questafunzione in una disputache durava da tre anni

tra le Repubbliche di Genova e Venezia perla supremazia in Oriente. A questo succes-so seguì l’intervento in aiuto del re Luigi IId’Angiò di Napoli, per la conquista del re-gno di Napoli. Purtroppo proprio mentre se-guitava a collezionare vittorie in battaglia,morì di peste nel 1383, a soli 49 anni, aSanto Stefano del Molise (Campobasso); ilsuo corpo imbalsamato fu trasportato viamare da Pozzuoli a Savona e poi sepoltonell’Abbazia di Altacomba insieme a molticonti e re di casa Savoia, tra i quali UmbertoII e la moglie Maria José.Dotato di una personalità complessa, digrande generosità e coraggio, dai nove an-ni fino ai quarantacinque, rispettò il voto didigiuno al venerdì e sabato e di astensioneda carne e pesce al mercoledì, lavò ogni ve-nerdì santo i piedi a dodici poveri; si sotto-pose a dure penitenze; nei suoi frequentipellegrinaggi fondò conventi ed elargì doniai monaci, pur amando la caccia, il gioco

d’azzardo e gliscacchi. Si dedicòalla stesura dileggi di grandeimportanza so-ciale, stabilendotra l’altro il gratui-to patrocinio per ipoveri e l’ugua-glianza di tutti icittadini davantialla legge. E’ sta-to il fondatore diuno dei principaliordini cavallere-schi: l’Ordine delCollare poi dettodell’Annunziata,quando vi fu ag-giunta l’immaginedi Maria VergineAnnunziata, chepoi rimase persempre l’Ordinesupremo di CasaSavoia. n

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Ambiente

di Aristippo

Amedeo di Savoia detto il “Conte Verde”

Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde

Sabaudia. Via Conte Verde

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Inserto

Premessa

P rima di parlare del ritrovamento delrelitto della corazzata Roma occor-re ricordare l’importante evento sto-

rico collegato a questo relitto. Si ritienequindi necessario descrivere – anche sesinteticamente - quanto avvenne, nell’am-bito della allora Regia Marina, i giorni 7,8 e9 settembre 1943.Nel settembre del 1943 il Comandante inCapo delle Forze Navali da Battaglia eral’Ammiraglio di Squadra Carlo Bergamini.Le Forze Navali erano un imponente com-plesso costituito da 23 Navi da Guerra eprecisamente: 3 modernissime corazzateda 35.000 tonnellate, 8 modernissimi In-crociatori, 10 Cacciatorpediniere di ultimagenerazione e 2 Torpediniere in scortaavanzata. L’Ammiraglio Bergamini avevaassunto il Comando di tale complesso na-vale il 15 aprile del 1943. Intensificò imme-diatamente le uscite per addestramento eottenne una importante squadra aerea, ita-lo-tedesca, altamente qualificata e destina-ta unicamente a scortare le FF.NN.BB. (si-

gla con la quale veniva indicata tale forzanavale).Pertanto al 7 settembre 1943 la nostra Re-gia Marina disponeva di un’imponenteSquadra navale potentemente armata, benaddestrata e particolarmente efficiente peraffrontare le forze aero-navali Anglo-Ame-ricane. Il giorno 7 settembre 1943 l’AmmiraglioBergamini fu convocato al Ministero, a Ro-ma, per partecipare a una riunione delle ore16.00, e avere alcuni incontri.L’Ammiraglio Bergamini, alle 9 del mattino,si vide con l’Ammiraglio de Courten, Mini-stro e Capo di Stato Maggiore della RegiaMarina. Nel corso del colloquio l’Ammira-glio de Courten precisò che le FF.NN.BB.dovevano salpare nel tardo pomeriggiodell’8 per trovarsi all’alba del 9 nel Golfo di

Salerno per af-frontare in com-battimento le for-ze aereo-navaliAnglo-Americanenel loro momentocritico, quello incui avrebbero ini-ziato a effettuareuno sbarco in ta-le zona. de Cour-ten ebbe, dal-l’Ammiraglio Ber-gamini, ogni assi-curazione in meri-to.Alle ore 10.00l’Ammiraglio Ber-gamini telefonò alsuo Capo di Sta-to Maggiore, Am-

miraglio Caraciotti, egli comunicò quantoappresso:quanto disposto dade Courten in meritoallo sbarco degli An-glo-Americani nelGolfo di Salerno;di trasferire, a partiredalle ore 08.00dell’8, il Comando inCapo delleFF.NN.BB. da NaveItalia sulla Roma inquanto la planciaAmmiraglio di talenave era la più ri-spondente alle fun-zioni di un Ammira-

glio che doveva affrontare in combattimen-to un avversario;di inviare in rada, alle ore 12.00, le unità na-vali presenti a La Spezia.Alle ore 16.00 l’Ammiraglio Bergamini par-tecipò, unitamente agli altri Ammiragli con-vocati al Ministero, alla riunione prevista,nella quale l’Ammiraglio de Courten espo-se quanto contenuto nel Promemoria n° 1del Comando Supremo in merito alle azio-ni da adottare qualora le Forze Armate te-desche avessero intrapreso atti di ostilitàcontro le Forze Armate italiane.Alle ore 19.00 l’Ammiraglio Bergamini ebbeun altro incontro con l’Ammiraglio de Co-urten. Si esaminò la situazione che era par-ticolarmente critica e complessa. Venne an-che considerata la eventualità di dover au-toaffondare le nostre navi.Il giorno 8 settembre 1943 l’AmmiraglioBergamini rientrò in macchina a La Spezia,dove arrivò alle ore 13.00. Salì a bordo delRoma in quanto l’Ammiraglio Caraciotti, inattesa dell’arrivo dell’Ammiraglio Bergami-ni, aveva lasciato le 3 corazzate collegateai moli ma sugli ormeggi leggeri. L’Ammi-raglio Caraciotti gli comunicò che dal Mini-stero della Regia Marina non era ancora ar-rivato alcun “Ordine di operazione”. Berga-mini chiamò quindi il Ministero e parlò conl’Ammiraglio Sansonetti, Sottocapo di Sta-to Maggiore. Questi gli comunicò che lapartenza delle FF.NN.BB. era temporanea-mente sospesa e si aveva la sensazioneche la situazione stesse precipitando. Oc-correva quindi attendere gli sviluppi.Alle ore 18.30 l’Ammiraglio Bergamini - eracon il Roma in rada - intercettò una comu-nicazione da Radio Algeri nella quale il Ge-nerale Eisenhower, Comandante in Capodelle Forze Armate Alleate operanti nel Me-diterraneo, comunicava che era stato firma-to un Armistizio tra i Governi Alleati e il Go-verno italiano. Rimase dolorosamente colpi-to dalla notizia, ma anche dal fatto che do-vesse apprendere di questo evento attra-verso una intercettazione via radio e da unaemittente estera. Prima di agire aspettò che

di Pier Paolo Bergamini

Dopo 69 anni da quel tragico evento del 9 settembre 1943

Ritrovato il relitto della corazzata “Roma” 17 giugno 2012

Ammiraglio Carlo Bergamini

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. IIInserto

tale comunicazione venisse confermata dalGoverno italiano. L’Ammiraglio Bergamini al-le ore 19.45 ascoltò alla radio il Proclama delMaresciallo Badoglio, Capo del Governo Ita-liano, che confermava l’avvenuto Armistizio.Chiamò l’Ammiraglio Caraciotti e gli comu-nicò che si recava sulla corazzata Vittorio Ve-neto unica unità che era rimasta, sugli or-meggi leggeri, collegata con la terra. Gli pre-cisò inoltre che doveva convocare per le ore22.00, sul Veneto, gli Ammiragli dipendenticon i relativi Stati Maggiori e i Comandantidelle varie unità.Arrivato sul Veneto, chiamò al telefono deCourten esternandogli, in maniera molto for-te, la sua indignazione per non avergli co-municato il giorno prima a Roma che era giàstato firmato un Armistizio con gli Alleati. Da-va quindi le sue dimissioni. Fece inoltre pre-sente che avrebbe immediatamente autoaf-fondato le unità da lui dipendenti. de Courten comprese e condivise la rea-zione di Bergamini. Gli comunicò come sierano svolti gli eventi e gli precisò che i do-cumenti armistiziali – art. 2° dell’”Armistiziocorto” con allegato il “Documento di Que-bec” e il “Promemoria redatto dall’Ammira-glio Dick (Capo di Stato Maggiore dell’Am-miraglio Cunningham Comandante in Capodelle Forze Navali Alleate in Mediterraneo)”- non prevedevano la cessione delle nostrenavi agli Anglo-Americani. Le nostre unitàdovevano solo trasferirsi nei porti indica-ti dagli Anglo-Americani, ma sarebberorimaste al comando di Comandanti ita-liani e la nostra Bandiera tricolore nonsarebbe stata ammainata. Era quindi ne-cessaria, da parte dellaRegia Marina e per il benedella Patria, la leale ese-cuzione delle clausole ar-mistiziali concordate e ac-cettate dai nostri gover-nanti. (Si fa presente che gliAlleati rispettarono questoimpegno in quanto già ilgiorno 11 settembre 1943una squadriglia di nostriCacciatorpediniere scortòun convoglio Alleato direttodal Marocco in Sardegna).Inoltre, data l’ora tarda, eraopportuno abbandonarequanto prima i porti di LaSpezia e di Genova (doveera ormeggiata la 8° Divi-sione) e recarsi tempora-neamente nel porto più si-

curo di LaMaddalena do-ve l’AmmiraglioB e r g a m i n iavrebbe trovatoi documenti ar-mistiziali e co-nosciuto il por-to di destina-zione finale. L’Ammiragl ioBergamini, an-che se con pro-fonda amarez-za, entrò subitonello spiritodelle argomen-tazioni comuni-categli e com-prese che peril bene dell’Ita-lia era neces-

sario obbedire, anche se questo signifi-cava dover superare i propri sentimenti.Era anche consapevole che la fedeltà el’obbedienza al Giuramento prestato era-no non solo la via dell’onore, ma anchequella della salvezza e ricostruzione del-l’Italia. Quindi assicurò che “avrebbe ob-bedito”. E nella riunione delle ore 22.00 ri-uscì a convincere i suoi Ammiragli e Co-mandanti che era necessario “obbedire”.Alle ore 23.00 ritelefonò all’Ammiraglio deCourten comunicandogli che le Forze Na-vali da Battaglia obbedivano. L’Ammira-glio de Courten nella sua Relazione cosìscrive:“Egli concluse il breve dialogo con que-ste parole, stai tranquillo fra poche oretutta la Squadra salperà per compiere in-teramente il proprio dovere; tutte le na-vi, anche quelle in grado di muovere conuna sola elica, partiranno con me”.E, data la grande stima di cui l’AmmiraglioBergamini godeva in Marina, il 95% degliappartenenti alla Regia Marina seguirono ilsuo esempio e “obbedirono”.Alle ore 03.00 del 9 settembre 1943 leFF.NN.BB. salpano per raggiungere, pas-sando esternamente alla Corsica, il porto diLa Maddalena. Alle ore 14.37 l’AmmiraglioBergamini, mentre naviga nel Golfo dell’A-sinara e sta imboccando il canale di sicu-rezza che conduceva a La Maddalena, ri-ceve un messaggio da Supermarina (Am-miraglio Sansonetti). In tale messaggio gliviene comunicato che La Maddalena erastata occupata dai tedeschi e gli viene or-

dinato di invertire la rotta e dirigere sul por-to di Bona (Algeria).L’Ammiraglio inverte subito la rotta e alle ore14.55 predispone il messaggio 06992 indi-rizzato a Supermarina e per conoscenza aiComandi dipendenti, dove comunica cheaveva invertito la rotta e stava dirigendo ver-so Bona nuovo porto di destinazione. Mes-saggio che si riuscirà a spedire solo a Su-permarina e alle ore 17.38 mentre leFF.NN.BB. erano sottoposte all’attacco dibombardieri tedeschi di cui appresso. Alleore 14.47 un ricognitore tedesco osserva lamanovra delle FF.NN.BB. e informa il suo co-mando. Immediatamente i tedeschi predi-spongono la partenza di 11 bombardieri dibase a Istres (Francia del sud) che erano do-tati delle nuovissime bombe perforanti e te-leguidate. I bombardieri quindi potevano ef-fettuare una forma di attacco aereo del tut-

to nuova. Le bombe venivano sganciate dauna quota superiore ai 5.000 metri e su unsito (angolo formato dalla retta ideale con-giungente aereo con il centro della nave e ilponte della nave) di 80°. Inoltre le bombe po-tevano essere teleguidate sul bersaglio. Fi-no al 9 settembre 1943 gli attacchi venivanocondotti da una quota di 2.500 metri e su un

sito di 60°. Alle ore 15.15 ilCC.FF.NN.BB. avvista, sullaCorsica, una formazione di 11bombardieri tedeschi che vola-no a una quota superiore ai5.000 metri. La squadriglia te-desca, arrivata all’altezza delleBocche di Bonifacio - canaleformato tra l’estremo sud del-la Corsica e l’estremo nord del-la Sardegna – accosta, a de-stra per dirigere verso leFF.NN.BB.. L’Ammiraglio Ber-gamini fa alzare immediata-mente il segnale a bandiere P3che allora significava “Avvista-mento aereo, posto di com-battimento, pronti ad aprire ilfuoco” e dà anche l’ordine dizigzagare. Alle ore 15.37 i pri-mi bombardieri tedeschi sono

9 settembre 1943 ore 15.22. Colpita la Corazzata “Roma”

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. III

Inserto

sopra le FF.NN.BB. e sembra che stiano su-perando la formazione navale, mentre inve-ce lanciano una bomba razzo teleguidata.Solo in questo momento l’Ammiraglio Ber-gamini, dovendosi attenere a quanto previ-sto dal Promemoria Dik, può dare l’ordine“Aprite il fuoco”. Entrano in azione i canno-ni e le mitragliere antiaeree che, pur apren-do un fuoco molto intenso di interdizione,non possono raggiungere la quota di 5.000metri. Alle ore 15.42 il Roma, unità sulla qua-le si concentra l’azione dei bombardieri te-deschi perché alza l’insegna ammiraglia delComandante in Capo, viene colpita a metànave sul lato di dritta. La bomba perfora lanave e scoppia in acqua. Alle ore 15.52,mentre il Roma – zigzagando - sta effet-tuando una accostata a sinistra di 60°, vie-ne colpita da una seconda bomba. La bom-ba si infila tra il torrione corazzato situato alcentro nave vicino al fumaiolo di prua e do-ve si trovano le plancie Ammiraglio e Co-mando, e la torre n° 2 dei cannoni di grossocalibro da 381 millimetri posta di fronte al tor-rione, interessa anche l’impianto dei canno-ni di medio calibro da 152 millimetri situatoa sinistra e vicino al torrione. Deflagra il de-posito munizioni del complesso da 152 e“per simpatia” anche il deposito munizionidella torre n° 2. In conseguenza delle defla-grazioni si alza una grandissima e densa lin-gua di fuoco alta oltre 400 metri che avvol-ge il torrione corazzato causando la morteimmediata degli occupanti. Le macchine sifermano. La nave, ormai mossa solo dal suoabbrivio, imbarca acqua e si inclina sul latosinistro. Contemporaneamente la torre n°2dei 381 viene lanciata in aria. Alle ore 16.01il Roma si spezza in due tronconi che affon-dano verticalmente. Quindi cadono in com-battimento 1.193 persone compreso l’Am-miraglio Bergamini e se ne salvano 628. All’Ammiraglio Bergamini viene concessa laMedaglia d’oro al Valor Militare.

Il ritrovamento del relitto

La allora Regia Marina, l’attuale Marina Mi-litare, e il Governo italiano hanno altamen-te apprezzato il comportamento tenuto dal-l’Ammiraglio Bergamini nell’interesse su-premo della Patria. Hanno altresì tenuto nel-la dovuta considerazione l’eroico sacrificiodell’Ammiraglio Bergamini e dei 1.192 Ca-duti con lui nell’affondamento della coraz-zata Roma. Pertanto il relitto del Roma è

stato definitoSacro e invio-labile. Nel1960 il Ministe-ro dei Beni Cul-turali ha inseri-to il relitto dellacorazzata Ro-ma tra il patri-monio dei ci-meli storici ita-liani dandonela custodia allaMarina Militareche ha affidatotale incarico aC o m s u b i n(sommozzatorie mezzi d’as-salto) con sedea Lerici.Sempre dal1960 sono co-

minciate inutilmente, da parte della MarinaMilitare e di gruppi privati italiani e stranie-ri, le ricerche per trovare il relitto della co-razzata Roma dato il suo alto valore stori-co.In particolare si è dedicato alle ricerche, concostanza e altaqualif icazioneprofessionale,l’Ingegnere Gui-do Gay. L’Inge-gnere Gay, connazionalità ita-liana e svizzera,ha 73 anni e nel1970 ha iniziatoa progettare e acostruire i primisottomarini tele-guidati che po-tevano esplora-re profonditàmarine oltre i1.000 metri. Talisottomarini so-no inoltre dotatidi telecamereper riprenderegli ostacoli di interesse. L’Ingegnere haquindi fondato la Società GAYMARINE perla produzione di sottomarini robotizzatiPLUTO che sono apparati particolarmenteidonei alle ricerche subacquee nel settoreper l’individuazione di mine e per la ricercascientifica. Inoltre nel 1990, ha progettato efatto costruire un catamarano, il Daedalusmolto confortevole come alloggi, e nel qua-

le ha sistemato una centrale operativa perpoter seguire le ricerche dei sommergibiliPluto. Il Daedalus ha un sistema di posi-zionamento automatico. Tale sistema è co-stituito da un’elica ausiliaria comandata daun computer che mantiene la barca fermain un posto ben determinato. Infatti, per ef-fettuare le riprese dell’oggetto ritrovato oc-corre essere immobili e, esplorando grandiprofondità, non è possibile ancorarsi. Inol-tre per effettuare le ricerche del relitto delRoma era necessario averne la posizioneesatta. Le coordinate in cui doveva trovar-si il relitto del Roma, che sono in possessodella Marina Militare, sono quelle inviate alMinistero dall’Ammiraglio Oliva - che il 9settembre 1943 sostituì l’Ammiraglio Ber-gamini – ma si erano dimostrate inesatte eorientative. Le ricerche del relitto erano re-se ancor più difficili dalla conformazione deifondali del Golfo costituiti da grandi e pro-fondi canaloni. Allora l’Ingegner Gay inven-tò, per poter individuare il punto il cui gia-ceva il relitto, un sonar a scansione latera-le. L’Ingegnere ha aggiunto, a tale sonar, l’u-so di un magnetometro - sempre da lui pro-gettato e realizzato - che individua la pre-senza di masse ferrose. Pertanto l’IngegnerGay, localizzato con il sonar un determina-

to oggetto, si blocca col Daedalus sulla ver-ticale di tale punto e fila in mare il magne-tometro, che man mano che si avvicina al-l’oggetto, dà segnali che si intensificanosempre di più se l’oggetto è costituito damateriale ferroso. L’Ingegner Gay, per es-sere sicuro delle sue ricerche, ha usato an-che il “Pluto palla” che può riprendere osta-coli fino a profondità marine di 4.000 metri.

Il Pluto palla è molto maneg-gevole ma, per manovrarlo,c’è bisogno di un complessogestionale esistente sul Dae-dalus. In questo caso il ricer-catore ha a disposizione sulDaedalus un monitor che se-gue il Pluto palla e così è pos-sibile guidarlo. Il Pluto pallatrasmette le sue immagini at-traverso una telecamera. Pertanto il lavoro svolto dal-l’Ingegnere Gay è stato vera-mente eccezionale e dimostrache solo lui aveva la possibi-lità di ricercare, con succes-so, il relitto della corazzataRoma.Il 17 giugno del corrente anno

Pezzo di artiglieria contraerea della Corazzata “Roma”. (foto Ufficio per la co-municazione della Marina Militare)

Ten. Vasc. A. Busonero e l’ing. G. Gay. (foto Ufficio per la comu-nicazione della Marina Militare)

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. IVInserto

le ricerche dell’Ingegnere sono state coro-nate da successo in quanto gli sono ap-parse sul monitor le immagini di un canno-ne antiaereo da 90 millimetri che era in-dubbiamente del Roma. Tale cannone sitrova in un canalone e a una profondità di1.200 metri. A tale profondità nessuno po-trà mai profanare questo Sacrario. Gay av-visò subito Comsubin di tale ritrovamento.Comsubin comunicò immediatamente lanotizia a Maristat che il 28 giugno inviò unamissione di suoi Ufficiali sul Daedalus perassicurarsi dell’effettivo ritrovamento del re-litto della nostra gloriosa corazzata. Ritro-vamento confermato. Di tale missione fa-ceva parte anche il Comandante Busonerodell’Ufficio Stampa della Marina Militare.L’emozione del ritrovamento del Sacrarioinviolabile dei nostri eroici Caduti è stataenorme sia da parte della Marina Militare,sia da parte dell’Ingegnere Gay e di tutti iparenti degli nostri eroi giacenti con la loronave nel profondo mare del Golfo dell’Asi-nara.

Sono passati 69 anni da quel tragicoevento del 9 settembre 1943!Il 3 luglio del corrente anno la Marina Milita-re ha tenuto una conferenza stampa pressola biblioteca del Comando Marina di La Mad-dalena, che è competente per il Golfo del-l’Asinara. Al tavolo delle autorità erano se-duti: l’Ammiraglio capo del reparto UAGRE(Ufficio Affari Generali e Relazioni Esterne)del Ministero della Marina, l’Ingegner Gay,l’Ammiraglio Comandante in Capo di Mari-sardegna, il sottoscritto, e il capo dell’UfficioStorico del Ministero della Marina. L’alloraTenente di Vascello Busonero ha descritto,efficientemente e chiaramente, il ritrova-mento del relitto. Busonero era in piedi sullato destro delle autorità e disponeva di unoschermo sul quale poteva proiettare lo svol-gimento e il ritrovamento del relitto della co-razzata Roma. Hanno poi parlato anche levarie autorità. Particolarmente interessantisono risultati gli interventi dell’Ammiragliocapo dell’UAGRE e dell’Ingegner Gay. Al ter-mine delle conferenze vi è stato un bellissi-mo intervento del Sindaco di La Maddalenache ha messo in evidenza l’attaccamentodella città alla memoria dell’Ammiraglio Ber-gamini, al relitto della corazzata Roma e al-la Marina Militare. Inoltre vi sono stati diver-si e importanti interventi di giornalisti ai qua-li ha risposto l’Ammiraglio capo dell’UAGRE.

Il 10 settembre delcorrente anno, anni-versario dell’affonda-mento del Roma, ilComando in Capodella Squadra Navaleha voluto ricordare inmaniera particolare ilritrovamento della co-razzata Roma conuna solenne cerimo-nia tenutasi sulla nuo-vissima e bellissimaFregata Carlo Berga-mini, entrata recente-mente in Squadraavendo terminato l’al-lestimento. Il Berga-mini, partendo daPorto Torres, si è re-cato sul punto esattoin cui si trova il Sa-crario del Roma con inostri 1.393 eroici Ca-

duti. Erano presenti il Ministro della Dife-sa, il Sottocapo di Stato Maggiore dellaMarina Militare (il Capo diStato Maggiore era inmissione in Sudamerica),il capo del reparto UA-GRE, l’Ammiraglio Ertreofiglio di un superstite delRoma, moltissimi alti Uf-ficiali di Marina, AutoritàCivili, Gruppi dei localiMarinai d’Italia, la fami-glia Bergamini al comple-to e costituita da 9 ele-menti tra – figlio, nipoti epronipoti dell’AmmiraglioBergamini - tutti in divisadell’Associazione Marinaid’Italia essendo soci delGruppo di Roma; moltiparenti di Caduti e di Su-perstiti del Roma. Alleore 10 il Bergamini si èfermato nel punto esattoin cui giace il Sacrario.Un Ufficiale di Marina hadescritto le varie fasi della cerimonia. Sulponte di poppa della nave erano schiera-ti: sul lato destro l’equipaggio dell’unitanavale con Bandiera, picchetto armato e ilComandante della nave, Capitano di Va-scello Conte, in sciarpa e sciabola, situa-to al centro dello schieramento e posto da-vanti al suo equipaggio; sul lato sinistro le

Autorità militari e civili invitate, i numerosifamigliari dei Caduti e dei Superstiti delRoma; al centro il Ministro, il Sottocapo diStato Maggiore e il Comandante in Capodella Squadra Navale. Il Comandante Con-te si è portato di fronte alle Autorità, hapresentato l’equipaggio ed è rientrato alsuo posto. Il Ministro, con il Sottocapo diStato Maggiore e il Comandante in Capohanno passato in rassegna equipaggio einvitati. Hanno quindi parlato dell’eventodel 9 settembre 1943 sia il Comandante inCapo della Squadra Navale che il Ministrodella Difesa. Entrambi hanno ricordato,con commoventi parole, l’eccezionale fi-gura dell’Ammiraglio Bergamini e l’impor-tanza Storica e nazionale del suo “OBBE-DISCO”. Il Ministro ha quindi appuntatosul petto dell’Ingegner Gay la Medagliad’Argento al Valor di Marina; l’Ufficiale, chedescriveva la cerimonia, ha letto la bellis-sima motivazione impostata sulla meravi-gliosa ed eccezionale opera svolta dall’In-gegnere per ritrovare il Sacrario del Roma.Al termine due Marinai del Bergamini si so-no portati a poppa estrema reggendo una

corona di alloro per ono-rare i nostri Caduti. Lacorona è stata benedet-ta da un Cappellano del-la Marina Militare. Il Mi-nistro, accompagnatodal Sottocapo di StatoMaggiore e dal Coman-dante in Capo, si sonorecati a poppa estremaed è stato effettuato –con grande commozio-ne - il getto in mare del-la corona di alloro. Sus-seguentemente i parentidei Caduti hanno getta-to dei fiori in ricordo deiloro cari. Il sottoscrittoha desiderato che i fiorifossero gettati dai tresuoi nipoti che si sonoaltamente commossi. Liha seguiti e al momentodel getto ha salutato mi-

litarmente i Caduti e inviato con la manoun bacio al proprio padre. Durante il tra-gitto di ritorno i giornalisti hanno interro-gato, fra gli altri: il Ministro della Difesa, lanipote dell’Ammiraglio Bergamini, il figliodell’Ammiraglio e altri parenti di Caduti odi Superstiti. Alle ore 14.00 si era nuova-mente a Porto Torres. n

In occasione del ritrovamento del relitto della Co-razzata “Roma” il 17 giugno 2012 in fondo al maredel golfo della Maddalena, ricordiamo che il 30 gen-naio 2010 abbiamo tenuto un Convegno presso L’-Hotel Maga Circe sul tragico evento dell’affonda-mento della Corazzata “Roma”, avvenuto il 9 set-tembre 1943, il giorno dopo la firma dell’armistizio.All’iniziativa hanno partecipato autorità, ammiragliin servizio, prestigiosi relatori, il figlio dell’Ammi-raglio Carlo Bergamini, Comandante Pier PaoloBergamini, e Fidenzio Cerasoli, attendente del-l’Ammiraglio imbarcato il 9 settembre 1943 sullaCorazzata “Roma” e tra i pochi superstiti, che usa-va dire battendosi la mano sul petto: “I ricordi diquel giorno li porto tutti qua dentro!”Fidenzio Cerasoli, nato a San Felice Circeo il 20 no-vembre 1922, è deceduto lo scorso 12 febbraio2012. Un pensiero affettuoso al nostro concittadino.

Ten. Vasc. A. Busonero, ing. G. Gay, Cap. Freg. L.O. Lamberti. (foto Uf-ficio per la comunicazione della Marina Militare)

Recupero del Pluto. (foto Ufficio per lacomunicazione della Marina Militare)

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Ambiente

L a situazione economica attuale nondipende solo da fattori finanziari in-ternazionali e dalla bolla speculativa

che questi hanno prodotto, ma anche dal-la difficoltà del nostro sistema di rinnovarsie di competere sui mercati internazionali.Esiste, però, un’offerta italiana che al di làdi tutto resiste a prescindere dal prodotto,un’offerta caratterizzata essenzialmente dadue fattori: identità ed eccellenza.Quando si riflette sulle prospettive econo-miche di un territorio la domanda che de-v’essere posta, è quale dei prodotti chequesto esprime rispondono a questi due re-quisiti. Attenzione però perché l’identità nonesiste se non è promossa e percepita co-me tale, mentre l’eccellenza, consideratadai mercati, è cosa ben superiore alla sem-plice qualità. Insomma oggi un buon pro-dotto tipico non è in grado di affermarsi sulmercato così come, purtroppo, a fare la dif-ferenza in un’offerta turistica non sarà cer-to solo la bellezza di un luogo o la cordiali-tà di un albergatore. Questi sono fattori ne-cessari ma non sufficienti.I mercati vincenti nel mondo occidentale,quelli cioè che sono chiamati a fare i conticon i costi reali del lavoro e delle procedu-re di rispetto ambientale, sono quelli chesono stati capaci di rinnovarsi facendo per-cepire nei loro prodotti le caratteristiche delterritorio che li produce, quasi la persona-lità della gente che vive in quei luoghi. Pro-dotti quindi che non possono essere scam-biati con altri e che assumono un plusvalo-re proprio perché fatti con particolare at-tenzione in un luogo e non già in un altro. Il nostro territorio nasce storicamente comeun “non luogo”, o meglio come un “luogoriscattato” dalla fatica dell’uomo e da sem-pre considerato a servizio della Grande Ro-ma. Era così ai tempi della stagione agricolamussoliniana, è stato così nell’immediatodopoguerra con l’illusione nucleare e conun’industrializzazione che ha vissuto più dicontributi pubblici che d’impresa, è statocosì anche nei decenni recenti con la poli-tica delle seconde case. Chiaramente tuttociò ha prodotto lavoro e con esso un certolivello di benessere, chiaramente è tropposemplicistico schematizzare le cose in que-sto modo, ma certo è che oggi il territoriopontino si trova in una situazione di so-spensione e, a differenza di altre provincie,pur avendone tutte le possibilità non riescea cogliere quella vocazione tipicamente ita-liana racchiusa in un’agricoltura di alta qua-

lità e in un’offerta turisti-ca non solo balneare. Da dove iniziare per ri-partire? Come superarela percezione di unaProvincia che arriva al-l’opinione pubblica piùper i fatti di cronaca ne-ra e per le infiltrazionicriminali che non per lesue eccellenze che cisono e che pochi cono-scono al di fuori di que-sto contesto?Se il punto di partenzadev’essere identità edeccellenza, il Parco Nazionale del Circeo èil candidato naturale a rappresentarlo. Se ilconcetto di “parco” da un punto di vista dimero marketing ha in sé una percezione diqualità, il Parco del Circeo per i valori cheracchiude e per l’universale riconoscimen-to di questi valori rappresenta un’eccellen-za sotto il profilo naturalistico, paesaggisti-co e culturale. Questi valori per molti moti-vi, ma soprattutto per la coerenza del “con-tenitore” che li tiene insieme (cioè il parco),si prestano a essere il presupposto dell’i-dentità di questo territorio perché ne sonola storia intrinseca ultra millenaria. Dall’ec-cellenza di questi valori occorre far discen-dere in termini coerenti l’eccellenza di “pro-dotti”, siano essi frutti della terra o pacchettituristici, manufatti o eventi culturali, “pro-dotti” che per trovare mercato devono por-tare in sé la suggestione di tutti quei valoridel territorio a cui appartengono. Questa riflessione, che l’Ente Parco ha svi-luppato grazie anche al contributo dell’Uni-versità LUISS, ci ha portato a ritenere checonsiderando il presupposto della tutela acui le Istituzioni tutte sono chiamate a ri-spondere ciascuna nell’ambito delle propriecompetenze, i cosiddetti “drivers” dello svi-luppo non possono che essere identificatinell’agricoltura e nell’evoluzione del turismobalneare cioè nell’aumentare la presenzaturistica al di là del periodo estivo cercan-do per quanto possibile di costruire offertemirate a target definiti.La questione dell’agricoltura, e con essaquella della zootecnia, appare strategicaper il territorio, non tanto per il fatto che learee agricole sono funzionali a quelle piùspiccatamente naturalistiche quanto perchéun terreno agricolo produttivo frena il cam-bio di destinazione d’uso dei terreni e quin-

di il pro-cesso dicementifi-c a z i o n e .Anche inquesto ca-so il tema ècome fac-cio di unp ro d o t t oagricolo un

elemento di riconoscibilità territoriale. Leesperienze a tale proposito sono moltissi-me e tutte consolidate, occorre produrreuno sforzo verso una maggiore qualità diprodotto e verso riconoscimenti ufficiali diquesta qualità. Il Parco dice agricoltura abasso impatto, possibilmente biologica obiodinamica, sull’esempio a noi vicino diAgrilatina e su questo riconosce la possibi-lità di accrescere il sistema di serre e di vei-colare prodotti con il proprio marchio.Il tema del turismo è paradossalmente piùcomplesso perché in termini evoluti è con-nesso a una serie di strumentazioni da co-struire. L’errore fondamentale dell’approc-cio degli operatori locali è quello di legar-lo in modo eccessivo alle strutture e nongià alle motivazioni di una fruizione o diuna visita. Un albergo in più aumenta dipoco la pressione nel periodo di punta, unevento fuori stagione ben organizzato falavorare tutti gli alberghi per un week endin più. Qual è la scelta che s’intende per-correre? Se il tema è questo, le occasionidevono essere trovate nella promozioneproprio di quegli elementi d’identità chenon sono assunti per tali neppure da tut-te le persone che qui vivono. Occorre per-tanto ricostruire un tessuto che va ben ol-tre l’offerta turistica. Come promuoviamola Villa di Domiziano a coloro che vengo-no da fuori se chi vive a un passo, non saneppure che c’è? Al di là di questo peròesistono delle opportunità proprio legatealle caratteristiche del nostro territorio. Ilprimo concetto che il Parco ha cercato disviluppare è quello di “benessere”, il se-condo quello di “cultura”. Il benessere èlegato a un concetto di movimento all’ariaaperta che non può essere legato solo almare d’estate o allo sport professionisticod’inverno, bensì a mille occasioni che de-vono trovare appoggio in strutture legge-re di cui bisogna attrezzare il parco: pisteciclabili, percorsi vita, ripristino di sentieriper le escursioni, percorrimenti per caval-li, campi boa per imbarcazioni, vie subac-quee, nei laghi tutto ciò che è nautica sen-za motore a scoppio, il golf o pareti at-trezzate per free climbing, insomma c’è un

Il nostro territorio nasce storicamente come un “non luogo”

Il territorio pontino ha una vocazione agricola e un’offerta turistica non solo balneare

La sfida dell’identità e dell’eccellenza

di Gaetano Benedetto *

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Società

A volte, guar-dando dalPromonto-

rio verso il basso,mi chiedo se lecose nel ParcoNazionale del Cir-ceo potevano an-dare diversamen-te. A perdita d’oc-chio, verso Terra-cina, e a chiazze,verso Sabaudia,un mostro di ce-mento fatto di mi-gliaia di denti, cia-scuno una villetta

o un palazzetto,occupa l’interapianura che finoa ottanta anni faera ricoperta diforeste, laghi, pi-scine, canneti edune, uno degliultimi lembi selvaggi d’Italia.Questo mostro è stato rallentato negli anni’70 con pesanti interventi della Magistratu-ra e poi, parzialmente, con i piani regolato-ri generali comunali. Quello di Sabaudia,prevede ancora notevoli volumi da edifica-re, che in parte sono stati ridotti grazie allasentenza della Corte Costituzionale del1976, che stabiliva come vincolante il pa-rere del Parco.È evidente la differenza tra le aree interneal confine e quelle esterne, con l’eccezionedella parte bassa di San Felice Circeo che,pur essendo inclusa nel Parco dal 1934, èstata allegramente costruita nella sua inte-rezza. Anzi, oggi si va al “completamento”dei pochissimi lotti ancora non edificati nel-le zone B, grazie al vigente PRG e alle re-centi interpretazioni in materia della Regio-ne Lazio. Tutta questa edificazione solo in parte hauna giustificazione “di necessità”: nel primodopoguerra tutti vivevano nel centro stori-co (circa 3.000 persone), poi man mano sisono spostati nelle zone delle Cese, di Pan-tano Marino, della Cona. Ma certo il nume-ro di case oggi presente non sarebbe spie-gabile neanche se ciascuno dei circa 8.000sanfeliciani residenti di oggi vivesse da so-lo in un edificio: le unità immobiliari, ci di-cono vari, viaggiano oggi intorno alle25.000. E a Sabaudia certo la situazionenon è molto differente, cambia il tipo di edi-ficazione: molte case monofamiliari o bifa-miliari vengono sostituite da palazzine a treo quattro piani, e i condomini intorno alla

città crescono come funghi, nonostante ilmercato del settore immobiliare sia sostan-zialmente fermo. Ma molti rispondono “è l’economia, baby”,e ogni ragionamento teso a mettere in dis-cussione il “modello del cemento” viene li-quidato in malo modo. Qualcuno mi fa no-tare che senza di esso la comunità localenon sarebbe oggi così “ricca”.Gli abusi sono una delle facce della meda-glia: la diffusione di queste pratiche, checonsistono nel costruire “a prescindere”dalle regole, sono certamente un fatto cul-turale dovuto all’accettazione del paradig-ma che “edilizia è bello”. Se le norme giàmolto consentono in materia di costruzio-ni, se i controlli nel tempo sono stati, per

usare un dol-ce eufemi-smo “ineffi-cienti”, se ne-gli anni si so-no succeduticondoni nel1985, nel1994, nel2003 - e an-

cora oggi sene parla, sea l l ’ i n te r nodel “PianoCasa” spun-tano propo-ste di normeche vannoben al di làdella giustanecessità diintegrare gliappartamen-ti di famigliacon unastanza in più,se gli alberghi di cui tutti dichia-rano l’attuale insufficienza ven-gono chiusi per essere trasfor-mati in appartamenti, è perché l’i-dea che l’edilizia sia l’unica eco-nomia possibile è dominante nella nostrasocietà.Progettare, ad esempio, circa 300.000 me-tri cubi aggiuntivi alla Cona, con l’idea di ri-qualificare a livello edilizio gli immobili esi-stenti, fa domandare quale sia la richiestadi uffici e negozi in più esistente, dato chec’é sul mercato un numero notevole di lo-cali in vendita da mesi, o da anni. Eppure, un altro modello sarebbe stato (edè ancora, in parte) possibile. Il Piano delParco approvato definitivamente dal Con-siglio Direttivo dell’Ente lo scorso 27 apriledopo un lunghissimo percorso di confron-to con gli enti locali, gli operatori turistici, gli

imprenditori agricoli, le associazioni del ter-ritorio e financo i singoli cittadini in nume-rosi incontri pubblici, rappresenta un pro-getto diverso. Il nodo è uno solo: il model-lo di sviluppo. La proposta del Piano è diadottare il principio “Stop al consumo diterritorio”: cioè fermare la crescita del volu-me edificato, in quanto si valuta che la pres-sione urbanistica e edilizia sul territorio delParco, sia nella sua parte assentita e conl’edificato “spontaneo” sorto a seguito delfenomeno dell’abusivismo edilizio, abbiagià abbondantemente raggiunto un livello disaturazione. Si propone di racchiudere al-l’interno della parte del territorio già urba-nizzato le eventuali ulteriori edificazioni perarrestare il fenomeno dell’aumento dellearee urbanizzate verso le aree rurali, che nelcaso del Parco sono spesso anche aree diforte interesse naturalistico o di connessio-ne ecologica.L’alternativa economica esiste, ed è nei ser-vizi. Che senso ha avere migliaia di case oc-cupate al massimo un mese l’anno, ad ago-sto, e vuote per tutto il resto dell’anno, conuno spettrale paesaggio dominato da chi-lometri di case disabitate? È questo il Cir-

ceo che vogliamo? O forse non sareb-be meglio avere un turismo destagio-nalizzato, sviluppando le molte nicchiedei diversi “turismi” possibili, da quel-lo dei convegni, a quello sportivo, a ov-viamente quello naturalistico, anchenelle stagioni nelle quali oggi San Fe-lice Circeo, ma anche Sabaudia, sem-brano delle città postatomiche, conpiazze deserte alle otto di sera? Al Cir-ceo gli hotel, con pochissime eccezio-ni, chiudono già a settembre. Pochis-

simi sonoin grado diospitare ungruppo di50-60 per-sone, lo“standard”t u r i s t i c odegli auto-bus. L’uni-ca piscinapresente –privata e dipiccole di-

mensioni – si trova al confine con Terraci-na, poi la più vicina a Priverno. I recenti abbattimenti dopo trentotto annidei più significativi “scheletri” del QuartoCaldo da parte del Comune e dell’Ente Par-co (con il supporto della Regione), sonosenz’altro un segnale molto positivo. Alcontrario la pesante crisi strutturale del-l’Ente che deve fronteggiare la “spendingreview” con le sue limitate forze non fa pre-sagire un futuro brillante. Qual’è la stradache la comunità locale vuole seguire? n

* Direttore Ente Parco Nazionale del Circeo

Un mostro di cemento fatto di migliaia di denti

Cementificazione che solo in parte ha una giustificazione “di necessità”

Economia, paesaggio e cemento

di Giuliano Tallone*

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Territorio

I l pensiero umano è da sempre in af-fanno per il perenne conflitto tra spiri-tualismo romantico e materialismo illu-

minista, tra sentimento e ragione, fra cuo-re e cervello.Le oscillazioni della bilancia da una parte odall’altra, hanno storicamente prodotto no-civi squilibri sociali, mentre un’equilibrataunione fra le parti è da sempre la migliorepremessa per un sano progresso civile. Caliamoci nella nostra piccola realtà loca-le, chiedendolo ai sanfeliciani più anziani, escopriamo i motivi per i quali nel nostropaese non c’è questa fertile armonia tracuore e mente.Molti di loro sono convinti che l’origine delnostro conflitto abbia delle motivazioni me-tafisiche riconducibili a un fatto realmenteaccaduto: la separazione della testa di Cir-ce dal resto del suo corpo.La prima è finita al Museo delle Terme diRoma, il secondo si trova nascosto chissàdove, sul nostro promontorio.Secondo un’affascinante teoria dei nostri an-ziani più saggi e fantasiosi, solo la ricompo-sizione della statua potrà magicamente resti-tuire cuore e ragione alla nostra comunità. Prima di tuffarci in questa caccia al tesoro,però, ricostruiamo la vicenda riportando l’i-nedita versione dei fatti accaduti sulla ba-se del ricordo che, circa trenta anni orsono,ne faceva Angelino Tassini.Era da poco iniziato l’anno 1928 e suo pa-dre Luigi, allora un ragazzino di bassa sta-tura dai modi svelti e sicuri, soprannomi-nato “Picchiettino”, seguiva solitamente isuoi parenti pastori, mentre portavano le lo-ro capre al pascolo in montagna.Anche quella mattina d’inverno, Picchiettinosi accodò al gregge di buon ora; seguiva oanticipava le capre in un continuo e instan-cabile andirivieni su per la montagna, fino alTempio di Venere sul piccodi Circe. Mentre si riposa-va, mangiando un tozzo dipane secco e formaggio,offerto dai suoi parenti, ini-ziò a tirare sassi dall’altoverso il vuoto nello stra-piombo. Fu attratto da unparticolare masso bianca-stro, e dalla forma insolita;per un po’ lo usò comebersaglio, fin quando deci-se di scendere per osser-varlo da vicino. Solo allorasi accorse che era una bel-lissima scultura di una testamarmorea, alla quale avevaanche danneggiato il nasocon i sassi. Picchiettino,che era rimasto orfano dimadre in tenera età, fu si-curamente colpito da quelbel volto di donna e senzadir niente a nessuno decisedi portarla con sé. Infilò latesta nel sacco di juta che

non dimenticava mai, perché nellastrada del ritorno raccoglieva legnada portare a casa. All’alba del giornosuccessivo, prima di ogni altra cosa,andò a “jù ucciàre” (quarto freddo)dove aveva una capanna, e vi sep-pellì la testa.Qualche tempo dopo, mentre face-va il manovale con i capomastriMemmo, Natale e Giovanni (que-st’ultimo soprannominato “appic-ciafuèche” per la sua capacità dianimare le discussioni…) pensò allatesta nascosta nella sua capanna,perché nel cantiere dove lavorava,stavano costruendo delle colonne, eimmaginò che su una di queste cisarebbe stata proprio bene.Espresse il suo pensiero ai capoma-stri, che gli dissero di andare a pren-derla. Così fece e la fissarono su una colon-na, ma il giorno dopo, tornando a lavoro, tro-vò una sorpresa: la testa era stata sostituitacon una copia realizzata maldestramente conil tufo. Si ribellò, allora tentarono di convin-cerlo che quella scultura era la stessa “un po’rovinata dal contatto con l’aria dopo un lun-go periodo di sepoltura”. Le scaltre spiega-zioni dei suoi datori di lavoro non persuase-ro Picchiettino e a nulla valsero anche gli abi-li tentativi di “appicciafuèche”di riscaldare gliumori, col chiaro intento di spaventarlo. In-solitamente sicuro di sé, non si lasciò intimo-rire dai tre e andò dritto dal Maresciallo deicarabinieri, che avviò subito scrupolose in-dagini e ritrovò la famosa testa murata nel ca-mino della casa di Memmo e Natale. I capo-mastri, infatti, si erano lasciati convincere aoccultare il reperto da un faccendiere di Ro-ma, un certo Dionisio Stefano, che in quel pe-riodo stava a San Felice come direttore dei la-vori alla cava di alabastro. Dionisio, avendo

capito che quella testa sul-la colonna era un autenticoreperto di epoca romana,fece intravedere loro lapossibilità di guadagnarci,vantando importanti cono-scenze nella Capitale, allequali l’avrebbe consegna-ta.Scoperto l’intrigo, a pa-garne le conseguenze,però, fu solo il poveroPicchiettino che finì drittoin prigione, per non “es-sersi denunciato” per averritrovato un così impor-tante reperto. I due capo-mastri, invece, si salvaro-no e ne uscirono senzaconseguenze legali, gra-zie alla parentela con ungerarca fascista coman-dante della milizia locale. Picchiettino però, uscitodalla galera, ebbe la suapiccola rivincita: fu chia-

mato dal Barone Luigi Aguet, proprietariodel feudo di San Felice, che gli diede unastraordinaria ricompensa di cinquecento li-re e una carta di permesso, da mostrare aiguardiani, con la quale poteva scavare do-ve voleva, in ogni parte del territorio di suaproprietà, a patto, naturalmente, di conse-gnare a lui qualsiasi ritrovamento. Pare, in-fatti, che Picchiettino avesse acquistato, ol-tre alla fama, anche una certa capacità diandare a scavare a colpo sicuro, e portavacon sé anche il figlio Angelino, che ricorda-va bene questi fatti e assicurava di esserestato condotto dal padre anche sotto il pic-co di Circe, dalla parte di Torre Paola.In quella zona, diceva, vi era un punto do-v’erano tre gradini e lì trovarono anche del-le monete che sembravano d’oro: erano de-gli autentici sesterzi romani in oricalco (unalega simile all’ottone, di color giallo oro).Dopo la morte del padre, il più grande ram-marico di Angelo, che lo accompagnò peril resto della sua vita, fu di non essere ri-uscito più a trovare quel punto esatto, per-ché, secondo lui, in quel posto doveva es-serci anche il famoso corpo della statuadella “Venere Circe”.Dove saranno questi misteriosi tre gradini?Dove sarà il corpo della Maga? Il promon-torio del Circeo li nasconde ancora moltogelosamente. Allora che aspettiamo? Gio-vani del Circeo, soprattutto voi che siete ca-paci di grandi entusiastiche imprese, cor-rete alla riscoperta del vostro territorio, or-ganizzando la più imponente ricerca delcorpo di Circe, e chissà che con un po’ difortuna non riusciate a ritrovarlo veramen-te! Impresa fantastica sarebbe, ne parle-rebbero gli organi d’informazione di tuttaItalia e non solo: finalmente il Circeo alla ri-balta delle cronache per qualcosa di posi-tivo. E poi, riflettete un attimo su come sa-rebbe bello rimettere la testa di Circe sulsuo corpo, riunire mente e cuore, ragione epassione che, come i poeti ci insegnano,sono il timone e la vela dei popoli che se-guono una giusta rotta, in modo da potersegnare l’inizio di una nuova navigazioneper il nostro paese. n

Alla ricerca dell’armonia

Da una vicenda di 84 anni fa l’indizio principale

Per i Sanfeliciani la più importante caccia al tesorodi Gabriele Lanzuisi

Mappa del tesoro

Statua di Venere

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Territorio

N ell’ultimo numero del “Centro Stori-co” (n° 56) Andrea Bazuro esprimeconsiderazioni sulle condizioni di

salute del lago di Paola e riferisce di even-ti appresi studiando le carte del nonno,l’avv. Giulio Scalfati, un uomo di grande cul-tura e di non comuni doti umane, con il qua-le ho interloquito per oltre trent’anni. Perl’annosa questione della demanialità del la-go abbiamo combattuto sempre da avver-sari leali, con toni garbati, e simpatiche fa-cezie, anche perché ci legava una sponta-nea stima reciproca. Ogni volta che l’avvo-cato otteneva sentenze favorevoli sullaproprietà del lago, lo chiamavo al telefonoper fargli i complimenti e per avvisarlo chepersonalmente non avrei desistito dal con-tinuare la mia battaglia.Andrea Bazuro ha ricordato la terribile mo-ria di pesce nel lago avvenuta nell’estate del1975, evento che per me è stato un vero in-cubo. Nella storia di Sabaudia un’ecatom-be di pesce di quelle dimensioni non si eramai vista. L’Azienda Vallicola fece aprire leparatoie del canale romano per dare scam-po ai pesci in agonia, ma la quasi totalitànon sopravvisse. Sulla spiaggia da TorrePaola fin quasi a Sabaudia quella bruttamattina di luglio migliaia e migliaia di spi-gole e cefali, e altre specie ittiche, giaceva-no sparsi, già in fase di decomposizione. Aquel tempo ero Sindaco; avvisato della ca-lamità, organizzai una squadra di volontari,una quindicina di studenti, che dettero unapreziosa collaborazione agli operai del co-mune. Guidai personalmente l’opera di ri-mozione del pesce fino al primo pomerig-gio. Devo al riguardo far notare che Andrea Ba-zuro ha avuto qualche difficoltà ad appro-fondire le vere cause che hanno dato origi-ne allo stato di inquinamento del lago. Nell’articolo citato ha affermato che “quel-la sera (11 luglio 1975) il lago iniziò ad am-malarsi”. Detta affermazione è sostanzial-mente smentita da quanto detto in prece-denza nello stesso articolo, laddove Bazu-ro riferisce che alla fine degli anni ’60 tec-nici ed esperti avevano compiuto studi sul-le cause dell’inquinamento del lago.Personalmente in più occasioni ho scritto,in comunicati pubblicati dalla stampa loca-le, che ricerche svolte per decine di anni daesperti qualificati e docenti universitari han-no dimostrato come nei fondali del lago sisono depositate sostanze organiche (vege-tali palustri, organismi animali morti di ognispecie e dimensione, foglie e rami di pian-te ecc.), affluite dall’entroterra attraverso ifossi immissari, o direttamente dalle spon-de, nel corso di molte migliaia di anni. Pri-ma della bonificazione pontina il lago, sindall’origine, è stato circondato da boschi eacquitrini. La putrefazione delle sostanze organiche,affluite nel tempo e sedimentatesi nei fon-dali, ha sottratto ossigeno alla base dellacolonna d’acqua. Per questo e altri feno-

meni si sono creati stratianossici, ricchi di acido solfi-drico e con salinità molto ele-vata. In condizioni meteoro-logiche negative, quali pro-lungate stagioni siccitose escarsa ventilazione, gli stratianossici si muovono versol’alto e riducono, a volte finoad annullarlo, lo stato super-ficiale in cui resta un quanti-tativo di ossigeno che per-mette la vita dei pesci. Gliscarichi fognari di cinquan-t’anni, di cui parla l’avv. Ba-zuro, hanno aggravato dettasituazione solo in alcune zo-ne del lago. A cavallo del pe-riodo bellico, quando Sabau-dia era quasi disabitata, sullago era in attività una draga che asporta-va i fanghi venefici dai fondali per centinaiadi migliaia di metri cubi. La parte terminaledel braccio del lago di Molella è stato col-mato con il materiale estratto dai fondali. Ignorare qual è il vero male profondo del la-go, per rimpallarsi le responsabilità dell’at-tuale condizione dello specchio d’acqua, èun fatto grave e controproducente, in quan-to si continua a rinviare un vero interventorisolutivo, restando inerti di fronte al degra-do sempre più spinto di uno degli ambien-ti più preziosi di Sabaudia e del Parco Na-zionale del Circeo. L’inquinamento per cau-se naturali dei laghi non è un evento straor-dinario. In Namibia è stato risanato un gran-de lago le cui acque di fondo erano statecontaminate dal guano depositato per mil-lenni dai numerosi uccelli che frequentanoil bacino, pompando aria compressa neglistrati anossici. Questo è il metodo ormaicollaudato anche in Italia. Bazuro dimentica di dire che nel 1979 è en-trato in funzione il depuratore generale del-la città, uno dei primi impianti realizzati nel-le località balneari d’Italia; tende a sminui-re inoltre l’importanza fondamentale della

condotta circumlacuale, della lunghezza dicirca 25 chilometri, costata molti miliardi dilire; il vero primo essenziale intervento di ri-sanamento del bacino, in quanto ogni qual-siasi afflusso inquinante dalle aree abitate(Molella, Mezzomonte, baia d’argento, lun-gomare e nuclei abitati dei comuni confi-nanti di Terracina e San Felice Circeo) cir-costanti il lago viene intercettato e condot-to all’impianto di depurazione Contrariamente a quanto affermato da An-drea Bazuro, la condotta, realizzata quan-do alla guida del Comune di Sabaudia vierano amministratori responsabili, preoc-cupati di affrontare in modo concreto ed ef-ficace il problema dell’inquinamento del la-go, funziona dai primi anni ’90 e da alloraha eliminato oltre il 90% degli scarichi ver-so il lago. Restava un tratto di poco più diun chilometro, presso la strada lungomare,a servizio di alcune centinaia di abitazioni,ma le sciagurate amministrazioni comunalidella cosiddetta seconda repubblica hannoimpiegato oltre quindici anni per completa-

Una terribile moria di pesci nell’estate del 1975

Il ricordo del Sindaco di allora

Le condizioni del lago

di Nello Ialongo

Risponde Andrea BazuroL a salute ambientale di un lago di 400 ettari non si risolve con interventi sulla stam-

pa, ma con azioni concrete e comportamenti responsabili. Il dott. Ialongo è stato sin-daco di Sabaudia e ha avuto quindi la possibilità in passato di assumere decisioni rile-vanti per migliorare la condizione del bacino. Tuttavia, a prescindere dalle sue afferma-zioni, il suo mandato si è caratterizzato principalmente per l’autorizzazione allo stazio-namento di 500 imbarcazioni in piena area a tutela integrale e per la (perdente) “guerra”agli Scalfati in sede giudiziaria per contrastare il loro legittimo titolo di proprietà. Tantotempo perso. Ritengo che un clima di collaborazione, di reciproco rispetto e di serenitàtra i vari interlocutori siano componenti essenziali per tutelare un bene così prezioso co-me il Lago di Paola. Per iniziare questo percorso ci sarà però bisogno di una nuova clas-se politica, in grado di capire che occorre “lavorare insieme” e non “lavorare contro”,per migliorare la condizione del lago e, magari, anche quella di Sabaudia. Ialongo ha fat-to il suo, ora forse farebbe bene a lasciar il campo a idee nuove.

Lago di Paola. Foto Saverio Maria Gallotti

continua a pag. 17

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Associazionismo

“L a musica è finita gli amici se nevanno” così cantava OrnellaVanoni in una nota canzone

del 1967, anni d’oro, anni ormai lontani,soprattutto se si pensa a quanti cambia-menti politico-socio-culturali hanno inve-stito il nostro paese in tutto questo lungoperiodo, fermo restando che ciò che sia-mo è il frutto di quello che è stato prima dinoi, sia nel bene sia nel male. Fervida è lasperanza che l’andamento della vita mi-gliori sempre, ma spesso accade che lecose non vadano come dovrebbero, forseanche perché non ci si impegna abba-stanza, affinché queste prendano una de-terminata direzione.La strofa di una canzone, nella sua banali-tà, coglie in pieno una situazione che si ma-nifesta da sempre ancora oggi nel nostropiccolo e accogliente Paese, San Felice Cir-ceo.Come nel caso di una bella festa che ter-mina quando non c’è più musica, affievo-lendo l’entusiasmo iniziale, allo stesso mo-do spegnendo i riflettori per le strade delpaese, la festa chiamata “estate” finisce etutti pian piano si allontanano.Così, la “buona stagione”, ammesso cheancora lo sia, arriva, passa e porta via tut-to e tutti, tanto da lasciare preoccupati so-prattutto gli operatori turistici che si prepa-rano ad affrontare l’inverno, con ben pochiprogetti e impegni.Pian piano si ritorna a essere i soliti “ quat-tro amici al bar” e tutto si assopisce.Gli eventi culturali e mondani estivi che il-luminano il Centro Storico e le strade delpaese, lasciano ilposto a lunghiperiodi di silen-zio, certo utili perriprendere le for-ze esaurite du-rante la stagioneappena trascor-sa, ma comun-que lunghi, trop-po lunghi.E’ giusto godersicalma e tranquil-lità, negate du-rante i mesi esti-

vi, ma questo periodo di relax forse si pro-trae un po’ troppo!San Felice vive solo d’estate, in particolaresolo nei quindici giorni di Agosto.E’ questa, dunque, la vita di un “paese dimare”, che investe tutto nella stagione esti-va? Ed è questo lo scotto da pagare?E’ naturale che l’inizio dell’anno scolasticoe la ripresa degli impegni lavorativi riporta-no la gente in città.Allora perché non individuare uno o più mo-di per far tornare le persone al Circeo an-che durante l’interminabile periodo inver-nale?Su questo argomento ci sono due correntidi pensiero: da una parte, ci sono molti, so-prattutto quelli che lavorano nel settore tu-ristico, che desiderano prolungare la buo-na stagione; dall’altra ci sono coloro i qua-li non hanno interesse a farlo, soprattuttonon sono disposti a “sopportare” anche peril periodo invernale i disagi di quello estivo.Per “destagionalizzazione turistica”, se-condo il Grande Dizionario Italiano (Hoepli)s’intende: “Non tenere conto, nell’analisi delmercato o di fenomeni di lungo periodo deidati evidentemente condizionati dall’in-fluenza economica di un preciso periododell’anno”.Partendo da questo presupposto, si do-vrebbe pensare a ciò che San Felice Circeopuò offrire anche una volta trascorsa l’e-state. Questo non significa “spostare” ledate di alcuni eventi a settembre, per poipreoccuparsi di riprenderli per il periododelle festività natalizie, perché sia a ottobresia a novembre le attività continuano a la-

vorare normalmente,anche se con diversaintensità.Questo è il tempo diprogettare e di orga-nizzarsi, riscoprendo ilPaese attraverso glieventi storici che lohanno caratterizzato,muovendo da qui i pri-mi passi per rivalutar-lo. Infatti, proprio gra-zie a questo enormebagaglio culturale –naturalistico il paese

potrebbe rivivere attraverso la valorizzazio-ne dei posti un tempo dimora mitologicadella Maga, degli angoli dove ha vissutol’uomo di Neanderthal, o dei vicoli storicidei templari.Tutti dovremmo aspirare alla riscoperta del-le potenzialità del paese e soprattutto delsuo parco, evidenziando l’intero sistematerritoriale e le sue innumerevoli risorse na-turalistiche, paesaggistiche e storico-arti-stiche, dimostrando di poter ampliare il pe-riodo di frequentazione alla stagione au-tunnale e invernale grazie al contesto riccodi fenomeni naturali, presenze faunistiche,nonché di eventi culturali di rilievo.L’Associazione Odissea dal canto suo si im-pegna costantemente alla realizzazione dipiccoli progetti che hanno comunque ri-scosso un discreto successo, in specialmodo perché contribuiscono a garantire deiservizi utili non solo per i cittadini ma ancheper i tanti turisti appassionati delle nostrebellezze paesaggistiche.L’obiettivo non è solo quello di coinvolgereattivamente le persone, ma di renderle con-sapevoli di essere il “motore insostituibile”della complicata macchina del progressodel paese. Di certo se questa macchina do-vesse spegnersi, la causa sarebbe attribui-ta al malfunzionamento degli ingranaggi edi tutte le parti che compongono il moto-re…Quindi prendere coscienza e conoscenzadelle possibilità e del valore che ha la co-munità, è un passo fondamentale non soloper ciascuno di noi, ma anche e soprattut-to per gli Enti competenti che dovrebberosostenerla e valorizzarla. Riscoprire il fascino della propria terra è larinascita di una coscienza sociale! n

Destagionalizzare il turismo

Questo è il tempo per progettare eventi

L’estate è finita e dopo?

di Federica D’Auria

Spiaggia in inverno

Centro storico in inverno

re un’opera di tale basilare importanza.Va fatto rilevare anche all’avv. Bazuro che iprogetti di risanamento idrobiologico del la-go, elaborati a metà degli anni ’70, sonoampiamente superati sia dal punto di vistatecnico che su quello della compatibilitàambientale.In attesa di un progetto innovativo, è enco-

miabile che gli attuali possessori del lago sistiano preoccupando di procedere a un ido-neo drenaggio dei canali immissari, cosache non è avvenuta in modo efficace negliultimi anni. Proprio l’insufficiente afflusso,durante le mareggiate, delle acque del ma-re, è stata la vera causa del progressivo de-grado del lago e il ritorno, dopo oltre tren-t’anni, delle morie di pesce.Sono completamente d’accordo con il rap-presentante degli eredi Scalfati sul fatto checi debba essere un percorso di collabora-zione tra gli interlocutori pubblici e privatiper “ la predisposizione di soluzioni condi-

vise” per il lago, ma ritengo che un moder-no progetto di risanamento idrobiologico ri-chieda una spesa che possa essere affron-tata soltanto attraverso finanziamenti delloStato e dell’Europa. Che la gestione del la-go e delle attività compatibili resti in granparte in mano ai privati è certamente un fat-to positivo, previsto tra l’altro dalle norma-tive vigenti, ma è inevitabile, ove siano ri-chiesti investimenti pubblici, che il privatofaccia un passo indietro circa la proprietàdel bene, evitando di continuare lo slalomtra il Codice dell’Ambiente e le sentenzedella Suprema Corte di Cassazione. n

segue dalla pagina 16

Parco di NELLO IALONGO

Le condizioni del lago

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Libri

S crivo su questo giornale da diversianni e come al solito, arrivato no-vembre, non posso far altro che con-

statare la situazione delle uscite natalizie edarvene conto. Mai come quest’anno il tut-to ha assunto contorni paradossali.I nuovi che avanzano i vecchi che sonoavanzati, vecchie glorie bollite e giovani leo-ni sdentati che neanche il peggior campio-nato interregionale di calcio potrebbe sop-portare; sempre meno luce e sempre piùsoffusa, le ombre confondono e le tramemolto spesso portano in posti e situazioniche francamente non avrei mai voluto ve-dere e potuto sopportare.Ricordando la storia del pelo e del carro misembra che il mercato editoriale stia an-dando verso una deriva “sensual-voluttua-ria” autoimmune nella misura in cui le “sfu-mature” hanno sdoganato la sessualità del-le mondine innescando un fenomeno ditransfert che neanche Alberoni sarebbe maistato in grado di fare. Con buona pace del-le mondine, signore e signorine sfumanotrasversalmente verso un’idea di erotismo“soft-fetish” “de nuantri” determinando unadecisa virata nei pianieditoriali delle case edi-trici che sanno cavalcar-ne l’onda.Tra le cose meno interes-santi da comprare in li-breria c’è il nuovo libro diStefano Benni “Di tuttele ricchezze” edito comeal solito da Feltrinelli. E’ lastoria di Martin, profes-sore di lettere che ha de-ciso di ritirarsi nella quie-te dell’Appennino piùconsona a una vita di ri-flessione “lontano dallapazza folla” per lavorareall’opera della sua vita,uno studio sulla poesiagiocosa del Catena. Lavita del nostro professo-re si svolge pacifica etranquilla scandita daisoliti cliché che Benni ciha abbondantemente il-lustrato nelle sue opereprecedenti fino a quando la tranquillitàagreste non viene turbata dai nuovi vicini:lui collerico e arrabbiato ricorda a Martin sestesso da giovane, lei, Michelle, invece, im-prevedibilmente, un vecchio amore triste dimolti anni addietro. Questo probabilmente,potrebbe far già vacillare parecchi lettori senon fosse che la solita minestra è insapori-ta dalle battute e dalle visite di vari anima-li parlanti che filosofeggiano o pontificanopiù o meno a proposito.Come al solito la fine è nota, il professorecinge l’assedio, la bella barcolla, forse mol-lerà poi, il ritmo si fa più sostenuto verso unradioso finale alla “vissero tutti felici e con-tenti”. Se mi posso permettere, un libro da

leggere distrattamentecome i bugiardini dellemedicine o le istruzionidelle cuffie auricolari,tanto alla fine si sa comeandrà a finire.Sempre Feltrinelli que-st’anno getta nella mi-schia l’altro dioscuro cheinsieme a Benni ha ca-ratterizzato buona partedella recente storia edi-toriale della casa editrice.È, infatti, uscito “Storiadi un corpo” di DanielPennac, quello di Ma-laussene per intenderci,che, seppur con alternafortuna, è riuscito a evol-versi senza rimanere invi-schiato troppo nei mo-delli che ha costruito. Il libro è la storia di Lisone dell’ultimo regalo delpadre morto. Un regalo imbarazzante e de-stabilizzante, un diario sensoriale che rac-

conta in modo preciso lastoria fisica del corpo disuo padre, dall’età di do-dici anni fino ai suoi ulti-mi giorni di vita.Una storia fisica del pa-dre, il racconto di una vi-ta, lunga e movimentata,dove a dettare le regole èil corpo in tuttele sue manife-stazioni.Suo padre, in-fatti, inizia a re-digerlo a dodicianni quandoper la prima vol-ta prova la sen-sazione di pau-ra; scout vieneper gioco lega-to a un albero eper la prima vol-ta provò il terro-re di essere di-vorato dalle for-

miche che lo risalivano. Quello fuil momento in cui cercò di proteg-gere “il corpo dagli assalti dell’im-maginazione, e l’immaginazionedalle manifestazioni intempestivedel corpo”.Da quell’istante ha sempre senti-to il bisogno di annotare le perce-zioni sensoriali del suo corpo e re-gistrare la storia dei suoi cinque sensi, nel-la consapevolezza che il corpo più lo si ana-lizza, più lo si esibisce e meno esiste, perquesto resta ancora uno degli ultimi tabùdella nostra epoca.Un romanzo strutturato in brevi paragrafiche descrivono un viaggio sbalorditivo dei

sensi, le insicurezze, i ti-mori, ma anche le gioie egli orgasmi di un uomoche vive la vita.Un lavoro notevole quel-lo di Pennac che riesce anon annoiare mai e a ren-dere interessante ancheuna descrizione dell’e-scoriazione che si è pro-curato il protagonista.Uno stile asciutto e linea-re che fa risaltare tutti isensi e tutte le nostreemozioni corporali divisetra glorificazione e debo-lezza; una scrittura fluida,leggera e precisa chemostra pienamente le ca-pacità narrative di unodei più noti scrittori fran-cesi contemporanei.Nel poco spazio che ri-mane prima della fine, vi

vorrei parlare del libro d’esordio di LucaPaulesu: “nino mi chiamo, fantabiografiadi Antonio Gramsci” sempre edito da Fel-trinelli.Una biografia a vignette dal tratto malinco-nico e delicato con cui l’autore reinventaGramsci che ha i tratti di un bambino. Ca-pelli in disordine, occhiali tondi, braccia lun-go il corpo: sembra lo scolaro modello deilibri di lettura di un tempo che fu. “Sono sar-do, sono gobbo, sono pure comunista. Do-

po una lungaagonia in carce-re spirerò. Ninomi chiamo”. Co-sì si presentanella prima vi-gnetta e a quel-la seguono altreche di Gramsciripercorrono leidee, le riflessio-ni, le lotte, gliamori. Le vi-gnette sono al-ternate da se-quenze di testoche raccontanola vita dell’uo-mo, o citanopassi importantidelle opere delpolitico e dell’in-tellettuale. Il ri-sultato è un libromolto originaleche ci guida

idealmente dentro la vita, il pensiero e l’e-redità umana e politica di Antonio Gramscie potrebbe essere un buon viatico per ilnuovo libro di Giuseppe Vacca: “Vita e pen-sieri di Antonio Gramsci 1926 - 1937” malo sto ancora leggendo e forse ve ne parle-rò prossimamente. n

Lo scaffale

Tre buone letture

Tutti i presenti

di Andrea

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Ambiente

“N on esiste paesaggio vuoto: do-vunque è vissuto un ragazzo,dovunque ha posato gli occhi,

si è creato qualcosa che resiste al tempo etocca il cuore a chiunque abbia negli occhiun passato” (Quando era la mia palude, Ce-sare Pavese). La Sabaudia di Pasolini, Moravia, delle so-relle Fontana, di Maraini. La Sabaudia chenon c’era prima della bonifica e che oggi è.La Sabaudia di quanti l’hanno vissuta mi-schiandosi nel crogiolo di culture e dialettisenza tempo. La Sabaudia di Maria PiaMambro che ci accoglie in una domenicauggiosa nella sua casa piena di storia. Do-po aver varcato il grande arco razionalistadel palazzo Incis, sintesi architettonica digioia e dolore, entriamo nella sua casa e sinda subito si capisce che è stata una mae-stra, che ha vissuto con i bambini e che daloro ha appreso tanto: “Quando d’estate ar-rivano i giapponesi, sa qual è la prima cosache osservano di queste case storiche? Leporte, le nostre porte e ne rimangono me-ravigliati!”. E, in effetti, basta poco a mera-vigliarsi, a incuriosirsi quando si vive in unposto come Sabaudia. La sua curiosità per il mondo si manifestasin da bambina quando scopre la diversitàdella terra in cui abita, fatta di dialetti e cul-ture che s’incrociavano lungo le strade, lepiazze e i negozi: “Sono cresciuta in que-sta città che non ha un passato. Mio padreè stato un sottufficiale dei carabinieri, unpioniere, e ricordo quando da bambina an-davo con i miei genitori a San Felice Circeo,a Terracina, a Lenola e sentivo le personeparlare allo stesso modo cosa che, invece,non accadeva a Sabaudia dove si parlavaferrarese, bolognese, veneto, napoletano.Mi bastava scendere le scale di casa, an-dare in piazza e sentire in dialetti differenti“ciao bela putea” (veneto), “anvedi!” (roma-no), “a guagliò” (napoletano)”. Una città contanti dialetti, modi di cu-cinare diversi, un veroesperimento socialequello realizzato nell’AgroPontino.Sabaudia, come Latina ele altre città nuove, si co-stitutiva come un agglo-merato urbano diversoda quelli limitrofi, senzaun passato remoto cuiappellarsi: “Fu così chechiesi a mio padre per-ché le persone qui par-lassero in maniera diver-sa e lui mi spiegò che Sa-baudia era una città gio-vane, le cui genti eranostate portate dal Veneto eda altre Regioni, e non viera un passato da condi-videre”. Sin da ragazza avverte lamancanza di un passato,

di una storia che Sabaudia non aveva: “Lamia città è nata solo nel 1934 ed io sentivoche non aveva tradizioni, non aveva usanzeed è per questo che un giorno dissi a mestessa di fare qualcosa per ricercare le pri-me tradizioni; e così scesi in cantina a ritro-vare tutti i materiali che mi avevano donatoi nonni - pionieri dei miei alunni”.Da questo momento inizia il viaggio a ritro-so della giovane maestra elementare, voltoalla ricerca di quel “primo passato” di Sa-baudia e delle sue genti.La riscoperta del folclore con il “Costu-me di Sabaudia”. “Andai a intervistare la si-gnora Giulia Tafani Fiorentini, già segretariadella sezione del Fascio, incaricata a suotempo di presentare il costume della città alcongresso internazionale del Dopolavoro, icui rappresentanti provenivano da tutte le

parti del mondo. La Fio-rentini mi dette una car-tolina del “Costume diSabaudia” e mi raccontòche nel 1937 si fece unconcorso per realizzareun costume che espri-messe l’immagine e lostile di Sabaudia; al con-corso potevano parteci-pare tutti (veneti, ferrare-si, ciociari), e ognuno do-veva proporre un costu-me che non richiamassela loro regione d’originema questa città giova-ne”. Molti i lavori presen-tati e vincitori risultaronoi fratelli Mario e MariaMizzon che avevanocreato abiti più modernirispetto a quelli vestitidalle donne del nord o

dei Lepini. Come si vede nell’immagine, aprevalere furono tre gradazioni di colore,che poi richiamano i tre elementi peculiaridel luogo: il verde dell’antica Selva, il gial-lo dell’erica in fiore e l’azzurro del lago e delmare.In questa prima grande riscoperta, MariaPia coinvolge tutti, in primis gli alunni e i col-leghi della scuola elementare Cencelli, finoa recarsi dalle due note stiliste sorelle Fon-tana: “Chiesi loro una mano nel definire icostumi, soprattutto quello maschile chemancava, e loro furono felicissime di aiu-tarmi contribuendo alla cura di importantiparticolari”. Il concorso servì a suo tempoa gettare le basi della cultura del territorio,ad avvicinare le persone, ad accomunarleattorno a un costume che poi le avrebbecaratterizzate nei momenti di condivisionecollettiva, come la sagra dell’uva, che sisvolgeva nella Piazza del Comune. I maestri della palude: l’americana Justi-ne Ward. Quando non vi era che la paludea farla da regina, ad addentrarsi in questeterre non c’erano solo i pastori, i legnaioli, icarbonai e altri antichi mestieranti ma anchei maestri che, fra mille disagi, si recavano ainsegnare nelle lestre: “Scoprii che con Dui-lio Cambellotti (artista italiano legato alla bo-nifica Pontina), negli anni trenta veniva a in-segnare musica Justine Ward, gentildonna fi-glia del fondatore della Metropolitan OperaCompany di New York”. Una storia, quelladella musicista americana, riportata alla lu-ce dalla Mambro nel libro “Justine Ward: unamusicista nell’Agro Pontino”, in cui riprendele fondamenta del sistema musicale basatosul “Metodo Ward” indirizzato ai bambini “aiquali si può insegnare a comunicare in mu-sica come giovani uccelli”. Il suo impegno nelcampo della didattica musicale fu premiatodallo Stato Italiano con una medaglia d’oroconsegnata dalla Duchessa d’Aosta Madrenell’anno 1933.Ma che c’entra lo yoga con Sabaudia?Oltre all’insegnamento dell’italiano e dellamusica, Maria Pia si dedica anche alla di-sciplina dello Yoga, antica dottrina orienta-le: “Abbiamo raccontato la storia della no-stra città attraverso i movimenti dello yoga;gli alunni reagirono benissimo a questonuova forma di racconto storico, e i genito-ri ci aiutarono molto, fu una cosa bellissi-ma”. A tale evento furono invitati Dacia Ma-raini (tra le più conosciute scrittrici italiane,poetessa, drammaturgo), e Igor Man (stori-co giornalista della Rai che intervistò, tra glialtri, il presidente Kennedy, Che Guevara eil bandito Salvatore Giuliano). Il gentile Pier Paolo. Le storie che vantaMaria Pia abbracciano anche il vissuto quo-tidiano della cittadina incastonata tra il la-go e il mare, dove nei decenni scorsi sonopassati diversi personaggi del mondo del-la cultura e dell’arte come Moravia, Marai-

I primi cittadini raccontano

Quando la curiosità di una bambina diventa passione per le radici storiche della sua città

Maria Pia Mambro

di Gianfranco Mingione

Maria Pia Mambro

I costumi di Sabaudia nella propostavincitrice dei fratelli Mizzon

continua a pag. 20

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Cronaca

“…C ’è poi un altro tipo di vio-lenza, più lenta ma altret-tanto nefasta e devastante,

quanto un colpo di fucile o una bomba nel-la notte. E’ la violenza delle istituzioni, l’in-differenza, l’immobilità e il degrado. Questaè la violenza che colpisce i poveri, e avve-lena le relazioni fra gli uomini perchè han-no un diverso colore della pelle. È la lentadistruzione di un bambino per fame, escuole senza libri, e case senza il riscalda-mento d’inverno.Si toglie all’uomo la sua essenza nel ne-gargli la possibilità di presentarsi come unpadre e come un uomo in mezzo ad altri uo-mini. E anche questo colpisce tutti noi.” Tra i più bei discorsi di tutti i tempi, mi vie-ne voglia di riportarlo per intero! Robert F.Kennedy, 5 aprile 1968, all’indomani del-l’assassinio di Martin Luther King.Cito qui solo una piccola parte, quella in cuisi denuncia l’immondo sistema secondo cuisiamo organizzati tramite strutture, enti, isti-tuzioni, stati e governi, che hanno poterimaggiori rispetto a ogni singolo e che nul-la muovono in aiuto a chi nasce meno for-tunato, piuttosto tendono a schiacciarlo. Ma al di là di questo spunto specifico, le-gato, troppo connesso con l’attualità, il per-

corso intrapreso nell’incontroal cinema Anna Magnani diSFC il 24 settembre è stato atutto tondo. In occasione del-la Giornata Mondiale della Pace proclama-ta dall’ONU per il 21 settembre si è volutocreare un momento per stare insieme, perfare incontrare chiunque sentisse l’impor-tanza, il piacere di celebrare questa gior-nata. A suon di filmati, musica dal vivo, rea-dings sul tema, si è avuto modo di riflette-re sulla pace in molte delle sue sfumatureed esplicazioni, sulla pace come non vio-lenza, come atteggiamento solidale, comeeconomia equa, come rispetto del prossi-mo e dell’ambiente che ci circonda, comesogno, come stile di vita, come serenità in-teriore, come tranquillità dell’anima.La cosa più interessante e carina è statache l’evento è nato dal desiderio di una per-sona che vive a San Felice di coinvolgere isuoi compaesani su questo tema e non c’èstata istituzione, ente o associazione dietrotutto questo lavoro. Sebbene sulla locandi-na che pubblicizza l’incontro siano indicatii loghi di “People for Peace” e “Legam-biente”, quest’ultima ha contribuito con ilsimbolo perché condivideva i contenuti,mentre alcuni membri di People4Peace

hanno aiutato condel materiale, madietro tutto il lavoroc’è stata solo l’esi-genza, la spontaneitàe l’impegno dellepersone.Ragazzi di San Felicehanno presentato, al-tri hanno letto, altriancora hanno suona-to e cantato, e poi c’èchi ha assistito. Do-veroso soffermarmiper qualche riga aparlare del momentomusicale. Da brivido!Come sempre inmolti degli eventi lo-

cali, la Circeo Music School ha offerto il suocontributo. Scelta dei brani musicali sul te-ma, voce e chitarra acustici hanno creatoun’atmosfera che valeva più di mille paro-le, forse la testimonianza più concreta esentita di quanto il sogno della pace sia an-cora rincorso. E, a sorpesa di tutto il pub-blico, un duetto rap. Due ragazzi, ZianoRap, che hanno presentato un pezzo lorodal titolo “Cimitero dei miei fra’” - riferitoal Mar Mediterraneo. E si può intendere dicosa parlasse. Un silenzio agghianciante haecheggiato tra le parole del testo della can-zone. Davvero suggestivo.È stata una sorpresa piacevole scoprire co-me sul territorio sia nata l’esigenza sponta-nea di fermarsi a riflettere su qualcosa di piùgrande del quotidiano, e che ci sia statoqualcuno che a parole proprie o attraversograndi citazioni abbia avuto qualcosa da di-re.Tra i tanti personaggi più o meno conosciutiche sono stati citati per aver detto o fattoqualcosa per la pace nel mondo (Martin Lu-ther King, Bob Kennedy, Gandhi, SevernSuzuki, Anita Roddik, Tiziano Terzani, DalaiLama, Pellerossa, Einstein, Gibran, JhonnLennon, Ivano Fossati, Roberto Vecchioni ealtri musicisti, scrittori e statisti, religiosi enon), non poteva mancare un riferimentocontemporaneo significativo, ovvero PremRawat, attuale Ambasciatore di Pace inmolte nazioni, una guida che non soltantoparla della pace, ma insegna gratuitamen-te un metodo pratico e non religioso per tro-vare la pace dentro di sé. “La Pace è inna-ta. È dentro tutti noi. Ma prima che la pos-siamo definitivamente sentire, abbiamo bi-sogno di sentire la sete della pace”Questo è stato il messaggio di pace e co-noscenza che ci si è scambiati in un anoni-mo lunedì sera nel nostro paese già im-merso nella quiete della lunga stagione. n

Circeo per la Pace

di Luna Capponi

Reading pellerossa

ni, Pasolini e Bertolucci: “Pier Paolo Paso-lini veniva poche volte ma era sempre gen-tile e quando passavamo al bar Italia a sa-lutarlo ci diceva: “dai ragazzi, gelatino?” Noinon rifiutavamo, anche perché, a quei tem-pi, il gelato lo vedevamo una volta la setti-mana”. Di Bertolucci ricorda una conferen-za tenuta a Sabaudia, quando il noto regi-sta paragonò la stessa a Sabbioneta, per lasua caratteristica di città a dimensioned’uomo. Sabaudia Studium Musicum. Quasi qua-rant’anni di attività, l’associazione lavora sulpiano musicale e culturale, grazie all’aiuto e

alla partecipazione dei volenterosi e talen-tuosi giovani musicisti che operano al suointerno: “Sono ragazzi diplomati al Conser-vatorio, che la sera lavano i piatti e il pome-riggio svolgono attività di ripetizioni a scuo-la, cercando tra mille difficoltà, di portareavanti le loro passioni e svolgere attività im-portanti nell’associazione”.Tra le varie attività i con-certi guidati ai bambini at-traverso i quali si accom-pagnano alla musica: “Ve-devo i bambini stupiti, en-tusiasti nell’ascoltare artisticome Beethoven…”.In questi ultimi mesi MariaPia sta lavorando a unnuovo libro composto didiverse tematiche legate alterritorio, con storie inedite

raccolte sul “campo” e relative anche al pe-riodo bellico della città. Da non perdere. n

Libri scritti da Maria Pia Mambro: “Justine Ward. Una musicista nell’Agro

Pontino: una ricerca per la didattica mu-sicale nelle scuole”, Mega Network, Ot-

tobre 1998, Sabaudia “Sabaudia. Immagini del-la memoria”, Premio dellaCultura 2003 assegnatodalla Presidenza del Consi-glio dei Ministri, Nuova Edi-toriale Romana, 2002, Ro-ma “Sabaudia Prime Voci”,Yorick Libri, Collana Le Sto-rie, Dicembre 2006, Sabau-dia

segue dalla pagina 19

Parco di GIANFRANCO MINGIONE

Maria Pia Mambro

Ritratto di Justine Ward

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 21

Sport

L a Circe, in questa parte iniziale del-la stagione, sembra stare sulle mon-tagne russe e ancora non riesce ad

avere quella continuità di risultati che me-riterebbe. In effetti, come scusante per lasquadra rossoblù, ci sono i tanti episodi chespesso hanno condizionato in modo nega-tivo il risultato finale. Soprattutto nelle sfidecon la Lupa Monterotondo, con il Collefer-ro e con il Lariano Velletri, sono tante le re-criminazioni per la squadra di mister Mar-zella, che ha pagato un conto davvero pe-sante a causa di alcune decisioni arbitralidiscutibili.Nella sfida contro una delle squadre miglioridel girone, la Lupa Monterotondo, la squa-dra sanfeliciana è andata subito sotto didue reti ma poi si è vista negare un calciodi rigore per un fallo piuttosto chiaro subi-to da Cinelli e, dopo aver accorciato le di-stanze con una rete di Di Matteo, si è do-vuta arrendere per un penalty regalato agliospiti quando il pareggio sembrava a por-tata di mano. In trasferta, a Colleferro, l’ini-ziale vantaggio di Di Matteo è stato primaannullato a causa di un’incertezza difensi-va e poi ribaltato in un rigore contestato, iltutto nel giro di pochi minuti. Il 3-2 del pri-mo tempo, siglato da Sannino, alimentavale speranze di pareggio che, invece, veni-vano annullate con la doppia espulsione acarico di Fiore e Di Matteo durante la ripre-sa.Con il Lariano Velletri, la squadra rossoblùsi presentava in campo senza Fiore, DiMatteo, Sannino e con De Simone in pan-china per un affaticamento. Nel primo tem-po la squadra ospite manteneva costan-temente il possesso palla ma con azionid’attacco piuttosto sterili. Nella ripresa, l’e-

spulsione di Omizzolo, anostro avviso per ec-cesso di zelo dell’arbi-tro, dava la scossa allaNuova Circe che pren-deva in mano la partita esfiorava la rete con Ci-nelli, che colpiva il palo,e con De Simone, entra-to all’inizio del secondotempo. Un errore, a cau-sa di un pallone perso ametà campo, spianavala strada al successodella squadra ospite chesi vedeva anche regala-re dall’arbitro la rete del2-0 segnata in chiaraposizione di fuorigioco.Il 3-0 era soltanto il ri-sultato finale di unagiornata da dimenticare.La Circe, comunque, ha sciorinato bel cal-cio contro la corazzata Terracina, costret-ta al pareggio per 1-1 dopo l’iniziale van-taggio di De Simone. Ottime le tre vittorieconsecutive ottenute contro il Formia 1905per 2-0 con reti di Di Matteo e Fiore (rig.),il pirotecnico 4-3 del Ballarin con il Pod-gora con reti di Bernardo, De Simone, Ci-nelli e Fiore (rig.) e il 3-1 di Tor Sapienzacon una ripresa sontuosa che ha visto lerealizzazioni di De Simone con un gran ti-ro da fuori, di Monti e di Sannino. Molti, in-vece, i rimpianti nella sfida con il MonteSan Giovanni Campano, perché il merita-to vantaggio raggiunto con Bernardo, do-po aver sbagliato un rigore con Cinelli eaver colpito una traversa con Totaro, nonè servito per vincere la partita che si è ag-

giudicata la squadra ciociara col risultatodi 2-1.La sensazione è che la Nuova Circe sia al-l’altezza della categoria sul piano tecnico edel gioco, ma che manchi del cinismo e del-la giusta esperienza per sfruttare al massi-mo le occasioni che le capitano. L’Eccel-lenza lascia giocare, si vede del bel calcio,però non consente margini d’errore poichéle squadre che da più anni partecipano aquesto campionato, sono sempre riuscite acapitalizzare nel migliore dei modi le pocheoccasioni da rete che la Circe ha lasciato.Nella speranza che la Circe si cali comple-tamente nella categoria e che gli arbitragginon deprimano troppo la stagione dei san-feliciani, l’augurio è che la squadra sanfeli-ciana raggiunga la salvezza che ha dimo-strato ampiamente di meritare. n

L’ inizio della stagione, per la squadraguidata da mister Perrotta, facevapresagire un campionato pieno di

difficoltà e di insidie ma, con tenacia e spi-rito di gruppo, la squadra del borgo si è ti-rata fuori dai bassi fondi della classifica at-testandosi a ridosso delle migliori forma-zioni di questo girone di Prima Categoria.Dopo il pareggio di Norma per 2-2 (Florian,Maragoni), maturato con parecchi rimpian-ti per aver gettato al vento la vittoria a po-chi minuti dal termine, è arrivata la pesantesconfitta del San Francesco per opera delSabaudia, la squadra che attualmente man-tiene la testa della classifica, per 3-0. Co-me parziale scusante, per il Montenero, cisono state tre espulsioni che hanno tarpa-to le ali a qualsiasi tentativo di rimonta.

Nella sfida successiva, sempre giocata incasa, la squadra del borgo ha ottenuto unprezioso 1-1 (Florian, rig.) con il Sezze,squadra esperta e smaliziata che, sicura-mente, lotterà fino al termine della stagioneper il salto in Promozione. Il momento peg-giore, per la squadra di mister Perrotta, è ar-rivato nella trasferta di Borgo Vodice. Lasconfitta davvero pesante per 5-2 (Florian,Mancini) è maturata in modo sorprendentese pensiamo che, il Montenero, dopo ap-pena venti minuti si trovava in vantaggio per2-0. La debacle, maturata nella ripresa, nonoffre attenuanti a una squadra impalpabilee spenta, costantemente alla mercé dei pa-droni di casa.Da questo punto in poi, parliamo di un altroMontenero e cioè di una squadra che è cre-

sciuta sia sul piano del gioco sia sul pianofisico. Al San Francesco, dopo la pesantesconfitta della domenica precedente, è ar-rivato il Nettuno Sandalo e la squadra delborgo ha ottenuto la prima attesa vittoriaper 2-0 con reti di Maragoni e Simonelli.La svolta c’è stata nella trasferta di Latinacon la Sa.Ma.Gor. e, grazie a un primo tem-po davvero notevole e al redivivo e intra-montabile Maragoni, autore di una stupen-da doppietta, è arrivata anche la prima vit-toria in trasferta. Il successivo incontro conil Bella Farnia, ha regalato alla squadra dimister Perrotta una vittoria convincente per3-2. E’ successo tutto durante la ripresa,con l’1-0 per un calcio di rigore trasforma-to da Florian, cui hanno fatto seguito le duereti della squadra ospite e poi, nell’ultimoquarto d’ora, sono arrivate le due splendi-de realizzazioni del solito Florian su calciodi punizione e di Bove con un gran tiro indiagonale. La sensazione è che adesso ilMontenero sia in grado di recitare un ruoloimportante in un campionato difficile comequello di Prima Categoria. n

Calcio

Tanti gli episodi negativi per la squadra guidata da mister Marzella

Una Circe in agrodolce

di Tommaso Di Prospero

Omizzolo contrasta Mauri della Lazio nell'amichevole d'agosto

Un Montenero orgogliosoLa squadra del borgo sta meritando la Prima Categoria

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Personaaggio - Oroscopo

Oroscopo di Dicembre 2012 Tel. 338 9760253 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

L’anno sta per concludersi: È ilmomento ideale per fare pro-getti o cambiamenti. Saturnonon si oppone più e il cielo deisentimenti è sereno. C’è anco-ra un po’ di nervosismo, ma trapochi giorni tutto passerà.

Torodal 21/4 al 20/5

Marte è benefico mentre Satur-no, già da due mesi, è in oppo-sizione; ciò determina diver-genze e ostacoli. Sarà difficiletenere sotto controllo emozionie sentimenti. Fate attenzione airapporti con soci, capi e colle-ghi.

Gemellidal 21/5 al 21/6

L’anno si conclude in confusio-ne, pur con Giove nel segno.Sebbene siate cambiati in me-glio, non avete comprensioneintorno a voi. Troppi impegni etroppe spese. Aumentano le re-sponsabilità: Fate attenzione,tutto è risolvibile se lo volete.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Tanti pianeti favorevoli: Satur-no, Nettuno, Venere e Mercurio!Ciò vuol dire successo nelle co-se che fai, ma che anche i nuo-vi progetti sono favoriti. In amo-re sarai premiato: Avrai tran-quillità e felicità.

Leonedal 23/7 al 22/8

Periodo d’impegno dedicato allavoro e a cercare di mantener-lo nella situazione attuale. Sa-turno suggerisce prudenza conle spese. La relazione tra geni-tori e figli è un po’ tesa e diffi-cile per motivi d’interesse. Mo-stratevi generosi.

Verginedal 23/8 al 22/9

C’è desiderio di cambiare am-bienti e frequentare gente nuo-va. Maggiore serenità si avver-tirà nel tempo. Qualche tensio-ne in amore, sarà meglio evita-re scontri. Attenzione al lavoroe alle vostre finanze.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Movimenti, scambi, contatti;avete sempre più voglia di par-tire, conoscere e fare nuoveesperienze. Marte e Urano vidisturbano un po’, ma Giove visostiene. L’amore è favorito ebisogna cercare di consolidar-lo quanto prima.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Vi attendono grandi opportuni-tà e sorprese. L’aria è cambia-ta e già lo sentite. Se avete avu-to problemi economici ora si ri-solveranno e si potranno rag-giungere nuovi obiettivi. L’amo-re è bello e questo mese loconfermerà.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Le energie stellari vi donano otti-mismo e allegria e voi vi dedi-cherete con piacere alle prossimefestività. Le possibilità di guarda-re al futuro sono buone. Giove èil vostro pianeta che vi sostiene epotrebbe farvi cambiare la vita. Inamore alti e bassi.

Capricornodal 21/12 al 19/1

L’anno si conclude con Martenel segno. Energie buone perchi vuole farsi strada nel lavoroo ripartire alla grande. Chi haseminato bene ora otterrà sod-disfazioni. L’amore vive una fa-se di tranquillità.

Acquariodal 20/1 al 18/2

La protezione di Giove, Urano ela forza di Saturno non vi man-cheranno, ma dovrete ridimen-sionare le spese, le attività inu-tili. Se occorre fate tagli neces-sari. In amore ottime previsionidi calore e passionalità.

Pescidal 19/2 al 20/3

Vi rendete conto che siete pro-fondamente cambiati? Siete piùmaturi e responsabili; cercatedunque le persone adatte a voiper fare progetti e amicizie: Fa-voriti viaggi e contatti con l’e-stero. In amore c’è ancora con-flittualità.

D opo il primo bombardamento subi-to da Terracina, il pomeriggio del 4settembre 1943, una buona parte

della popolazione sanfeliciana lasciò il Pae-se, rifugiandosi nelle capanne in pianura. Sitemeva che la stessa sorte di Terracina po-tesse subire San Felice e inoltre tutti eranoatterriti perché le notti, spesso, erano illu-minate a giorno dai bengala lanciati dagliaerei anglo-americani.Dopo l’armistizio, annunciato l’8 settembre,i nostri soldati, rimasti sbandati, senza co-mando o con comandi contrastanti, ab-bandonarono le postazioni militari, che fu-rono subito occupate dai tedeschi. Questidichiararono il Circeo “zona di guerra” e ilpaese fu completamente evacuato. I san-feliciani trovarono ospitalità dai coloni, inparticolare da quelli di Via Molella, di Mi-gliara 58 e Migliara 56. Ma il punto di rife-rimento era Borgo Montenero, dov’era laparrocchia, il podestà, il medico condotto,ecc..Dopo tanti sacrifici, paura e fame, final-mente, il 24 maggio 1944, arrivarono gliamericani. La notizia si sparse rapidamen-

te. Io inforcai la bicicletta e mi recai a Bor-go Montenero. Vi erano già dei carri arma-ti e diverse camionette, dalle quali i solda-ti americani distribuivano sigarette e cioc-colate. A me le sigarette non interessavano,in quanto ancora non fumavo, mentre lacioccolata la desideravo. Ma mi astenni dalpartecipare alla ressa, un po’ per timidezzae un po’ per orgoglio. A proposito di siga-rette americane, voglio raccontarvi unaneddoto, che mi fu riferito dallo stessoprotagonista: ‘Ncéck’Mbrucitte. FrancescoDi Prospero, all’epoca poteva avere tredici-quattordici anni. Piuttosto piccolo di statu-ra, ma già accanito fumatore. Da una Jeep,un soldato americano stava distribuendo si-garette. Quando ‘Ncéck allungò la mano, lofissò e disse: Jù piccolo, no smoking! E‘Ncèck rispose: io razza piccola, moltosmoking.Dal Borgo proseguì verso San Felice, ancheper vedere la situazione della nostra abita-zione, posto che già circolavano voci disciacallaggio. Giunto nei pressi della villadella signora Batacchi, moglie dell’eroicoAmmiraglio Bergamini, sentii degli spari di

moschetto. Salii sopra e nel piazzale anti-stante all’abitazione, vi trovai una ventina diragazzi che sparavano all’impazzata. Ri-cordo tra gli altri, Alessio, Alvaro e Natale.Non mi fu difficile rimediare un moschettocon delle cartucce, così mi associai allasparatoria.Poi nell’interno della villa trovai un oggettodi legno, a forma di pestello (pistasale). Ten-tai di svitarlo, ma non ci riuscii. Uscito fuo-ri sulla veranda che si affacciava su Via delPignolo, gettai disotto quel pestello. Seguiuna forte esplosione e una fiammata. Quan-do mi resi conto del pericolo scampato, ab-bandonai anche il moschetto e proseguiiverso casa. Trovai la porta spalancata e tut-to a soqquadro. Anche gli ingressi delle al-tre abitazioni erano tutti aperti.Rimasi colpito dalle erbacce cresciute sul-la P.za G. Carducci (La Mazzatora). Dopoqualche giorno, rientrammo tutti in Paese.Pian piano la vita cominciò a riprendere.Grazie agli americani, furono distribuite unpo’ di cibarie. Ai primi del mese di giugno,

di Andrea De Sisti*

Racconti sanfeliciani

Una partita di calcio in piazza V. Veneto

continua a pag. 24

La notte di Natale

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 23

Tempo libero

I n missione a Istanbul per conto del-la Regina, della Patria e di M, JamesBond, ancora una volta interpretato

da Daniel Craig, deve recuperare un file preziosoche contiene i nomi degli agenti infiltrati del MI6. Fi-nito nelle mani di un killer professionista, Bond loinsegue cadendo sotto i colpi del fuoco amico. Pre-cipitato e disperso dentro una cascata, viene di-chiarato morto e compianto in un formale necrolo-gio. A redigerlo è M, che lo ha sacrificato senza ri-uscire a recuperare il maltolto. Pubblicate su internet le identità de-gli agenti operativi, M è chiamata a rispondere della questione e del-la sua gestione davanti al governo britannico che vorrebbe le sue di-missioni. Bond, intanto, sopravvissuto alla ‘caduta’ e alla inoperosi-tà, è richiamato a Londra e al dovere da un attentato gravissimo al-la sede del MI6. L’obiettivo è M, il criminale è Silva, un ex agente ‘ven-duto’ e torturato che ha coltivato la vendetta e adesso chiede il con-to al suo ex direttore. Figli putativi della stessa M(adre), Bond e Sil-va si confronteranno a colpi di pistola, fino a esplodere o a implo-dere il loro passato.Con Sam Mendes Bond riparte da zero e da una mestizia, una sen-sazione densa di pena, affetto e responsabilità, derivata dalla vulne-rabilità di M, ‘madre’ ideale e onnipotente minacciata da un figliolotutt’altro che prodigo. Il cattivo Silva di Javier Bardem, doppio oscu-ro di Bond e nemesi filiale di M, è l’ennesimo megalomane della sa-ga che pratica il delirio gettando l’ordine tranquillo del mondo nel-l’angoscia. Nella testa e dietro lo sguardo di Mendes, quel mondo equell’angoscia si fanno assolutamente personali, convertendo il con-flitto internazionale in un dramma ‘familiare’. Il corpo materno di M,fonte aspra di insegnamenti e conflitti per Bond, viene sconvolto dauna minaccia abnorme e traumatica che occupa abusivamente lascena di un legame storico, professionale, emotivo, affettivo. La vi-ta di M è letteralmente nelle mani dell’agente di Fleming, la cui in-columità pone a Bond il problema delle sue radici, della sua prove-nienza e dell’impossibilità che possano costituire un terreno solido,sicuro e al riparo dall’imprevedibilità della vita. È a questo punto cheil regista inglese introduce un discorso sulla tradizione, sugli echi, sul‘marchio’, che mentre celebra i cinquant’anni di vita cinematografi-ca di Bond produce una separazione irreversibile col passato, mairiducibile per Mendes a meri citazionismo e collezionismo.

SKIFALL

Il fil

m p

iù v

isto

di ALESSIA BRAVO

di SAM MENDESFrittelle di baccalà

Ingredienti per 4 persone

– 500 grammi di baccalà pulito, tagliato a piccoli pezzi e lessatoper pochi minuti

– 300 grammi di farina– 25 grammi di lievito di birra

Stemperate e sciogliete il lievito di birra con un bicchiere di ac-qua tiepida. Aggiungete il sale e la farina a pioggia rimescolandocon una frusta, fino a ottenere una pastella piuttosto densa. Co-prite e lasciate lievitare per 30 minuti in un luogo riparato dalle cor-renti. Immergete i pezzi di baccalà nella pastella e friggete in ab-bondante olio caldo.

da “LA VISCOTTA”Ricette di San Felice Circeo

di Angela Bassani

ANGOLO DELLA POESIA

NATALE 2010 DA MIA COGNATAOgni annoA Natale per il cattolico credente,è d’usofesteggiare la notte dell’avvento,

la venutadel Redentore, il Cristo nascente,il reincarnatofiglio di Dio, miracoloso evento.

Ad occuparsidei preparativi è un’incombenzaimpegnativaattinente per tradizione alla donna,

dotatadi gusto, tatto, e infinita pazienza,sia essamoglie, sorella, figlia, zia o nonna.

Allestireil presepe, guarnire l’albero Abete,spetteràancora a Maria Teresa mia cognata,

certamentefarà bene il lavoro che le compete,s’ingegnerà,e ornerà il tutto con abilità innata.

Ospitenella sua casa il mio divertimentosarà quellodi pedinarla sbirciando di nascosto,

mentre ignara,ultimerà con amore l’abbellimentodel patio,dell’entrata, ogni camera, e posto.

Ovunquepungitopo, vischio, e molti filamenti,sul portone,sui mobili, festini dorati, e argentati,

in giardino,sugli alberi, palle e luci intermittenti,nell’ingresso,graditi regali, e pacchi infiocchettati.

La seradella vigilia tutto sprigionerà calore,io indosseròscarpe lucide, calzoni e giacca nera,

stapperòchampagne, ed attento osservatore,proporròl’applauso, e un brindisi quella sera.

di Pietro Cerasoli

Avv. Michele Stasi

Contratto scritto per acquisti tramite internet

L a Corte di Giustizia Europea con la sentenza C-49/11 del 5luglio 2012 ha stabilito che chi acquista on line deve rice-vere le informazioni relative all’acquisto, e che tali informa-

zioni devono essere fornite per iscritto. Solo conoscendo le con-dizioni contrattuali, e quindi le modalità di vendita, il cliente puòdavvero decidere se acquistare o no un prodotto. Il cliente deveessere informato delle caratteristiche del bene, delle spese, inclu-se quelle di consegna, di eventuali tasse, delle modalità di paga-mento, del diritto di recesso, tutte queste informazioni debbono es-sere a disposizione del cliente, che deve essere posto in condi-zione di poter conservare le clausole senza che possano esserealterate. Per cui, quando si effettua un acquisto on-line, e tutte lecondizioni contrattuali sono inserite in link da cliccare ed even-tualmente leggere ed interpretare, per la Corte Europea, proprioperchè tali link sono sempre modificabili, in caso di controversiatra l’acquirente e il venditore, è quest’ultimo che deve provare dinon aver modificato le condizioni contrattuali inserite nei link al mo-mento dell’acquisto. Consigliamo, a chiunque si accinga a effet-tuare acquisti tramite internet, di stampare tutte le condizioni con-trattuali, in special modo quelle inserite in link differenti, modifica-bili dai venditori, condizioni che potranno essere utili in caso di con-troversia. n

e-mail [email protected]

ORA LEGALE

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incominciammo a raccogliere il grano. Aquell’epoca i sanfeliciani piantavano preva-lentemente la “Mentana”, che è una varie-tà di grano, che matura precocemente.Ritornò anche la corrente elettrica, ma peralcuni mesi, con tante e talvolta lunghe in-terruzioni. Tanto che, di notte, si doveva ri-correre spesso alle candele, al vecchio lu-me e alla lanterna. Sor Romeo Carusi, cheaveva sempre la battuta pronta per ognievento, sentenziò: lo sapete perché mancaspesso la corrente? Perché i fili elettrici pog-giano sopra “glie staie de tutere”. Lo staio,secondo il dialetto sanfeliciano e anchequello ciociaro, è il fusto che sorregge lepannocchie del granoturco. L’allusione erarelativa alla palificazione elettrica alquantofatiscente. Comunque, per Natale, la cor-rente si era stabilizzata e durante la notte lapiazza principale rimase illumina a giorno e

così anche il Corso Vittorio Emanuele.Mentre tutta la popolazione affollava la chie-sa parrocchiale, per il mattutino (jù matuti-ne), cioè la funzione religiosa che precedela nascita del Bambino Gesù, noi ragazzi,dai quindici ai venti anni, organizzammo unapartita di calcio in mezzo alla piazza.Ricordo Benito, Terzilio, Peppe, Ennio, Gia-como e altri. Eravamo una quindicina, com-preso Guido, che fungeva da arbitro e i dueportieri, Andrea Vaglioni e Gino Di Maggio.La porta di Andrea si trovava tra la farma-cia e la macelleria Palombi.L’area era delimitata da due mucchietti dicappotti, che fungevano da pali. La porta diGino era costituita dall’arco del Ponte e lasua larghezza era ritenuta “area regola-mentare”. Le squadre erano composte cia-scuna dal portiere, due terzini, un medianoe tre attaccanti. La piazza era tutta nostra.Il solo ostacolo era la corriera parcheggia-ta sul lato destro. Era l’unica allora, che par-tiva la mattina presto (sei-sei e trenta), perRoma e tornava la sera verso le ore sette.Quando il pallone finiva sotto la corriera, sirimuoveva e recuperava con una scopa rin-

venuta dietro l’uscio di un ingresso. I goalsegnati ad Andrea, non creavano problemi,nel senso che il pallone era facilmente re-peribile, in quanto il Corso Vittorio era illu-minato. I problemi invece nascevano, quan-do il pallone non era parato da Gino. Gino,tra l’altro era in porta con il cappotto ab-bottonato e per evitare la pungente corren-te d’aria proveniente dall’arco del Ponte, siappoggiava con la schiena alla pareteesterna laterale sinistra. Però correva alcentro dell’area, quando si avvicinavano gliattaccanti avversari. Il pallone non parato, fi-niva per urtare contro il parapetto della rin-ghiera, fuori del Ponte e tempestivamente igiocatori che si trovavano più vicini all’area,terzini e attaccanti avversari, si precipitava-no per recuperarlo, prima che prendessel’abbrivio nella discesa. E’ da evidenziareche fuori del Ponte non c’era l’illuminazio-ne, cosicché appena dopo l’inizio del se-condo tempo, accadde l’inevitabile. Al quar-to goal il pallone non fu più ricuperabile e lapartita necessariamente fu sospesa.Allora non era cosa facile procurarsi un pal-lone di ricambio. n

segue dalla pagina 22

Parco di ANDREA DE SISTI

Una partita di calcio in piazza V. Veneto

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 24Annunci

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Compleanni14 novembre. Tantissimi auguri, con un po’ di ritardo, a Fa-bio Ceci per il suo compleanno da tutta la famiglia e dagli ami-ci.3 dicembre. Tanti auguri di buon compleanno a Pietro Ce-rasoli dalle amiche del Borgo.7 dicembre. Tantissimi auguri di buon compleanno a NicolòBorsellino dalle sorelle Emily e Daria e da mamma e papà.13 dicembre. Al concentrato di energia, Fabrizio Avagliano,un grande buon compleanno da tutte le ballerine/i.15 dicembre. A Graziella Ricci Infiniti auguri di buon com-pleanno da Fiorella e Simona.

16 dicembre. Tanti auguri di buon compleanno a RiccardoCoppola per i suoi 6 anni dai nonni Antonio e Rossella.17 dicembre. Affettuosi auguri di buon compleanno a Tizia-no Lamberti dalla famiglia.13 gennaio. I tuoi 18 anni sembravano tanto lontani…inveceeccoli già qui! Buon compleanno a Simone Pioli da papà,mamma e Marco.14 gennaio. Una augurio affettuoso a Davide Capoluongoper i suoi 18 anni da tutta la sua famiglia. Un grosso bacio dainipoti Lucia, Serena e Giuseppe. 21 gennaio. Dolcissimi auguri di buon compleanno a Giu-seppina Barbisan da Giulia e Rossana.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto, Fran-cesca Faccini, Valeria Di Marco, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Stefano Raimondi, Sabrina Scapi, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

mondo di cose piccole e sostenibili chepotrebbe far esplodere questa vocazione eportare qui in ogni stagione appassionati dimoltissime discipline. Il concetto di cultu-ra è legato alla conoscenza che dev’esse-re promossa come scoperta ed esperien-za. Così non solo l’archeologia, ma tutto lostraordinario contesto dei beni culturali edei beni naturalistici che abbiamo a dispo-sizione. Occorre però la consapevolezzache il Parco Nazionale del Circeo rappre-senta davvero il riassunto della gran partedella natura d’Italia, che contiene davverola sintesi della storia che va dal neolitico alrazionalismo del novecento. Possiamo pro-muovere quello che non conosciamo? Sia-mo sicuri di conoscere quello che abbia-

mo? E se non lo conosciamo come pos-siamo fare sistema?Il Parco ha cercato di fare sistema di que-ste cose, le ha organizzate in una sequen-za logica di priorità e di interventi, le ha re-golamentate, le ha poste all’attenzione del-la politica locale, intende aprire un dibattitoe un confronto pubblico attraverso gli stru-menti previsti dalla legge. Tutto ciò si chia-ma Piano del Parco su cui buona parte del-la politica locale ha preferito giocare unapartita formalistica con l’unico obiettivo difar passare il tempo sperando che cam-biassero interlocutori. Non ha colto il valo-re delle cose che stanno dietro i vincoli, nonha colto il senso dell’obbligatorietà dellanorma, dentro cui c’è un mondo di cosepossibili, non ha visto oltre l’innovazione chepoteva portare un Piano che fosse una so-luzione di continuità rispetto alle praticheche hanno massacrato parti preziose delterritorio pontino.Il Piano può essere dunque banco di prova

per aggregare idee e condividere progetti,per immaginare cose diverse e nuove, perdare risposte concrete e competitive. Il re-sto è gioco politico che non fa gli interessidella gente e non coglie né la voglia di cam-biamento che oggi si respira, né il senso diquesta crisi economica che necessita di ri-sposte diverse da quelle del passato. Per-tanto chiunque si troverà a governare la Re-gione Lazio se davvero vorrà affrontare il te-ma dello sviluppo di questo territorio, dovrànecessariamente affrontare il tema del Pia-no del Parco Nazionale del Circeo perché aoggi è l’unico strumento organico che nelpieno rispetto dei valori esistenti su un’areache va ben oltre il Parco stesso conciliaobiettivi di sviluppo con gli obblighi di tute-la derivando da norme di ogni livello nazio-nale e internazionale. n

* Commissario del Parco Nazionale del Cir-ceo

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Ambiente di GAETANO BENEDETTO

La sfida dell’identità e dell’eccellenza