Riservato esclusivamente a investitori professionali. 2018 ......7 La rivoluzione della classe media...

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Riservato esclusivamente a investitori professionali. Trends: Agents of Change 2018

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Riservato esclusivamente a investitori professionali.

Trends: Agentsof Change

2018

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Sommario

4 Chi ha paura della singolarità? Cosa hanno in comune l’intelligenza artificiale, Douglas Adams e la singolarità? La risposta di April LaRusse, Fixed Income Specialist di Insight*

7 La rivoluzione della classe media La crescita inarrestabile della classe media in tutto il mondo ha un impatto profondo sul panorama degli investimenti, soprattutto nei Paesi emergenti. L’analisi di Emma Mogford, Portfolio Manager di Newton* (BNY Mellon IM).

10 Il dilemma della sanitàI mercati emergenti hanno una domanda elevata ma una disponibilità limitata di servizi sanitari. La soluzione dell’India alla carenza di posti letto negli ospedali potrebbe insegnare una lezione utile agli altri Paesi. Stephen Rowntree e Emily Heaven, analisti di Newton (BNY Mellon IM) specializzati in healthcare, indagano.

12 L’era della mobilità Nonostante le ben note battute d’arresto nel campo delle auto a guida autonoma, la nuova era della mobilità smart è ormai imminente. L’analisi di George Saffaye, Global Investment Strategist di The Boston Company*, (BNY Mellon AMNA).

14 Emergenti: il cambiamento in uno smartphone Colm McDonagh, Head of Emerging Market Debt di Insight Investment (BNY Mellon IM) analizza l’impatto dei dispositivi mobili sulle economie in via di sviluppo.

16 Prendere o lasciare?Il commercio globale è un gioco a somma zero, o un esercizio di collaborazione? Rowena Geraghty e Aninda Mitra, analisti di Standish*, (BNY Mellon AMNA), considerano le implicazioni dell’ultimo round della guerra delle tariffe di Trump.

18 All’ombra delle città del futuroJim Lydotes, gestore di The Boston Company (BNY Mellon AMNA), guarda al futuro delle città di nuova generazione e alle implicazioni della riurbanizzazione per gli investitori.

* I gestori sono nominati da BNY Mellon Investment Management EMEA Limited o dalle società affiliate per svolgere servizi di gestione dei portafogli relativamente ai prodotti e ai servizi offerti sottoscritti dagli investitori con BNY Mellon Investment Management EMEA Limited e per i fondi BNY Mellon.

1 Il 31 gennaio 2018, The Boston Company e Standish si sono fuse con Mellon Capital per creare una entità congiunta, contestualmente rinominata BNY Mellon AMNA.

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Il mondo immaginato dalla fantascienza si sta concretizzando attraverso esperimenti che esplorano come le nuove tecnologie possano scatenare cambiamenti radicali. In “Ma gli androidi sognano pecore elettriche”, il

capolavoro del genere dall’autore Philip K. Dick, visitiamo un mondo in cui i confini tra umani e androidi sono sempre più esili. In “Io, Robot”, di Isaac Asimov, vediamo un futuro popolato da automi e il modo in cui interagiscono con i loro padroni umani. Nel 1962, Arthur C. Clarke formulò la sua terza legge: che ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.

Oggi, le manifestazioni della terza legge di Clarke sono tutte intorno a noi: in molti ambiti della nostra vita, i temi della fantascienza di ieri sono i fatti della scienza odierna. Cinquant’anni fa, ad esempio, l’idea che ognuno avrebbe potuto portarsi dietro un supercomputer nelle proprie tasche avrebbe sfidato la credibilità. Oggi, con la rivoluzione degli smartphone, l’accesso a capacità computazionali fantastiche e a un intero mondo “online” è dato per scontato.

Auto semi-autonome (un altro classico della fantascienza) imparano a navigare nelle nostre strade. La creazione di centri urbani “next-gen” fa sì che, per la prima volta, attraverso la magia dei big data e della connettività, siano le città stesse a parlarci e a regolare autonomamente i propri consumi energetici.

Nel frattempo, profondi cambiamenti sociali e demografici continuano a influenzare i mercati. L’ascesa di una nuova classe media globale sta guidando l’evoluzione dei flussi di capitale e delle abitudini di spesa in tutto il mondo. I Paesi in via di sviluppo si trovano a dover sostenere nuove necessità relative alla salute della popolazione. Le politiche populistiche avranno un effetto potenziale su miliardi di vite.

In questo report, gli esperti di BNY Mellon offrono la loro visione su questi e altri agenti di cambiamento: fattori cruciali che influenzano i mercati globali e gli investitori e continueranno a farlo negli anni a venire.

Geoff Spiteri, BNY Mellon editorial team

Agents of change

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Trends: Introduzione

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Chi ha paura della singolarità?

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Trends: Chi ha paura della singolarità?

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Per lo scrittore di romanzi di fantascienza Douglas Adams, tre regole governano la nostra risposta alle nuove tecnologie: 1) Qualunque cosa che esiste sin dalla nostra nascita è percepita come normale e ordinaria, ed è semplicemente parte del normale funzionamento del mondo. 2) Qualunque cosa inventata quando abbiamo un’età compresa tra i 15 e i 35 anni è nuova, entusiasmante e rivoluzionaria e sarà probabilmente il fulcro della nostra carriera lavorativa. 3) Qualunque cosa inventata dopo che abbiamo compiuto i 35 anni va contro il naturale ordine delle cose.¹

Le tre leggi di Adams sono fondamentali per capire come viene oggi percepita l’Intelligenza Artificiale (IA). Da una parte l’IA è spesso ritenuta in grado di rivoluzionare qualunque aspetto della nostra vita quotidiana, dal lavoro al tempo libero, alla sanità. Adottando una visione meno ottimistica, tuttavia, alcuni luminari come ad esempio Elon Musk hanno sottolineato anche i possibili pericoli dell’IA: al raggiungimento della singolarità², il rischio è di “risvegliare un demone” che potrebbe consegnare l’umanità all’oblio.

Pur non scartando del tutto queste teorie, la nostra attenzione è concentrata più che altro sugli effetti che l’introduzione dell’IA può avere sul panorama d’investimento. Alcuni settori tradizionali (media e auto in primis) subiranno dei profondi cambiamenti con la diffusione dell’IA. Sono ugualmente interessanti anche i settori che potrebbero opporre resistenza al cambiamento, ad esempio quello dei viaggi. Basti pensare ai formidabili algoritmi capaci di aiutare l’utente a comprendere e prevedere i propri desideri di viaggio, e ad effettuare la prenotazione.

Ad oggi, comunque, i computer si dimostrano piuttosto inutili nei casi in cui qualcosa vada storto. Se perdete il bagaglio o il vostro hotel non è soddisfacente, è necessario l’intervento di un essere umano. I chatbot non sono ancora la soluzione perfetta quando sono necessarie doti come l’empatia e la comprensione.

Questo elemento è molto importante perché espone chiaramente le limitazioni dell’IA al suo stato attuale. Nonostante l’entusiasmo e i progressi recenti, il Test di Turing³ rimane un obiettivo sfuggente per la stragrande maggioranza delle società che hanno un rapporto diretto con il consumatore e hanno investito in un futuro dominato dall’IA.

Questo non significa che tutti i risultati raggiunti nel campo dell’IA siano stati sopravvalutati. Il settore sanitario, in particolare nel campo della diagnostica, offre la più chiara dimostrazione dell’efficacia dell’apprendimento delle macchine, o machine learning. Anche le prescrizioni rappresentano un altro segmento in cui i computer evidenziano performance migliori rispetto agli esseri umani nel prevedere le interazioni complesse tra i vari farmaci. L’anestesia, a sua volta, è sempre meno un’arte e sempre più una scienza, grazie all’introduzione di computer più sofisticati.

Il settore dell’aviazione ha a sua volta beneficiato dell’IA: i piloti infatti prendono ora in mano i comandi per soli sette minuti ogni volo, in media. Non sono più dunque una reale necessità quanto una sorta di misura di sicurezza aggiuntiva, soprattutto per i casi di emergenza.

Questa è la magia dell’IA. Se prima erano gli esseri umani ad adoperarsi per scoprire gli usi più efficaci dell’intelligenza artificiale, sembra che ora la situazione si sia capovolta. Sempre più spesso sono i computer che stanno imparando come ottenere il massimo da noi.

Dal mio punto di vista, l’intelligenza artificiale potrebbe dare alle società un nuovo slancio, a livello di produttività. A mio avviso consentirà loro di essere più efficienti, migliori, più veloci e creativi nel trasformare la loro offerta e questo a sua volta dovrebbe migliorare la crescita e, auspicabilmente, generare nuove tipologie di lavori. Lungi dal creare una tecnoapocalisse, ritengo che l’IA possa trasformare il mondo in meglio, non in peggio.

1 Douglas Adams: `The Salmon of Doubt’, William Heinemann Ltd., 2002.2 La singolarità tecnologica è l’idea che che il progresso tecnologico, in particolare per quanto attiene all’intelligenza artificiale, raggiungerà un punto di svolta dopo il

quale le macchine diverranno esponenzialmente più intelligenti degli esseri umani.3 Il Test di Turing, che prende il nome dall’informatico inglese Alan Turing, è il test della capacità di una macchina di esibire un’intelligenza equivalente a, o non

distinguibile da, quella di un essere umano.

Cosa hanno in comune l’intelligenza artificiale, Douglas Adams e la singolarità? La risposta di April LaRusse, Fixed Income Specialist di Insight.

IA: Fast facts

●● PwC ritiene che il PIL UK sarà più alto del 10,3% entro il 2020 grazie all’I.A.

●● I robot rimpiazzeranno un terzo dei lavoratori entro il 2025 ma saranno anche la più grande fonte di nuovi lavori.

●● Google stima che i robot raggiungeranno livelli di intelligenza paragonabili a quella umana entro il 2029.

Fonte: Google, Citigroup e The Economist, gennaio 2017.

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Trends: Chi ha paura della singolarità?

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370 av. JC

Nei dialoghi del Phaedrus, Platone cita Socrate in proposito al nuovo concetto di

trascrivere i concetti su carta: “Questa scoperta… spingerà chi apprende a

dimenticare, perché non utilizzeranno più le loro memorie; si affideranno alle scritte

esterne, e non ricorderanno da sé”.

1891Il Presidente USA Benjamin

Harrison collega la Casa Bianca alla linea elettrica –

ma si rifiuta di toccare qualsiasi interruttore, per

paura di esserne fulminato.

1936

1947

1978-1995

2005

2009

2013

Il magazine musicale Gramophone si lamenta della nuova popolarità della radio – e soprattutto il suo impatto sugli ascoltatori

più giovani. “Di notte i bambini restano spesso svegli per la paura, o si svegliano

urlanti dagli incubi causati dalle storie del mistero trasmesse via radio.”

La televisione è il nuovo spauracchio popolare.

Lo storico Ellen Wartella nota come ‘gli opponenti esprimeva-

no preoccupazioni su come la tv potesse danneggiare

la conversazione, la lettura, e le abitudini delle famiglie,

risultando in un’ulteriore volgarizzazione della cultura

americana”.

Ted Kaczynski, detto ‘Unabomber, conduce una campagna di terrore negli

USA, motivato dalla convinzione che il

cambiamento tecnologico stia distruggendo la

civiltà umana.

1564

Commentando l’impatto delle nuove presse per la stampa, il biologo svizzero Conrad Gessner si lamenta di una “dannosa sovrabbondanza di libri”.

1811-1816L’introduzione di telai automatizza-ti nelle città manufatturiere dell’Inghilterra causa delle azioni radicali da parte dei lavoratori tessili, che temono per il proprio tenore di vita. Ispirandosi al leggendario generale Ludd della Foresta di Sherwood, gang di “Ludditi” si imbarcano in una campagna per distruggere e incendiare le macchine.

L’era di Internet reca con sé nuove storie del terrore. La CNN pubblica un articolo intitolato: “Le email danneggiano il QI più della droga leggera”.

Dopo Internet è il turno dei social media. Il Telegraph riporta che Twitter e Facebook potrebbero danneggiare i valori morali. Per il Daily Mail la questione più urgente è questa: Come l’utilizzo di Facebook potrebbe aumentare il rischio di cancro.

Il precedente ‘designer etico’ di Google, Tristan Harris, fonda

Time Well Spent, un’organizzazione non-profit

che mira a respingere la “crisi digitale dell’attenzione delle

nostre menti dirottate”.

Tecnofobia

Fonte: Slate: ‘Don’t touch that dial’, 15 febbraio 2010.

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Trends: Chi ha paura della singolarità?

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La rivoluzione della classe media

La crescita inarrestabile della classe media in tutto il mondo ha un impatto profondo sul panorama degli investimenti, soprattutto

nei Paesi emergenti. L’analisi di Emma Mogford, Portfolio Manager di Newton (BNY Mellon IM).

Emma Mogford, Portfolio Manager – Newton (BNY Mellon IM)

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Trends: La rivoluzione della classe media

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La classe media si sta espandendo su scala globale, creando un enorme cambiamento demografico di grande rilevanza per gli investitori. La crescita è trainata dall’aumento della popolazione e dall’incremento del PIL pro capite¹ ed è evidente soprattutto nei mercati emergenti: un fattore che non sorprende poiché si prevede che tra il 2016 e il 2050 tali mercati rappresenteranno il 90% dell’aumento demografico globale. Entro il 2050, 12 dei 13 Paesi più popolosi saranno Paesi in via di sviluppo.

Popolazione dei primi 13 Paesi: 2050 (milioni)

0 500 1,000 2,0001,500

India

Indonesia

Pakistan

Brasile

Bangladesh

Rep. Dem. del Congo

Etiopia

Messico

Egitto

Filippine

Cina

Nigeria

Stati Uniti

Fonte: Joseph Chamie, CLSA, 14 settembre 2017.

Il passaggio alla classe media è generalmente accompagnato da un aumento del reddito disponibile e della spesa discrezionale, il che significa che questo cambiamento nelle dinamiche demografiche potrebbe avere ripercussioni di grande portata su numerosi settori e industrie, a livello economico2 e di investimento. Nel 2010 è stato stimato che il potere d’acquisto della classe media sarebbe passato da 21mila miliardi di dollari statunitensi nel 2009 a 56mila miliardi di dollari nel 2030, fino a raggiungere 84mila miliardi entro il 2050.

Come illustrato nel grafico, l’India e la Cina sono due poli centrali della crescita e nel 2016 la Cina ha sorpassato gli USA nella spesa della classe media (in termini di parità di potere di acquisto). È comunque importante rilevare che il calo della spesa della classe media negli USA e nell’UE è attribuibile al passaggio da “classe media” a “classe abbiente”, più che a un declassamento di status.

Consumo globale classe media (US$ 2005 PP mld) 2000-2050S

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D d

el 2

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IndiaGiapponeAltri

CinaUEFederazione Russa

Stati UnitiBrasile

2000

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2027

2030

2033

2036

2039

2042

2045

2048

Fonte: OCDE, Kharas (2010).

Andando più nel dettaglio, i soggetti che passano alla classe media sono sempre più giovani (il 61% è al di sotto dei 30 anni), urbanizzati, istruiti, connessi e orientati a spendere maggiormente per la loro istruzione e la loro salute. Anche questi indicatori demografici contribuiscono a delineare il ritratto dei nuovi membri della classe media, consentendoci di prevedere in quali settori concentreranno la loro spesa.

La loro maggiore connettività potrebbe accelerare ulteriormente la crescita nei Paesi in via di sviluppo, perché la penetrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è cruciale per la modernizzazione delle prassi aziendali e finanziarie. La connettività crescente consente inoltre una riforma del personal banking, e molti Paesi che sono passati a utilizzare smartphone biometrici evidenziano oggi un aumento del PIL.

È inoltre prevedibile un netto incremento nel rapporto tra spesa discrezionale e reddito. La classe media spende comparativamente di più rispetto alla classe operaia per svaghi e intrattenimenti, cibi e bevande non essenziali quali vino e tabacco, e dispositivi e servizi di telecomunicazione.

L’enorme quantitativo del PIL che si prevede sarà speso in questi settori in futuro potrebbe essere di grande interesse per le aziende e di conseguenza anche per gli investitori. Potrebbero verificarsi un aumento degli acquisti di beni di consumo – sia prodotti sia servizi – e un passaggio da economie trainate dalle esportazioni a una crescita trainata da fattori interni. È inoltre possibile che la crescita della classe media influisca sui tassi di crescita relativi dei vari Paesi.

1 The Rise of the Middle Class and Economic Growth in ASEAN, Brueckner, 2017. Si definisce come appartenente alla classe media un soggetto che guadagna US$10-100 al giorno in dollari 2005, il che equivale a un reddito familiare pari a US$14-140.000 l’anno al valore corrente.

2 Kharas et autres, 2010.

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Trends: La rivoluzione della classe media

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La crescita della classe media ha inoltre implicazioni più ampie, tra cui l’aumento dell’impronta di carbonio pro capite e la necessità di potenziare gli investimenti infrastrutturali in ragione della grande migrazione dalle aree rurali alle città. Si registreranno altresì un incremento della spesa per l’istruzione e un calo associato nel tasso di natalità futuro, che potrebbero a loro volta influire sulle decisioni di investimento.

Sebbene tutti questi fattori delineino un quadro interessante di crescita del PIL e della spesa discrezionale, esistono anche delle barriere alla crescita della classe media. L’aumento della disparità di reddito potrebbe determinare una concentrazione del PIL nelle classi più abbienti. Il necessario aumento della produttività che accompagna l’incremento del PIL pro capite

dipenderà dalla capacità dei governi di mettere in atto una politica volta a deregolamentare il mercato del lavoro e potenziare la concorrenza. Questi fattori potrebbero frenare la crescita della classe media e l’incremento della spesa associato. Tuttavia la popolazione registrerà un netto incremento in ogni caso, a indicazione del fatto che, anche se la classe media non raggiungerà il picco previsto, la crescita sarà comunque rilevante.

L’espansione della classe media rappresenta una tendenza interessante a livello di dinamiche demografiche, perché può potenzialmente ripercuotersi su molti settori e prodotti. Si tratta di un’area importante che dovrà essere monitorata da vicino nei prossimi anni perché il deciso incremento della spesa discrezionale avrà inevitabili ripercussioni sugli investimenti.

PaneHotelsRistora-

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Fonte: Euromonitor, analisi AT Kearney.

La mappa della spesa per le fasce di lavoratori a basso reddito (spesa pro-capite approssimativa di USD 16.000)

La mappa della spesa per le fasce di lavoratori a basso reddito (spesa pro-capite approssimativa di USD 4.000)

Spesa indicizzata (100 = gruppo di spesa più alto della categoria).

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Trends: La rivoluzione della classe media

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Il dilemma della sanità

Trends: Il dilemma della sanità

La spesa sanitaria in India risulta nettamente inferiore non solo a quella delle maggiori nazioni occidentali come USA e Regno Unito, ma anche a quella del suo più grande vicino dei mercati emergenti, ovvero la Cina. Mentre il governo di Pechino ha aumentato la spesa in questo settore e si sta rapidamente aprendo a nuove innovative aree di sviluppo farmaceutico, la situazione indiana resta ferma a quella tipica dei mercati emergenti.

Previsione della spesa sanitaria

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A sinistra: spesa sanitaria, in milioni di USD, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

A destra: incidenza % della spesa sanitaria sul PIL, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Fonte: BMI forecast, World Health Organisation (WHO). Dati al 29 giugno 2017.

Diversamente dai mercati sviluppati, l’India dispone di un sistema di assistenza sanitaria di base limitato. La scarsità di infrastrutture risulta particolarmente problematica per

dispensare servizi sanitari. Proprio come gli altri mercati emergenti, l’India deve far fronte a un duplice problema sanitario: soddisfare al tempo stesso le esigenze della popolazione urbana e di quella rurale.

Mentre l’India rurale è alle prese con le più comuni malattie trasmissibili, come la difterite e la tubercolosi, sempre dovute a malnutrizione e pessime condizioni igienico-sanitarie, le aree urbane sono in genere afflitte da malattie legate allo stile di vita, come diabete e patologie cardiache. In India, i diabetici (69 milioni del 2015) dovrebbero salire a 123 milioni entro il 2040, facendo segnare secondo la Federazione Internazionale del Diabete (IDF) un incremento del 78%.

Il potere dei farmaci equivalenti

La ricerca di una non facile risposta a queste due distinte esigenze ha orientato gran parte dello sviluppo dell’assistenza sanitaria indiana.

Il sistema dell’assistenza sanitaria di base è un concetto nato nei mercati sviluppati che, nella maggior parte dei casi, non ha una controparte diretta sui mercati emergenti. Qui ci si orienta maggiormente allo sviluppo di unità mobili che possano raggiungere a domicilio i pazienti, e di programmi vaccinali specifici per determinate patologie.

Tuttavia, esistono aree della sanità in cui l’India eccelle, come la capacità di fornire lo stesso prodotto o servizio in maniera più efficiente ed economica rispetto ad altri Paesi. Questo fatto ha contribuito all’aumento del turismo medico e delle esportazioni farmaceutiche, oltre all’adozione di modelli logistici indiani da parte dell’Occidente.

Il Paese è rinomato per la sua perizia ed efficienza nel campo

I mercati emergenti hanno una domanda elevata ma una disponibilità limitata di servizi sanitari. La soluzione dell’India alla carenza di posti letto negli ospedali potrebbe insegnare una lezione utile agli altri Paesi. Stephen Rowntree e Emily Heaven, analisti di Newton (BNY Mellon IM) specializzati in healthcare, indagano.

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Trends: Il dilemma della sanità

dell’ingegneria chimica, che ne fanno un leader nella produzione dei farmaci equivalenti. Il processo di produzione di un farmaco che, poniamo, richiede 15 fasi può, nel caso dell’India, essere condensato in 10 fasi. L’India potrà anche non eccellere sul fronte dell’innovazione dei prodotti sanitari, ma non è seconda a nessuno nel miglioramento della tecnologia chimica.

In tal modo è stato possibile ridurre i costi della produzione farmaceutica e sostenere il mercato delle esportazioni. Nonostante la presenza di centinaia di case farmaceutiche nazionali, la maggior parte delle multinazionali globali ha anche una sede in India. Di recente, mercati primari come quello degli USA registrano però un calo dei prezzi pagati per diversi tipi di farmaci equivalenti, il che inizia a incidere sui produttori indiani di farmaci generici.

Ospedali e servizi

Di conseguenza, in India alcune delle aree della sanità più interessanti e innovative sono nei servizi, come gli ospedali. Un’altra area di eccellenza dell’India è quella delle procedure di ottimizzazione che consentono ai medici di effettuare interventi in maniera più efficiente e con un minor numero di risorse. Ciò contribuisce ad agevolare l’accesso all’assistenza sanitaria all’interno dell’India e attrae il turismo medico dai Paesi circostanti e dall’Africa.

Le società sanitarie si sono dimostrate particolarmente abili ad adattarsi alle problematiche specifiche e a innovare nel campo della fornitura. L’India ha fatto ricorso all’accesso medico a distanza, eccellendo nella telemedicina introdotta alla fine degli anni Novanta e impropriamente ritenuta un’iniziativa recente dei mercati sviluppati.

Le innovazioni indiane in materia di efficienza sono sostenute dalla mancanza di infrastrutture storiche. Gli ospedali occidentali e, più in generale, il sistema sanitario si sono sviluppati gradualmente, rendendo più difficile trovare e mettere in pratica nuove soluzioni da inserire in strutture,

procedure e processi già in essere.

Come recita il proverbio, bisogna fare di necessità virtù. L’India, come tanti altri Paesi, non ha un numero sufficiente di posti letto negli ospedali e questo ha indotto le società a sviluppare soluzioni differenti. Ritenendo positivo l’ingresso delle società private nel settore, il governo non ha di conseguenza imposto normative particolarmente severe. Le competenze e la

conoscenza del personale medico sono ottime in India e la qualità clinica è eccezionale.

In India operano cinque importanti catene ospedaliere e i singoli ospedali che ne fanno parte dispongono di diverse migliaia di posti letti che purtroppo non bastano. Il numero

dei posti letto ospedalieri per abitante resta basso dato che le strutture sono

concentrate nelle aree urbane. Ad esempio, nel 2014 la città di Delhi

disponeva di un numero di posti letto per 1.000 abitanti oltre 10 volte superiore a quello dello Stato settentrionale dell’Uttar Pradesh.1

Dato il livello dell’assistenza primaria indiana, in molti si rivolgono direttamente agli ospedali per essere curati. Di conseguenza,

le catene ospedaliere stanno cercando di implementare un

modello di reti cliniche integrate (“hub & spoke”), una versione del sistema

occidentale basato sul medico di base. Questo sistema potrebbe includere tutte

le fasi dell’assistenza: primaria, secondaria, terziaria e quaternaria (ove

per quaternaria si intende un’estensione della terziaria con riferimento a livelli

avanzati e molto specializzati di medicina). In questo modo i pazienti sarebbero indirizzati

alla struttura assistenziale più idonea al livello di gravità della propria patologia. Il livello quaternario

di assistenza è dove si trovano le procedure più pionieristiche e le vere innovazioni.

Come in molti luoghi, in India c’è carenza di medici e infermieri, soprattutto di questi ultimi. Abbiamo dedicato molto tempo a discutere le procedure di selezione e fidelizzazione del personale con alcune aziende ospedaliere con cui siamo in contatto. Le difficoltà legate al personale sanitario potrebbero subire cambiamenti. Con l’adozione di pratiche come la telemedicina e una maggiore attenzione all’uso dei dati medici per informare sulle opzioni terapeutiche, in futuro il ruolo dei medici potrebbe cambiare.

1 Fonte: BMI Research (Business Monitor International Ltd), Prévisions sectorielles – Marché de la santé – Inde – T3 2017.

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Trends: L’era della mobilità

L’era della mobilitàNonostante le ben note battute d’arresto nel campo delle auto a guida

autonoma, la nuova era della mobilità smart è ormai imminente. L’analisi di George Saffaye, Global Investment Strategist di The Boston Company,1 parte di

BNY Mellon Asset Management North America.

Immaginate la scena: state guidando lungo un’autostrada trafficata e sorpassate una colonna di tir che viaggiano in fila a velocità sostenuta, mantenendo una distanza minima l’uno dall’altro. Passando oltre il tir in coda vi accorgete che il conducente non tiene le mani sul volante e non lo fa neanche il successivo né quello dopo ancora. Ma non è tutto! Il primo tir del convoglio non ha neppure il conducente. Congratulazioni: avete avuto il primo assaggio di quello che sarà il futuro della mobilità su strada.

Può sembrare la trama improbabile di un film di fantascienza, e invece è uno scenario che si sta già materializzando in più parti del mondo dove le autorità di regolamentazione e i produttori di componenti iniziano a comprendere il potenziale offerto dai veicoli a guida autonoma. A partire dal 2011, il cosiddetto lorry platooning, ossia convogli di autocarri a guida autonoma che viaggiano in tandem con il primo veicolo che comanda una lunga fila di altri tir “satellite”, ha superato con successo una serie di test in Germania, Stati Uniti, Svezia e Giappone. Ulteriori sperimentazioni sono in programma per il 2019 nel Regno Unito sotto gli auspici del progetto Safe Road Trains for the Environment (SARTRE) finanziato dall’Unione Europea.

Tuttavia, gli autocarri a guida autonoma non sono altro che un singolo elemento della più ampia transizione verso la mobilità intelligente. Si tratta di una tendenza che coinvolge un intero ecosistema di società, dai produttori di componenti originali alle aziende di tecnologie che servono il settore terziario, tutte impegnate a realizzare una serie di obiettivi comuni. A nostro avviso, questo è un tema cruciale per gli investitori che desiderano acquisire un’esposizione a tecnologie che diventeranno presto onnipresenti.

Il ride sharing è un settore importante di sviluppo, tale da permettere enormi passi avanti in termini di riduzione dell’inquinamento e della congestione nelle città del mondo. Secondo uno studio del Michigan Institute of Technology (MilT), il costo annuale del traffico si aggira sui 160 miliardi di dollari USA, che si traducono in sette miliardi di ore di tempo perso e ulteriori 3 miliardi di litri di carburante consumati. Un modo per contenere la congestione stradale è appunto il ride sharing, ossia la condivisione di una tratta fra più persone che viaggiano sulla stessa vettura. Il MilT ritiene che questa pratica,

esercitata con l’ausilio di società come Uber e Lyft, possa ridurre di tre volte il numero di veicoli su strada senza penalizzare il tempo di percorrenza. Se ciò avviene a bordo di veicoli a guida autonoma, l’efficienza può migliorare ulteriormente.2 Uno studio suggerisce che circa un terzo dei tragitti che vengono percorsi attualmente in auto a Londra diventerebbe inutile con l’introduzione dei servizi di ride sharing a guida autonoma.3

Gli Stati Uniti e la Cina sono mercati chiave per il ride sharing

I primi cinque mercati al mondo per il ride sharing in base alle prenotazioni lorde stimate nel 2017*

2017 2021

$bn

Stati Uniti

11.810.2

26.6

1.62.9

0.6 1.1 0.5 1.1

25.9

Cina Giappone GermaniaUK

Fonte: Statista Digital Outlook, giugno 2017. *Esclusi i servizi di car-sharing che consentono agli utenti di noleggiare autovetture da guidare personalmente (modello a stazioni fisse o a flusso libero). Alcune informazioni qui contenute provengono da fonti di terze parti ritenute affidabili, tuttavia tali informazioni non sono state verificate in maniera indipendente dalla Società, che non rilascia alcuna dichiarazione in merito alla loro accuratezza o completezza.

Un altro settore di rilievo è quello dei veicoli connessi. In tal caso, persino con i livelli già esistenti di tecnologia è possibile collegare le autovetture non soltanto a Internet e al GPS, ma anche con i pedoni, con altri veicoli e le infrastrutture circostanti. Una sorta di Internet delle Cose, ma su ruote. Ad esempio, la nostra auto potrebbe rilevare in anticipo l’approssimarsi di veicoli

1 Parte di BNY Mellon Asset Management North America.2 MiIT News: “Come la condivisione dei viaggi può migliorare il traffico, far risparmiare denaro e aiutare l’ambiente”, 4 gennaio 2017.3 Transport Research Foundation: “Entro il 2025 un viaggio in auto su tre potrebbe essere effettuato su macchine con pilota automatico” 12 ottobre 2017.

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Trends: L’era della mobilità

d’emergenza, ancora prima che il suono delle sirene ci raggiunga, potrebbe sapere dove parcheggiare o anticipare lo scatto del semaforo a debita distanza dall’incrocio. Potrebbe evitare automaticamente i passanti rilevandone la vicinanza tramite il loro smartphone o cambiare di sua iniziativa il percorso per evitare un ingorgo nel traffico. Non sono affatto scenari fantasiosi. La tecnologia per realizzarli esiste già, dobbiamo solo impiegarla su vasta scala.

Questo non significa che il settore delle auto a guida autonoma non abbia incontrato ostacoli, perché non è così. I sistemi di Tesla e Uber, ad esempio, sono stati messi sotto stretta osservazione quest’anno, dopo avere provocato incidenti mortali. Ciononostante, Saffaye ritiene che stiamo andando verso un futuro in cui i veicoli saranno sempre più connessi e consapevoli dell’ambiente stradale circostante, contribuendo a rivoluzionare nel lungo termine la sicurezza stradale. Non dimentichiamo che su 35.000 incidenti mortali avvenuti nel 2015 negli Stati Uniti, oltre il 90% sono stati causati da un errore umano. Molti di questi incidenti si potranno probabilmente evitare in futuro grazie ai sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS), alle funzioni di sicurezza e ai vantaggi dell’apprendimento automatico applicato ai sistemi autopilota. A bordo dei veicoli che dispongono dei massimi livelli di autonomia sono istallati oltre 28 sensori distinti Lidar4, che integrano telerilevamento, telecamere esterne e interne, sensori a breve e lunga distanza e controller di dominio per la guida autonoma.

Nel contempo, la proliferazione dei sensori e della connettività su veicoli avrà probabilmente implicazioni profonde per la crescita delle infrastrutture nei prossimi anni. Secondo una

stima, le auto connesse generano circa 25 GB di dati ogni ora: guardare in streaming un film ad alta definizione richiede appena 869 MB all’ora. Vista la portata degli aggiornamenti a livello di tecnologia e l’infrastruttura fisica necessari per supportare la guida autonoma, le opportunità in settori come la gestione dei dati, i semiconduttori, il cloud computing e le comunicazioni 5G a banda larga/bassa latenza di prossima generazione sono significative.

Aumenti dei sensori ADAS per livello di autonomia

28+

13+

7+

Livello 3 Livello 4/5

Lidar, camera esterna e sensori interni per la telecamera

Sensori radar a corto e lungo raggio

Controller di dominio per la guida autonoma

Livello 2

Numero disensori ADASper macchina

Fonte: Maxim Integrated, dicembre 2017. Alcune informazioni qui contenute provengono da fonti di terze parti ritenute affidabili, tuttavia tali informazioni non sono state verificate in maniera indipendente dalla Società, che non rilascia alcuna dichiarazione in merito alla loro accuratezza o completezza.

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4 La tecnologia Lidar utilizza la luce laser pulsata per misurare le distanze e creare rappresentazioni tridimensionali di obiettivi.

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Trends: Emergenti: il cambiamento in uno smartphone

Un numero crescente di persone nei mercati emergenti effettua pagamenti tramite smartphone anziché in contanti o con carta di credito. Questo trend è destinato ad accelerare: secondo le stime, la quota di pagamenti elettronici effettuati in Cina tramite un telefono cellulare sarà pari all’85% entro il 2019.1

La portata di questo fenomeno pone la Cina un passo avanti rispetto alla maggior parte dei mercati occidentali. Il numero complessivo di transazioni elettroniche in Cina ha raggiunto quota 12.770 miliardi di dollari USA (nel periodo gennaio-ottobre 2017).2 Tanto per dare un termine di paragone, il sistema occidentale Paypal ha registrato transazioni per 451 miliardi di dollari USA in un periodo di tempo analogo.3

Le conseguenze di questo fenomeno sono tali che abbiamo appena iniziato a comprenderle. La disintermediazione è un processo eccezionalmente rapido. Le imprese peer-to-peer svolgono, a mio avviso, un ruolo importante. I settori tradizionali non registrano più un’espansione. E non occorre guardare lontano per accorgersene: le filiali bancarie vengono chiuse nell’ambito del più ampio processo di transizione verso la digitalizzazione. In molti Paesi emergenti, non vengono più aperte filiali in ogni singola città perché la presenza fisica è divenuta meno importante. Di punto in bianco, un’intera gamma di attività su cui abbiamo fatto affidamento in Occidente non sono più praticabili allo stesso modo nei mercati emergenti.

Ad esempio, nei Paesi emergenti le linee di rete fissa che caratterizzano le economie occidentali sono ormai assenti, perché gli smartphone consentono una maggiore accessibilità alle fonti di informazione. La realizzazione di linee fisse in molti mercati emergenti si è rivelata eccessivamente difficoltosa poiché le distanze geografiche possono essere enormi e la conformazione del terreno svantaggiosa. Basti pensare all’esempio della società filippina di telefonia PLDT. Nelle Filippine, il territorio rappresenta un grande ostacolo (isole, montagne, persino vulcani). Ma questa società opera con successo perché ha sviluppato una capacità nel settore della telefonia mobile.

Emergenti: il cambiamento in uno smartphoneLa diffusione degli smartphone sui mercati emergenti ha accelerato la diffusione delle notizie, migliorato l’accesso all’educazione e permesso alle società locali di saltare i tipici sviluppi infrastrutturali occidentali, influenzando i flussi di capitale. Colm McDonagh, Head of Emerging Market Debt di Insight Investment, evidenzia come i dispositivi mobili stiano cambiando le dinamiche delle economie in via di sviluppo.

1 Fonte: PayPal, WeChat, Insight Investment, dati a marzo 2018.2 Fonte: Asia Times, dati a febbraio 2018.3 Fonte: PayPal, WeChat, Insight Investment, dati a marzo 2018.

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Trends: Emergenti: il cambiamento in uno smartphone

Per molto tempo, in alcune zone dell’Africa, è stato necessario viaggiare anche per 12 ore prima di raggiungere il primo telefono connesso a una linea fissa e anche allora l’affidabilità della comunicazione non era il massimo. Oggi, in tutta l’Africa si possono effettuare transazioni online con il proprio telefono, e su qualsiasi articolo: dalla compravendita di bestiame alla fruizione di servizi finanziari online. Niente di tutto questo sarebbe potuto accadere se fosse stato necessario posare cavi telefonici in lungo e in largo nei territori africani. È molto più semplice costruire ripetitori per la telefonia mobile, che non richiedono una particolare infrastruttura. La redditività di un business in questo campo è quindi eccezionalmente elevata.

Gli smartphone hanno inoltre comportato una maggiore uniformazione in termini di scambio di informazioni nelle economie emergenti, con i corsi online che migliorano l’accesso all’istruzione. Nel contempo gli smartphone hanno accelerato la fruizione delle notizie che oggi sono accessibili 24 ore su 24, un fatto che a sua volta incide sulla politica e sulla volatilità di mercato.

Se a questo aggiungiamo la maggiore capacità di trasferire denaro tramite smartphone, è possibile che i flussi di capitale vadano incontro a un cambiamento importante. L’immediatezza delle soluzioni consente di trasferire denaro più rapidamente in risposta a particolari eventi o in seguito a determinati sviluppi o convinzioni sul piano politico.

Anche la tanto decantata tendenza all’urbanizzazione nei mercati emergenti è legata all’uso degli smartphone. Le persone sono maggiormente in contatto, le idee viaggiano più velocemente. Assisteremo a un’accelerazione di ogni tipo di business e servizio che si avvale della telefonia mobile. Anche

se le persone vivono in grandi città, sono molto più orientate a navigare online piuttosto che a farsi una passeggiata per connettersi con gli altri.

Come si lega tutto ciò alle opportunità nei mercati emergenti? Le ricadute sono eterogenee e siamo soltanto all’inizio. Gli investitori stanno cambiando il loro modo di concepire l’operatività. Non si limitano più a investire tout court in titoli di Stato dei mercati emergenti, ma fanno distinzione tra le diverse tipologie. Sono da preferire i mercati emergenti con rating A o quelli con rating BBB, o magari quelli con rating B? Sta cambiando anche il modo in cui gli investitori approcciano l’allocazione tra le classi di attivi: preferiscono il debito in valuta locale o quello in valuta forte?

Siamo profondamente convinti che gli investitori dovranno essere più flessibili in futuro e più reattivi, poiché una visione strutturale di lungo termine non è più la soluzione adatta in ogni circostanza. Credo anzi che la fine del beta sia vicina (anche se prima o poi tornerà sulla scena).

In questo momento è fondamentale scegliere con particolare precisione le proprie esposizioni ed essere consapevoli di quali saranno le fonti di volatilità nel prossimo futuro.

L’intera architettura finanziaria sta cambiando davanti ai nostri occhi, per questo credo che gli investitori debbano essere molto più selettivi e assumere talvolta approcci maggiormente orientati al breve termine (un orizzonte di due o tre mesi, non giornaliero). Dal punto di vista di un gestore di fondi, l’attuale fase di transizione dei mercati emergenti è un momento assolutamente affascinante per investire.

I Paesi emergenti sono ora i maggiori utilizzatori di app

Media giornaliera di utilizzo delle app (dispositivi Adroid)

240

210190 190

170 170160 160150 150130 130 130

110

2012Media di minuti al giorno

2017

0

50

100

150

200

250

300

350

UK

US

A

Turc

hia

Indi

a

Mes

sico

Bra

sile

Indo

nesi

a

Fonte: Business Insider, a gennaio 2018.

Costo medio di uno smartphone in dollari US: 2017 rispetto al 2012

Messicocalo del 43%

2012 2017

Vene

zuel

a

Viet

nam

Tanz

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Pak

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Mes

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Ken

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Indi

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Col

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US

D

0

50

100

150

200

250

300

350

Fonte: Dalberg Global Development Advisors, a luglio 2017.

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Prendere o lasciare?

Nel dilemma del prigioniero2 due sospetti sono arrestati per un reato e trattenuti in due stanze diverse. In assenza di prove, la polizia dà loro una scelta: possono confessare e tradire l’altro accusato oppure non parlare. Se entrambi i fermati confessano, avranno una pena ridotta. Se nessuno dei due confessa, avranno una pena minima. Se uno solo dei due confessa e l’altro continua a dichiararsi innocente, quello che ha collaborato verrà liberato, mentre l’altro avrà la pena massima.

Sviluppato in qualità di esperimento mentale al culmine della Guerra Fredda dalla RAND Corporation, il dilemma del prigioniero dice molto sulla reazione delle persone di fronte alle opportunità di tradire gli altri o restare leali: viviamo in un mondo a somma zero in cui ognuno di noi persegue dogmaticamente i propri interessi a spese di quelli degli altri, oppure cerchiamo di lavorare insieme nella speranza che gli altri facciano altrettanto (ma senza poterne avere la certezza) per ottenere il beneficio maggiore possibile?

Data la sempre maggiore risonanza e diffusione della retorica protezionista a livello mondiale, il dilemma del prigioniero sembra riuscire anche in parte a spiegare l’attuale turbolenza nelle relazioni commerciali globali. Per oltre tre decenni, la globalizzazione – la dimostrazione massima del do ut des

internazionale – è stata la filosofia dominante. Ora che in tutto il mondo si cominciano ad affermare mandati populisti, le cose sono cambiate e le nazioni sembrano sempre più orientate a porre i propri interessi al primo posto.

Parlando lo scorso aprile alla University di Hong Kong, Christine Lagarde, direttrice esecutiva del FMI, ha sottolineato i rischi di questo approccio: dopo che il commercio multilaterale ha “trasformato il mondo nel corso dell’ultima generazione”, ora il sistema di regole e responsabilità condivise “rischia di essere fatto a pezzi”. A tal proposito, Lagarde ha affermato che si tratterebbe di “un imperdonabile fallimento politico collettivo”.

Questo cambiamento di prospettiva rientra nel quadro di una frammentazione più generale, soprattutto nei Paesi sviluppati, dello spettro politico. Dal momento che gli elettori non avvertono alcuna ripresa del proprio tenore di vita dopo la crisi finanziaria globale, sono stati portati a estremizzare le proprie posizioni politiche. Nelle economie sviluppate, le persone sono alle prese con l’impatto dell’“offshoring”, ossia il venir meno dei settori consolidati e con una crescita anemica dei salari. Sempre più spesso, la fiducia è stata sostituita dall’istitinto di autoconservazione. A loro volta, i populisti hanno risposto mettendo in crisi lo status quo.

Il commercio globale è un gioco a somma zero, o un esercizio di collaborazione? Rowena Geraghty e Aninda Mitra, analisti di Standish1 (BNY Mellon AMNA), considerano le implicazioni dell’ultimo round della guerra delle tariffe di Trump.

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Trends: Prendere o lasciare?

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Esportazioni dallaCina a gli USAnello stesso periodo.

Esportazioni dagliUSA alla Cina nel 2017.

130 miliardidi USD

504 miliardidi USD

2017: lo squilibrio dei commerci

Negli USA, un esempio di questo fenomeno è rappresentato dalle iniziative adottate dall’Amministrazione di Donald Trump. Nel 2017, poco dopo il suo insediamento, Trump ha incaricato la Rappresentanza commerciale degli Stati Uniti (USTR) di aprire un’indagine su presunte violazioni cinesi alla proprietà intellettuale. Nel marzo 2018, l’USTR ha chiuso le indagini riscontrando una violazione della Sezione 301 del Trade Act del 1974 in quanto la Cina avrebbe rubato o copiato tecnologie di società estere. La risposta dell’Amministrazione? Introdurre dazi doganali sulle importazioni di beni cinesi per un valore di 60 miliardi di dollari USA, limitando al contempo anche la capacità della Cina di investire nel settore tecnologico statunitense. La reazione della Cina è stata altrettanto aspra: il Dragone ha infatti minacciato ritorsioni, incrementando i dazi sulle importazioni di un elenco di beni americani per 50 miliardi di dollari USA tra cui soia, piccoli aeromobili, whisky, veicoli elettrici e succo d’arancia.

Ma non è solo la Cina ad essere nel mirino della nuova politica commerciale di Trump. In giugno l’amministrazione ha confermato un incremento dei dazi sulle importazioni di alluminio e acciaio di alcuni dei suoi più stretti partner militari ed economici: UE, Canada e Messico – una decisione che ha sollevato un vespaio di commenti indignati da parte dei membri del G7. Dal canto suo, il Messico ha avviato una causa nei confronti degli Stati Uniti presso l’Organizzazione mondiale del Commercio (OMC), promettendo di introdurre a sua volta dazi doganali nei confronti degli USA.

L’offensiva commerciale di Trump può essere interpretata come parte di un progetto finalizzato all’uscita degli USA dal processo decisionale multilaterale, preferendogli l’unilateralismo del “solista”. Lo abbiamo visto fin dai primissimi giorni della presidenza Trump, quando gli USA si sono ritirati dalla Trans-Pacific Partnership (TPP)3 e lo stesso approccio è stato adottato successivamente in altri frangenti, dal cambiamento climatico all’opposizione all’assegnazione dei posti vacanti in seno all’OMC. Pur ritenendo esagerato parlare di una fine della leadership statunitense nata dopo la seconda Guerra Mondiale, certamente è lecito parlare di un’erosione di questa egemonia.

C’è dell’ironia in tutto ciò. Nell’aprile del 1981 – nel momento di massima paranoia degli USA per il deficit commerciale con la potenza manifatturiera giapponese, l’amministrazione Reagan ha introdotto misure per limitare le importazioni di auto

giapponesi. La logica era semplice: isolando il settore automobilistico statunitense dalle più efficienti controparti asiatiche, le case automobilistiche USA avrebbero potuto avere margine per ottimizzare le prassi di lavoro e iniziare a competere con i giapponesi in termini di costi. Ma non è accaduto nulla del genere. Il produttori nazionali hanno semplicemente colto l’occasione per alzare i prezzi senza paura di subire un calo delle vendite per la presenza di una concorrenza più conveniente. Secondo l’analisi effettuata dallo Heritage Institute,4 la trovata di Reagan è costata agli americani altri 5 miliardi di dollari USA all’anno, mentre le case automobilistiche giapponesi hanno continuato in ogni caso a penetrare nel mercato statunitense. La storia del protezionismo conferma la legge delle conseguenze indesiderate. Anche le misure introdotte con le migliori intenzioni possono essere controproducenti.

I 1.300 prodotti cinesi presi di mira dall’amministrazione Trump

(Valore delle importazioni cinesi nel 2017)

ELETTRONICA

AUTOVEICOLI

MACCHINARI13.5 miliardi

USD 19.5miliardi

USD

STRUMENTIOTTICI

6.4miliardi

USD

2.1 miliardi USDPRODOTTI IN ALLUMINIO1.3 miliardi USD

Fonte: Barrons: ‘The Brewing U.S.-China Trade War, Explained in Charts’, 9 aprile 2018.

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Trends: Prendere o lasciare?

1 Parte di BNY Mellon Asset Management North America. 2 Il dilemma del prigioniero è un esperimento mentale originariamente ideato nel 1950 dai matematici Merrill Flood e Melvin Dresher della RAND Corporation.3 Il TPP mira ad avere barriere ridotte per i commerci tra 11 nazioni in Asia e nel Pacifico. 4 The Heritage Institute: “The Costly Truth About Auto Import Quotas”, 2 gennaio 1985; The Financial Times: “Donald Trump picks the wrong trade fight”, 3 giugno 2018.

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All’ombra delle città del futuro

Assomigliano a qualsiasi altro condominio di prestigio sito a Manhattan ma con alcune differenze. Strutture arredate con tappeti di diverse sfumature, in modo da aumentare la profondità percepita; open space per le attività comuni; aree ad alta sicurezza per gli ospiti più vulnerabili, come i pazienti affetti da demenza. Qui vivono i pensionati, nelle grandi città.

Man mano che la generazione dei baby boomer invecchia, il pensionamento in idilliche zone rurali viene sempre più accantonato a favore di quello in città. Il ritorno ai centri cittadini è incentivato dalle maggiori possibilità di accesso all’arte, da una migliore assistenza sanitaria e da una minor dipendenza dagli spostamenti in auto. La tendenza alla riurbanizzazione va a gonfiare ulteriormente una popolazione urbana già in crescita, che incrementa a sua volta la domanda di infrastrutture e le esigenze in termini di servizi.

Nel 1800, solo una persona su 50 (ossia il 2% circa della popolazione mondiale) viveva in città. Oggi tre miliardi e mezzo di persone vivono nelle aree urbane. In poco più di 80 anni, ossia entro il 2100, l’80% della popolazione mondiale dovrebbe concentrarsi nelle città.2

Tuttavia, non è detto che le città aumentino effettivamente in dimensioni, ma sarà il numero dei suoi abitanti a lievitare. Questo fatto genera una serie di problematiche e potenziali problemi, da quelli di natura ambientale a quelli sociali.

Nel 2012, gli ultrasessantacinquenni erano circa 43 milioni negli Stati Uniti e questo numero sembra destinato a salire di oltre il 70% in poco più di un decennio, il che significa che, entro il 2030, il 20% circa della popolazione statunitense avrà più di 65 anni.3 Gli anziani, intesi come gruppo, crescono sette volte più rapidamente del resto della popolazione adulta negli Stati Uniti, si recano dal medico più frequentemente (2,5 volte di più) e spendono il quintuplo per l’assistenza sanitaria. Oggi gli anziani vivono più a lungo e in maniera più attiva delle generazioni precedenti. Il loro desiderio di vivere in comunità collaborative più grandi e di mantenere uno stile di vita attivo alimenterà la domanda di spazi alternativi per vivere.

Ospedali, centri di riabilitazione e strutture di residenza assistita saranno necessari per assistere la popolazione anziana. Diversamente da altri settori che risentono dell’ascesa dell’era digitale, il real estate rappresenta un requisito essenziale. Le infrastrutture necessarie per far fronte a questo cruciale cambiamento demografico devono ancora essere in gran parte realizzate e siamo nel momento di massimo sviluppo di un progetto edilizio che interessa tutto il Paese e che sarà in grado di agevolare la vita della popolazione anziana. Ad esempio, l’incremento della popolazione ultrasessantacinquenne richiederà un aumento del 30% dei posti letto negli ospedali entro il 2030.

Una delle risorse che sarà messa sotto pressione da questa tendenza è l’acqua. Ogni persona ha bisogno di due litri al giorno per vivere. Più aumentano le persone che vivono in città, più sale il fabbisogno idrico minimo delle città. La regolamentazione delle infrastrutture idriche avrà un ruolo essenziale nella valutazione della capacità di sopportare un aumento della popolazione cittadina.

Acqua che invecchiaA tal proposito, gli Stati Uniti hanno una delle infrastrutture idriche più vecchie e malmesse del mondo sviluppato. Il 75% circa delle grandi condotte che sostengono l’area nord-orientale degli Stati Uniti è stato costruito prima della Seconda guerra mondiale, senza contare che, nella sola New York, oltre otto milioni di abitanti utilizzano l’acqua potabile convogliata principalmente da due tunnel, uno completato nel 1917 e l’altro nel 1936.4 Un terzo tunnel è invece in costruzione dal 1970.

Vivo in una città che, pur avendo meno di 20.000 abitanti, ha comunque un’azienda idrica propria con un suo CFO, un CEO, una divisione finanziaria e una divisione di assistenza clienti. Una gestione molto inefficiente. Inoltre, il controllo di queste aziende è nelle mani dei comuni, non delle società stesse. L’84% circa di tutte le infrastrutture idriche5 è controllato dai singoli comuni che stabiliscono l’allocazione delle infrastrutture. È più probabile che si investa nella sostituzione di una conduttura interrata o che si sostituisca una scuola, un ponte o una strada, ossia un’infrastruttura che la gente possa vedere con i propri occhi?

Quale sarà il futuro delle città sviluppate, dove la riurbanizzazione sta mettendo sotto pressione la disponibilità di risorse e le necessità infrastrutturali? Jim Lydotes, gestore specializzato in infrastrutture globali presso The Boston Company¹ (parte di BNYM AMNA), pensa alle città del futuro e illustra in che misura la loro evoluzione potrebbe influenzare gli investimenti infrastrutturali.

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Trends: All’ombra delle città del futuro

1 Parte di BNY Mellon Asset Management North America.2 Fonte: Smart Cities: Big Data, Civic Hackers, and the Quest for a New Utopia by Anthony M. Townsend.3 US Census Bureau – The Baby Boom Cohort in the United States: 2012 to 2060. Maggio 2014.4 New York City Environmental Protection, City Water Tunnel No. 3, accessed at http://www.nyc.gov/html/ dep/html/dep_projects/cp_city_water_tunnel3.shtm.5 Fonte: American Water Investor Presentation, ottobre 2016.

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Credo che l’allocazione degli investimenti sia spesso frutto di decisioni sbagliate che hanno portato a trascurare fortemente gli investimenti nelle infrastrutture idriche statunitensi.

La mancanza cronica di investimenti ha però delle conseguenze. Ogni anno negli Stati Uniti si registrano perdite d’acqua per circa 2.100 miliardi di galloni; in altre parole, il 16% circa di tutta l’acqua depurata viene disperso nel terreno.6 Come siamo arrivati a questa situazione? Innanzitutto, ogni anno gli americani spendono complessivamente per l’acqua in bottiglia tanto quanto serve a mantenere l’approvvigionamento idrico, un dato sorprendente se si considera che l’acqua in bottiglia è trecento volte più costosa al gallone rispetto all’acqua del rubinetto7 (curiosamente, secondo alcune relazioni sui consumi americani, quasi la metà dell’acqua in bottiglia venduta negli Stati Uniti proverrebbe dal rubinetto).

Riparare questa rete richiederebbe enormi investimenti; secondo l’American Water Works Association, l’attuale fabbisogno supererà i 1.000 miliardi di dollari nei prossimi 25 anni.8 Gli Stati Uniti hanno bisogno di spendere tra i 30 e i 40 miliardi di dollari all’anno nei soli acquedotti per tutto il decennio.9

La privatizzazione della rete idrica britannica rappresenta una soluzione progressista che ha portato notevoli benefici, senza contare che il rapporto qualità-prezzo dell’acqua britannica è uno dei migliori nel mondo sviluppato.

Attenzione puntata sul 5GUn altro aspetto di questa tendenza alla riurbanizzazione è il passaggio al 5G. Il 3G riguardava le immagini, il 4G riguardava i video, il 5G riguarderà la connettività. Secondo le nostre stime, da qui al 2022 il traffico dei dati video degli smartphone si decuplicherà, il traffico dei dati audio si quintuplicherà e probabilmente l’interazione sui social media si sestuplicherà. Questo consumo dei dati porterà quindi a un’accelerazione nello sviluppo della tecnologia 5G.

Questo incremento del consumo di dati è stato finora svantaggioso per le società delle telecomunicazioni che, avendo investito somme sempre più importanti in queste infrastrutture, non sono ancora riuscite a incrementare i prezzi poiché gli utenti non sembrano intenzionati a spendere di più.

D’altra parte, la rete 5G sarà il pilastro alla base dello sviluppo di droni, sicurezza informatica e veicoli a guida autonoma. Ciò consentirà alle società di telecomunicazioni di aumentare i propri prezzi, dato che le persone saranno più propense a pagare per reti di più alta qualità. Ritengo che ciò rappresenti un’opportunità concreta per alcune di queste storiche società di telecomunicazioni.

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Trends: All’ombra delle città del futuro

6 David Schaper, As Infrastructure Crumbles, Trillions of Gallons of Water Lost, NPR, 29 ottobre 2014. 7 Matthew Boesler, You Are Paying 300 Times More for Bottled Water than Tap Water, Business Insider, 12 luglio 2013.8 American Water Investor Presentation, ottobre 2016. Solo a scopi illustrativi.9 American Society of Civil Engineers, Drinking Water: 6 billion gallons of treated water lost every day, p.1.

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The Boston Company rappresenta la linea di prodotti a gestione attiva sui mercati azionari di BNY Mellon Asset Management North America Corporation.

Leader nelle soluzioni d’investimento liability driven, reddito fisso, multi-asset, a ritorno assoluto e dell’azionario specializzato.

Newton è riconosciuta per il suo approccio distintivo alle tematiche globali di investimento. Basata a Londra e con oltre 30 anni di esperienza, l’approccio tematico globale di Newton è applicato in modo coerente a tutte le strategie.

Standish rappresenta la linea di prodotti a gestione attiva sui mercati obbligazionari di BNY Mellon Asset Management North America Corporation.

BNY Mellon

Il modello organizzativo di BNY Mellon prevede al proprio interno la presenza di diverse società di gestione, ognuna delle quali ha la propria specializzazione e autonomia negli investimenti.

BNY Mellon Investment Management è un gruppo di gestione degli investimenti che include le società di gestione affiliate a BNY Mellon, le società di distribuzione globale e l’organizzazione di wealth management. BNY Mellon è il marchio societario di The Bank of New York Mellon Corporation e delle sue controllate. Le informazioni qui offerte sono solo per Clienti Professionali e non devono essere inoltrate a Clienti Individuali, né questi devono farvi affidamento. Solo a scopi promozionali. Tutte le dichiarazioni e le opinioni qui espresse sono aggiornate alla data di pubblicazione, sono soggette a modifiche sulla base di quanto richiesto dalle condizioni economiche e di mercato, e non rappresentano necessariamente i pareri di BNY Mellono o di alcuna delle sue associate. Le informazioni sono state fornite esclusivamente come commento generale di mercato e non costituiscono consiglio legale, fiscale, contabile, di investimento o qualsiasi altro tipo di consiglio professionale; non sono predittive di rendimenti futuri e non dovrebbero essere considerate come un’offerta di vendita o una sollecitazione di acquisto per qualsiasi titolo, né a fare un’offerta laddove illegale. L’informazione è stata offerta senza prendere in considerazione l’obiettivo d’investimento, la situazione finanziaria o le necessità di alcuna persona specifica. BNY Mellon e le associate non sono responsabili di alcun avviso di investimento fornito sulla base delle informazioni qui offerte. Questa non è una ricerca d’investimento o una raccomandazione d’investimento a fini regolamentari, poiché non costituisce ricerca o analisi sostanziale. Nella misura in cui questi materiali contengono dichiarazioni sui rendimenti futuri, tali dichiarazioni sono orientate al futuro e sono soggette a diversi rischi e incertezze. Le informazioni e le opinioni qui presentate sono state ottenute o derivate da fonti che BNY Mellon ritiene affidabili, ma BNY Mellon non si esprime in alcuno modo in merito alla sua dichiarazione o completezza. BNY Mellon non accetta responsabilità per alcuna perdita derivante dall’utilizzo di questo materiale. Se nulla indica il contrario, tutti i dati sono privi di revisione.I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il valore degli investimenti può diminuire. Gli investitori potrebbero non recuperare l’importo investito. Non deve essere distribuito a, o utilizzato da, qualsiasi persona o entità in qualsiasi giurisdizione o Paese laddove tale distribuzione o utilizzo sarebbero contrary alla legge o alle regolamentazioni locali. Queste informazioni non devono essere distribuite o utilizzate al fine di offerta o sollecitazione in qualsiasi giurisdizione o in qualsiasi circostanza laddove tali offerte o sollecitazioni sarebbero illegali o non autorizzate, o laddove ci sarebbero, in virtù di tale distribuzione, nuovi o ulteriori requisiti di registrazione. Le persone che vengono in possesso di tale informazione devono informarsi in merito e osservare qualsiasi restrizione che si applichi alla distribuzione di queste informazioni nella loro giurisdizione.Questa informazione non deve essere pubblicata in copia stampata, forma elettronica, attraverso il web o qualsiasi altro mezzo accessibile al pubblico salvo autorizzazione di BNY Mellon Investment Management. Informazioni societarie su BNY MellonQuesta informazione non costituisce un’offerta a vendere, o una sollecitazione di un’offerta ad acquistare, alcuno dei servizi o dei fondi della ad alcun investitore statunitense, o laddove illegale. • BNY Mellon detiene una quota di maggioranza di BNY Mellon Asset Management North America Corporation e la parte restante è di proprietà dei dipendenti della società. • Il Gruppo Newton (“Newton”) è composto dale seguenti società affiliate: Newton Investment Management Limited, Newton Capital Management Limited (NCM Ltd), Newton Capital Management LLC (NCM LLC), i dipendenti di NCM LLC sono persone supervisionate di NCM Ltd e NCM LLC non offre consigli di investimento; tutte queste sono gestite da NCM Ltd. Solo NCM LLC e NCM Ltd offrono servizi negli U.S.A.• BNY Mellon detiene un interesse del 20% in Siguler Guff & Company, LP e alcune altre entità collegate (inclusa Siguler Guff Advisers LLC). AB00167-001 Exp 31 Dec 2018. T7052 08/18