Ricordo di don Marino - ricordipievarini.it · UN RICORDO DI DON MARINO ... avevano la sede in...

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UN RICORDO DI DON MARINO Marino Mori nasce il 10 novembre 1923 in una famiglia di operai a Montecatini: con grandi sacrifici frequenta il seminario di Pescia e il 22 maggio 1948, a soli 24 anni, il vescovo, Angelo Simonetti, lo consacra sacerdote. Dopo un breve periodo trascorso come aiuto nella parrocchia di S. Maria Assunta di Montecatini, don Marino viene assegnato alla parrocchia di Pieve a Nievole il 7 maggio 1949, qui trova il vecchio parroco don Pietro Pacini già gravemente ammalato e subito inizia la sua opera di fecondo apostolato: Don Marino è ordinato sacerdote - in basso, don Pietro Pacini - Fonda la parrocchiale associazione della “Gioventu’ Italiana di Azione Cattolica”; - Collabora strettamente con le suore di Maria Ausiliatrice che avevano la sede in quella che era la ex casa del fascio, di lato alla casa comunale; - Istituisce una “schola cantorum” per impreziosire le messe di Pasqua e Natale; - Inizia una serie di pellegrinaggi a Montenero, a Padova, a Venezia e nel 1950 a Roma. Dimostra subito la sua venerazione per la Madonna, e la trasmette alla popolazione con i rosari nei mesi di maggio, pellegrinante tra le aie e le margini del paese, e nei mesi di gennaio e ottobre nella chiesa parrocchiale. I pievarini si affezionano a questo giovane curato, e gli dimostrano tutto il loro affetto nel 1952, quando don Marino, addobbando l’altare maggiore per una festa religiosa, cade ed è ricoverato in ospedale: una fila interminabile di pievarini gli fa visita.

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UN RICORDO DI DON MARINO

Marino Mori nasce il 10 novembre 1923 in una famiglia di operai a Montecatini: con grandi sacrifici frequenta il seminario di Pescia e il 22 maggio 1948, a soli 24 anni, il vescovo, Angelo Simonetti, lo consacra sacerdote. Dopo un breve periodo trascorso come aiuto nella parrocchia di S. Maria Assunta di Montecatini, don Marino viene assegnato alla parrocchia di Pieve a Nievole il 7 maggio 1949, qui trova il vecchio parroco don Pietro Pacini già gravemente ammalato e subito inizia la sua opera di fecondo apostolato:

Don Marino è ordinato sacerdote - in basso, don Pietro Pacini

- Fonda la parrocchiale associazione della “Gioventu’ Italiana di Azione Cattolica”; - Collabora strettamente con le suore di Maria Ausiliatrice che avevano la sede in quella che era la ex casa del fascio, di lato alla casa comunale; - Istituisce una “schola cantorum” per impreziosire le messe di Pasqua e Natale; - Inizia una serie di pellegrinaggi a Montenero, a Padova, a Venezia e nel 1950 a Roma.

Dimostra subito la sua venerazione per la Madonna, e la trasmette alla popolazione con i rosari nei mesi di maggio, pellegrinante tra le aie e le margini del paese, e nei mesi di gennaio e ottobre nella chiesa parrocchiale.

I pievarini si affezionano a questo giovane curato, e gli dimostrano tutto il loro affetto nel 1952, quando don Marino, addobbando l’altare maggiore per una festa religiosa, cade ed è ricoverato in ospedale: una fila interminabile di pievarini gli fa visita.

Ma l’opera di questo coraggioso curato non si ferma: restaura i locali della Compagnia di S. Antonio, quello che sarà conosciuto come il “salone parrocchiale”, che attrezza per i divertimenti dei ragazzi con biliardini e altri intrattenimenti per tenerli vicino e toglierli dalla strada: realizza inoltre un piccolo campo di calcio dove si svolgono tornei amatoriali.

Sono ormai sei anni che don Marino è curato a Pieve a Nievole: il 25 aprile 1954, dopo la morte di don Pacini, prende ufficialmente possesso della parrocchia: divenendo pievano di Pieve a Nievole.

La sua opera prende nuovo vigore, se così si può dire.

È infaticabile: nei primi mesi del 1956 inizia i restauri della Chiesa, e fa costruire due altari, uno dedicato a San Giuseppe e l’altro a S. Rita: l’8 dicembre i lavori sono terminati e sono inaugurati dal nuovo vescovo della diocesi, Luigi Romoli.

L’impresa successiva, è l’acquisizione della ex Casa del Fascio per ampliare l’adiacente asilo gestito dalle suore. Prima di iniziare i necessari lavori di restauro e di adattamento dell’ambiente, si presenta l’opportunità di vendere lo stesso immobile alla Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia; e come si dice, don Marino coglie la palla al balzo e con il ricavato inizia la realizzazione di un vero e proprio asilo su un terreno davanti al campo sportivo e a pochi passi dalla Chiesa.

Posa della prima pietra . A destra e in basso il giorno dell’inaugurazione, taglio del nastro e veduta del nuovo asilo

La prima pietra di questa struttura, che forse fu la più amata dalla popolazione per l’aiuto che forniva ai figli dei pievarini, fu posata il 25 aprile 1959 e dopo appena sei mesi l’edificio era pronto; don Marino lo affidò alle cure delle suore di Maria Ausiliatrice che lo tennero fino a che, impossibilitate a sostenerne i costi, nella seconda metà degli anni ottanta dovettero chiudere.

Don Marino fa infaticabilmente il catechismo per i ragazzi: a

Pieve nei locali parrocchiali e in Via Nuova, che raggiunge con un Isomoto, nei locali della scuola elementare.

Don Marino su la sua Isomoto che gli permetteva l’attività pastorale nel paese. Il calice realizzato con l’oro donato dai cittadini

Ancora nel 1959 don Marino lancia l’iniziativa per realizzare un calice d’oro per la Messa: un calice, che secondo le sue intenzioni, avrebbe dovuto essere realizzato con l’oro dei pievarini, affinché questi lo sentissero proprio, durante le celebrazioni.

Nella Messa offertoriale dell’8 dicembre è raccolto oro sufficiente per la realizzazione.

Ma sono anni duri e difficili: anni di scontri ideologici tra partiti e con la chiesa, accusata dal PCI di schierarsi con la DC. Pieve a Nievole non è indenne a questa disputa nazionale e don Marino è da molti accusato di parteggiare troppo, tanto che in occasione della visita pastorale del 1961, il vescovo è accolto dal canto di Bandiera Rossa, mandato a tutto volume dalla locale casa del popolo.

Erano anni in cui anche in paese si rivivevano le dispute alla maniera di Peppone e don Camillo, e come l’illustre parroco, anche don Marino, magari con un po’ di amarezza, tira dritto e non si arrende.

L’anno 1964 è l’anno delle missioni, ma anche l’anno in cui don Marino acquista un pulmino per il trasporto dei bambini che abitano distanti dalla parrocchia, in modo da favorire la frequenza al catechismo, che viene svolto nei locali parrocchiali.

Furono gli anni in cui nacque la Comunità di Carità, anno 1965: era questa formata da un gruppo molto numeroso di ragazzi e ragazze che si occupavano della carità nella parrocchia e nel contempo

discutevano e si impegnavano in iniziative parrocchiali: e alcune coppie si sposarono proprio all’interno del gruppo.

Fu dalle discussioni e da questi incontri della Comunità che nacque l’idea di una scuola serale per gli adulti che non avevano conseguito la licenza media: fu così realizzata una scuola serale del tutto gratuita, dove anche gli insegnanti prestavano la loro opera volontariamente. La scuola iniziò nel 1968 e terminò nel 1977 quando, con l’istituzione dei corsi statali delle “150 ore” l’iniziativa non ebbe più motivo di operare.

Infine, coronando un sogno, il 12 ottobre 1968 don Marino completa la costruzione della cappella di Via Nova, che dedica a Maria Mater Ecclesia, a colei cioè che ha sempre venerato.

Seppure il sogno fosse realizzato don Marino non si ferma: nel 1973 sistema la cappella del SS.mo Sacramento, in piazza San Marco, e contemporaneamente compie lavori di restauro alla chiesa parrocchiale. Aiuta la Misericordia nel suo percorso diascita ed è tra i promotori del gruppo Fratres ai quali, in un momento di difficoltà, concede l’uso del salone parrocchiale.

Nasce una Compagnia teatrale, il Centro Culturale Nicola Buralli nel 1977 e il Centro Culturale Massimiliano Cardelli, il primo in centro, il secondo in via Nova.

Accanto alla cappella di Via Nova sorge un edificio multifunzione, con aule per il catechismo.

Ma don Marino è stanco. Dopo una parentesi difficile, giunge in suo aiuto, nel 1983, don Angelo Stragliotto che lo coadiuva nel suo ministero.

Ora, don Marino vuole restaurare l’organo storico sulla controfacciata della chiesa parrocchiale sopra la porta d’ingresso ma contrasti con la soprintendenza lo impediscono: testardo, incurante di qualsiasi critica, volle allora comprare un nuovo organo per la comunità parrocchiale e per il piccolo coro che si era formato: e fu un successo.

Nel 1985 la vita di don Marino è sconvolta da un furto sacrilego: viene rubata la corona della Madonna e il tanto amato calice.

Don Marino non si rimise mai dal dispiacere di questo furto e portò con sé un dolore che continuamente lo tormentava.

La salute di don Marino, ormai minata, ne risentì in modo particolare: e il 7 novembre del 1986 l’amato parroco muore, colpito da infarto.

I suoi funerali furono seguiti da moltissimi pievarini: la chiesa era stracolma, la piazza pure.

Don Marino non lasciò testamento, ma in un foglietto scrisse che il suo trasporto, per non recare incomodo ad alcuno, seguisse la via più breve per giungere al cimitero, cioè via Poggetto e via Cosimini.

Ebbene, non fu così, fu seguita una via intermedia, per permettere a tutti di poter seguire il feretro, almeno per un tratto. Il trasporto si incanalò giù dalla scesa della chiesa, percorse un breve tratto di via Matteotti e via Cosimini per giungere all’estrema dimora.