Ricchezze Celesti

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Ogni vero credente vive in funzione del Cielo e non della terra. Siamo stranieri e pellegrini e il nostro tesoro è là dove c'è il nostro cuore.

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9 788886 085601

ISBN 88-86085-60-5ADI MediaServizio Pubblicazioni delle “Assemblee di Dio in Italia”

Via della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 2284970 - Fax 06 [email protected] - www.adi-media.it € 5,00

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Siamo schiacciati a terra, siamo presi dalle incom-

benze materiali e, in tutto ciò, rischiamo di perdere

di vista il Cielo e le sue ricchezze. Infatti, ogni vero

credente vive in funzione del Cielo e non della terra.

Siamo stranieri e pellegrini e il nostro tesoro è là

dove c’è il nostro cuore. Dobbiamo chiederci, per-

ciò, dove sia il nostro cuore, dove sono rivolti i nostri

sforzi. Quali sono i motivi ispiratori del nostro vivere.

Non abbiamo certo la “testa fra le nuvole”; siamo

nel mondo, ma non siamo del mondo, come ricorda

Gesù in Giovanni 17. Altrove la Scrittura dichiara:

“Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate

le cose di lassú dove Cristo è seduto alla destra di

Dio. Aspirate alle cose di lassú, non a quelle che

sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita

è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:1).

Questo libro parla delle “cose di lassù”.

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ADI Media

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INDICE

Note sull’autore 5

1 Il Cielo Sulla Terra 7

2 Il Granello di Frumento 19

3 Il Pellegrino Della Fede 33

4 La Cura di Dio Per il Suo Popolo 47

5 La Cura di Dio Per la Tristezza 59

6 Le Cose di Sopra 69

7 Nuvole e Arcobaleni 79

8 La Pienezza di Dio 91

9 Il Ricco e il Povero Insieme 101

10 Il Discepolo Che Gesù Amava 111

11 Fede e Forza 117

12 Influenza e Potenza 123

13 Corde e Picchetti 131

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Titolo originale:“Heaven on Earth”A.C. DixonFleming H. Revell Company - n. d.

Edizione italiana:“Ricchezze Celesti”© ADI-MediaVia della Formica, 23 - 00155 RomaTel. 06 2251825 - 06 2284970Fax 06 2251432Email: [email protected]: www.adi-media.it

Servizio Pubblicazioni delleChiese Cristiane Evangeliche“Assemblee di Dio in Italia”

Seconda edizione: Settembre 2012

Tutti i Diritti Riservati

Traduzione e adattamento: A cura dell’Editore

Tutte le citazioni bibliche, a meno chenon sia indicato diversamente, sono trattedalla Bibbia Versione Nuova Riveduta - Ed. 1996Società Biblica di Ginevra - Svizzera

Stampa: Produzioni Arti Grafiche S.r.l. - Roma

ISBN 88 86085 60 5ISBN 978 88 86085 60 1

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NOTE SULL’AUTORE

AMZI CLARENCE DIXON. Pastore e scrittore statuniten-se, nacque il 6 giugno 1854 e si stabilì nel la Caro lina delNord. Frequentò il Wake Forest Col lege (anno accademi-co 1875) e il Southern Baptist Theological Seminary.Iniziò ad esercitare il suo ministerio nel 1876.

Svolse il suo ministerio in tre diverse chiese dellaCa ro li na del Nord e, successivamente, a Baltimora,Broo klyn e Boston.

Divenne pastore della famosa Moody MemorialChurch dal 1906 al 1911. In seguito, accettò la chia-mata a svolgere il ministerio nel prestigioso Metro po li -tan Tabernacle di Londra, dietro il cui pulpito avevapredicato per anni Charles Haddon Spur geon. Nel1922 ritornò a Baltimora, dove predicherà l’Evangelofino a quando il Signore lo chiamerà alla Sua dimoraeterna, il 24 giugno 1925.

Oltre al suo ministerio pastorale, A. C. Dixon scris seun discreto numero di libri tutti caratterizzati da un’im-pronta di sano incoraggiamento cristiano, di esortazio-ne a vivere per fede e a dedicarsi all’evangelizzazione.

Quello che abbiamo il piacere di pubblicare è unodi questi libri e l’obiettivo è lo stesso che animava l’au-

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tore originariamente: considerare la dignità e il privile-gio di essere figli di Dio, vivere la nostra esperienza dicredenti nati di nuovo gustando l’anticipazione dellabeatitudine celeste proprio su questa terra dove siamo“stranieri e pellegrini”, in attesa di raggiungere la pa-tria celeste.

L’Editore

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Capitolo 1

IL CIELOSULLA TERRA“Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccar con mano … Ma voi vi siete invece avvicinati al monteSion, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, all’assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, il mediatore del nuovo patto e al sanguedell’aspersione che parla meglio del sangue d’Abele”[Ebrei 12:18, 22-24]

È INCORAGGIANTE sapere che stiamo andando in cie-lo, ma è ancora meglio essere consapevoli che il cielo civiene incontro e in questo passo biblico troviamo unriassunto di ciò che rende l’esperienza del credente ri-generato come un “paradiso sulla terra”. Possiamo gu-stare i frutti delle colline eterne prima ancora di attra-versare il Giordano e raggiungere la nostra Terra Pro -messa.

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Una leggenda ebraica racconta che, durante la care-stia in Canaan, Giuseppe ordinò ai propri ufficiali digettare grano e paglia sulle acque del Nilo, affinché lepopolazioni che vivevano lungo il fiume sapessero chedi quei prodotti più in su ce n’erano in abbondanza.Dio spande sul fiume della vita un po’ del grano deicampi celesti, affinché noi, assaporandolo, possiamodesiderarne di più e ricercare le cose di sopra (cfr. Co -los sesi 3:1).

Per questo motivo il credente può, qui e ora, gustare:

1. La consolazione della presenza di Dio.“Vi siete … avvicinati al monte Sion”.

Il monte Sion è la collina sulla quale fu edificato iltempio. Proprio presso questo luogo santo il popolod’Israele si recava ogni anno per adorare. Vi si manife-stava la Shekinàh, la gloria di Dio. Il Signore parlava alSommo Sacerdote dall’alto del Suo trono di misericor-dia. Era l’unico posto della terra nel quale l’Eterno ri-velava la Sua gloriosa presenza. Per i credenti in Cristo,ogni collina è come il Monte Sion. Ogni posto è unluogo santissimo. Gesù annunciò questa grande veritàalla donna samaritana, quando dichiarò che Dio nondoveva essere adorato soltanto sul monte Gherizim, eneppure esclusivamente in Gerusalemme: da quel mo-mento in poi il Padre avrebbe ricevuto il culto, “in spi-rito e verità”, ovunque si fosse manifestato uno spirito

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d’amore e d’adorazione verso Lui. Egli non avrebbereso alcuni posti più o meno adatti, ma ogni luogopuò diventare un santuario di lode al Signore.

Lasciamo che l’edificio della chiesa resti consacratoal culto comunitario, ma santifichiamo, grazie allapre senza del Signore, anche la casa, il negozio, la scuo-la, la strada, l’automobile... La Sua Shekinàh può ri-splendere ovunque. Il Suo trono di grazia è eretto inogni luogo. Il Signore è disposto a ricevere l’adorazio-ne in ogni momento e in qualunque luogo Gliela of-friamo.

“Che cosa pensi della morte?”, chiese un amico adun vecchio scozzese.

“Non m’importa”, rispose questi, “perché se muo-io andrò a stare con Cristo, e se vivo, Cristo sarà conme”.

2. Il privilegio della cittadinanza celeste.“Siete venuti alla città dell’Iddio vivente, che è la Ge -ru salemme celeste”.

Il popolo d’Israele doveva salire a Gerusalemmeper adorare, come facevano Giuseppe e Maria. Oggi,in Cristo, ogni città è come Gerusalemme. Ogni luo-go del la terra fa parte di questo “territorio spirituale”.La nostra cittadinanza è nei cieli. Noi ora facciamopar te della Gerusalemme celeste, anche se, in quantocittadini, abbiamo dei doveri da adempiere qui sulla

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terra. La mia cittadinanza celeste non mi esime dallaresponsabilità di votare, affinché delle brave personesiano elette a governare, ma mi rende estraneo allamen talità e allo stile di vita del mondo. In altre paro-le, “siamo nel mondo, ma non siamo del mondo”(cfr. Giovanni 17:11, 14, 16).

Il mio tesoro è là dove è situata la mia cittadinanzapermanente. Sono come un viaggiatore americano inEuropa. Mi fermo per un po’, ammiro le bellezze delluogo, traggo profitto da quanto odo e vedo, compioi doveri quotidiani, ma non faccio investimenti o ac-quisto proprietà, sono di passaggio.

Il mio scopo è quello di tornare a casa. Allo stessomodo noi siamo “stranieri e pellegrini” (cfr. I Pietro2:11) sulla terra. Cerchiamo un paese migliore. I no-stri investimenti si riferiscono al futuro, i nostri tesorisono in cielo.

Durante il tempo del nostro “pellegrinaggio” ter-reno, apprezziamo quello che c’è di buono; adempia-mo i doveri che si presentano, ma non ci legheremotroppo a questo luogo, perché ci aspettiamo di far ri-torno a casa.

Che immensa responsabilità e quale onore arreca alcredente questa cittadinanza celeste! Essere cittadino diuna grande nazione è molto importante. Com por tar siall’estero in modo da disonorare la propria ban dieraco stituisce quasi un tradimento. Essere cittadino del

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cielo è di gran lunga migliore e infangare lo stendardodi Cristo è più grave del peggiore dei tra dimenti.

Un grande privilegio comporta gravose responsa-bilità.

3. La compagnia e il ministerio degli angeli.“Siete venuti alla festosa assemblea delle miriadi degliangeli”.

Nella Scrittura vi sono numerosi passi che insegna-no la dottrina degli angeli: “L’Angelo dell’Eterno s’ac-campa intorno a quelli che lo temono”, ma il versettoche stiamo meditando indica molto di più. Siamo ve-nuti ad un’assemblea di angeli. “Non sono forse tuttispiriti al servizio di Dio”. Gesù disse: “Credi forse cheio non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbein questo istante più di dodici legioni d’angeli?” (cfr.Matteo 26:53). Allo stesso modo ogni credente puòaffermare: “Certo, gli angeli sono al servizio di Dio,ma anche mandati a servire in favore di quelli che de-vono ereditare la salvezza” (cfr. Ebrei 1:14).

4. La gioia e la ricchezza della comunità dei credenti.“Siete venuti alla Chiesa dei primogeniti che sonoscritti nei cieli”.

Il cristiano è uno di coloro il cui nome è scritto incielo e questo fatto è per lui motivo di gioia (cfr. Luca10:20); è sulla terra, ma il suo nome compare nel regi-

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stro celeste (cfr. Apocalisse 3:5), ed è uno dei “primo-geniti”. Nella famiglia ebraica al primogenito spettavagran parte della ricchezza, dell’onore e dell’autorità.Nella famiglia di Dio siamo tutti primogeniti. Qua -lun que cosa Egli possieda è a nostra disposizione edEgli può distribuire abbondantemente a tutti, senzaper questo impoverirsi minimamente.

Qualunque cosa la chiesa di qualsiasi nazione e diogni epoca possieda, mi appartiene (cfr. I Corinzi3:22). La verità rivelata ai patriarchi, ai profeti e agliapostoli è mia. Io partecipo alla gloria di ogni trionfodel popolo di Dio. Sono più ricco oggi perché, tra icre denti più autorevoli del passato, uno enfatizzò lasovranità di Dio. Sono stato arricchito perché un al-tro magnificò la testimonianza dello Spirito Santo.So no più ricco perché un altro ancora sostenne ladottrina della giustificazione mediante la fede. Sonopiù ricco per la verità predicata da altri ferventi cri-stiani vissuti nel secolo scorso. Quello che Dio dà adogni membro della Sua Chiesa, lo dona per l’arric-chimento di tutti.

5. Il giudizio di Dio.“A Dio, il Giudice di tutti”.

Non mi aspetto di essere giudicato nell’ultimogiorno. Non ho paura del grande trono bianco. Il miocaso è stato già regolato presso il Tribunale della

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Misericordia, nel quale Dio è giudice e Gesù Cristol’avvocato: “Non v’è dunque ora alcuna condanna perquelli che sono in Cristo Gesù”. “Chi accuserà gli elet-ti di Dio?”. C’è forse qualcuno che preferirebbe esseregiudicato da una Corte di giustizia umana piuttostoche da questo Tribunale della Misericordia? Io no, disicuro, preferisco andare a Dio, al giudice di tutti, per-ché oggi posso essere rappresentato da un avvocato delcalibro di Gesù Cristo.

Troviamo il più dolce conforto nel pensiero cheDio sia nostro giudice in ogni aspetto della vita. Gliuomini mi possono fraintendere, ma Dio no. Qualchetempo fa parlai con un membro di chiesa che si erasviato ed era caduto nell’ubriachezza. Egli mi disse chela comunità avrebbe dovuto escluderlo; si era compor-tato male, e se ne vergognava.

“Ma pastore”, aggiunse, “voi vedete l’esteriore. Nonsapete quanto io abbia sofferto. Non sentite i miei ge-miti, né vedete le lacrime che inondano il mio cuscino.Ma Dio sì. Il Signore mi conosce meglio del l’uo mo edEgli è pronto a perdonare”.

Fui felice di confermare che le cose stavano propriocosì. Egli era andato al Signore, il giudice di tutti e po-teva trovare conforto al pensiero che, sebbene gli uo-mini, a ragione, lo giudicassero severamente, Dio, chelo conosceva più a fondo, aveva compassione di lui elo comprendeva appieno volendolo redimere.

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6. La nostra eredità nei santi glorificati.“Siete venuti agli spiriti dei giusti resi perfetti”.

Quando i nostri fratelli muoiono, non li perdiamodel tutto. Essi passano via, ma, in un certo senso, ri-mangono nostri. In realtà sono più vivi che mai. Cer -cherò di spiegarmi meglio.

Quando Cristo ascese in cielo, Egli divenne ancorapiù reale per i Suoi discepoli. La Sua dipartita si tra-dusse in una rivelazione maggiore. Mentre Egli eracon loro nel corpo, era come il vaso di alabastro sigilla-to, ma quando ascese al cielo, divenne come il vaso in-franto, il cui profumo riempiva la stanza.

A volte non apprezziamo i nostri cari come do-vremmo, non li conosciamo come succede invecequan do salgono in cielo. Lo storico e saggista scozzeseThomas Carlyle disse, parlando della moglie: “Nonmi ero reso conto di avere avuto un angelo al mio fian-co, fino a quando non se ne volò via!”. In questo sensoentriamo nel pieno possesso di tutti i santi glorificati.Ho un’eredità in Abramo, Isacco, Giacobbe, Isaia,Eze chiele, Paolo e in tutti i martiri che ora sono nellapresenza di Dio. Alcuni di essi li conosco meglio pro-prio perché se ne sono andati. Ho potuto considerarele loro virtù più distintamente ed essi sono un vividoesempio per la mia vita. Non credo che ritornino perfar muovere tavolini o scrivere messaggi strani, dando-ci chissà quale sciocca rivelazione. Hanno di meglio da

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fare. Mi appartengono là dove si trovano. È vero, sonoal di fuori della mia portata, ma ho la prospettiva certadi realizzare, prima o poi, il beneficio della loro com-pagnia.

Un gentiluomo del Connecticut prese alcuni ra-gazzi da un orfanotrofio per farli lavorare nella sua fat-toria. Notò che uno di questi si fermava regolarmentedopo pochi minuti, si chinava sulla sua zappa e guar-dava sotto il bavero della giacca.

“Che cosa fai, John?”, chiese.“Non capirebbe, signore”, balbettò il ragazzo.Il padrone vide che John continuava a fermarsi e a

guardare sotto il bavero.“John, stai perdendo tempo, devi dirmi perché ti

fermi così spesso”.“Va bene, ora le faccio vedere”, replicò il ragazzo

mostrando un piccolo pezzetto di tessuto cucito allameglio all’interno della giacca.

“Quando mia madre morì – continuò John – dinascosto tagliai un pezzetto del suo vestito e lo cucii albavero e quando lo guardo, mi sento più forte”.

La madre deceduta, in realtà “viveva” nel figlio piùdi quando camminava vicino a lui. Egli non l’avevaperduta, ma guadagnata.

Qualche tempo fa partecipai al funerale di un bam-bino, i cui genitori erano stati membri della chiesa checuro.

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“Vi restano ancora tre bambini” dissi loro.“Oh, no”, replicò il padre, “ne abbiamo ancora

quattro. Nostro figlio non l’abbiamo perduto. Ci ap-partiene ancora mentre si trova nella presenza di Cri -sto come lo era quando si trovava nella sua culla”.

Che realtà benedetta! Quanti ci hanno precedutoin cielo e sono perfetti in Cristo, sono tuttora nostriperché tutto il cielo ci appartiene mediante GesùCristo.

7. La cura personale di Cristo.“Per questo egli è mediatore di un nuovo patto. La suamorte è avvenuta per redimere dalle trasgressionicommesse sotto il primo patto, affinché i chiamati ri-cevano l’eterna eredità promessa” (Ebrei 9:15).

La nostra speranza non è riposta in un oggetto o inuna parola. La mediazione di Cristo è una cosa buona,ma, per quanto grande, non è su di essa che noi fon-diamo la nostra speranza. Noi ci siamo affidati a Gesùstesso. La nostra fede è in una persona che si prende cu-ra di noi: la divina Persona del Salvatore. Colui chemorì e risuscitò, farà in modo che quanti hanno accet-tato il beneficio dei Suoi meriti, partecipino alla Suagloria. Coloro che confidano in qualcosa di terreno (lachiesa, un ordinamento, una buona opera …), sonoda commiserare. Non hanno ancora capito che posso-no avere un amico vivente e compassionevole, Uno

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che comprende le loro infermità, con il Quale familia-rizzare e condividere i bisogni più segreti.

8. Completa salvezza mediante la virtù del sangue di Cristo.“A Gesú, il mediatore del nuovo patto e al sanguedell’aspersione che parla meglio del sangue d’Abele”(Ebrei 12:24).

Il sangue di Abele parlava bene quando gridavavendetta. Il sangue di Cristo parla di cose migliori: gri-da a Dio perché mostri misericordia. Noi possediamotutto quello che il sangue rappresenta e sappiamo cheesso significa purificazione, giustificazione, santifica-zione e glorificazione. È figura della vita. Se, però, ri-fiutiamo di accettare Cristo come Salvatore e Media -to re, il sangue non parlerà di cose migliori rispetto aquello di Abele. Anch’esso griderà vendetta presso iltrono di Dio. Dipende quindi da noi fare in modoche, mediante la fede in Cristo, il Suo sangue parli dimisericordia, oppure con la nostra testarda incredulitàandare incontro alla giusta ira di Dio.

“Guardate di non rifiutare colui che parla”. Ascoltale parole d’amore che invitano ad andare a Gesù, affin-ché la voce del sangue possa parlare sempre a favoredella nostra completa salvezza.

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Siamo schiacciati a terra, siamo presi dalle incom-

benze materiali e, in tutto ciò, rischiamo di perdere

di vista il Cielo e le sue ricchezze. Infatti, ogni vero

credente vive in funzione del Cielo e non della terra.

Siamo stranieri e pellegrini e il nostro tesoro è là

dove c’è il nostro cuore. Dobbiamo chiederci, per-

ciò, dove sia il nostro cuore, dove sono rivolti i nostri

sforzi. Quali sono i motivi ispiratori del nostro vivere.

Non abbiamo certo la “testa fra le nuvole”; siamo

nel mondo, ma non siamo del mondo, come ricorda

Gesù in Giovanni 17. Altrove la Scrittura dichiara:

“Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate

le cose di lassú dove Cristo è seduto alla destra di

Dio. Aspirate alle cose di lassú, non a quelle che

sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita

è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:1).

Questo libro parla delle “cose di lassù”.

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