RISPLENDE LA LUCE NELL’UOMO VEGLIA DI NATALE...parola “I THIRST” (ho sete) che fa-cevamo un...

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Periodico della Comunità Pastorale San Giovanni Evangelista - Opera/Noverasco Tel . 02/57600310 , [email protected], www.comunitasangiovanniopera.it Anno XXV, numero 253 14 dicembre 2018 RISPLENDE LA LUCE NELL’UOMO S’ invera l’Evento nella carne profetica, nella voce del Testimone, che prepara la via, per gridare la luce che fende ogni tenebra del Signore che è venuto, che viene, che verrà. Perché tutti possano vedere la luce per mezzo suo. Nel deserto e nelle città, in una stanza d’ospedale, o nelle fabbriche dismesse, nella paura dei padri per il futuro dei figli, nella speranza delle madri… S’invera l’Evento sempre, dappertutto. Noi, insieme a quanti invocano, cercano o forse anche disperano del chiarore di una Parola che rinnova, che offre la grazia senza misura. Dio passa attraverso l’umanità. Anch’essa strumento della grazia, pure se “dalla terra noi siamo”. S’invera l’Evento. Inconsapevoli amanti delle tenebre, come prima grazia riceviamo l’abbondanza, la gratuità, la dismisura. Schegge di luce avvampano nella nostra vita, per accendere la fede in Gesù. Giovanni non era la luce, ma testimone della Luce. Itinerario del Verbo nel mondo. Dio si offre in una “umana progressività”. Gesù è l’alfabeto amante e vivo di questo crinale tra tenebra e luce, incredulità e fede, parole e Parola, vita e morte... Oggi, chi addita la Luce, chi annunzia la sua presenza e il Regno tra noi? Chi rende testimonianza alla sua Parola oggi? Chi si lascia risplendere dalla luce ? Vieni o luce dei cuori! Vieni luce che tutto illumini! Abbraccio di luce sia per tutti! E sia ancora Natale di Gesù per tutti!! don Olinto EDITORIALE VEGLIA DI NATALE Lunedì 24 dicembre 2018 SANTE MESSE NELLA NOTTE DI NATALE Opera e Noverasco ore 23.30 Veglia di Natale ore 24 Santuario ore 21 Veglia di Natale ore 21.30 Abbazia Mirasole ore 20.45 NATALE Martedì 25 dicembre 2018 SANTE MESSE DI NATALE DEL SIGNORE Opera ore 8 – 9.30 – 10.45 – 18 Mirasole ore 10.30 Noverasco ore 11 Santuario ore 11.45 Anni azzurri ore 16.30 EPIFANIA, Domenica 6 gennaio 2019 SANTE MESSE ORARIO FESTIVO Festa ragazzi missionari e Benedizione dei bambini ore 15.30

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Periodico della Comunità Pastorale San Giovanni Evangelista - Opera/Noverasco

Tel. 02/57600310 , [email protected], www.comunitasangiovanniopera.it

Anno XXV, numero 253 14 dicembre 2018

RISPLENDE LA LUCE NELL’UOMO

S’ invera l’Evento

nella carne profetica,

nella voce del Testimone, che prepara la via,

per gridare la luce che fende ogni tenebra

del Signore che è venuto, che viene, che verrà.

Perché tutti possano vedere la luce per mezzo suo.

Nel deserto e nelle città,

in una stanza d’ospedale,

o nelle fabbriche dismesse,

nella paura dei padri per il futuro dei figli,

nella speranza delle madri…

S’invera l’Evento sempre, dappertutto.

Noi, insieme a quanti invocano,

cercano o forse anche disperano del chiarore

di una Parola che rinnova,

che offre la grazia senza misura.

Dio passa attraverso l’umanità.

Anch’essa strumento della grazia,

pure se “dalla terra noi siamo”.

S’invera l’Evento. Inconsapevoli amanti delle tenebre,

come prima grazia

riceviamo l’abbondanza, la gratuità, la dismisura.

Schegge di luce avvampano nella nostra vita,

per accendere la fede in Gesù.

Giovanni non era la luce, ma testimone della Luce.

Itinerario del Verbo nel mondo.

Dio si offre in una “umana progressività”.

Gesù è l’alfabeto amante e vivo di questo crinale

tra tenebra e luce, incredulità e fede,

parole e Parola, vita e morte...

Oggi, chi addita la Luce,

chi annunzia la sua presenza e il Regno tra noi?

Chi rende testimonianza alla sua Parola oggi?

Chi si lascia risplendere dalla luce ?

Vieni o luce dei cuori!

Vieni luce che tutto illumini!

Abbraccio di luce sia per tutti!

E sia ancora Natale di Gesù per tutti!! don Olinto

EDITORIALE

VEGLIA DI NATALE Lunedì 24 dicembre 2018

SANTE MESSE NELLA NOTTE DI NATALE

Opera e Noverasco ore 23.30 Veglia di Natale ore 24

Santuario ore 21 Veglia di Natale ore 21.30

Abbazia Mirasole ore 20.45

NATALE Martedì 25 dicembre 2018

SANTE MESSE DI NATALE DEL SIGNORE

Opera ore 8 – 9.30 – 10.45 – 18

Mirasole ore 10.30 Noverasco ore 11

Santuario ore 11.45 Anni azzurri ore 16.30

EPIFANIA, Domenica 6 gennaio 2019 SANTE MESSE ORARIO FESTIVO

Festa ragazzi missionari e Benedizione

dei bambini ore 15.30

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Appuntamenti

«La buona politica

È al servizio della pace» Messaggio di papa Francesco per

la 52a Giornata Mondiale della Pace

(1 gennaio 2019)

“L a responsabilità

politica appar-

tiene ad ogni cittadino,

e in particolare a chi ha

ricevuto il mandato di

proteggere e governa-

re. Questa missione

consiste nel salvaguar-

dare il diritto e nell’in-

coraggiare il dialogo

tra gli attori della so-

cietà, tra le generazioni

e tra le culture. Non c’è pace senza fiducia reciproca. E

la fiducia ha come prima condizione il rispetto della pa-

rola data. L’impegno politico – che è una delle più alte

espressioni della carità – porta la preoccupazione per il

futuro della vita e del pianeta, dei più giovani e dei più

piccoli, nella loro sete di compimento. Quando l’uomo è

rispettato nei suoi diritti – come ricordava San Giovanni

XXIII nell’Enciclica Pacem in terris (1963) – germoglia in

lui il senso del dovere di rispettare i diritti degli altri. I

diritti e i doveri dell’uomo accrescono la coscienza di

appartenere a una stessa comunità, con gli altri e con

Dio (cfr ivi, 45). Siamo pertanto chiamati a portare e ad

annunciare la pace come la buona notizia di un futuro

dove ogni vivente verrà considerato nella sua dignità e

nei suoi diritti” .

La riflessione per gli otto

giorni e la celebrazione ecu-

menica sono incentrate sul

tema principe del versetto.

Per approfondire la nostra

riflessione sull’unità e sulla

giustizia, il tema di ciascun

giorno è stato scelto con at-

tenzione per presentare lotte

che sono il risultato di situa-

zioni di ingiustizia.

I temi sono: Giorno 1:

Il diritto scorra come acqua di sorgente. (Amos 5, 24)

Giorno 2: Semplicemente, dite ‘sì’ quando è ‘sì’ e ‘no’

quando è ‘no’. (Matteo 5, 37)

Giorno 3: Il Signore è bontà e misericordia con tutti.

(Salmo 145[144], 8)

Giorno 4: Contentatevi di quel che avete. (Ebrei 13, 5)

Giorno 5: Portate il lieto messaggio ai poveri. (Luca 4,18)

Giorno 6: Il suo nome è: il Signore dell’universo

(Geremia 10, 16)

Giorno 7: O donna, davvero la tua fede è grande!

(Matteo 15, 28)

Giorno 8: Il Signore è mia luce e mia salvezza (Salmo 27)

La celebrazione ecumenica sottolinea l’importanza di pas-

sare dal piano teorico del discorso sull’unità, la giustizia e

la misericordia, all’impegno pratico e concreto con azioni

di unità, giustizia e misericordia nella nostra vita persona-

le e nella vita delle nostre comunità cristiane.

18 - 25 GENNAIO 2019 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

Cercate di essere veramente giusti (Deuteronomio 16, 18-20)

Epifania 6 Gennaio - ore 15.30 Benedizione dei bambini/ragazzi missionari

Il 6 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata dell’Infan-

zia Missionaria. Lo slogan del prossimo appuntamento è Vivi

e...passaParola e vuole aiutare a riflettere su come gli oc-

chi raccontano molto di più di ciò che le parole riescono ad

esprimere. Educare allo “sguardo” significa educare il cuore e

il pensiero: significa imparare a vedere con il cuore cogliendo

la bellezza, la generosità e la bontà dell’altro, significa ricono-

scerlo ad immagine e somiglianza di Dio.

Al termine benedizione dei bambini, bacio a Gesù.

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Iniziazione cristiana nostri ragazzi

UN POMERIGGIO PER INCONTRARE

UN’ESPERIENZA DI DONO

A GESU’ ED AI POVERI

Con genitori e catechiste dalle suo-

re di Madre Teresa.

E’ stato un incontro significativo

e bello. Abbiamo ascoltato la

testimonianza di Suor Chiara Luce

che ci ha raccontato qualche tratto

della vita di Madre Teresa, qualche

esperienza del suo cammino di vita in

vari luoghi del mondo ed ora a Mila-

no, le povertà che ha incontrato,…

Ci siamo chiesti come mai, a lato del

crocifisso in cappella era scritta la

parola “I THIRST” (ho sete) che fa-

cevamo un po’ di fatica a comprende-

re come mai era li. Suor Chiara ci ha

spiegato che in ogni loro casa questa

Parola era presente per ricordare, ad

ognuna di loro, l’ultimo bisogno che

Gesù ha espresso ai suoi crocifissori.

Oggi, questa parola viene da loro vis-

suta nel servizio e nell’aiuto ai poveri

che nessuno aiuta.

Le suore, ogni mattina, prima di qual-

siasi impegno pregano tanto e parteci-

pano alla Messa per prepararsi a ser-

vire ogni persona come ha fatto Gesù,

con tutto il suo amore e la sua tene-

rezza.

Ci ha poi comunicato che Madre Te-

resa ha scelto di aprire una casa a Mi-

lano, quando, dopo l’invito dell’Arci-

vescovo a trascorrere un periodo di

tempo in Diocesi si è resa conto che

anche Milano, piena di benessere ma-

teriale, era una tra le città più povere

del mondo. Infatti aveva scoperto so-

litudine, lavoro continuo, vita troppo

frenetica, tristezza,… ed è per questo

che le sue suore sono state chiamate a

portare semplicità, gioia, speranza,

aiuto nella nostra diocesi. E’ stato un

pomeriggio bello, nel quale abbiamo

vissuto ed ascoltato tante possibilità

di vivere regalando la nostra vita a

Gesù ed a qualsiasi persona bisogno-

sa.

I nostri piccoli del secondo anno

COME I PASTORI, SULLA STRADA VERSO GESU’

D omenica 9 Dicembre, nel nostro incontro di cate-

chismo, ci siamo un po’ preparati al Natale. C’e-

rano i nostri genitori e dopo un momento nel quale ab-

biamo cercato di conoscere chi erano i pastori al tempo

di Gesù e provare a capire come mai Gesù ha scelto di

incontrare proprio loro a Betlemme, anche attraverso

delle immagini che le/i catechiste/i ci hanno presentato,

ci siamo preparati a costruire il presepe. Nel frattempo i

nostri genitori, che a loro volta avevano cercato di ap-

profondire la presenza dei pastori nel presepe, ci hanno

raggiunti ed insieme abbiamo pensato come anche noi

siamo pastori che camminano verso Gesù. Però, prima

di creare il nostro pastore, ci siamo chiesti: quale dono

quest’anno desideriamo ricevere da Gesù quale dono,

invece, desideriamo donargli . Dialogando con i genito-

ri abbiamo poi vestito il pastore che, nel presepe, ci

rappresentasse. Poi, nella preghiera, abbiamo costruito

il presepe perché le catechiste ci avevano preparato

Maria, San Giuseppe, il cielo, la grotta,… alla fine sono

arrivate le pecore. E’ stato bello e siamo contenti.

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In preparazione al Santo Natale 2018 e non solo...

Celebrazione

ANNIVERSARI di MATRIMONIO dal 10° – 20° – 25° – 50° – 55° – 60°

PROGRAMMA

Domenica 27 Gennaio

ore 17.45 Ritrovo in chiesa Santi Pietro e Paolo

ore 18.00 Celebrazione della S. Messa

Facciamo un momento di

RITIRO SPIRITUALE (c/o Santuario Madonna dell’Aiuto)

con possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione

sabato 26 gennaio dalle ore 15.00 alle ore 17.00 N.B.: Iscriversi in Segreteria Parrocchiale, dal Lunedì al Venerdì dalle

ore 9 alle 11 e dalle ore 16 alle 19, entro Domenica 22 Gennaio 2019

NOVENA DI NATALE per ragazzi

Prepariamoci ad accogliere Gesù

con alcuni momenti di preghiera:

Da lunedì 17 a Venerdì 21 dicembre:

ore 8.05 San Benedetto

ore 16.50 e S. Messa 17,30 Opera

CORSO CRESIMA

ADULTI 2019

(10 incontri)

Inizio

Mercoledì 16 Gennaio:

ore 21

Chiesa Ss Pietro e Paolo

CAMMINO

PREPARAZIONE

MATRIMONIO

CRISTIANO 2019

(10 incontri)

Inizio:

Giovedì 7 Febbraio:

Ore 21

Chiesa Ss Pietro e Paolo

22а GIORNATA

NAZIONALE

DELLA COLLETTA

ALIMENTARE

16,7 MILIONI

DI PASTI

DONATI A CHI

HA BISOGNO

8350 tonnellate

di cibo donate.

Grazie a tutti

volontari e a

tutti i donatori.

Condividere

i bisogni

per condividere

il senso la vita

PREGARE CON I SALMI

ESERCIZI SPIRITUALI Due giorni di ascolto della Parola, silenzio, preghiera personale

e comunitaria, fraternità.

Da Venerdì 1 a Domenica 3 marzo 2019 al Monastero Canossiane San Gioachino al Castello Ballabio (Lc)

Le riflessioni guidate sul tema:

Innalziamo l’ Alleluja !

con i Salmi Ascensionali e Allelujatici

La sistemazione in camere singole/doppie con servizi. Iscrizioni Ufficio Parrocchiale: quota € 100.00. Occorrente: Bibbia, materiale per appunti. Partenza: Orario partenza ore 14.30 in parrocchia.

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Discorso alla città di Milano

«S iamo autorizzati a pensare. È questa la sostan-

za della riflessione che mi permetto di offrire

alla città in occasione della festa del patrono

sant’Ambrogio. È questo il percorso promet-

tente che mi dichiaro disponibile a continuare insieme con

tutti coloro che abitano in città e ne desiderano il bene. Siamo

autorizzati anche a pensare!». Esordisce così l’Arcivescovo,

monsignor Mario Delpini, nel suo tradizionale Discorso alla

Città, pronunciato giovedì 6 dicembre nella Basilica di

Sant’Ambrogio, davanti alle autorità civili, militari, religiose e

al mondo dell’economia e del lavoro. Un testo denso, che en-

tra nel vivo del dibattito pubblico di questi tempi, proponendo

una lettura della società e del vivere civile che va in netta con-

trotendenza rispetto alle paure, ai populismi, alle emotività.

Una chiamata alla responsabilità, al ruolo che Milano può

svolgere proprio su questo percorso “alternativo”, all’impegno

della Chiesa ambrosiana aperta al dialogo, al confronto, al

lavorare insieme per costruire il bene comune, avendo come

fari il sogno europeo da rilanciare e la Costituzione italiana.

La riflessione dell’Arcivescovo parte dall’analisi di tre aspetti:

le pretese indiscutibili, il consenso emotivo, le procedure esa-

speranti.

Dall’emotività e suscettibilità all’essere persone ragionevo-

li. «L’emozione non è un male, ma non è una ragione – dice

l’Arcivescovo -. Forse in questo momento l’intensità delle

emozioni è particolarmente determinante nei comportamenti.

Ciascuno si ritiene criterio del bene e del male, del diritto e

del torto: quello che io sento è indiscutibile, quello che io vo-

glio è insindacabile». Questo si traduce anche nel rapporto

con chi «presta un servizio pubblico alla comunità»:

«Ci vogliono molta pazienza, capacità di relazione, predispo-

sizione all’empatia e alla comprensione, autocontrollo nelle

reazioni, per portare alcune richieste a buon fine, mentre alle

spalle premono impazienti molti altri che pure hanno diritto a

essere serviti. Desidero esprimere il mio apprezzamento per

gli operatori che sanno accogliere con particolare attenzione

coloro che si trovano in condizioni di necessità, sprovveduti e

smarriti di fronte alle procedure per ottenere le prestazioni cui

hanno diritto, imbarazzati davanti a operatori con cui è fatico-

so intendersi». Infatti ogni giorno chi presta un pubblico servi-

zio si trova a rapportarsi con molte persone «che vivono le

loro legittime aspettative con atteggiamenti di pretesa arrogan-

te. La pretesa non è il far valere i propri diritti, ma è mancare

di comprensione nei confronti degli operatori e delle regole

che essi devono rispettare».

Dunque, una mentalità, una “cultura post-moderna” che

«esalta l’emozione, lo slogan gridato, stuzzica la suscettibilità

e deprime il pensiero riflessivo». Si è diffusa in questo perio-

do «una sensibilità che si è ammalata di suscettibilità, di un

pregiudiziale atteggiamento di discredito verso le istituzioni e

in particolare verso i servizi pubblici più vicini ai cittadini».

Ovviamente l’Arcivescovo precisa: «La mia intenzione non è

di avallare le inadempienze o di giustificare i disservizi. Piut-

tosto credo che la convivenza in città sarebbe più serena e la

presenza di tutti più costruttiva se, dominando l’impazienza e

le pretese, potessimo essere tutti più ragionevoli, comprensivi,

realisti nel considerare quello che si fa, quello che si può fare

per migliorare e anche quello che non si può fare. Ecco: siamo

autorizzati a pensare, a essere persone ragionevoli».

Infatti, il rischio è quello «di lasciarsi dominare da reazioni

emotive e farle valere come se fossero delle vere e proprie

ragioni su cui fondare le nostre scelte e avanzare rivendicazio-

ni. Questa confusione tra ragioni ed emozioni spesso può

complicare gravemente la convivenza civile».

Condizionati da slogan e costruzione del consenso, puntare

invece alla ragionevolezza. L’Arcivescovo stigmatizza la diffusione di una modalità di

comunicazione pubblica deformante. «Nel dibattito pubblico,

nel confronto tra le parti, nella campagna elettorale, il linguag-

gio tende a degenerare in espressioni aggressive, l’argomenta-

zione si riduce a espressioni a effetto, le proposte si esprimono

con slogan riduttivi piuttosto che con elaborazioni persuasi-

ve». Perciò «credo che il consenso costruito con un’eccessiva

stimolazione dell’emotività dove si ingigantiscano paure, pre-

giudizi, ingenuità, reazioni passionali, non giovi al bene dei

cittadini e non favorisca la partecipazione democratica».

La qualità del tessuto democratico sta molto a cuore all’Arci-

vescovo: «La partecipazione democratica e la corresponsabili-

tà per il bene comune crescono, a me sembra, se si condivido-

no pensieri e non solo emozioni, informazioni obiettive e non

solo titoli a effetto, confronti su dati e programmi e non solo

insulti e insinuazioni, desideri e non solo ricerca compulsiva

In un’epoca dominata da populismi e fanatismi, per costruire il futuro

nel Discorso alla Città l’Arcivescovo rivolge un invito «ad affrontare

le questioni complesse e improrogabili con quella ragionevolezza che

cerca di leggere la realtà con un vigile senso critico e che esplora

percorsi con un realismo appassionato e illuminato»

di Pino NARDI

«Autorizzati a pensare»,

contro l’emotività un appello al buon senso

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Discorso alla città di Milano

di risposta ai bisogni».

Bisogna allora invertire la rotta e imboccare strade diverse:

«Credo sia opportuno un invito ad affrontare le questioni com-

plesse e improrogabili con quella ragionevolezza che cerca di

leggere la realtà con un vigile senso critico e che esplora per-

corsi con un realismo appassionato e illuminato». Una sensibi-

lità che, tra l’altro, fa parte del dna dei milanesi, come sottoli-

nea l’Arcivescovo: «Mi sembra che siano inscritti nell’animo

della nostra gente una profonda diffidenza per ogni fanatismo,

un naturale scetticismo per ogni proposta di ricette che promet-

tono rapida e facile soluzione per problemi complicati e diffici-

li».

Dunque, «la ragionevolezza che si può anche chiamare “buon

senso” – espressione di un senso buono -, l’intelligenza e la

competenza che possono maturare in saggezza, una disposizio-

ne alla stima vicendevole che si può ritenere fondamentale per

una convivenza serena possono creare consenso con argomen-

tazioni, danno forma ad alleanze tra le forze in gioco che pre-

suppongono l’affidabilità delle persone e delle organizzazioni

che vi convergono. Occorre riscoprire la cultura e il pensiero

che danno buone ragioni alla fiducia, alla reciproca relazione, a

quella sapienza che viene dall’alto che “anzitutto è pura, poi

pacifica, mite”».

Insofferenti alle procedure, necessario avviare semplifica-

zioni Spesso i cittadini si trovano in un labirinto di norme e burocra-

zie che innervosiscono non poco. «La normativa che impone

adempimenti complessi offre appigli per quella litigiosità ag-

gressiva e irrazionale che può esporre i responsabili a beghe

interminabili. Pertanto diventa comprensibile la tendenza a

evitare di prendersi responsabilità da parte dei singoli operato-

ri». Di qui una battuta fulminante dell’Arcivescovo: «Forse che

“la patria del diritto”, come si può definire l’Italia, sia diventata

un condominio di azzeccagarbugli litigiosi?».

Anche in questo caso l’Arcivescovo non si ferma all’analisi,

ma prospetta una strada per la soluzione. «Mi sembra che si

debba insistere in quei percorsi di semplificazione che sono

spesso enunciati e promessi per rendere più facile essere buoni

cittadini, onesti e in regola con la pubblica amministrazione,

per favorire l’intraprendenza di imprenditori e di operatori ne-

gli ambiti del servizio ai cittadini e della solidarietà. È però

evidente che i percorsi promessi e avviati presuppongono il

recupero di una fiducia tra i cittadini, e tra cittadini e pubblica

amministrazione. Non servirà semplificare le procedure se per-

dura il sospetto sul cittadino come incline a delinquere e se

rimane radicata nel cittadino l’inclinazione alla litigiosità e alla

suscettibilità che è insofferente delle regole del vivere insieme

e del rispetto reciproco».

Una responsabilità collettiva di legalità, che richiede una matu-

razione civile: «Il rispetto delle regole e del prossimo è un frut-

to del senso civico, del senso di appartenenza alla comunità,

della persuasione che il bene comune del convivere in pace sia

da anteporre all’interesse privato momentaneo e che il danno

arrecato a una comunità prima o poi danneggi anche chi lo

compie. La riscoperta e la valorizzazione del bene comune (e

non solo dei beni comuni, dei beni privati e di quelli pubblici),

oltre lo Stato e il mercato, può favorire la rigenerazione della

cittadinanza, come vivibilità e appartenenza civile».

Autorizzati a pensare «Essere persone ragionevoli è un contributo indispensabile per

il bene comune. Questo evoca la solidarietà/fraternità della

condivisione relazionale», sottolinea l’Arcivescovo. E lancia

un appello a tutte le realtà che pensano e aiutano a pensare.

«Ritengo che sia responsabilità degli intellettuali e degli stu-

diosi di scienze umane e sociali approfondire la questione e

comunicarne i risultati».

Un ruolo decisivo deve svolgerlo la Milano città universitaria.

«La nostra città, in cui università e istituzioni culturali sono

così significative e apprezzate, è chiamata a produrre e a pro-

porre un pensiero politico, sociale, economico, culturale che

superando gli ambiti troppo isolati delle singole discipline pos-

sa aiutare a leggere il presente e a immaginare il futuro».

Un ruolo di guida per la metropoli, in una stagione particolar-

mente felice. «Credo che saremmo tutti fieri se proprio qui a

Milano si approfondissero riflessioni, si promuovessero con-

fronti, si potessero riconoscere scuole e programmi, prospettive

e responsabilità. Il nostro senso pratico ci rende allergici alle

chiacchiere e alle celebrazioni inconcludenti. Forse insieme

possiamo coltivare un senso di responsabilità che ci impegna a

un esercizio pubblico dell’intelligenza, che si metta a servizio

della convivenza di tutti, che sia attenta a dare la parola a ogni

componente della città, che raccolga l’aspirazione di tutti a

vivere insieme, ad affrontare insieme i problemi e i bisogni, a

recensire insieme risorse e potenzialità. Mi sembra significati-

vo il contributo che a questa impresa hanno offerto e offrono i

cristiani presenti nelle accademie della città».

Ma pensare non è solo analisi e calcolo Sono diffuse le tentazioni ad asservire il pensiero alle mode del

momento, piuttosto che esercitare la responsabilità di un pen-

siero critico. «Tra le tendenze che oggi minano il pensare –

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Discorso alla città di Milano

afferma l’Arcivescovo – mi pare che sia insidioso l’utilitarismo

che riduce il valore all’utile immediato e quantificabile, che si

chiami profitto, consenso, indice di gradimento. Il pensiero

asservito all’utilitarismo si riduce a calcolo, quindi a valutare

risorse e mezzi in vista di un risultato per lo più individuale o

corporativistico piuttosto che di un fine comune e condiviso.

Pertanto si rinuncia alla riflessione sulle domande di senso,

relegando l’argomento nell’irrazionale e nel sentimentale,

escluso per principio dalla sfera pubblica e dalla possibilità di

una dimensione sociale».

Dunque, non un pensiero subordinato e strumentale, ma idee

per costruire il futuro. «Vogliamo lavorare per superare il mero

“pensiero calcolante” in favore di un allargamento del concetto

di ragione; un pensiero realista, che abbia a cuore la ricerca

continua della verità e del bene condiviso, libera da pregiudizi,

aperta agli altri e alla domanda di senso».

Pensare per dare forma a una visione di futuro: l’Europa Per indicare il futuro, l’Arcivescovo richiama tutti al grande

sogno dell’Europa unita, che ha visto storicamente i cristiani in

prima linea. «Credo che, quanto agli aspetti comuni di una vi-

sione di futuro, si possa convergere su quel cammino che porta

a una convivenza pacifica e solidale e che intenda l’Europa

come convivenza di popo-

li. La complessità e le pro-

blematiche che hanno se-

gnato il concreto configu-

rarsi dell’Unione Europea

richiedono una ripresa

delle intenzioni originarie:

i cittadini d’Europa erano

e sono persuasi che siano

da preferire l’unione alla

divisione, la collaborazio-

ne alla concorrenza, la

pace alla guerra. Siamo

impegnati e motivati per

una partecipazione costrut-

tiva alle vicende europee:

vogliamo dare volto all’U-

nione Europea dei popoli e

dei valori, che pensi i suoi

valori e le sue attese nella concretezza storica del tempo pre-

sente e di quello a venire, e che non si occupi di beghe e di

interessi contrapposti».

Al centro la nostra Costituzione «In questo contesto di un cantiere europeo al quale rimettere

mano – prosegue l’Arcivescovo – il nostro Paese adotta come

punto di riferimento fondamentale per la convivenza dei citta-

dini e la visione dei rapporti internazionali la Costituzione del-

la Repubblica italiana».

Significativo che il Pastore di Milano ponga all’attenzione di

tutti il richiamo alla centralità della Costituzione e dei suoi

valori per la costruzione del bene comune: «La Carta costitu-

zionale, in quella prima parte dove formula princìpi e valori

fondamentali, non può essere ridotta a un documento da com-

memorare, né a un evento tanto ideale quanto irripetibile, ma

deve continuare a svolgere il compito di riconoscere e garantire

“i diritti inviolabili dell’uomo” (art. 2), al fine di promuovere

“il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipa-

zione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica

e sociale del Paese” (art. 3)». Un faro anche su come procedere

nell’oggi: «Il testo della Costituzione ci ricorda innanzitutto un

metodo di lavoro, che vale anche per noi: le differenze si siedo-

no allo stesso tavolo per costruire insieme il proprio futuro».

L’Arcivescovo avanza anche un paio di proposte: «Non si po-

trebbe prendere l’abitudine di aprire ogni Consiglio comunale

con la lettura e il commento di qualche articolo della prima

parte della Costituzione?». E puntare all’educazione civica: per

educare studenti – «che siano italiani da generazioni o che sia-

no provenienti da altri Paesi» – «al pensiero civico e alle re-

sponsabilità di cittadini ci vuole una città che si esprima in

modo comprensibile e faccia riferimento a valori condivisi».

Capri espiatori e priorità vere Accade spesso nel dibattito politico quello di cercare nemici e

capri espiatori. «In una considerazione pensosa delle prospetti-

ve del nostro tempo si dovrà evitare di ridurci a cercare un ca-

pro espiatorio: talora, per esempio, il fenomeno delle migrazio-

ni e la presenza di migranti, rifugiati, profughi invadono di-

scorsi e fatti di cronaca, fino a dare l’impressione che siano

l’unico problema urgente».

Invece, «si devono nominare tra le problematiche emergenti e

inevitabili: la crisi demografica che sembra condannare la po-

polazione italiana a un inesorabile e insostenibile invecchia-

mento; la povertà di pro-

spettive per i giovani che

scoraggia progetti di futuro

e induce molti a trasgres-

sioni pericolose e a penose

dipendenze; le difficoltà

occupazionali nell’età adul-

ta e nell’età giovanile e le

problematiche del lavoro;

la solitudine il più delle

volte disabitata degli anzia-

ni. Queste problematiche

sono complesse e non si

può ingenuamente presu-

mere di trovare soluzioni

facili e rapide. Ma certo la

complessità non può con-

vincere a rassegnarsi alla

diagnosi e all’elenco dei

fattori di disagio». Di fronte a questi problemi sociali, «la fami-

glia è la risorsa determinante, è la cellula vivente».

L’appello all’impegno comune «Invito coloro che hanno responsabilità nella società civile ad

affrontare con coraggio le sfide, nella persuasione che questo

territorio ha le risorse umane e materiali per vincerle. E nella

mia responsabilità di vescovo di questa Chiesa confermo che le

nostre comunità sono pronte, ci stanno, sono già all’opera».

Un impegno quotidiano e capillare: «La comunità cristiana,

nelle sue articolazioni territoriali e nella sua organizzazione

centrale, desidera abitare la città per offrire il suo contributo e

collaborare con tutte le istituzioni presenti nel comprendere il

territorio, nell’interpretare il tempo, nel promuovere quell’eco-

logia globale che rende abitabile la terra per questa e per le

future generazioni. In questo faccio riferimento con affetto e

gratitudine alle indicazioni di papa Francesco nella Laudato

si’».

6 Dicembre 2018

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Il 2° banner dell’avvento

nella nostra Chiesa

Vincent Van Gogh - Notte stellata 1889

Come tutte le opere di Van Gogh, Notte Stellata è come una visio-

ne e riesce a stento a trattenere l’energia delle pennellate. Quando

Van Gogh realizza Notte Stellata si trovava già da qualche settima-

na ricoverato nell’Istituto psichiatrico di Saint-Rémy. Era il 1889

ed era stato ricoverato dopo un esaurimento nervoso, ma

qui poteva dipingere sia ciò che vedeva dalla sua stanza e sia all’a-

perto e può quindi realizzare uno dei suoi capolavori. Van

Gogh scrisse al fratello Theo: “Ho un terribile bisogno della reli-

gione. Allora esco di notte per dipingere le stelle”. Il cielo, la natu-

ra, la notte stellata colmano il

suo desiderio d’infinito. Sia-

mo nelle galassie… nel co-

smo universale… “Spesso

penso che la notte sia più viva

e più riccamente colorata del

giorno”, scrive Vincent in una

lettera al fratello.

Nell’opera egli cerca di rap-

presentare quella vita,

quell’angosciosa vita, che

attribuisce alla notte.

Non dobbiamo pensare però

che la pazzia di Van Gogh lo

portasse a dipingere di getto,

è documentato infatti il

suo studio accurato della

composizione dell’opera. Era

normale per lui preparare dei

bozzetti e dei disegni prepara-

tori (una ventina), per verifi-

care la composizione e quale

dovesse essere il modo di stendere il colore. Nella Notte Stellata

Van Gogh pone al centro del quadro il paesino e il cielo dipinto

una piccola chiesa che collega il villaggio alla cielo (quasi lo indi-

casse) e che ricorda un villaggio olandese del suo paese d’origine,

sulla sinistra colloca in primo piano un cipresso, che somiglia pro-

prio a una fiamma focosa anche se verde e rossa (passione e spe-

ranza che il cielo rende scuri perché sede della luce), mentre ondu-

lato con le sfere luminose sembrano fondersi l’uno nell’altro terra-

fuoco-luce. Il pianeta Venere forse è rappresentato come la stella

più luminosa in questo cielo e alla fine di maggio e ai primi di giu-

gno 1889 era effettivamente al massimo di luminosità, quindi vera-

mente Van Gogh ha osservato la realtà che aveva davanti per crea-

re questo dipinto. Il cielo, le stelle, la luna e magari il sole sono

collegati da un movimento che ci da l’impressione di trovarci in un

vortice, dinamismo e il senso di visione-vertigine è forte. Nella

notte stellata Van Gogh rappresenta la sua vita tormentata e anche i

colori che ha scelto servono a sottolineare le sue sensazioni, la sua

passione di vita. “Il verde malachite che spezza il cuore o il verde

più cupo delle terribili passioni dell’umanità” dice Van Gogh. Que-

sto dipinto è considerata l’opera che anticipa l’Espressionismo

astratto e il suo modo di dipingere sia stato così semplice da essere

ancora oggi comprensibile a noi che lo ammiriamo. Non servono

studi approfonditi di storia dell’arte per comprendere un capolavo-

ro e la Notte Stellata di Van Gogh è una di quelle opere davanti

alla quale nessuno può rimanere indifferente.

In mostra e in ascolto

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In memoria dei martiri

Martiri della fedeltà: Un libro per approfondire

«La nostra morte non ci appartiene». A Orano, prima canonizzazione in terra musulmana, l’8 dicembre, beatificazione dei 19 martiri d’Algeria.

Un evento grande per una Chiesa che ha sofferto. Ricordo di un testimone, mons. Henri Teissier.

Anna Pozzi- Mondo e Missione

È stata e continua a essere una

delle voci più profonde e profe-

tiche della Chiesa d’Algeria.

Quella di mons. Henri Teissier,

arcivescovo emerito di Algeri, è la voce

di chi, dal di dentro, ha vissuto gli anni

difficilissimi dell’indipendenza del Paese

dalla Francia e poi il periodo buio del

terrorismo islamista, che ha spezzato le

vite di oltre duecentomila algerini e de-

cretato la morte di 19 religiosi e religiose

della Chiesa locale. Martiri della fedeltà,

li definisce mons. Teissier, «testimoni

della nostra vocazione a essere Chiesa in

relazione con una popolazione musulma-

na». Questi 19 uomini e donne, tra cui

mons. Pierre Claverie e i sette monaci di

Tibhirine, saranno beatificati l’8 dicem-

bre presso la basilica di Santa Cruz a

Orano. Un evento davvero speciale per

la piccola Chiesa d’Algeria, che lo vivrà

con la consueta umiltà e semplicità. Sen-

za dimenticare, ma anzi facendo memo-

ria anche delle moltissime vittime algeri-

ne. Nel segno appunto della fedeltà. Una

parola che padre Teissier ripete incessan-

temente, come se non fosse mai abba-

stanza ribadire quella scelta: fedeltà al

Vangelo e alla fede cristiana e fedeltà al

popolo algerino a cui tutti loro erano

legati da un rapporto profondo di amore

e condivisione. È questo che aveva spin-

to la larga maggioranza dei preti, religio-

si, religiose e laici della Chiesa d’Algeria

a rimanere nel Paese nonostante la vio-

lenza cieca e devastante che – sapevano

bene – avrebbe potuto colpirli in qualsia-

si momento.

Padre Teissier, lei era arcivescovo di

Algeri negli anni delle stragi. E ha

vissuto in prima persona il dramma

dell’uccisione dei 19 religiosi e religio-

se. Era qualcosa che vi aspettavate? «Per un po’ di tempo, non pensavamo

che saremmo stati presi di mira diretta-

mente. Poi ci sono stati alcuni avverti-

menti espliciti a partire dall’ottobre del

1993. Comunicati che minacciavano tutti

i cristiani e gli ebrei presenti nel Paese.

Quindi, dopo l’assassinio dei 12 lavora-

tori croati il 15 dicembre a Tamesguida,

nei pressi di Medea, e l’incursione dei

terroristi la vigilia di Natale del 1993 nel

monastero di Tibhirine, poco distante,

abbiamo capito che eravamo bersagli

diretti di ricatti e di possibili attentati. Si

trattava di estremisti capaci di qualsiasi

cosa. Anche molti amici algerini, con cui

collaboravamo e che rappresentavano

una posizione liberale nella vita del Pae-

se, erano stati uccisi. Poi l’8 maggio

1994, nella biblioteca diocesana della

Casbah di Algeri, sono stati assassinati

fratel Henri Vergès, marista, e suor Paul-

Hélène Saint-Raymond, delle piccole

suore dell’Assunzione. A quel punto

abbiamo capito che eravamo tutti in peri-

colo».

Il rapimento e l’uccisione dei monaci

hanno segnato anche la società algeri-

na. I funerali sono stati un evento mol-

to sentito, anche perché celebrati in

concomitanza con quelli di mons. Du-

val che molto si era schierato al fianco

del popolo algerino. Avete sentito que-

sta vicinanza? «Non erano tempi facili

per gli algerini. Tutti si sentivano minac-

ciati. Quelli che ci conoscevano hanno

reagito mandandoci moltissimi messaggi

di vicinanza, belli e commoventi. Ma la

reazione più forte da parte della popola-

zione è stata soprattutto a Tizi Ouzou,

dopo l’uccisione dei quattro padri bian-

chi, il 27 dicembre 1994. Loro, così co-

me le suore bianche, erano molto cono-

sciuti e apprezzati nella regione della

Cabilia. E il loro omicidio ha suscitato

davvero una reazione di popolo».

Non eroi, ma testimoni. È su questo

che ha sempre insistito la Chiesa d’Al-

geria. È anche il senso della causa di

beatificazione? «Il loro assassinio ha

messo in evidenza la loro fedeltà alla

popolazione algerina presso la quale

vivevano. Pochi giorni prima dell’ucci-

sione delle due suore agostiniane, avevo

partecipato a un incontro con le loro re-

sponsabili internazionali, che avevano

discusso della possibilità di farle tornare

in Spagna o di trasferirle in una zona

meno pericolosa di Bab el Oued, dove

vivevano. Ma tutte loro hanno detto che

quello era il loro quartiere, quella era la

loro gente. I nostri fratelli e sorelle uccisi

sono stati vittime delle violenze nei posti

in cui vivevano ed erano conosciuti. Gli

attentatori volevano dimostrare che quel-

le relazioni e quella condivisione dove-

vano avere fine. Ma non è stato così. La

grande maggioranza di preti, religiosi,

religiose e laici ha deciso di restare. Per

noi è importante riconoscere ancora oggi

questa scelta di fedeltà anche in un con-

testo di pesante minaccia. È la stessa che

altri cristiani stanno vivendo attualmente

in posti come la Libia, la Siria o l’Iraq».

Molti in Algeria non amano definirli

martiri in odium fidei, ma martiri

dell’amore, dell’amicizia… Perché?

Tutti loro – e tutti voi – avete scelto di

rimanere innanzitutto in fedeltà al

Vangelo. «Per noi è sempre stato chiaro

che siamo rimasti per una scelta di fede

oltre che di vicinanza alla nostra gente,

che è in gran parte musulmana. Quello

che abbiamo presentato alla Congrega-

zione per i Santi è la testimonianza di

persone fedeli a una missione ricevuta

dalla Chiesa, una missione che faceva

parte della loro vocazione missionaria o

religiosa. Mons. Pierre Claverie lo ha

detto, ripetuto e vissuto in maniera molto

chiara: si sentiva minacciato, ma questo

non gli faceva paura. Ha sempre parlato,

sapendo bene che sarebbe stato colpito».

I 19 martiri sono figure molto diverse

tra di loro. Lei li ha conosciuti tutti

molto bene. Ci sono dei tratti che li

accomunano? «La prima cosa, come

dicevo, è la volontà di restare fedeli alla

loro gente. L’altra affonda le radici

al cuore del messaggio cristiano. Tutti

celebravano o partecipavano alla Messa

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ogni giorno, consapevoli che forse sareb-

be stata l’ultima volta. Le due religiose

agostiniane Esther Paniagua Alonso e

Caridad Alvares Martín, sono state uccise

mentre si recavano a Messa nella loro

cappella. Le due suore di Belcourt, suor

Angèle-Marie e suor Bibiane, delle suore

di Nostra Signora degli Apostoli, sono

state assassinate all’uscita da Messa nel

quartiere di Kouba ad Algeri. Ed è andan-

do in chiesa che è stata uccisa suor Odette

Prévost, delle Piccole Sorelle del Sacro

Cuore sempre ad Algeri. Sono tutti testi-

moni del messaggio cristiano che ci dice

che si dà la vita non solo nel servizio di

tutti i giorni, ma anche nella presenza

nelle situazioni più difficili, sino alla mor-

te. Per tutti loro, al fondo, c’era una gran-

de motivazione spirituale. Poi, come dice-

va spesso suor Odette, c’erano anche la

volontà di restare e di far rispettare la

nostra differenza e la nostra identità cri-

stiana, il desiderio di fare qualcosa per

l’avvenire dell’umanità. Sentivamo di

dover fare la nostra parte perché non c’è

futuro se non si è capaci di rispettarsi nel-

le differenze».

Mons. Claverie è stato assassinato di

fronte all’ingresso della curia con l’a-

mico e autista Mohamed. Questa comu-

nanza anche nella morte continua a

rappresentare un segno profondo di

prossimità e di condivisione con il po-

polo algerino? «Claverie aveva detto che

anche solo per un uomo come Mohamed

era importante restare in Algeria. Dal

canto suo, Mohamed nel suo diario perso-

nale aveva scritto che sentiva di potere

essere vittima di un attentato insieme a

Pierre. Sono rimasti insieme e sono stati

colpiti insieme. Un segno molto forte è

venuto dalla famiglia di Mohamed che si

è stretta in solidarietà con noi e mai ci ha

accusato di aver messo in pericolo il pro-

prio figlio. È stato un gesto importante».

Come sarà vissuta la beatificazione in

d’Algeria? «Vorremmo mettere l’accen-

to sulla fedeltà e non sulla violenza. I

vescovi hanno fatto molta attenzione

nell’inserire le vittime cristiane nel conte-

sto generale delle altre vittime algerine.

Sarà un’occasione per fare memoria di

tutte loro e in particolare del centinaio

di imam che hanno rifiutato di sostenere

le violenze estremiste. Speriamo che l’o-

pinione pubblica possa comprendere che

questa fedeltà sarà celebrata come dono di

Dio che ci rende ancora più solidali con il

popolo algerino e con le altre vittime che

hanno subito questa stessa violenza».

E fuori dall’Algeria? «Sarà un momento

importante per tutti coloro che ci sono

vicini e ci hanno sempre accompagnato.

Ma non solo. È un messaggio forte per

tutti i cristiani, anche per chi ci ha cono-

sciuti indirettamente o dopo, attraverso,

ad esempio, il film “Uomini di Dio” che

ha portato la vita dei monaci a un pubbli-

co più vasto, o a chi ha assistito allo spet-

tacolo “Pierre et Mohamed” che è stato

rappresentato almeno duemila volte in

Francia».

Dopo quel periodo così difficile e dram-

matico, come è cambiata la Chiesa

d’Algeria? «La composizione della Chie-

sa si è rinnovata. Oggi ci sono nuovi preti,

religiosi, religiose e laici di diverse nazio-

nalità e che non hanno conosciuto quel

periodo di violenza. Siamo in una situa-

zione diversa, anche per la presenza di

molti cristiani di origine subsahariana. In

alcune città non era rimasto nessun cri-

stiano. Questi giovani africani, che sono

in Algeria per studiare o come migranti,

portano un grande dinamismo anche

all’interno della Chiesa. Ma ci chiedono

anche di aprirci a nuovi campi di impegno

e a nuove sfide, soprattutto per quanto

riguarda i migranti».

Lei non ama che si dica che la Chiesa

d’Algeria è una Chiesa perseguitata.

Tuttavia, qualche difficoltà la incontra

anche oggi. Soprattutto i cristiani alge-

rini sono spesso costretti a vivere nel

nascondimento, religiosi e religiose

stranieri non ottengono facilmente i

visti… Esiste libertà religiosa in Alge-

ria? «Quello dei visti è un problema se-

rio. Se non si possono rinnovare non c’è

futuro. Così come i cattolici d’Algeria

continuano ad avere bisogno di un’atten-

zione e di una cura particolari da parte

nostra. Ma non si può parlare di persecu-

zione. Le autorità algerine, ad esempio,

sono state le principali finanziatrici dei

restauri di edifici religiosi importanti per

noi come Notre Dame d’Afrique ad Alge-

ri, la basilica di Sant’Agostino ad Annaba

o Santa Cruz a Orano. E per la beatifica-

zione c’è stata molta collaborazione con il

ministro degli Affari religiosi».

L a storia dei 19 martiri d’Algeria (con Christophe Henning,

Emi, prefazione di Enzo Bianchi, in libreria dall’8 novem-

bre), padre Georgeon racconta le vicende umane e spirituali di

questi 19 «oscuri testimoni della spe-

ranza» – per citare l’affermazione di

uno di essi, padre Christian de

Chergé, priore del monastero di

Tibhirine, luogo dello spirito reso

celebre dal film Uomini di Dio – che

sono stati proclamati beati l’8 dicem-

bre a Orano, in terra algerina, per de-

cisione di papa Francesco. Racconta

le scelte di vita di ciascuno e ciascuna

martire durante gli anni della guerra

civile, e ricostruisce il contesto bio-

grafico nel quale maturò la loro scelta

personale di non lasciare l’Algeria

durante il conflitto tra il terrorismo islamista e la repressione

dell’esercito, che causò 150 mila morti tra il 1992 e il 2001. In

particolare, cerca di evidenziare più di ogni altra cosa la cre-

scente insicurezza che, mese dopo mese, a partire dal primo

duplice omicidio di religiosi cattolici ad Algeri – l’8 maggio

1994 fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond -,

attanagliò la piccola comunità ecclesiale d’Algeria, composta di

religiosi, missionari e missionarie, suore, vescovi. In questa

continua insicurezza i 19 martiri decisero consapevolmente di

restare accanto al popolo algerino fino al prezzo della vita, in

piena coerenza con l’affermazione di monsignor. Pierre Clave-

rie, vescovo di Orano ucciso il 1° agosto 1996, secondo il quale

«non siamo mossi da non so quale perversione masochista o

suicida. Ma restiamo come al capezzale di un amico, di un fra-

tello ammalato, in silenzio, stringendogli la mano». Scriveva

ancora fratel Michel Fleury, monaco di Tibhirine, assassinato il

21 maggio 1996: «Se ci succedesse qualcosa, vogliamo viver-

lo qui, solidali con tutti gli algerini che hanno già pagato con

la vita».

In memoria dei martiri

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Gli attacchi ingiusti alla volontaria rapita

D a «ennesima oca giuliva» a «potevi startene a casa tua» si

moltiplicano gli insulti contro Silvia Romano sequestrata in Kenya.

Ne parliamo con Gianfranco Cattai,

presidente della Focsiv la Federazio-

ne degli Organismi Cristiani Servizio

Internazionale Volontario.

Non si ferma la rabbia sul web, nem-

meno di fronte a una giovane 23enne,

Silvia Romano, la volontaria sequestra-

ta in Kenya in seguito a un attacco ar-

mato a 80 chilometri da Malindi. Da

«Ennesima oca giuliva, poteva stare a

casa e aiutare gli italiani» a «Speriamo

che tutti i buonisti pro clandestini fac-

ciano la stessa fine», «Ma che brava.

Una in meno in Italia», «Nessuno vuo-

le pagare un riscatto per una come te».

Attacchi feroci e spietati, senza senso

di cui chiediamo il perché

a Gianfranco Cattai, presidente Focsiv.

«La domanda è giusta, ma è fatta alla

persona sbagliata perché il 29 novem-

bre prossimo consegniamo il premio

del volontariato come da 25 anni a que-

sta parte perché siamo convinti di do-

ver dare più opportunità ai giovani di

fare queste esperienze affinché costrui-

scano relazioni di reciprocità. I ragazzi

non devono stare a casa nostra, ma

partire con tutta la preparazione, pru-

denza e l’accompagnamento del caso.

Se c’è una cosa a cui stiamo attenti

come organismi FOCSIV (84 in 80

Paesi nel mondo) è a non lasciare sole

le persone soprattutto se sono giovani e

non solo per questioni di sicurezza. A

maggior ragione nelle aree calde».

Lei che guida una Federazione di

4500 persone impegnate per gli altri

come fa a non scaldarsi di fronte a

tanto imbarbarimento?

«Più che non arrabbiarmi non mi stupi-

sco perché questi insulti sono il risulta-

to di ciò che è stato seminato per sfidu-

ciare il lavoro degli organismi di vo-

lontariato in Africa e nel Mediterra-

neo. Questa è la conseguenza di un

investimento denigratorio. Ed è tragi-

co. Ecco perché capisco che qualcuno

superficialmente dica “poteva stare a

casa”. Non è loro la responsabilità, ma

della mancanza di cultura. Quello che

non capisco è da dove dobbiamo rico-

minciare se anche la viceministro della

Cooperazione, Emanuela del Re dice:

“guai a noi smettere di investire sul

volontariato”. Questi giovani sono i

nostri ambasciatori, il meglio della

nostra società che dice “non mi arrendo

di fronte al fatto che si investe sul ricco

perché sia più ricco e il povero sia più

povero”. Ecco perché come Focsiv

stiamo pensando a una campagna per

rilanciare il volontariato in Africa. Con

lo stesso impegno che l’Europa ha pro-

fuso per sostenere e portare avanti l’e-

sperienza Erasmus: in quel caso uno

scambio tra studenti perché si conosca-

no meglio. Così faremo noi tra volonta-

ri e Africa».

«CHE VERGOGNA QUEGLI INSULTI A SILVIA»

Carcere, l’Arcivescovo

all’incontro “Volontariato 2.0”

Promosso da Sesta Opera San Fedele in occasione della digitalizzazione

del n.1000 degli audiolibri della Biblioteca dei ciechi, realizzata dai detenuti di Opera

È stato digitalizzato il volume numero 1000 degli audioli-

bri della Biblioteca di ciechi. L’operazione è avvenuta

grazie all’attività svolta dai detenuti del carcere di Opera

(Milano), che nelle scorse settimane hanno tagliato l’am-

mirevole traguardo.

Da alcuni anni i detenuti di Opera e di Bollate sono impe-

gnati nel progetto di digitalizzazione della Biblioteca del

Movimento Apostolico Ciechi (Mac). La Biblioteca con-

sta di 7000-8000 opere, ciascuna registrata su 5-10 casset-

te che ormai nessuno è in grado di utilizzare. Questo patri-

monio rischiava di essere perduto per mancanza di ripro-

duttori di cassette, scomparsi dal mercato. Da qualche

anno, sulla base di un accordo tra Sesta Opera San Fedele

onlus, Mac e direzioni degli istituti penitenziari di Opera e

Bollate, i detenuti si sono dedicati a convertire gratuita-

mente le vecchie cassette in cd. Oggi oltre 1000 opere

sono state convertite a Opera e oltre 700 a Bollate.

A dare riconoscimento pubblico a questa attività è stato

l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, mer-

coledì 5 dicembre, durante l’incontro su “Carcere e volon-

tariato 2.0” che si tenuto nella sede di Sesta Opera San

Fedele onlus (piazza San Fedele 4, Milano).

Erano presenti il presidente dell’associazione di volonta-

riato penitenziario Guido Chiaretti, la presidente del Tri-

bunale di Sorveglianza Giovanna Di Rosa, il difensore

regionale-Garante dei detenuti Carlo Lio, il direttore del

carcere di Milano-Opera Silvio Di Gregorio, la vicediret-

trice di Bollate Cosima Buccoliero e la presidente del Mac

Laura Morelli.

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Caritas Ambrosiana a fianco dei famigliari di giocatori patologici

“Il pane spezzato con chi non ne ha, è più

buono dell’aragosta”. Con questa piccola

provocazione Caritas Ambrosiana lancia

per le feste natalizie una nuova iniziativa

di condivisione. L’appello dell’organismo

diocesano è rivolto ai milanesi e agli abi-

tanti della diocesi ambrosiana affinché

nei prossimi giorni di festa aprano le por-

te di casa e condividano pranzi e cene,

più o meno ricche e raffinate, con chi si

trova in difficoltà. Sono graditi inviti a

tavola per Natale, Capodanno e l’Epifa-

nia, ma sono ben accetti anche per i gior-

ni dell’intero periodo di festa. Saranno gli

operatori di Caritas Ambrosiana a girare

l’offerta agli utenti dei servizi e a comu-

nicare il nome dell’invitato a chi avrà

aderito all’iniziativa. I cittadini che inten-

dono partecipare a “Il pane spezzato”

devono dare le propria disponibilità, tele-

fonando al numero 02.76037.1 da lunedì

a venerdì in orari di ufficio.

Quasi 30 anni fa, nel 1984, per aiutare i

senza tetto Caritas Ambrosiana promosse

il SAM (Servizio Accoglienza Milane-

se). Da allora lo sportello, collocato in

via Bergamini10 a Milano, offre ascolto,

orientamento e assistenza di base, in par-

ticolare a cittadini italiani in grave stato

di marginalità. Nel 2012 in particolare si

sono rivolti al Sam 692 persone, 80%

uomini, per l’85% in età lavorativa, per

circa il 30% soli o senza coniuge, a causa

di un divorzio o di una separazione.

Un’altra struttura dedicata ai gravemente

emarginati è il Rifugio Caritas, aperto nel

2011 da Caritas Ambrosiana, ristrutturan-

do l’ex centro di accoglienza di fratel

Ettore sotto la stazione Centrale di Mila-

no, grazie al contributo di importanti part-

ner privati (Fondazione Cariplo, Enel

Cuore, Ferrovie dello Stato Italiane, Fon-

dazione Milan). Solo nel 2013 il Rifugio

Caritas di via Sammartini, 114 ha ospitato

190 persone, per pochi giorni fino a 2 o 3

mesi, per un totale 13 mila pernottamenti.

I tre quarti degli ospiti ha perso il lavoro

negli ultimi cinque anni, cioè quando è

cominciata la crisi economica.

Pellegrinaggio di 8 giorni a Napoli da martedì 23 a martedì 30 Aprile 2019

presso “Suore di Santa Brigida” - Eremo SS. Salvatore-Camaldoli

(spettacolare vista sulla città)

Alcune delle cose che vedremo: la Cattedrale, il Battistero, il Tesoro di

San Gennaro, le Catacombe di San Gennaro (miglior esempio di Napoli

Sotterranea), i quartieri spagnoli e Spaccanapoli, il Cristo Velato nella

Cappella di Sansevero, Posillipo e porti, Caserta con visita alla Reggia,

Pompei, Santuario della Beata Vergine del Rosario e S. Messa alla cap-

pella di San Giuseppe Moscati, visita al Parco Archeologico e molto al-

tro ancora…ti aspettiamo al:

1° Incontro di presentazione del pellegrinaggio

venerdì 27 dicembre in Parrocchia Opera ore 20.30 Iscrizioni: euro 850,00 per camera doppia + suppl. singola euro 100,00

Acconto di euro 300,00 all’atto dell’iscrizione fino a disponibilità posti.

Rivolgersi a Don Olinto

ATTENZIONE: i posti disponibili sono 40 perché viaggeremo

in loco con il pullman privato.

Caritas Ambrosiana e noi

Caritas Ambrosiana, in collaborazione

con altre realtà del territorio, prosegue

con lo sportello gratuito di ascolto e

orientamento dedicato ai familiari di

giocatori d'azzardo problematici.

Presso lo sportello i famigliari dei gioca-

tori potranno avvalersi in modo modulare

e flessibile di competenze educativo-

relazionali, psicologiche, legali, economi-

co-finanziarie che li aiutino a trovare for-

me di possibile tutela economica e legale

e di supporto per sostenere legami fami-

gliari spesso attraversati da fatiche, soffe-

renze e solitudine. I famigliari potranno

avvalersi anche di un Gruppo di sostegno

misto, condotto da psicologhe, rivolto a

giocatori patologici accompagnati da al-

meno un familiare di riferimento.

Per avere informazioni e fissare un

primo colloquio: Area Dipendenze

Caritas Ambrosiana Tel. 0276037261

lunedì-venerdì 9,30 – 13,00

(è attiva la segreteria telefonica)

Lo sportello “Milano No Slot: Accoglie

e orienta” è uno dei progetti della rete di

azioni del Comune di Milano, finanziate

nell'ambito del secondo bando regionale

per lo sviluppo ed il consolidamento di

azioni di prevenzione e contrasto alle

forme di dipendenza del gioco d’azzardo

lecito – L.r. 8/2013. realizzato con la

Fondazione Caritas Ambrosiana, Fonda-

zione san Bernardino, Associazione Az-

zardo e Nuove Dipendenze, Ordine degli

Avvocati di Milano, Fondazione Exodus,

Federconsumatori, Movimento difesa del

cittadino.

“IL PANE SPEZZATO È PIÙ BUONO DELL'ARAGOSTA”

GRAZIE

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COMUNITA’ PASTORALE SAN GIOVANNI EVANGELISTA in OPERA

Sabato 15 dicembre 2018

Presepio vivente Opera ore 16

Domenica 16 dicembre 2018

Concerto Corpo Musicale Opera ore 21

Veglia Gruppo Scout Rozzano ore 19

da Lunedì 17 a Venerdì 21 dicembre 2018

NOVENA DI NATALE

Noverasco ore 8.05

Opera ore 16.50 e S. Messa ore 17.30

VEGLIA DI NATALE Lunedì 24 dicembre 2018

SANTE MESSE NELLA NOTTE DI NATALE

Opera e Noverasco ore 23.30 Veglia di Natale ore 24

Santuario ore 21 Veglia di Natale ore 21.30

Abbazia Mirasole ore 20.45

NATALE Martedì 25 dicembre 2018

SANTE MESSE DI NATALE DEL SIGNORE

Opera ore 8 – 9.30 – 10.45 – 18

Mirasole ore 10.30 Noverasco ore 11

Santuario ore 11.45 Anni azzurri ore 16.30

Santo Stefano, Martedì 26 dicembre

Opera ore 10 con Battesimi – Mirasole ore 10.30 – Noverasco ore 18

Lunedì 31 dicembre

Sante Messe Opera ore 18—Abbazia Mirasole ore 19 Santa Messa con Te Deum

Giornata della pace, Martedì 1 gennaio 2019

Santi Pietro e Paolo a Opera ore 10 – 18 ; san Benedetto a Noverasco ore 11

Abbazia Mirasole ore 10.30; Santuario Madonna dell’ Aiuto ore 11.45

Epifania, Domenica 6 gennaio 2019

Sante Messe Orario festivo

Festa ragazzi missionari e Benedizione dei bambini ore 15.30

SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE Noverasco – Lunedì 17 Dicembre Celebrazione comunitaria ore 21

Opera – Giovedì 20 Dicembre Riconciliazione comunitaria ragazzi delle medie ore 15

Opera – Venerdì 21 Dicembre Riconciliazione comunitaria adulti ore 10 e ore 21

Celebrazione personale da Sabato 22 a Lunedì 24 Dicembre 2018

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Calendario di Dicembre – Gennaio 2018

16 dom

V di Avvento

h 16-19: IC4

h 19: Veglia gruppo Scout a Rozzano

h 21: Concerto Natalizio Corpo musicale e coro

Estrazione sottoscrizione a premi

3 gio

17 lun

h 8.05: Novena di Natale a S. Benedetto

h 16.50: Novena ai Santi Pietro e Paolo

h 17.30: S. Messa

h 21: Confessioni comunitarie a S. Benedetto

4 ven h 17: S. Messa - Adorazione

18 mar

h 8.05: Novena di Natale a S. Benedetto

h 16.50: Novena ai Santi Pietro e Paolo

h 17.30: S. Messa 5 sab h 18: S. Messa vigiliare

19 mer

h 8.05: Novena di Natale a S. Benedetto

h 16.50: Novena ai Santi Pietro e Paolo

h 17.30: S. Messa 6 dom

Epifania del Signore

h 15.30: Preghiera missionaria ragazzi

Concerto coro parrocchiale

20 gio

h 8.05: Novena di Natale a S. Benedetto

h 16.50: Novena ai Santi Pietro e Paolo

h 15: Riconciliazione comunitaria medie

h 17.30: S. Messa

7 lun h 20.30: Rosario perpetuo

21 ven

h 8.05: Novena di Natale a S. Benedetto

h 10: Riconciliazione comunitaria

h 16.50: Novena ai Santi Pietro e Paolo

h 17.30: S. Messa

h 21: Riconciliazione comunitaria

8 mar

22 sab 9 mer

23 dom Divina Maternità di Maria

h 15.30-17.30: Genitori- bimbi IC1 10 gio h 18: Equipe liturgica

24 lun

h 20.45: Abbazia Mirasole

h 21: Madonna dell’Aiuto

h 23.30: Veglia

h 24.00: S. Messa

11 ven

25 mar

NATALE DEL SIGNORE

Santo Natale a tutti

S. Messe: h 8.00 – 9.30 – 11.00 – 18.00 12 sab

26 mer S. Stefano

h 10.00: S. Messa - Battesimi 13 dom

Battesimo del Signore

Ripresa catechesi

h 15.30: Battesimi

h 16-19: Incontro genitori-bimbi IC3

h 16-19: Genitori-bimbi I

27 gio

S. Giovanni

Sospesa la Messa a Madonna dell’Aiuto

h 17.00: S. Messa 14

lun

h 21: C.P. ai Santi Pietro e Paolo

28 ven nell’ottava di Natale 15 mar

29 sab nell’ottava di Natale 16 mer

30 dom Domenica nell’ottava di Natale 17 gio Giornata Ebraico-Cristiana

h 21: Rosario Cenacolo della famiglia

31 lun h 18.00: S.Messa – Te Deum 18 ven Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani

1 mar

Ottava del Natale – Circoncisione del Signore

Giornata di preghiera per la pace

h 10 – 18: S. Messa 19 sab Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani

2 mer

20 dom

II dopo l’Epifania ANNIVERSARIO COMUNITA’ PASTORALE

h 16-19: Genitori-bimbi IC4