Ricerca Terziario Genova 2012

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Ricerca 2011 OSSERVATORIOTERZIARIO Focus Settore Ortofrutticolo Ente Bilaterale Territoriale del Terziario di Genova e provincia dell’Ente Bilaterale del Terziario di Genova e provincia Via Cesarea, 8/4 - 16121 Genova Tel. 010.55201 - 010/5520211 Fax 010.582207 - 010/5761547 [email protected] www.ebterge.it copertina ok_Layout 1 11/05/12 16.23 Pagina 1

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Ricerca Terziario 2012 - Osservatorio Ente Bilaterale Terziario Genova

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Ricerca 2011

OSSERVATORIO TERZIARIO

Focus Settore Ortofrutticolo

Ente Bilaterale Territoriale del Terziario di Genova e provincia

dell’Ente Bilaterale del Terziario di Genova e provincia Via Cesarea, 8/4 - 16121 Genova

Tel. 010.55201 - 010/5520211 Fax 010.582207 - 010/5761547 [email protected] www.ebterge.it

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Ente Bilaterale Territoriale del Terziario di Genova e provincia

OSSERVATORIO TERZIARIOFocus settore ortofrutticolo

Ricerca 2011

Genova, marzo 2012

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Presentazione ricercaL’osservatorio del Terziario 2011, commissionato dall’Ente Bilaterale del Ter-ziario di Genova, ha lo scopo di dare una visione su imprese, occupa e anda-mento del seore, a Genova e provincia, valutando l’evoluzione del mercato,le dinamiche imprenditoriali ed occupazionali, nonché le competenze profes-sionali ed i bisogni formavi delle risorse umane. La crisi che ha investo il nostro Paese, dal 2008 ad oggi, si riflee più o menonello stesso modo anche nel comparto del commercio, a livello nazionale, re-gionale e in provincia di Genova. Dal 2006 (pre-crisi) al 2009, in termini reali,i consumi in Liguria sono scesi del 3.1% rispeo al valore nazionale -3.8%(da Unioncamere Liguria 2011). Inoltre, la variazione percentuale rispeo alnumero delle imprese del commercio a Genova, tra il 2005 e il 2010, è – 2.9%,in Liguria – 3.6% nello stesso periodo. Ciò si riflee in maniera proporzionalesull’occupazione con - 12.5% sul numero occupa terziario e commercio nelperiodo 2000 – 2010; il trend occupa commercio, anni 2000 – 2010, passada 112.000 del 2000, con una punta di 120.000 nel 2003, fino ad arrivare a98.000 nel 2010. Sono aumentate le ore di cassa integrazione nel commercioin provincia di Genova da 24.600 del 2005 a 309.601 del 2010.Per contro, nel seore del terziario, che occupa il 69% delle avità economi-che in Liguria, si riflee, tra il 2005 e il 2010, un aumento in altri compar,come i servizi, e il seore hotel, ristorazione, catering (HORECA), con un au-mento nel loro insieme del 31%. Grazie alla crescita dei servizi, le imprese del terziario sono aumentate del5,7% a Genova nel periodo 2005-2010, contro il 4.9% della Liguria stesso pe-riodo.Ed è proprio la fotografia di ques da che mostra come nell’ambito della bi-lateralità gli osservatori provinciali possano essere un omo strumento permonitorare l’occupazione in relazione all’andamento del seore, all’evoluzionedel mercato del lavoro, nei suoi aspe qualitavi e quantavi. Tali studi pos-sono essere un valido supporto nei processi decisionali in ambito terziario,soprauo in un periodo in cui occorre fronteggiare crisi e cambiamen socio-economici repenni. I da ci consentono di trovare soluzioni araverso l’ana-lisi delle richieste di una clientela sempre più esigente, di faori compevisempre più mutevoli, con le conseguen necessità d’innovazione, di bisogniformavi, sviluppando un’ aenta e necessaria ricerca di sinergia tra imprese,lavoratori, istuzioni, anche in un’oca di valorizzazione del territorio.

L’osservazione precisa ed approfondita delle variabili esterne all’impresa e allesue risorse umane, che tenga presente, da un lato, aspe quali mobilità, in-frastruure, promozione locale delle avità del seore, poliche di servizioalla clientela, strategie di ricerca di qualità e prezzo conveniente delle merciofferte, dall’ altro, il finanziamento alle aziende, lo snellimento burocraco,le possibilità di finanziamento pubblico o privato per la formazione dei lavo-ratori del seore, deve necessariamente coniugarsi con strumen che dianoruolo e dignità a imprese e lavoratori. Le disposizioni del recente decreto “Salva Italia” del governo Mon, con leconseguen liberalizzazioni degli orari commerciali e dell’iniziava d’impresa,troppo spesso non conducono al giusto equilibrio tra struure ed offerte com-merciali differen, in un’oca d’intelligente di programmazione territoriale,di salvaguardia dei tempi di vita e di lavoro, con sviluppo di poliche di conci-liazione e condivisione adeguate, di rispeo delle norme sulla sicurezza, di tu-tela dell’ambiente, del patrimonio culturale ed arsco delle cià del nostroPaese.Infine, una riflessione ed un augurio: auspichiamo che il lavoro svolto da que-sto osservatorio, e dall’Ente Bilaterale del Terziario di Genova nel corso deglianni 2011-2012, sia l’inizio di una fava collaborazione con altri En territo-riali, per collegare in rete i risulta prodo dalle ricerche di comparto e pro-durre le necessarie sintesi, ae a monitorare e valorizzare sempre più il seoredel terziario.All’interno della presente ricerca è stato inoltre realizzato un “focus”, studio“ad hoc”, sulle imprese commerciali al deaglio e all’ingrosso del seore or-tofrua, alla luce della recente apertura del mercato ortofrucolo di GenovaBolzaneto, rilevando un deciso miglioramento delle avità commerciali làcomprese, in riferimento a faori quali l’accessibilità dell’impianto, l’approv-vigionamento delle merci e la compevità dell’area.

La PresidenteEnte Bilaterale Terziario di GenovaCrisna D’AmbrosioIl Vice PresidenteEnte Bilaterale Terziario di GenovaOscar Caaneo

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PremessaPresentazione della ricerca da parte della Presidenza e Vicepresidenza dell’Ente

Indice

Cap. 1 - L’osservatorio: obievi e metodologie pag. 4

Cap. 2 - Il seore del terziario a Genova e provincia pag. 62.1 Dinamica imprenditoriale2.2 Dinamica occupazionale

Cap. 3 - Le imprese dell’ortofrua a Genova ed il focus di ricerca pag. 17

Cap. 4 - Profilo aziendale pag. 25

Cap. 5 - Occupazione pag. 31

Cap. 6 - Profilo della clientela pag. 37

Cap. 7 - Mercato, servizi e compevità pag. 41

Cap. 8 - Invesmen pag. 47

Cap. 9 - Acquis pag. 50

Cap. 10 - Formazione e competenze pag. 56

Cap. 11 - Mercato di Bolzaneto pag. 60

Cap. 12 - Considerazioni conclusive pag. 62

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4cap.1 L’osservatorio: obiettivi e metodologia

In linea con quanto previsto dal CCNL (Contrao Collevo Nazionale di Lavoro)e dalla proposta di revisione degli statu degli En Bilaterali Territoriali, mol con-tra territoriali s’impegnano a costuire, nell’ambito della bilateralità, Osserva-tori provinciali al fine di monitorare l’occupazione in relazione all’andamento delseore e alla evoluzione del mercato del lavoro nei suoi aspe qualitavi e quan-tavi.

Inoltre, è demandata a ques Osservatori una valutazione del seore che con-senta alle par sociali di avere ulteriori elemen conoscivi al fine di definire unaserie di parametri sulla cui base procedere all’erogazione salariale di secondo li-vello.

In questa nuova fase, quindi, lo strumento dell’Osservatorio diventa necessarioall’azione della bilateralità nelle sue componen e in modo più estensivo può rap-presentare un valido supporto ai processi decisionali in ambito terziario.

E’, infa, importante capire, in provincia di Genova, quali sono le dinamiche delcomparto, come reagiscono le imprese a fronte della congiuntura sfavorevole,quali indicatori socio-economici mostrano e che incidenza rivestono sui bilancidelle imprese, sui processi produvi e sull’occupazione.

Il modello di ricerca realizzato ha consento all’Ente Bilaterale di costuire l’Os-servatorio provinciale di seore che ha risposto in primo luogo agli obievi pre-de, araverso un monitoraggio connuo di aspe quali:

- l’evoluzione del mercato;- la dinamica imprenditoriale;- la dinamica occupazionale;- i fabbisogni formavi.

Inoltre, l’analisi ha consento di comprendere le strategie, gli strumen e i metodiin favore dell’occupazione e del posizionamento compevo delle imprese ge-novesi del commercio specializzato di ortofrua sia al deaglio sia all’ingrosso.

L’auale ricerca, infa, ha avuto come obievo anche quello di monitorare ilseore dopo la realizzazione e apertura del Mercato Generale di Bolzaneto e, inparcolare, per quanto riguarda il commercio al deaglio specializzato, di raffron-tare una serie di indicatori imprenditoriali da un punto di vista temporale fra lasituazione odierna e quella antecedente l’apertura del mercato e facente riferi-mento ad un’analoga ricerca di seore sullo specifico comparto del deaglio rea-lizzata dall’Osservatorio dell’Ente nel 2008.

La metodologia di ricerca è stata basata su due fasi di lavoro principali:

Analisi generale delle dinamiche imprenditoriali e occupazionali del ter-ziario e del commercio a Genova e provincia;

Analisi generale del comparto ortofrua a Genova e riferimen di con-testo del mercato;

Indagine sul campo (realizzata nel periodo autunno-inverno 2011-2012,araverso somministrazione di un quesonario) ad un campione ragio-nato e significavo d’imprese del focus di ricerca (ortofrua al deaglioe all’ingrosso).

Infa, il metodo ha previsto, da un lato, la raccolta da varie fon e l’elaborazionedi una serie di da quantavi e qualitavi delle imprese del seore e, dall’altro,la realizzazione di un’indagine sul campo, auata con la somministrazione di unquesonario (“di persona”, araverso incontri fissa) da parte di operatori di ri-cerca ad un campione ragionato e significavo di imprese stesse per reperire da,informazioni e opinioni di processo, di metodo e di tendenza.

Nello specifico, la principale definizione del campione di ricerca è stata quella -pologica, idenficando e definendo:

Cap. 1 - L’osservatorio: obiettivi e metodologia

A.

B.

C.

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Commercio al deaglio nei negozi priva tradizionali

Commercio al deaglio nei merca e ambulante

Commercio all’ingrosso presso il Mercato Generale di Bolzaneto

L’osservatorio: obiettivi e metodologia cap.1

- le imprese del commercio specializzato di ortofrua ed in parcolare dei seg-men:

Al termine sono sta elabora e integra sia i risulta dell’indagine sul campo siai da quan-qualitavi raccol da altre fon.

Questo consente ora, presso la bilateralità, di avere:

una ‘fotografia’ precisa del seore a livello provinciale rispeo alle tema-che di competenza dell’Ente individuate per lo specifico segmento di avità(focus);una banca da di sistema i cui da oggevi ‘a libreria’ sono consultabili einterpretabili da parte delle varie componen sociali e istuzionali.

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Cap. 2 - Il settore del terziario a Genova e provincia

Quando parliamo di seore terziario dobbiamo ricordare che abbraccia una seriearcolata di avità, un universo non sempre riconducibile e rispondente a dina-miche omogenee e che costuisce il primo seore dell’economia provinciale peravità, imprese e lavoratori. In primo luogo fra le avità terziarie bisogna disn-guere fra il terziario di mercato, espressione di sogge economici che operanonel seore (le imprese) e terziario di servizio pubblico, nel quale sogge non eco-nomici svolgono in genere avità a favore della collevità (es. pubbliche ammi-nistrazioni, forze di polizia, forze armate, servizi sociali, pubblica istruzione,servizio sanitario nazionale, ecc.). Compito della bilateralità è, però, quello di rap-presentare le componen del terziario di mercato, cioè imprese e lavoratori e ilnostro macroambito di ricerca è posto all’interno di questo quadro.Diciamo macroambito poiché, in realtà, la bilateralità promotrice dell’Osservato-rio Terziario rappresenta sì le imprese e i lavoratori del terziario di mercato ma diseori e segmen di avità che rientrano nel Contrao Collevo Nazionale diLavoro (CCNL) del seore terziario (in parcolare commercio e servizi).Da ques seori e segmen, quindi, è stato generato il focus della presente ri-cerca, che ha riguardato, come ricordato nel capitolo precedente, il commerciospecializzato di ortofrua al deaglio e i grossis di ortofrua che operano nelMercato Generale di Bolzaneto.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 2.1 - N. imprese totali - Genova, 2011

cap.2 Il settore del terziario a Genova e provincia

Nel graf. 2.1 si vede come, in valore assoluto, il numero delle imprese del terziarioin provincia di Genova sia ampiamente maggioritario rispeo agli altri macroset-tori. Nel 2011, infa, su un totale di 72.089 imprese ave presso il registro im-prese, risultano ben 49.781 imprese rientran nelle avità del terziario, suddivisetra 22.247 imprese del commercio, 21.571 dei servizi e 5.963 dell’ho.re.ca. (hotel,ristoran e catering), mentre 13.526 sono imprese di costruzioni, 6.491 sono del-l’industria e 2.291 dell’agricoltura.

2.1 Dinamica imprenditoriale

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In termini percentuali il terziario rappresenta ben il 69% delle imprese iscrie allaCamera di Commercio di Genova, quelle industriali il 28% e quelle dell’agricolturail 3%.

In termini percentuali (graf. 2.3) l’andamento 2005-2011 è più comprensibile intua la sua entà. Su una crescita totale del numero di imprese del 4% registratain provincia, è il seore ho.re.ca. (hotel, ristoran e catering), con una crescitadel 31%, quello che manifesta la migliore performance. Anche le costruzioni nonvanno male (in termini di numero di imprese) e vedono un aumento del 18%. Iservizi aumentano, ma in minore entà, con un + 10%. I seori agricolo, indu-striale e commerciale, invece, contano perdite rispevamente del 22%, del 16%e del 3%, con l’ulmo dato, quello del commercio, in controtendenza rispeo aglialtri seori del terziario.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

il settore del terziario a genova e provincia cap.2

Graf. 2.2 - Quota percentuale imprese totali - Genova, 2011 Graf. 2.3 - Trend 2005-2010 percentuale imprese totali suddiviseper seore - Genova, 2011

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 2.5 - N. imprese terziario - Genova, 2011

Le imprese che fanno parte del terziario in provincia di Genova al 2011 (graf. 2.5)sono ben 49.781, suddivise in 22.247 imprese del commercio, seguite dai servizicon 21.571 unità e da 5.963 imprese del seore ho.re.ca. (hotel, ristoran e ca-tering).

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 2.4 - N. imprese totali suddivise per seore e per area - Ge-nova, 2011

Nel graf. 2.4 abbiamo operato, sul totale imprese, una suddivisione per seoriomogenei di avità e per area, disnguendo tra Genova metropolitana e il restodel territorio provinciale. La provincia di Genova conta 72.089 imprese ave al 2011, di cui 2.291 apparte-nen all’agricoltura (che comprende anche l’agricoltura di mare), 20.017 all’in-dustria (che comprende anche il seore delle costruzioni) e ben 49.781 unitàappartenen al terziario di mercato. Territorialmente le imprese sono concentrateprevalentemente nel comune di Genova, dove troviamo 36.543 imprese del ter-ziario contro le 13.238 della provincia, 12.240 dell’industria a fronte delle 7.777del resto della provincia e solo 490 dell’agricoltura che trova una maggiore distri-buzione fuori Genova con 1.801 unità ave.

cap.2 Il settore del terziario a Genova e provincia

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Nel graf. 2.6 si vede bene come le 49.781 imprese del terziario siano divise tra levarie categorie (Cod. Ateco). E’ interessante notare, come si diceva in premessa,la variegata pologia di avità di queste imprese: dal commercio (il numero piùrilevante con 22.247 unità), alle avità immobiliari, a quelle finanziarie, ecc.Ognuno di ques segmen, infa, è soggeo a differen dinamiche di mercatoe questo pone il fao di come sia di difficile interpretazione, se non talvolta pocoproduvo ai fini di specifiche analisi, il voler ricondurre il tuo a un unico quadrocomune.

Provvedendo ad analizzare la distribuzione areale delle imprese totali, disntenei seori che le compongono, è in evidenza la massiccia concentrazione delleavità a Genova. Infa, nel comune hanno sede oltre i due terzi delle impresetotali della provincia, per l’esaezza il 68% e ben il 73% delle imprese del terziario.Tra queste le imprese dei servizi con sede a Genova toccano il 76% delle imprese,seguite da quelle del commercio con il 73%. Unica eccezione le imprese del set-tore ho.re.ca. (hotel, ristoran e catering), dove Genova deene “solo” il 63%contro un 37% della provincia, grazie all’effeo della zona del Tigullio e del GolfoParadiso.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 2.6 - N. imprese terziario per categoria - Genova, 2011 Graf. 2.7 - Distribuzione areale delle imprese totali suddivise perseore - Genova, 2011

il settore del terziario a genova e provincia cap.2

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da Infocamere

Graf. 2.9 - Variazione percentuale n. imprese commercio in Liguria(2005-2011)

Interessante vedere l’andamento percentuale di ogni seore e, in parcolare,quello che riguarda il commercio (graf. 2.9). La Liguria mostra un dato negavocon una diminuzione del 4,2%. Andando, poi, a verificare l’andamento nelle varieprovince, si nota che tue registrano una perdita dello stock delle imprese nelperiodo considerato, ma se Genova perde il 3,2%, meno della media regionale,Imperia il 4,0%, Savona il 5,1%, è la provincia di La Spezia che registra il decre-mento più accentuato con un -7,7% delle imprese.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da Infocamere

Graf. 2.8 - Variazione percentuale n. imprese terziario in Liguria(2005-2011)

Per avere un quadro di contesto nel quale inserire i da della dinamica impren-ditoriale del seore terziario genovese è ule fare un confronto con le altre pro-vince liguri, in termini di variazione percentuale riportata fra il 2005 e il 2011 (graf.2.8).Si può notare che, a fronte di un incremento del 4,9% registrato in Liguria, la pro-vincia di Genova registra un incremento maggiore di quasi un punto percentualerealizzando una crescita del 5,7%, seguita da Savona che incrementa del 4,3%mentre La Spezia e Imperia crescono entrambe del 3,6%.

cap.2 Il settore del terziario a Genova e provincia

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Di tu’altra tendenza, invece, la variazione del numero delle imprese del seoreservizi (graf. 2.10). La Liguria vede un incremento del 9,4% rispeo al 2005, di-stribuito in tue le province con il dato più elevato a Genova (10,1%) e quello mi-nore a Imperia (5,9%). Savona e La Spezia sono in linea con la media regionalecon un posivo +9,4%.

Per meglio comprendere la dinamica di cer fenomeni, abbiamo inserito (graf.2.11) anche il dato riguardante l’andamento delle imprese del cosiddeo seoreho.re.ca. (hotel, ristoran e catering), nel quale si nota una notevole crescita delleunità nel periodo 2005-2011 in tue le province liguri, che portano il dato regio-nale a un +24,9%. Genova e La Spezia realizzano un risultato superiore alla mediaregionale con una crescita, rispevamente, del 31,3% e del 27%. Le altre dueprovince, Imperia e Savona, crescono in misura minore 19,8% l’una e 17,1% l’altra.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da Unioncamere Liguria e ISTAT Liguria Fonte: elaborazione RVConsulng da da Unioncamere Liguria e ISTAT Liguria

Graf. 2.10 - Variazione percentuale n. imprese servizi in Liguria(2005-2011)

Graf. 2.11 - Variazione percentuale n. imprese ho.re.ca. in Liguria(2005-2011)

il settore del terziario a genova e provincia cap.2

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Fonte: elaborazione RVConsulng da ISTAT Liguria

Graf. 2.13 - Trend occupa commercio - Liguria 2000-2010

Approfondendo i da del macroseore e passando dal generale al parcolare,l’analisi circa l’andamento dell’occupazione nel commercio in Liguria indica unadiversa performance rispeo al macroseore terziario ligure. Gli occupa nel commercio, infa, (graf. 2.13) evidenziano un andamento alta-lenante di crescita e decrescita fino al 2007 quando passano, con decisione, da113.000 unità a 98.000 nel 2010. La variazione percentuale dal 2000 al 2010 è -12%.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da ISTAT Liguria

Graf. 2.12 - Trend occupa terziario - Liguria 2000-2011

Il grafico 2.12 mostra l’andamento dell’occupazione nel seore terziario in Liguriadal 2000 al 2011.Gli occupa, in termini assolu, crescono passando da 434.000 unità nel 2000 a500.000 nel 2011, esibendo una progressione di crescita connua. La variazione percentuale dal 2000 al 2011 è stata +15%.

cap.2 Il settore del terziario a Genova e provincia

2.2 Dinamica occupazionale

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In termini di variazione percentuale dell’occupazione, il grafico 2.14, espone lavariazione percentuale nel lungo periodo (2000-2010) e nelle fasi intermedie sud-divise in trienni o quadrienni, raffrontando l’andamento dell’occupazione tra ma-croseore terziario e seore commercio. Nel lungo periodo (2000-2010) glioccupa nel terziario crescono del 14,1% e nel commercio diminuiscono del12,5%.

L’andamento degli occupa nel commercio e ho.re.ca. (hotel, ristoran e catering)a Genova dal 2005 al 2010 è, come emerge dal grafico 2.15, piuosto costantesebbene tra il 2005 e il 2010 si registri una perdita occupazionale del 4%.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da ISTAT Liguria Fonte: elaborazione RVConsulng da ISTAT Liguria

Graf. 2.14 - Variazione percentuale occupa terziario e commercio,Liguria 2000-2010

Graf. 2.15 - Totale occupa commercio e ho.re.ca., Genova 2005-2010 )

il settore del terziario a genova e provincia cap.2

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da Inps

Graf. 2.17 - Numero ore CIG autorizzate commercio, Genova 2005-2010

Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni nel seore del commercio [Com-mercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al deagliodi carburan per autotrazione; Commercio all'ingrosso e intermediari del com-mercio, autoveicoli e motocicli esclusi; Commercio al deaglio (escluso quello diautoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa], a Genova,diminuiscono dal 2005 al 2007 per poi crescere in maniera iperbolica fino al 2011. Il grafico 2.17 esprime il numero delle ore in valore assoluto, dal 2005 al 2011l’incremento percentuale è del 1475%.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da Inps

Graf. 2.16 - Totale occupa commercio, Genova 2007-2010

Il grafico 2.16 mostra, in valori assolu, il numero degli occupa totali e suddivisiper pologia, dipenden e indipenden, nel comparto commercio a Genova, nel2007 e nel 2010. Nel periodo considerato predomina la stabilità, infa, gli occupa dipenden nelquadriennio sono cresciu del 2,7% (da 29.039 a 29.813 unità), gli indipendendiminui dello 0,1% (da 20.439 a 20.410 unità) e gli occupa totali nel commercioa Genova sono aumenta dell’1,5% (da 49.478 a 50.223 unità).

cap.2 Il settore del terziario a Genova e provincia

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Il grafico 2.18 propone la fotografia 2010 dell’occupazione con valori assolu inprovincia di Genova suddivisa per seori: agricoltura, costruzioni, industria, com-mercio e ho.re.ca., servizi. Gli occupa totali a Genova sono 357.000 unità, quindi, l’incidenza percentualedel seore agricoltura è 0,8% sul totale occupazione, quello delle costruzioni è6,7%, industria 13,4%, commercio e ho.re.ca 20,2%, servizi 58,8%.

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Il grafico 2.19 soolinea, soo il profilo occupazionale, ancora una volta, la ter-ziarizzazione dell’economia genovese a raffronto con il processo di deindustria-lizzazione e deruralizzazione contemporaneo.Nel 2010, infa, su 100 occupa a Genova 79 (il 79%) lavorano nel terziario, il20,1%, invece, nell’industria/costruzioni e lo 0,8% nell’agricoltura.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da ISTAT Liguria Fonte: elaborazione RVConsulng da da ISTAT Liguria

Graf. 2.18 - Numero occupa per seore - Genova, 2010 Graf. 2.19 - Indice di occupazione per seore - Genova, 2010

il settore del terziario a genova e provincia cap.2

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da ISTAT Liguria

Graf. 2.20 - Occupa dipenden e indipenden per avità di set-tore - Genova, 2010

L’occupazione dipendente, nella provincia di Genova, prevale in tu i seori conl’eccezione dell’agricoltura, come esposto dal grafico 2.20. Nel 2010, per esempio, su 357.000 occupa totali, i dipenden sono 261.000unità (266.000 nel 2007) e rappresentano il 73,1% contro le 96.000 unità degliindipenden (88.000 nel 2007) che rappresentano il 26,9% del totale occupa-zione.

cap.2 Il settore del terziario a Genova e provincia

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17 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca cap.3

Per inquadrare meglio il contesto di mercato nel quale opera l’ortofrua geno-vese esaminiamo, in questo capitolo, alcuni elemen e da essenziali che ci fannocapire meglio la realtà commerciale in termini di evoluzione della domanda edella rete di distribuzione.

Cap. 3 - Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca

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In primo luogo, se osserviamo la spesa alimentare delle famiglie in Italia (graf.3.1), l’ortofrua rappresenta complessivamente il 16,7%, suddivisa fra il 10% diortaggi e patate e il 6,7% di frua.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CSO

Graf. 3.1 - Spesa alimentare delle famiglie in Italia (rif. 2010)

L’evoluzione degli acquis di ortofrua delle famiglie italiane (graf. 3.2), in terminiquantavi (da in migliaia di tonnellate), mostra nel decennio 2000-2010 uncalo complessivo del 13%, passando da 9.522 mila a 8.280 mila tonnellate. Gli ac-quis di verdura evidenziano il calo più sensibile (-16%) e quelli della frua undecremento del 10%.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CSO

Graf. 3.2 - Acquis di ortofrua delle famiglie italiane: evoluzione2000-2005-2010

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da Osservatorio Regionale Commercio (Regione Liguria)

Graf. 3.4 - Distribuzione numero pun vendita alimentari in Liguria(rif. 2010)

In Liguria i negozi tradizionali rappresentano il 95,6% (in praca la totalità) delnumero dei pun vendita alimentari (graf. 3.4) e il 4,4% è GDO.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CSO

Graf. 3.3 - Canale commerciale dell’ortofrua delle famiglie ita-liane: evoluzione 2000-2005-2010

Nel giro di un decennio il peso dei prodo ortofrucoli distribui araverso icanali commerciali di acquisto ha subito un’evoluzione (graf. 3.3). Nel 2000, infa,la quantà di prodoo che le famiglie italiane acquistavano nei vari pun venditadella grande distribuzione organizzata (ipermerca, supermerca, discount e mi-nimerca) rappresentava il 36% del totale complessivo venduto, mentre nel 2010questa quota si è aestata al 55% del totale stesso (un aumento di ben 19 punpercentuali). In questo seore i supermerca hanno fao registrare la miglioreperformance, passando da una quota del 23% nel 2010 ad una del 34% nel 2010.Di converso, le altre forme distribuve (ambulan/merca, negozi alimentari, ne-gozi specializza, altre forme di vendita) sono passate da una quota di mercatodi quantà venduta pari al 64% nel 2000 ad una quota del 45% nel 2010. In par-colare, il segmento specifico che ha perso maggiormente è quello degli ambu-lan/merca che vendeva il 40% della merce nel 2000 e ne ha venduto il 25% nel2010. Anche i negozi specializza hanno subito, seppur in minor misura rispeoal commercio ambulante e nei merca, una riduzione della quota di venduto, pas-sando nel decennio in considerazione dal 20% al 17% del totale.

cap.3 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca

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In termini di superficie (graf. 3.5), però, il 4,4% dei pun vendita della GDO copreil 44% della superficie commerciale per il seore alimentare in Liguria.

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Le 22.247 imprese del commercio ave in provincia di Genova, sono segmentatein differen compar (graf. 3.6) e il commercio al deaglio rappresenta, con lesue 8.634 imprese, la fea più importante.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da Osservatorio Regionale Commercio (Regione Liguria) Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 3.5 - Distribuzione superficie pun vendita alimentari in Ligu-ria (rif. 2010)

Graf. 3.6 - Imprese del commercio in provincia di Genova (rif.2011)

19 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca cap.3

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 3.8 - Composizione pun vendita del commercio al deagliodi ortofrua in provincia di Genova: evoluzione 2007-2009-2011

In termini percentuali, nella composizione dei pun vendita (graf. 3.8), i negozitradizionali rappresentano il 74% del totale nel 2007 e il 79% nel 2011.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 3.7 - Pun vendita specializza del commercio al deaglio diortofrua in provincia di Genova: evoluzione 2007-2009-2011

Il numero di pun vendita del deaglio di ortofrua a Genova e provincia è, nelcomplesso, aumentato negli ulmi anni (graf. 3.7). Da 964 pun vendita nel 2007a 955 nel 2009, per giungere a 1.005 nel 2011. Nello specifico, nello stesso pe-riodo, i pun vendita in sede fissa privata (i negozi specializza) sono cresciu,passando da 718 unità nel 2007 a 797 nel 2011, mentre i merca/ambulan sonodiminui, passando da 246 unità nel 2007 a 208 unità nel 2011.

cap.3 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca

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Page 22: Ricerca Terziario Genova 2012

In termini percentuali la variazione dei pun vendita (graf. 3.9) mostra, nel pe-riodo 2007-2011, un incremento del totale pari al 4% come risultato di due con-trapposte tendenze: da un lato un incremento dei negozi tradizionali dell’11% edall’altro una diminuzione dei merca/ambulan del 15% in linea, quest’ulma,con quanto avvenuto nel lungo periodo a livello nazionale.

Analizzando la distribuzione percentuale dei pun vendita per macroarea (graf.3.10), emerge che i negozi specializza sono sempre prevalen ma, a Genova me-tropolitana, rappresentano l’81% del totale e nel resto del territorio provincialela loro quota è del 70%.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 3.9 - Variazione pun vendita del commercio al deaglio diortofrua in provincia di Genova: evoluzione 2007-2009-2011

Graf. 3.10 - Composizione percentuale pun vendita del commercio al det-taglio di ortofrua in provincia di Genova per macroarea (rif. 2011)

21 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca cap.3

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 3.12 - Imprese specializzate del commercio al deaglio di or-tofrua in provincia di Genova: evoluzione 2007-2009-2011

Il numero di imprese del deaglio di ortofrua a Genova e provincia è, nel com-plesso, aumentato negli ulmi anni (graf. 3.12). Erano 803 le imprese nel 2007,sono passate a 789 nel 2009, per giungere a 822 nel 2011. Nello specifico, nellostesso periodo, le imprese in sede fissa privata (i negozi specializza) sono cre-sciute, passando da 606 unità nel 2007 a 654 nel 2011, mentre i merca/ambu-lan hanno visto un decremento, passando da 197 unità nel 2007 a 168 unità nel2011.Come si può notare, il numero di imprese segue l’andamento del numero di punvendita e questo anche perché, nel deaglio dell’ortofrua genovese, il rapportofra numero d’imprese e numero di pun vendita è quasi pariteco: ad ogni im-presa, infa, corrisponde 1,2 pun vendita.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova, Unioncamere Liguria e ISTAT Liguria

Graf. 3.11 - Distribuzione pun vendita del commercio al deagliodi ortofrua in Liguria per provincia (rif. 2011)

A livello regionale (graf. 3.11) la provincia di Genova rappresenta il 64% di tu ipun vendita specializza di ortofrua al deaglio in Liguria. Il restante è distri-buito fra la provincia di Savona (14% dei pun vendita), quella di La Spezia (12%)e infine quella di Imperia (10%).

cap.3 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca

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Page 24: Ricerca Terziario Genova 2012

Nella composizione percentuale delle imprese (graf. 3.13) i negozi tradizionalirappresentano il 75% del totale nel 2007 e nel 2011 questa quota sale all’80%.

In termini percentuali la variazione delle imprese (graf. 3.14) ha registrato, nelperiodo 2007-2011, un incremento totale del 2% quale esito di due contrappostetendenze: da un lato un incremento dei negozi tradizionali dell’8% e dall’altro unadiminuzione dei merca/ambulan del 15%, perfeamente in linea quest’ulmacon quanto avvenuto nello stesso periodo per i pun vendita.

Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova

Graf. 3.13 - Composizione imprese del commercio al deaglio diortofrua in provincia di Genova: evoluzione 2007-2009-2011

Graf. 3.14 - Variazione imprese del commercio al deaglio di orto-frua in provincia di Genova: evoluzione 2007-2009-2011

23 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca cap.3

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Page 25: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da da CCIAA di Genova, Unioncamere Liguria e ISTAT Liguria

Graf. 3.15 - Variazione dei pun vendita del commercio al deagliodi ortofrua in Liguria per provincia: confronto 2007-2011

A livello regionale, nel periodo 2007-2011, la variazione percentuale del numerodei pun vendita specializza di ortofrua al deaglio (graf. 3.15) ha registratoper la provincia di Genova un incremento del 4% di tu i pun vendita mentrele altre province hanno segnato un decremento: Savona con -4%, Imperia con-12% e La Spezia con -19%. Questo ha determinato, complessivamente, un datoregionale di perdita di pun vendita nel periodo del -2%.

cap.3 Le imprese dell’ortofrutta a Genova ed il focus di ricerca

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Page 26: Ricerca Terziario Genova 2012

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Cap. 4 - Profilo aziendale

Il confronto fra deaglio e ingrosso mee in luce come le imprese del primo set-tore siano di più recente avità (graf. 4.1) rispeo a quelle del secondo. Nel det-taglio, infa, la maggior parte delle imprese 72% ha iniziato la propria avitàdopo il 1990, mentre, nell’ingrosso, un buon 40% delle imprese nasce prima del1980, dimostrando quindi una tradizione imprenditoriale più consolidata neltempo.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.1 - Anno inizio avità

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Dal confronto è evidente come fra ingrosso e deaglio ci siano struure impren-ditoriali differen per personalità giuridica. Il primo seore, infa, è caraerizzatodalle società di capitale per il 56% del totale (di cui un 48% di S.r.l.), mentre nelsecondo siamo di fronte ad un’azienda caraerizzata fondamentalmente (59%dei casi) dall’impresa individuale.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.2 - Personalità giuridica

Profilo aziendale cap.4

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Page 27: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.4 - Superficie di magazzino nel deaglio

Sono il 69% le imprese del deaglio che dispongono di un magazzino (graf. 4.4),la cui superficie media è di 36 m², in praca quanto la superficie media di vendita(37 m²).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.3 - Superficie di vendita

Per quanto riguarda la superficie di vendita dei prodo (graf. 4.3), il seore in-grosso ha uno spazio medio di 270 m² (esclusivamente concentrato in un unicopunto vendita), mentre nel deaglio la media superficie è di 37 m², anche quiprevalentemente concentrata in un unico punto vendita (97% delle imprese).

cap.4 Profilo aziendale

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Page 28: Ricerca Terziario Genova 2012

27

Nell’ingrosso, invece, l’83% delle imprese ha magazzino (graf. 4.5) e la sua super-ficie media è di 203 m².

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.5 - Superficie di magazzino nell’ingrosso

Alcune differenze di processo produvo fra i compar cominciano ad intravedersianche con la disponibilità di mezzi propri (graf. 4.6). La stragrande maggioranza(89%) delle imprese del deaglio, infa, dispone di un mezzo proprio per il tra-sporto dei prodo, mentre nell’ingrosso si registra solo nel 44% delle imprese.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.6 - Mezzi di trasporto dei prodo

Profilo aziendale cap.4

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Page 29: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.8 - Familiari in azienda

Il seore del commercio di ortofrua genovese è caraerizzato dalle imprese fa-miliari (graf. 4.8): infa, sia nel deaglio, sia nell’ingrosso vi sono familiari chelavorano in azienda nel 64% dei casi.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.7 - Ereditarietà dell’impresa

Una certa tradizione di connuità generazionale (graf. 4.7) appare più marcatanelle imprese dell’ingrosso, che sono ereditarie nel 60% dei casi, a differenza deldeaglio dove questa connuità vi è solo nel 26% dei casi.

cap.4 Profilo aziendale

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Page 30: Ricerca Terziario Genova 2012

29 Profilo aziendale cap.4

Un po’ differente invece, in linea anche con quanto visto nel precedente grafico4.7, la presenza dei figli che lavorano in azienda, più marcata nell’ingrosso (32%delle imprese), che non nel deaglio (21% delle imprese).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.9 - Figli in azienda

Il management dell’ingrosso è più scolarizzato rispeo a quello del deaglio (graf.4.10). Sono, infa, ben il 60% i tolari/responsabili che hanno un diploma discuola media superiore e il 12% sono laurea. Nel deaglio il 52% dei rispondenpossiede un diploma di livello superiore ma permane un 45% che dichiara di averfrequentato scuole medie inferiori. Il 3% la laurea.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.10 - Livello istruzione

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Page 31: Ricerca Terziario Genova 2012

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 4.11 - Networking associavo nell’ingrosso

Molto sviluppato, per concludere il profilo aziendale dell’ingrosso, anche il net-working associavo del seore (graf. 4.11). Ben il 96% delle imprese fa parte diuna specifica associazione imprenditoriale.

30cap.4 Profilo aziendale

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Page 32: Ricerca Terziario Genova 2012

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Cap. 5 - OccupazioneNell’affrontare il capitolo relavo all’occupazione, fruo dell’elaborazione dei daraccol araverso la fase di indagine sul campo presso il campione d’imprese,dobbiamo specificare che per quanto riguarda la definizione di occupato, che èstata e sarà ripresa più volte nel testo, l’Osservatorio Terziario ha adoato quantosancito dalla stasca ufficiale ISTAT che definisce come occupato la persona di15 anni e più che all'indagine sulle forze di lavoro dichiara:

- di possedere un'occupazione, anche se nel periodo di riferimento non ha svoltoavità lavorava (occupato dichiarato);- di essere in una condizione diversa da occupato, ma di aver effeuato ore di la-voro nel periodo di riferimento (altra persona con avità lavorava).

Inoltre, sempre rispeo alla terminologia usata di occupato indipendente e di-pendente, è bene ricordare che, nella stasca ufficiale adoata anche in questaricerca, è classificato come lavoratore indipendente: La persona che svolge la propria avità lavorava in un'unità giuridico-econo-mica senza vincoli di subordinazione. Quindi, sono considera lavoratori indipenden:- i tolari, soci e amministratori di impresa o istuzione, a condizione che effe-vamente lavorino nell'impresa o istuzione, non siano iscri nei libri paga, nonsiano remunera con faura, non abbiano un contrao di collaborazione coordi-nata e connuava;- i soci di cooperava che effevamente lavorano nell'impresa e non sono iscrinei libri paga;- i paren o affini dei tolare, o dei tolari, che prestano lavoro senza il corrispet-vo di una prefissata retribuzione contrauale né il versamento di contribu.

E, invece, come lavoratore dipendente:La persona che svolge la propria avità lavorava in un'unità giuridico-econo-mica e che è iscria nei libri paga dell'impresa o istuzione, anche se responsabiledella sua gesone. Sono considera lavoratori dipenden:- i soci di cooperava iscri nei libri paga;- i dirigen, i quadri, gli impiega e gli operai, a tempo pieno o parziale;- gli apprendis;- i lavoratori a domicilio iscri nei libri paga;- i lavoratori stagionali;

In termini di numero di occupa, le imprese del deaglio dell’ortofrua geno-vese sono una realtà di microimpresa (<10 dipenden). La media occupa (in-dipenden+dipenden) per impresa (graf. 5.1) è oggi di 2,5 unità, mentre questovalore corrispondeva a 2,8 unità nel 2008. All’interno di questo computo, se an-diamo a vedere la ‘quantà’ di lavoro dipendente prodoo, abbiamo oggi un va-lore di 0,8 unità rispeo ad 1 unità per impresa nel 2008. In praca, le impresedel deaglio hanno perso capacità occupazionale soprauo nel profilo dipen-den.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.1 - Occupa e dipenden per impresa nel deaglio

- i lavoratori con contrao di formazione e lavoro;- i lavoratori con contrao a termine;- i lavoratori in Cassa integrazione guadagni;- gli studen che hanno un impegno formale per contribuire al processo produvoin cambio di una remunerazione e/o formazione.

Occupazione cap.5

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Page 33: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.3 - Occupa e dipenden per impresa: confronto ingrosso edeaglio

Seppur con valori differen rispeo al deaglio (graf. 5.3), anche le imprese del-l’ingrosso si caraerizzano come una realtà di microimpresa, con una quantàmedia di occupa pari a 8,4 unità. Per quanto concerne, invece, il numero di per-sonale dipendente la media è di 5,7 unità, un valore comparavamente più ele-vato di quello del deaglio.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.2 - Composizione occupa nel deaglio

Infa, in termini percentuali (graf. 5.2), la quantà di lavoro dipendente per im-presa è calata di 5 pun dal 2008 al 2011, passando da una quota del 37% di la-voro dipendente all’auale 32%. Le imprese del deaglio, comunque, sonocaraerizzate da una forte presenza di lavoro autonomo (63% nel 2008 e 68% nel2011).

cap.5 Occupazione

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Page 34: Ricerca Terziario Genova 2012

Da un punto di vista percentuale (graf. 5.4) l’ingrosso rappresenta un seore incui è prevalente il lavoro dipendente (67%) rispeo a quello autonomo (33%), undato specularmente inverso a quello del deaglio nel quale prevale il lavoro au-tonomo (68% degli occupa).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.4 - Composizione occupa: confronto ingrosso e deaglio

Il differente profilo dell’occupazione dipendente deriva dal fao che nel seoredel deaglio sono ben il 56% le imprese che non hanno personale dipendente(graf. 5.5), mentre nell’ingrosso il 92% delle imprese ha dipenden.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.5 - Imprese con personale dipendente: confronto ingrossoe deaglio

33 Occupazione cap.5

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Page 35: Ricerca Terziario Genova 2012

34

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.7 - Personale a tempo determinato: confronto ingrosso edeaglio

Il 48% delle imprese dell’ingrosso (graf. 5.7) impiega personale a tempo determi-nato e la quota di tale personale sul totale personale, in coloro che adoano que-sta forma, è del 23%. Minor ulizzo del tempo determinato, invece, nelle impresedel deaglio, dove tale forma contrauale è applicata dal 24% delle imprese, conuna quota di personale del 13%.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.6 - Occupazione femminile: confronto ingrosso e deaglio

Il commercio di ortofrua a Genova è un seore a prevalenza di lavoro maschilecon un 22% di occupate donne nell’ingrosso e un 37% nel deaglio. Pur rien-trando nel commercio, queste imprese hanno un comportamento differente dallostesso seore terziario genovese, che ha un 50% di occupazione femminile e siavvicinano di più (soprauo l’ingrosso) all’industria, dove le donne sono un 15%di quota. E, comunque, deaglio e ingrosso hanno valori inferiori alla media pro-vinciale di tu i seori, che si aesta su un tasso di occupazione femminile del45%.

cap.5 Occupazione

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Page 36: Ricerca Terziario Genova 2012

Il 39% delle imprese dell’ingrosso (graf. 5.8) ricorre a personale part-me e laquota di personale part-me sul totale personale, in coloro che ulizzano taleforma, è del 9%. Nelle imprese del deaglio, invece, il part-me è presente nel47% dei casi (in praca è adoato dalla metà delle imprese) e, in esse, su unaquota di personale pari ad un terzo della forza lavoro (33%).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.8 - Personale part-me: confronto ingrosso e deaglio

Il 36% delle imprese dell’ingrosso (graf. 5.9) adoa personale straniero e la quotadi quest’ulmo sul totale personale, in coloro che ulizzano questa forma, è del4%. Nelle imprese del deaglio, il personale straniero è impiegato nel 5% dei casie con una quota di personale straniero pari al 13%. Da notare a margine la pre-senza di imprese del deaglio in cui il lavoratore straniero è autonomo e tolaredella stessa impresa.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.9 - Personale straniero: confronto ingrosso e deaglio

35 Occupazione cap.5

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Page 37: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.11 - Previsione occupa: confronto ingrosso e deaglio

Dal confronto auale fra deaglio e ingrosso (graf. 5.11) emerge che, in quest’ul-mo seore, la previsione di stabilità è maggiormente presente (84%), così comeè più omisca (8%) la previsione della crescita occupazionale. L’ingrosso, ri-speo al deaglio, sembra avere, per clientela e mercato, dinamiche differen ecomportamen certamente più espansivi.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 5.10 - Previsione occupa nel deaglio: confronto 2008-2011

La previsione dell’andamento degli occupa nel seore del commercio al dea-glio (graf. 5.10) non è sostanzialmente cambiata nell’arco di diversi anni e segnauna sostanziale percezione di stabilità. Erano, infa, il 76% le imprese nel 2008che pensavano ad un’invarianza del personale e sono il 79% quelle che la pensanonello stesso modo nel 2011. Da evidenziare che la stabilità del personale permanea fronte della registrata diminuzione di clien e di faurato, come si vedrà piùavan, nello stesso arco temporale. Il deaglio, inoltre, non sembra essere unseore ad espansione occupazionale, infa solo il 5% delle imprese ipozzanoun incremento della forza lavoro in futuro.

cap.5 Occupazione

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Page 38: Ricerca Terziario Genova 2012

37

Cap. 6 - Profilo della clientela

Confrontando la provenienza della clientela (graf. 6.1) fra ingrosso e deaglio ve-diamo come in quest’ulmo seore la prevalente sia quella ciadina (82% deiclien) a differenza dell’ingrosso dove la stessa quota è del 69%. Si registra ancheuna provenienza dalla regione nel deaglio (17%) e ovviamente nell’ingrosso(25%), oltre che, sempre in questo comparto, una provenienza da fuori regionedel 6% dei clien, a dimostrazione del potere di arazione del Mercato di Bolza-neto. Nel deaglio, invece, il fuori regione risulta essere non significavo (1%della clientela).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.1 - Provenienza della clientela: confronto ingrosso e dea-glio

I clien delle imprese del deaglio (graf. 6.2) sono in praca priva ciadini (il93%), seguono le aziende con il 6% dei casi e altri sogge non specifica e nonsignificavi.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.2 - Tipologia della clientela nel deaglio

Profilo della clientela cap.6

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Page 39: Ricerca Terziario Genova 2012

38

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.4 - Ampliamento della clientela (canali di vendita) nell’in-grosso negli ulmi tre anni

Pur se appare un seore dinamico, l’ingrosso genovese sembra avere una clien-tela abbastanza stabile in termini pologici (graf. 6.4). Sono, infa, solo il 16%quelle imprese che dichiarano di aver ampliato la propria clientela con nuovi ca-nali di vendita negli ulmi tre anni.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.3 - Tipologia della clientela nell’ingrosso

Nell’ingrosso, invece, la pologia della clientela è più arcolata (graf. 6.3). La partepiù consistente, con il 65%, è composta dai deaglian stessi che si rifornisconoal Mercato di Bolzaneto, emerge un 26% di altri grossis (è significava la quotadi mercato di prodo scambia fra grossis), segue un 4% di consumatori priva,il 3% di GDO, l’1% di forniture specifiche e l’1% di imprese del seore ho.re.ca.(hotel, ristoran e catering). Da tenere presente che le quote clien (in praca icanali di vendita) non necessariamente possono corrispondere alle quote fau-rato in modo proporzionale direo.

cap.6 Profilo della clientela

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Il confronto fra 2008 e 2011 dell’età della clientela nel deaglio (graf. 6.5) è, pro-babilmente, la risultante della trasformazione della rete distribuva commercialeavvenuta in ques anni e del possibile riposizionamento del commercio tradizio-nale che assume in alcuni quareri una funzione di presidio commerciale sociale.Come si vede, infa, nel corso degli anni, la clientela anziana è aumentata e oggirappresenta il 57% dei clien, sono diminui i giovani (dal 12% all’8%) e gli aduldi circa oo pun (dal 43% al 35%). Certo è che la popolazione anziana ha più bi-sogno di negozi di prossimità, vicino casa e dove può recarsi senza eccessiva diffi-coltà e faca. Le altre fasce d’età, invece, sono più propense, per tempo, abitudinee funzionalità, a recarsi presso centri commerciali (grandi o piccoli) della distri-buzione organizzata anche per gli acquis del genere alimentare.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.5 - Età clientela nel deaglio: confronto 2008-2011

La clientela dei deaglian genovesi di ortofrua è in gran parte femminile (graf.6.6) con il 62% dei clien di questo genere.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.6 - Genere clientela nel deaglio (rif. 2011)

39 Profilo della clientela cap.6

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 6.7 - Clientela abitudinaria nel deaglio: confronto 2008-2011

Il mutamento delle abitudini d’acquisto è confermato anche dall’abitudinarietàdella clientela (graf. 6.7). Si nota, infa, che, rispeo al 2008, la clientela abitu-dinaria (già prevalente a suo tempo con l’83% dei clien) è lievemente aumentatae oggi rappresenta l’84% dei clien. Inoltre, ques clien acquistano quodiana-mente i prodo nel 43% dei casi (nel 2008 erano solo il 18%). Sembra cambiatoin pochi anni il profilo della clientela: forse il commercio tradizionale sta diven-tando un presidio, un punto di riferimento soo casa soprauo per le personeanziane.

cap.6 Profilo della clientela

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41 Mercato, servizi e competitività cap.7

Cap. 7 - Mercato, servizi e competitività

Da un punto di vista economico il mercato non ha evidenziato negli ulmi tre anniun trend posivo. Le imprese che dichiarano, in termini percentuali, una diminu-zione del valore medio di ogni vendita negli ulmi tre anni (graf. 7.1), ponendo aconfronto le risposte 2008 e 2011, è pressoché la stessa, un 69% nel 2008 controun 66% nel 2011. Un po’ più di omismo emerge nel 2011 per quanto riguardala stabilità del valore medio di ogni vendita con il 31% delle imprese contro il 23%del 2008. Più negava la risposta relava all’aumento del valore delle vendite chepassa da un 8% nel 2008 ad un 3% nel 2011.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.1 - Valore percentuale medio di ogni vendita negli ulmi treanni nel deaglio: confronto 2008-2011

E’ evidente come, dal 2005 in poi, il commercio di ortofrua al deaglio nei negozitradizionali abbia subito una crisi. Se raffronamo l’andamento della clientela(graf. 7.2) sono, infa, sei anni che più della metà delle imprese (il 53% nel 2008e il 51% nel 2011) manifesta una diminuzione del numero dei clien rispeo aitre anni preceden la rilevazione. E sono poche (9% nel 2008 e 11% nel 2011) leimprese che nello stesso periodo dichiarano un aumento della clientela.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.2 - Andamento clien ulmi tre anni nel deaglio: con-fronto 2008-2011

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.4 - Andamento clien ulmi e prossimi tre anni nell’in-grosso

Anche al seore del commercio all’ingrosso abbiamo chiesto circa l’andamentopercentuale della quantà dei clien (die e sogge vari acquiren) quale indi-catore economico di tendenza dell’ulmo e del prossimo triennio. Negli ulmi tre anni quasi la metà delle imprese (graf. 7.4), il 48%, dichiara di averavuto una quantà stabile di clientela, il 28% dichiara un aumento e il 24% unadiminuzione dei propri clien; di fao dei da più posivi rispeo a quelli delcommercio al deaglio. La previsione circa il prossimo triennio comporta risposteche fanno impennare con il 76% l’ipotesi di stabilità della quantà di clien. Soloil 12% delle imprese riene che aumenterà il numero e sempre il 12% che dimi-nuirà. Anche in questo caso, comunque, si raccolgono da più posivi rispeo alcommercio al deaglio.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.3 - Andamento clien prossimi tre anni nel deaglio: con-fronto 2008-2011

Per il futuro (prossimo triennio) la situazione non sembra migliorare e la previ-sione (graf. 7.3) rischia di essere più omisca, come nel 2008, dove era previstauna diminuzione dei clien del 34% e poi c’è stata quella reale del 52%. Questavolta le imprese prevedono un calo della clientela nel 40% dei casi e una stabilitànel 55% dei casi. Davvero minoritarie (solo il 5%) le imprese che prevedono unincremento del numero di clien.

cap.7 Mercato, servizi e competitività

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Se andiamo ad esaminare l’andamento del faurato (graf. 7.5), la situazione èpiuosto drammaca perché crescono, nel secondo triennio di osservazione(2008-2011), le imprese che dichiarano una diminuzione di faurato nel periodoper una quota pari al 68% degli intervista a scapito della stabilità che passa daun 40% al 21%. Minoritarie (11%) le imprese che delineano un incremento di fat-turato nel periodo.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.5 - Andamento faurato ulmi tre anni nel deaglio: confronto 2008-2011

Anche per il faurato prevale in futuro (graf. 7.6), più che nel passato, una previ-sione negava. Se nel 2008 il 31% delle imprese considerava una riduzione degliincassi che poi, invece, si è aestata realmente nel 68% dei casi, nel 2011 sono il47% gli esercizi che prevedono un’ulteriore diminuzione del faurato nei prossimitre anni. Sempre un 47% delle imprese valuta la stabilità e solo il 6% prevede unincremento. In buona sostanza, il trend negavo rispeo a clien e faurato nonsembra ancora arrestarsi.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.6 - Andamento faurato prossimi tre anni nel deaglio:confronto 2008-2011

43 Mercato, servizi e competitività cap.7

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.8 - Principali modalità di vendita nell’ingrosso

Nel seore ingrosso le principali modalità di vendita, in valore percentuale sul to-tale merce (graf. 7.8), sono nel 76% dei casi all’interno del Mercato generale, nel18% da contraualità esterna e nel 6% da ordini online.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.7 - Andamento faurato (giro d'affari) nell’ingrosso ulmi eprossimi tre anni

Il precedente dato circa l’andamento dei clien ha un conseguente effeo anchesul faurato. Infa, analizzando l’andamento del faurato negli ulmi tre anni(graf. 7.7), risulta che più della metà delle imprese (56%) dichiara una stabilità, il36% decreta un aumento e solo l’8% una diminuzione.Si riscontra un significavo rapporto causale fra clien-faurato anche nelle ri-sposte relave alla previsione circa l’andamento del faurato in relazione alla pre-visione dell’andamento dei clien. Infa, per il prossimo triennio, il 68% delleimprese ipozza una stabilità di faurato, il 16% un aumento e il 16% una dimi-nuzione.

cap.7 Mercato, servizi e competitività

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Page 46: Ricerca Terziario Genova 2012

Il cliente, sia nel seore del commercio all’ingrosso, sia nel seore del commercioal deaglio può usufruire del servizio di consegna dei prodo a domicilio (graf.7.9). Mentre nel deaglio sono, infa, il 66% le aziende che forniscono questo servizio(erano il 71% nel 2008), nell’ingrosso la percentuale scende al 24%.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.9 - Consegna a domicilio: confronto ingrosso e deaglio

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Vista la situazione congiunturale, non è un caso che, fra i faori compevi (graf.7.10), dal 2008 al 2011, assuma più importanza (valore da 3,8 a 4,4, in praca un16% in più) la capacita di spesa del cliente. Da tenere conto che questo faore èl’unico di quelli indica, esterno all’impresa, cioè indipendente dalle capacità digesone e dalle competenze del commerciante. In praca, se la domanda (i po-tenziali clien) riduce la propria capacità di spesa, i deaglian di ortofrua sisentono direamente minaccia da fenomeni di contrazione del mercato che sirifleono subito sui modelli di acquisto e sul commercio tradizionale, fenomenoin ao per mol consumi alimentari e non in ques anni.Fra i faori dire (cioè interni all’azienda) la competenza è confermata di primariaimportanza (un valore di 4,7 su 5 max). Anche la posizione incrementa un po’ ilsuo valore (da 4,1 a 4,5) e la qualità dei prodo, pur restando alta (4,5), diminui-sce un poco il valore del 2008 (4,8), forse perché in una situazione di ridoa ca-pacità di spesa il consumatore, sempre comunque aento, si vede costreo aderogare sulla qualità rispeo al prezzo più conveniente. La superficie di vendita,invece, assume meno importanza del passato (da 3,1 a 2,5).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.10 - Valore dei faori compevi nel deaglio: confronto2008-2011

45 Mercato, servizi e competitività cap.7

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Page 47: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 7.11 - Valore dei faori compevi nell’ingrosso

Anche gli imprenditori dell’ingrosso ortofrucolo genovese sono sta intervistacirca un aspeo legato alla governance del seore di cui si parlava anche nel gra-fico precedente, cioè, il valore che essi aribuiscono ad una serie di indicatori va-lidi per la compevità e per il successo della loro impresa (graf. 7.11). Anche inquesto caso i valori sono compresi tra un minimo di 1 e un massimo di 5, rispeoad ogni faore. La competenza/professionalità dei lavoratori oene un punteggio medio di 4,6,la qualità dei prodo 4,4, la capacità di spesa del cliente 4 e, infine, la posizione3,4.

cap.7 Mercato, servizi e competitività

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Page 48: Ricerca Terziario Genova 2012

47 investimenti cap.8

Cap. 8 - Investimenti

La propensione all’invesmento da parte dei deaglian di ortofrua genovesi èfortemente diminuita dal 2008 al 2001 (graf. 8.1). Nel primo caso, 2008, il 56%non aveva realizzato invesmen nei preceden tre anni e il 44% sì (probabileabbia giocato la futura prevista apertura di Bolzaneto, almeno per l’invesmentosui mezzi di trasporto). Nel 2011, invece, ben il 78% delle imprese afferma di nonaver compiuto alcun invesmento.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 8.1 - Invesmen effeua negli ulmi tre anni nel deaglio:confronto 2008-2011

Aeggiamento diametralmente opposto sugli invesmen aua negli ulmi treanni fra i due compar (graf. 8.2). Le imprese dell’ingrosso, anche in virtù dellanuova apertura del Mercato di Bolzaneto, hanno eseguito nuovi invesmen nel92% dei casi, mentre nel deaglio (come visto nel grafico precedente) sono soloil 22% le imprese che hanno fao nuovi invesmen.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 8.2 - Invesmen effeua negli ulmi tre anni: confrontoingrosso e deaglio

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 8.4 - Invesmen nei prossimi tre anni: confronto ingrosso edeaglio

Comportamento nuovamente all’opposto sugli invesmen fra ingrosso e dea-glio (graf. 8.4) per il futuro. Infa, se la propensione all’invesmento del seoredeaglio è ormai ferma e, in praca, tue le imprese (95%) dichiarano che nonfaranno invesmen in futuro, nell’ingrosso questa spinta non è ancora esaurita,come tesmoniato dal 36% delle imprese.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 8.3 - Invesmen nei prossimi tre anni nel deaglio: con-fronto 2008-2011

Nei prossimi tre anni la propensione all’invesmento dei deaglian diminuiràancora (graf. 8.3). Se, infa, nel 2008 erano il 77% coloro che dichiaravano di nonvoler invesre in futuro, oggi ben il 95% delle imprese affermano tale tendenza.

cap.8 Investimenti

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Page 50: Ricerca Terziario Genova 2012

Comportamento omogeneo fra ingrosso e deaglio per quanto riguarda gli inve-smen in pubblicità aua (graf. 8.5). E’ solo il 12% e l’8%, rispevamente, laquota delle imprese che ha investo in pubblicità.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 8.5 - Invesmen in pubblicità realizza: confronto ingrossoe deaglio

Per il futuro, invece, la tendenza sarà differente (graf. 8.6): i deaglian non fa-ranno pubblicità mentre aumenta la quota dei grossis, rispeo al passato, incliniall’invesmento pubblicitario e riguarda il 16% delle imprese.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 8.6 - Invesmen in pubblicità futuri: confronto ingrosso edeaglio

49 investimenti cap.8

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Page 51: Ricerca Terziario Genova 2012

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.2 - Dove l’ingrosso acquista i prodo (rif. 2011)

Gli acquis dei grossis del Mercato di Bolzaneto (graf.9.2) avvengono prevalen-temente e direamente dai produori agricoli (41% di prodoo) e da aziendefuori mercato (33%). Seguono gli acquis dagli importatori specializza che co-prono una quota del 12% e poi quelli effeua in altro Mercato Generale per unaquota dell’11%. Il 3% dei prodo non ha provenienza specificata.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.1 - Dove il deaglio acquista i prodo: confronto 2008-2011

I deaglian di ortofrua acquistano prevalentemente i loro prodo (graf. 9.1)soprauo al Mercato Generale di Bolzaneto (80% del prodoo) e una parte diessi, invece, corrispondente al 15% (in crescita rispeo all’8% del 2008), da gros-sis fuori mercato (probabilmente presen nella piaaforma logisca nell’areadel mercato). Stabile l’acquisto da produori agricoli (5%) e scomparsa (era il 9%nel 2008) la quota di prodo acquista in altro mercato generale.Si evidenzia ancora, quindi, la forte capacità di arazione commerciale del Mer-cato di Bolzaneto e una certa compezione fra grossis interni ed esterni.

cap.9 Acquisti

Cap. 9 - Acquisti

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Page 52: Ricerca Terziario Genova 2012

Graf. 9.3 a-b - Fornitori abituali: confronto ingrosso e deaglio

In termini di fornitori abituali si nota una differenza nel numero fra deaglio (graf. 9.3a), dove abbiamo numeri più rido, anche se l’81% delle imprese dichiara diavere più di tre fornitori, rispeo all’ingrosso (graf. 9.3b) dove, invece, l’80% delle imprese ha addiriura più di ven fornitori abituali.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

51 Acquisti cap.9

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

a b

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Page 53: Ricerca Terziario Genova 2012

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.5 - Come l’ingrosso acquista i prodo

Differen, invece, le modalità di acquisto da parte dei grossis (graf. 9.5) in cuiprevale l’ordine a distanza con un uso nel 63% del prodoo, segue l’acquisto invari merca (33%) e, infine, l’acquisto araverso contra di fornitura prestabili(4%).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.4 - Come il deaglio acquista i prodo: confronto 2008-2011

Con Bolzaneto è anche un pò cambiato il modo di acquistare i prodo (graf. 9.4)e, anche se l’acquisto compiuto direamente al mercato è ancora prioritario (88%dei prodo acquista), l’ordine a distanza ulizzato dai deaglian copre unaquota del 12%, in crescita, cioè, di cinque pun rispeo al 2008 quando chi an-dava al Mercato di Corso Sardegna acquistava lì il 93% del prodoo.

52cap.9 Acquisti

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Page 54: Ricerca Terziario Genova 2012

A differenza del Mercato di Corso Sardegna, a Bolzaneto non si va più tu i giorni(graf. 9.6). Infa, la quota dei deaglian che si recano al mercato quodiana-mente è calata dal 75% al 55% delle imprese. Di riflesso è molto cresciuto (da 8%nel 2008 a 26% nel 2011) il numero di coloro che vi si recano 4 volte la semana,mentre più o meno stabili le altre frequenze.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.6 - Ogni quanto il deaglio acquista i prodo: confronto2008-2011

L’acquisto compiuto dal tolare e/o socio (insomma dalla proprietà) è la modalitàprevalente (in praca esclusiva) ed è applicata dal 97% delle imprese (graf. 9.7).Il coadiuvante/familiare è coinvolto in questo processo solo nell’8% dei casi.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.7 - Chi acquista i prodo nel deaglio: confronto 2008-2011

53 Acquisti cap.9

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Page 55: Ricerca Terziario Genova 2012

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.9 - Chi trasporta i prodo nel deaglio: confronto 2008-2011

Probabilmente sempre con la nuova localizzazione del mercato, l’azienda del det-taglio ha dovuto accrescere la propria capacità di trasporto prodo (graf. 9.9) eoggi, rispeo all’84% del 2008, sono ben il 92% i commercian che provvedonoal trasporto con il mezzo proprio. Fra le altre modalità impiegate dalle imprese,in neo calo (dal 11% al 3%) il trasporto realizzato dall’autotrasportatore e in cre-scita (dal 5% al 16%) il trasporto auato direamente dal grossista.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.8 - Chi acquista i prodo nell’ingrosso (rif. 2011)

Anche nell’ingrosso l’acquisto effeuato dal tolare e/o socio (dalla proprietà) èla modalità prevalente (in praca esclusiva) e risulta auata dal 96% delle imprese(graf. 9.8). Il coadiuvante/familiare è coinvolto in questo processo solo nel 4% deicasi e nel 20% sono coinvol anche altri sogge quali mediatori, venditori, ecc.

54cap.9 Acquisti

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Page 56: Ricerca Terziario Genova 2012

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Le modalità di trasporto dei prodo adoate dai grossis (graf. 9.10) sono piùdiversificate: prevalgono l’autotrasportatore e l’importatore/grossista ulizzaentrambi dal 40% delle imprese, segue l’azienda stessa con mezzo proprio (32%)e altri sogge della filiera di acquisto (indicato dal 20% delle imprese).

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 9.10 - Chi trasporta i prodo nell’ingrosso (rif. 2011)

55 Acquisti cap.9

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Page 57: Ricerca Terziario Genova 2012

56

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 10.2 - Corsi di formazione: confronto ingrosso e deaglio

Diverso, invece, il comportamento del seore ingrosso e del seore deaglio sepos a confronto in relazione alle avità formave (graf. 10.2). Vediamo che laformazione compiuta dalle imprese al deaglio (ad eccezione dei corsi obbligatoriche sono realizza da tu) è limitata al 46% delle imprese mentre nell’ingrosso,al contrario, tre imprese su quaro (il 75%) hanno svolto avità formava.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 10.1 - Deaglio e corsi di formazione: confronto 2008-2011

Diminuisce negli ulmi anni la quota di imprese che ha partecipato ad avità for-mave (graf. 10.1). Nel 2008, infa, il 55% dei deaglian aveva svolto corsi spe-cifici mentre nel 2011 la quota d’imprese scende al 46% perdendo ben nove punpercentuali. Oggi, purtroppo, sono più della metà (54%) le imprese che non hannosvolto alcuna avità formava e questo pone un primo problema di come avvi-cinare la formazione a questo seore specifico.

cap.10 Formazione e competenze

Cap. 10 - Formazione e competenze

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Page 58: Ricerca Terziario Genova 2012

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In termini di valutazione delle competenze principali (graf. 10.3) i deaglianhanno oggi un aeggiamento diverso rispeo al passato per quanto concerne lecompetenze dell’area amministrazione considerate molto importan dal 60%delle imprese nel 2008 e dal 42% nel 2011. Possiamo dire, invece, che per l’ac-quisto la considerazione di molta importanza è pressoché idenca e copre, in pra-ca, la totalità delle imprese (100% nel 2008 e 94% nel 2011). Una leggeradifferenza nell’altra competenza considerata molto importante, quella di vendita,dove si passa dal 98% all’85% del valore massimo. Infine, rispeo al 2008, ab-biamo aggiunto una nuova area di competenza, quella informaca, dove (datoriferito al solo 2011) si riscontra una scarsa valutazione d’importanza da parte deideaglian (il 55% delle imprese la valuta di poca importanza), segno forse dellaridoa informazzazione (o almeno così percepita/auata dalle imprese) del pro-cesso produvo nel comparto a livello di commercio al deaglio.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 10.3 - Importanza delle competenze principali nel deaglio:confronto 2008- 2011

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Rispeo alle aree di competenza precedentemente idenficate, la ricerca sulcampo ha definito i fabbisogni delle imprese (graf. 10.4) confrontando il passatoal presente. Per l’area amministrazione si registrano fabbisogni significavi per-dura nel corso degli anni: le imprese che dichiarano di aver molto bisogno diformazione, infa, erano il 62% nel 2008 e sono il 58% nel 2011. Comportamendifferenzia fra passato e presente, invece, per quanto concerne il forte bisognodi formazione nelle due aree considerate importan dalle imprese: l’acquisto ela vendita. Nella prima nel 2008 erano il 56% le imprese che dichiaravano di averemolto bisogno e nel 2011 questa quota si è ridoa al 12%. Riduzione anche nel-l’area vendita: nel 2008 il molto bisogno riguardava il 51% delle imprese e nel2011 riguarda il 12% di esse. Sale in queste due aree strategiche la percezione di

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 10.4 - Fabbisogni formavi nel deaglio: confronto 2008-2011

57 Formazione e competenze cap.10

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Page 59: Ricerca Terziario Genova 2012

poco bisogno: nel 39% delle imprese per quanto riguarda l’acquisto e il 42%nella vendita. E’ una tendenza di difficile interpretazione e può anche essere larisultante di avvenimen differen come la realizzazione nel periodo di impor-tan avità formave che hanno migliorato le competenze delle due aree o ilfao che queste due aree, in questo momento congiunturale, non necessinodi parcolari competenze per il buon andamento dell’impresa. Per quanto ri-guarda, infine, l’area informaca, testata in questa ricerca e riferita al 2011, unterzo delle imprese (33%) manifesta un forte bisogno di formazione.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 10.5 - Importanza delle competenze principali: confronto in-grosso e deaglio

Confronamo ora la considerazione di quanta importanza hanno, per il buon an-damento dell’impresa, le competenze per le imprese del deaglio e dell’ingrosso(graf. 10.5). Se per entrambi i seori l’area acquisto e vendita sono caraerizzatesostanzialmente da molta importanza, nelle altre due aree di competenza ab-biamo risposte differen fra i due compar.Le competenze dell’area amministrazione sono considerate molto importan dal

58cap.10 Formazione e competenze

76% dei grossis mentre lo stesso valore è aribuito dal 43% dei deaglian (il15% poi dice poca importanza). L’informaca, invece, se è comunque importante per il seore ingrosso (44%molta e 40% media) è ritenuta di poca importanza da ben il 55% delle impresedel deaglio (solo il 3% aribuisce molta importanza).E’ evidente che, come si ricordava, qui influisce anche il processo produvo chenel commercio tradizionale di ortofrua al deaglio non sembra essere carae-rizzato da parcolari innovazioni tecnologiche, al contrario di quanto accade nel-l’ingrosso.

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 10.6 - Fabbisogni formavi: confronto ingrosso e deaglio

Se andiamo ad analizzare dove i due compar hanno bisogno di sviluppare e ac-crescere le competenze (graf. 10.6) emerge che, comunque, i deaglian si sen-tono consapevoli del ‘digital divide’ per un terzo delle imprese (33%), fabbisognoche caraerizza anche l’ingrosso con il 32%.

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Page 60: Ricerca Terziario Genova 2012

59 Formazione e competenze cap.10

Una buona parte delle imprese dell’ingrosso (38%) avverte la necessità anche diconsolidare le competenze di vendita, a fronte probabilmente di una diversifica-zione della pologia di clien e delle modalità commerciali che si stanno svilup-pando. Lo stesso andamento si registra anche per l’acquisto, segnalato come fortefabbisogno dal 32% dei grossis.I deaglian, invece, si sentono più sicuri nelle aree vendita e acquisto (forse nonstanno cambiando i processi aziendali e il segmento è più staco) ma rivelano unforte deficit di competenze nell’area amministrazione (il 58% riene di averemolto bisogno). Anche i grossis, in quest’ulma area, manifestano comunqueun fabbisogno (32% molto e 52% medio).

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 11.2 - Il seore ingrosso prima e dopo l’apertura del Mercatodi Bolzaneto (rif. 2011)

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Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 11.1 - Il seore deaglio prima e dopo l’apertura del Mercatodi Bolzaneto: confronto 2008-2011

Per il seore deaglio siamo in grado di verificare se le aspeave (relave a cin-que faori) che avevano le imprese nel 2008, cioè prima dell’apertura del Mercatodi Bolzaneto, si sono verificate da dopo l’apertura ad oggi nel 2011 (graf. 11.1).Rispeo al faore prezzi (inteso in termini di formazione e trasparenza) si registraun dato negavo: le imprese che oggi ritengono sia peggiorata la situazione sonoil 31% contro il 19% nel 2008. Di converso solo un 9% di esse riene migliorata lasituazione.Soo il profilo dell’accessibilità (intesa come viabilità e logisca), invece, abbiamoun dato più posivo: ben l’80% delle imprese reputa migliorata la situazione (con-tro il 45% del 2008) e solo un 6% la considera peggiorata. Quest’ulmo dato can-cella definivamente e posivamente i mori del 2008 relavi all’accessibilitàche, come si vede dal grafico, era l’aspeo più controverso (ben il 32% avevaespresso giudizio negavo).La qualità e la gamma dei prodo, invece, risulterebbe invariata per l’83% dei

cap.11 Mercato di Bolzaneto

Cap. 11 - Mercato di Bolzaneto deaglian e le aspeave di miglioramento espresse nel 2008 (32%) si sono ri-doe (14%).Segnale di stabilità tra il prima e il dopo anche per la programmazione degli ap-provvigionamen sulla quale l’83% delle imprese asserisce l’invarianza, riducendodal 28% all’11% le aspeave di miglioramento.Infine è migliorata (dal 26% al 34% delle imprese) la qualità della vita dei dea-glian stessi legata agli orari cer di contraazione mentre la maggior parte delleimprese (52%) considera che le cose non siano cambiate.

Per la prima volta abbiamo registrato la percezione delle imprese dell’ingrossorispeo alla situazione venutasi a creare per la loro azienda con l’apertura delMercato di Bolzaneto (graf. 11.2). L’accessibilità si evidenzia come elemento fortee, infa, tue le imprese (100%) dichiarano che la situazione è migliorata. Anchegli approvvigionamen sono migliora per ben il 65% delle imprese e così i pro-

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cato ha oenuto un omo apprezzamento (valore di 4,2). Valore posivo, anchese un poco inferiore ai preceden, alla piastra logisca (3,3). Seguono, con valoriinferiori, ma comunque superiori alla metà, il porto di Genova (2,8) e i servizi on-line del mercato stesso (2,6). In buona sostanza i giudizi degli operatori sia del-l’ingrosso, sia del deaglio promuovono il Mercato di Bolzaneto in termini dipotenziale compevità.

Fonte: elaborazione RVConsulng da indagine campione

Graf. 11.3 - Valore dei faori compevi del Mercato di Bolzaneto(rif. 2011)

61 Mercato di Bolzaneto cap.11

do per il 42% di esse (anche se il 54% riene invariata la situazione). Sui prezzi,invece, prevale il non cambiamento dichiarato dal 62% delle imprese mentrevi è una quota di migliorata del 17% e di peggiorata del 21%. Più contrastato,in termini di giudizi contrappos, il dato espresso relavo alla qualità di vita,dove il 42% delle imprese dichiara che è peggiorata mentre il 33% che è miglio-rata.

Sia le imprese dell’ingrosso, sia quelle del deaglio hanno espresso un valore (scalaLikert, da 1 a 5, con 5 valore massimo) circa una serie di faori compevi delMercato di Bolzaneto (graf. 11.3).I valori più al (quasi massimi) sono sta aribui alla qualità dei prodo (4,8) ealla rete autostradale (4,7). Anche il modo in cui è struurato internamente il mer-

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62cap.12 Considerazioni conclusive

I da quantavi e qualitavi contenu nella presente ricerca e fruo del lavorodell’Osservatorio Terziario, istuito dall’Ente Bilaterale del Terziario di Genova,svolgono la loro funzione se ampiamente divulga e ulizza per analisi e rifles-sioni sia interne alle componen della bilateralità stessa (anche in fase di con-traazione di secondo livello), sia all’esterno da parte di tu i sogge pubblici epriva del processo economico locale.Alla luce dei risulta della ricerca, però, possiamo svolgere alcune riflessioni econsiderazioni oltre a quelle già delineate che emergono nei capitoli precedene, prima di tuo, appare necessario soolineare l’importanza del terziario per ilcontesto economico locale e rafforzare, di conseguenza, il ruolo e la dignità delleimprese e dei lavoratori del seore.Abbiamo visto, infa, come le imprese del terziario di mercato rappresentanooggi, con il 69% del totale, la componente imprenditoriale prevalente dell’eco-nomia genovese. Da un punto di vista della dinamica imprenditoriale le imprese del terziario au-mentano di numero dal 2005 ad oggi, sia a Genova, sia in Liguria ma, all’internodello stesso seore, vi sono comportamen differen fra i vari compar: dimi-nuiscono, infa, quelle del commercio e aumentano quelle dei servizi e, in par-colare, quelle del cosiddeo seore ho.re.ca. (hotel, ristoran e catering),parcolarmente legato al mercato turisco.Soo il profilo occupazionale, nello stesso periodo, crescono gli occupa del ter-ziario in Liguria, così come a Genova, che mostra i segni di una progressiva ter-ziarizzazione dell’economia locale come risulta anche dai circa 282.000 occupadel seore che rappresentano il 79% di tua l’occupazione pubblica e privata esi-stente in provincia di Genova, con un peso del lavoro dipendente del 73,8%.Diminuiscono, invece, gli occupa del commercio in Liguria ma Genova risultaavere un comportamento differente dal resto della regione mostrando pressochéstabili gli occupa del commercio nel periodo, anche se aumentano esponenzial-mente le ore di cassa integrazione.Per quanto riguarda lo specifico focus di questa ricerca, le imprese specializzatedell’ortofrua genovese al deaglio si collocano in un quadro congiunturale noncerto posivo che ha visto in ques anni un calo degli acquis di ortofrua daparte del consumatore e un cambiamento del peso della rete distribuva, da tra-dizionale a GDO, che, nell’alimentare ligure, rappresenta quasi la metà (44%) delle

superfici di vendita totali.

Inoltre, nel seore del commercio alimentare in Italia, dal 2000 al 2010, abbiamoavuto:- -3% dei pun vendita tradizionali- -6,5% degli ambulan- +26,3% dei pun vendita della GDO

In parcolare, nella GDO, si è assisto ad uno sviluppo della rete di “vicinato” at-traverso il franchising su deaglian dei centri urbani e uno sviluppo dei negozidi “piccole catene” (come per esempio le pasccerie e le paneerie con lo stessomarchio) il cui successo è stato anche decretato dall’affiancamento al commerciotradizionale della preparazione di pia pron e della possibilità del consumo‘fuori casa’. Questo fenomeno si è concrezzato in un +110% nel periodo 2000-2010 dei punvendita della microdistribuzione nell’ambito della GDO.Nell’ortofrua genovese crescono però i pun vendita e le imprese a differenzadel complesso del commercio (periodo di rilevazione 2008-2011) con forte pre-valenza di negozi tradizionali specializza che crescono dell’11% a differenza degliambulan/merca che diminuiscono del 15% (abbiamo lo stesso andamento perle imprese). Questo faore porta la provincia di Genova ad essere l’unica che vede un incre-mento dei pun vendita (+4%) dell’ortofrua tradizionale.La ricerca ha descrio nel seore deaglio una realtà di microimpresa, abba-stanza giovane, con poca connuità generazionale, a caraere individuale e fa-miliare e con tolari di livello scolasco medio-basso. Sono imprese che spesso non hanno dipenden o con un basso livello di lavorodipendente (32% su 44% delle imprese con dipenden, il 56% non ha dipenden).L’occupazione di genere è prevalentemente maschile (63%), anche se inferioreallo stesso dato nell’ingrosso.Nel seore ingrosso, invece, siamo di fronte ad una realtà di piccola impresa (intaluni casi microimpresa), più storica, associata ad un network imprenditoriale,con connuità generazionale e struurata con un profilo giuridico societario, macon una forte presenza della collaborazione familiare e con tolari di livello sco-

Cap. 12 - Considerazioni conclusive

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lasco medio-alto. Qui, a differenza del deaglio, si riscontra un alto livello di la-voro dipendente (67% su 92% delle imprese con dipenden) e un’occupazione digenere prevalente maschile (78%), quasi allo stesso livello del seore industriale. In entrambi i seori, inoltre, sembra prevalere una certa stabilità dei livelli occu-pazionali registra negli ulmi anni.Soo il profilo dell’andamento del mercato, il deaglio registra dal 2008 ad oggiun incremento della clientela anziana abitudinaria, composta prevalentementeda donne (62%) e una diminuzione di quella giovane a riprova del fao che, anchenelle aree metropolitane, mol negozi tradizionali stanno ormai diventando ne-gozi di presidio.Sempre il deaglio esprime, nel periodo, una diminuzione del valore medio diogni vendita, dei clien e un calo del faurato, tendenza prevista anche per il fu-turo.E, infa, le imprese del comparto indicano che proprio la capacità di spesa delcliente è diventata un faore compevo sempre più importante, una valutazionedata anche dalle imprese dell’ingrosso, anche se queste ulme mostrano un de-ciso migliore andamento di clien e del faurato.Soo il profilo degli invesmen la spinta è nell’ingrosso ma non nel deaglio, inparcolare per il futuro e fra quelli immateriali l’invesmento pubblicitario nonè contemplato da entrambi i compar.La formazione si rivela una realtà dolente, soprauo per il deaglio che, a diffe-renza dell’ingrosso, non realizza in praca alcuna avità in questo senso e ari-buisce scarsa importanza a competenze come quelle informache, per le qualiperò manifesta molto bisogno. Sempre lo stesso comparto esprime fabbisogni formavi anche sulle competenzeamministrave e sembra aver ridoo rispeo al passato (rilevazione 2008), in-vece, il gap di competenze su quelle dell’area acquisto e vendita dei prodo.Esiste, comunque, un reale problema di avvicinare il comparto delle imprese com-merciali tradizionali al deaglio di ortofrua alla formazione che deve essere su-perato anche ulizzando strumen e metodi più adegua, innovavi e soprauofunzionali alla dimensione dell’impresa, alla forza lavoro e alla specifica organiz-zazione aziendale.Più generale, invece, il comportamento delle imprese del comparto ingrosso chesviluppano avità formave e dove una su tre manifesta molto bisogno di for-mazione per tue le competenze.Decisamente interessante il focus sul Mercato Generale di Bolzaneto in terminidi aspeave che, nel caso del comparto delle imprese al deaglio, sono stateconfrontate con quanto espresso in una ricerca precedente dell’Osservatorio Ter-ziario realizzata nel 2008 proprio su queste imprese, prima che Bolzaneto fosse

aperto.Il giudizio complessivo sull’apertura del nuovo mercato è sostanzialmente posi-vo, soprauo soo il profilo dell’accessibilità, elemento che appariva con lucie ombre nella rilevazione della precedente ricerca. Un’unica nota crica viene dal giudizio sul faore prezzi, per il quale sono ancoramolte le imprese (31%) che manifestano oggi un giudizio negavo, cioè di peg-gioramento rispeo al passato.Il Mercato Generale di Bolzaneto si conferma come polo aravo (e quasi esclu-sivo) di acquisto prodo per il deaglio genovese, che ha in ques anni modifi-cato anche il proprio processo produvo con una crescita dell’ordine a distanza,con acquis più dilaziona nella semana e con un’accresciuta capacità di tra-sporto.Bolzaneto supera l’esame con un generale giudizio posivo anche da parte deigrossis ad eccezione del faore qualità della vita e, anche seppur in minore mi-sura, per l’elemento prezzi. Sempre per il seore dell’ingrosso il mercato è forte-mente compevo per l’organizzazione interna e la qualità dei prodo e ancheper la connessione autostradale.Compevità, innovazione, servizi, formazione, sono faori su cui anche seoritradizionali come quelli del commercio di ortofrua si giocano il loro futuro ed èauspicabile che nell’ambito dei compi che la bilateralità dovrebbe assumersi (inparcolare dell’Osservatorio istuito) vi sia anche quello di monitorare ques fe-nomeni e dinamiche a livello locale per fornire chiavi di leura strategiche ai sog-ge pubblici e priva del processo di sviluppo sociale ed economico.

63 Considerazioni conclusive cap.12

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La presente ricerca è stata realizzatadallo Studio Roberto Vegnu Consulngwww.rvconsulng.it [email protected] su incaricodell’Ente Bilaterale del Terziario di Genova e provincia Via Cesarea, 8/4 - 16121 GenovaTel. 010.55201 - 010/5520211 Fax 010.582207 - 010/[email protected] www.ebterge.it

Gruppo di Lavoro:

Roberto VegnuEsperto di markeng territorialeStudio rvconsulng

Francesca ChincaRicercatriceStudio rvconsulng

Monica PoggiRicercatriceStudio rvconsulng

Operatori di ricerca:Giovanna AngeliciAlessia GaoNicola PoliGiulia Troilo

Segreteria:Alessia Gao

Si ringraziano per la collaborazione: Ufficio Stasca e Prezzi della CCIAA Genova,

Direzione Regionale INPS Liguria, Regione Liguria, ISTAT Liguria, Unioncamere Liguria,

Società Gesone Mercato S.C.p.A. – Genova, Fedagro Genova, Federdistribuzione, CSO,

le categorie economiche, le par socialie le imprese del campione di ricerca

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