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LA LETTERA AL SIGNOR CHAUVET ( Lettre à Monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie IN ITALIANO: Lettera al signor Chauvet riguardo l'unità dei tempi e dei luoghi nella tragedia ) La Lettre è il documento più importante della poetica manzoniana ed ebbe risonanza in tutta Europa . La Lettre à M. Chauvet sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie fu dal Manzoni scritta, in un primo abbozzo, mentre si trovava di nuovo a Parigi , e fu poi lasciata all’amico Fauriel , il quale, sulla base delle indicazioni fornitegli dal Manzoni nel carteggio intercorso successivamente tra di loro, la corresse e poi pubblicò nel 1823 insieme alla versione francese delle due tragedie dello scrittore. La Lettre nasceva come risposta a un articolo del critico francese Victor Chauvet, che pur apprezzando il Carmagnola , aveva criticato il mancato rispetto, nella tragedia, delle regole aristoteliche dell’unità di tempo e di luogo. La prima regola esigeva che il tempo della vicenda fosse quello di un unico giorno, nel quale si sviluppava tutta la storia; la seconda richiedeva che il luogo fosse sempre lo stesso. Il Manzoni spiegò che il principio fondamentale della sua opera era la fedeltà al "vero" (distinguendo poi tra vero storico e vero poetico) e che in nome di tale principio la unificazione del tempo e del luogo doveva giudicarsi artificiosa e contraria alla verosimiglianza. La complessità delle vicende e dei pensieri e sentimenti dei personaggi, infatti, mal si prestava, secondo Manzoni, ad essere compressa entro i limiti rigidi delle 24 ore e di un unico luogo. I TEMI Nella lettera Manzoni toccò tutti i principali punti della sua poetica romantica . I principali sono: Il lavoro dello storico: il compito dello storico è quello di analizzare tutti i vari avvenimenti storici , concatenati da passaggi "causa-effetto", e cercare di ricondurli sotto un unico filone centrale, facendo la cernita degli avvenimenti più importanti ed eliminando quelli più superflui. La catastrofe: il poeta prende questi avvenimenti e cerca di eliminare i passaggi di "causa-effetto" da cui sono governati. Compito ancora più facile se, tra le varie vicende storiche, se ne trovi una centrale (la catastrofe appunto) alla quale si riconducano tutti le altre. La verità storica («il vero storico»): il poeta, dunque, non deve inventare, ma attenersi alla realtà dei fatti (è questa la parte centrale dove si vede la risposta a Chauvet). Rapporto tra storia e poesia: cos'è allora che distingue lo storico dal poeta? Semplicemente questo: lo storico si limita a raccontare fatti già noti "dal di fuori". Il compito del poeta è invece quello di cercare di interpretare i pensieri, le sensazioni, le speranze, le paure di quegli uomini che ne sono stati protagonisti, quello insomma di narrare la storia "dal di dentro". 1 AT 4F

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LA LETTERA AL SIGNOR CHAUVET( Lettre à Monsieur Chauvet sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie

IN ITALIANO: Lettera al signor Chauvet riguardo l'unità dei tempi e dei luoghi nella tragedia )

La Lettre è il documento più importante della poetica manzoniana ed ebbe risonanza in tutta Europa.La Lettre à M. Chauvet sur l’unité de temps et de lieu dans la tragédie fu dal Manzoni scritta, in un primo abbozzo, mentre si trovava di nuovo a Parigi, e fu poi lasciata all’amico Fauriel, il quale, sulla base delle indicazioni fornitegli dal Manzoni nel carteggio intercorso successivamente tra di loro, la corresse e poi pubblicò nel 1823 insieme alla versione francese delle due tragedie dello scrittore. La Lettre nasceva come risposta a un articolo del critico francese Victor Chauvet, che pur apprezzando il Carmagnola, aveva criticato il mancato rispetto, nella tragedia, delle regole aristoteliche dell’unità di tempo e di luogo. La prima regola esigeva che il tempo della vicenda fosse quello di un unico giorno, nel quale si sviluppava tutta la storia; la seconda richiedeva che il luogo fosse sempre lo stesso.

Il Manzoni spiegò che il principio fondamentale della sua opera era la fedeltà al "vero" (distinguendo poi tra vero storico e vero poetico) e che in nome di tale principio la unificazione del tempo e del luogo doveva giudicarsi artificiosa e contraria alla verosimiglianza. La complessità delle vicende e dei pensieri e sentimenti dei personaggi, infatti, mal si prestava, secondo Manzoni, ad essere compressa entro i limiti rigidi delle 24 ore e di un unico luogo.I TEMI

Nella lettera Manzoni toccò tutti i principali punti della sua poetica romantica. I principali sono:

Il lavoro dello storico: il compito dello storico è quello di analizzare tutti i vari avvenimenti storici, concatenati da passaggi "causa-effetto", e cercare di ricondurli sotto un unico filone centrale, facendo la cernita degli avvenimenti più importanti ed eliminando quelli più superflui.

La catastrofe: il poeta prende questi avvenimenti e cerca di eliminare i passaggi di "causa-effetto" da cui sono governati. Compito ancora più facile se, tra le varie vicende storiche, se ne trovi una centrale (la catastrofe appunto) alla quale si riconducano tutti le altre.

La verità storica («il vero storico»): il poeta, dunque, non deve inventare, ma attenersi alla realtà dei fatti (è questa la parte centrale dove si vede la risposta a Chauvet).

Rapporto tra storia e poesia: cos'è allora che distingue lo storico dal poeta? Semplicemente questo: lo storico si limita a raccontare fatti già noti "dal di fuori". Il compito del poeta è invece quello di cercare di interpretare i pensieri, le sensazioni, le speranze, le paure di quegli uomini che ne sono stati protagonisti, quello insomma di narrare la storia "dal di dentro".

La Lettre è anche il saggio manzoniano dove più chiaramente è teorizzata la poetica del vero storico e la questione del rapporto fra storia e invenzione. Secondo Manzoni non sono soltanto le passioni amorose, come nel teatro tradizionale, a offrire il tema tragico alla rappresentazione, ma è la Storia che propone, a chi ne ricostruisca e indaghi i documenti, la materia per una grande poesia drammatica. Il moderno autore tragico, per Manzoni, unisce in sé le figure dello storico e del poeta: come storico egli accerta i fatti e ne ricostruisce lo svolgimento logico e temporale; come poeta egli ricrea, con una “invenzione” verosimile che rispetti fedelmente la realtà dei fatti, tutto quello che i documenti non dicono, e cioè la mente e l’anima degli uomini che hanno vissuto e sofferto il conflitto tragico in cui sono stati coinvolti dalle dure leggi della Storia.

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LETTERA “SUL ROMANTICISMO”

(di cui è destinatario Cesare d'Azeglio)

Nel 1823 Manzoni scrive “Sul Romanticismo” una lettera inviata al nobile piemontese Cesare d'Azeglio che in quello stesso anno aveva pubblicato l’inno sacro Pentecoste sulla sua rivista Amico d'Italia. D’Azeglio aveva subito fatto giungere la rivista a Manzoni accompagnandola con un biglietto molto cortese in cui interveniva nella polemica fra Classicisti e Romantici sottolineando la debolezza delle idee romantiche.

 La lettera con cui Manzoni risponde in difesa dei Romanticismo è da considerarsi un documento molto importante perché spiega con chiarezza quali siano le proposte del gruppo dei Romantici lombardi riuniti intorno al  Il Conciliatore, ( pubblicato per la prima volta a Milano nel 1818, era un periodico bisettimanale chiamato anche Foglio azzurro per il colore della carta su cui veniva stampato. L’intenzione del giornale era quella di conciliare le opposte tendenze che in quel periodo stavano emergendo in Italia, in politica come in letteratura. In breve tempo, però, il Conciliatore assunse posizioni sempre più vicine a quelle dei romantici, contrarie alla dominazione austriaca e aperte alle idee di rinnovamento provenienti dall’Europa. Per questo venne soppresso censura austriaca nel 1819.)  riguardo all'arte e alla letteratura. La lettera a d'Azeglio venne stampata nel 1846 contro la volontà di Manzoni che, dopo averla riveduta e corretta, ne autorizzò la pubblicazione solo nel 1870.

Tale lettera è molto importante al fine di comprendere meglio le idee romantiche che si stavano diffondendo in Italia, in particolare in Italia settentrionale, nei primi decenni del XVIII secolo

La lettera si articola in due parti. Nella prima Manzoni mette in luce soprattutto quello che ritiene sia uno dei maggiori meriti del Romanticismo: aver rifiutato la mitologia, presente in maniera massiccia nella poesia neoclassica. La mitologia, secondo Manzoni, è negativa da un punto di vista letterario perché consiste nell’imitazione priva di originalità di un passato ormai lontano che ha perso significato ai giorni nostri. La mitologia inoltre esprime un’idea del mondo contraria alla religione cristiana, una morale basata sulla ricerca del piacere e dei beni materiali e per questo voluttuosa, superba, feroce, ed egoistica. Nella seconda parte della lettera Manzoni esamina in modo critico le idee romantiche, di cui non approva gli aspetti irrazionali e cupi, il guazzabuglio di streghe, di spettri, un disordine sistematico, una ricerca stravagante, una abiura in termini del senso comune.

Del Romanticismo invece apprezza e difende la concezione dell’arte, che dichiara di condividere a pieno. L’arte deve fornire insegnamenti morali e civili, aprire la mente e proporre temi legati alla realtà e all’esperienza quotidiana che risultino accessibili e interessanti a un pubblico il più ampio possibile; in sintesi, avere l’utile per scopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo.

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