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4 Diario di bordo: viaggi in profondità 10 "A Different Job" a Bologna 12 Siete già stati InGalera? Ce n’è per tutti i gusti 21 DEALS: i nuovi servizi strategici 23 Alumni Story Serena Cova e Valentina Canicatti, Tupperware Notiziario trimestrale PwC www.pwc.com/it Rif lettere e ricostruire

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4 Diario di bordo: viaggi in profondità

10 "A Different Job" a Bologna

12 Siete già stati InGalera? Ce n’è per tutti i gusti 21 DEALS: i nuovi servizi strategici 23 Alumni Story Serena Cova e Valentina Canicatti, Tupperware

Notiziario trimestrale PwC

www.pwc.com/it

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2 PwC il volo ottobre 2016

12Grande cucina e riabilitazione sociale nel ristorante “In Galera” del carcere di Bollate

sommario 3 The Times They Are a-Changin’ di Francesco Ferrara

4 Riflettere e ricostruire Mzungu: revisore dei conti del villaggio, di Anna Rota Different Vietnam, di Irene Pugliatti e Carolina Valentino Cuba e la grande revoloción, di Lina Ferrera India: we are the future they dream, di Isabella Anna Carla De Cesare Santiago: 116 km di pensieri, di Alessia Brivio Bolivia: costruire il silenzio, di Antonella Iacobellis Nicaragua: sii utile, lascia traccia, di Giovanni Vanini

10 A Different Job. Stop Hunger Now: a Bologna, of course

12 Siete già stati InGalera? Ce n’è per tutti i gusti

13 Rischi e controllo: due facce della stessa medaglia

14 TLS: un evento da favola

16 Think Global, Be Global! Le nostre storie – Welcome and good luck

18 Welcome

20 Buon viaggio di Aurelio Fedele

21 DEALS: i nuovi servizi strategici

22 Il “credo” del guerriero. Un ricordo del nostro collega Nicola Agnoletto di Katia Sotteri e Pietro Penza

23 La catena della fiducia Serena Cova e Valentina Canicatti, Tupperware

il voloNotiziario trimestrale PricewaterhouseCoopers SpA

Registrazione n. 37 presso il Tribunale di Milano in data 22 gennaio 2007Pubblicazione a uso internoEditore: PricewaterhouseCoopers via Monte Rosa, 91 - Milano

Direttore responsabile Francesco FerraraDirettore editoriale Leonardo CadedduCoordinamento editoriale e redazione Tiziana BrusamolinoConsulenza redazionale Studio LucchiniImpaginazione e stampa Corigrafica

Ottobre 2016

4Accanto al terribile terremoto estivo, i viaggi dei nostri colleghi all’insegna della riflessione e della ricostruzione

14TLS: un evento da favola

22Il “credo” del guerriero: un ricordo del collega Nicola Agnoletto

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The Times They Are a-Changin’

Francesco Ferrara, Partner PwCBrand & Communication Leader

di Francesco Ferrara

Il Nobel a Dylan, con tutte le cerimonie che seguiranno, non toglie un grammo di valore a questa verità.

I tempi cambiano, il mondo cambia. Continuo, rapido, inarrestabile.

La popolazione invecchia, la crescita globale sposta il baricentro da ovest a sud e a est, e forse ci sfugge la dimensione di fenomeni come l’inurbamento, la rivoluzione climatica e la scarsità di risorse, l’impatto delle tecnologie sulla vita delle persone.

Anche i nostri valori, che hanno ispirato fin qui i nostri comportamenti, vanno dunque oggi ripensati. I principi di fondo che abbiamo scoperto o sviluppato mentre imparavamo a risolvere i problemi, e che hanno funzionato bene, tanto da essere via via insegnati ai nuovi membri, vanno riesaminati: alcuni vanno proprio

sradicati, altri mantenuti e rafforzati, altri nuovi vanno diffusi.

I nuovi valori ci orientano su una visione del ruolo di PwC nel mondo più ampio e più attivo che in passato, e ci guidano nella realizzazione della Vision 2020, la strategia del nostro network.

I nostri valori e i comportamenti che li caratterizzano sono:

1. Operare con integrità, che significa difendere ciò che è giusto, soprattutto nelle circostanze più scomode, attendersi e garantire risultati della massima qualità, prendere decisioni come se fosse in gioco la propria reputazione personale.

2. Fare la differenza, e cioè essere informati e fare domande sul futuro del mondo in cui viviamo, lavorare con i nostri colleghi, i nostri clienti e la società in modo tale che le nostre azioni abbiano un impatto significativo, essere versatili nel contesto dei continui cambiamenti che avvengono nell'ambiente in cui operiamo.

3. Avere cura, impegnarsi per conoscere le persone e capire quello che è importante per ognuna di loro, riconoscere il valore che ognuno può portare, mettere le persone nelle condizioni di crescere ed esprimere al meglio il proprio potenziale.

4. Lavorare insieme, e quindi collaborare e condividere relazioni, idee e conoscenze anche al di fuori del proprio mondo, cercare punti di vista, idee e persone diverse e integrarle, chiedere e dare feedback in modo da migliorarci e aiutare gli altri a crescere.

5. Reimmaginare i limiti del possibile: sfidare lo status quo e cimentarsi in cose nuove, innovare, sperimentare e imparare dai fallimenti, avere una mentalità aperta per cogliere la ricchezza in ogni idea.

Nelle storie che leggerete in questo numero de Il volo, troverete molti comportamenti coerenti con i nostri nuovi valori: versatilità, apertura al mondo, voglia di fare la differenza; trovo questo veramente incoraggiante e la dimostrazione che i valori che abbiamo scelto sono quelli che guidano le nostre persone già oggi.

Alziamo la sbarra di un tacca, chiedendo a tutte le nostre persone di condividerli e di farsi parte attiva per diffonderli e a viverli in prima persona.

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di Anna Rota - Assurance

Quest’anno sì, avevo bisogno di una vacanza diversa, di una vacanza che mi permettesse di misurarmi con me stessa e il mondo. Ed è così che sono arrivata, con l’Associazione Franco Pini Onlus, a Nyagwethe, in Kenya, sulle sponde del lago Vittoria. Africa profonda, tantissimo verde, ore e ore a bordo di una jeep percorrendo strade sterrate, un viaggio lungo, premiato all’arrivo da tantissimi volti curiosi e altrettanti caldi sorrisi. “Mzungu”, che vuol dire “uomo bianco”, è la parola con cui sono stata accolta e che mi ha accompagnata lungo tutta questa avventura. Vi chiederete perché proprio lì a Nyagwethe? Perché è un villaggio di cui ho sentito parlare sin da piccola, perché è il centro di una missione laica che mi sta parecchio a cuore, basata sul concetto

dell’aiuto consapevole: fornire i mezzi e le conoscenze alle persone del villaggio per dar loro la possibilità di lavorare, costruire e sviluppare la propria comunità mantenendo intatta la propria identità. Nyagwethe è stato per più di trent’anni il progetto al centro dell’opera di un uomo, Franco Pini, che gli ha dedicato la maggior parte della sua vita. Franco è stato da sempre per me un esempio di

Dopo un’estate segnata in Italia da un terribile terremoto, che impegna l’intera comunità nazionale in una faticosa opera di ricostruzione, materiale e morale, questo Diario di bordo si focalizza su esperienze di vacanze diverse: viaggi all’insegna della riflessione e della ricostruzione.

Rifletteree ricostruire

umanità e altruismo. Purtroppo nel mese di giugno è stato portato via da un male incurabile e quello che ci ha lasciato è un’eredità impegnativa, ma estremamente preziosa ed entusiasmante. Questo viaggio fatto in agosto ha rappresentato per me e l’Associazione un momento di verifica e ripartenza: raccogliere quello che per anni è stato fatto da un solo uomo e continuare con nuove forze e impegno la sua opera. Io ho voluto esserci e con me è venuta anche PwC. Il mio animo da revisore è risultato fondamentale in questa fase del lavoro: con il caro PC alla mano ho revisionato i registri contabili delle strutture, costruito conti economici, fatto budget, proiezioni di spesa e anche inventari. Tutta l’attività svolta ci è servita per capire il fabbisogno finanziario del villaggio e migliorare la gestione di tutte le attività già avviate. Oltre a questo, sono stata travolta da un entusiasmo e un affetto incontenibile: i bambini e in generale tutti gli abitanti del villaggio mi hanno accolta come fossi una di loro. Conoscere e condividere il loro modo di vivere e di affrontare la giornata mi ha fatto capire quante sono le cose superflue di cui ci circondiamo ogni giorno che per noi sono diventate “necessarie”. Ai bambini di Nyagwethe per divertirsi basta un pallone e quando non c’è il pallone si divertono a

PwC - Diario di Bordo

Mzungu: revisore dei conti del villaggio

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ballare tutti insieme al ritmo di una canzone. Con loro ho riscoperto il valore dello stare insieme, dell’aiuto incondizionato e della condivisione. Non c’è niente di più facile del condividere con gli altri quando si ha tanto, un po’ meno quando quel poco che si ha è l’essenziale per la sopravvivenza. Io ho cercato di donare me stessa, insegnare qualcosa a loro, ma sono stati loro che hanno arricchito tanto me. Come ultima cosa vi voglio fare un quadro dei progetti che l’Associazione ha portato avanti negli anni. Sono molti e già avviati, ma sono comunque da mantenere, gestire e finanziare. Il villaggio continua ad avere bisogno dei “Mzungu”. Dagli anni ’80 è stato costruito l’acquedotto, un ospedale, le scuole (dalla materna alle superiori) con lo studentato per far pernottare gli studenti e i professori che abitano lontano, una trattoria e un lodge, una chiesa, nonché un wholesale e una guest house per i visitatori. Uno dei progetti cari all’associazione rimane quello della mensa scolastica “Quando mangio studio meglio”, che garantisce pasti giornalieri agli studenti che frequentano l’asilo e la scuola. Ora si sta lavorando per creare e finanziare un programma di manutenzione delle strutture del villaggio, oltre a un nuovo importante progetto di economia agricola circolare che possa coinvolgere la popolazione del villaggio a 360° e in continuità. Ho voluto esserci e continuo a voler essere part of it, perché oggi l’associazione ha bisogno di idee e forze nuove per continuare. Chi desiderasse diventare parte attiva di questo progetto, o volesse avere informazioni, mi contatti, oppure può curiosare su facebook nel gruppo Associazione Franco Pini O.N.L.U.S..

Erokamano Nyagwethe, erokamano Kenya!

Different Vietnam

di Irene Pugliatti e Carolina Valentino - Tax and Legal Services

Il Vietnam non è una nazione. È la concretizzazione di un mega parto plurigemellare omozigote di gente che sembra non far neanche parte del Pianeta Terra. L’estremità del mondo, per intenderci.Ebbene, due ragazze esauste di

tacchi, trucco, «Martini col ghiaccio, grazie», hanno spiccato il volo verso tale terra sconosciuta.Un’esperienza sui generis: appeso il tailleur nell’armadio, dimenticate le paillettes, allacciato zaino da backpacker in spalla e sneakers ai piedi, via! Così, protese verso un’avventura all’insegna del low cost, hanno eletto quali mezzi di spostamento fatiscenti treni notturni, bus-letto, orripilanti ostelli nel bel mezzo del niente.Roba da pazzi, pensavamo.Invece, sin da subito si è palesata la verità: le nostre alcove di fortuna non erano agghiaccianti lettini sgarrupati, cuccette sovraffollate foriere di notti da incubo, senza chiudere occhio. O meglio sì, non avremmo chiuso occhio. Ma perché in realtà, inconsciamente, avevamo prenotato delle prestigiosissime poltrone in prima fila dinanzi a uno spettacolo meraviglioso e incredibile, quale il Vietnam incontaminato, quello che davanti al turismo rimane dietro le quinte. Ignoto, inviolato, favoloso.In sella a un motorino fiancheggiato da inaspettate mandrie di bufale, minacciosamente tenute da un’arrangiatissima cordicella nelle mani

di una donna della veneranda età di non più di sette anni; nel bel mezzo di monsoni sulla statale, pioggia tagliente in volto, sprofondate in pozze di fango nascoste in caverne buie, sopraffatte dallo smarrimento nell’attraversare strade invase da motorini e sì, per una sera a mollo in una meravigliosa jacuzzi, divenuta meno meravigliosa quando ha cominciato a traboccare inarrestabile schiuma, generata da un esagerato quantitativo di shampoo. Sì. Anche questo abbiamo imparato, lo shampoo nella jacuzzi non ci va.In una parola, questo viaggio si potrebbe riassumere con “diversità”. Ed ecco che abbiamo imparato che “diversità” di caratteri, di luoghi, di abitudini di vita, di cibi, in realtà ha tanti sinonimi. Crescita, adattamento, complementarietà. Stupore. Stupore nel capire che mangiare su degli sgabellini è comodo e funzionale, che la birra fresca alla spina al baracchino disseta più di un Cosmopolitan e che al di fuori dei nostri schemi mentali c’è un mondo straordinario dal quale farsi travolgere.

Cuba e la grande revolución

di Lina Ferrera - Advisory

Le note vicende storico-politiche e socio-culturali succedutesi nell’ultimo ventennio a Cuba hanno lasciato nella fisionomia del luogo segni di cambiamento tangibile: sia l’ambiente, sia la vita della popolazione portano un’impronta di innovazione.Niente più voli “coperti” e passeggeri che transitano da un gate defilato, di cui non c’è traccia nei monitor degli aeroporti: dopo cinquant’anni anni di restrizioni, arrivano nuove regole per le tratte

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dagli Stati Uniti a Cuba. Tra Miami e L’Avana ci saranno più voli, ma soprattutto molti più viaggiatori.Benvenuti nella “Economia del dopocena”, sembra dire l’isola caraibica ad aziende e Istituzioni, sventolando una bandiera di Welcome che si trasforma in consumo immediato dei suoi sigari, del rum e del caffè. Da ora in poi sarà più semplice investire anche per gli stakeholder e le finanziarie statunitensi che potranno fare affari.Viaggiare a Cuba è un’esperienza arricchente, certo, purchè si sia disposti a fare un viaggio che non si limiti solo all’esplorazione delle magnifiche spiagge e degli impersonali resort. Percorsi tra la gente e nella cultura del luogo riportano il visitatore alla constatazione chiara che non ci si trova in un Paese come gli altri. Qui la “revolución”, riuscita o meno a seconda dei punti di vista, è la chiave per capire la vita di ogni cubano, le sue radici, il suo presente e il suo futuro. Visitare Cuba con gli occhi dei cubani vuol dire vivere la vera “magia”: tra immagini e parole, musica e cultura locale, Cuba esprime se stessa e la sua anima unica, coniugando l’ambito artistico con quello letterario.Il confronto con la popolazione locale diventa essenziale motivo di riflessione, un’esperienza viva e vera che porta il visitatore a conoscere le difficoltà legate proprio all’esistenza, piena di ristrettezze. C’è una certa tristezza, una rassegnazione e una rabbia nei racconti della gente del posto, che cozzano con la ricchezza e lo sfarzo dei pochi. La complessità è da rintracciare nelle profonde contraddizioni. Attraverso le parole e gli sguardi dei suoi abitanti, la vera anima di Cuba si svela in maniera indimenticabile! L’arricchimento culturale è contagioso e quasi inevitabile; il cubano ha un attaccamento viscerale alla propria terra, alla propria bandiera, alle proprie tradizioni. Nessun attaccamento, invece, mostra alla politica. Quasi univoca la risposta che porta al dissenso o al semplice astensionismo dalle posizioni ideologiche. Il cubano mostra, addirittura, un certo malessere quando viene interrogato su questi temi. Parola d’ordine per la popolazione locale è «più libertà!». L’importante per il cubano è migliorare la propria situazione e “portare a casa la pagnotta”, letteralmente, e poi quel che sarà sarà. Proprio per via delle sue profonde contraddizioni, a Cuba è più difficile che in altri posti sentirsi veramente parte integrante del luogo. Eppure la doppia moneta, le tante persone che avvicinano i turisti solo per ricevere qualcosa in cambio, i ritmi e gli umori del luogo, per chi riesce a scrutare al di là del muro, sanno regalare emozioni indelebili, che lentamente si impossessano del viaggiatore, entrandogli dentro. Viva Cuba perché, nonostante i suoi pregi e difetti, è un’isola unica come i suoi abitanti.

India: we are the future they dream

di Isabella Anna Carla De Cesare - Tax and Legal Services

Dicono che ogni viaggio si viva tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi. E di certo la mia mente non potrà mai dimenticare l’arrivo all’aeroporto di New Delhi, tappa obbligata prima dell’inizio del viaggio alla scoperta del Rajasthan, lo stato più grande dell’India, formatosi recentemente (30 marzo 1949) quando la storica regione del Rajputana - così chiamata a causa del dominio della dinastia Rajput e quasi interamente coincidente con il moderno Rajasthan - venne fatta confluire nel Dominion of India.

PwC - Diario di Bordo

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Definire la sensazione che si prova quando si atterra nella capitale dello stato indiano penso sarebbe arduo per qualsiasi europeo, data l’estrema confusione mentale provocata dall’insieme di tuk-tuk che sfrecciano nelle strade cittadine - sviluppate come il più evoluto stato americano tant’è che anche la sede PwC è nel distretto commerciale - e che si intrecciano, al contempo, agli incroci, ai semafori, alle rotonde, con autovetture Tata, così come Mercedes dell’ultimo modello, scimmie, mucche (sacre!) e gente, tanta gente. Ma quello che più colpisce in questo quadro sovraffollato è lo sguardo delle persone. Sguardo di gente che “sa” e non perde l’occasione di raccontarti come l’India non sia solo Nuova Delhi, e per capirlo, a dir la verità, occorre poco, basta percorrere qualche chilometro più a nord sino a Jaipur, la “città rosa” chiamata così per il colore predominante delle abitazioni, fondata nel 1728 dal Maharaja Sawai Jai Singh II. Città che, sebbene sia stata costruita con concezioni moderne, con planimetria reticolare e viali abitati, lascia intravedere per le strade, oltre ai numerosi bazar di gioielli, pietre preziose e stoffe, anche lo sguardo delle persone, figlie dei genitori che hanno lottato per l’indipendenza e la povertà che ancora circonda la loro vita.

Lo sguardo di chi è intento a ricostruirsi una vita dignitosa, conscio più che mai - grazie anche all’utilizzo smodato delle tecnologie: il 4G spopola ovunque! - delle possibilità del proprio paese, e con un’attenzione particolare per l’istruzione dei figli, agevolata dalla gratuità delle scuole (ne vanno molto fieri).

La gente corre indaffarata per la strada e sembra non smettere mai di lavorare; se ti svegli alle 5 del mattino è come fosse mezzogiorno, per il traffico, per le attività aperte o in fase di preparazione. La gente vive spesso ai bordi delle strade, sotto tende arrangiate, i bambini si lavano per strada alle fontane o sotto i temporali improvvisi e dormono senza aver vicino le madri che, anzi, sono intente a preparare su fuochi improvvisati nei dintorni delle bancarelle buon cibo e verdure appena colte da offrire ai pochi turisti. Tutti attivi a inventarsi un’attività: chi dà da mangiare ai piccioni (a pagamento), chi fa gli henné ai turisti, chi li rincorre per vendere “gioielli”, chi fa il “butta dentro” sulla soglia dei negozi, chi ti chiede una foto solo perché sei occidentale, dicendoti «you’re different», e spiegandoti come ammirano i nostri jeans sbiaditi, la nostra maglietta scolorita che vale lo stipendio mensile di un autista, il nostro i-phone, la nostra Go Pro, e che noi rappresentiamo, di fatto, «with your strange clothes and cameras, the future we dream». Abbiamo cercato di conoscere tante persone nelle strade di Jaipur, Udaipur (detta la Venezia dell’India), nei templi di Ranakpur, Jodhpur, Agra e tutte ci hanno coinvolto nelle loro attività: chi ci offriva frutta fresca, chi ci invitava a fare Yoga, chi ci offriva spezie e chi massaggi ayurvedici.Ci chiedono che lavoro facciamo e scopro che l’avvocato è molto rispettato in India almeno (se non di più) quanto la polizia, «perché possono fare e decidere tutto nei confronti delle persone che non sanno», come i poliziotti, appunto. Mentre il medico, il manager, l’ingegnere sono professioni che, al contrario, suscitano poco più di un «ah ok».Percorrendo migliaia di chilometri e ore e ore di macchina in mezzo alla gente il nostro quadro dell’India dei Maharajah si fa

via via più nitido, tra palazzi mozzafiato e struggenti situazioni in cui l’anima si pone non pochi interrogativi in tema di fede, giustizia, ricchezza ecc.Come ultima tappa del tour, arriviamo in tarda sera alla “barra” della città sacra di Puskhar: ci dicono che ci sia una sorta di controllo, in quanto è l’unica via per entrare nel paese. E la controllano affinché nessuno possa portare con sé oggetti che sacri non sono. Appena scendiamo dall’autovettura capiamo subito che ancora una volta lo stupore avrebbe preso il sopravvento: veniamo catapultati in una città nella quale si respira ancora l’aria di un’epoca che non c’è più. La città è avvolta in un surreale clima sacro attorno al lago che, stando alla leggenda, pare sia nato da una lacrima di Brama, nota divinità induista. Ci ritroviamo, così, improvvisamente, nel mezzo di una folla spintonante che accorre presso l’unico tempio induista dedicato a Brama di tutto il mondo che, ci hanno raccontato, è meta del Pellegrinaggio (con la P maiuscola) che ciascun induista dovrebbe fare nella vita. Purtroppo, all’accesso un cartello ben evidente recita: «no pictures, no tourists!». A Puskhar sembra che tutto sia vietato. I cartelli “vegan only” spadroneggiano fuori dai locali e trovare un pezzo di carne è impossibile. È vietato anche bere e un’infinità di altre cose, come ben esemplifica un cartello posto in evidenza su ogni sponda del lago. Trovare una birra è un’impresa che abbiamo portato a termine con molta cautela, a un prezzo spropositato, con tanto di carta di giornale per avvolgerla. D’altra parte, ci spiegano, chi è in cima alla casta è vegetariano, mentre gli appartenenti alle caste più basse possono mangiare di tutto, ovunque, tranne che a Puskhar ove la carne proprio non sembra essere permessa. Ci proviamo in tutti i modi a chiederla, anche allo stesso cameriere della birra. Irremovibile: «You’ll never find it». Ce ne torniamo così in hotel dopo aver sorseggiato una Coca Cola sulla terrazza di un albergo, uno dei tanti in cui si svolge la “movida” degli stranieri: molti europei, qualche americano. Cerchiamo di prendere sonno, inutilmente, visto che ci spiegano che le cerimonie vanno avanti tutta la notte con musica sacra senza soluzione di continuità a un volume da far impallidire Bruce Springsteen. Ultima sera, prima di lasciare Puskhar, il Rajhastan, l’India. E farci una buona fiorentina di carne.

Santiago: 116 km di pensieri

di Alessia Brivio - Advisory

Una vacanza diversa, sì, per me lo è stata davvero. In una parola: Camino. Deposto lo zainetto con il pc, mi sono caricata sulle spalle lo zaino del pellegrino. Tutto è iniziato un

po’ per caso, in seguito a una telefonata ad un’amica: «Quest’anno facciamo il Cammino di Santiago?». Perché no, in fondo camminare lo faccio tutti i giorni.È difficile spiegare a parole quello che questo viaggio ti lascia nella mente e nel cuore, se non un gran senso di pace e libertà. Ognuno interpreta il Camino in base a quello che prova dentro di sé, che sia un motivo religioso o semplicemente voglia di intraprendere

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8 PwC il volo ottobre 2016

PwC - Diario di Bordo

una sfida con se stessi, e lo rende unico per quello che crede. Io ho voluto mettermi alla prova e sostenere questo viaggio staccandomi un po’ dal mondo dei social, dalla vita frenetica alla quale sono abituata, per cercare momenti di riflessione durante i 116 km che i miei piedi, le mie gambe, ma soprattutto la mia testa hanno dovuto affrontare. Tutto questo in soli cinque giorni. Certamente è stata una delle sfide più emozionanti che ricorderò per tutta la vita. È passato ormai un mese, ma ricordo, come se fosse ieri, la felicità mescolata a un pizzico di agitazione per la partenza verso una meta che conoscevo solo tramite racconti di “pellegrini” letti sulle guide e che speravo non mi deludesse. E così è stato. Sapevo che non sarebbe stata una vacanza facile. Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata. Sapevo che avrei dovuto avere tutto l’occorrente necessario infilato in uno zaino, che non doveva essere troppo pesante. Ed ecco che già nella scelta, prima di partire, devi eliminare l’inutile, il superfluo, è questo che il Camino ti chiede. Quindi, niente Ipad, nessun oggetto tecnologico dei quali, nella vita di tutti i giorni, ci rendiamo quasi schiavi, solo un cellulare che ho usato per scattare qualche foto e informare i miei genitori del mio arrivo e dello stato di salute a ogni tappa. Ciò che non poteva mancare però, appesa allo zaino, era la conchiglia della capasanta, uno dei simboli del pellegrinaggio. E come tutti, anch’io avevo la mia concha.Poche parole, brevi discorsi, ho voluto davvero godermi ogni singolo passo. C’era molta gente da tutto il mondo che giungeva dalle tappe precedenti e lo si capiva dalla stanchezza sui loro volti, c’era chi aveva zaini enormi, chi viaggiava con tende da campeggio arrotolate negli zaini, chi aveva appeso maglie o calze ad asciugare, chi, nonostante tutto, non era riuscito ad abbandonare la tecnologia. In alcuni tratti del sentiero si camminava uno accanto all’altro,

ma sempre regnava un silenzio quasi surreale. Gli unici rumori che sentivo erano il tintinnio della borraccia o della conchiglia sullo zaino, e il rumore dei passi sui sassi.Ricordo la fatica mia e delle mie compagne, ricordo il dolore pungente dei tendini alle caviglie, le ginocchia che sembravano staccarsi da un momento all’altro, ma non potevamo, non potevo mollare, dovevo arrivare in fondo a ogni tappa. A quel punto non importava quanto tempo ci avremmo impiegato, ma non potevamo rischiare di rimanere senza un letto per la notte, perché non eravamo attrezzate a questa evenienza. Stando in silenzio, e stringendo i denti, la meta piano piano si avvicinava.

Bolivia: costruire il silenzio

di Antonella Iacobellis - Tax and Legal Services

“Chiudi gli occhi, immagina una gioia, molto probabilmente penseresti a una partenza.”Inizia così Costruire, un brano di Niccolò Fabi.Ad agosto ho rispolverato la macchina fotografica per fissare ciò che non sarei mai riuscita a raccontare e sono partita (con volti nuovi accanto, accogliendo l’opzione, per la terza volta, di Viaggi e Avventure nel Mondo) per un viaggio in Bolivia con una breve deviazione in Cile. La Paz è una città a tratti rude e gentile, molto faticosa. Il respiro è pesante (si dice sia la capitale più alta del mondo), un insieme fitto di case cubiche rosso caldo situate in una conca e aggrappate, a ben 3.100 metri sopra il livello del mare, non con troppa sicurezza, alle spalle di bellissimi altipiani. Da El Alto puoi confonderla con una cittadina Lego.Dalla mattina alla sera, si è catapultati dal caos cittadino in Amazzonia: immersi in un altro mondo. Tutto quello che è indispensabile a Milano, è inutile qui. Non c’è campo e persino il mondo Apple è impotente. Sono solo ospite e piccola tra alberi giganti e fili d’erba che tendono al cielo, troppo presuntuosi per

accontentarsi di essere aggrappati alla terra. Costruire una zattera, 12 pali verticali e due orizzontali, tenuti saldi da una corda (l’ho sperato!) e percorrere, lì sopra, un fiume, per un’ora (salute e sicurezza, addio!). Sperare che quegli occhi rossi (di coccodrilli, di notte, buio completo, su una barchetta con 8 persone… oh, mamma!) siano sempre

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a sufficiente distanza. Fare amicizia con scimmie che tentano di rubarti qualsiasi cosa sia più o meno commestibile per loro. Dormire all’aperto su una base di legno, protetta solo da una zanzariera e distinguere, a occhi chiusi, i versi di tutti gli animali che ti circondano (non esattamente cagnolini e micetti acchiappa like su facebook). Sfidare (solo in jeep perché grazie a un infortunio durante il viaggio - un ginocchio ko - non ho potuto permettermi l’esperienza in bici) la strada più pericolosa del mondo, la “Carretera de la muerte”. Capire che c’è sempre spazio per emozionarsi perché ti scopri la nota di colore (speriamo, non troppo stonata) nel bianchissimo Salar d’Uyuni o perché riesci a stento a credere che la perfezione è nella natura: nella Laguna Colorada, nei paesaggi dell’Isla del Sol persa nel Lago Titicaca.E che anche se non sopporti l’applauso al tramonto di chi va a Formentera, di fronte al tramonto cileno della Laguna Chaxa non puoi che applaudire (in silenzio, non facciamo rumore!). Sì, viaggi di così grande impatto naturalistico ti permettono di apprezzare il silenzio. Spero di aver reso l’idea: evito viaggi più ordinari, non per assecondare a tutti costi scelte alternative. Il resto dell’anno viviamo con il ticchettio della tastiera, con il trillo del blackberry, del cellulare personale e di whatsapp, con le voci e il brusio dei colleghi nell’open-space o dei clienti al telefono, con il botto di bibite e merendine che cadono da macchinette, con il ronzio dell’ascensore e con lo stridio di tornelli al mattino e alla sera. Pausa silenzio per apprezzare il rumore, o viceversa, ancora non lo so.

Nicaragua: “Sii utile, lascia

traccia”

di Giovanni Vanini - Esterni

Ci sono momenti in cui si vuole provare una vacanza diversa, magari sognata per tanti anni, ma che non si è mai riusciti ad organizzare, per le ragioni più varie. Qualcosa che permetta di viaggiare lontano, di vedere natura incontaminata e ritrovare relazioni semplici e cordiali, in luoghi distanti dal primo mondo. Di tornare insomma un po’ indietro nella storia, e rimboccarsi le maniche per ricostruirla, staccando dal mondo così complicato dove lavoriamo, e aiutando qualcuno che ne ha davvero bisogno. Pensavo a tutte queste cose quando sono stato contattato da un amico che da 16 anni organizza viaggi di volontariato in Nicaragua, coinvolgendo studenti universitari di tutta Italia. E così ho deciso di dargli una mano, non solo mettendo al suo servizio le ottime skills organizzative sviluppate in PwC, ma anche impegnandomi in prima persona nel lavoro di cantiere, che ha portato alla costruzione di un locale per un centro di disabili nella zona di Diriamba. Non credo di aver mai vissuto così intensamente un’estate: le giornate erano in gran parte occupate da attività manuali da muratore, fatica vera sotto il sole torrido dei tropici, calli sulle mani scavando con i picconi, pietre sempre troppo grandi da trasportare al cantiere, cemento, tondini, martelli, chiodi, assi… Ma anche un’intesa immediata con i compagni di viaggio, che erano lì con lo stesso obiettivo, sapendo di dover sudare, per conoscere il sorriso vero di un disabile, per vivere in un’altra dimensione, dove anche la natura è così diversa dalla nostra: mi riferisco ad esempio alle spiagge incontaminate che si affacciano sul Pacifico, raggiungibili solo attraverso strade sterrate che tagliano la fitta vegetazione tropicale, o all’impenetrabile foresta pluviale che abbiamo “bucato” un giorno risalendo un torrente alimentato da decine di cascate che si riversavano su di noi... Tanto altro, ma ora c’è tempo forse solo per i takeaways: sicuramente la soddisfazione di tutti i ragazzi universitari per l’esperienza che avevano vissuto (e come potremmo non essere influenzati dalla customer satisfaction?), ma direi anche la rigenerazione profonda della mente che si è riposata tanto quanto il fisico si è stancato, non avendo nessun altra cosa da pensare se non le semplici attività quotidiane, senza l’assillo

di alcuna preoccupazione, vera o presunta, che spesso caratterizza il nostro lavoro. Ho riflettuto? Forse un po’ sì, aiutato dalle meditazioni quotidiane del cappellano, ma anche qui non c’era spazio per grandi pensieri, per ideare nuove strategie, per ripensare a come migliorare il “personal brand”, o essere distintivo nel nuovo anno. La frase che mi è rimasta in testa, che mi sono portato a casa e che rimane un obiettivo tosto ma bellissimo, anche nel nostro lavoro di consulenti, è sempre la stessa e comincia così: “Sii utile, lascia traccia”.

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Stop Hunger Now: a Bologna, of course

PwC - Corporate Responsibility

Un venerdì di fine giugno: l’asfalto bollente della città e tutte le emozioni che ruotano attorno alla realizzazione di un nuovo evento.Così inizia la prima edizione emiliana di A Different Job, un’avventura che coinvolge ogni anno più di 400 risorse PwC in progetti di volontariato aziendale a beneficio di enti appartenenti al Terzo Settore. Per la prima volta, quarantotto colleghi della sede bolognese hanno l’occasione di assaporare l’esperienza di partecipare a un’iniziativa unica e distintiva, che coinvolge sinergicamente il mondo profit e quello non profit con l’obiettivo di creare valore condiviso e una ricaduta positiva sui territori nei quali viviamo.

Il filo conduttore della giornata è lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà alimentare: per questo motivo, consapevoli della necessità di collaborare con realtà affidabili che operano e conoscono il settore, decidiamo di coinvolgere Stop Hunger Now a supporto della nostra iniziativa. Stop Hunger Now è una organizzazione internazionale determinata a fornire un contributo tangibile nella lotta alla fame nel mondo e nel sostegno dei diritti dell’infanzia.I volontari sono suddivisi in sei squadre che, distribuite attorno a grandi tavoli e proprio come una vera catena di montaggio, assembleranno pochi e semplici ingredienti producendo in poche ore migliaia di razioni di cibo destinate a comunità in paesi in via di sviluppo. I volontari ascoltano attentamente consigli e indicazioni sull’attività, infilano guanti e cuffiette protettive. Ognuno sceglie la sua postazione. La musica accompagna il ritmo serrato dei lavori, ne scandisce i tempi.

A fine giornata, suona il gong: tempo scaduto. L’obiettivo del nostro progetto, confezionare 20.000 razioni, è stato raggiunto!I volontari sorridono soddisfatti del risultato e della nuova esperienza, che qualcuno chiede già di ripetere in futuro. Per il momento ringraziamo tutti i partecipanti e rimandiamo l’appuntamento all’anno prossimo: Bologna è Part of it!

A Different Job: Bologna è Part of It!

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20.000 razioni di cibo per Paesi in via di sviluppo, confezionate in un giorno dai 48 colleghi PwC del capoluogo emiliano

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Il Global Annual Review 2016 parla di InGalera! Leggi l'articolo dedicato al progetto nella sezione

Siete stati già InGalera? Ce n’è per tutti i gusti

PwC - Corporate Responsibility

A un anno dall’inaugurazione, InGalera si posiziona al 53° posto della classifica Tripadvisor dei ristoranti di Milano (*dato al 20 settembre 2016, fonte: www.tripadvisor.it), su un totale di 6.215 attività aperte nel capoluogo milanese. Gli utenti del portale web divenuto un vero e proprio vademecum in ambito culinario - e non solo - non hanno dubbi: la cucina ricercata, il servizio impeccabile e lo scopo sociale del progetto sono premiati con un punteggio di 4,5/5. InGalera, un progetto promosso da PwC, è soprattutto un programma di riabilitazione sociale che offre a detenuti, regolarmente assunti, la possibilità di riappropriarsi o apprendere la cultura del lavoro e responsabilizzarsi per rientrare nella società rispettando le regole.E voi, siete già stati InGalera? Il ristorante e il suo staff vi aspettano a pranzo, da lunedì a sabato, con il menu quick lunch (primo, secondo, contorno, acqua e caffè a 14 euro) o alla carta, e uno sconto del 10% per tutti i dipendenti PwC. Un bel modo di trascorrere la pausa pranzo con i colleghi o con i clienti gustando sfiziose portate, tra cui Risotto Carciofi e Zenzero e Bocconcini di Scorfano. InGalera è aperto anche la sera, da martedì a sabato dalle 19.30 alle 22.00. È consigliata la prenotazione.Maggiori informazioni sul sito www.ingalera.it

Nelle foto a destra: Silvia Polleri,

Presidente cooperativa sociale ABC

La Sapienza in Tavola, partner PwC del progetto e alcuni collaboratori del

ristorante

What we do

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PwC - Eventi

Rischio e controllo: due facce della stessa medaglia PwC al convegno nazionale

dell’Associazione Italiana Internal Auditors 2016

Anche quest’anno PwC è stata presente al convegno nazionale organizzato a Roma dall’Associazione Italiana Internal Auditors (AIIA) il 22 giugno scorso.

Maurizio Bonzi, attuale Presidente dell'Associazione Italiana Internal Auditors nonché Direttore Internal Audit del Gruppo Pirelli, ha aperto l’appuntamento più importante dell’anno nell’agenda degli internal auditors e degli altri protagonisti del sistema di controllo interno e di gestione del rischio societario. Appuntamento al quale PwC, anche in virtù della partnership che da anni ci lega all’AIIA, non può mancare. Molti gli ospiti presenti quest’anno, i cui interventi ruotavano attorno al tema centrale: “Cultura del rischio e cultura del controllo, due facce della stessa medaglia”.

Mauro Moretti, AD e direttore generale di Leonardo-Finmeccanica, ha presentato l’esperienza del Gruppo che dirige nell’ambito della gestione dei rischi aziendali, sottolineando come tale elemento rappresenti un cardine fondamentale non solo per la prevenzione dei maggiori fattori di rischio, ma anche per il rafforzamento di una cultura del controllo che sempre più pervade, o dovrebbe pervadere, le aziende di maggior successo.Francesco Chiappetta, membro del Comitato controllo e rischi e docente alle Università Sapienza e Cattolica, ha illustrato i principali attori, nonché i flussi comunicativi e le reciproche interrelazioni, che un sistema di controllo e gestione dei rischi eccellente dovrebbe avere per poter al meglio rafforzare la solidità aziendale.

Nell’ambito della tavola rotonda sono intervenuti, tra gli altri, Paolo Casati, responsabile internal audit di Poste Italiane, Silvia Fiori, responsabile internal audit di Enel, Carlo Regoliosi, docente e ricercatore di Economia aziendale all’Università Roma Tre, tutti sottolineando l’importanza e il valore aggiunto che sistemi efficaci di gestione del rischio possono avere sul sistema di controllo interno aziendale.

Un’occasione di confronto e arricchimento culturale, dove in rappresentanza di PwC sono stati presenti, tra gli altri, il Risk Assurance Leader Nicola Monti, i Partner e altri professionisti del Gruppo Risk, con l’obiettivo di cogliere gli aggiornamenti più rilevanti dell’internal auditing, e trasformarli in business cases di successo nell’erogazione dei servizi di internal audit.Uno stand dedicato, con la possibilità di distribuire le nostre pubblicazioni e il materiale relativo ai nostri servizi, ha rappresentato un ulteriore elemento di visibilità per rafforzare la nostra immagine presso clienti e prosepct, oltre che incrementare il nostro network di contatti e relazioni.

Roberto Fargion, Direttore Generale AIIA, con Elena Santoro e Alberto Conti di PwC

Maurizio Bonzi, Presidente dell’AIIA nonché Direttore Internal Audit del Gruppo Pirelli, con Nicola Monti, Risk Assurance Leader PwC ed Elena Santoro, Internal Audit Driver PwC

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TLS: un evento da favolaLuglio 2006 - luglio 2016. Si è celebrata in una cornice da favola la festa per i 10 anni del TLS: una storia vera che per molti versi sembra, appunto, una favola. Una storia girata in modo molto veloce e intenso, senza troppi attimi di respiro, che ha prodotto qualcosa di straordinario.

Nel numero scorso abbiamo presentato, in un’anteprima, i sentimenti dei protagonisti. Qui, un brevissimo resoconto della seata.E poi via, subito, a guardare al futuro.

Giovedì 7 luglio gli oltre 700 professionisti che ogni giorno s’impegnano nel loro lavoro hanno trascorso una serata unica tra magia e sogno. L'organizzazione dell'evento è stata affidata a Synapsy, che ha costruito un format su misura, chiamato Fairy Tale e basato su un concept che ha avuto come filo conduttore le atmosfere di una fiaba.

La Fabbrica Orobia, estesa su una superficie di 1400 mq, si è trasformata in un vero e proprio bosco di pini alti fino a 6 metri, popolato da 50 personaggi usciti dalle favole che hanno interagito con gli ospiti grazie alla direzione artistica di un collaboratore del Cirque du Soleil.

PwC - Eventi

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PwC il volo ottobre 2016 15

Come in ogni fiaba che si rispetti, la serata ha avuto inizio con l'apertura di un sipario rosso, varcato il quale gli ospiti sono entrati nella loro fiaba. Spettacoli e show strabilianti a tema si sono alternati nel corso della serata, tra tavole imbandite in stile "buon non compleanno", specchi delle brame e cesti di mele scarlatte, e tutte le persone sono state protagoniste della loro storia. E, visto che le favole moderne hanno un hashtag, a regnare in questa serata incantata è stato #mytls10.

Tutte le favole, si sa, iniziano con un "C'era una volta". Fabrizio Acerbis, managing partner TLS, ha cominciato così a raccontare la favola di questa realtà, nata nel luglio 2006 e da allora cresciuta in maniera costante, fino a

diventare il primo studio italiano per fatturato e numero di professionisti fra gli appartenenti ai grandi network legali e fiscali operanti su base globale.

Un’organizzazione che ha richiesto sei mesi di lavoro, e che ha messo in luce l’importanza dello spirito di squadra.«I protagonisti di questa serata siete voi, siamo noi - ha sottolineato Acerbis - e stasera voglio ringraziarvi tutti per l'impegno e la dedizione spesi in questi 10 anni. Nessuno, nemmeno il più forte, è tale senza i suoi colleghi. I risultati eccezionali che abbiamo ottenuto, passando da 95 persone a 760 in 10 anni, non sarebbero mai stati possibili senza il lavoro di ciascuno di noi. Senza lo spirito di squadra che ci anima niente di tutto ciò sarebbe stato possibile».

Fabrizio Acerbis, Tax and Legal Services Leader

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Cercare sempre il modo miglioreFabrizio Malinconico - Back to the Milan office Assurance CIPS after 2 years secondment October 2014-2016 in New York (USA)

Una delle mie più grandi passioni, che mi accomuna a tanti coetanei e colleghi, è viaggiare per scoprire nuovi luoghi e conoscere nuove culture. Questo è il motivo per cui, quando ho saputo delle possibilità

offerte da PwC e delle esperienze di altri colleghi che hanno potuto prendere parte al programma di secondment, ho chiesto informazioni al mio mentore e al mio HR partner che, dopo pochi incontri, mi hanno avvicinato al Global Mobility.Viaggiare e soggiornare all’estero, sfidare me stesso con un’esperienza lavorativa in grado di farmi uscire al di fuori della mia “comfort zone” è stato il connubio perfetto e ad ottobre del 2014, alla fine del mio quarto anno in PwC, la possibilità di vivere e lavorare

Grazie, amiciMichael Scott, back to Raleigh, USA / CIPS Assurance Milan, September 2014/2016.

La nostra esperienza di secondment a Milano è appena terminata. Siamo stati molto fortunati ad avere avuto l’opportunità di vivere e lavorare con voi per due anni. Grazie a tutti i nostri amici e colleghi che hanno contribuito a rendere questo periodo indimenticabile. Speriamo di incontrarci nuovamente in futuro!

Think Global, Be Global!

Le nostre storie

PwC - Global Mobility

Live the spirit of Mobility: Mobility anywhere, anytime!Un programma che offre il Network PwC. Dare un valore aggiunto alle nostre persone e ai nostri clienti. Vivere un’esperienza all'estero è un arricchimento personale e professionale. E immergersi in nuovi mondi, in nuove culture, in nuovi orizzonti e dimensioni. Un modo di mettere alla prova le proprie competenze, lasciare le paure e mettersi in gioco per poter misurare i propri limiti, i propri valori. Una sfida sempre aperta.

Networking is our business

Oltre a occuparci delle persone che fanno esperienza all’estero e che vengono dall’estero, negli ultimi anni abbiamo pensato che avevamo anche il dovere di lavorare sull’integrazione delle nostre persone provenienti da vari mondi, da varie culture, di dare anche la possibilità a chi sta per partire di scambiare due chiacchiere con chi è già tornato. Un semplice modo conviviale per stare con gli altri, per conoscersi, per scambiare esperienze di vita in ambito sia personale sia professionale. Un’iniziativa per rinforzare e arricchire le relazioni.

Creating Diversity through Global Mobility - Giving & Sharing Value!

In occasione della Diversity Week, il Global Mobility si mobilita per accentuare il valore delle nostre diversità anche al cocktail party del 20 settembre scorso, “la Diversity esiste in tutti noi”. Vogliamo concretizzare quello in cui crediamo tutti: l’unione delle nostre differenze fa la nostra forza.

Information Desk RomaRicorderete il primo evento GM a Roma che si è svolto nell'ottobre 2014. Il nostro ritorno è stato di gran successo e di interesse sulle varie LOS. I risultati del flusso riscontrato al Desk nelle giornate del 13 e 14 giugno scorso, sono stati di 42 persone (Donne 25% - Uomini 75%):Advisory 48% · Assurance 31% · TLS 17% · IFS 4%L'obiettivo del nostro intervento, oltre a dare le informazioni generali sul processo e le modalità della candidatura al programma, è anche quello di indirizzare le persone a prendere coscienza del percorso da fare, di mettere a fuoco i veri obiettivi professionali e personali, di prendere

Le nostre iniziative

atto del concetto di vivere in un ambiente culturale completamente diverso, di avere l'audacia di autovalutarsi, senza dimenticare che è un programma indirizzato sulla crescita e sui bisogni del business.

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Sabrina Chinello, back to Milan / Assurance - Insurance from London - UK

Manuel Forte, back to Udine / Deals from London - UK

Cristian Pasquetti, back to Verona / Assurance - CIPS from London - UK

Anna Nasole, back to Milan / Deals from New York - USA

Fabrizio Malinconico, back to Milan / Assurance CIPS from New York - USA

Dorina Ventrone, back to Rome / Assurance FS - Banking from London - UK

Alessandro Vitali, back to Milan / Deals from London - UK

Welcome and good luckTo our new inbound

Julien Argento, from France - Paris to Assurance FS Banking Milan (September / December 2016)Joseph Di Tullio, from USA - New York to Assurance CIPS Milan (September 2016 / 2018)

To our leaving Inbound

Michael Scott, back to the USA after 2 years secondment September 2014 - 2016 / Milan - Assurance - CIPS

To our repatriate

Sara Bettoni, back to Milan / Assurance FS - Banking from Dublin - Ireland

Rocco Braccialarghe, back to Turin / Assurance - CIPS from London - UK

Visit the website www.pwc.com/it/mobility

due anni a New York è diventata realtà. Questa città, il contatto con colleghi con background culturali e approccio alla vita anche molto diversi dal mio, mi hanno permesso di crescere non solo professionalmente.Certo ancora oggi resto spiazzato quando incrocio un collega che mi chiede «How you doing?» o «What’s up?», ma che, mentre io mi accingo a rispondere, è già lontano 10 metri e mi dà le spalle! Non posso nascondere, inoltre, che continuo a fare qualche strafalcione anche in tema di pronunciation, come quando, durante un corso in cui facevo da istruttore, dissi che «at the end of the class there is going to be a FAQ section», ma anche questi momenti sono superabili con un simpatico sorriso italiano.Ci sono alcune cose cui non mi potrò mai abituare, tuttavia gli americani hanno molte qualità che ho imparato ad apprezzare in questi due anni. Per esempio la propensione, da parte di tutti, a

The positive effects of the constant Italian environmentMathilde Biadatti, Back to Paris, France / STA May-July 2016 / Assurance Insurance Milan

The last day of my three-months secondment in Milan is approaching and as well has come the time to think about my experience here. I joined the audit team working on AXA, the insurance company. Despite my very poor level in Italian, my new colleagues welcomed me with enthusiasm, organising the classical “aperitivo” to show me how Italian people welcome foreigners, and to introduce me to the Milan habits. I should confess that during the first weeks, the main difficulty was to communicate as everyone was talking to me in Italian, even though my Italian was very poor, but I felt I could not impose on my colleagues to speak English with me. But after few weeks, I saw the positive effects of the constant Italian environment: I started to understand more properly and even answer simple sentences! My own little victory as I only took 6 months of Italian class before coming here. Hopefully, even if all the environment was in Italian, I could work in English which was much

more convenient for me. Besides I already knew the king of work I had to perform as I was used to do the same in my own office in Paris. I definitely don’t regret to have chosen Italy for my secondment: the nice and patient people, working without stress and of course experiencing la “dolce vita”. I might regret a little bit to go back to Paris so soon! Three months go definitely very fast! Enjoy your own time in Milan and in a more global way, in Italy!

mettere in discussione lo status quo. In America, e in PwC NY, tutti sono alla ricerca di modi per agire in maniera più intelligente, più efficiente, più piacevole e, in tutti i sensi, migliore. Questo tipo di approccio unisce le persone che, invece di abbattersi e lamentarsi, si ingegnano per trovare il modo per rendere migliore la loro vita e il loro lavoro. Non è un caso se è in questa città che si sviluppano ed è da questa città che si diffondono tanti dei cambiamenti che caratterizzano la nostra vita.L’esperienza all’estero non è per tutti, ma è sicuramente a disposizione di tutti. Il messaggio che vorrei trasmettere è anche un consiglio per le tante persone che, per un motivo o per un altro, hanno il timore di fare un’esperienza come questa. È facile continuare a fare le cose che abbiamo sempre fatto, più difficile è sfidare se stessi con qualcosa di nuovo, ma è proprio da questo tipo di esperienze e di sfide che si impara maggiormente.

To our leaving outbound

Valentina Benatti, from Assurance FS Banking Milan to Malta

Alberto Collovati, from Advisory BRS Milan to London / UK - September 2016 - 2017

Elena Piazzoli, from Assurance CIPS Milan to Pittsburg (Luxottica Team) - July to January 2017

Marco Vozzi, from TLS Milan to New York / USA - October 2016 - 2018

Eleonora Zago, from Assurance TICE Milan to Cambridge / UK - September 2016-2018

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WelcomePwC - Nuovi Partner

Anche quest’anno abbiamo deciso di nominare un numero di soci importante. Ciò riflette la continua crescita della nostra organizzazione, attraverso il proseguimento della politica degli investimenti, e conferma come il ruolo di Partner assuma sempre più la funzione di vettore strategico del business e, al contempo, di guida per lo sviluppo delle persone di PwC Italia.Congratulazioni ai nuovi soci e auguri per la loro futura attività professionale.

Assurance

Consulting

Fabio Chierico (Milano) entrato in PwC nel 2001, opera nell’Assurance e ha maturato significative esperienze nel settore della revisione contabile di gruppi multinazionali, in particolare nel settore delle telecomunicazioni. Nel suo percorso di carriera ha anche avuto un’esperienza di due anni nell’u�cio PwC di Amsterdam, dove ha lavorato nella revisione di importanti aziende olandesi e internazionali.

Ra�aella Preziosi (Milano) ha iniziato il suo percorso in PwC nella linea di servizio Assurance, nell’u�cio di Milano, settore Financial Services. Dopo un’esperienza di due anni in PwC Parigi è rientrata in Italia per far parte del Technical Department di PwC, dove ha maturato una pluriennale esperienza sugli aspetti contabili degli strumenti finanziari. Attualmente si occupa principalmente di revisione contabile di clienti bancari.

Alessandro Turris (Milano) ha iniziato la sua carriera in PwC occupandosi di revisione contabile di clienti di medio-grandi dimensioni e successivamente di progetti di transizione agli IFRS. Ha maturato una significativa esperienza internazionale in campo accounting, presso il Global Technical Team di PwC Londra, specializzato su tematiche IFRS e poi, in qualità di project manager, presso la European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) a Bruxelles. Dal 1 luglio 2015 ha assunto la responsabilità della funzione Technical Accounting di PwC.

Danilo Andriani (Milano) Andriani entra in PwC nel 2008 nell’u�cio di Londra e si trasferisce in PwC Italia nel 2011, dopo avere maturato oltre dieci anni di esperienza all’estero nella consulenza direzionale, in progetti di cambiamento e trasformazione del modello di business. In Italia ha seguito diversi progetti di business service transformation per grandi clienti nazionali ed internazionali nel settore Consumer and Industrial Products, volti al miglioramento ed e�cientamento delle funzioni di supporto al Business.

Riccardo Donelli (Milano) da 20 anni si occupa di consulenza nell’ambito della gestione delle risorse umane. Dopo una laurea in ingegneria e una breve esperienza in azienda, si è dedicato alla formazione e alla attuale specializzazione. Ha fondato una società di consulenza focalizzata anche su progetti di natura tecnologica a supporto della funzione risorse umane. Nel 2008 entra in PwC con un team di persone; da allora si occupa di fornire ai clienti Italiani e internazionali le soluzioni più innovative e sostenibili per realizzare la loro strategia di gestione delle persone. Oggi è responsabile del gruppo People & Organisation di PwC.

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Deals

TLS

Gianpaolo Chimenti (Milano) dopo una iniziale esperienza in PwC a Roma e un MBA, ritorna in PwC nel 2008 dove contribuisce allo sviluppo del settore Energy & Utilities in ambito Deals. Gianpaolo ha maturato significative esperienze con primari operatori del settore Energy e presso le principali aggregazioni di ex municipalizzate, sviluppando competenze sulle tematiche della pianificazione industriale e del business development, con un particolare focus sulla distribuzione e vendita di gas, energia elettrica e sull’ambiente. Nel corso della sua carriera Gianpaolo ha partecipato alle principali operazioni societarie del settore di competenza.

Giuseppe Rana (Milano) opera nel gruppo Deals dove ha maturato un’esperienza pluriennale nell’assistenza di clienti corporate e private equity nell’ambito di operazioni straordinarie con specifica focalizzazione sulle attività di due diligence finanziaria. Ha lavorato nell’u�cio PwC di New York per tre anni. Nel corso della sua carriera ha assistito vari investitori stranieri, in particolare americani, su transazioni cross border. Coordina le attività Deals per il settore Telecomunicazioni e Media.

Riccardo Maria Togni (Roma) ha maturato una pluriennale esperienza in attività di Project Finance e di Public-Private Partnership assistendo, in qualità di financial advisor, clienti sia pubblici sia privati (concessionarie, società di costruzioni, fondi infrastrutturali). I principali settori in cui Riccardo oggi opera sono Trasporti e Infrastrutture, Sanità, Energie Rinnovabili.

Ugo Cannavale (Milano) ha iniziato la sua carriera in PwC nell’u�cio di Milano, dedicandosi a clienti Corporate su operazioni di fiscalità internazionale e straordinaria. Si è poi specializzato in tematiche di transfer pricing, procedure amichevoli, assistenza in contenziosi in materia di prezzi di trasferimento e procedure di risoluzione delle controversie internazionali quali Mutual Agreement Procedure.

Carlo Romano (Roma) avvocato cassazionista, ha 20 anni di esperienza in Italia e all’estero come tributarista ed esperto di fiscalità internazionale e comunitaria. In particolare, si occupa della gestione di verifiche fiscali complesse e di contenziosi dinanzi alle Commissioni Tributarie, alla Corte di Cassazione e alla Corte di Giustizia, oltre che della risoluzione di controversie nazionali e internazionali attraverso strumenti alternativi al contenzioso (procedure amichevoli, Mutual Agreement Procedure, arbitrati, accertamenti con adesione e conciliazioni). È dottore di ricerca in diritto tributario internazionale comparato, avendo conseguito un Ph.D. cum laude presso l’Università di Groningen “RUG” (Paesi Bassi) (1999-2002), dopo aver svolto un periodo di ricerca presso la New York University, NYU School of Law nel 2000. È stato ricercatore presso l’International Bureau of Fiscal Documentation di Amsterdam dal 1997 al 1998 e presso l’IBFD Government Consultancy Department di Amsterdam nel 1999. È docente in diversi corsi per funzionari del Ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle Entrate.

Marco Vozzi (Milano) ha maturato significative esperienze in studi italiani di alto livello prima di trasferirsi dieci anni fa in PwC Tax and Legal Services, u�cio di Milano, dove all’interno del team Financial Services ha iniziato a occuparsi della fiscalità dei mercati finanziari e dei fondi di investimento, di redditi di impresa e tassazione dei gruppi. È inoltre esperto di fiscalità internazionale, di fusioni e acquisizioni, di transfer pricing per il settore finanziario, di operazioni di debt restructuring e di fiscalità dei piani di incentivazione del management. È attualmente responsabile del nucleo di professionisti che segue gli aspetti fiscali del settore Asset & Wealth Management ed è stato consulente fiscale dell’European Fund and Asset Management Association (EFAMA) da gennaio 2012 a novembre 2014.

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PwC - Il congedo di un socio storico

Buon viaggiodi Aurelio Fedele

Tutto potevo immaginare da studente, tranne di fare il "revisore" per 35 anni. Avvenne per caso, su insistenza di un collega di studi che mi mostrò un annuncio di ricerca di personale della Price Waterhouse SaS di Renzo Latini e Co. Un treno che passò e che presi a volo, anche se poco convinto in quanto mi sarebbe piaciuto dedicarmi alla consulenza aziendale. Ma i treni spesso portano lontano e da quel giorno il mio viaggio è stato lungo, faticoso, ma terribilmente entusiasmante e motivante. Devo un grazie alla vita e alla PwC che hanno permesso di trasformare uno studente squattrinato in un professionista, spero apprezzato dagli altri.

Le opportunità che offre PwC sono immense e bisogna saperle cogliere, nel rispetto dell'organizzazione e delle sue regole, ma mettendoci del proprio, per svolgere il proprio lavoro facendo proprie le esperienze di chi ci ha preceduto, ma anche innovando a favore dei più giovani. Il mondo evolve molto velocemente, e chi opera in una società leader come PwC deve necessariamente stare al passo, lavorando in squadra, ma anche, come ho cercato di fare, lavorando “a modo mio”. Non è facile talvolta essere il primo a portare innovazioni aprendo strade non conosciute.

La capacità di innovare e di rinnovarmi mi ha dato tante

soddisfazioni professionali anche fuori dalla Firm (l'esperienza di 6 anni di vicepresidente della Confindustria Napoli, quella di 10 anni di Consigliere dell'Ordine dei Commercialisti di Napoli, la presidenza dell'UCID, la nomina di componente della sezione internazionale dell'OIC, su indicazione del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, i tanti anni di docenza universitaria alla Federico II di Napoli e alla Luiss di Roma ecc.), oltre naturalmente alla partecipazione alla crescita dell'ufficio di Napoli di PwC, alla responsabilità dell'area API, nonché all’acquisizione e gestione di un consistente portafoglio clienti.

Traguardi inimmaginabili da studente, e che è stato possibile raggiungere grazie al consistente, tenace e in molti casi affettuoso supporto dei colleghi con cui ho avuto il piacere di lavorare e di coinvolgere anche nelle attività esterne alla Firm. In questo lungo viaggio ho incontrato centinaia di persone, dentro e fuori la Firm, con caratteristiche completamente diverse, che mi hanno insegnato a vivere e a svolgere con professionalità la nostra attività. A tutti loro devo un grazie. La tentazione di descrivere i momenti di entusiasmo e di emozione vissuti con tanti di voi è forte, ma sono troppi per questo breve articolo e sono sicuro che rimarranno per sempre nei miei ricordi. Auguro a voi che avete avuto la pazienza di leggere queste mie riflessioni, di avere il vostro "viaggio" e di godere delle soddisfazioni che ho avuto nel mio.

Ps: ora devo andare: sta passando un altro treno!

30 giugno 2016 1° luglio 2016Com'è cambiata, in un attimo, la mia vita :-)

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PwC - L'ampliamento della nostra value proposition

DEALS: i nuovi servizi strategiciCome Deals e come Firm vogliamo essere ancora più vicini ai nostri clienti, in una relazione di lungo periodo con una proposta che includa tutte le componenti dalla Strategia alla Execution. Questo, nell’incertezza macroeconomica e politica, è possibile con una decisa strategia di ampliamento e integrazione della nostra value proposition, sapendo far leva sui servizi anticiclici e sviluppando competenze specifiche di industry, come già dimostrato per Financial Services ed Energy. Di seguito trovate alcuni dei nuovi servizi su cui abbiamo deciso di puntare e per i quali abbiamo rafforzato la nostra squadra: Turnaround Management, Debt Advisory, Supporto alle Amministrazioni Giudiziarie e ai Non Performing Loans.

Turnaround ManagementPwC, con l’introduzione dei servizi di Turnaround Management e Chief Restructuring Officer o CRO, è ora in grado di fornire un concreto supporto manageriale ad aziende in crisi. Il nostro team, composto per rispondere a esigenze multidisciplinari, assiste il cliente nella definizione di un realistico e concreto piano di intervento operativo finalizzato alla stabilizzazione e al rilancio del business. Ma soprattutto, e qui sta la novità del modello del nuovo servizio, PwC si incarica anche della implementazione del piano mettendo in campo leadership, risorse di management e strumenti di gestione che integrano e rafforzano il team di management del cliente in un momento straordinariamente critico nella vita dell’impresa. Il nuovo servizio va così a completare la già vasta gamma di servizi che PwC mette in campo per dare una risposta al mondo della crisi di azienda.

Referente: Marco Ghiringhelli. Esperienza sia come manager d’azienda sia come consulente, con numerosi progetti di turnaround in molti settori diversi. Consigliere del Chapter Italiano di Turnaround Management Association, membro dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, dei Revisori Contabili,

iscritto all’Albo dei Giornalisti, autore di pubblicazioni di M&A.

Debt AdvisoryIl team di Debt Advisory assiste il cliente nella definizione e implementazione della struttura finanziaria/patrimoniale ottimale, anche attraverso l’individuazione del prodotto finanziario (debito bancario, minibond, quasi equity etc) più idoneo alle migliori condizioni di mercato. Tipicamente, si tratta di operazioni per il rifinanziamento del debito esistente, nuova finanza, finanza per acquisizioni, finanza strutturata o rinegoziazione dei covenant.Questo servizio oltre a soddisfare una necessità del cliente, consente di rafforzare il dialogo strategico con il top management/azionista e pertanto di instaurare e sviluppare nuove relazioni di business. È pertanto un servizio complementare e sinergico a molti altri servizi offerti da PwC.

Referente: Alessandro Azzolini. 16 anni di professione nel mercato del debito, le esperienze più rilevanti in Rothschild Debt Advisory e Royal Bank of Scotland, lavorando tra Milano e Londra.

Supporto alle Amministrazioni GiudiziarieLa necessità di questo servizio si presenta quando l’autorità giudiziaria emette un Provvedimento di sequestro di un complesso di beni, spesso costituito da gruppi aziendali di rilevanti dimensioni. A questo si accompagna la nomina di un Amministratore Giudiziario con responsabilità di custodia, conservazione e amministrazione, e se possibile incremento della redditività. Si tratta di una misura di contrasto della criminalità, a cui i Tribunali di tutta Italia stanno facendo ricorso con frequenza crescente.Grazie al network di professionisti e al complesso di competenze multidisciplinari di cui è dotata, PwC è l’interlocutore in grado di rispondere in maniera ottimale alle numerose e complesse esigenze che l’Amministratore Giudiziario e la stessa società oggetto del Provvedimento devono affrontare in un momento così delicato.

Referente: Andrea Santolini. Dopo 15 anni in revisione, dal 2014 è al gruppo Forensic e ha la responsabilità strategica, commerciale e operativa del settore Amministrazioni Giudiziarie.

Supporto NPLs / Non Core Assets disposal Il team nasce con l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta di crediti deteriorati sul mercato italiano, affiancando i diversi interlocutori nelle rispettive strategie di gestione/dismissione e/o investimento. Il team italiano aiuta infatti sia le banche nelle loro strategie di gestione, ristrutturazione e dismissione sia gli investitori internazionali nelle loro scelte di investimento e integrazione post deal.Con queste competenze specialistiche, PwC integra e completa la propria value proposition in un settore e in un momento particolarmente complessi: basti pensare ai 340 miliardi di Euro di crediti deteriorati in carico alle banche italiane. Le banche italiane devono trovare soluzioni credibili al problema e PwC è pronta a mettersi in gioco. Referenti:

Patrizia Lando. Associate Partner in PwC, specializzata nella analisi e valutazione di NPLs, cartolarizzazioni e relativi rating.

Katia Mariotti. Un inizio di carriera nell’allora neonato Transaction Services di PwC da cui esce nel 2005 per passare in Royal Bank of Scotland, banca inglese cui ha dedicato gli ultimi 12 anni lavorando tra Milano, New York e Londra e rivestendo diversi incarichi: Leveraged

Finance Origination and Execution (2005-2009), Restructuring (2009-2014) ed infine come Coverage Banker con responsabilità inter alia di sostenere la banca nel proprio processo di deleverage sia in Italia che all’estero (2014-2016).

Vito Ruscigno. Director in PwC, specializzato nell’analisi e valutazione di NPLs e nella gestione di operazioni straordinarie inerenti alla loro compravendita.

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PwC - People

di Katia Sotteri

Ho avuto il privilegio di conoscere Nicola nell’estate 2015, per la laurea della sua fidanzata Elena. Era già in cura da circa un anno.Lo voglio ricordare così, come mi apparve quando lo conobbi. Un giovane uomo che, nonostante la sua condizione, si presentava sempre solare, altruista, propositivo, ambiziosissimo.Mi ha colpito subito la sua immensa voglia di vivere, la sua determinazione e la disarmante dignità che lo ha contraddistinto sino all’ultimo. La sua grande umiltà e intelligenza.Sempre pronto a offrire una parola di conforto e supporto al prossimo. Rendeva tutto molto semplice, insomma.I suoi conoscenti più stretti lo hanno definito un guerriero. Lo era stato per tutta la sua vita, il guerriero che non sprecava tempo e che invitava a fare altrettanto.Era una vera forza della natura Nicola. Io lo devo ringraziare infinitamente perché, per il breve tempo che abbiamo avuto a disposizione, mi ha insegnato moltissimo. Mi ha regalato spunti di vita preziosissimi. Lo porterò sempre nel cuore, questo giovane uomo dai valori profondi. Una rarità.Voglio condividere con voi “il suo Credo” che scrisse mentre era ricoverato ad Aviano:

“Credo in una sola vita, gioiosa e generosa, creatrice di gioie e dolori, di tutte le virtù e i vizi.

Credo in un solo modo di viverla, sempre vigile, pronto a cogliere l’attimo, nata dalla voglia di donare prima di ricevere.

Gioia da gioie, sfida da sfide, emozione da emozioni.

Vere emozioni generate non create della stessa sostanza delle persone che le evocano, per le quali si è grati o con giudizio ponderate.

Per me voglio solo il meglio, richiedo il meglio e dono il meglio.

Cerco costantemente di migliorarmi, migliorare l’ambiente circostante e la vita degli altri.

Si lavora sempre e solo a regola d’arte, nelle difficoltà e nelle sconfitte non ci si abbatte, ci si pone obiettivi raggiungibili ma sfidanti e raggiunti gli uni, ce ne saranno degli altri.

Credo nell’amicizia e nell’amore che sono sostanzialmente la felicità in vita.

La lealtà e l’empatia muovono armoniosamente le gesta del mio operato in comunità e in famiglia.

Credo nella tranquillità derivante da azioni meditate scaturite da pensieri fiduciosi nel futuro e solidi in coerenza.

Professo una sola regola di amare il prossimo come me stesso. E aspetto perché il meglio deve ancora venire.”

NiKo.

Il “credo” del guerrieroUn ricordo del nostro collega Nicola Agnoletto

Il suo sorriso alla vita

Per me ricordare Nicola è al contempo difficile e piacevole. Difficile per i tragici eventi che sono seguiti, piacevole perché di Nicola posso solo serbare bei ricordi. Ricordo anzitutto quando mi fu sottoposto il suo CV. Oltre a essere professionalmente interessante per un ragazzo della sua età, alla domanda di come avesse conosciuto PwC rispose che ci aveva visto in azione su un nostro cliente dove stava facendo uno stage. Incuriosito, lo feci convocare subito, e subito mi piacque il suo stile sobrio, nonostante un curriculum accademico di grande qualità. Gli chiesi come fosse stata l’esperienza sul cliente dove ci aveva conosciuti, e lui: «Bellissimo… e poi grande azienda, grande città…», e io: «E allora perché non sei rimasto lì?». Senza esitare, con una naturalezza disarmante, mi disse: «Ho dovuto interrompere per un problema di salute… Una neoplasia». Al mio silenzio, ovviamente imbarazzato, fece seguito con «Ma ora è tutto risolto!». E vedendo i suoi occhi brillare, pensai che non sempre la vita sorride a chi sorride a lei, e decidemmo di assumerlo. Quando era in ufficio a Milano, sedeva sempre allo stesso posto, e nonostante sia nostro standard, e glielo avessi detto varie volte, non riusciva a darmi del “tu”. Sempre «Buongiorno», mai «Ciao», fino a doverlo “minacciare” che avrei preso questo elemento in considerazione in sede di valutazione. L’ultima volta che lo vidi era metà luglio, ci incrociammo in ufficio e lui «B… Ciao!», e io: «Finalmente hai imparato!», e scoppiammo a ridere. Sono felice che l’ultima immagine che ho in mente di Nicola sia proprio quella del ragazzo solare e sorridente che ho avuto la fortuna di conoscere.

Pietro Penza

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Una storia a due voci: Serena Cova e Valentina Canicatti, da PwC a Tupperware

La catena della fiduciaPwC - Alumni Story

«Serena ma ti sembra una foto professionale?», mi si potrà chiedere.Molto professionale! In Tupperware ogni funzione è coinvolta nel core business e quindi siamo assolutamente preparati sulle caratteristiche e l’utilizzo dei prodotti dei quali alla fine non riusciamo più fare a meno anche nella nostra vita privata.

Sono Serena Cova, Finance Director di Tupperware Italia dal 2012, dopo ben vent’anni trascorsi in PwC. Chi non conosce Tupperware? Azienda leader nella vendita diretta di contenitori per alimenti e utensili da cucina. Da quando ho iniziato a lavorare per questa azienda ho ormai fatto l’abitudine al commento entusiasta degli interlocutori che mi raccontano di come abbiano ancora in uso contenitori che risalgono alle loro nonne! Tupperware Brands, società quotata alla borsa di New York e presente in oltre 120 Paesi nel Mondo, nasce negli anni ’40 da una combinazione di successo: l’intuizione di Earl Tupper, che inventa i contenitori e il sigillo in polietilene ermetico all’aria e ai liquidi, si lega all’idea di commercializzazione attraverso la dimostrazione negli “Home Party” inventata dalla mitica Brownie Wise.I valori su cui l’azienda storicamente punta sono l’opportunità offerta a tutte le donne: soluzioni in cucina per semplificare la vita o per proporre un lavoro conciliabile con la famiglia. Ma anche la promessa di divertimento in cucina, grazie a prodotti innovativi e pratici. Tupperware è un’azienda attenta al sociale, che da sempre si preoccupa del benessere dei dipendenti e della forza vendita, che ascolta le esigenze della clientela, convinta che ogni individuo sia responsabile della salute e della prosperità del pianeta. L’azienda si è rinnovata negli anni e si è impegnata a sviluppare sempre più prodotti ecofriendly, prodotti concepiti per durare nel tempo ed evitare gli sprechi dovuti a imballi non riutilizzabili.Devo ammettere che i miei vent’anni in PwC, anche grazie a tutte le opportunità che ho avuto di lavorare per clienti diversi e di svolgere attività interne di methodology e training, mi avevano dato lo stesso tipo di impostazione. Non ho mai considerato la mia attività professionale qualcosa che si limitava a un mero svolgimento di mansioni. Coinvolgimento, appartenenza, etica del

lavoro sono principi che hanno sempre fatto parte di me.Per quanto riguarda il mio ruolo, da sempre ho creduto nella rilevanza della professione contabile, anche perché avevo l’esempio di mio padre. Credo fortemente che l’obiettivo di chi prepara e revisiona i conti sia di creare fiducia, e la vera leadership del professionista si manifesta proprio nel suo approccio etico, e questa la riconoscete: è scuola PwC. La maggiore gratificazione che sto trovando è la possibilità di essere business partner e di partecipare alla definizione delle strategie aziendali non solo in un’ottica di controllo dei costi, ma anche di definizione delle migliori scelte di sviluppo.

Se posso dire di aver imparato qualcosa in questi quasi 25 anni di attività professionale, credo che sia importante adattarsi, sì, all’ambiente e alla cultura, ma portare un po’ di se stessi in ogni occasione e in ogni ambiente. Non smettere mai di studiare e di approfondire e condividere con le proprie persone l’approccio e i principi in modo da creare un circolo virtuoso di crescita.

E sì, Serena è riuscita a trascinarmi su un palcoscenico.Eccoci qui al Giubileo Tupperware 2016, pronte a farci coinvolgere dall’energia e dall’entusiasmo della forza vendita. Mi chiamo Valentina Canicattì e sono Finance Manager di

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La catena della fiducia

PwC - Alumni Story

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Tupperware Italia. Se per Serena microfono e palco erano un’abitudine anche in PwC, per me è una situazione tutta nuova. Mai avrei immaginato di poter stare di fronte a un pubblico di mille persone! Ma l’esperienza è irrinunciabile: spesso siamo a contatto con concessionari e dimostratrici che quotidianamente, con passione e dedizione, presentano di casa in casa i nostri prodotti attraverso la dimostrazione durante i Party o, come li chiamiamo adesso, gli “atelier culinari”. Una fortissima rete di persone, per gran parte donne, che trovano opportunità di carriera e crescita grazie al mondo Tupperware. In Italia e nel Mondo molte persone si sono risollevate così da problemi economici, crisi personali e momenti di difficoltà o semplicemente hanno provato a lavorare, divertendosi, a contatto con nuove persone; in questo modo sono entrate a far parte di una comunità, con alle spalle un’azienda che ha creduto in loro. Una virtuosa catena della fiducia che continua a determinare il successo di questo brand. E sono molto fiera che PwC e Tupperware siano tra i più importanti ambassador dell’iniziativa He for She, che pone enfasi su come le donne stiano assumendo un ruolo sempre più importante nel mondo del lavoro. È la condivisione di principi e di esperienze che rende la squadra Tupperware di successo: ci si aiuta a vicenda, contaminando nozioni ed emozioni. E così anche io, dopo otto anni di revisione, mi ritrovo a spiegare al dipartimento marketing che la completezza è fondamentale e che le informazioni tempestive, accurate e condivise consentono di evitare errori, non solo contabili. Ritrovo ancora oggi lo stesso coinvolgimento e lo spirito di squadra che ho tante volte condiviso in PwC: come allora, lavorare orientati all’obiettivo comune ti spinge a dare molto di più del tuo impegno professionale. A volte siamo coinvolte insieme a raccontare le nostre carriere a giovani studenti: non è comune infatti che in un’azienda ci siano Finance Manger e Director donne (a dire il vero, tutto il nostro dipartimento è composto da sole donne). È sorprendente vedere come ci si aspetti da noi una sorta di “ricetta del successo”, ma il nostro obiettivo è invece quello di raccontare semplicemente la nostra esperienza. Nei loro occhi vediamo spesso la paura di sbagliare e l’ansia di scegliere il meglio per il loro futuro, ma non esiste un percorso, di vita e professionale, giusto per tutti, se non quello che consente di cogliere le opportunità, essere sempre pronti ad accettare nuove sfide, senza paura, e non sentirsi mai completi per puntare sempre a migliorarsi.

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