Riissccoopprriiaammoo llaa ccuullttura! · tendo stringere nuove amicizie. Roma per cercare, con...

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DirettodaDanieleRodolico VicedirettriceVivianaAstazi Caporedattrice IreneErculei Mensile redatto dagli studenti del Liceo Classico “Leoniano” F ONDATO DA F RANCESCO C ARLETTI , M ARCO C ECILI E G ABRIELE R USSO R USSO Anno VI Numero 4 - Aprile 2012 Bis alla sezione storico-letteraria del Certamen Varronianum Nuovi successi per il Liceo Leoniano Dopo quella dello scorso anno, seconda vittoria per il nostro istituto Via Rotabile S. Francesco - 03012 Anagni (FR) Via Aldo Moro, 415 - 03100 Frosinone Giulia Geraci “Si vede quando una scuola la- vora bene!”. Queste le parole di Giovanni Lorenzini, Preside del Liceo Classico Marco Terenzio Var- rone di Rieti. È bello vedere che oggi ancora esiste un po’ di meritocrazia in una società dove sembra contare solo il “Dio denaro” e le raccomanda- zioni che si hanno. Anche que- st’anno il nostro Liceo si è aggiudicato il primo premio in questa competizione che ci chiedeva di parlare del rap- porto tra l’uomo, la natura e gli dei negli autori di età Cesa- riana ed Augustea. Va bene, direi che può ba- stare. L’incipit di un articolo di buon livello l’ho scritto, ma non voglio assolutamente usare un tono formale con tutti voi per raccontarvi di questa espe- rienza che ha dell’incredibile anche per noi. Tutto è cominciato quando un giorno, durante l’ora di La- tino, ci viene proposto di par- tecipare ad un Certamen. Alla frase “State tranquilli, non si tratta di traduzioni” subito si è levato un sospiro si sollievo e la Premio Pulitzer al Web A P AGINA 6 Dopo aver parlato delle nuove frontiere della lettura digitale, Athenaeum si dedica al giornalismo online, che ha conquistato un importante traguardo: il Premio Pulitzer cosa ha cominciato ad interes- sarci quando abbiamo capito che si trattava di un elaborato che avrebbe dovuto analizzare il particolare rapporto tra uomo e natura. Più che per l’elaborato in sé, ciò che aveva richiamato la nostra attenzione era il fatto che si trattava di un lavoro di gruppo: questo ci avrebbe permesso di passare diversi pomeriggi insieme, quindi, illusi di poter fare un la- voro di buon livello unendo le nostre forze, abbiamo accet- tato. Con tutte le migliori inten- zioni abbiamo deciso di andare all’Università La Sapienza di Laforzadel confronto Alle P AGINE 2 E3 Gli studenti riportano le esperienze delle competi- zioni cui hanno partecipato durante il mese, conse- guendo ottimi risultati e po- tendo stringere nuove amicizie. www.giornaleathenaeum.com Roma per cercare, con l’aiuto del nostro professore, qualsiasi informazione sull’argomento che dovevamo trattare, fi- nendo con il fotocopiare libri su libri, interi volumi polverosi riposti nei meandri delle varie sezioni della biblioteca. SEGUE A PAG. 3 Vincitore del Concorso “Il giornale nelle scuole” promosso dall’ Ordine dei Giornalisti - VIII edizione N Ne eg ga at t i i v v a a l l i i n nu ue en nz za a d de ei i m mo od de el l l l i i m me ed di i a at ti i c ci i R R i i s s c c o o p p r r i i a a m m o o l l a a c c u u l l t t u u r r a a ! ! a a a p p p a a a g g g . . . 7 7 7 L’irremovibilità delcrimine A Pagina 5 Filippo Cerrato ripercorre le fasi del processo in corso contro Anders Breivik, l’estremista norvegese che ha ucciso, il 22 luglio scorso, 77 persone a Oslo e sull’isola di Utoya.

Transcript of Riissccoopprriiaammoo llaa ccuullttura! · tendo stringere nuove amicizie. Roma per cercare, con...

DirettodaDanieleRodolicoVicedirettriceVivianaAstaziCaporedattriceIreneErculei

MMeennssiillee rreeddaattttoo ddaaggllii ssttuuddeennttii ddeell LLiicceeoo CCllaassssiiccoo ““LLeeoonniiaannoo””FONDATODA

FFRRAANNCCEESSCCOO CCAARRLLEETTTTII,, MMAARRCCOO CCEECCIILLII EE GGAABBRRIIEELLEE RRUUSSSSOO RRUUSSSSOO

Anno VINumero 4 - Aprile 2012

Bis al la sezione stor ico-letterar ia del Cer tamen Varronianum

Nuovi successi per il Liceo LeonianoDopo quella dello scorso anno, seconda vittoria per il nostro istituto

Via Rotabile S. Francesco - 03012 Anagni (FR)Via Aldo Moro, 415 - 03100 Frosinone

Giulia Geraci“Si vede quando una scuola la-vora bene!”.

Queste le parole di GiovanniLorenzini, Preside del LiceoClassico Marco Terenzio Var-rone di Rieti. È bello vedere cheoggi ancora esiste un po’ dimeritocrazia in una societàdove sembra contare solo il“Dio denaro” e le raccomanda-zioni che si hanno. Anche que-st’anno il nostro Liceo si èaggiudicato il primo premio inquesta competizione che cichiedeva di parlare del rap-porto tra l’uomo, la natura e glidei negli autori di età Cesa-riana ed Augustea.

Va bene, direi che può ba-stare. L’incipit di un articolo dibuon livello l’ho scritto, ma nonvoglio assolutamente usare untono formale con tutti voi perraccontarvi di questa espe-rienza che ha dell’incredibileanche per noi.

Tutto è cominciato quandoun giorno, durante l’ora di La-tino, ci viene proposto di par-tecipare ad un Certamen. Allafrase “State tranquilli, non sitratta di traduzioni” subito si èlevato un sospiro si sollievo e la

Premio Pulitzer alWeb A PAGINA 6

Dopo aver parlato dellenuove frontiere della letturadigitale, Athenaeum si dedicaal giornalismo online, che haconquistato un importantetraguardo: il Premio Pulitzer

cosa ha cominciato ad interes-sarci quando abbiamo capitoche si trattava di un elaboratoche avrebbe dovuto analizzareil particolare rapporto trauomo e natura. Più che perl’elaborato in sé, ciò che avevarichiamato la nostra attenzioneera il fatto che si trattava di unlavoro di gruppo: questo ciavrebbe permesso di passarediversi pomeriggi insieme,quindi, illusi di poter fare un la-voro di buon livello unendo lenostre forze, abbiamo accet-tato.

Con tutte le migliori inten-zioni abbiamo deciso di andareall’Università La Sapienza di

La forza delconfrontoAlle PAGINE 2 E3

Gli studenti riportano leesperienze delle competi-zioni cui hanno partecipatodurante il mese, conse-guendo ottimi risultati e po-tendo stringere nuoveamicizie.

www.giornaleathenaeum.com

Roma per cercare, con l’aiutodel nostro professore, qualsiasiinformazione sull’argomentoche dovevamo trattare, fi-nendo con il fotocopiare librisu libri, interi volumi polverosiriposti nei meandri delle variesezioni della biblioteca.

SEGUE A PAG. 3

Vincitore del Concorso“Il giornale nelle scuole”promosso dall’Ordine deiGiornalisti - VIII edizione

NNNNeeeeggggaaaattttiiiivvvvaaaa llll’’’’iiiinnnnflflflfluuuueeeennnnzzzzaaaa ddddeeeeiiii mmmmooooddddeeeelllllllliiii mmmmeeeeddddiiiiaaaattttiiiicccciiii

RRRRiiiissssccccoooopppprrrriiiiaaaammmmoooo llllaaaa ccccuuuullllttttuuuurrrraaaa!!!!aaaa ppppaaaagggg.... 7777

L’irremovibilitàdel crimineA Pagina 5

Filippo Cerrato ripercorre lefasi del processo in corsocontro Anders Breivik,l’estremista norvegese cheha ucciso, il 22 luglioscorso, 77 persone a Osloe sull’isola di Utoya.

2 Scuola aprile 2012

S i è t e n u t a i l 2 0 a p r i l e l a I I e d i z i o n e d e l c e r t a m e n d i F r a t t a m a g g i o re

Agòn Politikòs: un’occasione di crescitaU n ’ e s p e r i e n z a a l l ’ i n s e g n a d e l c o n f r o n t o e d e l d i v e r t i m e n t oAngela Buonpane

Confrontarsi con gli altri è di certo unadelle migliori occasioni di crescita: si

capisce chi siamo e soprattutto comesiamo rispetto agli altri e quali sono lenostre capacità di relazione con i nostricoetanei. Partecipare dunque a competi-zioni di qualunque genere che permet-tano questo confronto è un’opportunitàda non perdere.

Lo scorso 19 aprile sono partita allavolta di Frattamaggiore, in provincia diNapoli, per partecipare all’Agòn Politikòs,un certamen di Greco sulla “Repubblica”di Platone. Ho deciso di prendere parte aquesta competizione poco dopo l’iniziodell’anno scolastico: ho colto l’occasioneal volo da un lato perché l’argomento eraa dir poco interessante, dall’altro perchéal di là della gara ho considerato il certa-men una grande opportunità di diver-tirmi, di stringere nuove amicizie, di

confrontarmi e, dunque, di crescere. Prima di partire, nonostante il mio carat-

tere aperto e socievole, te-mevo di non trovarmi benecon gli altri perché troppo di-versi da me o semplicementepoco amichevoli. Fortunata-mente, però, le mie inizialiaspettative non sono state de-luse e ho incontrato personesocievoli e cordiali, con cui hotrascorso giorni all’insegna deldivertimento e della spensieratezza. Certo,ognuno aveva le sue strane caratteristiche,che però sono proprie di ciascuno e ci ren-dono speciali e diversi da qualsiasi altro.

Dopo questa esperienza ho infatti com-preso quanto sia importante il confronto equanto possa essere dannoso ragionareper pregiudizi, esattamente come ho fattoio pensando di trovarmi circondata da“secchioni” noiosi e apatici per il solo fatto

che, come me in fondo, partecipassero adun certamen di Greco.

Quest ’esper ienza ,seppur breve, è statamolto intensa: è statauna lezione di vita. Miha insegnato che nondobbiamo mai porcidelle barriere mentali,temere il confronto o ilgiudizio degli altri; è in-vece necessario trovare

il coraggio di metterci in gioco e accettareanche la possibilità di “perdere”, scenderein campo con tutto l’entusiasmo e la grintapossibili, cogliere al volo le occasioni chela vita ci offre; dobbiamo liberarci dai nostrischemi mentali, dalla pigrizia che non cipermette di vivere appieno, stare con glialtri, cercare il confronto con loro in mododa arricchirci il più possibile ogni giorno:solo così, infatti, potremo davvero vivere ecrescere.

In vista della finale, dopo aver superato le eliminatorie dello scorso 19 aprile

Word&Excel Game: parola ai finalistiI r e n e E r c u l e i i n t e r v i s t a C l a r i s s a G i a c om i n i e A l e s s a n d r o C i a n c a

A CURA DI Irene ErculeiPerché hai deciso di partecipare aiWord&Excel Games?CLARISSA: Ho deciso di partecipare perchéuna gara è una sfida a fare sempre me-glio, è un momento di accrescimentopersonale e anche un’occasione persmuovere lamonotoniadelle attivitàcurriculari.ALESSANDRO:Perché mi in-teressa lam a t e r i a ,sono con-vinto che co-n o s c e r el’informaticasia fondamentale nella nostra società equesta è stata un’opportunità per impa-rare di più.Come hai affrontato le ore prima dellagara?CLARISSA: Ero abbastanza tranquilla: inqueste gare la tranquillità è fondamen-tale; ho preso il libro e ho ripassato conamici, non c'è niente di meglio che un

buon appoggio quando si deve sostenereuna prova.ALESSANDRO: Ripassando la mia parte di teo-ria.Le tue impressioni circa i candidati? CLARISSA: Non ci si deve far ingannare maidalle apparenze: in una gara, prima della

prova, un ragazzo con il computersempre acceso e il libro davanti puòsembrare un avversario temibile, mamagari sta solo studiando perchénon l’ha fatto prima; è il risultatoquello che conta e, da quanto hovisto, abbiamo avversari temibili.ALESSANDRO: Sicuramente più appas-sionati di me e più convinti di vin-cere.Quali sono state le difficoltà riscon-trate durante la gara?

CLARISSA: Se studi l’unica difficoltà che puòavvenire in una gara del genere è di noncapire una domanda o fraintenderla; per ilresto è stato tutto molto semplice.ALESSANDRO: Alcune domande a cui non sa-pevo rispondere.Sei contento del risultato ottenuto?CLARISSA: Sì, la nostra squadra è passata alle

eliminatorie anche quando non ce loaspettavamo; inoltre personalmente sonocontenta di aver totalizzato 956/1000 espero di fare ancora di più nella prossimafase.ALESSANDRO: No, so di poter fare di più e miimpegnerò nel dimostrare agli altri quantovalgo.Cosa pensi della finale?CLARISSA: Penso che avendo avversari pre-paratissimi sarà molto dura, anche se sonocontenta di esserci arrivata.ALESSANDRO: Possiamo giocarcela, ma c’ègente più preparata di noi, gente che haanni di preparazione dietro le spalle e vieneda scuole dove l’informatica è una materiadi indirizzo.Sei pronto?CLARISSA: Per quanto riguarda me sonoprontissima, carica, e sto studiando molto,come del resto spero stiano facendo i mieicompagni; vediamo cosa ne verrà fuori ese il nostro impegno sarà ripagato.ALESSANDRO: Non proprio perchè alcuni ar-gomenti posso approfondirli. Ho abba-stanza tempo a disposizione! Sonopositivo!

Scuola Anno Vi · Numero 4 3

Seconda vittoria al Certa-men VarronianumGiulia GeraciSEGUE DALLA PRIMAOgni informazione era utile, ogni cita-zione necessaria e così, dopo aver finitouna risma di carta intera in fotocopie edaver bloccato la fotocopiatrice, difenden-dola con unghie e denti da chiunque vo-lesse avvicinarla a meno di un metro didistanza, abbiamo deciso che saremmoritornati un altro giorno per continuare. Nonostante i viaggi a Roma, devo direche la parte più divertente è stata il po-meriggio di “studio del materiale rac-colto” dove, oltre al renderci conto delfatto che avevamo fotocopiato inutil-mente volumi in inglese, tedesco e fran-cese, oltre a milioni di fotocopie initaliano, abbiamo finito con lo studiareper un’ora e mezza i testi e poi con il co-minciare una battaglia di cuscini all’ul-timo sangue, devastando così un salotto

che non sarà mai più lo stesso e con iltorturare un po’ il nostro caro Direttore diAthenaeum. (ndr il Direttore ringrazia :D)Ovviamente, però, abbiamo tutti scon-tato il pomeriggio passato a giocare, sot-traendo tempo allo studio abituale, alleuscite e, cosa più importante, al sonnoper cercare di scrivere il famoso elabo-rato. La cosa fantastica di questo “analiz-zare le fonti” era il fatto che sembravanoparlare di cose completamente oppostea quello che avevamo studiato a scuola.Capito però come si collegavano i con-cetti, abbiamo cominciato a scrivere euna volta finito il lavoro lo abbiamo spe-dito. Nessuno di noi credeva di vincere.Potete immaginare la nostra espressionequando abbiamo scoperto di essere statipremiati. E se nessuno di noi credeva

nella vittoria, l’ipotesi di essere addiritturaarrivati primi era lontana anni luce dal no-stro immaginario! È stato un vero shocksentir parlare il Preside del nostro lavoro:“organico, non pedante, ben esposto,con votazione di 30/30”. Noi? Che ave-vamo studiato Virgilio e Varrone tra unacuscinata e un’altra, tra solletico e truc-chi? Fantastico! Così, il giorno della pre-miazione, ragazze con tacchi, pantaloni egiacche nere mi hanno accompagnato sulpalco a ritirare il nostro premio e la targache da domani sarà collocata in Presi-denza.È stata davvero un’esperienza divertente:impegnativa, è vero, ma molto interes-sante, che ha lasciato a tutti, tra occhiaiee lividi, un grande sorriso.

Davvero posit iva la par tecipazione al l ’u lt ima ediz ione del Cer tame Bruniano

L’amore per gli altri all’insegna della filosofiaUn’esperienza di crescita, ma soprattutto l’occasione per far nascere grandi amicizie

Daniele Rodolico

Gli antichi credevano in un rapportospeciale tra luoghi e persone: cia-

scuno si portava dentro il paese che gliaveva dato i natali, che lo aveva visto cre-scere. Il posto in cui, vivendo, aveva im-parato ad essere migliore, sperimentandole infinite sensazioni che l’esistenza sa ri-servarci. Anche quando siamo lontani, di-rebbe Cesare Pavese, il nostro paeserimane lì ad aspettarci, come se ci fossequalcosa di nostro nella gente, nellepiante, nella terra. Qualcosa che non ci la-scia mai soli. Il 18 aprile scorso, partendoalla volta di Nola per partecipare al Cer-tame Bruniano, non mi sarei aspettato re-almente di ritrovarmi dinanzi allo spiritodi Giordano Bruno, un filosofo il cui con-tinuo peregrinare continua ad affascinare,insieme a una vicenda biografica ed esi-stenziale tra le più enigmatiche della sto-ria della filosofia. Ad accompagnarmi nell’insolito incontroc’era il professor Bearzi, che alle soglie diquesto anno scolastico mi propose dipartecipare alla prestigiosa competizionefilosofica sul pensiero del Nolano. Daquel momento, Bruno ha iniziato ad ag-girarsi nei corridoi del Leoniano e, in par-ticolare, davanti alla “matrigna”fotocopiatrice, nella quale giacevano gli

sfortunati esiti di riproduzioni malriuscitesul suo conto che, captate da molti, ne at-tiravano la curiosità.Dopo mesi di intensa preparazione e arti-colate ricerche critiche e bibliografiche, conl’incoraggiamento della mia splendidaclasse, mi sono avviato verso la meta: laprova del Certame, ossia un elaborato suun aspetto della filosofia di GiordanoBruno. Mi aspettava, in realtà, un viaggiodavvero entusiasmante.Giordano Bruno è stata una presenza co-stante in questi mesi: mi sembrava di averapprofondito e scandagliato ogni aspettodel suo pensiero. Il contatto con Nola si èrivelato fondamentale per completare que-sta ricerca, comprendere il suo amore perla natura, la tenacia, l’umorismo cheemerge dai suoi scritti e rinvenibile ancoroggi nei discorsi della gente e, con posi-zioni diverse, ma con la stessa intensità,persino nell’omelia di un sacerdote. Il Sudnon cessa di stupirmi e, ancora una volta,con la sua solarità, la sua allegria, la suagioia di vivere mi ha regalato un’occasioneprivilegiata per riflettere sulla bellezza dellavita.Si affollano nella mente numerosi ricordi:dalle passeggiate con il professore tra lestrade di Nola, percorse nonostante lapioggia, alle serate in posti di incredibileserenità naturale, trascorse con coetaneispeciali, compagni di intense chiacchierateall’aria aperta, discussioni “peripatetiche” ospensierate risate.Quella del Certame Bruniano è stataun’esperienza indimenticabile. Non soloper la crescita culturale e umana che la pre-parazione filosofica richiesta e il confronto

con coetanei provenienti da tutta Italia fa-vorisce. Lo è stata soprattutto per le per-sone che l’hanno condivisa con me. Nonmi sarebbe rimasta nel cuore se non avessiconosciuto Emilia, Rosario, Miriam e Ilaria,senza dimenticare i simpaticissimi docentidi filosofia nolani. Con loro ho vissuto mo-menti di grande serenità e divertimento.Un pensiero particolare, però, voglio dedi-carlo al professor Francesco Bearzi, chedopo avermi condotto all’amore per la fi-losofia e la ricerca, ha saputo tendere il miosguardo ancor più oltre la superficie dellecose, con grandi insegnamenti di vita. E traMark Knopfler e il TomTom, tra un dipintodi Tiziano e l’altro, mi ha sostenuto in ognimomento con intelligenza e affetto.Così, facendomi strada tra la platea,pronto a ritirare il premio come quintoclassificato, sapevo di aver conquistatoqualcosa di più grande: la sincerità del-l’amicizia e l’amore per la vera conoscenza.Come un genius loci, l’anima del Nolanoaleggia ancora sul Monte Cicala, lì dove il messaggero inviato dagli dèi scende, pro-prio in un’opera di Bruno, per dare avvioalla sua missione, persuaso di riunificare ilmondo frammentato riportando la pace ela tolleranza. E dalle pagine dei suoi scritticontinua a proclamare la coesione del-l’umanità. Continua ad appellarsi al valoredella della solidarietà umana. A dare sensoalla “social catena”, che si erge a rivendi-care, con forza, la grandiosità della propriaesistenza. E in questo “furore” ho trovatoanch’io un incitamento a darmi da fare pervivere appieno, attento all’importanza dellalibertà e dell’impegno civile.

4 Attualità aprile 2012

A 100 anni dal più grande disastro del mare, impresso nel la memoria col lett iva

Titanic: storia di un affondamentoEspressione di grandezza, divenne una trappola mor tale per 1518 persone

Alessia Recine

La storia del Titanic iniziò nel 1907 in-sieme a quella dell’Olympic e del Gi-

gantic a cui, dopo la catastrofe del 1912,venne cambiato il nome in Britannic.Questa è la storia del suo unico, leggen-dario viaggio.

Il Titanic salpò da Queenstown l’11aprile 1912, senza aver fatto complete“prove in mare” per la fretta di battere laconcorrenza. Il comandante Smith avevainfatti ordinato di spingere le macchine almassimo per attraversare l’Atlantico intempi record.

La navigazione fu regolare; la domenicadel 14 aprile 1912 la stazione radio dibordo ricevette numerose segnalazioniche riferivano la presenza di iceberg va-ganti lungo la rotta. In serata il mare eratranquillo, la visibilità ottima. Alle 23:40 levedette, che non erano dotate di cannoc-chiali, avvistarono un iceberg dritto diprora e lanciarono l’allarme. L’ufficialeMurdoch ordinò l’indietro tutta e una vi-rata, ma la nave era troppo veloce el’ostacolo a poco meno di cinquecentometri di distanza. Si pensò di passare a si-

nistra dell’iceberg, ma si ottenne il tragicorisultato: il Titanic cozzò contro il ghiaccioe fu squarciato lungo il fianco per 90 metri.

Poco dopo la mezzanotte venne lanciatol’SOS, ricevuto dal Carphatia, distantequattro ore di navigazione.

Fu allora che iniziò l’agonia della nave: ilTitanic imbarcò acqua a prua inclinandosiin avanti e sollevando la poppa. La pres-sione esercitata fece sì che lo scafo si spez-zasse in due tronconi: la prua affondòsubito e poco dopo toccò alla poppa. Sisuppone che le persone affondate e quelletrascinate dal risucchio della nave sianomorte subito; le altre morirono di ipoter-mia poiché la temperatura dell’acqua si ag-girava tra gli 0° e i 2° C. Le vittime furono1518.

La prima notizia dell’affondamento uscìsui quotidiani di Belfast il 16 aprile. La cittàpianse la perdita dei suoi cittadini e tuttoraè affezionata alla vicenda.

Oggi la dinamica dell’affondamento ap-pare chiara anche se non sono mancateipotesi di ogni genere. La nave “più sicuradel mondo” non aveva né sufficienti scia-luppe di salvataggio né adeguati compar-timenti stagni e il personale non sapevagestire l’emergenza. Mancava un sistema

di altoparlanti e segnalazioni d’allarme peravvisare i passeggeri in caso di pericolo.Sembra inaudito, ma all’epoca era suffi-ciente che una nave avesse scialuppe soloper un terzo dei passeggeri. Inoltre moltescialuppe non furono inserite perché“avrebbero rovinato l’aspetto” della nave,essendo i costruttori convinti che non sa-rebbero mai servite.

La tragedia non è solo da considerarecome un mortale incidente avvenuto nellastoria. Ha influito nella coscienza di tutto ilmondo, perché contribuì a segnare la finedi un secolo e di un’epoca; fu determinanteper indicare il termine del positivismo.

A partire dagli Anni ‘30 si credeva che latecnologia potesse risolvere tutte le pro-blematiche della vita e la cieca fiducia nellascienza aveva portato a sostenere cheanche la morte sarebbe stata scongiurata.Si capisce come in un tale contesto l’affon-damento dell’”Inaffondabile” potesse col-pire la pubblica opinione. Il discorso si fapiù chiaro se si tiene presente che due annidopo l’Europa venne sconvolta dallaGrande Guerra, che spazzò via ogni spe-ranza provocando la fine di parte delleclassi dirigenti.

Governo Monti: fiduciaben ripostaGiacomo PolceCome tutti sappiamo già, l’Italia è unPaese ufficialmente in recessione. Il Go-verno stima infatti che il PIL si contrarràdel -1,2% nel 2012, per tornare a +0,5%nel 2013 e accelerare ulteriormente nelbiennio successivo (rispettivamente 1 e1,2%). Sarebbe quindi confermato il fattoche l’Italia nel 2013 dovrebbe raggiun-gere una posizione di bilancio in valorenominale di -0,5% del Prodotto InternoLordo, in conformità con il Trattato sul Fi-scal Compact.Notizie, queste, diffuse dal Premier MarioMonti lo scorso 18 aprile al termine delConsiglio dei Ministri, che ha approvatoil Documento di Economia e Finanza2012 di cui fanno parte il Programma Na-zionale di Riforma 2012, il Programma diStabilità e il Documento di analisi e ten-denze della finanza pubblica.Le stime diffuse dal Governo portano unpo’ di ottimismo rispetto a quelle resepubbliche qualche settimana fa dallaBanca d’Italia e dal FMI, che davano il PILin caduta rispettivamente del 1,3 e dell'

1,9%. Ma come tutti sappiamo, è ilmondo del lavoro quello più colpito dallacrisi economica: la disoccupazione infattisalirà fino al 9,4% e non tornerà a dimi-nuire prima del primo trimestre del 2013;inoltre si aggiunge la più alta pressionefiscale degli ultimi anni, con picchi del45% che battono persino l'Eurotassa del‘97, che si fermò al 43%. L'impatto delle riforme varate dal Go-verno Monti produrranno una crescitadel 2,4% dal 2015 al 2020 a cui si deveaggiungere ancora la contestatissima ri-forma del mercato del lavoro, riforma chesecondo me sarà fondamentale per il ri-torno della crescita: l’unico modo perportare investitori esteri in Italia e quindicredito è avviare un processo di derego-lamentazione del mercato del lavorostesso, tratto che nella riforma firmataFornero appare in maniera equilibrata egiusta. Ma i sindacati non ci stanno: sem-bra infatti che ultimamente abbianopreso il posto dell’opposizione politica diqualunque governo non facendo altroche criticare ogni singolo provvedimentodel Governo. L’opposizione dei sindacati principali è

nei confronti dell'articolo 18, intoccabiledal loro punto di vista, quando in realtàviene percepito dai lavoratori disonesticome la garanzia per vivere una vita dafannulloni sulle spalle dei cittadini per-bene.Le famiglie dovranno sopportare tuttociò, ma queste tasse che adesso si stannoaccumulando altro non sono che lasomma di tutte le tasse che gli altri citta-dini europei hanno pagato e sopportatodalla loro entrata nell’UE in forma più ri-dotta e molto leggera. Ma l’Italia è ilpaese delle corporazioni e delle tante fa-zioni che pongono i loro interessi davantial bene dello Stato e dell’intera comunità:credo che il Governo Monti possa supe-rare le opposizioni delle fazioni come havinto quelle dei partiti per il "Salva Italia"di gennaio. Una cosa è certa: conosciamotutti la fine che faremo se il GovernoMonti dovesse fallire nel suo impegno;sarebbe quindi giusto, in un momento digrande difficoltà dell’intera nazione, so-stenere il Governo e avere fiducia sia inesso sia, soprattutto, nelle nostre capa-cità e nella nostra volontà di Popolo Ita-liano.

5AttualitàAnno VI ·Numero 4

cosa che le contraddistingueva con qual-cos’altro che non è a loro proprio. Lo stessoHitler (non voglio apparire neonazista!) af-fermava, riprendendo dal generale Hau-shofer, che ogni popolazione ha bisognodi un proprio “Lebensraum”, uno “SpazioVitale” in cui crescere e svilupparsi, far na-scere i propri valori e perseguirli, difen-dendoli e portandoli avanti nel tempo.

Effetto del multiculturalismo è, secondoBreivik e per opinione diffusa, l’avvento delterrorismo islamico, da cui il “Pazzo Nor-vegese” voleva metterci in guardia. Essomuove i suoi piedi di morte spinto dallafede in un Dio i cui dettami dovranno arri-vare a governare e ad essere condivisi intutto il globo. Come fare questo? “Sem-plice!”, direbbe Allah se solo potesse par-lare: “Abbiamo gli Shaid!”.

Gli Shaid, “martiri”, affrontano la mortea viso aperto, convinti che il farsi esplodereinsieme a altre centinaia di persone li con-duca prima nel loro paradiso e, cosa ancorpiù sconvolgente, possa portarceli conmaggior gloria. Ecco: a causa di una serieinnumerabile di esaltati, coperti più dabombe che da vestiti, si è diffusa in Occi-dente la paura che da un momento all’altropossano farsi saltare in aria insieme a qual-che bomba batteriologica o nucleare, cosìda affermare la superiorità del loro “Allah, ilpiù grande di ogni cosa”. Possiamo direche Breivik aveva ragione a volerci metterein guardia da questi esaltati, pronti a mo-rire per un amico immaginario, oppureaveva torto a prescindere? Probabilmentenon possono esserci opinioni concordanti“in toto”, ma due cose sono certe: la primaè che Breivik è un killer e dovrà essere sot-toposto ad una giusta punizione; ma la se-conda è che il multiculturalismo ed ilterrorismo rimangono una minaccia che sipropaga e si espande ogni giorno di più.

N u o v a f a s e d e l p r o c e s s o a l l ’ e s t r e m i s t a A n d e r s B e h r i n g B r e i v i k

Breivik: il paladino del nazionalismo norvegeseA nove me s i d a l l a s t r a g e , r i v e nd i c a i l s u o o r gog l i o d a van t i a i g i u d i c i

Filippo Cerrato

Èiniziato il processo ad Anders BehringBreivik, reo d’aver ucciso, il 22 luglio

scorso, 77 persone a Oslo e sull’Isola diUtoya.

«Non sono un caso psichiatrico. Sonosano di mente», ha dichiarato il killer, ag-giungendo di poter capire “che possa es-sere difficile per una nazione pacificacome la Norvegia assistere a un’azionecosì fondamentalista,ma è importante ve-dere la differenza tral'estremismo politicoe la follia in senso cli-nico”. Sembrerebbeche tali gesta sianostate mosse dalla vo-lontà di difenderel’Europa dal multicul-turalismo e dall’inva-sione degli immigratimusulmani. Nonostante l’odio verso ifondamentalisti islamici, Breivik ha di-chiarato di aver ripreso proprio da asso-ciazioni come Al Qaeda il suo modusagendi, aggiungendo che il vantaggio diAl Qaeda è che i suoi membri “abbrac-ciano il martirio”: i loro attentati sono piùdifficili da prevenire.

Il paladino dell’anti-islamizzazione in

Europa non solo ha detto di essere “penal-mente responsabile” e colpevole di quantoaccaduto, ma anche che “questo caso hasolo due possibili esiti: l’assoluzione o lamorte”. Per Breivik è inoltre una “vergo-gna” che un giudice sia stato rimosso peraver chiesto per lui la pena capitale: «Lamorte», ci dice il “portatore di idee giuste”,«è il più grande onore che possa essermiconcesso».

È giusto esaminare la proposizionecon cui Breivik ha dato il “la” alla suaapologia: bisogna distinguere traestremismo politico e follia in sensoclinico. Con il primo è inteso il mododi pensare e di agire che propugnaobiettivi radicali e metodi di lotta in-transigenti; la follia viene identificatacome una mancanza di adattamentoche un soggetto mostra nei confrontidell’ambiente che lo circonda e derivada varie cause. Nonostante le definizioni siano diffe-

renti, è evidente che in Breivik siano acco-munate, convivano e compenetrinoall’interno di pensieri, gesta e atti finalizzatialla “difesa dell’Europa”.

Analizziamo il movente: è davvero cosìinfondato ciò per cui Breivik ha compro-messo la vita di 77 persone? Personal-mente non credo (ma ovviamente sonotacciabile d’errore!). Si potrebbe dire che ilmulticulturalismo equivale a un’addizioneche implica un annullamento, un “1 + 1 =0”, poiché questo sta inibendo e offu-scando i veri valori e le vere identità deipopoli del mondo: difficilmente più per-sone a contatto tra di loro non si confor-mano l’un l’altra, per arrivare a trovare unpunto comune di convivenza. In tal modo,però, le culture perdono se stesse, giacchénon si ampliano, ma sostituiscono qual-

Infanzia: un diritto datutelareLuigi FracassaOggi viene prestata grande attenzionesociale verso i problemi dell’infanzia: ibambini sono riconosciuti a pieno titolocome essere umani, ma non in tutti iPaesi. Il bambino, in quanto persona, èsoggetto a diritti, quali quello alla vita,alla salute, all’educazione e all’istruzione,senza alcuna distinzione o discrimina-zione a causa di caratteristiche personali,etniche, linguistiche, culturali e religiose. Molto spesso, soprattutto nei Paesi an-cora in via di sviluppo oppure in quelli piùpoveri, ai bambini sono negati o diminuitiquesti diritti; nel mondo ci sono piccoliche imbracciano armi e combattono, altriche lavorano tutto il giorno in pessimecondizioni e inoltre vengono pagati poco;altri ancora sono venduti dai loro genitoria vari individui che li avviano nel mercatodella prostituzione.

Nei Paese industrializzati, invece, i bam-bini non trovano spazi d’incontro e digioco: vengono "parcheggiati" davantialla televisione a vedere programmi dise-ducativi oppure trascorrono ore e ore de-dicandosi ai videogiochi. Attualmente ci sono circa 250 milioni dibambini che vengono sfruttati per com-piere lavori da adulto. Pur vivendo e pro-curandosi qualcosa da mangiare, già inun’età precoce lavorano dalle 12 alle 14ore al giorno senza nessuna forma di tu-tela. L’OIL e altre organizzazioni interna-zionali, come l’UNICEF, stanno cercandodi tutelare questi diritti dell’infanzia al

fine di portare in salvo le vite di questipiccoli bambini innocenti.A mio giudizio queste giovani vittime disoprusi dovrebbero essere più controllateperché, pur esistendo svariate organizza-zioni internazionali, la maggior partedegli adulti non rispetta i diritti della loroinfanzia, provocando così l’aumento dellavoro minorile. Tuttavia, i Paesi poveri,come gli Stati dell’Africa oppure quelli delSud America, dovrebbero essere più“leali” nei confronti di questi sfortunatibambini al fine di farli crescere felici, inarmonia, così da contribuire soprattuttoal loro inserimento nella società.

6 Cultura aprile 2012

Dopo le polemiche degl i ult imi mesi , r isposta dal la UE per l ’ inter vento sul s i to

Pompei, città ancora capace di emozionareL’ E u r opa s t an z i a f o nd i p e r l a manu t en z i on e d e l f amo so s i t o a r c h eo l og i co

Gianmarco Moro

Le innumerevoli testimonianze di anti-che civiltà e i molteplici ri-

trovamenti di reperti e oggettiappartenuti ad esse caratteriz-zano la nostra Nazione e ledanno senza dubbio un ruolo diprimato storico-culturale sia nelpanorama mondiale sia inquello europeo. Ciò consente all’Italia diproporre un’offerta turistico culturale ve-ramente significativa, da conservare e dasviluppare nei migliori modi possibili.

Tra le tante memorie storiche conser-vate nel nostro Paese assume un aspettodi particolare importanza il sito archeo-logico di Pompei, che dal 1997 è statoclassificato dall’UNESCO patrimonio del-l’umanità proprio a causa della sua uni-cità nel perfetto stato di conservazionedella maggior parte degli edifici a se-guito dell’eruzione vulcanica del Vesuviodel 79 d.C., evento ben descritto dalloscrittore latino Plinio il Giovane.

È però accaduto che le frequenti pioggetorrenziali verificatesi negli ultimi periodihanno notevolmente danneggiato il sito

archeologico, creandoevidenti danni alla strut-tura di alcune delle piùimportanti costruzioni, tracui la “Schola Armatura-rum”.

A conseguenza di ciò èstato registrato nella regione un netto calodelle visite turistiche, oltre al fatto che gliedifici danneggiati del sito rischiano diperdere parte della loro bellezza e dellaloro originalità. Per sostenere il restauro diPompei e per restituire la giusta dignitàalle sue bellezze, lo scorso mese, dopoun’esplicita richiesta da parte dell’Italia, laCommissione Europea ha approvato lostanziamento di fondi che ammontano acirca 105 milioni di Euro. Obiettivi prefis-sati dall’Unione Europea sono la “conser-vazione”, la “manutenzione” e il“miglioramento” dell’area e tale progetto èutile a soddisfare sia l’aspetto economico-commerciale sia quello culturale: infatti, se

da un lato il sito archeologico di Pompei haun impatto positivo sul turismo e sull’eco-nomia della regione, dall’altro promuove losviluppo dell’attività culturale che non vedecoinvolti solo gli interessi dell’amministra-zione locale, ma, in quanto bene dell’uma-nità, quelli di tutta la popolazionemondiale.

È dunque molto importante che gli orga-nismi internazionali (ma non solo) si pren-dano cura del restauro degli edifici e dellasalvaguardia dell’intero patrimonio storico-culturale: in fin dei conti la nostra identitàculturale si identifica proprio in quelle te-stimonianze che ne rappresentano l’originee le successive evoluzioni, in quella “storia”i cui “pezzi” appartengono un po’ a tuttinoi.

Mi auguro che con i nuovi fondi il sito diPompei possa continuare a far vivere in-tense emozioni ai turisti che ogni anno sirecano a visitarlo e soprattutto alle personelocali, la cui “storia” affonda le radici pro-prio in quel lontano luogo in cui ancoraoggi si conservano straordinariamentetracce dell’attività umana del passato.

La massima onorificenza per i giornalisti si apre alle nuove frontiere del giornalismo

Il Web vince il premio PulitzerIl prestigioso premio statunitense è stato assegnato per la prima volta a testate online

Michela Caciolo

I l premio Pulitzer è un importante rico-noscimento statunitense, considerato

come la più grande onorificenza per igiornalisti.

Venne istituito dal giornalista unghe-rese-americano Joseph Pulitzer (1847-1911) che, alla sua morte, lasciò i soldialla Columbia University; fu assegnatoper la prima volta nel 1917.

Negli anni ha visto premiati i migliorigiornalisti in relazione a reportage im-portanti a livello mondiale: il più famosodi questi ha trattato lo scandalo Water-gate, riguardante la corruzione all’internodi CIA e FBI, fino ad arrivare ai verticidella Casa Bianca. L’inchiesta portò alledimissioni del Presidente statunitenseNixon e fu oggetto del famoso film “Tuttigli uomini del Presidente”, con le magi-strali interpretazioni di Dustin Hoffman eRobert Redford.

Nel 2010 il premio è stato assegnatoper la prima volta ad un sito web, il Pro-publica.org, per la sezione giornalistica

investigativa: il caso esaminato è statoquello sugli ospedali americani dopo ilpassaggio dell’uragano Katrina nell’estatedel 2005, quando la città di New Orleansvenne completamente distrutta.

Come dicevamo anche nel numero pre-cedente, ormai sono pochi i giornali carta-cei e si stanno affermando sempre di piùquelli sul web.

Per quanto riguarda il premio di que-st’anno, a vincere è stato l’Huffington Postgrazie al lavoro dell’inviato David Woodper la sua inchiesta, “Beyong the Battle-field”: un’indagine di circa otto mesi sullecondizioni dei veterani delle guerre in Iraqe Afghanistan, oltre ai disagi registrati al ri-torno dal fronte.

Altro premio è stato assegnato alle vi-gnette di Matt Wuerker di Politico.com peril giornalismo investigativo.

Nella sezione dedicata al “saggio storico”il successo è stato riportato dal libro “Mal-com X” di Manning Marable, scomparso il1° aprile 2011.

Essendo il Pulitzer uno dei premi più im-

portanti per la storia giornalistica, vederevincitore un sito web fa comprendere ilprogresso non solo della storia, ma anchedella tecnologia.

Il valore del giornale cartaceo rimanesenza dubbio ancora di forte impatto per illettore, ma è altrettanto vero che i siti on-line, anche delle stesse testate, stanno pianpiano prendendo il sopravvento anche esoprattutto per la tempestività delle notizieche ormai vengono aggiornate ogni mi-nuto in qualsiasi parte del mondo il fattoavvenga.

Chissà cosa ne penserebbe oggi JohannGutenberg, inventore della stampa nel lon-tano Quattrocento?

7CulturaAnno VI ·Numero 4

A n u l l a v a l e l a b u o n a v o l o n t à e l ’ i m p e g n o d i m o s t r a t i d a l l a g e n t e

Cultura oggi: la società non ci premiaSi prosegue a dare credibi l i tà a model l i negativ i : la televis ione insegna

Viviana Astazi

S i continua a parlare di una gioventùinteramente distratta dalle superficia-

lità del nostro secolo, immersa perenne-mente nella dimensione virtuale deivideogiochi, di Facebook, delle chat. Ac-cade però, come è successo questomese, di assistere a iniziative culturali lo-devoli, rivolte proprio a noi ragazzi, comei certamina, cui partecipano ogni annonumerosi ragazzi da tutta Italia. Tutto ciòporta a interrogarci sul vero grande pro-blema della società di oggi: quale valoreè attribuito e attribuiamo alla cultura?

Nonostante la presenza della scuola edi enti atti ad avvicinare i giovani a unadeguato modello educativo, grandi epiccoli continuano a fuggire via con le

gambe levate: troppo è l’impegno richie-sto, troppo poca la volontà di “accettare lasfida”. E così ci si riduce al minimo indi-spensabile, a quel “faccio solo quanto miè richiesto”, senza provare a spingersi oltre;ecco spiegata l’attuale decadenza.

Pare quasi di sembrare “alieni” se si dicedi voler leggere un libro, seguire una con-ferenza, scrivere una poesia o un piccoloracconto; “Ma chi te lo fa fare?” o ancora“Come puoi avere questa voglia!” sono ledomande ed esclamazioni che più spessoci si sente rivolgere da chi, invece, consi-dera tali attività inutili, noiose, prive di si-gnificato. Ma quanto è sbagliata questaconcezione? E davvero non c’è rimedio percambiare l’odierno stato delle cose?

Una volta era diffuso il detto “la culturapaga”. Adesso, a quanto sembra, non è piùcosì. La stessa parola “cultura” è diventatasinonimo di snobismo e, in casi estremi, difallimento. Perché la società non premial’impegno; perché la società pare nutrirepoca stima della buona volontà di tantepersone che giorno dopo giorno si impe-gnano quanto più possibile per cercare dicambiare l’ambiente in cui sono costrette avivere.

Allora continuiamo pure così: che ce nefacciamo di cultura e educazione quandobastano i famosi quindici minuti di popo-larità per far sì che tutti parlino di noi? Cheimporta se, pur di diventare improvvisa-mente famosi, perdiamo la nostra stessadignità?

Ma chi ha mosso per primo queste con-siderazioni errate? E quale è stato il mezzodi diffusione di massa? La risposta è sem-plice: la televisione. Quello strumento a noitanto caro che ci sta portando pian pianosull’orlo del baratro, costringendoci a ve-dere programmi altamente diseducativi. Epensare che si paga addirittura il canoneper riempirsi la testa di modelli nocivi!

Ci vorrebbero far credere che la cultura èmorta, sepolta nel passato; sappiamo chenon è così. Essa è costantemente presente,ma purtroppo celata dietro l’indifferenzagenerale di generazioni che non sannocosa farsene. Il nostro compito, allora, saràquesto: difenderla e difenderci dagli attac-chi esterni che provano quotidianamente aminare le nostre basi. E ricordare che, agliocchi di chi comanda, farà sempre comodoaffrontare un popolo culturalmente impre-parato.

Internet: il Web comediritto umanoMaria Vittoria BigliardoSe ci fermiamo a considerare la comples-sità di un atto apparentemente semplicecome quello di un’ape che raccoglie ilnettare da un’aiuola, ci apparirà subito in-credibile che essa riesca a compierlo gra-zie ad un cervello delle dimensioni di ungranello di sabbia. Per raggiungere la suadestinazione, l’ape ha viaggiato coprendol’equivalente per noi di centinaia di chilo-metri alla velocità di un jet supersonico. Èstata guidata dalla danza delle sue com-pagne, contenente l’informazione sulladirezione, la distanza e la qualità dellafonte del nettare. In altre parole pos-siamo affermare che essa è parte di un“super organismo”: una colonia.Gli elementi fondamentali di un super or-ganismo non sono cellule e tessuti, maanimali che agiscono in stretta collabora-zione.Così definisce la sorprendete organizza-zione sociale delle api il celebre biologostatunitense Edward O. Wilson, facendodiscendere la supremazia degli insettiproprio da questa capacità di strutturarsiin comunità dal comportamento coordi-nato ed omogeneo.Sostanzialmente i singoli individui diven-gono sensori complessi di un’entità ge-rarchicamente posta al gradino più altodell’organizzazione sociale.In una società come la nostra, nella qualeal centro viene posto l’individuo, appare

complicato quindi accorgersi di ciò che èavvenuto dall’avvento di Internet ad ogginella nostra vita quotidiana: il Web stasostanziando la nascita del super organi-smo umano. Ognuno di noi, come unsensore intelligente, immette dati nellaRete e contemporaneamente la interrogaper avere risposte sul comportamento daporre in atto. Per la prima volta nella no-stra storia siamo in grado di comunicarecon l’umanità in tempo reale. Questa premessa ci permette quindi dicomprendere fino in fondo l’idea che l’ac-cesso alla Rete e quindi il suo possibile

utilizzo sia parte fondamentale dei dirittiumani, in quanto fonte di espressione delsingolo, ma anche della molteplicità. Questa concezione è stata già ricono-sciuta in alcune recenti dichiarazioni delParlamento e del Consiglio Europeo, oltread essere stata iscritta nel "Piano sul Ser-vizio Universale" (atto in cui sono elencatitutti i mezzi che dovrebbero essere a di-sposizione dell’uomo moderno) del Pre-sidente degli Stati Uniti, Barack Obama.Internet sta perdendo la sua connota-zione di servizio e sta assumendo quelladi diritto dell’uomo.

8 Rubriche aprile 2012

sound meno d’impatto, ma più ricercato.Questo nuovo corso non gode della stessapopolarità del passato, ma la minore com-mercialità porta spesso a lavori più origi-nali e “sentiti”, come agli esordi del genere.

AAAAtttthhhheeeennnnaaaaeeeeuuuummmm rrrreeeecccceeeennnnssssiiiisssscccceeee............ IIIIllll cccciiiimmmmiiiitttteeeerrrroooo ddddiiii PPPPrrrraaaaggggaaaaa cura di LLuuddoovviiccoo CCeelleessttii

Ambientato nellaseconda metàdell’Ottocento, Ilcimitero di Pragainiziapresentando ilprotagonista,Simone Simonini,ormai anziano eintento a scriverela sua storia suun diario inmodo tale da far tornare alcuni ricordiche sembra aver perduto a causa diun’amnesia. Un altro personaggio chesubentra al racconto è l’abate DallaPiccola, il quale abita in un appartamentoadiacente a quello di Simonini e inseriscealcune sue annotazioni al racconto delprotagonista. Tuttavia per buona partedel libro il lettore è persuaso che ci siauna sola persona a narrare le vicendedella propria vita e solo accorgendosi di

alcune grosse incongruenze si arriva acomprendere la duplice identità delnarratore. Eco aggiunge al “brodo” una grandequantità di personaggi dallecaratteristiche più disparate,ripercorrendo uno dei periodi menotrattati della storia e arricchendolo con lecuriose vicende del protagonista.Simonini è un noto falsario di originepiemontese, cinico e quanto mai odioso,segnato da una fortissima venaantisemita (trasmessagli dal nonno ),famoso per le sue doti di spionaggio chelo porteranno a seguire la spedizione deiMille e Garibaldi e in seguito a farecontrospionaggio ai Francesi. Più avantiSimonini verrà ingaggiato per spiare lamassoneria e ancora per creare undocumento falso, imitando la calligrafiadel celebre ufficiale ebreo-alsazianoAlfred Dreyfus attribuendogli laresponsabilità di attività spionistiche infunzione antifrancese, che riuscirà a farloincriminare di alto tradimento. La suaopera più importante, però, è undocumento fittizio, a scapito degli Ebrei,in cui viene messo in scena un suppostoconciliabolo notturno dei rabbini capidelle varie comunità ebraiche d’Europanel vecchio cimitero ebraico di Praga, nelquale costoro espongono i loro piani perla conquista del mondo e la distruzionedel Cristianesimo. Pressato dai servizisegreti russi, Simonini consegnerà questodocumento chiamato ”I protocolli dei

Savi Anziani di Sion” a un agente di nomeMatvei Golovinski. Tale documento avràuna cupa influenza su tutto il XX secolo.L’ultima annotazione parla di un attentatonella città di Parigi che probabilmentefinirà male per il protagonista visto che lanarrazione termina bruscamente. Un libro pieno di eventi misteriosi cheaffronta le false credenze dell’Ottocentoanalizzando inoltre la nascita degli Stati-Nazione senza penalizzare peròl’intrattenimento del lettore inserendocolpi di scena fra rivolte di piazza,documenti falsi, pianificazioni di attentati,con fraterne diaboliche e personaggi dairisvolti psicologici intricati. Il tuttocondito con una precisione e unaricercatezza della lingua italiana chesoltanto un semiologo della fama diUmberto Eco poteva ottenere. Una delle tante curiosità che ha attiratola critica è il fatto che lo stesso Eco nellapostfazione al libro precisa che tutti ipersonaggi, ad eccezione delprotagonista e di alcune figure minori,“sono realmente esistiti e hanno fatto edetto le cose che fanno e dicono inquesto romanzo”.Per la produzione della vicenda Ecoprende informazioni da una quantitàenorme di documentazioni e profilistorici, creando così un intrecciosquisitamente intricato, capace disoddisfare anche i palati più desiderosi ditrame complesse e complotti. Da nonperdere per gli amanti del genere.

Titolo Il cimitero di Praga

Autore Umberto EcoEditore BompianiCollana Letteratura ItalianaPagine 528

Prezzo € 19,50

Nei primi Anni Novanta si è assistito, pro-babilmente, alla “diaspora della musicarock”. La maggior parte della gente, infatti,va verso musica più leggera ed orecchia-bile, visto che ormai le tematiche del ge-nere non trovano più riscontro nella vitaquotidiana. In Europa rimangono ai verticidelle classifiche solamente i mostri sacri,forti del contratto con i colossi discografici(ma tra l’altro non introducono nessunainnovazione per non rischiare di perderepubblico) e i nuovi artisti faticano ademergere, dovendosi scontrare con iltreno inarrestabile del pop, nuovo feno-meno generazionale. I Paesi nordici fannoeccezione, in quanto il rock, specialmentesotto la forma del gothic metal, è ferma-mente radicato nella cultura musicale delPaese. In America, invece, la situazione è diversa:

HHHHoooo vvvviiiissssttttoooo uuuunnnn ppppoooossssttttoooo cccchhhheeee mmmmiiii ppppiiiiaaaacccceeee............ il rock perde il suo appeal verso il pubblicoa favore di un altro grande movimentopopolare, quello dell’hip-hop. Esempiolampante: tutta la musica dallo sciogli-mento dei Nirvana fino al primi anni del2000 aggiunge davanti alnome del proprio genere ilprefisso Post-, come avoler indicare la fine di unmondo. Proprio in Ame-rica, nei i primi anni delnuovo millennio, alcuneband hanno cominciato astaccarsi dagli stilemi deigeneri ai quali si eranoispirate e hanno ripreso adintrodurre nella loro mu-sica elementi innovativi. Sicreano nuovi sottogeneri,indirizzati spesso verso un

rubrica a cura di AAuurreelliioo SSccaasscciitteellllii

9RubricheAnno VI · Numero 4

rubrica a cura di Aurelio Scascitelli

Titolo: Il curioso caso di Benjamin ButtonGenere: drammaticoAnno: 2008Casa di produzione: Warner Bros.Regia: David FincherSceneggiatura: Eric Roth, Robin SwicordFotografia: Claudio MirandaMontaggio: Kirk Baxter, Angus WallMusica: Alexandre DesplatScenografia: Donald Graham BurtEffetti speciali: Digital DomainInterpreti: Brad Pitt, Cate Blanchett, TildaSwinton, Julia Ormond

Tratto da un racconto di Francis Scott Fiz-gerald

L’orologio è uno strumento che serve permisurare il tempo. Le suelancette procedono insenso orario scandendoi secondi, i minuti, leore… Se invece le lan-cette procedessero insenso antiorario, al con-trario, l’orologio reste-rebbe pur sempreorologio e continue-rebbe a misurare iltempo?Così può essere sintetiz-zata l’essenza di questoinsolito film di David Fin-cher che racconta la fan-tastica vita di BenjaminButton, nato vecchio emorto bambino. La storia di un piccolo alieno, venuto almondo con la pelle grinzosa e gli acciac-chi di un vecchio, ma col cervello di un lat-tante e destinato a percorrere la sua vita aritroso, ringiovanendo e rinvigorendopoco alla volta, rimpicciolendosi e regre-dendo fino a ritornare un infante, potevasenza dubbio essere la storia di un infelice.E invece no: Benjamin, pur tra molte diffi-coltà, riesce tutto sommato a vivere unavita normale: trova una madre adottivache lo ama per quello che è; trova amiciinsoliti, come il capitano di un rimorchia-tore col corpo coperto di tatuaggi chepassa le sere a sbronzarsi e a raccontarestorie sui fantastici mostri dipinti sulla suapelle autodefinendosi un “artista”; trovaanche il grande amore della sua vita, Daisy,dalla quale avrà una figlia. Alla fine, dun-que, questa storia sembra volerci sugge-

rubrica dedicata ai grandi classici del cinema italiano e straniero di ogni tempoideata e curata da EEuuggeenniiaa SSaallvvaaddoorrii

rire che la vita, anche al contrario, è lastessa se dentro ci sono gli stessi ingre-dienti, così come un orologio, pur girandoin senso inverso, è sempre un orologio.Benjamin è in qualche modo un “diverso”che viene accettato, anche se con difficoltà,tant’è che il padre, all’inizio del film, inorri-dito alla vista di quel vecchio-bambino, loabbandona davanti alla porta di un ospi-zio. Ma di personaggi “diversi” il film ce ne pre-senta molti, a cominciare dagli anzianiospiti della casa di riposo dove Benjaminpassa i primi anni della sua vita e da suamadre, una donna di colore in anni difficiliper i neri. Tra i “diversi” sono varie le figureche ruotano intorno al protagonista, matutti trovano nella tolleranza e nel rispettola cifra per convivere con la propria e l’altruialterità. E questo è il comandamento diBenjamin, che mai si lamenta del suo statoe accetta con serenità, quasi con fatalismo,

la sua vita “alla rovescia”:“Non sai mai cosa c’è inserbo per te”, gli dicespesso la madre.Il film corre su un filo sot-tile a metà tra la vita e lamorte; ci presenta tantimodi di vivere e altrettantimodi di morire. È il casoche muove gli eventi e chetiene sotto il proprio vo-lere personaggi e situa-zioni, come nella scenadell’incidente che cam-bierà il destino di Daisy in-terrompendo per semprela sua brillante carriera diballerina. L’azione si so-spende per alcuni minuti euna voce fuori campo dia-

loga direttamente con lo spettatore: ven-gono presentati una serie di micro-eventi,apparentemente casuali, ma che somman-dosi conducono alla fatale e tragica con-clusione, sintetizzata nell’attimo in cui untaxi investe Daisy all’uscita dal teatro. In questo film hanno un grande rilievo levicende secondarie e parallele che si inter-secano con la storia del protagonista: vi-cende in cui sono narrate piccole storieautonome, ma di grande significato. Pochiepisodi tratteggiano con forza le vite dipersonaggi straordinari, mai banali, che of-frono allo spettatore sempre nuove occa-sioni per riflettere sul vertiginososignificato della vita. Tra queste storie ri-salta il cameo offerto dalla straordinaria in-terpretazione dell’attrice inglese TildaSwinton, intensa e profondamente malin-

conica. La qualità delle interpretazioni è uno deimotivi per cui vale la visione di questa pel-licola, a cominciare dal protagonista, unbravissimo Brad Pitt costretto a districarsitra le varie età del suo personaggio e lemeraviglie del trucco digitale; favolosa equasi inarrivabile nella sua bravura CateBlanchett: eterea, elegante e di un’inten-sità quasi sconvolgente nel finale in cuistringe tra le braccia Benjamin in fascepoco prima di morire, bravissima a ren-dere le diverse fasi del suo complesso per-sonaggio, sempre in evoluzione. Tra l’altrova detto che nell’edizione originale in lin-gua inglese si può apprezzare uno straor-dinario lavoro compiuto dai due attorisulle trasformazioni delle loro voci nelcorso del film.Il Capitano Mike Clark ha un colibrì tatuatosul petto e in una scena dice che, ripren-dendone il volo con una cinepresa e ri-vendendolo al rallentatore, si coglie ilmovimento ondulatorio delle piccole aliche sembrano descrivere un otto orizzon-tale: il simbolo dell’infinito. Un colibrì ap-parirà sul mare in tempesta subito dopo latragica morte del capitano e ancora un co-librì busserà ai vetri della stanza d’ospe-dale dove l’anziana Daisy è appena spirata.Quest’uccellino fragile ed evanescente,quasi irreale, diviene il simbolo di qualcosadi ultraterreno al quale l’uomo tende pernatura, ma che in questa vita non riesce acomprendere e a raggiungere. Nella storiadi Benjamin sembra volerci ricordare che,oltre tutti i destini possibili che questomondo ha in serbo per noi (e per quellicome Button), qualcos’altro deve esserci,e ci aspetta.

«C’è chi nasce per star seduto sulla riva diun fiume, c’è chi viene colpito dal fulmine,c’è chi ha orecchio per la musica; c’è chi èartista, c’è chi nuota, c’è chi è esperto dibottoni, c’è chi conosce Shakespeare, c’è chinasce madre e c’è anche chi danza…».(Benjamin Button)

FFFFoooottttooooggggrrrraaaammmmmmmmiiii

10 Rubriche aprile2012

Salve! Sì, sono di nuovo io, sebbene soche non vedevate l’ora di leggere unaltro mio articolo. Oggi è un giorno di lutto, in quanto laregia mi aveva chiesto di fare un pezzosull’immigrazione nel Nord Italia e sulfatto che il secondo cognome più usatoera tipo Ming, Wao o altra roba orientaledel genere, ma sono troppo razzista perfare un articolo sui Cinesi che oltretutto,come molti sanno, furono inventati daStan Lee e da lì man mano simoltiplicarono per gemmazione.Sì, sì, lo so che morivate dalla voglia dileggere una pagina intera di insultirazziali su popoli a caso, ma non èquesto il giorno: sono nuovo nellaRedazione e non ho voglia di farmicacciare istantaneamente.Pertanto, allontanatomi dalla MuragliaCinese, che è l’unica cosa che i Cinesihanno davvero di grande, vorrei parlaredi un genere musicale poco conosciutoalle masse, il Death Metal, per cercare difar capire le “ideologie” alla base diquesta nuova concezione della musica.Come premessa voglio sottolineare che ilDeath Metal è un genere adatto a pochi,pertanto se volete iniziare ad ascoltarlovi conviene partire da qualcosa di piùsoft, come i lamenti di animali fatti apezzi o il rumore di frullatori inceppati.Le tematiche del genere sono moltosemplici: si parla di conigli rosa, metodiper fare i biscotti della nonna, budellaspiattellate un po’ ovunque,rielaborazioni fantasiose del Vangelo ecanti goliardici riguardanti le varierelazione extraconiugali di tutti i Santipossibili immaginabili, oltre della Trinità.Per quanto riguarda la tecnica, invece, sipuò riconoscere tra i vari strumenti usatila betoniera fuori asse che gira il

LLLL’’’’iiiinnnnttttrrrraaaatttttttteeeennnniiiimmmmeeeennnnttttoooo:::: DDDDeeeeaaaatttthhhh MMMMeeeettttaaaallll a cura di LLoorreennzzoo CCeelllliittttii

cemento fresco, senza dimenticare ipianti di bambini picchiati con dellepentole. I cantanti Death Metal, quandovogliono dare un tocco di classe e di artealla canzone, si divertono a sputaresangue, vomitare e ruttare addosso almicrofono per esprimere al meglio ilsentimento di dolore.Il Death è infatti caratterizzato dalla voce,che di solito spazia dal grugnito dicinghiale ucciso a calci nelle parti piùvulnerabili fino al sostituire davvero ilcantante con un maiale semisgozzato.Per i batteristi, invece, vi è la possibilitàdi suonare la grancassa con carcasse dianimali morti.Se vi state domandando se questa robapiace a qualcuno, la risposta è sì:qualcuno la ascolta.Passando ai testi, possiamo distinguerequesti due tipi:• quelli appositamente tesi a dareall’ascoltatore un senso di benessere(“Pus vomitoso, cratere cutaneo infestatoda vermi affamati, viscere che sfuggono,sotto le mie coltellate”, ripetuto per 7minuti di canzone);• quelli che sono veramente poetici(“Circa il giudizio sopra l’etica, che lei michiede, cosa vuole che le dica? Non so sei miei principi siano tutti negativi, io nonme ne avvengo. Si ricordi però quel dettodi Bayle, secondo cui in metafisica e inmorale, la ragione non può edificare masolo distruggere.”).Tutto molto bello, vero?Ecco come viene reso dai Death Metaller:“Growww breeeee brooooooooooovrombbbb fufufuuuu grooooooooognarryyyyylllllllgrahaaaaauuuu aaaarrghvoooourgh grooww prrrooottttttttttth".Inoltre una leggenda narra che tutti iDeath Metaller passino il tempo libero

giocando a freccette usando dei tenericuccioli come tabellone e altri ancora piùcuccioli e più teneri come freccette.Questo è tutto su un genere ovviamentesottovalutato e a cui non è dato spazionelle radio.Vi lascio con alcuni nomi di gruppi presida Google, nel caso voi vogliate maiascoltare questo genere.• Ebreun scalzen in vallem kiodorum• T’akkhortell• Massacration and Mastication• Necro Sodomized• Nauseant voltastomic atomic

PPPPeeeerrrr vvvvoooocccceeee ssssoooollllaaaa............ Il vialeRiemergeil marealla fine del viale.

I nostri passiverso il farosupponenti.

I nostri sguardisulle pietreindifferenti.

Ci accompagnanofino a rivagiardini spogliché primavera non arriva.E poi la pioggiae il ventoe la tempestafuori il vetrodella nostratimidezza.

una poesia di DDaanniieellee RRooddoolliiccoo

11SportAnno VI · Numero 4

gere, non sembra più l’avvilita ragazza cheusciva piangendo dalla pista di gara.

Guarda su, versoil tricolore, versola sua famiglia everso il fidanzatoAlex Schwazer epoi spinge indie-tro la testa percercare di argi-nare lacrime dicommozione. Sulghiaccio del Pa-lais des Exposi-tions la Kostnerha dato davverouna lezione aduna pur strepi-tosa Alena Leo-nova, che,sfruttando l’emo-zionante “Re-quiem for aTower” di Man-sell, ha fatto una

prova senza errori, e ad Akiko Suzuki, terza.Insomma, in una disciplina che è pratica-mente in mano all’Asia e agli Usa, Carolinarappresenta davvero un orgoglio nazionaleimperdibile.

L a n o s t r a C a r o l i n a v i n c e s t a c c a n d o l a r u s s a L e o n o v a d i 5 p u n t i

Kostner d’Oro: finalmente soddisfatto il CONI?Dopo Vancouver e Torino, l’Azzurra torna a brillare con tre ori in questo inizio 2012

Sara Ciaralli

Nizza, Palais des Expositions: a Caro-lina Kostner mancava solo questo

oro per concludere l'anno perfetto: dopoquello già da lei conquistato agli Europei2012 e al Grand Prix, per completare latripletta mancava solo il Mondiale. L'Ita-lia è Campione del Mondo per la primavolta dal 1906, quando venne disputatala prima edizione dei Campionati ISU dipattinaggio di figura femminile. Un re-cord.

L’inizio di Carolina non è stato da su-bito eccellente: al termine dello ShortProgram (la prima “tappa” delle gare dipattinaggio), a causa di una sbavaturaprobabilmente causata dall’emozione, siritrova infatti terza con 61 punti dopo larussa Leonova (64,61) e la giapponeseMurakami (62,67).

Questo oro Carolina l’ha voluto e conil Long Program alla fine se l’è preso: unagara perfetta, caratterizzata da unagrande armonia, difficoltà tecniche edun’eccezionale presenza scenica le hannopermesso di salire sul più alto gradino delpodio con il totale di 189,94.

L’esercizio della Kostner, eseguito sullenote del celebre concerto per pianoforte

e orchestra n.23 di Mozart, è stato pennel-lato nota dopo nota, passo dopo passo. Euna spinta in più, oltrealla sua grande capacitàdi atleta e al suo carat-tere, l’ha data anche ilpubblico che l’ha soste-nuta in ogni momentodella competizione. Aquesto punto sonoacqua passata le delu-sioni alle Olimpiadi di To-rino e Vancouver, sullequali proprio il presi-dente del CONI GianniPetrucci si era espressocon queste poche, dureparole, commentando ladisastrosa prova dell’az-zurra, 16esima alle Olim-piadi invernali del 2010:“Carolina sarà delusa, maanche noi che abbiamocreduto in lei lo siamo. Èin queste occasioni che sivedono le campionesse e forse lei non loè”.

Ma ora, a vederla sul podio mentrestringe un bouquet e cerca di non pian-

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CChhaammppiioonnss LLeeaagguuee:: llee sseemmiiffiinnaalliiC’era in programma Barça-Chelsea; c’era anche Real-Bayern. Ibookmakers non avevano dubbi: finalissima tra le due squadre spagnole.E invece si sono dovuti ricredere: Inglesi e Tedeschi hanno portato a casadue incredibili vittorie, sbaragliando i team capeggiati da Messi eCristiano Ronaldo. Questi i risultati:

Barça-Chelsea 2-2 (and. 0-1)Real-Bayern 2-1, d.c.r 1-3 (and. 1-2)

Il prossimo sarà il turno decisivo. Non ci rimane che aspettare il 19maggio: questa volta sul tabellone di presentazione dell’Allianz Arena diMonaco ci sarà scritto Bayern-Chelsea.

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DIRETTOREDaniele RodolicoVICEDIRETTRICE caporedattriceViviana Astazi Irene ErculeiFONDATORI E DIRETTORI ONORARIFrancesco Carletti, Marco Cecili e Gabriele Russo RussoCOLLABORATORI DI REDAZIONELuigi Fracassa, Aurelio Scascitelli, Alessia Recine, Viviana Cianca, MichelaCaciolo, Anna Lucia Russo Russo, Sara Ciaralli, Giacomo Minori, GiacomoPolce, Gianmarco Moro, Grazia Caciolo, Irene Erculei, Maria VittoriaBigliardo, Angela Buonpane, Lorenzo Cellitti, Giulia Geraci, EugeniaSalvadori, Ludovico Celesti, Filippo Cerrato, Prof.ssa Claudia Fantini, Prof.Francesco Bearzi, Prof.ssa Maria Laura Alessandroni.

Chiuso in Redazione il 30/04/2012Stampato esente da autorizzazione - C.M. n° 242 del 02/09/1988

L'istruzione [...] consacrata al progresso di tutti, è mezzo diincivilimento e di libertà; rivolta all'utile proprio, diventamezzo di tirannide e di corruttela..

09/05 Raimondo Patrizi 16

10/05 Marco Fantini 17

11/05 Daniele Rodolico 18

12/05 Clarissa Giacomini 17

“ Edoardo Sciarrotta 15

19/05 Grazia Caciolo 17

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OORRIIZZZZOONNTTAALLII:: 11.. Grossa - 66.. Piccoli alberi -1100.. Bovino preistorico - 1111.. Isola toscana -1133.. I signori cui ci si rivolge - 1144.. Punta discarpe - 1155.. Offese - 1177.. Vizietto nervoso -1199.. Senza fine - 2211.. Successe a Ford - 2233..Finale in musica - 2244.. Nattuto come la mo-neta - 2255.. Silvia è la madre di Romolo eRemo -- 2266.. Si trovava tra Danubio e Dalma-zia - 2277.. Spionaggio USA - 2288.. Strofa di seiversi - 2299.. Una nota - 3300.. Bistecche conl’osso - 3311.. Principio del bisticcio - 3322.. I sud-diti di Gengis Khan - 3333.. Rosa gialla - 3344..Donne di Teheran - 3366.. Baronetto - 3377.. Ma-cinate - 3388.. Fattoria di montagna - 4400.. Di-stese d’acqua - 4411.. Sconfisse gli Aztechi - 4422..Latino per noi - 4433.. Dolore - 4444.. Una letteradell’alfabeto greco - 4455.. Ente commerciale in-glese (sigla) - 4477.. Frutti di rovo - 4488.. Garrett,rivale Billy The Kid - 4499.. La Bridgwater can-tante - 5500.. Abitazione sottotetto.VVEERRTTIICCAALLII:: 11.. Prefisso per enorme - 22.. Ca-pitale sudafricana - 33.. La fine del corteo - 44..Ragione - 55.. Elevata - 66.. Un terzo di barile -77.. L’Olanda nelle targhe - 88.. Gonna - 99.. Ma-schi nel gregge - 1122.. Principio di bene - 1155..Primitiva forma sociale - 1166.. Furono rivali deiRomani - 1188.. Ha per capitale Zagabria - 2200..Amò Didone - 2211.. Numerare - 2222.. Quartiere- 2244.. Brune di capelli - 2266.. Battuto, schiac-ciato - 2277.. Un grande chitarrista pop - 2288..Un gatto comune - 3300.. Pura, illibata - 3311.. Ilcasato di Cyrano - 3322.. Capoluogo giuliano -3333.. Arresto di un apparecchio elettronico -3355.. Mitico eroe - 3366.. La moglie di Abramo -3388.. Pittore impressionista - 3399.. Ne è riccal’atmosfera - 4411.. Prodotto dell’alveare - 4433..Nasce dal Monviso - 4466.. Uguale nei dadi - 4477..Io...in certi casi - 4488.. Il greco che misura lacirconferenza.

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RRRReeeeddddaaaazzzziiiioooonnnneeee www.giornaleathenaeum.comGiuseppe Mazzini

Questo numero è stato diretto da Viviana Astazi.