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Rischio Biologico Dott.ssa Alessia Cottarelli Biologo Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive

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Rischio Biologico

Dott.ssa Alessia Cottarelli Biologo

Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive

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Perché una lezione di questo tipo?

Gli studenti, ai sensi del D.lgs 81/2008 e successive modifiche, sono considerati «lavoratori» se, nell’espletamento dei tirocini formativi sonoesposti a particolari rischi (biologico, fisico, chimico, etc.)

E’ compito di ciascun lavoratore prendere coscienza dei rischi e adottare comportamenti tesi ad evitare qualsiasi tipo di incidente a salvaguardia della propria salute e di quella di tutti

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Agenda:

Prima parte: Rischio, fattore di rischio (pericolo) Rischio biologico, agente biologico Classificazione degli agenti biologici Esposizione-modalità di trasmissione

Seconda parte: Attività professionali ad esposizione potenziale Attività professionali ad esposizione deliberata Analisi del Rischio Biologico Il monitoraggio ambientale a sostegno della valutazione

del rischio

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Rischio: Definizione

Valutazione del rischio

Probabilità di accadimento di un evento avverso alla salute conseguente alla presenza di uno o più fattori di rischio ove sussistano le condizioni che ne comportano esposizione

Il Rischio risulta dalla combinazione di tre elementi: 1. Pericolosità intrinseca di un fattore di rischio 2. Entità dell’esposizione 3. Suscettibilità della popolazione esposta

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Fattori di Rischio (pericoli) • Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale

di causare danni (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, Il decreto n.81 del 2008 e s.m.i.)

• Si distinguono per natura, origine, luogo della loro presenza ed effetti negativi sulla salute:

Biologici (virus, batteri, microfunghi filamentosi,lieviti, micobatteri, protozoi, prioni, etc.);

Chimici (acidi, basi, aldeidi, chetoni, farmaci antiblastici, etc.); Fisici (microclima, radiazioni ionizzanti, laser, UV, microonde,

ultrasuoni, rumore, illuminazione, etc.). • e/o fattori: Ergonomici (postazione di lavoro e videoterminali;

movimentazione di materiali, utilizzazione di macchine etc.); Organizzativi (Organico, turni, procedure di lavoro, responsabilità,

preparazione ed aggiornamento del personale).

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Agente Biologico:

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D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.(Titolo X art. 267) : Agente Biologico: Qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura

cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare:

INFEZIONI ALLERGIE INTOSSICAZIONI

Microrganismo: qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno in grado di riprodursi e trasferire materiale genetico. • frazioni sub-cellulari con un livello organizzativo ancora più semplice rispetto a virus ma

dotati di potere infettivo trasmissibili attraverso vie particolari causando patologie diverse (Esempio i PRIONI)

Coltura cellulare: Il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi pluricellulari.

Micobacterium celonae Aspergillus niger Clostridium tetani

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Rischio Biologico (RB) • RB: Probabilità di accadimento di un evento avverso alla salute conseguente

alla esposizione potenziale o all’uso deliberato di agenti biologici.

RB

SPECIFICO

• interessa i lavoratori come conseguenza della esposizione professionale

RB GENERICO

• interessa l’intera popolazione come conseguenza della esposizione ad agenti biologici presenti nella matrici ambientali (aria, acqua, suolo, alimenti etc.)

DUPLICE ESPOSIZIONE

RB

•NEGLI AMBIENTI DI VITA E NEI LUOGHI DI LAVORO

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Modalità di trasmissione

Rischio = Vulnerabilità x Esposizione x Pericolosità

TRASMISSIONE DIRETTA • Per contatto fisico • Per rapporto di estrema vicinanza

TRASMISSIONE INDIRETTA

A mezzo di veicoli quali: - aria (goccioline di aerosol, granuli di polvere) - acqua - alimenti - suolo - oggetti (fomiti) A mezzo di vettori quali: - meccanici o passivi - attivi o obbligati e di arricchimento

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Vulnerabilità dell’ospite FATTORI ASPECIFICI DI RESISTENZA -Barriera anatomo funzionale (mucose e cute); -Microflora batterica endogena - Meccanismi umorali (lisozima, proteine della fase acuta dell’infiammazione); - Meccanismi cellulari (monociti, macrofagi, granulociti neutrofili ed eosinofili).

FATTORI SPECIFICI DI RESISTENZA -IgA; -Immunoglobuline; -Linfociti B,T e cellule NK; -Immunità indotta tramite vaccini

Assistenza

altri settori…es...

• Fattori genetici • Nutrizione • Sesso • Età • Condizioni fisiche • Stili di vita • Malattia • Stato sociale • PROFESSIONE

Ricerca

Assistenza

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VELOCITA’ DELL’ ARIA

INQUINAMENTI CHIMICI

UMIDITA’

RELATIVA

POLVERI E AREOSOL

TEMPERATURA ARIA AMBIENTE

TEMPERATURA RADIANTE MEDIA PARETI

Esposizione: Ambiente-Processo lavorativo

•Nessun ambiente può considerarsi esente dalla presenza di agenti biologici e diversi sono i fattori che possono favorirne la permanenza, lo sviluppo e la diffusione:

Formazione del personale carente e/o inadeguata

• Tipologia di attività • Processo o fase lavorativa • Materie utilizzate

Basso livello igienico sanitario Affollamento apparecchiature e

personale in ristretti spazi di lavoro Assenza di procedure Accesso a persone non autorizzate

Condizioni microclimatiche non adeguate Manutenzione impianti aeraulici non adeguata Formazione di aerosol Lavoro con grandi volumi e/o concentrazioni di

microrganismi Polvere Presenza di insetti

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Pericolosità agente biologico Gradiente Infettività

(Infetti/ esposti)

Patogenicità (infetti con malattia/

totale infetti)

Virulenza (casi gravi/

totale dei casi)

ELEVATO Vaiolo Vaiolo Rabbia

Morbillo Rabbia Vaiolo

Varicella Morbillo Tubercolosi

Poliomielite Varicella Lebbra

Raffreddore

Malattia da Virus Ebola Malattia da Virus Ebola Malattia da Virus Ebola

INTERMEDIO Rosolia Rosolia Poliomielite

Parotite Parotite Parotite

Raffreddore

BASSO Tubercolosi Poliomielite Morbillo

Tubercolosi

MOLTO BASSO Lebbra Lebbra Rosolia

Varicella

Raffreddore

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Azione patogena dei microrganismi

Azione infettiva svolta da batteri, protozoi, virus, microfunghi filamentosi e lieviti Azione allergizzante svolta da: Microfunghi (Aspergillus spp, Alternaria spp, Penicillum spp, Aereobasidium

spp, etc. ) Protozoi ( Naegleria gruberi, Achantamoeba)

Azione tossica svolta da metaboliti: Endotossine: Lipopolisaccaridi (LPS) componente della parete cellulare di batteri

Gram-negativi provocano febbre e necrosi tissutale. Micotossine prodotte da alcune specie di microfunghi in particolari condizioni di

temperatura ed umidità, in grado di provocare effetto citotossico. 1-3-ß-D Glucani costituenti delle spore fungine danno luogo a reazioni

infiammatorie e risposte immunologiche.

Alternaria alternata

Pseudomonas aeruginosa

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Sick Building Sindrome (SBS)

• SBS, patologia descritta negli anni ‘70 al cui determismo potrebbe giocare un ruolo importante l’inquinamento microbiologico in particolare da Microfunghi filamentosi.

• Sintomi: corteo complesso comprendente irritazione agli occhi, secchezza delle vie respiratorie, cefalea, sonnolenza, eritemi, prurito cutaneo.

• Penicillum spp: rappresenta la specie prevalente (isolata per il 70-100% rispetto alle altre specie di microfunghi) negli edifici interessati da SBS.

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Aspetto morfologico di alcune specie di microfunghi filamentosi (colture e microscopia)

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Aspergillus niger

Penicillium spp

Alternaria alternata Cladosporium spp

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I microrganismi sopravvivono su superfici inanimate

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Interazione agente biologico-ospite: Possibili destini

AMBIENTE AGENTE OSPITE INFEZIONE

SOPRAVVENTO DELL’AGENTE BIOLOGICO

SOPRAVVENTO DELL’OSPITE

STATO DI EQUILIBRIO

•presenza agenti su in aria ambiente, superfici, presidi di lavoro, indumenti, (Veicoli), uomo e/o animale malato o portatore(Sorgenti)

•presenza di condizioni di esposizione

•Colonizzazione organo bersaglio

•Meccanismo di azione patogenetico

SEGNI E SINTOMI DI MALATTIA INFETTIVA:

•LESIONI REVERSIBILI •LESIONI PERMANENTI •MORTE DELL’OSPITE

•Prima della sua penetrazione

•Dopo la penetrazione prima che operi il danno (infezione inapparente)

•Dopo che la malattia si è manifestata

(Guarigione)

Portatore sano = colui non manifesta segni e sintomi, alberga il microrganismo, lo elimina attraverso gli escreti, secreti e liquidi biologici e rappresenta sorgente di infezione.

o DIRETTA:: passaggio dell’agente patogeno dalla sorgente al soggetto sano suscettibile attraverso goccioline (sternuto, tosse..) - Inalatoria (BK, SARS, Clamidia psittaci, Bacillus antrace, meningococco) virus influenzali, Haemophilus influenzae, Streptococcus pneumoniae). - Contatto con cute e mucose (Clostridium difficile, Herpes virus, Klebsiella pneumoniae KPC, Acineobacter baumannii, Ebola virus) - Parenterale (HBV, HCV, HIV). o INDIRETTA: trasmissione dell’agente patogeno attraverso VEICOLI O VETTORI - Tramite v eicoli : ingestione con alimenti (Enterobatteri ed Enterovirus patogeni).; Contatto con presidi sanitari e/o di laboratorio contaminati - Tramite vettori ( Richettia burneti Yersinia pestis virus Zika ). - Tramite animali di allevamento o stabulario (diversi agenti patogeni trasmessi tramite morso/graffi).

INFEZIONE NON E’ SINONIMO DI MALATTIA INFETTIVA

Periodo di incubazione

Vie

di tr

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• Gli agenti biologici sono suddivisi in classi sulla base della loro pericolosità:

• Infettività: capacità di penetrare e moltiplicarsi nell’ospite (Infetti/esposti);

• Patogenicità: capacità di provocare malattia dopo l’infezione (Malati/infetti);

• Trasmissibilità: capacità di passare da soggetto infetto ad altro ospite;

• Neutralizzabilità: esistenza di efficaci misure preventive (vaccini, test di screening) e/o terapeutiche (antibiotici).

Classificazione degli agenti biologici Decreto Legislativo 81/2008 e s.m.i.

Titolo X (rev. Settembre 2015) Allegato XLVI

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Classi Di Rischio Biologico D. Lgs. 81/2008 e Ss,m.i. Titolo X - Art. 268

• Il D. Lgs. 81/2008 classifica in 4 Gruppi gli Agenti biologici, che possono provocare malattie infettive nell’uomo in ordine crescente in base alla loro pericolosità. La classificazione tiene conto esclusivamente degli effetti sul «lavoratore sano», e non di particolari effetti sui lavoratori la cui sensibilità potrebbe essere modificata, da altre cause quali malattia preesistente, uso di medicinali, immunità compromessa, stato di gravidanza o allattamento etc.

• Agente Biologico Gruppo 1, agente che presenta poche probabilità di causare malattie in soggetti umani.

• Agente Biologico Gruppo 2, agente che può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaghi alla comunità; sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

• Agente Biologico Gruppo 3, agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

• Agente Biologico Gruppo 4, agente che può provocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

gli agenti biologici che non sono stati inclusi nel gruppi 2, 3, 4 dell’elenco non sono implicitamente inseriti nel gruppo 1

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BATTERI e ORGANISMI SIMILI Classificazione D.lgs 81/2008 All. XLVI

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VIRUS

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MICROFUNGHI FILAMENTOSI

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Riassumiamo le indicazioni riportate nell’elenco degli agenti biologici

Classificazione D.lgs 81/2008 e s.m.i.All. XLVI

INDICAZIONE SIGNIFICATO

1,2,3,4 Classificazione dell’agente in quattro Gruppi di Rischio.

A Possibili effetti Allergici.

T Specie produttrice di Tossina.

V Vaccino efficace e disponibile.

D Elenco dei lavoratori che hanno lavorato con gli agenti biologici deve essere conservato per 10 anni dalla cessazione dell’ultima attività comportante esposizione al rischio.

(**) L’agente etiologico non si trasmette per via aerea.

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Prima parte: Rischio, fattore di rischio (pericolo) Rischio biologico, agente biologico Classificazione degli agenti biologici Esposizione-modalità di trasmissione

DOMANI ore 11.15 – 13.00: Seconda parte: Attività professionali ad esposizione potenziale Attività professionali ad esposizione deliberata Analisi del Rischio Biologico Il monitoraggio ambientale a sostegno della

valutazione del rischio

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Prima parte: Rischio, fattore di rischio (pericolo) Rischio biologico, agente biologico Classificazione degli agenti biologici Esposizione-modalità di trasmissione

Seconda parte: Attività professionali ad esposizione deliberata Attività professionali ad esposizione potenziale Analisi del Rischio Biologico Il monitoraggio ambientale a sostegno della valutazione

del rischio

Rischio Biologico

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ATTIVITA’ LAVORATIVE ED USO DELIBERATO DI AGENTI BIOLOGICI

Settori lavorativi ed attività con uso deliberato di agenti biologici (alcuni esempi):

Università e centri di ricerca • Ricerca e sperimentazione di nuovi materiali e processi utilizzanti agenti biologici

• Laboratori di diagnosi microbiologia

Sanità • Ricerca e sperimentazione nuovi metodi diagnostici • Farmaci contenenti agenti biologici (uso e sperimentazione) • Laboratori di microbiologia • Prove biologiche (su animali e su cellule)

Zootecnia e veterinaria • Vedi Sanità

Industria delle biotecnologie • Produzione di microrganismi selezionati

Farmaceutica • Ricerca e produzione di vaccini • Ricerca e produzione di farmaci • Processi di biotrasformazione • Fasi di concentrazione, separazione, centrifugazione e produzione di

sostanze derivate • Ricerca e produzione di nuovi kit diagnostici • Prove biologiche (su animali e su cellule)

Alimentare • Produzione per biotrasformazione • Produzione di microrganismi selezionati • Laboratori di microbiologia (per prove di saggio)

Ambiente • Uso di microrganismi (batteri) con funzione degradativa aerobica e anaerobica

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Obblighi del datore di lavoro D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. Analisi del Rischio

Art.271 D.lgs 81/2008 Per tutte le fasi del processo lavorativo in particolare di quelle che comportano rischio di esposizione

Art.272 D.lgs 81/2008 - Limitare i lavoratori esposti - Progettare processi sicuri e procedure - Implementare dispositivi di protezione collettiva

- Art.273: misure igieniche e DPI (Dispositivi di Protezione Individuale)

Art.277 D.lgs 81/2008 Misure di emergenza in caso di incidenti

Art.278 D.lgs 81/2008 Informazioni sulle precauzioni da prendere per evitare l’esposizione

L’analisi del rischio consiste in una serie di operazioni volte a ottenere conoscenze necessarie a definire l’entità del rischio nelle varie circostanze contingenti e atte a realizzare sistemi di contenimento del rischio in quelle stesse circostanze

Valutazione del rischio

Comunicazione del rischio Gestione del

rischio

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Obblighi del datore di lavoro D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. ….estensione ai non lavoratori

La cassazione Penale Sezione IV, con la sentenza n. 23147 del 12 giugno 2012 ha stabilito che la sicurezza sul lavoro non riguarda solo i lavoratori, ma tutti coloro che a vario titolo frequentano il luogo di lavoro: clienti, fornitori, subappaltatori, visitatori etc.

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Dlgs 81/2008 Articolo 2 - Definizioni

1. Ai fini ed agli effetti delle disposizioni di cui al presente decreto legislativo si intende per:

a) «lavoratore»: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari….. l’allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai laboratori in questione…]

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Esposizione lavorativa

ATTIVITA’ LAVORATIVE ED USO DELIBERATO DI AGENTI BIOLOGICI

ATTIVITA’ LAVORATIVE CHE POSSONO COMPORTARE LA

PRESENZA DI AGENTI BIOLOGICI

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Settori lavorativi con uso deliberato di microrganismi

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Settori lavorativi che possono comportare esposizione a microrganismi

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Soggetti potenzialmente esposti

• Ricercatori • Tecnici di laboratorio • Personale:

– Personale medico ed infermieristico – Personale di pronto intervento ( in caso di calamità) – Frequentatori (studenti, stagisti, laureandi, specializzandi nei laboratori e

nei reparti delle strutture universitarie e non) – Volontari a sostegno dell’assistenza al malato – Addetti alle pulizie – Incaricato della manutenzione delle apparecchiature e degli impianti – Vigili del fuoco – Protezione civile – Personale della difesa

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Scheda valutazione rischi

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Valutazione del Rischio (VR) La VR è la prima tra le misure generali per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, e deve riguardare tutti i rischi ed ha l’obiettivo di stimare la probabilità che si realizzino effetti avversi alla salute. E’ lo strumento per orientare gli interventi preventivi

• Identificare i lavoratori a rischio • Individuare le misure di prevenzione e controllo necessarie per eliminare il rischio o

ridurlo ad un livello accettabile • Attuare misure correttive • Verificarne l’efficacia

Valutazione del Rischio Biologico(VRB)

1) Identificare i pericoli biologici associati ad una specifica attività lavorativa 2) Caratterizzazione dei pericoli 3) Valutazione dell’esposizione al pericolo 4) Stima del rischio

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Stima del rischio biologico L’esistenza di un pericolo o di una situazione pericolosa non costituisce di

per sé un rischio fino a che non sia stata: - Verificata l’esistenza di una esposizione all’agente biologico - Valutata l’entità dell’esposizione Soglia di Infettività (DI0) Per molti microrganismi non esiste o non è conosciuta una soglia di

infettività (DI0 = 1) Quando a tale condizione si associa un’elevata patogenicità, trasmissibilità e

limitata neutralizzabilità (es. microrganismi del Gruppo 4) l’unico intervento efficace per la prevenzione risulta l’eliminazione dell’esposizione

Situazione simile a quella delle sostanze cancerogene (NON SONO

DESCRITTE CURVE DOSE-RISPOSTA)

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Stima del rischio di infezione • Stima oggettiva del rischio fa riferimento ad una

correlazione tra la probabilità di accadimento e la gravita del danno.

• Questa considerazione può essere espressa dalla formula:

R = P x D • in cui il Rischio (R) è il risultato del prodotto fra la

Probabilità (P) che il pericolo individuato possa arrecare un danno al lavoratore e la possibile entità del Danno (D).

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Valutazione del rischio infettivo

Caratteristiche biologiche dei microrganismi (fattori di rischio) potenzialmente presenti in relazione alle attività

Diversa tipologia e gravità delle infezioni/malattie da essi determinati (gravità del danno)

Diversa probabilità di accadimento delle infezioni/malattie (probabilità del danno) Diversa tipologia di mansioni svolte dagli operatori che comportano una diversa

frequenza di esposizione a «situazioni pericolose»

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Valore Livello Definizioni/criteri

4 Altamente probabile

Esiste una correlazione diretta tra la mancanza rilevata ed il verificarsi del danno ipotizzato per i lavoratori. Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa azienda o in azienda simile o in situazioni operative simili Il verificarsi dei danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe alcun stupore

3 Probabile

La mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico o diretto E’ noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito il danno Il verificarsi dei danno ipotizzato, susciterebbe una moderata sorpresa

2 Poco probabile

La mancanza rilevata può provocare un danno solo in circostanze sfortunate di eventi Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi Il verificarsi dei danno ipotizzato susciterebbe grande sorpresa

1 Improbabile

La mancanza rilevata può provocare un danno per la concomitanza di più eventi poco probabili indipendenti. Non sono noti episodi già verificati. Il verificarsi del danno susciterebbe incredulità.

Probabilità (P)

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Valore Livello Definizioni/criteri

4 Gravissimo Infortunio o episodio di esposizione acuta con invalidità totale Esposizione cronica con effetti totalmente invalidanti

3 Grave

Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o parzialmente invalidanti

2 Medio Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile Esposizione cronica con effetti reversibili

1 Lieve Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili

Gravità (D)

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Entità del rischio PR

OBA

BILI

TA’

4 4 8 12 16

3 3 6 9 12

2 2 4 6 8

1 1 2 3 4

P X D 1 2 3 4

GRAVITA’

Priorità degli interventi R > 8 Azioni correttive indilazionabili 4 < R < 8 Azioni correttive necessarie da programmare con urgenza

1 < R < 4 Azioni correttive e/o migliorative da programmare nel breve/medio termine

Dalla combinazione dei due fattori precedenti (PROBABILITA’ e GRAVITA’) viene ricavata l’ENTITA’ DEL RISCHIO a tale valore è associata una priorità

di intervento

Entit

à de

l Ris

chio

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Esempio di Rischio Biologico: Rischio Legionellosi associato ad attività professionale: compiti del datore di lavoro

• Cos’è la Legionellosi o Malattia del Legionario: Polmonite infettiva causata da batteri del genere Legionella, nei casi più gravi può essere fatale ed è soggetta a notifica obbligatoria di classe II prevista DM 15 del 1990*

• Cos’è la Legionella: E’ un batterio Gram negativo asporigeno e comprende 61 diverse specie (70 sierogruppi). Legionella pneumophila è la specie maggiormente associata a casi in particolare il sierogruppo 1 (95% dei casi di legionellosi in Europa). E’ un agente biologico di gruppo II del D.lgs. 81/2008 ALLEGATO XLVI . Presente negli ambienti acquatici naturali e artificiali. Non è nota la dose infettante per l’uomo.

• Come avviene l’infezione: per via respiratoria, mediante inalazione , aspirazione di aerosol contenente Legionella. Le goccioline si possono formare sia spruzzando l’acqua che facendo gorgogliare aria in essa, o per impatto su superfici solide

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CLASSE SECONDA: Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo: 14) blenorragia; 15) brucellosi; 16) diarree infettive non da salmonelle; 17) epatite virale A; 18) epatite virale B; 19) epatite virale NANB; 20) epatite virale non specificata; 21) febbre tifoide; 22) legionellosi; 23) leishmaniosi cutanea; 24) leishmaniosi viscerale; 25) leptospirosi; 26) listeriosi; 27) meningite ed encefalite acuta virale; 28) meningite meningococcica; 29) morbillo; 30) parotite; 31) pertosse; 32) rickettsiosi diversa da tifo esantematico; 33) rosolia; 34) salmonellosi non tifoidee; 35) scarlattina; 36) sifilide; 37) tularemia; 38) varicella.

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Esempio di Rischio Biologico: Rischio Legionellosi associato ad attività professionale: Compiti del datore di lavoro (Linee guida Legionellosi 7/05/2015)

Sulla base di quanto definito dall’art. 271 del Dlg.s 81/2008 il Datore di Lavoro deve: • Effettuare la valutazione del rischio legionellosi tenendo conto di tutte le informazioni

disponibili sulle caratteristiche dell’agente biologico e sulle modalità lavorative che possano determinare l’esposizione

• Adottare misure protettive e preventive in relazione al rischio valutato: • Revisionare la valutazione del rischio legionellosi in occasione di modifiche significative

dell’attività lavorativa o degli impianti idrici od aeraulici o qualora siano passati 3 anni dall’ultima redazione (fanno eccezione quelle strutture per cui è richiesto un più frequente aggiornamento della valutazione del rischio: strutture sanitarie, termali)

• Se la valutazione mette in evidenza un rischio per la salute o la sicurezza dei lavoratori, adottare misure tecniche, organizzative, procedurali ed igieniche idonee al fine di minimizzare il rischio relativo

• Adottare misure specifiche per le strutture sanitarie e veterinarie, per i laboratori e per i processi industriali

• Adottare specifiche misure di emergenza in caso di incidenti che possono provocare la dispersione nell’ambiente dell’agente biologico

• Adottare misure idonee affinché i lavoratori ricevano una formazione sufficientemente adeguata

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Identificazione dei pericoli biologici: Monitoraggio microbiologico ambientale Prima di effettuare un Monitoraggio microbiologico in un ambiente di lavoro è

necessario svolgere un sopralluogo per :

• Valutare se il tipo di attività lavorativa svolta comporta l’uso deliberato di microrganismi o un potenziale esposizione agli agenti Biologici;

• Individuare le fasi lavorative a rischio;

• Raccogliere informazioni essenziali per poter stilare un protocollo di campionamento dettagliato;

• Elencare gli agenti biologici da ricercare:

- le tecniche analitiche da utilizzare;

- la durata del campionamento;

- il numero e la localizzazione su planimetria dei siti dove effettuare

il monitoraggio.

E’ necessario, inoltre, acquisire, tramite Revisione della letteratura scientifica, eventuali informazioni circa l’esposizione ad agenti biologici nel settore lavorativo in esame.

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Identificare i pericoli biologici: Tecniche di Monitoraggio microbiologico ambientale ARIA AMBIENTE

Campionamento attivo Aria ambiente (UFC*/m3)

SUPERFICI • TAMPONI

(qualitativo per superfici complesse, per superfici piane: UFC*/cm2 )

• SLIDE (UFC*/cm2) • RODAC (piastre a

contatto) (UFC*/24 cm2)

ACQUA MICROCLIMA

UFC*: Unità batteriche formanti colonia

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• Informazione e formazione del personale sui rischi lavorativi di natura infettiva e sulle modalità più opportune per ridurli al più basso livello possibile;

• Adeguatezza strutturale degli ambienti di lavoro;

• Dispositivi collettivi di protezione ambientale;

• Adozione di procedure operative di sicurezza: - precauzioni standard - precauzioni basate sulle vie di trasmissione

• Disponibilità di DPI e DPC [Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e Collettivi (DPC)]

• Programmi di verifica dell’effettivo utilizzo delle precauzioni standard e DPI

Obblighi del datore di lavoro: Riduzione del rischio/esposizione

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Formazione e Procedure Precauzioni standard (dalle linee Guida per il controllo delle infezioni in ambiente ospedaliero): o Lavaggio delle mani (WHO Guidelines on Hand Hygiene in Health Care, 2009).

o Utilizzo misure protettive di barriera - guanti, - camici,

- mascherina, - occhiali protettivi - schermi facciali

o Copertura vaccinale - Sorveglianza sanitaria - Sorveglianza post-esposizione - Trattamenti profilattici e terapeutici

o Qualificazione professionale o Sanificazione e disinfezione degli ambienti o Idoneo allontanamento e smaltimento rifiuti o Scrupoloso monitoraggio microbiologico

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Livelli di contenimento (D.lgs 81/2008)

Le misure di contenimento da attuare nei settori lavorativi con uso deliberato di microrganismi per ridurre al minimo il rischio di infezione sono scelte in funzione delle modalità di trasmissione dell’agente biologico e delle classi di rischio biologico degli agenti (Art. 274 D.Lgs. 81/2008)

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Ambienti - attrezzature e DPI

Verificabili dall’esterno

Assenza di impedimenti al flusso

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Cappe di biosicurezza

Sono suddivise in 3 classi La scelta dipende: - dalla pericolosità dell’agente biologico - dalla possibilità di produrre aerosol - dalla protezione da contaminazione esterna del materiale in esame L’efficienza dipende dai filtri, dai flussi d’aria, dalla capacità di contenimento e da

altri fattori progettuali.

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Tipologie di cappe di biosicurezza Classe I – per agenti a rischio basso - camera di lavoro aperta anteriormente collegata ad un’uscita forzata d’aria per proteggere l’ambiente e l’operatore - dotata di filtri HEPA per l’aria in uscita Classe II – per agenti a rischio basso-moderato - camera di lavoro con parte anteriore parzialmente aperta che protegge tramite una barriera di flusso d’aria posta all’apertura di lavoro - una quantità d’aria equivalente è aspirata dalla cappa attraverso filtri HEPA. Classe III – per agenti biologici di tutti i livelli di rischio - Struttura completamente chiusa e a tenuta di gas - le operazioni vengono svolte tramite guanti a manica - è fornita di aria tramite un filtro HEPA e l’uscita dell’aria avviene attraverso due filtri HEPA montati in serie - funziona a pressione interna negativa (minimo 200 Pa) Le sostanze chimiche tossiche o volatili non devono essere utilizzate con una Cappa che ricicla l’aria nell’ambiente cioè le BSC di classe I e di classe IIA1 e IIA2

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La Segnaletica La comunicazione del Rischio

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Normativa e alcuni Testi di riferimento