Riassunto Completo Manuale Moderna

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POPOLAZIONE E STRUTTURE FAMILIARI FONTI E METODI Gli studi sui meccanismi sulla popolazione e sui meccanismi che ne regolano l’andamento nel tempo hanno conosciuto un grande sviluppo nell’ultimo mezzo secolo. Per Malthus lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari nasce dal fatto che la popolazione cresce in modo geometrico mentre il cibo cresce solo in progressione aritmetica. A frenare l’aumento incontrollato subentrano i freni ( epidemie , carestie , guerre) che ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio che si perderà di nuovo . La soluzione è l’adozione di freni preventivi , limitazione dei matrimoni e della fecondità l che deve naturalmente riguardare la parte più povera della società. La statistica muoveva i suoi primi passi nell’epoca moderna. Al XVIII risalgono i primi censimenti modernamente impostati. Prima si hanno numerazioni di nuclei familiari compiuti a scopi fiscali , conteggio degli abitanti di una città finalizzati all’approvvigionamento e alla distribuzione di viveri oppure al censimento degli atti alle armi. Un’altra importantissima miniera di dati è per l’Europa preindustriali rappresentata dalle fonti ecclesiastiche , elenchi degli abitanti di una parrocchia , registri degli eventi come battesimo , matrimonio sepoltura. A partire dagli anni 50 del XX secolo si elabora la ricostruzione nominativa delle famiglie con cui , si forma una scheda di famiglia per ogni matrimonio celebrato e in seguito la trascrizione di tutti gli eventi riguardanti la coppia a cui è intestata. Ma richiede un lungo lavoro anche solo per studiare un piccolo villaggio inoltre sono poche le schede che si possono compilare per intero. Ecco perché son tornate in auge tecniche basate sui grandi aggregati tra cui le piramidi dell’età , o le tavole di mortalità riguardanti schiere di nati in uno stesso anno. POPOLAZIONE EUROPEA NELL’ETA’ MODERNA Tra il 400 e il 500 più della metà della popolazione mondiale viveva nel continente asiatico. LA popolazione europea al pari di quella asiatica triplica in quattro secoli. Si delineano tre fasi : Crescita demografica generale e continua tra 400 e 600 Un forte rallentamento nel XVII risultato dell’espansione nell’Europa nord-occidentale e orientale e del ristagno nell’aria germanica in Italia e in Spagna Una rinnovata tendenza espansiva nel 700 che si prolunga nel XIX secolo

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POPOLAZIONE E STRUTTURE FAMILIARI

FONTI E METODI

Gli studi sui meccanismi sulla popolazione e sui meccanismi che ne regolano l’andamento nel tempo hanno conosciuto un grande sviluppo nell’ultimo mezzo secolo. Per Malthus lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari nasce dal fatto che la popolazione cresce in modo geometrico mentre il cibo cresce solo in progressione aritmetica. A frenare l’aumento incontrollato subentrano i freni ( epidemie , carestie , guerre) che ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio che si perderà di nuovo . La soluzione è l’adozione di freni preventivi , limitazione dei matrimoni e della fecondità l che deve naturalmente riguardare la parte più povera della società. La statistica muoveva i suoi primi passi nell’epoca moderna. Al XVIII risalgono i primi censimenti modernamente impostati. Prima si hanno numerazioni di nuclei familiari compiuti a scopi fiscali , conteggio degli abitanti di una città finalizzati all’approvvigionamento e alla distribuzione di viveri oppure al censimento degli atti alle armi. Un’altra importantissima miniera di dati è per l’Europa preindustriali rappresentata dalle fonti ecclesiastiche , elenchi degli abitanti di una parrocchia , registri degli eventi come battesimo , matrimonio sepoltura. A partire dagli anni 50 del XX secolo si elabora la ricostruzione nominativa delle famiglie con cui , si forma una scheda di famiglia per ogni matrimonio celebrato e in seguito la trascrizione di tutti gli eventi riguardanti la coppia a cui è intestata. Ma richiede un lungo lavoro anche solo per studiare un piccolo villaggio inoltre sono poche le schede che si possono compilare per intero. Ecco perché son tornate in auge tecniche basate sui grandi aggregati tra cui le piramidi dell’età , o le tavole di mortalità riguardanti schiere di nati in uno stesso anno.

POPOLAZIONE EUROPEA NELL’ETA’ MODERNATra il 400 e il 500 più della metà della popolazione mondiale viveva nel continente asiatico. LA popolazione europea al pari di quella asiatica triplica in quattro secoli. Si delineano tre fasi :

Crescita demografica generale e continua tra 400 e 600 Un forte rallentamento nel XVII risultato dell’espansione nell’Europa nord-occidentale e orientale

e del ristagno nell’aria germanica in Italia e in Spagna Una rinnovata tendenza espansiva nel 700 che si prolunga nel XIX secolo

Nell’età moderna erano pressoché sconosciute le pratiche contraccettive , che cominceranno a diffondersi dal tardo 700. In condizioni di fecondità ci si aspetta che i coniugi facciano molti figli , in realtà ciò non avveniva perché la gran parte delle donne si sposava fra i 24 e i 26 anni , dopo il primo , gli intervalli tra i parti tendevano ad allungarsi e risultavano tra i due e i tre anni a causa dell’allattamento prolungato, era molto frequente che uno dei due coniugi morisse prima del termine dell’età feconda. Un quarto dei nati moriva nel primo anno di vita , un altro quarto prima di diventare adulto. La sopravvivenza di 2,5-3 figli per coppia bastava appena a garantire la riproduzione del potenziale umano e una lieve eccedenza , se le condizioni economico-sociali erano favorevoli. Un aumento della natalità e una diminuzione della mortalità furono le cause principe della crescita demografica del XVIII secolo.

LA STORIA DELLA FAMIGLIAMolta fortuna ha avuto la classificazione elaborata dal gruppo di studio per la popolazione di Cambridge che ha distinto cinque tipi di aggregati:

Famiglia nucleare , coniugi e figli Famiglia estesa , si aggiunge almeno un altro convivente Famigli multipla , compresenza di almeno due nuclei

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Famiglie senza struttura , alla base non vi è il matrimonio Solitari. Le famiglie contadine che raggruppavano quasi ovunque la maggioranza della popolazione

potevano avere struttura diversa anche in Francia o in Europa centrale a seconda dei meccanismi di eredità. Ma le dimensioni dell’aggregato domestico erano anche in funzione del fondo coltivato e della quantità di forza lavoro da esso richiesta. Il forte calo della popolazione che si registrò tra il XIV e il XV secolo ebbe come conseguenza l’accorpamento di molti appezzamenti prima suddivisi e quindi la costituzione di gruppi familiari più numerosi; viceversa la crescita demografica del 500 , accompagnata dalla polverizzazione , dalla proprietà contadina , portò al tramonto di questo tipo di convivenza e l’affermazione della famiglia nucleare. La conservazione della ricchezza , incentrata per lo più sulle ricchezze fondiarie è una preoccupazione dominante per le aristocrazie europee che tra il XVI e il XVIII secolo adottano largamente strumenti giuridici adatti allo scopo , come fedecommessi e primogeniture. Il fedecommesso è una disposizione di ultima volontà mediante la quale chi fa testamento obbliga l’erede a trasmettere i beni sottoposti a vincolo agli ulteriori chiamati. La primogenitura è la concentrazione del grosso dell’eredità nel primogenito. La limitazione dei matrimoni , la trasmissione dei beni per linea maschile e la destinazione dei figli cadetti alle carriere militari , ecclesiastiche e giudiziarie , e delle figlie al nubilato o alla monacazione costituivano gli assi portanti di una strategia familiare che attribuiva poi molta importanza alle alleanze matrimoniali e alle reti allargate di parentela. Secondo Lawrence Stone vi sono tre tipi di agglomerato domestico che si sono succeduti tra 500 e 800 in Inghilterra:

Famiglia a lignaggio aperto caratterizzata dal formalismo tra i coniugi e tra genitori e figli dall’importanza attribuita al casato e dal controllo sulla vita familiare

Famiglia nucleare patriarcale ristretta , dove l’accentuazione dell’autorità del pater familias è riflesso del potere assoluto del monarca sulla società , legami affettivi tra i coniugi , grande risalto all’educazione cristiana e al disciplinamento della prole per effetto della Riforma protestante

Famiglia nucleare domestica chiusa , distinta per l’individualismo affettivo che si esprime nell’attenuarsi del divario gerarchico e in una nuova tenerezza tra moglie e marito e tra loro e i figli.

ECONOMIA DELL’EUROPA PREINDUSTRIALE

AGRICOLTURA , RISPOSTA ESTENSIVA ED INTENSIVAL’agricoltura europea aveva compiuto nei secoli dopo il mille progressi come l’aratro pesante , la ferratura degli zoccoli dei cavalli e la loro bardatura con collari che non pressando sulla gola permettevano uno sforzo maggiore , la larga diffusione della rotazione triennale. Nei paesi mediterranei tuttavia restò imperante la rotazione biennale e l’aratro leggero , in compenso grande rilievo ebbero le colture arboree , dall’olio alla vite agli alberi da frutta. L’incremento demografico del lungo 500 comportò un parallelo aumento della domanda alimentare che si diresse soprattutto verso i cereali. La carne scomparve dalle mense dei lavoratori manuali che si ciberanno di pane , farinatte legumi e verdure. Nel XVI secolo , via via che la popolazione aumentava furono rimessi a coltura i terreni abbandonati durante la crisi demografica e furono bonificate zone paludose. Nel Veneto ad esempio fu istituita a metà del 500 una magistratura , i Provveditori sopra i beni incolti , col compito di sovraintendere alla bonifica dei terreni vallivi e acquitrinosi , nel Polesine e nel Padovano furono circa 20000 i campi bonificati e privatizzati . Spesso però si trattava di aree marginali , inoltre l’estensione della superfice coltivata portò ad una contrazione delle aree adibite al pascolo e una scarsità di concime. Inoltre influì negativamente la piccola glaciazione a metà del 500. Non sorprende dunque

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che i rendimenti di cereali ristagnassero nonostante l’intensificarsi del lavoro contadino. In Europa i ¾ della popolazione viveva sulla terra e della terra , e solo i paesi di elevata produttività agricola come Olanda e Inghilterra potessero mantenere una buona quota di popolazione dedita ad altre mansioni. La presenza di una rete irrigatoria frutto del lavoro umano fu all’origine della grande produttività della pianura a sud di Milano. L’associazione di allevamento e agricoltura , e l’adozione di sofisticate rotazioni che eliminano la necessità del riposo periodico sono l’essenza della Rivoluzione agricola che ebbe come luoghi d’elezione Paesi Bassi e Inghilterra.

IL REGIME FONDIARIO E I RAPPORTI DI PRODUZIONE , EUROPA CENTRO-OCCIDENTALE All’inizio dell’età moderna i coltivatori del suolo erano liberi di sposarsi , trasferirsi e disporre delle proprie terre. Le corvees , dove sopravvivevano erano limitate a poche giornate per lavori di manutenzione del castello. La riserva signorile , un tempo sfruttata grazie al lavoro coatto dei servi della gleba , era stata frazionata in appezzamenti o affidata a famiglie coloniche . Rimanevano la giurisdizione il potere di banno , rimaneva l’obbligo per i proprietari di terre comprese nel feudo di pagare al signore un censo annuo ; localmente a esso si aggiungeva una quota parte del raccolto. Altri diritti ( laudemi ) spettavano al signore in occasione di vendita o trasmissione ereditaria di beni fondiari. Egli riscuoteva inoltre i pedaggi e deteneva il monopolio di alcune attività come la caccia , la pesca , la spremitura delle olive la cottura del pane. Si aggiungevano poi gli abusi feudali di cui un vasto campionario ritroviamo nel mezzogiorno del XVII secolo. Ovunque il forte aumento demografico registrato nel XVI e poi nel XVIII secolo si accompagnò a processi di proletarizzazione , alla moltiplicazione dei contadini poveri o nullatenenti e alla riduzione del potere d’acquisto dei salari. I coltivatori erano anche soggetti alla decima ecclesiastica , alle imposte statali , e quando non erano proprietari al prelievo della sulla rendita fondiaria. Per un incidenza sui guadagni dal 20 al 70 x 100. I grossi proprietari dal canto loro , trovavano più conveniente acquistare e accrescere il prelievo sui coloni . Infine la forte impronta comunitaria che contrassegnava i lavori agricoli scoraggiava le innovazioni e lo spirito d’iniziativa. Tutto ciò spiega perché solo in aree particolarmente favorite dall’ambiente o dove vi erano pochi contadini poveri fu possibile adottare quelle pratiche agricole che ebbe l’effetto di accrescere sensibilmente la produttività dei terreni.

L’EUROPA ORIENTALELe regioni dell’ Europa orientale avevano due caratteristiche che le differenziavano nettamente da quelle dell’Europa occidentale.; comprendevano enormi estensioni di terreni pianeggianti e potenzialmente fertili , ed erano scarsamente popolate. In queste condizioni la diffusione dell’economia di mercato agì come uno stimolo ad accrescere la produzione facendo ricorso alla via più agevole: la coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini. La servitù della gleba vanne rafforzata a partire dal XV secolo e introdotta anche nelle aree dove prima era sconosciuta. Un tale sfruttamento indiscriminato era reso possibile dalla totale soggezione dei contadini servi all’autorità del signore , che amministrava la giustizia e riscuoteva perfino le imposte a nome dello Stato. Tra il XVI e il XVII secolo le loro condizioni di vita andarono via via deteriorandosi. Solo con le riforme della seconda metà del 700 le pretese dei signori fondiari cominciarono a essere limitate dalla legge e solo nel XIX secolo verrà abolita la servitù della gleba. Il grande ciclo di rivolte contadine e popolari iniziato nella seconda metà del XIV secolo ebbe un ultima recrudescenza nel 500 con la grande rivolta ungherese capeggiata da Gyorgy Dosza , con la ribellione dei comuneros in Castiglia , e con la guerra dei contadini in Germania. Nel XVII secolo , con lo sviluppo degli apparati statali , il bersaglio delle proteste tese a nell’Europa occidentale dai signori feudali al fisco e i suoi agenti. Con la rivoluzione francese e i moti controrivoluzionari i moti contadini acquistarono una connotazione politica che si

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sovrappone alle forme arcaiche di protesta. Nell’età moderna si crea una distinzione tra L’Europa centro occidentale , dove il grande proprietario terriero vive di rendita , pagata dai coltivatori delle sue terre e l’Europa orientale dove egli sfrutta il lavoro gratuito dei contadini per produrre derrate da vendere.

L’ECONOMIA URBANAAi bisogni primari oltre quello del cibo migliori di famiglie contadine continuavano a provvedere da se. Ma accanto a queste produzioni si afferma in molte zone un industria rurale talvolta di notevole importanza , attirata sia dal basso costo della manodopera , sia dalla presenza di corsi d’acqua o giacimenti minerari. Tuttavia quei manufatti che richiedevano una superiore capacità artigianale provenivano in massima parte dalle botteghe cittadine. Gran parte degli oggetti quotidiani continuava ad essere prodotta da artigiani che lavoravano soli o con pochi collaboratori , a casa o in un laboratorio / bottega. I settori predominanti erano la lavorazione del legno , dei metalli , del cuoio e dei pellami , il tessile , la confezione di indumenti , l’edilizia l’alimentazione. Ciascuno di questi settori era per lo più suddiviso in diverse specializzazioni , i cui addetti continuavano ad essere organizzati in corporazioni. Ciascuna di queste arti difendeva gelosamente il proprio monopolio e disciplinava la concorrenza tra gli affiliati. Concentrazioni di decine o centinaia di operai erano rare e si incontravano soprattutto nelle miniere , nei lavori pubblici di grande rilievo , nei cantieri navali. La maggiore novità che presentano i secoli XV-XVIII rispetto al medioevo per quanto riguarda l’organizzazione produttiva , sta nella grande diffusione del sistema noto come industria a domicilio o protoindustria. La figura centrale era in questo caso il mercante imprenditore , il quale acquistava la materie prima e la affidava a operai che la lavoravano nella propria abitazione , ed erano retribuiti a cottimo , così era organizzata , ad esempio la produzione di drappi di seta a Lione. Nel caso dell’industria laniera invece , il desiderio di abbattere i costi e di sfuggire alle limitazioni e alle regole imposte dalle corporazioni portò spesso al decentramento delle fasi di produzione. Il settore tessile rimase a lungo quello dominante nell’industria europea . I vecchi centri dei pannilani , l’Italia centro-settentrionale e le Fiandre , registrarono una grande ripresa. Accanto alla lana molta importanza avevano i tessuti di lino , prodotti in grandi quantità nella Francia settentrionale , di lino misto a cotone , e di seta. Oltre a Lione i principale centri di produzione dei preziosi drappi erano nel 600 Firenze , Milano , Granada. L’epoca tra il 1500 e il 1750 viene considerata un periodo di sviluppo tecnologico ma non di rivoluzioni tecnologiche. Nel campo delle meccanica si ebbero una serie di perfezionamenti che riguardarono l’orologeria ( bilanciere e pendolo) , la costruzione di strumenti nautici e di armi da fuoco , i congegni per la trasmissione del movimento. Nell’estrazione mineraria , l’introduzione di pompe idrauliche e di tecniche per il drenaggio delle galleria , permise di sfruttare anche giacimenti profondi.

MONETA , PREZZI , MERCATOA partire dal XIII secolo vigeva ovunque un regime di bimettalismo , nel senso che erano l’oro e l’argento a determinare i valori di scambio. Il quadro era complicato dall’esistenza di monete di conto che non erano di fatto coniate ma servivano da misuratori delle monete effettivamente in circolazione , e dal frequente ricorso dei governi europei alla pratica dello svilimento delle monete a essi battute , ovvero alla riduzione del tenore di fino. Le serie di prezzi mostrano una spiccata tendenza all’aumento tra la fine del XV e la metà del XVII secolo. Il prezzo è un rapporto tra il prodotto della massa e della velocità di circolazione della moneta e la quantità di beni disponibili. Alla pressione esercitata sui prezzi dallo squilibrio si aggiunge nel lungo 500 il rapido aumento della massa dei mezzi di pagamento e della loro velocità di circolazione. La produzione di argento delle miniere europee raddoppiò tra metà del 400 e il 1530 circa. In seguito , la disponibilità di oro e di argento fu sensibilmente accresciuta dalle

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importazioni dal nuovo mondo. Non può stupire , in tali circostanze che i prezzi dei cereali espressi in grammi d’argento crescessero di tre o quattro volte in un secolo. L’aumento della produzione industriale e la cresce nte richiesta di generi di prima necessità come il grano , il legno e il sale portarono tra 400 e 600 a una grande espansione dei traffici. Il trasporto via acqua , continuò ad essere il prediletto. La navigazione ha compiuto in tale periodo più progresso che il trasporto terrestre , come la caravella , il fluyt olandese che divenne lo strumento della supremazia navale olandese per un secolo. Il Mediterraneo mantenne più a lungo di quanto si potesse pensare la vitalità come crocevia degli scambia tra Africa e Europa , tra oriente e occidente. Un’importanza crescente vennero assumendo , tra XVI e XVII secolo , gli scambi tra Europa centro occidentale e orientale attraverso gli stretti che mettono in comunicazione il mare del Nord con il Baltico. Dai paesi affacciati sul Baltico si importavano cereali , legname , pece , pellicce , poi anche ferro svedese , vi si esportavano vino e altri prodotti voluttuari , pannilari e manufatti di goni specie. Tra gli articoli acquistati dagli occidentali nel Baltico avevano molta importanza le arringhe salate , ma verso la metà del 500 gli olandesi perfezionarono il buizen , imbarcazione in cui si poteva sale e mettere in barile il pesce appena pescato. Gli olandesi si assicurarono così un duraturo monopolio della produzione e della distribuzione europea del pesce salato. Il commercio con il Baltico e la pesce delle arringhe in alto mare furono i fondamentali su cui si costruì la grande prosperità olandese del XVII secolo , allorchè Amsterdam ereditò la funzione che era stata di Anversa , di emporio internazionale e perno degli scambi fra aree europee diverse , di capitale della finanza e del credito , e anche centro industriale di primaria importanza. Accanto a questi scambi vennero acquistando sempre maggiore importanza i rapporti commerciali con il nuovo mondo. I coloni d’oltreoceano avevano bisogno di tutto e pagavano con oro e argento estratti dal suolo e dai fiumi , più tardi con derrate molto richieste come zucchero , tabacco e legname. I paesi iberici cercarono invano di imporvi il monopolio. Carattere diverso ebbe l’interscambio tra Europa e Asia , dominato nel XVI secolo dai portoghesi , scopritori della rotta che circumnavigava l’Africa. L’impero portoghese si basava sul possesso di scali e fattorie e su accordi con i potentati locali. Le spezie e gli altri prodotti dell’Oriente che prima raggiungevano l’Europa attraverso la mediazione genovese o veneziana presero la via di Lisbona. Nel corso del XVII secolo ai portoghesi subentrarono gli olandesi , che si impadronirono in particolare delle isole della Sonda e delle Molluche , dove organizzarono con metodi schiavistici anche la produzione della cannella , della noce moscata e dei chiodi di garofano. Ancora più+ tarda fu la penetrazione commerciale e coloniale francese e soprattutto inglese che si diresse verso il subcontinente indiano. Protagoniste assolute dei traffici con l’oceano indiano furono le compagnie privilegiate costituite a partire dal tardo 500 in Inghilterra , nelle province unite e in Francia. Con questo nome si designano due tipi diversi di organizzazione commerciale. Il primo consiste in una corporazione di mercanti , che godono del monopolio di un certo traffico ma operano individualmente ,. Le compagnie delle Indie orientali costituite a Londra nel 1600 e ad Amsterdam nel 1602 , e più tardi le compagnie francesi fondate da Colbert , erano invece società per azioni , il cui capitale era diviso in quote possedute da mercanti e finanzieri che percepivano ogni anno i dividendi. Tratti distintivi dell’età moderna furono da un lato la nascita di un economia mondiale imperniata sull’Europa , dall’altro lo spostamento dell’asse dei traffici dal Mediterraneo all’Atlantico e ai mari settentrionali. Rimase invece a lungo inalterato il dominio del capitale mercantile sulla produzione , rivelato anche dal fatto che i termini di commercio , commerce e trade erano comunemente usati anche per designare le attività industriali. A livello teorico , tale supremazia si rifletteva nelle idee economiche che da Adam Smith in poi è consuetudine raggruppare sotto l’etichetta di mercantilismo.

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CETI E GRUPPI SOCIALI

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE NELL’EUROPA D’ANTICO REGIMEFino alla diffusione delle idee illuministiche , la visione della società dominante in Europa era corporativa e gerarchica. I corpi di mestiere sono solo una delle numerose societates particolari di cui si componeva la società generale; altre erano i collegi professionali , le confraternite , le congregazioni parrocchiali , i corpi militari , gli ordini ecclesiastici. A questi corpi e comunità si riferivano le libertà , cioè i privilegi e le immunità. Si attesta la lunga durata di pratiche sociali e schemi mentali risalenti al medioevo , tra questi uno dei più radicati era quello che concepiva la società divisa in : oratores ,il clero ; bellatores , la nobiltà ; laboratores , coloro che lavoravano per tutti. Questa visione tripartitica appare salda ancora alla vigilia della rivoluzione francese. Il termine ceto è il più adatto a distinguere questi gruppi , a determinare il rango di un soggetto infatti , concorrevano la nascita , il ruolo ricoperto nella vita pubblica e il prestigio e i privilegi derivanti da esso. In tutti questi diversi ceti vi era una scala gerarchica ben definita. Charles Loyseau giustificava queste disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature voluta dalla provvidenza divina. E come nel creato vi sono diversi gradi di perfezione , così nella società umana vi sono diversi gradi di bontà e di virtù , collegati alle origini familiari e alla condizione sociale. Una delle componenti fondamentali dell’universo tragico shakespeariano sta nella minaccia di sovversione e ricaduta nel caos che l’infrazione delle gerarchie naturali fa ricadere sull’umanità. Espressione in tal senso è il discorso di Ulisse nel Troilo e Cressidra. Anche ad un capo rivoluzionario come Cromwell veniva naturale identificare l’interesse della nazione con la distinzione tra un lord , un gentiluomo e un coltivatore. Certo , proprio la storia inglese dimostra come la tesi di una disuguaglianza naturale tra gli uomini dovesse fare i conti con una tradizione legata all’affermazione della civiltà comunale del 200 – 300 . Di essa si era fatto portavoce Dante , nel convivio , quando si era richiamato alla comune discendenza da Adamo per negare l’esistenza di un’aristocrazia di sangue. Questo motivo egualitario riaffiorò spesso nelle rivolte popolari della prima età moderna ; d’altra parte l’ordine sociale appariva fortemente incrinato dai fenomeni di mobilità sociale caratteristici del XVI secolo. La stratificazione sociale dell’Europa preindustriale era la risultante della nascita più o meno altolocata , della funzione ricoperta , del denaro ed era oggetto tanto di contestazioni quanto di consensi e apologie.

NOBILI E CIVILI Nobiltà e clero erano i due ceti meglio riconoscibili e più chiaramente definiti. Ciascuno dei due tuttavia , comprendeva al suo interno una vasta gamma di sottogruppi. L’origine e la configurazione delle elites nobiliari europee presentano molte specificità locali chiaramente legate alla diversa incidenza di fattori quali la tradizione classica , con le distinzioni tra uomini liberi e schivi , le tracce più o meno profonde lasciate dai legami feudali vassallistici , l’etica cavalleresca e l’importanza attribuita alla professione delle armi. Dovunque , nobiltà significa in primo luogo ricchezza , o almeno agiatezza ; basata fondamentalmente sulla proprietà della terra alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di giustizia e polizia e un potere esercitato sugli uomini all’interno della signoria. I proventi della terra sono spesso integrati da entrate di varia natura: estrazione di minerali , vetrerie , attività di trasformazione dei prodotti dell’agricoltura o dell’allevamento , stipendi derivanti da attività svolte per la chiesa o per il principe. La figura del nobile povero è più frequente dove la nobiltà è più numerosa , in Polonia contava 8% della popolazione o in Spagna 5%. In Castiglia il tipo dell’hidalgo privo di mezzi per quanto ossessionato dalla difesa dell’onore e il mito della cavalleria è raffigurato dal Don Chisciotte. Nel resto d’Europa la nobiltà era intorno all’1 %. La nobiltà tuttavia , comprendeva diversi livelli di ricchezza e prestigio : in Castiglia si contano addirittura sette categorie , si andava dai grandi di Spagna , ai semplici Hidalgos e caballeros villanos. Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari delle aree dove più forte era l’impronta

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feudale , si contrapponeva la spiccata fisionomia cittadina dei patriziati dell’Italia e dei Paesi Bassi , della Germania occidentale. Tra 600 e 700 l’Europa è dominata dalle monarchie ma tra queste bisogna distinguere tra quelle assolute come quella di Re sole e quelle cui l’esercizio della sovranità dipendeva dal beneplacito della nobiltà (Polonia ) , o da un accordo tra il Re e la classe dirigente come avvenne in Inghilterra dopo la grande rivoluzione del 1688 – 1689. Il rafforzamento degli apparati statali tra la fine del XV e gli inizi del XVII secolo , sommandosi alle ripercussioni sociali della crescita e della rivoluzione dei prezzi fu all’origine di una sorta di crisi dei ceti nobiliari , alle prese da un lato con la concorrenza sempre più agguerrita di nuovi gruppi di origine mercantile e borghese , e dall’altro con controlli e limitazioni sempre più severe al suo potere. La nobiltà fini per convincersi di costituire un gruppo a parte , storicamente privilegiato , biologicamente superiore : l’origine storica del suo primato viene identificata dal conte di Boulainvilliers e altri nella discendenza diretta dai Franchi conquistatori dell’antica Gallia . Come si diventava nobili? I patriziati dell’Italia centro-settentrionale avevano elaborato un sistema di cooptazione basato sull’antica residenza in città , sulla ricchezza e sull’astensione dai loschi lucri ( attività mercantili) . In Francia , Inghilterra e Spagna si affermò il principio secondo cui era nobile chi era considerato tale dal sovrano. Ciò avveniva o come sanzione di un processo di assimilazione verificatosi di fatto in seguito all’acquisto di feudi , a matrimoni nobili , oppure come titolo per benemerenze vere o presunte in campo militare o civile , in realtà spesso era motivato da una cospicua donazione alle casse regie. Questi nuovi nobili erano guardati con disprezzo e sarcasmo dai rappresentanti della più antica nobiltà , ma bastavano poche generazioni perché le distanze si riducessero nel senso di una comune adesione all’ethos aristocratico. Tra il 600 e il 700 le aristocrazie europee , non più minacciate nel loro primato scoiale ed economico e ormai pronte ad integrarsi nelle strutture dello stato monarchico e ringiovanite con l’ingresso di nuovi membri vivono un’età dell’oro offrendo alle altre classi lo spettacolo invidiato di un’eleganza e di uno stile destinati a durare come modelli sociali ben oltre l’ancien regime. Il termine borghesia non è più idoneo per designare i ceti intermedi tra nobiltà e plebe. Un dominatore comune di tali categorie sociali è la connotazione urbana , il rifiuto del lavoro manuale , il possesso di risorse immobili e mobili ma anche l’istruzione e le conoscenze altolocate che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano invece esposti , in un mondo privo di ammortizzatori sociali , coloro che vivevano alla giornata. POVERI E MARGINALI Jean-Pierre Gutton distingueva tra i poveri strutturali , coloro che anche in tempi normali vivono del tutto o in parte di elemosine , e i poveri congiunturali cioè coloro che ricavavano appena ciò che era necessario per la sopravvivenza . Vi è una trasformazione dell’immagine del povero tra il Medioevo , in cui rappresentava una controfigura di Cristo ed era investito da un aura sacrale e l’età moderna in cui appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica. Tale evoluzione è da ricondurre in parte al più generale mutamento di valori e prospettive proprio dell’età del Rinascimento e della riforma protestante. Al povero residente , tende a sostituirsi il vagabondo che vive di espedienti e non disdegna la frode o il furto. Nei confronti di questi indesiderabili gli Stati corrono ai ripari , prendono provvedimenti di sempre crescente severità che comprendono l’espulsione dei poveri forestieri , il divieto dell’accattonaggio e l’obbligo del lavoro per i poveri fisicamente abili. L’utopia della grande reclusione dei poveri continuò anche nel 700 , combinandosi variamente con le varie tendenze filantropiche che portarono alla fondazione di grandi ricoveri come quello di Napoli , Roma e Genova mentre in Inghilterra si diffondevano le workhouse. Tuttavia le torme di poveri continuarono a caratterizzare il paesaggio dell’antico regime. A ingrossare le schiere degli indigenti e degli accattoni erano in realtà i processi di proletarizzazione che tra il XVI e il XVII secolo furono quasi costantemente all’opera , in città come nelle campagne. Lo sviluppo tra 700 e 800 del sistema di fabbrica dapprima in Inghilterra poi anche in Europa , da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia , dall’altro alimentò la formazione di un nuovo proletariato straccione a

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causa dell’incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse.

LE FORME DI ORGANIZZAZIONE DEL POTERE

STATO E STATO MODERNO , PROBLEMI DI DEFINIZIONELa novità nell’Europa tra XIII e XIX secolo dalla progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti gli altri , il potere dello stato. Tale potere si incarna in un primo tempo in un individuo , il monarca o nelle repubbliche aristocratiche in una cerchia ristretta , ma si viene poi configurando come un’entità a se stante , in un processo di spersonalizzazione che conosce una decisiva accelerazione con la Rivoluzione Francese. Fin dal XV XVI secolo esso si emancipa da ogni un’autorità esterna , e al tempo stesso si impone all’interno come suprema istanza nei confronti degli individui che rientrano nella sua sfera di influenza. Queste sono le componenti essenziali della definizione di sovranità coniata da Bodin. Rifacendosi soprattutto a formulazioni di questo genere i giuristi tedeschi post hegeliani elaborarono un’autorevole definizione dello stato che comprende:

Un territorio come esclusivo ambito di dominio Un popolo come stabile unione di persone legate da un solido sentimento di appartenenza Un potere sovrano che all’interno detiene il monopolio della forza e all’esterno significa

indipendenza giuridica dalle altre istanze.

La storiografia ha polemizzato contro una visione totalizzante dello stato e alle istituzioni statali ha contrapposto la persistenza di poteri diffusi nella società , a livello di ambiti cortigiani , di ceti territoriali , di dritti signorili di reti clientelari , di fazioni e comunità locali , che di quelle sono in grado di contrastare o condizionare dall’interno il funzionamento. La presenza di limiti è ciò che nella tradizione europea contraddistingue la monarchia dai regimi dispotici , secondo un’elaborazione che dai giuristi del 50 arriva fino a Montesquieu. Il potere sovrano , almeno all’inizio dell’età moderna non mira a sostituirsi alle preesistenti strutture autoritarie ma di sovrapporsi ad esse , di esercitarvi una tutela così da utilizzarle come terminali della sua azione sulla società riconoscendone in cambio diritti e privilegi. Standestaat o stato per ceti è quella formazione politica in cui all’autorità del principe si contrappongono assemblee composte per lo più di tre camere rappresentanti clero , nobiltà e città. MA solo in Inghilterra e Svezia i parlamenti riuscirono a trasformarsi tra il 17° e il 19° secolo da istanze cetuali in vere rappresentazioni nazionali. Anche dove non esistevano parlamenti , come in gran parte dell’Italia centro-settentrionale vi era un rapporto tra principe e sudditi mediato da corpi tra i quali un peso dominante hanno le città come il Gran ducato i Toscana. A simili formazioni territoriali si addice la definizione di stati rinascimentali e d’antico regime. Termini come monarchia assoluta e assolutismo sono accettabili come indicazioni di un programma che però deve scendere a patti nell’attuazione con il rafforzamento dei privilegi territoriali ( francia di re sole). Alcuni passi in direzione dello stato moderno sono compiuti dai sovrani illuminati del 18° secolo , ma fu soltanto la Rivoluzione Francese a fare piazza pulita delle istituzioni dell’antico regime e a sgombrare il campo per l’erezione di un edificio politico interamente nuovo. Se in Inghilterra una nazionalizzazione elle masse è in qualche misura realizzata nel 18° secolo , sul continente europeo saranno la rivoluzione francese e il movimento romantico a porre all’ordine del giorno la costruzione degli stati nazionali , come dimostrano Germani e Italia.

DALLA MONARCHIA DI DIRITTO DIVINO ALLO STATO DI DIRITTORimase in auge fino al 18° secolo ‘idea di un origine provvidenziale dell’autorità istituita da Dio per mantenere l’ordine propagare la vera fede e reprimere i malvagi. A tale potere e allo sfruttamento dei propri fini di controllo sul clero miravano i monarchi quando si fregiavano del titolo di re cristianissimo ( i re

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di Francia ) , re cattolico ( i re di Francia ) , defensor fidei ( Enrico Tudor 8°). Ancor più stretta fu l’associazione della religione con la suprema autorità politica nella Russia ortodossa ,. La simbiosi tra autorità religiosa e potere secolare si trasformò in una vera e propria subordinazione della chiesa allo stato nei principati tedeschi e nei regni scandinavi dove si affermò la dottrina luterana. Anche la dottrina di resistenza al potere tirannico dei monarcomachi calvinisti poggiava sul presupposto dell’inseparabilità dei due poteri. La laicizzazione machiavelliana del potere non poteva trovare accoglienza favorevole in un europea trasformata in campovdi battaglia tra fedi contrapposte. Fu solo nel 17° secolo , in cui pure la teorizzazione del diritto divino dei re raggiunse il culmine con le opere di Bossuet , che i fondamenti religiosi dell’autorità cominciarono a vacillare , ad opera soprattutto degli sviluppi della dottrina contrattualistica , poggiante a sua volta sul postulato dell’esistenza di un diritto di natura universale , autorevolmente riaffermata da Ugo Grozio. Il passaggio dall’originario stato di natura alla vita associata , deve essere avvenuto sulla base di un patto comune , e la stesso origine contrattuale deve avere la delega dei poteri a un monarca . I base a queste premesse era possibile sia giustificare l’autorità assoluta del monarca ,sia postulare l’esistenza di limiti e vincoli alla sua volontà. Nella prima la voce più influente u quella di Tomas Hobbes autore del Leviatano , in cui per uscire dalla precarietà e il pericolo l’uomo deve alienare tutti i suoi diritti in favore del Leviatano in grado di costringere di costringere tutti all’osservanza delle leggi da esso promulgate. Una simile sottomissione alla volontà del sovrano era inconcepibile per Spinoza. Ma chi impresse alla teoria del contratto una svolta in senso liberale fu John Locke, per cui i diritti alla vita , alla libertà e ala proprietà privata sono anteriori al costituirsi della società ; la loro tutela deve essere quindi l’obbiettivo principale del contratto che i sudditi stipulano con il sovrano; il riconoscimento del potere legislativo ed esecutivo al monarca è condizionato al rispetto di questi diritti. Nel 18° secolo la più originale reinterpretazione del contratto sociale , in senso democratico la si deve a Rousseau . Ma più larga influenza ebbero altre correnti , come la teorizzazione della monarchia temperata sul modello inglese ad opera di Montesquieu , e l’esaltazione del dispotismo illuminato di Voltaire. Il crollo dell’antico regime fu seguito da una serie di esperimenti politici che si rifacevano ai principi ormai acquisiti della sovranità popolare e della distinzione tra i poteri .Su queste basi poggeranno nel 19° secolo i fondamenti del moderno stato di diritto.

FUNZIONI E ARTICOLAZIONI DEL POTERE STATALEAi governi erano riconosciuti il diritto-dovere della difesa del territorio e quello del mantenimento dell’ordine e della pace al suo interno. Come esempio di questo monopolio della violenza regale vi è l dura lotta ingaggiata da Richelieu contro i duelli aristocratici. Il luogo dove la potenza del re si manifesta di più è la corte . Una delle sue funzioni era raccogliere intorno al re la nobiltà più ricca e prestigiosa , separandola così dai propri territori e garantendone la fedeltà attraverso un’oculata distribuzione di favori. La corte è anche , nel 16° e 17° secolo , il centro di elaborazione di una raffinata cultura artistica e letteraria e delle norme che regolano i rapporti sociali , destinate a diffondersi per un meccanismo di imitazione in tutta la società. Dovunque il re è coadiuvato da un consiglio. Grande importanza hanno accanto ai consiglieri , i segretari del principe , figure dalle quali tra 50 e 700 hanno origine i moderni ministri. La giustizia era uno degli attributi centrali della sovranità . Nell’età moderna il diritto del principe impone la propria supremazia su ogni altro ordinamento . la legislazione regia mantiene tuttavia fino al 18° secolo un carattere frammentario e lascia così scoperte ampie aree di rapporti giuridici , in particolare di tipo familiare e privatistico. In questi settori suppliscono le consuetudini e gli statuti sociali . Sullo sfondo conservano tutto il proprio prestigio il diritto romano e , nei paesi rimasti fedeli a Roma , il diritto canonico ma forniscono insieme con la giurisprudenza accumulatasi nei secoli , la ratio iuris , la chiave per l’interpretazione delle norme vigenti. La pluralità e la disorganicità delle fonti del diritto lasciano ampio spazio alla discrezionalità dei giudici. Non mancarono nel 17 e 18° secolo i tentativi di consolidamento. Ma solo l’illuminismo giuridico maturo indicò come esigenza primaria la redazione di un corpo di leggi organico e del tutto

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autonomo. Solo ala fine del 18° secolo apparvero in Austria e Prussia i primi codici così concepiti , in attesa della codificazione napoleonica che costituirà il modello per tutta l’Europa continentale dell’800. La medesima complessità e tendenza verso l’accentramento e l’uniformità tra 70 e 800 si riscontrano nei sistemi giudiziari dell’Europa centro-occidentale. La situazione di partenza vede una molteplicità di giurisdizioni , solo in parte riconducibili allo Stato. Il primato della giustizia statale si afferma sia con l’istituzione e il rafforzamento di forme di controllo su queste diverse istanze , sia con il ricorso all’appello o all’avocazione delle cause e con l’estensione e la specializzazione della rete dei giudici regi. I grandi tribunali non solo controllano l’applicazione della legge , ma contribuiscono a crearla o reinterpretarla con le loro sentenze , e si arrogano anche una funzione politica come guardiani della costituzione. La semplificazione della selva di giurisdizioni particolari e la definizione di un modello di funzionamento della giustizia a tre istanze sarà anche qui frutto delle riforme illuminate e poi soprattutto dell’età rivoluzionaria e napoleonica. L’avvento degli eserciti permanenti , l’aumento esponenziale degli effettivi , l’accresciuta importanza della fanteria e dell’artiglieria , lo sviluppo in senso orizzontale delle fortificazioni determinarono nella prima età moderna un volume di spese fuori ogni proporzione delle entrate patrimoniali e furono quindi all’origine della fiscalità permanente. Anche la guerra tende all’efficienza e alla specializzazione . Gli eserciti del 700 non sono più bande di straccioni dedite al saccheggio. Gli stati perseguono lo spostamento degli equilibri politici piuttosto che l’annientamento del nemico. Il tempo della guerra totale e delle nazioni in armi verrà inaugurato soltanto dalla rivoluzione francese. La crescita dell’apparato fiscale-militare comportò a sua volta il reclutamento di una burocrazia regia ormai be distinta dal personale di corte. Si estende quella degli uffici amministrativi e finanziari che alla fine si sostituisce alle forme tradizionali di autogoverno locale. Figura emblematica della nuova burocrazia è il commissario , un funzionario nominato dal re e non legato da un rapporto patrimoniale con la carica che ricopre. Piuttosto che per l’efficienza o per l’articolazione dei sui poteri nel territorio , lo stato liberale del’800 si distingue dal predecessore per gli aspetti portati dalla grande rivoluzione , per la garanzia delle libertà individuali e per la , sia pur limitata , possibilità di partecipazione dei cittadini alla determinazione degli indirizzi di governo.

RELIGIONE MENTALITA’ CULTURA

RELIGIONE MAGIAUn elemento comune tra le popolazioni europee alla fine dell’età preindustriale è la centralità del sacro nelle loro esistenze. Sia il tempo sia lo spazio erano profondamente impregnati di valori cristiani. Il panorama delle città e delle campagne era caratterizzato dall’onnipresenza degli edifici religiosi e delle immagini sacre. Tutta l’Europa era costellata di santuari di cui i più celebri erano meta di pellegrinaggi , così come lo era Roma soprattutto in occasione dei giubilei il primo dei quali fu indotto da Bonifacio VIII nel 1300. La preoccupazione per il destino ultraterreno delle anime è attestata dalla rapida diffusione della credenza nel purgatorio e dall’enorme fortuna delle indulgenze. Ma l’ossessione della morte era acuità altresì dalla fragilità dell’esistenza , dall’incapacità della ragione a spiegare la maggior parte degli eventi. La madonna e i santi erano visti come potenti intercessori , in grado di ottenere ai loro fedeli grazie straordinarie e operare guarigioni e altri miracoli. Il confine tra religione e magia era assai labile perla masse dei credenti. I santi venivano invocati per proteggere i fedeli da ogni specie di mali e pericoli in base ad una vera e propria specializzazione che consigliava ad esempio di rivolgersi a San Rocco contro la peste o a Sant’Antonio per la protezione degli animali. Poteri magici erano spesso attribuiti al parroco , alle reliquie , e agli oggetti utilizzati per il culto. Ed era diffusissima la credenza che altri individui detenessero facoltà sovrannaturali . Fin dal basso medioevo le attività di questi individui erano state messe in rapporto con la presenza del Maligno nel mondo. La contiguità tra religione e magia , il carattere superstizioso di molte credenze e pratiche devozionali divennero nel 16° secolo uno dei motivi centrali della polemica protestante

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contro la chiesa di Roma. Tra i bersagli delle autorità protestanti e cattoliche rientrarono le festività profane , il carnevale le danze , gli antichi culti agrari e altri aspetti del patrimonio folkrorico che si fece ogni sforzo per estirpare o assimilare ad una visione del mondo cristiana. La caccia alle streghe raggiunse il parossismo tra il 1580 e il 1660 , in coincidenza con il prevalere in Europa di un clima di paura , sospetto e intolleranza che si espresse anche nella persecuzione degli ebrei e nell’ossessione degli untori , individui accusati di spargere la peste con ungenti malefici ; essa imperversò specialmente in quelle zone in cui più intensi erano stati i contrasto religiosi , come le zone di confine tra Francia , Svizzera , Germania , Polonia e Scozia. Molto meno severa fu la repressione in Italia e Spagna dove totale era il predominio della religione cattolica dopo la metà del 500. Solo gradatamente a partire dalla seconda metà del 17° secolo , i ceti colti smisero di credere alla stregoneria e alla magia .

CULTURA ORALE E CULTURA SCRITTA L’opera di disciplinamento sociale proseguì nel 17° e nel 18° secolo e non fu meno efficace di quella di cui fu protagonista il potere politico. Ne risultarono una più completa cristianizzazione delle masse popolari , ma anche una rarefazione dei comportamenti violenti e amorali accompagnata da una crescita dell’alfabetizzazione. Solo a partire dall’età dei Lumi , con la nascita dei primi sistemi di istruzione elementare , lo Stato cominciò a subentrare alla chiesa , alla famiglia e alla bottega come principale fattore di alfabetizzazione. E’ necessario distinguere tra la capacità di leggere e la capacità di scrivere : la prima era certamente più diffusa della seconda , e anche tra gli scriventi ben diversa era la situazione di chi maneggiava la penna quotidianamente da quella di chi all’occasione riusciva a tracciare faticosamente la propria firma. Notevoli passi avanti furono compiuti tra il 17 e il 18° secolo , grazie anche al contributo delle chiese. In Svezia e in parte della Germania alla fine del 700 sapevano leggere quasi tutti , mentre in Inghilterra il 60% dei maschi sapeva apporre la propria firma. Molto meno diffusa era l’alfabetizzazione in Italia , dove ancora all’atto dell’unificazione ( 1861) almeno il 70% delle persone non sapeva ne leggere ne scrivere. La cultura popolare rimase dunque per tutto l’antico regime una cultura prevalentemente orale difficile da studiare. Il silenzio delle fonti è rotto di quando in quando da qualche popolano che è riuscito a padroneggiare la scrittura , come l’autobiografia di Jacques Menetra , un vetrai parigino vissuto nel tardo 700. Oppure possiamo sentire le voci dei poveri attraverso i verbali dei processi . In realtà religione e folclore non esauriscono la complessità di un mondo popolare che aveva nell’osteria un polo d’attrazione contrapposto alla chiesa parrocchiale , che si esprimeva nella rivolta e nella protesta e non solo nell’obbedienza passiva , nelle pulsioni egualitarie non meno che negli atti di deferenza verso i superiori. Per quanto riguarda la cultura scritta , la novità di gran lunga più importante agli inizi dell’età moderna fu l’invenzione della stampa. Fin dal 14° secolo era nota in Europa la tecnica della xilografia di origine cinese. Verso la metà del 15° secolo Gutenberg ebbe l’idea di utilizzare per la stampa lettere e caratteri singoli ottenuti mediante il versamento di piombo fuso in matrici di metallo con il disegno della lettera inciso. Una delle rime opere fu la Bibbia. Dalla Renania l’opera si diffuse rapidamente in Europa grazie alla semplicità e all’esiguo costo delle attrezzature. Nel 1450 in Europa esistevano 30000 codici , nel 1500 erano già stati messi in circolazione circa venti milioni di libri a stampa. I primi volumi , detti incunaboli ,si modellavano sul modello dei manoscritti , ma ben presto si arrivò alla forma attuale del libro. Lo strumento venne sfruttato dalle autorità civili e religiose per diffondere leggi , proclami e informazioni di vario genere e posta al servizio dell’insegnamento universitario. La stampa fu un potente strumento di divulgazione per Lutero e i riformatori oltre che per i movimenti rivoluzionari inglesi e francesi tra il 600 e il 700 . La chiesa dal 1559 pubblicò le liste della opere proibite ma ne quella religiosa ne quella statale bloccarono la fiumana satirica. Con il grande aumento corrispondente con l’età dei lumi corrispose una diversificazione del prodotto ; la seconda metà del 600 e del 700 videro lo sviluppo dei periodici.

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PRODUZIONE E TRASMISSIONE DEL SAPERELe università continuarono ad espandersi nella prima età moderna , soprattutto la dove in precedenza la loro presenza era stata più marginale , in Spagna e Germania. La crescita degli studenti sembra però essersi arrestata dopo i primi decenni del 17° secolo , in coincidenza con la crisi economica e demografica. Le università si ridussero per lo più alla funzione di cittadelle di un sapere tradizionale , finalizzato alla formazione professionale di teologi, uomini di legge e medici. Un notevole risveglio si manifestò solo nel 18° secolo in alcuni nuovi atenei o in alcuni riformati come Halle , Edimburgo , Leida e Pavia. Nei paesi cattolici le famiglie aristocratiche e benestanti preferivano affidare la formazione dei loro figli ai collegi religiosi dove la loro condotta era più sorvegliata e dove accanto ad un’istruzione impregnata sullo studio del latino essi potevano apprendere le lingue straniere e le scienze cavalleresche. Un equivalente erano nei paesi protestanti le Ritterkademiem ( accademie per cavalieri) tedesche e le public school inglesi. L’insegnamento elementare era impartito , ai rampolli di famiglie facoltose nell’ambito delle mura domestiche da precettori. La scolarizzazione delle classe inferiori dovette attendere le prime iniziative dei despoti illuminati in prussia , Austria e Paesi Scandinavi , della seconda metà del 700. Un fattore decisivo era la convinzione delle famiglie che un istruzione elementare fosse utile per il futuro della prole. Tale domanda era maggiore nelle città. L’alta cultura in genere e in particolare la ricerca scientifica avevano nel 18° secolo le loro roccaforti , nelle accademie , che da cenacoli di poeti e letterati , quali erano state in prevalenza nell’Italia rinascimentale e barocca , si trasformarono in società desiderose di rendersi utili al progresso scientifico ed economico. Nella monarchia austriaca e in Italia si diffusero le accademie agrarie. Altrove un importante funzione fu svolta dalle le istituzioni fondate o protette dalle monarchie come le accademie di Richelieu e Luigi XIV o le analogie presenti a Brino e Stoccolma. Questi corpi contribuirono a rafforzare una repubblica europea delle lettere che aveva nelle accademie provinciali , nei gabinetti di letteratura alcune delle principali forme di circolazione delle idee e delle esperienze.

MONARCHIE ED IMPERI TRA XV E XVI SECOLO

I REGNI DI FRANCIA , SPAGNA INGHILTERRA E L’IMPERO GERMANICOSotto Carlo 8° e i suoi successori Luigi XII e Francesco I continuò nella monarchia francese l’accentramento l’ accentramento del potere nelle mani del re e dei collaboratori da lui scelti iniziata con Luigi XI. Si rafforzò l’amministrazione finanziaria , imperniata sull’esazione della taglia ( imposta sui redditi) e sulla suddivisione del paese in circoscrizioni fiscali dette generalites nel 1542 ; crebbe l’autorità del consiglio del re , si affermano in ambito giudiziario l’azione del Gran Consiglio e quella dei parlamenti , tribunali d’appello eretti a Parigi e nei principali centri provinciali formati da giuristi borghesi. Questi magistrati e funzionari regi vennero reclutati in maniera crescente attraverso il meccanismo della vendita delle cariche pubbliche , che venne riconosciuto ufficialmente nel 1522 , i vertici di questo ceto formarono una nobiltà di toga rivale della più antica nobiltà di spada. Nei confronti del papato furono fatti valere i privilegi della chiesa gallicana già sanciti dalla Pragmatica sanzione del 1438. Nel 1516 Francesco I stipulò con papa Leone X un concordato a Bologna : veniva lasciata cadere l’affermazione della superiorità del concilio sul pontefice, ma in cambio il re di Francia si vedeva riconoscere il diritto di nomina a tuti i vescovati , abazie e priorati nel proprio territorio. Intorno al 500 in Francia i grandi feudatari mantenevano un consistente potere locale , accresciuto in alcuni casi dal titolo di governatori conferito loro dal re. Le province di recente annessione ( Linguadoca , Provenza , Borgogna , Bretagna) avevano le loro assemblee di stati che contrattavano direttamente con la corona l’ammontare delle imposte e ne curavano la ripartizione. La legislazione regia regolava solo alcune materie , mentre per il resto vigeva un diritto consuetudinario diverso da luogo a luogo o ci si appellava , soprattutto nel sud al diritto romano. In Spagna il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona preparò il regno congiunto dei due sovrani che ebbe inizio

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nel 1479 dopo un periodo di difficoltà e guerre civili. Fu soprattutto la Castiglia a essere oggetto delle cure dei sovrani. L’anarchia feudale e il banditismo vennero repressi con la riorganizzazione della Santa Fratellanza , una confederazione di città che svolgeva compiti di polizia. L’amministrazione delle città venne posta sotto tutela con la nomina di funzionari regi detti corregidores. Le cortes furono convocate di rado e indotte senza troppa fatica ad approvare le richieste finanziarie della corona. La sottomissione della nobiltà fu agevolata dalla politica di concessioni e favori di Ferdinando I. Le tre province componenti il regno d’Aragona , mantennero inalterati i propri privilegi e le proprie autonomie. Venne istituito un vicerè un nel 1494 un consiglio d’Aragona. Gli elementi in comuni erano la tradizione della Reconquista , della guerra contro i mori e l’intransigente difesa religiosa. L’inquisizione spagnola creata nel 1478 e sottoposta all’autorità regia era l’unico organo la cui giurisdizione si estendeva alla Castiglia e all’Aragona. La tradizione di militanza religiosa spagnola fu confermata nel 1492 con la conquista del Regno di Granada e con l’espulsione degli ebrei. Alla morte di Isabella nel 1504 il trono doveva andate alla figlia dei re cattolici . Giovanna , che aveva sposato Filippo d’asburgo . Ma la morte di quest’ultimo nel 1506 e la pazzia di Giovanna permisero a Ferdinando di riprendere in mano le redini del potere che tenne fino ala morte. Oltre alle conquiste italiane egli annetté il Regno pirenaico di Navarra nel 1512 che estendeva il dominio spagnolo ai suoi confini naturali. In Inghilterra Enrico Tudor VII , uscito vincitore dalla guerra delle due rose tra le case di Lancaster e York terminata nel 1485 , consolidò gradualmente il suo potere stroncando varie congiure nobiliari , amministrando oculatamente le finanze e rafforzando gli organi centrali del governo regio : il Consiglio della corona , i consigli del Nord e del Galle , e il tribunale della camera stellata che si occupava della common law. Localmente furono rafforzate le funzioni dei giudici di pace nominati al re , non retribuiti e tratti dalla nobiltà provinciale. Il parlamento fu convocato sempre più raramente , tale indirizzo assolutistico fu proseguito dal successore Enrico VIII , che nel primo ventennio delegò l’amministrazione interna al cardinale Wolsey e si dedicò alle guerre continentali dalle quali non trasse alcun vantaggio. Il distacco da Roma e l’atto di supremazia del 1534 coincideranno con un rafforzamento delle strutture di governo ma anche della riaffermazione del parlamento come portavoce del popolo.

Alla morte di Federico II d’Asburgo nel 1493 l’Impero Germanico rimaneva un coacervo ingovernabile di stati territoriali , principati ecclesiastici , libere città , feudi immediati , di popoli e lingue diverse. Il sovrano inoltre reggeva a titolo ereditario gli stati della casa d’Asburgo mentre doveva la dignità imperiale alla designazione della Dieta composta dai sette grandi elettori. A questo nucleo ristretto i contrapponeva la Dieta allargata a tutti gli ordini dell’impero. Il regno di Massimiliano I si aprì con a ace di Senlis con la Francia nel 1493 che riconosceva agli Asburgo il possesso dei Paesi Bassi , dell’Artois e della Franca Contea. Il tentativo compiuto dalla Dieta di Worms del 1495 di dare compattezza all’impero germanico e estrarne regolari risorse finanziarie ebbe un successo limitato: la creazione di un tribunale imperiale e di un consiglio composto di 17 membri ( Reichsrat ) , il versamento all’imperatore di un soldo comune sarebbe stato subordinato all’approvazione della Dieta. In realtà cessò ben presto di essere pagato. Un centro accentramento fu conseguito solo negli stati ereditati dagli Asburgo . La volontà di Massimiliano di opporsi alle velleità italiane dei re di Francia rimase velleitaria e il tentativo di ridurre all’obbedienza i cantoni elvetici naufragò nel 1499 con la disfatta di Dornach , presso Basilea che segnò l’inizio dell’indipendenza svizzera.

LA RIMA FASE DELLE GUERRE D’ITALIA (1494-1516) In Italia l’equilibrio sancito dalla pace di Lodi del 1454 durò fino all’ultimo decennio del secolo. Nel 1492 morirono papa Innocenzo VIII e Lorenzo De Medici , l’ago della bilancia italiana. La stabilità della penisola

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era inoltre minacciata dalle mire espansionistiche di Venezia e dalle ambizioni del signore di Milano Ludovico Sforza detto il moro. Egli non tennero conto della loro debolezza interna e sottovalutarono le dimensioni delle monarchie d Francia e Spagna. Il redi Francia Carlo VIII intendeva far valere sul Regno di Napoli i diritti che gli derivavano dalla discendenza angioina , firmò la pace di Senlis nel 1493 con l’impero e cedette alla spagna alcune zone di confine. Aiuti gli vennero da Milano e Venezia desiderose di vedere umiliato Ferrante d’Aragona re di Napoli. Nell’agosto del 1494 Carlo passò le alpi con un forte esercito e nel febbraio del 1495 quasi senza incontrare resistenza entrò a Napoli accolto come un liberatore dai nobili. A fine marzo venne stipulata una lega tra Venezia , Milano Firenze , lo stato pontificio , la Spagna e l’impero. Nel maggio del 1495 Carlo VIII lasciati a Napoli alcuni presidi prese la via del ritorno , l’esercito della lega cercò invano di chiudergli il passo in uno scontro che si volse presso Fornovo . Intanto Ferdinando II d’Aragona nipote di Ferrante riusciva a ricuperare il regno con spagnoli e veneziani. I contraccolpi dell’impresa furono sensibili in Toscana dove l’inetto Piero de Medici veniva cacciato dai fiorentini sdegnati per la condiscendenza alle richieste di Carlo VIII , inoltre Pisa e altre città suddite si rifiutò di tornare sotto il dominio fiorentino. A Firenze la lotta politica tra le fazioni minacciava di degenerare in una guerra civile . In questa situazione grande successo ebbe la predicazione del frate Gerolamo Savonarola che si scagliava contro la corruzione della chiesa e invocava una riforma morale e costituzionale. I seguaci detti piagnoni imposero l’adozione di un sistema di governo popolare , il cui perno fu l’istituzione di consiglio grande composto di 3000 cittadini. Ma l’ostilità del papa e l’opposizione delle famiglie nobiliari portarono ala fine di questa esperienza. Nel 1498 Savonarola vene processato e giustiziato e l’aristocrazia riprese il suo potere. Venezia nel frattempo , dopo aver sobillato la rivolta di Pisa e occupato alcuni porti nelle Puglie nel 1498 firmò con la Francia di Luigi XII un trattato dall’alleanza che le garantiva Cremona e la Ghiara d’Adda in cambio del suo appoggio alla conquista dello stato di Milano. La spedizione del 499 si concluse rapidamente con la conquista dello stato di Milano. Ludovico il moro , dopo un vano tentativo di riconquista fu portato prigioniero n Francia. La Spagna vinse il conflitto per il controllo di Napoli nel 1503 che rimase l’unica padrona del mezzogiorno della Sicilia e della Sardegna. Cesare Borgia , figlio del papa Alessandro VI , con l’appoggio del padre e del re di Francia si ritagliò un dominio personale nella Romagna e nelle Marche , ma la morte del papa fece naufragare l’impresa. Papa Giulio II organizzò nuove spedizioni contro Perugia , e Bologna e intimò a Venezia di ritirarsi da Rimini e Faenza dove si era insediata dopo la caduta di Cesare Borgia. Innanzai al rifiuto a Cambrais nel 1508 costituì un alleanza con l’imperatore Massimiliano , Francia e Spagna. Nel maggio del 1509 0esercito veneziano fu duramente sconfitto a Agnadello , presso Crema e nonostante i francesi si fermarono sul Mincio le aristocrazie venete gli aprirono la strada verso l’entroterra . ben presto , alimentato dalla diplomazia veneziana , sorse il disaccordo tra gli alleati , il papa soddisfatto delle conquiste temporali e spirituali tolse la scomunica e nel 1511 promosse una lega santa contro la Francia , di cui temeva la potenza attirando la Spagna Inghilterra e la svizzera . Tornarono così nel 1512 i De Medici a Firenze , venne occupato lo stato di Milano e la Francia allora si riappacificò con Venezia per cacciare gli svizzeri. Negli anni successivi , grazie anche all’aiuto dei contadini veneti vessati dagli invasori , vennero riconquistate le città venete in mano all’imperatore. Ma la sconfitta di Agnadello segnò l’inizio d una politica conservatrice per la Serenissima. Nel 1515 salì sul trono appena vent’enne il nuovo re di Francia Francesco I che nel 1515 passò le alpi con 10000 cavalieri e 30000 fanti , il 13-14 settembre davanti a Melegnano si svolse lo scontro con i fanti svizzeri che occupavano Milano , il buon uso dell’artiglieria e il tempestivo aiuto dei veneziani consentirono a Francesco I di trionfare e concedere agli svizzeri solo il Canton Ticino. La pace di Noyon del 1516 tra Franci e Spagna concedeva agli spagnoli il Regno di Napoli . a Francesco il ducato di Milano, ma l’accoro avrà vita breve.

CARLO V : IL SOGNO DI UNA MONARCHIA UNIVERSALE

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Nel 1516 alla morte di Ferdinando il cattolico , il nipote Carlo d’Asburgo , figlio di Giovanna la pazza e Filippo d’Asburgo ereditò il trono. Il 27 Giugno 1519 alla morte dell’imperatore Massimiliano I , Carlo I venne eletto imperatore grazie all’ostilità degli elettori tedeschi verso la corona di Francia e all’oro prestato dai banchieri per comprare i voti. Dagli influssi provenienti dalla zia Margherita e dal suo predecessore futuro papa Adriano VI, aveva ereditato una profonda erasmiana religione e la cultura aristocratica e cavalleresca franco-borgogna; a completare il quadro si aggiunse il dovere percepito di guida della cristianità. Nel soggiorno spagnolo (1517-1520), Carlo aveva scontentato la nobiltà locale distribuendo molte cariche a gentiluomini del suo seguito e aveva imposte nuove tasse alla città di Castiglia per pagare l’incoronazione imperiale. Dopo la sua partenza si formò una coalizione di città che rivendicavano le proprie autonomie e diedero inizio alla rivolta dei comuneros; ben presto la rivolta assunse un carattere popolare e antifeudale estendendosi nelle campagne. Il timore di un sovvertimento delle gerarchie sociali spiega la defezione dell’aristocrazia che sconfisse a Villalar nel 1521 i comuneros. Carlo V imparò a rispettare maggiormente i sudditi spagnoli tra cui soggiornò per 16 anni su 40 del suo regno, spagnoli furono in misura crescente i suoi consiglieri e capitani e il matrimonio con l’infanta del portogallo Isabella, ben si inquadrava nella tradizione politica dinastica dei re di Spagna. I castigliani portarono il maggior peso finanziario delle guerre di Carlo, ma ne trassero i maggiori benefici in termini non solo di impieghi civili e militari ma di gloria e onore, sia dai possedimenti europei sia dal nuovo mondo.

ASBURGO CONTRO VALOIS: LA RIPRESA DELLA GUERRA IN ITALIADal 1520 l’attenzione di Carlo V fu assorbita dall’Italia. La Francia, doveva cercare di rompere l’accerchiamento dei domini asburgici mentre l’impero mirava a conquistare il milanese e la borgogna situati entro i confini imperiali. Milano venne evacuata dai francesi fin dal 1521, le cose peggiorarono con l’elezione pontificia di Adriano VI (ex precettore di Carlo V) e col passaggio al campo imperiale di Inghilterra e Repubblica di Venezia. Nel 1524 Francesco I, forte di 30mila uomini, rientra a Milano e assedia Pavia; ma sopraggiunti i rinforzi dalla Germania, gli imperiali sconfiggono i francesi il catturando Francesco I che, per ottenere la libertà, dovette firmare nel 1526 il Trattato di Madrid con cui rinunciava per sempre al milanese e alla borgogna. Tuttavia nel maggio del 1526 a Cognac venne stipulata una lega difensiva tra Francia, Papa Clemente VII , Firenze e la Repubblica di Venezia; intanto i turchi, alleati francesi, avanzavano in Ungheria. I francesi tardarono a intervenire in Italia così nel 1527 12mila lanzichenecchi al servizio di Carlo V discesero la penisola arrivando sotto le mura di Roma dove, rimasti senza capi, i federi luterani, sottoposero la città ad un orribile saccheggio. I fiorentini ne approfittarono per sollevarsi contro i Medici e ristabilire un governo repubblicano. L’anno seguente un esercito francese mosse contro Napoli occupando Genova, dove l’armatore Andrea Doria improvvisamente tradì i francesi, passò all’impero e impose ai suoi concittadini una riforma costituzionale in senso oligarchico. I francesi, senza appoggio navale e decimati da una pestilenza, si ritiravano nel mezzogiorno. Nel 1529 Carlo V firmò con il papa la pace di Barcellona e a Cambrai si riconciliò con Francesco I che rinunciava ai domini italiani ma conservava la Borgogna. A Milano fu insediato Francesco II Sforza con il patto che alla sua morte il ducato sarebbe tornato nei domini imperiali; Carlo venne incoronato imperatore in San Petronio (ultima volta in Italia). In cambio il Papa ebbe l’appoggio per piegare la resistenza cittadina e riportare nel 1530 i Medici a Firenze. Mentre l’imperatore era impegnato contro i turchi nel Mediterraneo e contro i protestanti in Germania, Francesco I riaccese la guerra in Italia e nei Paesi Bassi ma in entrambi i casi permase la situazione precedente.

L’ESPANSIONE DELLA POTENZA OTTOMANA

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L’impero ottomano prese il nome dalla dinastia turca degli Ottomani fondata nel 14secolo da Osman I, un emiro di uno staterello islamico dell’Anatolia. Il territorio si ampliò a dismisura sotto i suoi successori finché nel 1453 Costantinopoli cadde nelle mani di Maometto II che la ribattezzò Istanbul, capitale ottomana. L’espansione a Oriente venne contrastata fin da 16secolo dalla ricostruzione dell’impero persiano a opera della dinastia Safawide di fede sciita. Shah Ismail subentrato a soli 14 anni nella guida della setta safawide, estese il suo dominio assumendo il titolo di Re dei re dell’Iran. Preoccupato, Selim I fece massacrare migliaia di sciiti e mosse contro Ismail sconfitto a Cialdiran nel 1514. Assicuratosi le spalle a Oriente, Selim I si volse al Mediterraneo conquistando, tra 1516/17, Siria e Egitto controllando, quindi, Medina e La Mecca, i porti siriani e egiziani colmi di spezie e sete orientali. L’avanzata dei turchi nel Balcani riprese nel 1526 quando un potente esercito agi ordini di Solimano il Magnifico risalì il Danubio penetrando in terre ungheresi. Il re di Ungheria e Boemia, Luigi II Jagellone fu ucciso a Mohacs e Solimano fece dell’Ungheria uno stato vassallo sotto la sovranità del principe di Transivania Giovanni Szapolyai. Ma la successione era rivendicata dall’arciduca Ferdinando, cognato del defunto Luigi II. I Turchi giunsero, così, sotto le mura di Vienna ma, vista la grande distanza dalle basi ottomane, Solimano concluse la pace con Ferdinando cui era riconosciuto il possesso di un’ampia striscia di territorio ungherese a Nord Ovest mentre sul trono veniva riconfermato Giovani Szapolyai. Non meno grave appariva la minaccia ottomana nel Mediterraneo, teatro delle audace scorrerie dei pirati barbareschi e in particolare di Barbarossa signore di Algeri. Quando anche Tunisi, nel 1534, cadde nelle mani di quest’ultimo, Carlo V guidò una spedizione che portò alla sua riconquista. Già negli anni successivi, nel Mediterraneo vi fu la ripresa degli ottomani che nel 1538 sconfissero a Preveda le flotte di Spagna e Venezia. Solimano il Magnifico estese ancora i propri domini fino allo Yemen, il suo impero contava, intorno al 1530, oltre 30milioni di abitanti. Una caratteristica della civiltà islamica era la pacifica convivenza di razze e religioni diverse. Fondamentale fu anzi il contributo dei sudditi cristiani al rafforzamento del regime attraverso la leva forzata (devshirme) di bambini educati nella fede musulmana e addestrati per il servizio di corte o per formare il corpo dei giannizzeri. Accanto ai giannizzeri e a una progredita artiglieria vi erano i sipahi, cavalieri che in cambio del servizio militare ricevevano terre non ereditarie (timar). Nell’impero ottomano tutta la terra era di proprietà del sovrano che esercitava un’autorità assoluta e dispotica sugli uomini e sulle cose. Anche i membri del divan (consiglio) presediuto dal gran visir erano spesso schiavi o liberti. Gli aspetti dispotici del sistema di governo ottomano non incidevano però sulla vita della massa dei sudditi, per certi aspetti migliore di quella europea:

Non esisteva la servitù della gleba Il prelievo operato sui contadini dai timarioti e dallo stato non era gravoso I giudici che applicavano la legge islamica amministravano una giustizia pronta ed imparziale La protezione dello stato era assicurata ai mercanti e agli artigiani riuniti in corporazioni

GUERRE E ESERCITI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNAIl declino della cavalleria pesante era iniziato sui campi della guerra dei Cent’anni dove gli arcieri inglesi avevano fatto strage dei cavalieri francesi. I fanti svizzeri, ad esempio, parte rilevante dell’esercito di Carlo VIII, furono in grado di conquistare nel 1512 da soli il Ducato di Milano. Essi si schieravano in un quadrato di 6mila uomini protetto ai lati da soldati armati di picche lunghe anche 5/6 metri impugnate orizzontalmente sopra la testa creando un istrice d’acciaio che neutralizzava le cariche dell’artiglieria. Ma erano vulnerabili al fuoco dei cannoni e degli archibugi e inservibili per l’attacco alle fortezze. Il generale spagnolo Consalvo De Cordova, negli scontri con i francesi per il dominio di Napoli, mise a punto uno schieramento più flessibile creando unità di 3mila uomini, dette tercios, composte da picchieri e archibugieri, il cui fuoco nutrito preparava l’attacco all’arma bianca, queste formazioni avrebbero dominato le guerre europee fino alla battaglia di Rochroi del 1643. La cavalleria conservò la sua importanza come arma ausiliaria ma armature di ferro e lancia vennero sostituite con armamenti più leggeri comprendenti sciabole e pistole. Il

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guerriero medioevale era espressione di un ordine sociale che riservava la professione bellica ad una classe di milites in grado di trarre dei propri possedimenti feudali risorse e uomini necessari; ed era legato a un ethos aristocratico e cavalleresco che riteneva vile colpire da lontano un nemico. L’ascesa della fanteria e dell’artiglieria ad armi manifestava invece la nuova potenza finanziaria accentrata dello stato rinascimentale e relegava un ruolo accessorio l’apporto della nobiltà anche per la difesa che, vista la potenza e la gittata dei cannoni, richiedeva lo sviluppo di fortificazioni in senso orizzontale che richiedevano mezzi e tecniche ormai alla portata solo dei principi territoriali. Anche nelle truppe mercenarie, albergavano uno spirito di corpo e un orgoglio professionale. Nei tercios spagnoli, poi, erano assai numerosi gli hidalgos che si arruolavano non solo per denaro ma perché ritenevano la professione delle armi l’unica onorevole e per un senso di fedeltà alla monarchia e all’ortodossia religiosa; anche i soldati di estrazione popolare tendevano a far propri questi sentimenti ereditati dalla tradizione della guerra contro i mori. In tale disposizione d’animo, oltre che nelle qualità del soldato spagnolo: sobrietà, disciplina, tolleranza delle fatiche, va cercata la chiave di una supremazia militare dimostrata per oltre un secolo sui campi d’Europa.

I NUOVI ORIZZONTI GEOGRAFICI

LE CONOSCENZE GEOGRAFICHE ALLA FINE DEL MEDIOEVO: L’AFRICA NERAAlla fine del Medioevo i rapporti degli europei con gli altri continenti erano limitati agli scambi economici e culturali tra le sponde del Mediterraneo. I viaggi verso il favoloso Oriente, frequenti tra il 13 e 14 secolo, si erano fatti radi dopo l’avvento della dinastia Ming in Cina (1368) e con l’espansione della potenza ottomana nel Mediterraneo e nei Balcani. Si era imposta grazie all’autorità di Tolomeo, la concezione sferica della Terra; ma il continente africano era creduto molto più corto e la sua costa occidentale era raffigurata come una linea obliqua tendente verso sud est. Proprio questi errori incoraggiarono le esplorazioni dei portoghesi e di Colombo. Un effetto analogo ebbero le fantasie circa le ricchezze delle Indie o l’esistenza in un luogo imprecisato del regno cristiano del mitico prete Gianni con il quale si sarebbe potuto stabilire un’alleanza in funzione antimusulmana. La popolazione dell’Africa nera, in lenta ma costante crescita, si aggirava alla fine del 15secolo sui 50milioni molto irregolarmente distribuiti; assai vario era anche lo sviluppo economico che alternava allevamento e agricoltura alla produzione di tessuti ceramiche e utensili. La penetrazione araba aveva portato l’espansione dei traffici alla quale appare legata la fioritura tra il 14 e 16 secolo di formazioni statali complesse situate tra il Sahara e la foresta equatoriale quali il Mali, il Kanem-Borno, il Songhai e l’impero etiopico; questi regni, sovrapposti all’organizzazione sociale per clan e tribù, erano in grado di riscuotere tributi e mobilitare grossi eserciti. Timbuctù contava 100mila abitanti e stupiva i visitatori per la ricchezza e la raffinatezza della sua vita culturale. Un eccezionale sviluppo dell’artigianato e delle arti figurative caratterizzava il regno del Benin, al margine della foresta equatoriale. Più a sud grande importanza avevano il Regno del Congo, dello Zimbabwe e del Monomotapa.

LE CIVILTA’ PRECOLOMBIANE IN AMERICANel continente americano le civiltà più evolute si svilupparono, nel millennio precedente all’arrivo degli spagnoli, negli altipiani dell’America Centrale e lungo le Ande dove era praticata un’agricoltura sedentaria basata sul mais, sui tuberi e su altre piante nutritive quali pomodori, fagioli, peperoni e cacao; minore importanza aveva l’allevamento. Benché fosse sconosciuto l’uso del ferro e della ruota, varie erano le attività artigianali: vasellami e utensili d’oro argento e rame, stoffe di cotone tinte e ceramica. Caratteristica di tale civiltà era l’imponenza della opere pubbliche destinate sia a fini di comune utilità sia a scopi cerimoniali e di culto. Quando gli spagnoli giunsero in America era ormai da tempo in declino la civiltà delle ricche città stato dei Maia, fiorita tra l’attuale Guatemala e la penisola dello Yucatan. La sua eredità spirituale venne raccolta da popolazioni guerriere provenienti dal Nord e stanziatesi nel Messico centrale:

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prima i Toltechi, poi gli Aztechi che verso la metà del 14secolo fondarono la capitale Tenochtitlan. Tra il 15 e il 16secolo gli Aztechi estesero il proprio potere da un oceano all’altro e da Nord a Sud fino alle propaggini dello Yucatan. Al tempo dell’invasione spagnola (1519), l’impero azteco contava 25milioni di abitanti ed era ancora in espansione. La guerra era necessaria non solo per accrescere i tributi ma anche per catturare prigionieri sacrificati a centinaia agli dei nei corsi di grandi cerimonie pubbliche. La religione azteca era infatti permeata sull’idea della precarietà dell’ordine cosmico, continuamente minacciato da catastrofi naturali e dalla collera degli dei, in primo luogo del dio Sole che tutti i giorni doveva combattere contro le forze avverse e necessitava, quindi, di sangue umano. La religione permeava in tutti i suoi aspetti la vita degli aztechi e giustificava un ordine sociale caratterizzato da rigide divisioni di ceto: solo il sovrano e la nobiltà, da cui erano tratti i sacerdoti, potevano possedere la terra coltivata da servi della gleba; per il resto erano le comunità, costituite da clan a base parentale, a procedere a redistribuzioni periodiche del suolo agricolo. Privilegi avevano anche le corporazioni dei mercanti e degli artigiani specializzati. Anche l’impero Inca che si estendeva per una lunghezza di 4mila km lungo la cordigliera delle Ande e la costa del Pacifico si era costituito nel secolo precedente l’invasione spagnola a partire dalla base intorno a Cuzco, nel Perù meridionale. Al vertice della società era l’inca, il sovrano semidio, circondato da un’aristocrazia composta sia dall’originaria civiltà inca sia dai figli dei capi delle tribù sottomesse, tenuti a corte come ostaggi; la base della società era l’ayllu, la comunità contadina che si incaricava di amministrare la giustizia al suo interno e distribuire le terre riservando una parte del prodotto allo Stato e una per il culto. Accanto alla divinità solare, Inti, gli inca adoravano Viracocha, il creatore del mondo, di cui si attendeva il ritorno e con cui verranno identificati gli spagnoli di Pizarro. L’impero Inca era riuscito a dotarsi di una salda organizzazione statale grazie all’invio di governatori in ogni provincia e alla deportazione delle popolazioni indocine. Gradi magazzini pubblici erano eretti in ogni circoscrizione e da essi erano tratti gli alimenti per sfamare i lavoratori requisiti per la Mita, una sorte di corvè statale che serviva a costruire opere pubbliche.

I VIAGGI DI ESPLORAZIONI E DI SCOPERTAIl primo paese a intraprendere l’esplorazione ei nuovi mondi nel XV secolo fu il Portogallo , grazie a alla posizione geografica , all’alleanza stabilita dalla dinastia Aviz con il ceto mercantile e marinaresco e infine all’interesse per l’esplorazione che prese il principe Enrico il navigatore. A lui si devono i perfezionamenti che fecero della caravella lo strumento ideale per la navigazione oceanica. Ai progressi compiuti nella costruzione delle navi e nella tecnica della navigazione mediante ‘uso della bussola ad ago magnetico e di strumenti in grado di misurare la latitudine doveva aggiungersi l’esperienza di capitani e marinai nel calcolare le distanze percorse e nello sfruttare i venti. L’espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta, a Sud dello stretto di Gibilterra nel 1415 e proseguì nel 15secolo con l’occupazione di Madera e delle Azzorre, la scoperta delle isole di Capo Verde e del Golfo di Nuova Guinea (1472). Fin dagli anni 40 le caravelle portoghesi tornarono cariche di schiavi neri ottenuti con razzie sulle coste o comprati da potentati indigeni e più tardi anche di oro. Fu al fine di agevolare questi traffici che vennero costruite le prime fortezze lungo le coste africane. Il re Giovanni II si pose con chiarezza l’obiettivo di circumnavigare l’Africa in direzione dell’Oriente e di ottenere informazioni circa i porti e la navigazione nell’Oceano indiano. Bartolomeo Diaz, alla fine del 1487, doppiò l’estremità meridionale dell’Africa da lui battezzata Capo di Buona Speranza. A Giovanni II nel frattempo si era rivolto il navigatore genovese Cristoforo Colombo: in Portogallo, dove si era spostato, era maturato il progetto di raggiungere l’Oriente circumnavigando la terra verso occidente. A tale disegno contribuì la convinzione tratta dall’ipotesi del Toscanelli che le coste del Giappone fossero separate dall’Europa da appena 60° di longitudine, circa 1/3 della distanza reale. Poiché i portoghesi furono scettici, Colombo approfittò del clima di esaltazione creato dalla caduta dell’ultimo regno moro in Spagna, ottenne dai re cattolici le capitolazioni di Santa Fè (17 aprile 1492). Oltre a una parte del denaro necessario, la regina Isabella concedeva a Colombo il titolo di ammiraglio del Mare Oceano, la carica

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di vice re e governatore delle terre eventualmente scoperte e una partecipazione agli utili che ne sarebbero derivati oltre a privilegi nobiliari. Il 3 agosto 1492 tre velieri con 120 uomini presero il largo dal porto atlantico di Palos. Dopo una sosta di un mese alle Canarie, la flotta puntò verso ponente dopo 36 giorni di navigazione arrivarono all’isola di Watling, nelle Bahamas, battezza da Colombo San Salvador. Ma l’ammiraglio era convinto, e lo rimase per sempre, di essere giunto nelle propaggini dell’Asia; le ben più grandi isole di Cuba e Haiti, successivamente esplorate, furono scambiate per le isole del Giappone. Nel marzo del 1493 egli fece un trionfale ritorno a Palos, portando alcuni “indiani”, pappagalli e abbastanza oro ottenuto dagli indigeni per indurre Isabella a finanziare una seconda e più consistente spedizione. Ma il 2° viaggio produsse solo un carico di schiavi e accuse di mal governo contro l’ammiraglio che con enormi difficoltà otterrà i mezzi per altre 2 spedizioni che portarono alla scoperta delle foci del fiumi Orinoco e alla perlustrazione delle coste dell’America centrale. Contemporaneamente l’eco della scoperta di Colombo aveva stimolato nuove iniziative quali le spedizioni del veneziano Giovanni Caboto ( 1497 e 1498) a Terranova, Labrador e alle coste nord occidentali degli Stati Uniti per conto degli Inglesi; e la ricognizione di quasi tutta la costa Atlantica dell’America meridionale compiuta da Amerigo Vespucci, al servizio prima della Spagna e poi del Portogallo. Fu proprio Vespucci a comprendere che non dell’Asia si trattava ma di un nuovo continente che in suo nime prenderà il nome di America. Nel giugno 1494 Giovanni II stipulò con la corte spagnola il Trattato di Tordesillas che fissava la linea divisoria tra l’area portoghese e quella spagnola 370 leghe a Ovest di Capo Verde, il che renderà possibile al Portogallo rivendicare la proprietà del Brasile. La rivalità con la Spagna affrettò i preparativi portoghesi per la spedizione alle Indie orientali affidata al nobile Vasco Da Gama. Doppiato il Capo di Buona Speranza le 4 caravelle risalirono le coste dell’Africa fino a Malindi. Qui un pilota musulmano che conosceva la rotta si unì alla spedizione che il 20 maggio 1498 gettò le ancore nei pressi di Calicut, lungo la costa del Malabar indiano. Egli caricò le sue navi di spezie e pietre preziose ma il viaggio di ritorno fu lungo e penoso così 2 sole navi fecero rientro in patria nel 1499. Subito una nuova e più agguerrita flotta venne allestita e affidata al nobile Cabral che nel 1500 prese possesso del Brasile e giunse in India ripetendo il viaggio di Vasco da Gama, prendendo a cannonate la città di Calicut e stabilendo invece relazioni d’affari con il sovrano di Cockin. Il primo a vedere l’immenso oceano che si estendeva al di là del continente americano fu lo spagnolo Nunez de Balboa che, con una faticosa marcia nella foresta tropicale, attraversò nel 1513 l’odierna Panama. Ferdinando Magellano, un portoghese al servizio del re di Spagna, trovò in fondo alla Patagonia, nel 1520, lo stretto destinato a prendere il suo nome. A questo punto egli con sole 3 navi attraversò il Pacifico e si impossessò delle Filippine. Perito Magellano in uno scontro con gli indigeni, il comando fu assunto da Sebastiano Del Cano; dopo ulteriori perdite meo di 20 uomini giunsero sulle coste spagnole nel 1522. D’ora in poi spagnoli e portoghesi avrebbero badato soprattutto a rafforzare le proprie posizioni nelle rispettive aree di influenza e a trarne i maggiori vantaggi possibili.

SPEZIE E CANNONI: L’IMPERO MARITTIMO DEI PORTOGHESI. Tutti gli sforzi del Portogallo furono concentrati nello sfruttamento commerciale della via marittima verso le Indie orientali scoperta a fine 400. La Carreira Da India, che richiedeva circa un anno e mezzo di tempo, aveva caduta annuale. Ma il numero dei portoghesi in Oriente nel 16secolo non superò mai i 6 o 7 mila rendendo impensabile la conquista di vasti territori. Anche in Africa ed Asia fu dunque ripetuto il modello sperimentato nel Golfo di Guinea: la costruzione di fortezze e empori commerciali (feitorias) in luoghi strategici, accordi con i sovrani locali per la fornitura di spezie o altri proodotti a condizione di monopolio o favore, la lotta senza quartiere contro i concorrenti. Il sovrano mamelucco dell’Egitto in alleanza con il sultano dello stato indiano del Gujarat tentò di bloccare l’espansione portoghese ma venne sconfitto con la grande vittoria navale di Diu nel febbraio del 1509. Successivamente, ai territori controllati dal Portogallo attraverso i propri vice re, si aggiunsero le conquiste nell’isola di Ceylon e delle Molucche; la Cina concesse,

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inoltre, l’apertura di un emporio a Macao. Perfino il Giappone fu regolarmente visitato da mercanti e missionari portoghesi; al pepe, il cotone e lo zenzero indiani si aggiungevano la cannella, i chiodi garofano, la noce moscata, le sete pregiate e i legni profumati delle nuove conquiste. Tranne che in estremo oriente, il commercio era strettamente controllato dalla corona attraverso la Casa Da India di Lisbona; mentre l’altra parte dei guadagni finiva ai finanziatori delle spedizioni. I profitti del traffico delle spezie, dunque, solo in parte arricchivano il Portogallo a cui toccavano peraltro gli oneri della difesa e del mantenimento dell’impero, inoltre essi non riuscirono mai ad impadronirsi di Aden e a chiudere il Mar Rosso così che grazie anche alla conquista ottomana di Siria e Egitto, le spezie e gli altri prodotti orientali affluirono nuovamente nel Mediterraneo dividendo il mercato tra Venezia da un lato e i Portoghesi dall’altro. Inoltre i Portoghesi non si prefissero, a differenza dei loro eredi nel dominio dei mari, di monopolizzare il lucroso commercio interasiatico.

LE IMPRESE DEI CONQUISTADEORES SPAGNOLIDopo la scoperta di Colombo, la presenza europea nel nuovo mondo si limitò alle isole caraibiche; solo nel 1517 ebbe inizio l’esplorazione della terra ferma a opera dei conquistadores, soldati spagnoli spesso nobili ma poveri, ispirati dalla virtù cavalleresca e infiammati dal miraggio dell’oro. Nel febbraio 1519 l’hidalgo Hernan Cortes partì da Cuba con 500 uomini e dalle coste dello Yucatan procedette fino alla capitale Azteca Tenochtitlan dove fu ben accolto da Montezuma II che lo scambiò per la reincarnazione di Cuetzalcoatl, il serpento piumato, divinità tolteca. Cortes, invece, lo fece prigioniero e lo obbligò a pagare un enorme riscatto ma, in seguito ad una rivolta in cui fu ucciso lo stesso Montezuma, gli spagnoli si ritirarono. Ricevuti i rinforzi dalle isole e dalle tribù ostili agli Aztechi, Cortes tornò nella capitale che distrusse nell’agosto 1521, sterminò gli abitanti e sulle rovine costruì l’attuale Città del Messico. Il resto dell’impero venne rapidamente sottomesso e il 15 ottobre 1522, un editto emanato da Carlo V nominava Cortes governatore e capitano supremo della Nuova Spagna. Francisco Pizarro e Diego Almago nel 1531 mossero da Panama con 180 uomini e 37 cavalli attratti dalla notizia di un regno di favolosa ricchezza detto Perù. L’incontro tra il corpo di spedizione spagnolo e l’esercito inca guidato da Atahualpa, avvenne a Caiamarca, nel ’32, dove l’avversario venne fatto prigioniero, costretto a pagare un ingente riscatto ma strangolato ugualmente, mentre la capitale Cuzco fu sottoposta ad un terribile saccheggio. L’impero Inca era finito, al suo posto sorgeva il vice reame spagnolo del Perù (1594) con capitale a Lima. Cause:

Terrore di armi da fuoco e cavalcature degli spagnoli Contrasti etnici che indebolivano i 2 imperi Aiuti delle popolazioni indie ribelli Sensazione di essere abbandonati dagli dei, percezione della fine di una civiltà e sfacelo di un

universo religioso simboleggiato dall’uccisione del sovranoQuesto stato d’animo fu tra le cause del rapido declino della popolazione indigena nell’America latina unito allo spietato sfruttamento dei nuovi padroni e alle nuove malattie come vaiolo, morbillo, tifo e influenza oltre alla degradazione dell’ambiente provocata dalla mancata manutenzione delle opere irrigatorie e dalla preferenza degli spagnoli all’allevamento rispetto all’agricoltura.

LA COLONIZZAZIONE SPAGNOLA DEL NUOVO MONDO Nel 500 la colonizzazione spagnola si estese fino a comprendere California e Florida; nel continente Sud Americano il limite dell’espansione fu costituito dalle foreste amazzoniche, dalle pampas argentine e dalla bellicosità delle tribù indie del Cile meridionale. Grande sviluppo ebbe il fenomeno del meticciato. Tra gli strumenti della colonizzazione grande importanza ebbero la fondazione di città e le encomienda

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(commenda): l’assegnazione a uno spagnolo di una circoscrizione territoriale al cui interno aveva diritto di esigere tributi e prestazioni di lavoro dagli indigeni. In cambio, gli encomenderos dovevano proteggere questi vassalli e convertirli al cristianesimo (in realtà fu solo sfruttamento). I vicereami della nuova Spagna e del Perù erano divisi in province variamente denominate mentre le circoscrizioni giudiziarie erano chiamate audiencias. Vicere, funzionari, giudici e vescovi venivano nominati dal re su proposta, a partire dal 1524 del consiglio delle indie. Nel complesso la corona di Spagna riuscì a svolgere, a partire dalle nuove leggi promulgate da Carlo V nel 1542, un’azione di controllo e moderazione della società coloniale . Contribuì a tale scopo lo sforzo degli ordini regolari che si preoccuparono non solo dell’evangelizzazione ma di combattere le forme di sfruttamento degli indios. Nelle isole caraibiche dopo la fase della ricerca dell’oro , la cui estrazione raggiunse il picco tra il 1511 e il 1515 si iniziò la coltivazione della canna da zucchero per la quale , data la rapida estinzione della popolazione indigena fu necessario importare grandi masse di schiavi dall’Africa. Anche nel continente americano la rapida diminuzione della popolazione indigena e l’importazione di nuove specie vegetali e animali dall’Europa portò alla modificazione del tessuto economico. Accanto al mais si cominciò a coltivare il frumento e nel Perù attecchirono anche l’olio e la vite. Si moltiplicarono le greggi di pecore e le mandrie di buoi e cavalli dando origine a una locale industria laniera e alla costituzione di grandi ranchos. Nel Messico vennero scoperte nel 1546 le miniere d’argento di Zacatecas l’anno prima una montagna d’argento fu scoperta a Potosi nel Perù. La produzione d’argento grazie anche all’utilizzo del mercurio conobbe un rapidissimo incremento. La manodopera per l’estrazione del minerale fu fornita dagli indios sotto lavori forzati. Le esigenze degli agglomerati sorti intorno alle miniere diedero impulso per l’economi coloniale.

LE RIPERCUSSIONI IN EUROPA

L’afflusso di metalli preziosi portò la rivoluzione dei prezzi , cioè alla tendenza inflazionistica che portò nel XVI secolo a quadruplicare i prezzi delle derrate. Buona parte di tali metalli furono usati per pagare l’importazione delle spezie dall’oriente. Si delinearono i contorni di un’economia globale in cui i paesi più progrediti del vecchio continente sarebbero stati il centro propulsore delle attività commerciali e finanziari produttrici di manufatti , mentre le colonie fornivano materie prime , derrate agricole e forza lavoro spesso servile. Importanza centrale assunsero e assumeranno nei consumi popolari il mais la patata il pomodoro , lo zucchero il caffè il tabacco il cacao. Ma tali acquisizioni nel 500 erano all’inizio , mentre immediato fu l’impatto delle scoperte geografiche. Vi fu un enorme ampliamento geografiche e scientifiche: sfericità della terra , la percezione delle sue dimensioni , inoltre il confronto con civiltà diverse formò un identità europea. Nacque il tramonto del mito degli antichi che segno il passaggio dal Rinascimento alla Controriforma e l’avvia della nascita del moderno modello di progresso.

I NUOVI ORIZZONTI SPIRITUALI : RINASCIMENTO E RIFORMA

LA CIVILTA’ DEL RINASCIMENTO ITALIANO

I Decenni delle invasioni straniere sono quelle in cui giunse alla sua massimo fioritura il rinascimento italiano. Al cronologia più condivisa di tale movimento intellettuale ed artistico che va da Petrarca ( 1304 – 1374) e Erasmo da Rotterdam ( 1469-1536). Il concetto di Rinascimento può considerarsi inclusivo di quello di Umanesimo , che si applica in prevalenza all’ambito filosofico e letterario. Riscoperta e studio delle opere dell’antichità , insegnavano ad esprimersi in un latino colto ed elegante e si sforzavano di ristabilire la giusta lezione dei testi mediante l’esercizio del metodo filologico. Tra il XV e i XVI secolo letterati e poeti presero a servirsi sempre più spesso di un volgare arricchito di latinismo e voci dotte , e in volgare incisero le proprie

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opere Ariosto Macchiavelli e Guicciardini. L’osservazione della natura si basa sempre più spesso su un’analisi attenta della realtà che trova un elaborazione esemplare nella tecnica della prospettiva messa a punto da Pier della Francesca; e l’architetto diviene con Brunelleschi la sintesi vivente delle conoscenze umane . Al culmine di tale sviluppo troviamo il genio universale di Leonardo da Vinci al tempo stesso pittore , architetto , ingegnere idraulico , inventore di macchine e congegni di ogni natura. Tra 400 e 500 il primato mantenuto da Firenze in campo intellettuale e artistico si attenua a favore di una più larga partecipazione di altri centri all’elaborazione della nuova cultura e del nuovo gusto. I parte questi sviluppi sono legati al ruolo sempre più importante giocato dalle corti principesche , la corte papale innanzitutto basti pensare al contributo di Michelangelo Buonarroti e Donato Bramante nella costruzione della basilica di San Pietro , agli affreschi di Michelangelo nella cappella sistina. Ma non meno importante è il mecenatismo degli Sforza a Milano , dei Gonzaga a Mantova , degli Este a Ferrara dei Montefeltro a Urbino. La brutale rottura dell’equilibrio tra gli stati rinascimentali italiani ad opera delle potenze straniere doveva segnare a lungo termine la crisi anche di questo momento culturale. Ma in un primo tempo quelle vicende agirono da stimolo alla riflessione politica e storiografica. Machiavelli fondò la nuova scienza della politica e Guicciardini diede un grande affresco in cui campeggiano i ritratti psicologici dei protagonisti sullo sfondo degli errori e delle illusioni degli uomini.

ASPETTATIVE E TENSIONI RELIGIOSE ALLA FINE DEL MEDIOEVO : ERASMO DA ROTTERDAM

L’atteggiamento della cultura rinascimentale verso la chiesa oscillava tra un ossequio formale e un anticlericalismo connotato più da una reazione morale , civile e politica che da u anelito religioso. L’attesa di una grande riforma che riportasse la chiesa alla purezza delle origini si era acuita con il grande scisma d’Occidente ( 13678-1415), con le contese per il primato tra il papato e i concili di Costanza e Basilea , con il prevalere degli interessi politici e mondani a Roma . Ma alle origini del movimento protestante stava la volontà di ristabilire l’autenticità del messaggio cristiano attraverso o studio dei testi, oltre al bisogno di una vita più conforme alle massime evangeliche , bisogno diffuso in tutta Europa e testimoniato dalla nascita di movimenti . Tra gli esponente più significativi vi fu Thomas More , autore di Utopia , ma il più autorevole rappresentante dell’umanesimo cristiano è Erasmo da Rotterdam . Dopo sei ani lasciò la vita del chiostro per seguire liberamente gli studi. Dovunque strinse relazioni con i circoli colti e guadagno un prestigio ineguagliato per la sua conoscenza dei classici e per l’eleganza del suo stile latino. Tra le sue opere principali, Elogio della Follia , e Dialoghi , opere satiriche in cui i bersagli sono la pedanteria , l’intolleranza , il fanatismo , gli eccessi di devozione , le ipocrisie di una religione tutta esteriore. Il maggior contributo a questo ritorno alle fonti del cristianesimo fu la sua edizione critica del testo latino e greco del nuovo testamento che servirà a Lutero per la sua traduzione della Bibbia in tedesco. Il cristianesimo di Erasmo era , tuttavia un ideale di vita pratica piuttosto che un insieme di dogmi e per questo egli non volle mai separarsi dalla chiesa di Roma. La sa eredità rivivrà nell’Europa tra 600 e 700 dopo che i conflitti religiosi persero la loro asprezza.

LA RIFORMA LUTERANA

Martin Lutero nacque nel 1483 a Eisleben , una regione interna della Germania dove dominava una religiosità medievale. Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza ma all’improvviso nel 1505 scelse di farsi monaco. Ciò che lo tormentava era la sua adeguatezza di fronte ai comandamenti divini. Ordinato sacerdote nel 1507 egli cercò la risposta ai propri dubbi negli studi teologici , assunse a partire dal 1513 l’insegnamento teologico in Sassonia. Nel 1515-1516 tenne un corso sull’epistola ai Romani di San Paolo e fu proprio l’interpretazione di un passo del testo paolino a fornirgli la chiave per la soluzione dell’angoscioso problema della salvezza. Per Lutero la natura umana è intrinsecamente malvagia corrotta

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dal peccato originale e nulla può fare da sé. Tutta la sacra scrittura assumeva un nuovo significato , doveva essere letta e spiegata senza tener alcun conto delle interpretazioni ufficiali. L’autorità esclusiva attribuita dalla rivelazione contenuta nei testi sacri cancellava di colpo io magistero della chiesa in materia teologica , così come la dottrina della giustificazione per fede ne annullava la funzione di intermediaria fra l’uomo e Dio. Dei sette sacramenti Lutero salvava solo il battesimo e l’eucarestia. Di particolare rilievo era la soppressione del sacramento dell’ordine , ne conseguiva il sacerdozio universale dei laici . Tanto meno giustificabili erano i voti monastici , egli stesso dalla metà degli anni 20 abbandonerà il convento e si sposerà con una ex monaca.

LA ROTTURA CON ROMA E LE RIPERCUSSIONI IN GERMANIA

Alberto di Hohenzollern già titolare di due vescovati aspirava a diventare arcivescovo di Magonza. Papa Leone X accettò di conferirgli la nomina dietro pagamento , per metterlo in grado di raccogliere la somma richiesta gli concesse l’appalto della vendita delle indulgenze in Germania per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro. La teoria delle indulgenze era basata sul presupposto dell’esistenza di un tesoro di meriti accumulati dalla vergine e dai santi alla quale la chiesa poteva attingere per rimettere le pene ai peccatori pentiti. Il 31 Ottobre 1517 Lutero inviò a Hohenzollern 95 tesi che secondo la tradizione affisse sulla porta del castello di Wittemberg. Vi era stigmatizzata la vendita delle indulgenze , negata l’autorità del pontefice di rimettere le pene. All’insaputa di Lutero le tesi furono stampate e riscossero grande successo in una Germania esasperata dalla rapacità della chiesa. Solo nel Giugno del 1520 papa Leone X con la bolla Exurge Domine lasciava a Lutero 60 giorni per ritrattare prima della scomunica. Lutero invece bruciò pubblicamente la bolla e i libri del diritto canonico. La scomunica giunse nel 1521 ma il nuovo imperatore Carlo V aveva promesso all’elettore di Sassonia Federico il Saggio di far giustificare Lutero alla sua presenza. Lutero non ritrattò e con l’editto di Worms l’imperatore metteva al bando Lutero , ma lui era in stato messo in salvo dall’elettore di Sassonia nel castello di Wartburg dove attese per un anno ala traduzione in tedesco del Nuovo Testamento e ala stesura di altri scritti. Intanto tra il 1517 e il 1520 fossero stampate 30000 copie quando i tedeschi che sapevano leggere erano 50000. Non tutti le comprendevano a fondo ma lui faceva appello ad un anticlericalismo diffuso in tutti i ceti e ad un nascente nazionalismo germanico. Molti principi territoriali colsero l’occasione per mettere le mani sugli estesi beni della chiesa e rafforzare la propria posizione nei confronti dell’autorità imperiale. I piccoli feudatari detti cavalieri , cui la tradizione militare era messa in crisi dall’avvento dei cannoni e dei mercenari , vedevano nella Riforma lutareana una leva per la rivolta generale contro Roma e per un’affermazione dell’idea nazionale tedesca su tutti i particolarismi.

LE CORRENTI RADICALI DELLA RIFORMA

Fin dal 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad aizzare folle non solo contro il clero ma anche contro tutte le forme di ingiustizie e di oppressione. Molti di loro erano convinti che <Dio non avesse parlato agli uomini nella Bibbia , ma che continuasse a rivelarsi agli spiriti eletti medianti l’illuminazione interiore. Tra questi il parroco Thomas Muhlhaunsen che da Turingia nel 1525 si pose alla testa di una sollevazione popolare che diede vita a un governo cittadino basato sull’uguaglianza universale e sulla comunione dei beni. Già da parecchi mesi orma infuriava in varie regioni della Germania la guerra dei contadini. Dai focolai iniziali , accesi nel 1524 in Svevia e lungo il Reno , la rivolta dilagò rapidamente verso nord fino alla Sassonia. Gli insorti erano spinti dalla volontà di ristabilire gli antichi diritti contro le recenti usurpazioni dei signori che tendevano ad accrescere i privilegi feudali e a impadronirsi dei beni comunali , di difendere l’autonomia della comunità di villaggio , di realizzare la moralità evangelica. Le volenze e i saccheggi perpetrati dai rivoltosi e il pericolo di un sovvertimento delle gerarchie sociali indussero i principi , i prelati ,

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la nobiltà e i ceti urbani superiori a serrare le file ed armarsi per stroncare il movimento , indebolito dalla mancanza di unità delle bande contadine. Decisiva fu la sconfitta subita dagli insorti a Frankeshausen in Turingia , il 15 Maggio 1525 ; Thomas Muntzer venne ucciso dopo atroci torture. Mentre all’inizio degli anni 20 Lutero e il suo braccio destro Filippo Melantone disapprovavano ogni costrizione in materia di fede e confidavano nell’intrinseca virtù della parola di Dio , in seguito furono indotti ad appoggiarsi sempre di più all’azione dei principi e ad approvare la costituzione di chiese evangeliche da questi ordinate e controllate. La corrente più radicale della riforma sopravvisse grazie all’azione degli anabattisti. Dalla Svizzera la dottrina si propagò ai Paesi Bassi Germania e Boemia. Caratterizzavano inoltre i gruppi anabattisti la separazione dei veri credenti dal resto dell’umanità , la tendenza a formare comunità basate sull’aiuto reciproco , il disconoscimento delle autorità terrene e la fede nell’illuminazione diretta da pare dello Spirito Santo. Nonostante le persecuzioni rimasero fedeli al principio della non violenza. Ma nel 1534 figli anabattisti Olandesi stanziatisi a Munster in Vestfalia si impadronirono del governo della città e vi imposero la comunione dei beni e la poligamia. Resistettero per 16 mesi alla presa della città furono massacrati.

LA CONCLUSIONE DEI CONFLITTI IN GERMANIA L’Imperatore Carlo V convocò nel 1530 una dieta ad Augusta. Qui Filippo Melantone redasse una professione di fede a cui aderì la maggior parte delle città e dei principi riformati; ma l’intransigenza dei teologi cattolici rese impossibile l’accordo. Carlo V intimò ai protestanti di sottomettersi ma egli stipularono la lega difensiva di Smalcalda. L’ultimo fallimentare tentativo di conciliazione avvenne nel 1541 a Ratisbona. Neppure la vittoria schiacciante riportata da Carlo sulla lega a Muhlberg nel 1547 pose fine al conflitto e il nuovo re di Francia Enrico II allacciò subito contatti con i protestanti tedeschi e con il sultano turco per suscitargli difficoltà. Nel 1551 fu stipulato un accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito l’appoggio diplomatico e militare ai principi protestanti in cambio dell’acquisto dei vescovati di Metz Toull e Verdune. Carlo V fu colto alla sprovvista e dovette fuggire da Innsbruck nel 1552. Le trattative sfociarono nella pace di Augusta nel 1555 con cui venivano riconosciute in Germania due religioni e mentre nelle città imperiali era ammessa la convivenza , i principi potevano imporre il proprio credo ai sudditi. La pace di Augusta sanciva un grave indebolimento imperiale e la scissione religiosa del Paese. I veri vincitori erano i principi che consolidarono il proprio potere all’interno e conferirono gradualmente ai propri stati quel volto paternalistico e poliziesco che avrebbe a lungo caratterizzato la vita della Germania. La decisione di Carlo V di spartire il suo impero tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo II divenne effettivo tra il 1555 e 1556. Mentre Ferdinando diveniva imperatore del Sacro Romano Impero ed ereditava Boemia, Ungheria e Ducati austriaci, a Filippo II toccavano la Spagna con le sue colonie, i Paesi Bassi, la Franca Contea , il Regno di Napoli Sicilia e Sardegna e il Ducato di Milano. Carlo morì nel 1558 nel monastero spagnolo di Yuste.

DA ZWINGLI A CALVINO: IL GOVERNO DEI SANTIZwingli chiamato nel 1518 a ricoprire l’ufficio di cappellano alla cattedrale di Zurigo, si staccò dalla fede tradizionale e riuscì a convincere il consiglio cittadino ad abolire la messa, riformare la liturgia e imporre la Bibbia come unica autorità religiosa. Le immagini sacre vennero distrutte. Gli zwingliani cercarono l’appoggio dei luterani tedeschi ma nell’incontro di Marburgo fu impossibile raggiungere un accordo sull’eucarestia. Nel 1531 un esercito cattolico mosse contro Zurigo, a Kappel i protestanti ebbero la peggio e Zwingli morì. La sua eredità venne raccolta dal calvinismo. Nato nella Francia del Nord, Giovanni Calvino compì accurati studi umanistici e giuridici. Nel 1534 di fronte a un’ondata di persecuzione degli eretici scatenata da Francesco I, fuggì a Basilea dove pubblicò “Istituzione della religione cristiana”, un’autorevole guida alla lettura e alla comprensione della Bibbia. Osservando le caratteristiche del calvinismo, Marx Weber ha sviluppato una tesi circa il rapporto tra etica protestante e spirito del capitalismo. Le caratteristiche di attivismo del calvinismo avrebbero costituito il terreno di cultura ideale per la formazione

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di una mentalità imprenditoriale e di una tendenza all’accumulazione e al reinvestimento propria del capitalismo moderno. Questa tesi è criticata dai Marxisti inclini a vedere nell’etica protestante un effetto dello spirito del capitalismo, sai da studiosi della riforma che hanno osservato come ben pochi siano nei testi di Calvino gli appigli per un’evoluzione come quella delineata da Weber. E rimane il fatto che il calvinismo penetrò largamente in aree caratterizzate nel 17 e 18 secolo da un precoce e intenso sviluppo economico (Inghilterra e Paesi Bassi). Avviene un trasferimento integrale alle autorità civili di quei compiti di controllo e sanzione dei comportamenti privati che nei Paesi cattolici erano svolti dalla chiesa. Ne deriva la resistenza contro il sovrano malvagio. Calvino soggiornò diverse volte a Ginevra dove morì. La chiesa ginevrina venne riorganizzata con una suddivisione dei compiti tra i pastori, addetti all’esercizio del culto e alla predicazione di Dio, i dottori, i diaconi e gli anziani o presbiteri. L’organo supremo era il Concistoro. In città venne introdotta una disciplina ferrea e i dissidenti vennero costretti ad andarsene.

LA DIFFUSIONE EUROPEA DEL PROTESTANTESIMO: LA RIFORMA IN INGHILTERRA

Le principali aree di diffusione del calvinismo furono Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna ed Europa orientale. Sia in Inghilterra sia nei Paesi Scandinavi i mutamenti in campo religioso sono legati al processo di costruzione di unità nazionale e di forte potere monarchico. Nel 1528 Enrico VIII Tudor chiese al pontefice l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona, zia di Carlo V. Clemente VII non si sentì di accogliere la domanda e Enrico, pungolato anche dall’infatuazione per la dama di corte Anna Bolena, convocò nel 1529 un Parlamento da cui ottenne l’annullamento del matrimonio, la rottura dei vincoli con Roma e l’approvazione nel 1534 dell’atto di supremazia, che lo dichiarava capo supremo della chiesa d’Inghilterra. Gli ordini regolari furono sciolti a partire dal 1536 e i loro beni incamerati dalla corona che li vendette favorendo la formazione di una nuova classa di proprietari terrieri (gentry). Artefice principale dello scisma anglicano era stato il primo segretario Thomas Cromwell che riordinò il consiglio privato della corona e rafforzò l’apparato amministrativo. Caduto in disgrazia, fu accusato di tradimento e giustiziato nel 1540. Negli ultimi anni del suo regno Enrico VIII tornò a sperperare enormi somme in inutili avventure militari sul continente europeo compromettendo lo sforzo di costruire un assolutismo Tudor di cui lo scisma anglicano era stato la manifestazione principe. Religiosamente la vera riforma ebbe luogo durante il breve regno di Edoardo VI quando la dottrina calvinista si diffuse largamente in Inghilterra. Invano Maria Tudor, che gli succedette, si sforzò di riportare la fede cattolica in Inghilterra. Dopo la sua morte assumerà una forma definitiva la chiesa anglicana. Anche in Scozia alla fine degli anni ’50 il calvinismo divenne la religione dominante per effetto dell’infiammata predicazione di John Knox. Nei Paesi Scandinavi fu il luteranesimo, grazie agli intensi contatti con la Germania, a diventare religione di Stato. Del 1397 le corone di Danimarca, Svezia e Norvegia erano collegate nell’unione di Kalmar sotto la supremazia dei re danesi. Nel 1521 la nobiltà svedese elesse a proprio capo Gustavo Vasa, che nel 1523 si fece proclamare re staccandosi dall’unione, negli anni successivi riformò in senso luterano la lingua e il culto secolarizzando le ricchezze della chiesa; nel 1544 la Svezia divenne ufficialmente un Paese luterano e la corona venne ereditata dalla dinastia Vasa. Tali deliberazioni si applicarono anche alla Finlandia. In Danimarca la trasformazione degli ordinamenti ecclesiastici fu opera del re Federico di Holstein e di suo figlio Cristiano III che proclamò il Luteranesimo unica religione di Stato.

LA CONTRORIFORMA E L’ITALIA DEL TARDO 500

SPERANZE E PROPOSITI DI RINNOVAMENTO RELIGIOSO

Il termine controriforma non ha incontrato consensi unanimi. I cattolici preferiscono il termine di riforma cattolica mentre altri , a fronte del diffuso bisogno di una vita religiosa più vicina agli insegnamenti di Cristo hanno proposto evangelismo. Accanto all’influsso erasmiano agirono una serie di stimoli : l’ondata di profezie e di attese apocalittiche suscitate dalla predicazione di spiriti infervorati come Savonarola, le

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sofferenze portate dalle guerre in Italia , l’anticlericalismo diffuso da tempo, la suggestione esercitata da figure di grandi spiritualità come il cardinale Contini o Juan de Valdes attorno al quale si raccolse a Napoli un circolo intellettuale tendente al misticismo. Comuni a questi uomini e ai gruppi che nelle varie città si raccolsero sotto il nome di oratori del divino amore erano l’atteggiamento critico nei confronti delle preoccupazioni mondane della chiesa m la svalutazione delle pratiche esteriori , l’accento posto sulle massime , sulla fede a sull’amore per Dio e per il prossimo. Le speranze riformatrici si riaccesero con il papato di Paolo III Farnese che oltre a nominare cardinali provenienti dalle file della controriforma manifestò l’intenzione di convocare al più presto un concilio ecumenico e costituì nel 153 una commissione con il compito di studiare e porre rimedio ai mali della chiesa. Ne uscì un innovativo documento: progetto per la riforma della chiesa che rimase però ineseguito.

I NUOVI ORDINI RELIGIOSI I GESUITI

Intorno al 1528 nacque l’ordine dei cappuccini , ramo della famiglia francescana : all’ideale della povertà assoluta egli univano l’assistenza spirituale e materiale alla gente umile. La scelta della vita attiva caratterizzava anche congregazioni come i barnabiti, i somaschi , e i teatini. Al movimento non rimasero estranee le donne alle quali si rivolse Angela Merici fondatrice delle orsoline. Ma l’ordine che incarnò lo spirito della controriforma fu la Compagnia di Gesù, il fondatore Ignazio di Loyola era un hidalgos che ferito all’assedio di Pamplona decise di ritirarsi in preghiera e studiò per lunghi anni nelle università spagnole e a Parigi dove nel 1534 prese i voti e si impegnò a consacrare la propria vita alla liberazione della terra santa e al servizio della chiesa. Fin dall’inizio i gesuiti si caratterizzavano come una milizia scelta al servizio del papa e della controriforma. Ai voti di povertà castità e obbedienza essi aggiungevano la fedeltà assoluta al pontefice. Il lungo tirocinio previsto prima ella professione dei voti e la tecnica di ascesi interiore muniva i membri dell’ordine di disciplina , energia , tecnica , abnegazione che ne facevano uno strumento ideale per la difesa e la propagazione della fede cattolica. I collegi so configuravano come fondate e dotate da benefattori dedicati alla formazione della gioventù aristocratica alto-borghese. La formazione delle classi dirigenti divenne con il tempo una specialità della compagnia che elaborò una pedagogia incentrata sullo studio del latino dei classici , sull’emulazione tra gli studenti congiunta alla severa disciplina. In Asia fu memorabile l’impegno di Francesco Saverio , compagno di Loyola che per anni percorse Indi e Indonesia predicando il Vangelo. Fu lui a introdurre nel 1549 il cattolicesimo in Giappone. In Cina fu un altro gesuita a diffondere il cristianesimo.

IL CONCILIO DI TRENTO

Nel 1540 fu approvata da Paolo III la regola delle compagnie di Gesù. Nel 1542 venne creata a Roma , per dirigere e coordinare la repressione dell’eresia , la Congregazione del sant’ufficio o dell’Inquisizione di cui fece parte il cardinale Gian Pietro Carafa futuro Paolo IV. In Italia l’unica alternativa alla pratica del nicodemismo era l’esilio. Il Concilio ecumenico fu indetto nel 1542 a Trento ma a causa delle ostilità riaperte tra Carlo V e il redi Francia si riunì effettivamente solo il 13 dicembre del 1545. La priorità la ebbe la definizione dei punti dogmatici più controversi quali l’effetto del peccato originale . Trasferito a Bologna nel 1547 per paura della peste e riconvocato a Trento nel 1551 da papa Giulio III fu nuovamente interrotto nel 1552 a causa della ripresa delle ostilità tra l’impero e Francia , e riprese dopo 10 anni quando Paolo IV estese i poteri dell’inquisizione , processò gli elementi maggiori del partito riformatore e promulgò el 1559 il primo indice dei libri proibiti . Toccò a Pio IV rilanciare il concilio e terminarlo nel 1563. Usciva riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della chiesa cattolica , era chiaramente stabilita la superiorità del papa sul concilio e la sua discrezionalità nell’applicare le deliberazioni. Si affermò la collocazione della tradizione della chiesa accanto alle sacre scritture come fonte della verità ; fu definita la natura dei sacramenti con

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rilievo all’eucarestia , al pontefice veniva data un aureola sacrale che lo sollevava al di sopra dei fedeli , fu ribadita l’esistenza del purgatorio e la validità delle indulgenze.

LA CHIESA E IL PAPATO NELLA SECONDA META’ DEL 500

Il concilio segna la ripresa in grande stile della chiesa cattolica , la conquista di una nuova compattezza nella lotta contro il protestantesimo e l’affermazione di una volontà di dominio anche nella sfera politica e sociale. Tale spirito militante fu evidente nel pontificato di Pio V Ghisleri che ripubblicò nel 1568 la medievale bolla In Coena Domini , affermazione in termini oltranzisti della supremazia del papa sui sovrani temporali e a scomunicare nel 1570 la regina d’Inghilterra Elisabetta I , sciogliendo i suoi sudditi dal dovere di obbedienza. Ma il papato della controriforma raggiunse il suo apogeo con il combattivo ed energico SistoV che diede nuovo impulso all’attività missionaria e alla controffensiva cattolica nell’Europa centro-settentrionale ma attuò una profonda riorganizzazione della curia romana. Così il collegio cardinalizio non rappresentava più un contrappeso per l’autorità del pontefice , ma diveniva uno strumento del suo potere. Con spietata energia venne condotta sotto Sisto V e Clemente VIII la lotta contro i brigantaggio , furono ulteriormente ridotte le autonomie delle città suddite e fedali e all’estinzione della discendenza degli Este 1598 Ferrara venne annessa allo stato della chiesa , speciali cure vennero dedicate all’abbellimento dell’Urbe. In molte diocesi si registra nella seconda metà del 500 la presenza di vescovi e arcivescovi animati da forte zelo pastorale come Carlo Borromeo che decise di seguire le norme del concilio lasciando la curia di Roma e andando a risiedere nella sua diocesi quando nel 1565 fu nominato l’arcivescovo di Milano. Il suo episcopato fu contrassegnato dalla suggestione che emanava la sua austerità di vita e la sua pietà e l’instancabile azione svolta per la riorganizzazione e moralizzazione del clero , dalla vigilanza sui monasteri e conventi , dalla lotta contro le infiltrazioni eretiche dal territorio svizzero , dall’affermazione intransigente della giurisdizione ecclesiastica sulle istituzioni assistenziali e sulle confraternite laicali. L’abnegazione e lo spirito di carità dimostrati dall’arcivescovo in occasione della peste che imperversò ne 1576-77 valsero ad accrescerne il prestigio e la fama di santità ma la sua insofferenza di limiti e controlli all’esercizio della sua autorità lo ose in conflitto con il clero il senato e il tribunale supremo dello stato di Milano. Lo sforzo di penetrare in ogni settore della popolazione vede impegnati anche i nuovi ordini regolari che organizzano vere e proprie missioni nelle campagne e nelle borgate con prediche e devozioni collettive per convertire plebi assai superficialmente cristianizzate. Nel culto della vergine e dei santi , in pratiche come il rosario e le processioni sopravvissero credenze magiche di origine assai remota. Le masse popolari italiane si avviarono a fare propria una religiosità sincera , ma povera di sostanza morale , intrisa di superstizione e di fede ingenua nell’irruzione del soprannaturale in questo mondo.

L’EGEMONIA SPAGNOLA IN ITALIA

La pace di Cateau-Cambresis tra Francia e Spagna nel 1559 sancì un’egemonia spagnola destinata a durare fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava direttamente quasi metà del territorio italiano e degli altri stati solo Venezia era davvero indipendente. Ma la storia italiana del tardo 500 non è solo egemonia politica spagnola e egemonia culturale della chiesa. Alle difficoltà di inizio secolo seguì un periodo di ripresa e crescita demografica e economica che favorì all’interno degli stati un ammodernamento delle strutture istituzionali e una ricomposizione delle classi dirigenti. Ciò non vale per i possedimenti spagnoli diretti. L’autorità sovrana era qui rappresentata da un vicerè o da un governatore e dai comandanti dell’esercito provenienti dalla nobiltà spagnola. Al monarca si riconosceva la sua supremazia legislativa e il diritto-dovere di difesa e del prelievo delle risorse necessarie ; mala facoltà di applicare le leggi e di ripartire e riscuotere le imposte era affidata agli organi di governo locali. Senato consiglio collaterale e magistrature minori erano composti da laureati in giurisprudenza che in Lombardia provenivano dal patriziato urbano

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mentre nel mezzogiorno costituivano un ceto distinto e rivale del baronaggio. Quest’ultimo aveva i suoi punti di forza nel parlamento e nell’amministrazione della città di Napoli che alla fine del 500 era il più grande centro abitato dopo Instabul e Parigi. Il governo spagnolo riuscì a spezzare nel 500 la forza politica della feudalità e limitarne i peggiori abusi della giustizia regia. Nello stato di Milano il predominio della città fu attenuato dall’attuazione del catasto ordinato nel 1545 da Carlo V e in campo istituzionale con la creazione di un organo rappresentativo , la Congregazione dello Stato in cui sedevano i rappresentanti dei contadi accanto a quelli delle città. Più accentuata fu l’evoluzione assolutistica in Toscana e Piemonte dove il principe risiedeva in loco e agiva direttamente. Ai Medici , riportati a Firenze dalle armi spagnole , venne riconosciuto nel 1530 il titolo ducale. Giaà nel 1532 fu attuata una riforma costituzionale che alle magistrature repubblicane sovrapponeva due consigli formati dagli esponenti delle famiglie più ragguardevoli : il Consiglio dei duecento e il consiglio dei 48 o Senato . Ma fu soprattutto Cosimo I che svuotò questi organi di potere effettivo e governò attraverso i suoi segretari e dal 1545 attraverso la pratica segreta , un nuovo consiglio. Un grande successo del principato mediceo fu l’annessione di Siena e del suo territorio 1557. Gli indirizzi di Cosimo I furono proseguiti dai due figli Francesco I e Ferdinando I cui si devono la nascita i lo sviluppo del porto di Livorno. Lo Stato Sabaudio venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto alla pace di Cateau-Cambresis . Egli spostò il baricentro del ducato al di qua delle Alpi , trasferendo la capitale a Torino , soppresse le autonomie locali e centralizzò i controllo finanziario. L’aumento delle imposte e l’impulso dato alle attività economiche resero possibile la costituzione di una piccola , ma disciplinato esercito permanente. Il successore Carlo Emanuele I cercò una serie di iniziative espansionistiche , fallì nel tentativo di sottomettere Ginevra , ma riuscì nel 1601 a ottenere dala Francia il marchesato di Saluzzo in cambio della cessione di alcuni territori in Savoia. A Genova i contrasti tra vecchia e nuovo nobiltà sfociarono nel 1575 in gravi disordini che indussero i nobili vecchi ad abbandonare le città e portarono in primo piano , accanto ai nuovi ; gli strati popolari che esigevano sgravi fiscali e provvidenze a favore delle arti. Infine nel 1576 si aggiunse ad un accordo che modificava i meccanismi di elezione e sorteggio all’interno del complicato sistema di governo genovese ; ciò diede l’avvio a una effettiva ricomposizione del ceto dei magnifici ( nobili genovesi) , dove alle alleanze verticali del periodo precedente si sostituì una stratificazione orizzontale basata sui diversi livelli di ricchezza. Questa evoluzione andò di pari passo con la crisi delle attività manufattiere e con la definitiva affermazione delle grande finanza , legata alla Spagna , come elemento trainante dell’economia genovese. L’incremento del patriziato nel 400 e 500 si era accompagnato a una crescente differenziazione economica tra le famiglie più ricche e la nobiltà povera. La concentrazione del potere nelle mani delle prime si manifestò soprattutto con il progressivo rafforzamento dal Consiglio dei Dieci , che giunse nel corso del 500 a impadronirsi delle leve della politica interna ed estera con la creazione di un nuovo organo di alta polizia. Nel 1583 l’opposizione dei giovani a un ulteriore rafforzamento dell’oligarchia portò alla restituzione al senato dei poteri usurpati dal consiglio dei dieci ma anche all’adozione di una politica estera più energica e indipendente sia dalla potenza spagnola sia dalla chiesa. Dovunque gli interlocutori principali del potere sovrano erano i nobili . mentre nel mezzogiorno spadroneggiava un’aristocrazia di tipo feudale nelle aree centro-settentrionale erano invece i patriziati a dare il tono alla vita sociale: si trattava di ceti urbani , di origine mercantile , il cui status privilegiato si identificava con l’accesso esclusivo ai seggi dei consigli cittadini. Tra 500 e 600 , tuttavia , anche questi gruppi si allontanarono sempre più dai traffici e dalle attività produttive e acquisirono una mentalità aristocratica di stampo spagnolesco che li accomunava ala più antica nobiltà.

L’EUROPA NELL’ETA’ DI FILIPPO II

Tra il 1555 e il 1556 Carlo V abdicò a tutti i suoi titoli e rese effettiva la divisione dei suoi domini , mentre Ferdinando diveniva imperatore ed ereditava gli stati asburgici , la Boemia e l’Ungheria , il figlio Filippo II ereditava la Spagna e i suoi possedimenti. Il nuovo re di Francia Enrico II , succeduto a Francesco nel 1547

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volle tentare la sorte delle armi , sconfitto a San Quintino dovette firmare nel 1559 la pace di Cateau-Cambresis che assicurava alla Spagna una schiacciante supremazia in Italia e il possesso della franca Contea e dei paesi Bassi. Filippo II ereditava un complesso di risorse del quale nessun altro governo europeo poteva neppur lontanamente vantare. Se il desiderio di ricondurre l’Inghilterra all’obbedienza cattolica e di farne una componente del sistema asburgico venne frustrato dalla prematura scomparsa 1558 , di Maria Tudor , seconda moglie di Filippo , in compenso la monarchia francese venne indebolita dalle divisioni religiose interne e da una successione di re minori incapaci dopo la morte di Enrico II nel 1559. Dal padre carlo V aveva ereditato la dedizione al mestiere del re , la volontà di rendere una giustizia imparziale , ma si sentiva intimamente spagnolo aveva una concezione gelosa del potere e una religiosità intollerante. Tra il 1558 e il 1560 fu rafforzata in Spagna l’inquisizione , furono proibiti i viaggi all’estero degli studenti e ‘introduzione dei libri stranieri , vennero disperse e colpite da condanne a morte alcune comunità protestanti scoperte a Valladolid e Siviglia. Dieci anni dopo , la repressione si abbatté con la stessa forza sui moriscos dell’Andalusia che , nonostante la conversione ufficiale al cattolicesimo avevano mantenuto la loro lingua e le loro usanze. Le persecuzioni che subirono dopo la metà del secolo e la crisi dell’industria serica li indussero nel 1568 a ribellarsi. La loro resistenza fu vinta e i sopravvissuti furono deportati nelle regioni settentrionali della castiglia , preludio alla loro espulsione definitiva del regno che avverrà nel 1609. L’intransigenza religiosa non faceva che rispondere a un’aspirazione profonda del popolo castigliano , eredità della recnquista. Le restrizioni alla libertà di pensiero e espressione ebbero in Spagna gli effetti soffocanti sulla vita intellettuale che si registrarono in italia , dalla metà del 50 al 600 vi fu il secolo d’oro illustrato da nomi come Cervantes o pittori come El Greco Velazquez e Zurbaran. Tornato dai Paesi Bassi nel 1559 Filippo II non si mosse quasi più dalla Castiglia. Da valladolid , la sede della corte e del governo fu traferita a Madrid dove si fece costruire una grande residenza estiva: l’Escorial , metà palazzo e metà monastero. Di qui egli dirigeva gli affari della sua immensa monarchia. Egli rimase sempre fedele alla concezione imperiale di carlo V , secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere la propria individualità e i propri ordinamenti ad essere unito agli altri solo nella persona del sovrano. Venne esteso e perfezionato durante il suo regno il sistema dei consigli , oltre al consiglio di stato , competente per la politica estera , al consiglio dell’inquisizione al consiglio di azienda vi erano consigli preposti ai diversi complessi territoriali in cui sedevano , significativamente , rappresentanti dei paesi interessati dei cui privilegi si consideravano naturali difensori. Nei vari territori , poi , all’autorità dei rappresentanti diretti del sovrano , vicerè o governatori , si contrapponeva quella delle magistrature locali che godevano di una larga autonomia. Nel 1580 , quando , in seguito all’estinzione dea dinastia regnante , il Portogallo con i suoi vasti possedimenti coloniali fu annesso alla corona spagnola , anch’esso mantenne inalterate la sua forma di governo e le sue leggi e venne sottoposto a un nuovo consiglio di portoghesi. Rimase del tutto separata l’amministrazione dell’Aragona dove nel 1591 Filippo II fu costretto a intervenire militarmente per sedare una rivolta fomentata dai signori feudali. Il separatismo aragonese era pericoloso in quanto poteva contare su appoggi nella vicina Francia e sarà sempre una spina nel fianco. In castiglia la popolarità del re fu messa a dura prova dai sacrifici gravosi richiesti al paese in termini di uomini e denaro. I metalli americani erano il 20% delle entrate reali il esto erano imposte dirette e indirette dai contributi del clero e dai prestiti cui la monarchia doveva ricorrere. Il sistema tributario penalizzava i ceti produttivi e privilegiava le rendite parassitarie. Inoltre le rendite erano spese in gran parte altrove a causa degli impegni militari e andavano ad arricchire altri paesi infine la mentalità da soldati vincitori prevalente in Castiglia rafforzava la tendenza a importare manufatti e derrate agricole dall’estero. Vi fu una decadenza delle attività industriali e il commercio internazionale era nelle mani degli stranieri. L’agricoltura cedette numerosi spazi all’allevamento delle pecore di cui beneficiavano poche grandi famiglie riunite nella corporazione della Mesta. A partire dal 1570 circa la spagna divenne un paese importatore di cereali e l’ultimo decennio del

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500 fu segnato da terribili carestie e pestilenze che avviarono un secolare declino delle popolazione e dell’economia iberica , in gran parte castigliana.

LA BATTAGLIA DI LEPANTO E I CONFLITTI NEL MEDITERRANEO

Dopo un tentativo fallito di prendere Malte , la flotta ottomana al comando del successore di Solimano il magnifico , Selim II sferrò nel 1570 un improvviso attaccò contro l’isola di Cipro mentre Tunisi , espugnata da Carlo V nel 1535 cadeva nelle mani del bey di Algeri vassallo del sultano. Pio V costituì una santa lega in cui entrarono Spagna , Repubblica di Genova , duca di Savoia e ordine d Malta. Il 7 Ottobre 1571 la flotta cristiana al comando di don Giovanni d’Austria e quella ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto all’imboccatura del golfo di Corinto. L’ultima grande battaglia della storia che fu combattuta con la tecnica dell’abbordaggio dalle navi a remi. Spaventosa fu la carneficina ma alla fine si delineò schiacciante la vittori cristiana. 150 unità su 250 erano state affondate e più di 30000 erano i morti. Sorsero i dissidi tra i vincitori e Venezia preoccupata per i suoi possedimenti nel mediterraneo orientale firmò una pace separata rinunciando a Cipro e tornando alla sua tradizione politica di buon vicinato con Instanbul. Negli anni successivi il sultano e il re di Spagna volsero la loro attenzione uno alla Persia l’altro alle vicende nord-europee. La tregua che fu stipulata nel 1578 durò quindi fino alla fine del secolo. Il mediterraneo rimase per tutto il 500 crocevia di traffici e scambi , non soltanto sete e drappi orientali ma anche beni di prima necessità come grano e sale. Proprio questa perdurante prosperità rendeva più aggressiva l’attività piratesca. La guerra di corsa metteva il bottino al di sopra dell’ideologia religiosa ; a queste azioni si aggiungevano quelle degli usocchi , pirati slavi che operavano con la protezione imperiale lungo la costa dalmata. Nell’ultimo ventennio del XVI secolo , infine , si registra la penetrazione in forza nel Mediterraneo degli olandesi e soprattutto degli inglesi : al tradizionale scontro tra ottomani e cristiani si sovrapponeva la rivalità fra protestanti e cattolici. Veloci , manovrieri , ben armati e soprattutto economici , i velieri nordici fecero apparire ben presto sorpassate le galere veneziane e si assicurarono una larga fetta dei profitti del commercio mediterraneo.

LA RIVOLTA DEI PAESI BASSI

All’origine dell’insurrezione olandese contro la Spagna vi furono tre fattori:

I Paesi Bassi erano stati terreno fertile per la diffusione delle dottrine riformate , in particolare il calvinismo , accompagnato dalla risposta repressiva di Filippo II .

Il monarca aveva affidato il governo alla sorella Margherita ma al fianco vi ha posto il cardinale di Gravelle che rafforzò ‘inquisizione e mostrò scarso rispetto per le autonomie cittadine e le prerogative degli stati provinciali. Ciò suscitò l’opposizione dei patriziati urbani e dell’alta nobiltà .Il governo degli Asburgo veniva ora avvertito come straniero e repressivo. Malgrado l’allontanamento del Granvelle i nobili fiamminghi il 5 Aprile 1566 invasero in armi il palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e a mitigazione delle leggi contro i protestanti.

La crisi economica che dilagò a metà degli anni 60 colpì i centri urbani e soprattutto Anversa a causa del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese e dalla temporanea chiusura del Baltico legata a una guerra in corso tra Svezia e Danimarca. Nel 1566 ad Anversa e in altre città folle di calvinisti si diedero a devastare le chiese e a distinguere le immagini sacre ritenute idolatre.

Filippo II inviò nelle Fiandre un forte esercito al comando del Duca d’Alba che giunto a Bruxelles fece arrestare i capi dell’opposizione e istituì il Tribunale dei torbidi che in pochi mesi pronunciò oltre 1000 condanne a morte. I metodi spietati del Duca di ferro parvero in un rimo tempo avere successo , ma una

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nuova ondata di malcontento fu suscitata nel 1569 dall’imposizione di tasse per mantenere l‘esercito spagnolo e in particolare dall’istituzione di un imposta del 10% su tutte le transazioni commerciali, I principi Guglielmo di Orange-Nassau , aristocratico che era fuggito all’estero per le ripercussioni del duca d’Alba allestì una flotta per invadere le province settentrionali , facendosi proclamare nel 1572 statolder , governatore militare delle province di Olanda e Zelanda convertendosi al calvinismo. Nelle zone acquitrinose i rivoltosi resistettero all’esercito del duca d’Alba e grazie anche agli ugonotti resero le coste della manica impraticabili per le navi nemiche. La Spagna dovette rifornire l’esercito attraverso la costosa via terrestre , ma nel 1575 dopo aver speso quasi 10 milioni di ducati nella guerra fece bancarotta , ai primi del 1576 i soldati rimasti senza paga si ammutinarono e saccheggiarono orribilmente Anversa rovinando per sempre la sua prosperità. Intanto veniva stipulata tra cattolici e protestanti l’unione per combattere l’oppressore. L’arroganza dei calvinisti fece naufragare l’accordo e nel 1579 si giunse alla definitiva scissione del paese. Le province meridionali corrispondenti al Belgio tornarono tutte all’obbedienza mentre le province settentrionali proseguivano la lotta grazie ai profughi calvinisti. Neppure l’assassinio di Guglielmo d’Orange nel Luglio del 1584 modificò la situazione che evolveva ormai verso la piena indipendenza dell’Olanda e delle altre province del Nord. Del resto ogni possibilità per la Spagna di volgere la lotta a proprio favore venne frustrata dell’apertura di nuovi fronti in Inghilterra e Francia.

L’INGHILTERRA ELISABETTIANA

Nata nel 1533 dalla seconda moglie di Enrico VIII , Anna Bolena , Elisabetta salì al trono dopo la morte di Maria Tudor alla fine del 1558. Era già divenuta maestra nell’arte della dissimulazione e del calcolo politico. Il suo governo si caratterizzò per un notevole equilibrio tra l’esigenza di tenere buoni rapporti con il parlamento e la tendenza a concentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona il cui membro più autorevole fu Wiliam Cecil , poi Lord Burghley. La regina adottò un sistema di compromesso che fissò in maniera definitiva i tratti della chiesa anglicana : riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa , ma mantenne l’episcopato e con l’atto di uniformità impose il libro delle preghiere comuni largamente rispettoso della liturgia tradizionale , sul piano dottrinale , invece , accolse i motivi fondamentali della teologia calvinista . Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato , e i seguaci di Roma cominciarono a essere seriamente perseguitati solo dopo la ribellione dei conti del nord 1568-69 ultimo soprassalto dell’Inghilterra cattolica e feudale e dopo la scomunica lanciata da Pio V. Il rifiuto di Elisabetta di concedere la sua mano faceva temere una ripresa delle guerre civili dopo la sua scomparsa. La taccia di illegittimità che pesava sulla sua nascita dava forza alle speranze di chi voleva un rovesciamento politico-religioso , come Maria Stuart regina di Scozia che era cattolica e poteva vantare una discendenza diretta da Enrico VII Tudor. Dichiarata deceduta nel 1568 dalla nobiltà scozzese calvinista , Maria riparò in Inghilterra dove non cessò di intrigare con gli oppositori del regime e con gli emissari delle potenze cattoliche. Nel 1587 Elisabetta firmò la sua condanna a morte aprendo la guerra con la Spagna. Ma intanto L’educazione protestante impartita in Scozia al figlio di Maria Stuart , il futuro Giacomo I aveva garantito una successione indolore al trono d’Inghilterra. Il governo elisabettiano stabilizzò la moneta e modernizzò .Al raddoppio della popolazione si accompagnarono una forte mobilità sociale e il rafforzamento dei ceti intermedi : i medi e i grandi proprietari terrieri che formavano la gentry , i gruppi mercantili , gli uomini di legge. La nobiltà titolata dei pari d’Inghilterra perse molto del suo potere politico ed economico penalizzata dall’inflazione e costretta a trasferirsi a corte. I nuovi proprietari fondiari accorpavano spesso gli appezzamenti sparsi in aziende compatte , recintavano le loro terre , accrescevano la produzione e la destinavano a mercati distanti. La dove avevano luogo le recinzioni i contadini non potevano più resistere e dovevano cercare lavoro altrove o darsi al vagabondaggio. Furono promulgate da Elisabetta le prime leggi sui poveri. Un’integrazione al lavoro agricolo era offerta in alcune regioni dalla diffusione nelle campagne della filatura e della tessitura della lana. Notevoli progressi fecero anche l’estrazione del carbone , la siderurgia e la distillazione della birra. Nel

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commercio e nella navigazione l’età elisabettiana segnò una nuova era. La Compagnia di Moscovia istituita nel 1553 fu la prima di una serie di compagnie privilegiate fra cui la Compagnia del Levante e quella delle indie orientali. Vere e proprie società per azioni che ottenevano dalla corona il privilegio esclusivo di commerciare con una certa area del globo in cambio di prestiti e compartecipazioni agli utili. Fallì invece il tentativo di impiantare colonie inglesi nel nord America raggiunto nel 1585 dalla spedizione di Walter Raleigh che battezzò quelle terre Virginia. I rapporti con la Spagna , già tesi a causa dei continui attacchi dei marinai inglesi contro le navi e i possessi di Filippo II giunsero al punto di rottura quando Elisabetta nel 1585 appoggiò la rivolta nei Paesi Bassi e due anni dopo giustiziò Mari Stuart. Una gigantesca flotta prese il mare nel 1588 ma fu scompaginata dalle tempeste e aggredita nella manica dalla flotta elisabettiana e da una moltitudine di legni mercantili olandesi e inglesi più veloci . Il tentativo di circumnavigare le isole britanniche fu un massacro ,meno della metà delle navi rivide i porti spagnoli. La guerra si trascinò fino al 1604 ma era evidente ormai che Filippo non avrebbe stroncato la nascente potenza inglese. Un’ondata di patriottismo percorse il regno stretto intorno alla sua regina e fu uno stimolo per una produzione letteraria tra cui William Shakespeare la filosofia di Bacone e la maestosità e la grazia di tanti palazzi sorti ovunque.

LE GUERRE DI RELIGIONE IN FRANCIA

In seguito alla morte di Enrico II nel 1559 toccò alla vedova Caterina de Medici il compito di reggere a lungo il timone dello stato dopo la morte del suo primogenito Francesco II cui seguirono due incapaci. Il calvinismo faceva proseliti nelle regioni del sud e dell’ovest meno integrate nel regno di Francia e tra le file della nobiltà non più occupata dalle guerre esterne e stretta tra l’inflazione e la morsa dei ceti borghesi. E’ significativo che i calvinisti fossero l’8% del paese ma la metà dei nobili. Alla testa delle fazioni nobiliari in lotta vi sono I Guisa , capi dei cattolici intransigenti; I Borbone esponenti del partito ugonotto e i Montmorency-Chatillon il cui membro più autorevole l’ammiraglio Coligny era calvinista. Per reagire alla strapotenza dei Guisa Caterina fu indotta fare concessioni agli ugonotti con l’editto di San Germano 1562 ma il 1° marzo i partecipanti ad una riunione protestante furono massacrati dai seguaci del duca di Guisa. Questa prima fase di guerre civili si concluse nel 1570 con la seconda pace di San Germano che allargava le precedenti concessioni agli ugonotti. Nei due anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny che riuscì a conquistare la fiducia di Carlo IX e ottenere per Enrico di Borbone re di Navarra , ugonotto , la mano della sorella del re Margherita di Valois. Durante i festeggiamenti per le nozze , Caterina de Medici diede mano libera alla fazione dei Guisa e alla plebaglia parigina violentemente antiprotestante. Tra il 23 e il 24 agosto 1572 più di 200 ugonotti tra i quali Coligny vennero trucidati nelle loro case e il massacro i estese nelle province. Molti calvinisti fuggirono all’estero ma la salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali tenne duro e prese anzi a funzionare come una confederazione di stati indipendenti. Essa trovò inoltre un capo prestigioso quando Enrico di Borbone fugì da corte e divenne calvinista. Ai protestanti si oppose la lega santa capeggiata dai guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica e dalla città di parigi. Alla morte del duca d’Angiò divenne erede al trono Enrico di Borbone. Seguì la guerra dei tre Enrico : il re Enrico III , Enrico di Borbone e il duca Enrico di Guisa. Rafforzata da alcuni successi militari e dall’appoggio del re di Spagna , nel corso del 1587-88 la lega sostituì la propria autorità a quella del monarca , che nel dicembre 1588 rifugiatosi a Blois vi attirò con un tranello il duca di Guisa e il cardinale di Lorena e li fece assassinare. Si alleò allora con i Borbone con i quale assediò Parigi nel 1589 ma un mese dopo egli stesso cadeva sotto il pugnale di un frate fanatico. Prima di morire fece in tempo a designare suo successore Enrico di Borbone che divenne Enrico IV. Temprato dalla vita delle armi , affabile e cavalleresco aveva le qualità giuste. Non venne riconosciuto dai leghisti che gli contrapposero la candidatura della figlia di Filippo II di spagna Isabella. Ruppe spagnole penetrarono in Francia dai paesi bassi per porla sul trono ma permisero a Enrico IV di trasformare la guerra civile in guerra contro lo straniero e i suoi alleati interni. Nel suo programma si riconoscevano i politiques , cattolici

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moderati che poneva l’interesse dello stato al di sopra delle controversie religiose. A suo favore giocavano anche la generale stanchezza e la generale apprensione suscitata dagli eccessi della plebe parigina e dai movimenti anarchici esplosi in varie province. Con la conversione del sovrano nel 1593 e il suo ingresso trionfale a Parigi e l’assoluzione da Papa Clemente VIII le sorti della guerra erano segnate. Filippo II ormai mortalmente infermo riconobbe la propria sconfitta firmando l’8 marzo 1598 la pace di Vervins. Con l’editto di nantes , un mese dopo , Enrico sanciva la pace religiosa mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di stato ,a riconoscendo agli ugonotti il diritto di praticare il culto e la facoltà di rpesidiare militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della libertà religiosa.

L’EUROPA ORIENTALE

L’Europa orientale era quasi tutta divisa tra il Regno polacco-lituano e la Russia moscovita. La Polonia era un crogiolo di popoli , religioni . Il principio della libertà religiosa venne ribadito nel 1573 facendo della Polonia un’oasi in un Europa dominata dall’intolleranza. Tale varietà rendeva difficile l’affermazione di un’autorità statale forte ma un ostacolo maggiore era una nobiltà pari all’8% della popolazione e attaccata fieramente ai propri privilegi e tradizioni militari. Ceto che fu responsabile di una fioritura artistica tra cui si ricorda Copernico , e del forte aumento della produzione cerealicola che alimentava grandi esportazioni verso occidente. Ma tali progressi furono pagati con un asservimento totale dei contadini e l’indebolimento della monarchia i cui poteri erano limitati da senato e camera dei deputati espressione della nobiltà. Nel 1572 l’ultimo re Jagellone , Gisismondo II morì senza eredi e vene così affermato il carattere elettivo della corona. La Polonia era in realtà una repubblica aristocratica che lungo andare soccomberà alle monarchie assolute. La Russia moscovita era un territorio sconfinato e poco popolato che aveva un economia agricola imperniata sulle grandi aziende signorili che sfruttavano i servi della gleba. L’evoluzione andò verso la concentrazione di tutti i poteri nelle mani del monarca , nei confronti del quale anche i nobili erano servi. I motivi risiedono nella minore forza numerica e compattezza della nobiltà russa , e il ruolo cruciale della chiesa ortodossa legata alla tradizione bizantina del rendere sacra la figura dello zar. La Moscovia cosse il giogo mongolo e fu protagonista di espansione territoriale con Ivan il Grande e Basilio II ( tra il 1462 e il 1533) , questi sovrani posero le basi della stretta associazione tra stato e chiesa e della creazione di una nobiltà che in cambio della concessione di terre assicurava alla corona servizio militare e civile. Tale processo raggiunse il culmine con Ivan IV che dopo essersi fatto incoronare zar nel 1547 , diede inizio a una politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ceti inferiori in funzione antinobiliare. Convocò nel 1550 una sorta di assemblea nazionale contrapposta alla Duma creò gli strelcy , il primo nucleo di un esercito professionale , riordinò l’amministrazione centrale e periferica combattendo la corruzione dilagante ed estendendo il reclutamento di una nuova nobiltà di servizio. Ivan intrecciò rapporti commerciali con le potenze occidentali specialmente con l’Inghilterra ; condusse vittoriose campagne militari contro i tatari , impadronendosi nel 1552 del khanato di Kazan e nel 1556 di Astrakhan , in modo che tutto il bacino del Volga , fino al Mar Caspio , era ormai in mani russe. Ma a partire dal 1560 anche in conseguenza della morte della prima moglie Ivan IV cominciò a dare segni di squilibrio mentale e ad abbandonarsi ad atti di ferocia gratuita. Stragi e confische indiscriminate colpirono non solo i boiari( membri del consiglio dello zar) e le loro famiglie , ma tutti quanti fossero a torto o a ragione sospetti di ostilità verso lo zar. Il terrore raggiunse il culmine nel 1570 con il massacro della popolazione di Novgorod , città un tempo molto fiorente per i traffici. Alle conseguenze di tali devastazioni si aggiunsero le fughe in massa motivate dalla paura dei massacri e dagli oneri della guerra contro la Polonia e la Svezia che si concluse nel 1582 con la sconfitta russa e la rinuncia la blocco sul Baltico. A Ivan IV succedette il figlio Fedor debole e infermo mentalmente , il potere fu retto dal cognato Boris Godunov , che riuscì a farsi riconoscere zar nonostante fosse sospettato dell’omicidio del nipote Dimitri. Egli continuò la politica antinobiliare , diede impulso all’esplorazione e colonizzazione della Siberia e consentì ai proprietari di riprendere i

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contadini fuggiaschi per combattere lo spopolamento delle campagne. Ma gravi carestie e pestilenze funestarono gli ultimi anni del suo regno durante i quale dovette lottare con un pretendente che si spacciava per Dimitri redivivo. Alla sua morte la Russia sprofondò in uno stato di profonda anarchia conosciuto come epoca dei torbidi che ebbe fine nel 1613 quando una nuova assemblea nazionale elesse zar Michele Romanov la cui dinastia regnò fino al 1917.

L’EUROPA NELLA GUERRA DEI TRENT’ANNI

IL 600 UN SECOLO DI CRISI?

Sotto il profilo demografico tra il 1620 e il 1650 si esaurisce la lunga fase di crescita iniziata verso il 1450: ma solo per l’area tedesca devastata dalla guerra dei trent’anni e per i paesi mediterranei colpiti dalle pestilenze si può parlare di recessione. Nell’arco del 700 comunque la popolazione passò da 100 milioni a 115. Tra il 1620 e il 1650 si arresta anche la tendenza all’aumento dei prezzi del lungo 500. Nell’industria e nel commercio non mancarono segnali di difficoltà come la crisi delle manifatture fiamminghe e italiane o la diminuzione del numero delle navi che transitavano nel canale di Sund. Si trattò di una redistribuzione delle risorse a vantaggio dei paesi affacciati sull’Atlantico e a danno dell’Europa mediterranea e dell’area germanica. Se si prescinde l’avvio della rivoluzione agricola in Inghilterra , dal punto di vista agricolo non si registrarono nel XVII secolo grandi novità. Proseguì la tendenza del 500 all’esproprio dei coltivatori diretti da parte dei ceti urbani e si aggravò ulteriormente il peso della rendita fondiaria sui fittaioli e i mezzadri. Alla rendita feudale e al prelievo signorile ed ecclesiastico sia aggiungeva il crescente peso delle imposte statali. Solo nei paesi più favoriti , Olanda e Inghilterra si costituì almeno un embrione di mercato di massa . Se l’area mediterranea e centro europea furono colpite , la crescita economica di Scandinavia , Paesi Bassi , Inghilterra , Francia , settentrionale conobbe fasi di rallentamento ma anche di accelerazione. Culturalmente mentre i Spagna tramontava il siglo de oro , in Francia si avviava una vera rivoluzione scientifica e filosofica. Al generale clima di intransigenza si sottrassero Inghilterra Olanda che furono i principali centri di elaborazione della nuova cultura.

LA PROSPERITA’ DELL’OLANDAQuando nel 1609 la Spagna riconobbe l’indipedenza delle Province Unite , già da alcuni decenni erano protagoniste di uno spettacolare sviluppo economico che ne fece la prima potenza marittima e commerciale d’Europa. I Paesi Bassi sono sempre stati una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli scambi , situati allo sbocco di grandi vie fluviali che attraversano il cuore del continente di fronte all’Inghilterra e a breve distanza dall’Oceano Atlantico e il mar Baltico. L’Olanda non fece che ereditare i vantaggi di cui già avevano goduto nei secoli precedenti Fiandre e il Brabante , rimaste sotto il soffocante dominio spagnolo , il ruolo di Anversa come emporio e centro finanziario internazionale passò ad Amsterdam mentre Leida sostituì Hondschoote come maggiore produttrice europea di pannilani. Insieme con queste attività trasmigrarono i capitali , le energie imprenditoriali e le maestranze. In dal XV secolo si era sviluppata nei Paesi Bassi del Nord la esca delle arringhe in alto mare , il pesce veniva salato e messo in barile sui battelli stessi , attività che diede grande impulso all’industria cantieristica che poi si specializzò nella costruzione di velieri veloci e manovrieri , di grande capacità di carico e richiedenti un equipaggio ridotto.Con una flotta mercantile che a fine 60o superava quelle inglesi francesi spagnole e del portogallo messe insieme furono i padroni dei trasporti marittimi. Approfittando dello stato di guerra con la monarchia spagnola essi si impadronirono d Ceylon , dell’isola di Giava delle Molucche , del territorio del Capo

all’estremo sud del continente africano e per quasi trent’anni si installarono anche sulle coste del Brasile. Si installarono anche a Nuova Amsterdam , futura New York. Protagoniste di questa espansione coloniale furono la compagnie delle Indie Orientali e la compagnia delle Indie Occientali. Rispetto ai

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portoghesi a quali in larga misura si sostituirono nell’importazione di spezie e prodotti orientali gli olandesi estesero il loro controllo ala produzione di alcune spezie riducendo in schiavitù gli abitanti delle Molucche e delle isole di Banda ; inoltre praticarono su larga scala il commercio d’intermediazione tra le varie aree dell’Oceano Indiano . Nel corso di questi viaggi scoprirono l’Australia 1606 e la Nuova Zelanda 1642. La facilità ei rifornimenti via mari indusse i coltivatori olandesi a specializzarsi nell’orticoltura , nella produzione di latticini e nella coltivazione di piante tintorie. Le rotazioni sofisticate e le avanzate tecniche in uso nei Paesi Bassi ebbero grande peso nella rivoluzione agricola inglese. Gli ingegneri idraulici olandesi , esperti nel prosciugamento di terre acquitrinose e nella costruzione di dighe erano famosi in tutta Europa. Ma un ruolo importante ebbero anche le manifatture. E a un grado di eccellenza notevole assursero le lavorazioni coloniali di zucchero e tabacco , le maioliche , la distillazione della birra , la produzione di vetri e lenti molate , di armi carta e l’editoria. Senza rivali erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam ; la banca creata ad amsterdam nel 1609 sul modello dei banchi pubblici italiani , accettava depositi dai mercanti e agevolava i pagamenti , all’interno e all’estero , mediante semplici trasferimenti di somme da un conto all’altro e mediante lo sconto di cambiali, la Borsa era il luogo deputato non solo all’acquisto delle merci ma anche dei titoli. Le Province Unite furono il rimo paese europeo dove il numero degli addetti all’agricoltura scese al di sotto della metà degli abitanti. Non ultima causa fu il regime di relativa libertà religiosa e civile. Ciascuna delle sette province aveva i propri “stati” dominati dai rappresentanti delle città e presieduti da un Gran Pensionato ; e larghissime erano le attribuzioni dei consigli cittadini in cui sedevano gli esponenti del patriziato mercantile. Gli Stati general che si riunivano all’Aja avevano poteri limitati e dovevano prendere decisioni all’unanimità. La paralisi era limitata dal peso preponderante della provincia d’Olanda . Lo stateholder era quasi sempre un membro della famiglia d’Orange che nei momenti di difficoltà assumeva poteri quasi monarchici.

LA MONARCHIA FRANCESE DA ENRICO IV A RICHELIEU Dopo le guerre di religione , la Francia sotto la guida i Enrico IV di Borbone riguadagnò una posizione dominante. Al rifiorire delle attività economiche contribuirono gli sgravi fiscali , la soppressione di molti dazi e il programma di costruzioni statali avviato dal primo ministro l’ugonotto Maximilien Bethune duca di Sully. La grande nobiltà venne guadagnata con una politica di elargizioni e favori ma anche intimidita con condanne esemplari e ai governatori delle province , sesso grandi aristocratici cominciarono ad essere affiancati da commissari straordinari preannuncio dei futuri intendenti. I detentori di uffici venali si videro riconoscere dal 1604 dietro il pagamento di una moderata tassa annua , il diritto d trasmettere ereditariamente la loro carica e poiché le cariche più elevate conferivano la nobiltà ala terza generazione si formò una nuova nobiltà di toga. Con il trattato di Lione del 1601 dopo una breve guerra con l Piemonte Sabaudo Enrico IV ottenne la Bresse e il Burgey in cambio del marchesato di Saluzzo.Si accingeva a muovere guerra agli Asburgo di Austria e Spagna quando cadde vittima di un frate fanatico , Francois Ravaillac che lo assassinò per le vie di Parigi nel 1610. L’erede Luigi XII aveva 9 anni la reggenza fu assunta da Maria de Medici che inaugurò una politica filospagnola e si appoggiò ad alcuni favoriti toscani come Concino Concini. La sudditanza alla Spagne il potere di questi stranieri suscitarono il risentimento dei principi di sangue reale e delle grandi casate aristocratiche chiesero la convocazione degli Stati Generali del regno che furono riuniti con scarso risultato. Nel 1616 Maria de Medici affidò le redini del governo a Concini che fu però assassinato l’anno dopo per ordine del giovane re. Si impose come mediatore nei contrasti tra Luigi XII e la madre un giovane vescovo ,il duca di Richelieu. Nel 1624 Luigi lo inserì nel consiglio della corona all’interno del quale assunse in pochi mesi una posizione dominante accentrando nelle proprie mani la direzione della politica francese. Egli scelse la linea che considerava inevitabile una contrapposizione al disegno egemonico degli Asburgo e subordinava questo obbiettivo ogni esigenza di politica interna. Furono stroncate le trame nobiliari e le manifestazioni di anarchia feudale , e con una vera e propri guerra fu debellata

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l’organizzazione politico-militare degli ugonotti. Ai protestanti venne concessa una pace di grazia che manteneva la libertà di culto nei limiti posti dall’editto di Nantes ma toglieva le garanzie politiche e militari come le roccaforti. Tale campagna e il progressivo coinvolgimento nei teatri di guerra tedesco e italiano portarono un rapido aumento della pressione fiscale e i particolare della taglia , che gravava quasi esclusivamente sulle campagne. Fu questa la causa della grande ondata di rivolte popolari che scosse la Francia a partire dal 1625 . Ma il bisogno di mantenere l’ordine , di garantire la riscossione delle imposte , di amministrare una pronta e severa giustizia ed assicurare agli eserciti necessari approvvigionamenti e servizi logistici fu all’origine dell’estensione in tutto il paese dei commissari che si chiamarono ormai intendenti di giustizia , polizia e finanza e si avviarono a diventare le cinghie di trasmissione della volontà sovrana nelle province del paese. A ciò si aggiunsero le benemerenze di Richelieu in campo culturale , gli impulsi da lui dati al commercio , con l’istituzione di compagnie privilegiate e le costruzioni navali , e alla penetrazione coloniale francese in Africa ( Senegal ) , nelle Antille (Martinicia , Guadalupa , Santo Domingo) , e nel Canada. Ma tutto era finalizzato al confronto con gli Asburgo.

LA SPANGA DA FILIPPO III AL DUCA DI OLIVARES Con l’inetto Filippo III si inaugura l’era dei privados o validos , cioè dei favoriti onnipotenti a cui i sovrani delegano il comando. Il suo fu Francisco Gomez de Sandoval duca di Lerna che in 20 arricchì se stesso e i suoi cari a spese della corona. Pose fine alle guerre stipulando nel 1604 la pace con l’Inghilterra e nel 1609 la tregua di 12 anni con le province unite. Ma nello stesso anno espulse i moriscos che in alcune regioni costituivano un’indispensabile manodopera specializzata per agricoltura e industria. Con l’avvento del nuovo sovrano Filippo IV si affermò l’onnipresente figura di Gaspar de Guzman conte di Olivares.Oltre ad appoggiare la controffensiva degli Asburgo di Vienna contro gli insorti Boemi fu deciso di non rinnovare la tregua dei 12 anni. Convinto dell’impossibilità di finanziare una guerra su più fronti nel 1626 l’Olivares presentò al re un progetto noto come unione delle armi che assegnava a ciascuna provincia un contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a proprie spese per un totale di 140000 effettivi. Le operazioni contro Olanda e protestanti tedeschi andavano bene e nel 1627 fu dichiarata bancarotta , nel 1628 la riapertura di nuovi fronti in Italia e la cattura da parte degli olandesi del carico che portava l’argento americano portò al tracollo le finanze spagnole mentre l’Union de las armas incontrava crescenti resistenze. Negli anni successivi grazie all’affannosa ricerca di denaro il peggiramento della situazione militare e nelle province porteranno ad una serie di rivolte.

L’IMPERO GERMANICO E L’ASCESA DELLA SVEZIA Alla morte di ferdinando la dignità imperiale con le corone di Ungheria Boemia e i ducati austriaci andarono al figlio Massimiliano II cui succedette Rodolfo II che dovette far fronte a una grande diffusione del Luteranesimo e in Ungheria e Boemia del calvinismo. LA gran parte della nobiltà , per opporsi all’assolutismo monarchico e rivendicare maggiori poteri per le assemblee di ceti , aveva abbandonato la chiesa cattolica. Rodolfo II pose la sua residenza a Praga dive dimostrò squilibri mentali , nel 1609 i nobili del regno di Boemia lo costrinsero a firmare una lettera che gli concedeva libertà religiosa.Nel 1611 Rodolfo venne deposto e la corona di Boemia venne cinta dal fratello Mattia che l’anno successivo divenne imperatore. Nel 1608 i principi luterani e calvinisti strinsero un’alleanza difensiva ( unione evangelica) cui si aggregarono molte città imperiali , l’anno dopo si oppose la lega cattolica la cui anima fu il potente duca di Baviera Massimiliano di Wittelsbach ; entrambi cercavano alleati fuori dall’impero.Tra i paesi affacciati sul baltico nessuno poteva competere alla fine del 500 per estensione e popolazione con la Polonia-Lituania. Nel 1592 Sigismondo Vasa ,già eletto re di Polonia ereditò anche la corona di Svezia. Ma lo zio Sigismondo Caro si pose alla testa di un movimento di opposizione aristocratica , facendo leva sui timori di una restaurazione cattolica e ala fine della guerra civile fece deporre il rivale dalla dieta svedese ,

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nel 1604 assunse anche formalmente la corona con il nome di Carlo IX. Egli manifestò subito mire espansionistiche verso Polonia e Danimarca aprendo la strada alle imprese del figlio Gustavo Adolfo che in soli vent’anni imporrà la supremazia svedese in tutto il Baltico. E’ opportuno ricordare che la Svezia possedeva estesi giacimenti di rame e ferro , tali ricchezze alimentavano un consistente flusso di esportazioni e fornivano materia rima per la produzione di armamenti in rapido sviluppo. Nelle campagne inoltre esisteva una massa di piccoli proprietari liberi che avevano perfino un loro rappresentante nella Dieta. L’aristocrazia , infine , cha aveva nel consiglio di stati la propria roccaforte , stabilì con la monarchia un efficace rapporto di collaborazione sancito all’inizio del regno di Gustavo Adolfo da una speciale carta costituzionale. Riorganizzò l’amministrazione interna , creò una flotta da guerra e potenziò l’esercito introducendo , primo in Europa , un sistema di coscrizione obbligatoria. Introdusse lo schieramento in linne lunghe e poco profonde con un fuoco di artiglieria più efficace e continuo . Le prime azioni militari avvennero nella Russia dell’epoca dei torbidi. Con la pace di Stoblova del 1617 la Svezia si vide riconosciuto il possesso dell’Ingria e della Carelia che le davano il dominio sul golfo di Finlandia. Nel 1621 Gustavo Augusto approfittando della guerra tra Polonia e Turchia invase la Livonia e si impadronì del porto di Riga.

LE PRIME FASI DELA GUERRA DEI TRENT’ANNI Nel 1617 Ferdinando ottenne la designazione a re di Boemia e Ungheria dalle rispettive diete dominate dai protestanti. Ma le misure prese dai rappresentanti regi a Praga indignarono i bemi che si autoconvocarono nel 1618. Il 23 Maggio una folla di delegati invase il palazzo reale e defenestrò uno dei più odiati reggenti , fu poi formato un governo provvisorio che reclutò un esercito . Tale comportamento fu imitato dalle altra Diete del regno e dai ceti dell’Alta e bassa Austria. Nel maggio del 1619 l stessa Viena fu assediata dalla confederazione. Nel frattempo dopo la morte dell’imperatore Mattia la Dieta imperiale elesse nell’agosto del 1619 il nuovo imperatore Ferdinando. Due giorni prima i ceti boemi avevano offerto la corna all’elettore del Palatinato , il calvinista Federico V. L’imperatore invocò così l’aiuto della Spagna e della lega cattolica tedesca. L’8 settembre 1620 le forze dei ribelli vennero sbaragliate sulla Montagna bianca intorno a Praga. Seguì una dura repressione mentre Federico del palatinato de ne andava per l’Europa privato dei suoi domini e del titolo di elettore; in Austria e in Boemia i pastori luterani e calvinisti furono espulsi , i capi della ribellione furono giustiziati e la nobiltà protestante venne posta di fronte all’alternativa di convertirsi o emigrare. Alla ricattolicizzazione forzata seguì in Boemia l’imposizione di una nuova costituzione (1627) che sanciva l’ereditarietà della corona nella casa d’Asburgo e limitava i poteri dei ceti. Nel 1621 si riaprirono le ostilità tra Spagna e province unite , ma per alcuni anni le operazioni stagnarono , lo spostamento della Franci verso la causa protestante e l’intervento armato del re di Danimarca Cristiano IV , ma entrambe le situazioni furono destinate all’insuccesso. Una spedizione francese inviata in Valtellina dovette essere ritirata a causa di problemi interni così nel 1625 Cristiano IV attraversò il fiume Elba ma si trovò un grande esercito imperiale guidato dal nobile ceco Wallenstein. Egli si costruì con le terre confiscate i protestanti dopo la battaglia della Montagna Bianca un vasto dominio territoriale nella Boemia. Egli allestì un esercito di 30000 uomini invase il Mecklemburgo , la Pomeriana e lo Jutland. Cristiano IV chiese la pace che venne firmata nel 1629 , il re di Danimarca riotteneva i territori perduti ma si impegnava a non intervenire negli affari dell’impero dove la potenza dl Wallenstein rivaleggiava con quella degli Asburgo. Due mesi prima era stato firmato l’Editto di restituzione con cui l’imperatore Ferdinando II ordinava la restituzione dei beni ecclesiastici secolarizzati. La chiesa cattolica sembrava aver vinto soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi dove a presa della fortezza di Breda nel 1625 aveva dato alle forze spagnole un considerevole vantaggio nella guerra in corso contro gli olandesi .

DALLA GUERRA DI MANTOVA ALLA PACE DI VESTFALIA

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Nel 1627 morì senza eredi diretti il duca di Mantova Vincenzo II Gonzaga.Il successore designato era il francese Carlo duce di Nerves ma gli Asburgo rivendicavano la dipendenza dall’impero del Ducato di Mantova e del Marchesato del Monferrato. Tra il 16w9-30 un esercito imperiale scendeva le Alpi e si impadroniva di Mantova sottoponendola ad un orribile saccheggio ,mentre la fortezza di Casale Monferrato resistette all’assedio spagnolo. I problemi interni di Richelieu e Olivares e la gravissima epidemia di peste scoppiata in Italia indussero all’accordo di Cheraco 1631 , con cui ; Mantova e il Monferrato restavano al Gonzaga-Nevers che si riconosceva suddito dell’impero mentre l Franci manteneva il possesso del Pinerolo. Nello stesso anno entrò in guerra Gustavo Adolfo re di Svezia che voleva difendere la causa protestante ed affermare definitivamente l’egemonia svedese nel Baltico. La vittoria di Breitenfeld nel 1531 aprì a Gustavo Adolfo la via per la Germania , mentre i Sassoni suoi alleati si impadronivano di Praga , nel 1632 invase la Baviera sottoponendola ad un sistematico saccheggio. Nel frattempo Wallenstein su richiesta dell’imperatore aveva raccolto un esercito con cui espulse i sassoni dalla Boemia ma venne sconfitto dagli svedesi il 17 novembre 1632 , ma lo stesso re Gustavo Adolfo moriva sul campo. Di l’ a poco lo stesso Wallenstein accusato di tramare con il nemico venne messo a morte da Ferdinando. Imperiali e Spagnoli sconfissero duramente gli svedesi a Nordlingen nel 1634 , i principi protestanti si affrettarono a concludere la pace con l’imperatore nel 1635. La Svezia stava per lasciare il campo quando intervenne la Francia con lo scopo di impedire il consolidamento della potenza imperiale tedesca , rafforzando però anche la determinazione delle Province Unite che puntavano all’indipendenza. La flotta spagnola venne distrutta da quella olandese nel 1639 nella battaglia delle Dune. Gli svedesi continuarono le loro devastazioni in Germania mentre l’esercito francese otteneva una grande vittoria su quello spagnolo , fino a quel momento ritenuto invincibile a Rocroi nel 1643. I negoziati di pace durarono dal 1641 al 1648 e sfociarono nei trattati della pace di Vestfalia co cui veniva riconosciuta l’indipendenza delle province unite , alla Francia andavano i vescovati di Metz , Toul e Verdun , di gran parte dell’Alsazia e di altre piazzeforti in Piemonte e sul Reno. La Svezia che nel 1643-45 aveva sconfitto nuovamente la Danimarca rimaneva padrona della Pomeriana occidentale e della provincia di Haland e perfezionava il suo dominio nel Baltico. La parte orientale della Pomeriana era data all’elettore di Brandeburgo Federico Guglielmo ponendo le basi dell’ascesa del Brandeburgo Prussia al rango di potenza. La situazione religiosa dell’impero fu modificata ammettendo accanto al cattolicesimo e al luteranesimo anche il calvinismo e di sostare al 1624 l’anno normale per le secolarizzazioni dei beni ecclesiastici. I principi ottenevano il diritto di stringere alleanze e fare guerre per conto proprio. Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna conclusa solo nel 1659 dalla pace dei Pirenei , La Germania perse in 30 anni il 30% della popolazione molte città andarono in rovina e terre rimasero incolta ma le devastazioni si estesero anche alla Boemia alla Danimarca alla Borgogna e all’Italia settentrionale. La guerra dei trent’anni fu un epoca di violenza superata solo dalle vicende del XX secolo.

RIVOLUZIONI E RIVOLTE

L’INGHILTERRA SOTTO LA DINASTIA STUARTGiacomo I Stuart era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta . Fin dai primi anni del regno di Giacomo I si ripresentarono le due questioni che già negli ultimi tempi di Elisabetta avevano reso difficili i rapporti tra corona e parlamento: la questione religiosa e quella finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava a far saltare in aria il primo parlamento convocato da Giacomo( congiura delle polveri 1605). Nei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo si venne diffondendo sempre più largamente tra la gentry e tra i ceti mercantili e

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artigianali delle città , alimentando un crescente senso di estraneità e di ostilità nei confronti di una corte sfarzosa e corrotta. Non pochi furono coloro che decisero di emigrare nell’America settentrionale ; tra questi i padri pellegrini che nel 1620 a bordo della Mayflower fondarono la colonia del Massachusetts.I costi della guerra contro la Spagna avevano creato danni che nemmeno la pace stipulata da Giacomo nel 1604 riuscì ad alleviare. Se infatti il gettito dei dazi era in espansione , grazie allo sviluppo dei traffici , le massicce vendite di terre della corona avevano assottigliato gli introiti demaniali. Urgeva tassare la rendita fondiaria ma ogni forma di imposta stabile veniva ostacolata dal parlamento . La popolazione inglese continuò ad aumentare fino al 1650 raggiungendo i 5 milioni ma dal 1620 l’incremento demografico non fu più accompagnato da un parallelo sviluppo delle attività produttive. I quattro successivi parlamenti convocati da Giacomo I si rifiutarono sempre di soddisfare , se non in modo parziale e provvisorio , le richieste finanziarie della corona e denunciarono invece la corruzione e gli sprechi presenti nella corte e nel governo. Per turare le falle nel bilancio e accontentare i cortigiani il monarca e i suoi ministri erano indotti a fare ricorso a continui espedienti che gettavano scredito sulla corte : prestiti forzosi , concessione di privilegi economici in cambio di sovvenzioni o compartecipazioni agli utili , multe per la mancata osservazione di vecchie leggi , vendite di uffici e titoli nobiliari che portarono il numero dei lord a raddoppiare in pochi anni e nel 1611 venne creato il titolo di baronetto appositamente per essere venduto.

IL REGNO DI CARLO I E LO SCONTRO TRA CORONA E PARLAMAENTOIl malcontento fu accresciuto dal peso acquisito a corte dal giovane favorito del re il duca di Buckingham e da una politica remissiva nei confronti della Spagna. Il figlio , Carlo I si vide addirittura negare dal parlamento la tradizionale facoltà di riscuotere i dazi doganali sull’importazione del vino e altri articoli nota come Tonnage and Poundage. Per guadagnare il sostegno dei puritani dichiarò guerra alla Spagna e organizzò una sedizione navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle . Il disastroso fallimento delle due operazioni gli fece perdere prestigio e fiducia. Il Parlamento convocato nel 1628 condizionò ogni votazione di ulteriori sussidi all’accettazione da parte del re della petizione di diritto che dichiarava illegali le tasse imposte senza il consenso parlamentare , gli arresti arbitrari , il ricorso alla legge marziale e l’acquartieramento forzoso di soldati in case private. Il re firmò ma subito dopo aggiornò il parlamento ad un anno dopo. Nell’agosto 1628il duca di Buckingham fu pugnalato e quando le sedute ripresero Carlo I esacerbato dalle manifestazioni popolari di giubilo che ne erano seguite e dall’ostinazione del parlamento nell’attaccre la sua politica lo sciolse definitivamente il 2 Marzo 1629. Fino al 1640 Carlo I governò affidandosi al consiglio privato della corona e all’azione dei tribunali regi . Due consiglieri soprattutto riscossero la fiducia regia: Thomas Wentworth , poi conte di Stratford fautore di una politica assolutistica e William Laud nominato arcivescovo di Canterbury . Non mancarono , agli inizi , utili riforme che eliminarono parte delle inefficienze e degli sprechi. Grazie a tali misure e la pace frettolosamente conclusa con Francia e Spagna alla fine degli anni 20 , le spese furono contenute ,mentre le entrate beneficiarono del reperimento di nuovi cespiti , primo fra tutti quello relativo all’estensione a tutto il paese della Ship Money , un tributo per la costruzione di navi da guerra. Parallelamente Laud riorganizzava la chiesa d’Inghilterra in modo gerarchico e autoritario. Erano sistematicamente preferiti i seguaci della dottrina arminiana , erano rimesse in onere pratiche proprie della religione Cattolica erano perseguitati dai tribunali ecclesiastici i predicatori puritani. Il sospetto che si preparasse un ritorno al cattolicesimo era alimentato dall’ascendente che su Carl I esercitava la moglie francese Enrichetta Maria che professava apertamente il culto cattolico. Alla fine degli anni 30 sembrava che anche l’Inghilterra si avviasse verso un regime assolutistico , ma si opponevano a tale disegno la fragilità dell’apparato militare burocratico e finanziario su cui la corona poteva contare , e l’ostilità dei sudditi era evidente nel diffuso rifiuto di pagare le imposte ritenute illegali in assenza di approvazione parlamentare e nella crescente impopolarità di Laud e delle altre gerarchie ecclesiastiche. Proprio e novità

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religiose imposte suscitarono nel 1638 una ricolta nella Scozia presbiteriana , falliti i tentativi di riconciliazione Carlo I aprì nel 1640 un parlamento per ottenere i mezzi per il conflitto , di fronte all’opposizione ancor più risoluta egli lo sciolse dopo poche settimane ( Breve Parlamento). Ma l’esercito fu messo in rotta dagli scozzesi , inoltre vi fu una grave crisi economica e Londra non concesse più prestiti alla corona , il sovrano dovette convocare un altro parlamento che si riunì in novembre ( lungo parlamento) , rimase in carica fino al 1653. Gli oppositori della politica assolutistica , in maggioranza nella camera dei comuni , guidati da politici esperti come Pym e Hampdem e sostenuti da una pressione popolare abilmente orchestrata i Comuni seppero intimidire e trascinare la camera di Lord e procedettero in pochi mesi a smantellare i capisaldi del potere regio : Strafford e Laud vennero accusati di tradimento e imprigionati , furono soppressi i tribunali sottoposti al re e venne decretata l’inamovibilità dei giudici ; furono dichiarate illegali la ship money e le altre imposte introdotte nell’ultimo decennio ; i vescovi vennero estromessi dalla camera dei Lord e il re venne privato del diritto di sciogliere il parlamento senza il consenso di quest’ultimo. Alla fine del 1641 lo scoppio di un’insurrezione cattolica in Irlanda pose il delicato problema di chi dovesse condurre la repressione , lo Stuart si presentò in parlamento con un drappello di armati per arrestare i capi dell’opposizione ; ma il colpo andò a vuoto perché questi ultimi si erano messi in salvo. Il parlamento si trasferì nella City tra grandi manifestazioni popolari di sostegno mentre il re lasciò la capitale deciso ormai a risolvere con la forza la partita.

LA GUERRA CIVILE . CROMWELL E LA VITTORIA DEL PARLAMENTO La guerra civile iniziò nell’estate del 1642 e sembrò in un primo tempo volgere a favore del re che poteva contare su una cavalleria valorosa . Ma il protrarsi delle ostilità doveva inevitabilmente far pendere la bilancia dalla parte del parlamento , che poteva contare sul sostegno finanziario della City e sulla maggior capacità contributiva delle contee sud-orientale , oltre all’alleanza con gli scozzesi. Il 2 luglio 1644 a Masrton Moor i reparti di cavalleria di Cromwell portarono il primo successo. Cromwell l’anno successivo costituì il New Model Army caratterizzato da disciplina ferrea e precedenza data al merito e animato dalla convinzione dei soldati di combattere per una giusta causa : le schiaccianti vittorie sui realisti a Naseby e Langport nel 1645 posero fine al conflitto civile. Carlo I si arrese un anno dopo agli scozzesi che lo consegnarono al parlamento di Londra. I più erano favorevoli a un accordo co il re che salvaguardasse le conquiste rivoluzionarie. Nel parlamento era dominante la corrente presbiteriana intendeva riorganizzare la Chiesa con un sistema di consigli ( oresbiteri) saldamente gerarchizzati e con la rigida imposizione del credo calvinista. Si contrapponevano gli indipendenti che avevano nell’esercito la loro roccaforte e sostenevano la tolleranza religiosa ( esclusi però i cattolici) . Tale clima aveva favorito la proliferazione di sette religiose spesso a sfondo millenaristico che con le loro radicali opinioni parevano mettere in pericolo i fondamenti dell’ordine sociale oltre ai dogmi del cristianesimo. Evidenti sono i legami tra queste tendenze e il radicalismo politico che si espresse soprattutto nel movimento dei livellatori. Essi reclutavano i loro adepti soprattutto tra le file dell’artigianato cittadino e dei piccoli proprietari coltivatori , rivendicavano la sovranità popolare , la soppressione di tutti i privilegi , semplificazione delle leggi e istruzione per tutti , oltre all’allargamento del voto a tutti i maschi. Dopo la vittoria sul re la propaganda fece molti proseliti nell’esercito nuovo modello soprattutto quando nel 1647 venne dichiarata l’intenzione del parlamento di scioglierlo i mandarlo in Irlanda a combattere i cattolici senza neppure ricevere le paghe arretrate. Vennero nominati degli agitatori incaricati di trattare con i capi per giungere a un piattaforma comune dell’esercito, nel Giugno questo occupò Londra e sequestrò il re. Il dibattito che ne seguì mostra come ostacolo la questione del suffragio a cui Cromwell e Ireton attribuivano la capacità di sovvertire la gerarchie sociali. Ma alla fine dell’anno il re , aiutato dagli scozzesi fuggì e cercò di attizzare il fuoco della guerra civile. L’esercito realista venne sconfitto in pochi mesi e questa volta il parlamento venne epurato con la forza dei moderati

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nel dicembre 1648 e il troncone rimasto decretò l’istituzione di un alta commissione di giustizia per processare il re che venne giustiziato il 30 gennaio 1649. Per la prima volta in Europa un monarca veniva condannato dal popolo , ma nel decennio successivo riaffiorarono le difficoltà di governare con istituzioni repubblicane.

IL DECENNIO REPUBBLICANO , CROMWELL AL POTERE L’esecuzione del re fu seguita dalla creazione di un consiglio di stato , dalla soppressione della camera dei lord e nel maggio 1649 dalla proclamazione del commonwealth . Il primogenito rifugiato nei Paesi Bassi non aveva tardato ad assumere il titolo regio di Caro II ed era stato riconosciuto da scozzesi e irlandesi in armi fin dal 1641. Lo stesso Cromwell guidò la campagna contro gli insorti irlandesi nel 1649-50 segnata da massacri indiscriminati di cattolici e deportazioni in massa e confische di terre a beneficio dei protestanti inglesi tra cui molti soldati. Ugualmente rapida e vittoriosa fu la campagna in Scozia per la prima volta si apriva una strada per l’unificazione politica delle isole britanniche. Nel 1651 venne promulgato l’atto di navigazione che riservava alla madrepatria il commercio con le colonie nordamericane e ammetteva nei porti inglesi solo navi britanniche o dei paesi di provenienza delle merci. Era un provvedimento che colpiva il commercio di intermediazione olandese , scoppiò la prima delle tre guerre navali ( 1652-54 ; 1665-67; 1672-74) che finiranno per sancire la superiorità britannica. Nel 1655 l’Inghilterra attaccò la Spagna già provata per il conflitto con la Francia e gli strappò la Giamaica che divenne fulcro della tratta internazionale di schiavi. Tenendo conto dei trattati commerciali con Portogallo e Paesi Baltici si può affermare che l’interregno segnò la ripresa in grande stile dell’espansione commerciale e marittima aprendo l’imperialismo britannico. Nel 1653 venne sciolto quanto restava del lungo parlamento e al suo osto insediata un assemblea di 144 membri scelti tra i capi dell’esercito ( parlamento Barebone , ridotto all’osso) che durò 5 mesi. Alla fine dell’anno una carta costituzionale frettolosamente stesa proclamava Cromwell Lord protettore del Commonwealth di Inghilterra , Scozia e Irlanda , egli scelse personalmente i membri del Consiglio di stato quasi tutti capi dell’esercito. Con il protettorato ebbe fine la relativa libertà di stampa e il dissenso religioso , l’esercito venne epurato degli elementi radicali e il territorio inglese diviso in 11 distretti con a capo un maggiore generale. La dittatura militare non corrispondeva ai desideri dela gentry che voleva il potere e osteggiava la pressione fiscale. Alla morte di Cromwell nel settembre 1658 venne designato il figlio Richard che non riuscì a porre un freno alle forze centrifughe che spingevano il paese verso l’anarchia. Dopo la sua abdicazione venne richiamato Carlo II Stuart che con la dichiarazione di Breda nell’aprile 1660 si impegnò a governare in concerto con il parlamento , a concedere una larga amnistia e tollerare una certa libertà religiosa.LA FRANCIA A META’ 600 , IL GOVERNO DI MAZZARINO E LA FRONDAAlla morte di Luigi XIII nel 1643 preceduta da quella di Richelieu la reggenza in nome del piccolo Luigi XIV venne assunta dalla vedova Anna d’Austria cha affidò le redini alla creatura di Richelieu il cardinale abruzzese Giulio Mazzarino che mantenne gli indirizzi del predecessore. I principi dl sangue e i nobili si agitarono , i detentori di uffici venali ( officers) protestavano contro l’autorità concessa agli intendenti e contro la continua creazione di nuove cariche.I possessori di cartelle di debito pubblico ( rentiers ) lamentavano gli enormi ritardi con cui percepivano gli interessi , tutti poi denunciavano gli scandalosi arricchimenti dei finanzieri e degli appaltatori delle imposte dei cui servizi la corte non poteva fare a meno. Nel 1648 innanzi a un nuovo pacchetto di misure fiscali il Parlamento di Parigi prese la testa del movimento che si concertò con le altre corti sovrane risiedenti nella capitale un comune programma di riforme. Le rivendicazione dei 27 articoli formulati nel giugno-luglio hanno molte analogie con quelle aanzate dal parlamento inglese , in particolare si trattava della soppressione degli intendenti , la diminuzione delle imposte e il rifiuto del sistema di appalti , invalidità di ogni tassa ce non avesse ottenuto l’assenso dei parlamenti e dell’illegalità degli arresti arbitrati. La regina e Mazzarino fecero arrestare Briussell , uno dei

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più autorevoli e popolari magistrati di Parigi , , la piazza reagì e sorsero le barricate ( 27-28 Agosto) , di fronte ala sommossa la corte fu costretta a lascaire la capitale e a piegarsi alle richieste del parlamento ; la pace firmata a Saint-German 1 Aprile 1649 chiudeva la Fronda parlamentare con la sconfitta regia. Ma le ambizioni del principe di Condè e degli altri grandi nobili e l’odio comune verso il favorito della regina dovevano di l’ a poco accendere la Fronda dei principi 1650-53 a differenza che nella prima fase è impossibile discernere in questa seconda un disegno politico organico , a pagare il prezzo di questo rigurgito di anarchia feudale furono soprattutto le campagne esposte alle violenze delle soldatesche e flagellate dalla grande carestia del 1651-52. Più che la vittoria di Turenne sotto le mura di Parigi contro Condè che aveva chiesto aiuto alla Spagna , fu l’esaurimento generale a portare la pace nel paese e consentire a Mazzarino e alla regina di rientrare trionfalmente nella capitale nel febbraio 1653. Rimaneva ancora aperta dopo la pace di Vestfaia , la guerra contro la Spagna , grazie anche all’intervento dell’Inghilterra di Cromwell Mazzarino fu in grado di imporre alla Spagna la pace dei Pirenei 1659 con la quale furono assegnati alla Francia l’Artois , il Rossiglione e parte della Cerdagna , veniva inoltre stipulato il matrimonio tra Luigi XIV con la figlia di Filippo IV , Maria Tersa .

LE RIVOLTE NELLA PENISOLA IBERICA Tra il 1637 e il 1643 le sorti della guerra che opponeva la Spagna alle province Unite nel quadro della guerra dei trent’anni erano volte a favore della prima. Effetto e causa di tale rovesciamento furono le rivolte scoppiate in catalogna e Portogallo. La Catalogna si considerava una nazione distinta dalla Castiglia e quando nel 1640 il conte-duca di Olivares volle approfittare della presenza dell’esercito castigliano per convocare le Cortes e imporre i mutamenti che gli stavano a cuore la Catalogna insorse e chiese l’appoggio della Francai , nel 1641 venne proclamata la sua unione alla monarchia dei Borbone . 1 Dicembre 1640 in risposta ad un ordine di Madrid che chiamava la nobiltà portoghese alle armi un’insurrezione portò alla proclamazione di indipendenza e pose sul trono il duca Giovanni di Braganza. Filippo IV fu costretto a licenziare l’Olivares , nel 1647 anche nel regno di Napoli scoppiò una rivolta e mentre velleità separatiste affioravano in Aragona il governo dichiarava bancarotta. Nel 1649 inoltre una pestilenza ridusse di un terzo la popolazione della Castiglia. Con la pace di Vestfalia e la Fronda in Francia fu possibile riconquistare la Catalogna anche perché i timori dell’aristocrazia di fronte al radicalizzarsi della lotta sociale. Un esercito castigliano entrò così a Barcellona nel 1652. Del tutto vani furono gli sforzi per sottometter il Portogallo che verrà dichiarato indipendente nel 1668. Alla Castiglia va riferito il quadro di una Spagna tragica e immobile popolata solo di Hidalgos e grandes , di frati e straccioni. Un discorso diverso vale per le altre province iberiche , in particolar la Catalogna che nella seconda metà del 600 mostra chiari segni di ripresa.

L’ITALIA DEL 600

LA POPOLAZIONE E LE ATTIVITA’ ECONOMICHE

LLA prosperità di molte città dell’Italia settentrionale si era basata nei secoli precedenti sulla produzione di articoli di lusso , soprattutto tessuti , e sulla loro esportazione verso il Levante e l’Europa. Furono soprattutto queste attività da essere colpite dalla crisi del 600. Il declino fu particolarmente grave nel settore laniero mentre più contrastata era la situazione dell’industria serica , una buona vitalità mantennero inoltre alcuni rami specializzati come la produzione di tessuti serici intessuti di fili d’oro e d’argento a Milano e a Venezia o quella di veli e garze a Bologna. Elementi che potrebbero attenuare l’impressione di un crollo totale delle economie urbane sono : il mantenimento di un alto livello artigianale nella fabbricazione di articoli di lusso come le carrozze a Milano o i vetri a Murano. E’ incontestabile tuttavia la fortissima contrazione complessiva delle lavorazioni industriali rivolte all’esportazione e con esse

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la perdita delle attività commerciali assicurative e bancarie legate al movimento delle merci. Le manifatture di Milano , Venezia , Firenze e Genova furono vittime della vittoriosa concorrenza dei produttori dell’Europa nord-occidentale che avevano attuato in tempo la conversione verso prodotti meno costosi e più richiesti come le new draperies inglesi e le attività lavorative si erano in gran parte decentrate nelle campagne. LE manifatture italiane persistettero a produrre con metodi antiquati eccellenti articoli ormai fuori moda e le città riuscirono ad ostacolare il decentramento nelle campagne. Non si può inoltre prescindere dagli effetti devastanti della guerra dei trent’anni nell’Italia settentrionale e in Germania e dalle gravissime pestilenze che imperversarono nel 1630-31 e nel 1656-57. Milano perse quasi la metà dei suoi abitanti come Napoli e Genova mentre Venezia un terzo. Tuttavia i vuoti aperti dalla peste furono colmati entro la fine del 600 , inoltre a tale ripresa contribuirono le campagne più che le città. L’agricoltura infatti resse molto meglio dell’industria e del commercio alle avversità ; la diminuita richiesta di grani conseguente al calo demografico favorì la diffusione di colture come la vite il riso e il gelso e il mais. La proliferazione dei gelsi era legata all’allevamento del baco da seta nel periodo il settore più dinamico dell’economia nazionale. Al gelsibachicoltura stimolò le prime fasi della lavorazione della materia prima , quest’ultima attività si avvaleva sempre più spesso di complesse macchine , i mulini da seta alla bolognese , mossi dalla forza idraulica . La seta grezza e la seta filata divennero rapidamente la principale voce di esportazione degli Stati del nord Italia. La filatura e la tessitura del lino e della canapa all’interno delle famiglie contadine , la produzione di tessuti di lana o di cotone ordinati e destinati a un mercato regionale , la fabbricazione di chiodi e attrezzi di ferro fecero notevoli progressi , soprattutto nella fascia collinare pianeggiante a ridosso dell’arco alpino. In queste rozze e umili lavorazioni rurali più che nella gloriosa tradizione della città è possibile vedere i lontani inizi della futura industrializzazione delle regioni settentrionali. A questi sviluppi rimase estraneo il Mezzogiorno che oltre al fiscalismo spagnolo dovette sopportare la pressione baronale.

LA VITA SOCIALE E LA CULTURA

Si approfondì il distacco tra i detentori della ricchezza fondiaria( nobiltà e clero ) e le classi dedite al lavoro manuale. Tra 500 e 600 alle famiglie che abbandonano il profitto per la redita sempre più stentano a sostituirsene altre. La preferenza per gli investimenti fondiari o di tipo usuraio rispondeva ad una logica economica, in un epoca caratterizzata dalla forte ascesa dei prezzi agricoli e dopo da crescenti difficoltà per i settori mercantili e manufattieri ; ma riflettere d’altra parte una mentalità aristocratica in parte legata all’influenza spagnola che considerava disonoranti il lavoro manuale e le attività tese al profitto. La stessa concezione gerarchica e conservatrice era inculcata dai rappresentanti della Chiesa che aveva un ruolo nazionale di rilievo. Otre ad essere sovrano di una dei maggiori stati della penisola il pontefice esercitava fuori dai suoi confini la nomina dei vescovi , il controllo giurisdizionale su clero secolare e regolare che era ovunque una parte consistente della popolazione. Pr gli uomini di chiesa era rivendicata non solo l’esenzione dalle imposte ma anche la dipendenza dai tribunali ecclesiastici , persino i luoghi di culto godevano di un’immunità territoriale. Inoltre la chiesa era presente in forze in settori quali la tenuta dei registri anagrafici , il controllo della moralità l’assistenza e l’istruzione. L’autorità e il prestigio del clero erano frutto di un’adesione massiccia degli italiani all’ortodossia cattolica ridefinita con il concilio di Trento. Le classi dirigenti vedevano nella chiesa non solo un garante dell’ordine sociale e della docilità dei poveri , ma anche un conveniente sbocco per i figli non destinati al matrimonio. Alla marginalizzazione economica e politica e alla soffocante vigilanza della chiesa su ogni manifestazione di pensiero e dell’arte è legato l’impoverimento culturale del periodo , in cui la gran parte degli intellettuali piegò la testa e si conformarono ai dettai dell’autorità , quasi tutte le università decaddero sostituite nella formazione delle classi abbienti da scuole di gesuiti , barnabiti e somaschi. La valutazione negativa del 600 nell’evoluzione generale del nostro paese ha risentito dell’importanza della letteratura e della filosofia. Ma nelle scienze Galilei ebbe discendenti come Bonaventura Cavalieri precursore del calcolo infinitesimale , ed Evangelista

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Torricelli inventore del Barometro. Il pensiero politico registro l’opera di Giovanni Botero. Nelle arti figurative e nell’architettura l’Italia mantenne a lungo il primato rinascimentale con Caravaggio , Bernini. Lo stesso vale per la musica n cui Monteverdi inventò il melodramma.

I DOMINI SPAGNOLI: MILANO , NAPOLI E LE ISOLE

A partire dal 1620 , l’impegno della Spagna nella guerra dei trent’anni portò a un forte aggravamento della pressione tributaria proprio mentre la crisi le rendeva meno tollerabili. Il patriziato milanese , il baronaggio e il ceto togato nel regno di Napoli ne approfittarono per riaffermare il proprio controllo sulle istituzioni locali e per rafforzare l’egemonia sulla società. Tra il 1628 2 58, anni di peste , lo stato di Milano venne più volte trasformato in campo di battaglia dalle soldatesche spagnole imperiali , piemontesi e francesi , tuttavia la sua importanza strategica indusse la corte spagnola a trattare sudditi con un certo riguardo , e se indubbio è il peso fiscale , nella arte centrale del secolo vennero fatti affluire somme dalla Spagna e dal mezzogiorno per il mantenimento delle truppe , tutto contribuì alla ripresa demografica ed economica del paese dopo la pace dei Pirenei del 1659 tra Francia e Spagna e rende ragione della mancanza nel 600 lombardo di rivolte e sommosse. Le conseguenze della crisi economica della corona furono pesanti nel Mezzogiorno e nelle isole. Tutto il regno era un unico gigantesco contado della capitale Napoli verso la quale confluivano i flussi migratori , l’olio e il grano delle puglie , la seta grezza delle Calabrie , il ricavato delle imposte statali così come le rendite dei baroni che a Napoli risiedevano con le loro clientele. La maggiora parte delle comunità erano infeudate , l’indebolimento dell’autorità centrale portò soprattutto negli anni 30 e 40 a un’estensione capillare del potere feudale. I feudatari , detti baroni , ottennero in questo periodo nono solo l’infeudazione di terre demaniali , ma anche una sostanziale impunità per le loro estorsioni e prepotenze a danno dei vassalli. Il banditismo si trasformò in una sorta di terrore baronale. Nella capitale risiedevano il vicerè coadiuvato dal Consiglio collaterale , ma a Napoli l’egemonia della nobiltà era contrastata dalla presenza di un forte ceto civile composto principalmente da laureati in giurisprudenza di origine borghese che attraverso le magistrature miravano a costituire una nuova classe dirigente. Anche nel regno di Sicilia la popolazione crebbe notevolmente fino a metà 600 , Palermo era il centro naturale di raccolta della nobiltà feudale che si era arricchita con l’esportazione di cereali fino a quando l’incremento della domanda interna e la crisi agricola non ne ridussero il volume. L’interlocutore principale dell’autorità sovrana era in Sicilia il parlamento composta dal braccio , feudale , quello demaniale e quello ecclesiastico , anche qui dal 162 si rafforzò il baronaggio a spese delle masse contadine. Molte analogie con l’evoluzione siciliana presentava infine la Sardegna che era tuttavia assai più povera e meno popolata e caratterizzata della prevalenza della pastorizia. Il governo spagnolo favorì lo sviluppo embrionale di un ceto togato istituendo nel 1564 un nuovo tribunale supremo e concedendo a Cagliari e Sassari l’apertura di studi universitari agli inizi del 600. Nei decenni centrali del secolo le leve di uomini , il prelievo fiscale e le carestie cancellarono il progresso.

LE RIVOLTE ANTISPAGNOLE A NAPOLI E IN SICILIA

Una grave carestia e il malcontento creato dal fiscalismo spagnolo furono all’origine del fermento popolare a Palermo , che si espresse nel maggio del 1647 con saccheggi e incendi di case. Il vicerè fu costretto ad abolire le gabelle , e approvare una riforma dell’amministrazione municipale che assegnava alle maestranze il controllo dell’annona e della polizia. Tali concessioni furono poi gradualmente ritirate e i capi messi a morte. A Napoli la causa della rivolta scoppiata il 7 Luglio 1647 fu una nuova gabella che colpiva la vendita della frutta. La testa della rivolta fu presa dal pescivendolo Masaniello dietro al quale si muovevano elementi borghesi che puntavano a una modifica degli ordinamenti politici della città e del regno. Dopo dieci giorni Masaniello venne ucciso dagli stessi suoi seguaci ma l’organizzazione gli sopravvisse e tenne per

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parecchi mesi in scacco il vicerè duca d’Arcos . Nel frattempo estese rivolte scoppiavano contro i baroni nelle province. In ottobre gli insorti napoletani proclamarono la repubblica e invocarono la protezione del re di Francia, ma il cardinale Mazzarino si militò ad appoggiare timidamente l’iniziativa personale di un gentiluomo francese , Enrico di Guisa che sperava di prendere il regno appoggiato dalla nobiltà meridionale. I contrasti tra il Guisa e il partito popolare e l’arrivo di una flotta spagnola segnarono il destino della Real repubblica napoletana che capitolò nell’Aprile 1648. Intanto nelle province il baronaggio , tronato alleato del governo spagnolo aveva ragione delle truppe contadine. Il fallimento della rivolta e la pestilenza del 1656 determinò un aggravamento della crisi del mezzogiorno e chiuse le speranze della formazione di un fronte antifeudale. Grazie anche al ritorno della pace i vicerè spagnoli succedetesi nella seconda metà del 600 condussero un’azione di contenimento della prepotenza baronale di repressione del banditismo e di promozione del ceto civile e ministeriale. Fu quest’ultimo il protagonista della rinascita culturale che farà di Napoli il centro culturale più vivace tra 600 e 700. Un ultimo tentativo rivoluzionario ebbe luogo a Messina , dopo una rima sommossa popolare contro il carovita si arrivò nel 1647 alla formazione di un più vasto fronte sociale ostile al dominio spagnolo e favorevole all’erezione di una repubblica indipendente , gli insorti chiesero aiuto a Luigi XIV che inviò una squadra navale ad occupare la città. Ma il resto dell’isola rimase fedele agli spagnoli e concluse la pace nel 1678 , i francesi lasciarono l’isola e i messinesi furono massacrati.

I PRINCIPATI INDIGENI : DUCATO DI SAVOIA E GRANDUCATO DI TOSCANA

Con il trattato di Lione del 1601 Carlo Emanuele cedete al re di Francia la Bresse , il Bugey e altri territori transalpini e ottenne il Marchesato di Saluzzo fermando così la tendenza alla radicalizzazione dei Savoia in Italia . Sterile di risultati fu la prima guerra del Monferrato ( 1614-15). La seconda guerra del Monferrato 1628-1630 vide i piemontesi alleati con gli spagnoli e i francesi , il trattato di Cherasco firmato nel 1631 dal nuovo duca Vittorio Amedeo sancì l’acquisizione di un certo numero di terre nel Monferrato ma al rezzo della cessione alla Francai del Pinerolo. Le spese di questa politica estera e le devastazioni delle soldatesche e la pestilenza del 1630 gettarono anche il Piemonte in una grave crisi economico-sociale cui si aggiunsero gli effetti di una crisi dinastica dopo la morte di Vittori Amedeo. I. Ne approfittò la feudalità per estendere i suoi poteri e privilegi. Ma un rovesciamento di questa tendenza e un sollevamento dell’economia piemontese si verificarono già durante il regno di Carlo Emanuele II che rafforzò il controllo del governo centrale sulle comunità e assunse diverse iniziative mercantilistiche. Nel Granducato di Toscana , invece , i progressi compiuti in direzione dello stato moderno sotto Cosimo I e i suoi due figli si arrestarono sotto i successori che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà fiorentina e ai tradizionali legami della casa medicea con la santa sede. Mentre le arti cittadine subivano un lento declino nelle campagne rimase dominante il rapporto mezzadrile , che ostacolava le innovazioni e le specializzazioni colturali e perpetuava una soggezione semifeudale delle famiglie coloniche ai proprietari del suolo. AL clima conformista e bigotto che dominava nella corte medicea e nell’aristocrazia fiorentina si sottraevano in parte l’università di Pisa dove rimase viva la tradizione galileiana e dove penetrarono ne tardo 600 le correnti giusnaturalistiche e cartesiane , e il porto franco di Livorno , perno dei traffici marittimi del mediterraneo e sede di una fiorente comunità mercantile in parte ebrea.

LE REPUBBLICHE OLIGARCHICHE E LO STATO DELLA CHIESA

Gli indirizzi di politica interna e estera adottati alla fine del 500 dalla repubblica di Venezia determinarono una tensione crescente con la santa sede , che oltre a contestare il monopolio veneziano della navigazione nell’Adriatico , considerava lesive delle libertà ecclesiastiche alcune nuove leggi come il divieto di costruire chiese senza il consenso del governo veneto. L’arresto di due religiosi colpevoli di reati comuni avvenuti nel

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1605 attirò sulla repubblica i fulmini del nuovo papa Paolo V. Di fronte al rifiuto di consegnarli i due rei il pontefice procedette alla scomunica e quindi scagliò l’interdetto nel 1606 cioè la proibizione di celebrare qualunque cerimonia religiosa in terra veneta. Il clero veneto non obbedì al divieto e la repubblica trovò un difensore nel frate Paolo Sarpi , l’intervento nella controversia delle maggiori potenze cattoliche , Francia e Spagna portò a una soluzione di compromesso che permise a Venezia di uscirne a testa alta. Per il resto la politica dei giovani non conseguì risultati di rilievo , benché con la cosiddetta guerra di Gradisca 1615-17 venisse raggiunto l’obbiettivo di indurre gli Asburgo d’Austria a togliere il loro appoggio ai pirati slavi che infestavano le acque dell’Adriatico. Fu per la difesa di uno dei residuo avamposti nel Mediterraneo Orientale che fu combattuta tra il 1645 e 1669 la lunga e costosa guerra di Candia ( CRETA) contro l’impero Ottomano. Ma l’isola dovette alla fine essere evacuata e di breve durata sarà la conquista del Peloponneso sancita dalla pace di Carlowitz del 1699 dopo un nuovo conflitto sostenuto da Venezia contro i turchi. Una ripercussione della guerra di Candia fu l’aggregazione di oltre un centinaio di famiglie della terraferma al patriziato veneziano dietro pagamento di forti somme. Ma rimase solo un episodio isolato giacché passata l’emergenza si tornò alla tradizionale chiusura. Ridotta alle dimensioni di un porto regionale dalla concorrenza di Ancona e della repubblica indipendente di Ragusa colpita dalle crisi di mortalità e dal declino delle sue maggiori attività manifatturiere , Venezia conservava tuttavia un tessuto artigianale ricco e variegato e sempre più attirava visitatori da ogni parte d’Europa , con il prestigio delle sue istituzioni , con lo splendore delle sue feste e delle sue cerimonie civiche , con le sue bellezze naturali e artistiche. Nello stato pontificio nel corso del secolo si va esaurendo la precedente spinta a un maggior accentramento e a un più saldo controllo delle province. All’annessione di Ferrara nel 1598 seguì segui quella del ducato di Urbino in seguito all’estinzione dei Della Rovere. Ma le Marche la Romagna e ancor di più le legazioni di Bologna e Ferrara rimasero amministrativamente e anche economicamente separati dalle regioni sud-occidentali. Mentre a nord dell’Appennino dominava , come in Toscana il sistema mezzadrile , nella maggior parte del Lazio si estendevano enormi latifondi appartenenti alle grandi casate romane , coltivati in maniera irregolare da braccianti discesi dalle montagne e per il resto lasciati al pascolo. Faceva da contrasto lo splendore della capitale continuamente accresciuto dai grandi lavori e da una corte sfarzosa , per far fronte a tali spese la Camera apostolica ricorreva alle imposte , alle raccolte di capitali mediante la vendita di luoghi di monte . Nella seconda metà del 600 con la fine delle guerre di religione e l’attenuarsi del rigore controriformistico il prestigio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più evidenti i difetti di un governo temporale caratterizzato al tempo stesso dall’accentramento del potere nel sovrano e dalla mancanza di continuità dinastica.

IMPERI E CIVILTA’ DELL’ASIA TRA XVU E XVIII SECOLO

Intorno al 1600 oltre due terzi della popolazione mondiale abitavano nel continente asiatico. La più antica e prestigiosa era quella del celeste impero cinese che nell’età moderna raggiunse la sua massima espansione. Tra il 1440 e 1600 la popolazione cinese era all’incirca raddoppiata. Un tale sviluppo era reso possibile essenzialmente dalla perfezione cui era la coltura del riso . La risicoltura estensiva esigeva grande manodopera e quindi si adattava alle eccezionali densità delle regioni del fiume giallo e azzurro. Notevole sviluppo avevano altre coltivazioni come quella del tè e del cotone. Molto minore che in Europa era l’impiego del bestiame da lavoro , e anche nell’alimentazione le scarse proteine non vegetali erano fornite da suini pollame e pesce. In Cina vennero scoperte la bussola ad ago magnetico , la carta , la stampa la polvere da sparo. I cinesi avevano raggiunti livelli ineguagliati nella fusione del ferro , nella manifattura di porcellane e nella tessitura serica. Il commercio conobbe tra il XIV e il XVI secolo un grande sviluppo , non solo all’interno del paese a anche in direzione del Giappone dell’Indonesia e dell’India. Le condizioni di pace e di stabilità necessarie a questa espansione furono a lungo assicurate dalla dinastia Ming che trasferì la

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capitale a Pechino , il potere era teoricamente nelle mani dell’imperatore e la dottrina di Confucio rimessa in onore dai Ming esaltava sopra ogni cosa le virtù dell’obbedienza e della sottomissione gerarchica. In pratica . tuttavia , l’esecuzione degli ordini imperiali nelle 15 province ea affidata ad una classe di letterati-burocrati che si reclutava per concorso mediante un sistema di esami sempre più complesso. Il crescente prelievo fiscale e l’incremento demografico portarono a un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini , aggravate nel XVII secolo da una serie di terribili carestie : estese rivolte contadine scoppiarono nel terzo e quarto decennio del secolo , e di questa situazione di anarchia approfittarono i manciù per invadere la ina e occupare Pechino , dove l’ultimo imperatore Ming si diede la morte nel 1644. Iniziava così la dinastia Qing destinata a regnare per tutta la durata del celeste impero. I Manciù imposero inizialmente la propria superiorità di popolo conquistatore obbligando i cinesi a portare come segno di riconoscimento il cranio metà rasato e il codino. Ma il loro numero era troppo esiguo vennero dunque ripristinati fin dal 1656 gli esami di concorso e anche la tradizione confuciana venne ristabilita con l’editto sacro del 1669 dal grande imperatore Kang tsi. La popolazione riprese a crescere , superando verso il 1750 i 200 milioni. Ciò fu dovuto sia all’acclimatamento di nuove piante alimentari tra cui mais patata e anche grazie a un ulteriore perfezionamento della risicoltura. Sotto il lungo regno di Chien-lung Sinkiang l’impero raggiunse la sua massima espansione con la sottomissione del Tibet del Skinkiang e del Turkestan. Ma l’immagine ordinata nascondeva un irrigidimento crescente delle strutture economiche e sociali , un esasperato tradizionalismo intellettuale e tecnologico che finirà per condannare alla stagnazione e al declino tale civiltà.

IL GIAPPONE NELL’ERA TOKUGAWA

Lo stato giapponese si era costruito nel VII secolo sul modello di quello cinese , da cui venne anche il buddhismo che si fuse con lo scintoismo. Nel lungo medioevo giapponese l’autorità dei funzionari regi venne a poco a poco eclissata da quella dei grandi signori fondiari ( daymo) , che potevano contare sulla devozione e i servizi di una classe di guerrieri professionisti i samurai determinando una situazione simile a quella dell’Europa feudale. Dalla fine del XII secolo accanto all’imperatore ( mikado ) remoto e inaccessibile nel suo palazzo di Kyoto , troviamo il generalissimo ( shogun) esponente di una delle maggiore casate feudali deteneva il potere effettivo. Ciò portò a violente guerre intestine fino a quando nel 1603 il ruolo di shogun fu assunto da Tokugawa Ieyasu che lo trasmise ai suoi discendenti fino al 1867. Nell’era di Tokugawa la capitale fu posta a Tokyo e fu caratterizzata al tempo stesso dalla persistenza delLe strutture feudali e da un forte accentramento statale. La famiglia Tkugawa controllava direttamente circa un terzo del paese , il resto diviso tra 250 daymo. La fedeltà dei daymo allo shogun gli era garantita dall’obbligo di lasciare alcuni suoi familiari a Edo in qualità di ostaggi e di trasferirvi periodicamente la propria residenza. Non solo venne proibito ai giapponesi di recarsi all’estero ma i missionari giunti dall’Europa nel XVI secolo furono cacciati o messi a morte. Dopo il 1640 ai soli olandesi fu consentito di tenere una piccola colonia nell’isoletta di Deshima e inviarvi alcune navi ogni anno. Ma visto che il mercato intorno era vasto l’economia continuò a svilupparsi e benchè i mercanti occupassero l’ultimo posto nelle gerarchie sociali le esigenze delle residenze dei daymo e l’espansione nelle campagne di colture destinate al mercato come il cotone la canapa , la canna da zucchero ,gli ortaggi , il tè , favorirono la crescita di una borghesia degli affari e la diffusione delle attività manufattiere. Parallelamente si accentuava il divario tra i contadini più facoltosi proprietari di vaste tenute e le masse di poveri coltivatori. Andavano quindi maturando , caso unico al di fuori del mondo europeo , le condizioni per il passaggio al sistema di produzione capitalistico.

L’IMPERO MOGUL IN INDIA

Il subcontinente indiano era un grande serbatoio di uomini ma molto più della Cina era un crogiolo di razze lingue e religioni. A partire dal VIII –IX secolo si diffuse con le conquiste turche l’islamismo, ma tra il 400 e il

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500 il panorama religioso fu complicato dall’affermazione del movimento sikh assertore di un rigido monoteismo e animato da un proselitismo militante , oltre dalla comparsa del cristianesimo portato dagli europei. Un sultanato turco mussulmano si era insediato a Delhi alla fine del XII secolo , esso estendeva alla la sua influenza sul Punjab e nel bacino superiore del Gange ma doveva fare i conti con la presenza bellicosa dei raijput , un’aristocrazia guerriera organizzata in signorie semi-indipendenti. Nella penisola del Deccan , invece , la potenza dominante era l’impero detto Vijayanagar , tra le due formazioni maggiori , almeno una dozzina erano gli stati minori. Il precario equilibrio fu rotto dall’irruzione di un capo militare afghano Babur che tra il 1526 e il 1530 gettò le fondamenta per l’impero dei Moghul. Il maggiore artefice fu però Akbar il grande che sottomise tutta l’India centro settentrionale e riuscì a dare a questo immenso territorio un inquadramento statale relativamente saldo con la creazione di una burocrazia civile-militare in cui confluirono sia i conquistatori mussulmani sia l’aristocrazia locale. Egli favorì anche l’integrazione tra mussulmani e indù. Questo sistema si affiancò alla cellula di base della società indiana , la comunità villaggio che viveva in un regime di autoconsumo . Notevole fu lo sviluppo manifatturiero , stimolato dallo sfarzo della classe dirigente e in misura crescente dalla domanda europea , soprattutto le mussole e le cotonate indiane che conquistarono i mercati occidentali nel XVIII secolo. Con gli scambi crebbe una classe media di mercanti , usurai , armatori di navi che alcuni studiosi hanno paragonato alla nascente borghesia europea. L’apogeo dell’impero Moghul incise con il lungo regno di Aurangzeb ( 1658-1707) il quale unificò sotto il proprio scettro quasi tutto il subcontinente indiano combattendo a lungo contro la stirpe indiana degli Maratha delle montagne a sud. La raffinatezza artistica raggiunta dalla civiltà indiana nei secoli XVI-XVII sono testimonianza monumenti come il Taj Mahal. MA con la morte ( 1712) del successore Bahadur Shah l’impero Moghul cominciò a sfasciarsi. Nel 1736 la stessa Delhi fu presa e saccheggiata dal monarca persiano Nadir Shah e nuove invasioni sopraggiunsero dall’Afghanistan verso la metà del secolo. Intanto era iniziata la penetrazione francese e soprattutto inglese.

LA PERSIA E L’IMPERO OTTOMANO

A dividere la Persia dei safawidi dall’impero ottomano non era solo la frontiera del Caucaso ma la contrapposizione tra islamismo sciita e sunnita. Lo scià Abbas il grande ottenne importanti risultati militari contro i turchi riconquistando la Georgia e l’Azerdbaigian ; trasferì la capitale a Isfahan e diede impulso all’economia persiana con l’incoraggiamento all’esportazione di sete e tappeti pregiati e con la costruzione del porto di Bandar Abbas . Gran parte della popolazione rimase allo stadio nomade-pastorale. Nel 1722 la dinastia safawide venne rovesciata ad opera di un invasore afghano , il già citato Nadir Shah e ne seguirono lotte intestine. Proprio la preoccupazione per il fronte orientale indusse l’impero ottomano a chiudere nel 1606 con la rinuncia del tributo fin ad allora percepito la guerra con gli Asburgo d’Ungheria nel 1593. La disciplina dei giannizzeri si incrinò e sempre più spesso si sollevarono per ottenere aumenti di paga . Anche le concessioni territoriali ( timar) cessarono di essere il corrispettivo del servizio militare a cavallo e andarono per lo più a cortigiani e notabili locali. Negli uffici statali si diffusero a ogni livello la venalità e la corruzione. Il sistema di successione prevedeva che i figli del sultano fossero inviati a governare le province. Alla morte del padre quello che tra loro aveva acquisito maggior prestigio prendeva il potere e uccideva i fratelli e i figli maschi. Questa usanza crudele fu abbandonata agli inizi del XVII secolo a favore del seniorato : al sultano non succedevano più i figli ma i fratelli in ordine di età, che erano cresciuti nel palazzo imperiale senza alcuna esperienza di governo. Così la maggior parte dei sovrani del XVII e XVIII secolo furono uomini inetti. La direzione del governo fu per molto tempo nelle mani del Gran Visir , si distinsero in questo ruolo nella seconda metà del XVII secolo alcuni membri della famiglia Koprulu protagonisti della vittoriosa guerra contro Venezia per il possesso di Creta. Di fronte alle corruzioni di palazzo si ergeva l’autorità morale degli ulema i giuristi teologi che amministravano la sharia la sacra legge islamica. M questa autorità agiva nel senso della fedeltà alla tradizione e dell’ostilità verso ogni innovazione. Sul piano militare , la superiorità

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acquisita dagli occidentali nell’armamento e nella tattica è una delle chiavi che spiegano le sconfitte subite dagli eserciti ottomani in Ungheria alla fine del XVII secolo. Il XVIII secolo vedrà da una parte accentuarsi l’autonomia dell’Egitto , della Siria e degli stati barbareschi , dall’altra l’inizio della gara tra le potenze europee per spartirsi le spoglie della arte balcanica dell’impero ottomano.

ASIA ED EUROPA

Per tutta l’età moderna l’asia diede all’Europa molto più di quanto ne ricevette . Di qui la necessità dei mercanti europei di saldare in monete argentee il divario tra importazioni ed esportazioni. Dall’oriente venivano tessuti pregiati di seta e cotone , porcellane , perle , oggetti di lacca e di avorio , essenze profumate spezie e in misura crescente tè e caffè. L’impero cinese in particolare diverrà per molti scrittori occidentali il modello di uno stato autoritario ordinato e pacifico , una sorta di prototipo del dispotismo illuminato del 700. In confronto , molto più limitata dell’occidente sull’Oriente. Protagonista principale della penetrazione economica europea fu nel XVI secolo il Portogallo ; ma non va dimenticato che l’unica vera colonia europea in Asia fu e doveva rimanere a lungo l’arcipelago delle Filippine rivendicato per il re di Spagna da Magellano nel 1519 . Nel XVII secolo al predomini portoghese in Indonesia subentrò progressivamente quello olandese , e lungo le coste dell’India cominciò a farsi sentire la presenza inglese e francese. Ma per quanto riguarda le grandi civiltà del continente asiatico tra il XVI e la metà del XVIII secolo i missionari e i mercanti europei ne rimasero per lo più ai margini . Mentre le basi e i possedimenti portoghesi e spagnoli erano sotto l’autorità delle rispettive corone , negli altri casi furono invece le Compagnie delle Indie olandesi , inglese e francese a ottenere concessioni territoriali dai vari governi asiatici a organizzare i traffici e a distribuire i guadagni tra i loro azionisti. Se portoghesi e spagnoli imponevano la loro fede e le loro leggi ma davano origine a comunità miste olandesi e inglesi erano al tempo stesso più tolleranti dal punto di vista religioso e più legati a una mentalità razzista. L’attività missionaria riguardò in età moderna quasi esclusivamente la chiesa cattolica e si esplicò principalmente attraverso l’pera degli ordini religiosi , i gesuiti in particolare. In Cina i gesuiti cercarono di adeguarsi alle tradizioni culturali ma questo suscitò i sospetti della curia romana oltre che l’ostilità degli ordini rivali. Le conversioni ottenute inoltre sono state molto poche. Lo stato dei diversi insediamenti europei in Asia alla fine del XVII secolo i portoghesi mantenevano in Indonesia solo una parte dell’isola di Timor ed erano sempre attestati a Macao ; in India restavano sotto la sovranità Goa , Diu ; Daman , Mangalore , ai primi del 700 il loro commercio era ridotto a un quinto di quello che era stato nel XVI secolo. Ben più vasti e numerosi i possedimenti olandesi , che si estendevano dalle Molucche a Sumatra , da Malacca a Ceylon. Alla Spagna apparteneva sempre l’arcipelago delle Filippine . La compagnia inglese delle Indie orientali si era insediata con il consenso dei sovrani locali

A Bombay . Madras e a Calcutta ; la compagnia francese aveva la sua base principale a Pondicherry. L’immensità dei territori conquistati dalla Russia nella parte settentrionale del continente ( Siberia ) nella prima metà del 600. Fu un processo di espansione in larga misura spontaneo di cui furono protagonisti i cacciatori di pellicce , mercanti e reparti di cosacchi , lo stato intervenne poi per costruire fortezze ed imporre tributi pagati in pellicce. Fin dal 1639 venne raggiunto il pacifico dove Okhotsk fu fondata nel 1648 e negli anni successivi i russi si spinsero lungo il fiume Aur fino alla foce che però abbandonarono a causa cinese nel 1689.

L’APOGEO DELL’ASSOLUTISMO: LA FRANCIA DI LUIGI XIV

LUIGI XIV E IL MESTIERE DI RE

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Luigi XIV ereditò la corona a 5 anni ma dovette attendere 23 anni per prendere il potere alla morte di Mazzarino nel 1661, quando iniziò un regno che durò ben 72 anni e rappresentò l’apogeo dell’assolutismo oltre che il periodo in cui la Francia giunse più vicina a esercitare una supremazia europea. Se questo disegno alla fine venne sconfitto, durata ben maggiore ebbe il ruolo di nazione guida in fatto di cultura, gusto, cucina e moda. L’educazione del re Sole non fu molto accurata ma grande efficacia ebbero le lezioni pratiche nell’arte di governo ricevute da Mazzarino. Egli preferì servirsi di ministri di nascita modesta che a lui solo dovessero la propria fortuna. Gli altri organi furono:

il consiglio superiore, comprendente i ministri della guerra, degli affari esteri, delle finanze e presieduto dal re che decideva i più importanti affari di Stato.

In determinati giorni della settimana si riunivano il consiglio dei Dispacci il consiglio delle Parti competente nelle questioni giuridiche il consiglio delle Finanze

gli intendenti preposti alle generalites durano in carica più a lungo e rafforzarono il loro potere sotto Luigi XIV estendendo la loro autorità ai settori più svariati; nominati dal re e revocabili a suo piacimento, costituiscono le cinghie di trasmissione della volontà regale, ma sono al tempo stesso i portavoce degli interessi locali. Per la capitale provvede dal 1667 un luogotenente generale di polizia dotato di ampi poteri. Diversi e ben più numerosi sono gli officiers, i detentori di uffici venali, ereditati o acquistati per denaro (consiglieri e presidenti di tribunali superiori e innanzitutto dei parlamenti, corti d’appello). Tra le loro attribuzioni rientrava la registrazione degli editti regi. Benchè diffusa anche altrove, in nessun luogo la venalità delle cariche raggiunse le dimensioni che ebbe sotto i Borbone. Gli officiers componevano quasi una forza intermedia tra la società e lo Stato, un ceto che alla monarchia doveva la sua legittimazione ma che dal possesso delle cariche traeva non solo prestigio ma anche una certa autonomia dal potere monarchico; essenziale fu dunque assicurarsi la loro fedeltà mediante un delicato dosaggio di dimostrazioni di forza e legami clientelari. La giustizia dimostra i limiti dell’assolutismo francese. Nelle campagne la amministravano per le minori cause i giudici nominati dai signori feudali. I giudici regi presenti a livello di baliaggio oppure membri delle corti sovrane, erano proprietari del posto che occupavano e godevano di una notevole autonomia, inoltre, le norme che erano chiamati ad applicare variavano da luogo a luogo. Nel Nord del Paese prevaleva il diritto consuetudinario diverso nelle varie province, nel Sud il diritto romano e il diritto canonico tendeva a estendere la sua applicazione a una serie di reati contro la morale. Analogamente in campo amministrativo e fiscale gli stati provinciali (assemblee composte da alto clero, nobiltà e rappresentanti cittadini) conservavano importanti poteri come la possibilità di contrattare con la corona l’ammontare delle imposte.

LA CORTE E IL PAESEA partire dai primi anni ’80 la corte si trasferì a Versailles, dove giunsero essere ospitate quasi 10mila persone. il soggiorno a Versailles si trasformava per la nobiltà in una prigione dorata che costringendola a vivere sotto gli occhi del re e allentando i suoi legami con i territori di origine, ne riduceva indipendenza e possibilità di azione politica. Gli stessi governatori delle province furono trattenuti a corte lasciando mano libera agli intendenti. Oltre all’80% della popolazione viveva sulla terra e della terra. Investimenti di capitale, consistenti scorte animali e tecniche agricole avanzate, erano presenti solo nelle aree contigue ai Paesi Bassi e nelle rare aziende grandi intorno a Parigi. La scarsa produttività dell’agricoltura era legata alla struttura della proprietà , alle forme di conduzione prevalenti ( mezzadria , piccolo affitto) , e all’entità del prelievo che gravava sui coltivatori del suolo. Il contadino tipo dedicava le sue cure maggiori al proprio fazzoletto di terra, allevava qualche animale da cortile ma per campare tutto l’anno aveva bisogno di prendere altra terra in affitto o a mezzadria, di lavorare a giornata o di integrare il lavoro agricolo con un lavoro a domicilio per l’industria. Il feudatario del luogo esigeva un censo annuo e localmente anche una

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quota parte del raccolto, prestazioni di lavoro gratuite, tasse di successione, percentuali sulla compravendita dei poderi; esercitava inoltre il monopolio delle attività di trasformazione dei prodotti del suolo e deteneva i diritti esclusivi di caccia e pesca. A questi si aggiungevano le decime del clero e il gravoso prelievo statale, la maggioranza dei contadini viveva ai limiti della pura sussistenza, alla mercè delle cattive annate e delle carestie. Assai tenui furono per la popolazione i benefici dello sfarzo e della gloria di re Sole.

LA DIREZIONE DELL’ECONOMIAAssumendo il controllo delle finanze Colbert si pose l’obiettivo di rimediare al grave dissesto dei conti pubblici e rilanciare la stagnante economia nazionale. Fu creata una camera di giustizia straordinaria per indagare sugli illeciti arricchimenti di finanzieri, appaltatori con cui fu possibile rastrellare milioni di lire. Metodi più efficaci, come la concentrazione degli appalti, furono introdotti nella gestione delle imposte indirette. Si aggiunse la lotta contro gli sprechi e si riuscì a ridurre di circa 1/3 il peso della taglia raggiungendo un pareggio di bilancio dal 1762 e 1771. All’agricoltura era assegnato il compito di produrre i viveri a basso costo mantenendo bassi i salari della manodopera così da rendere competitivi i manufatti. Lo sforzo principali era concentrato sulle manifatture che tramite l’esportazione dovevano accrescere la massa di denaro circolante. La strategia si articolava:

controllo sulla qualità dei prodotti e controllo della manodopera concezione di sovvenzioni agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami di industria, creazioni di

manifatture rege protezionismo doganale costituzione di compagnie privilegiate e impulso dato alla colonizzazione del Canada, Lusiana e

Antille sviluppo della marina mercantile e da guerra e potenziamento delle infrastrutture utili alla

circolazione di uomini e merci. Nell’immediato non si registrarono successi a causa delle interminabili guerre, della congiuntura economica avversa e della morte di Colbert. Ma molte delle sue iniziative avrebbero fruttato nel regno di Luigi XIV.

LA DIREZIONE DELLE COSCIENZELuigi XIV cercò in ogni campo di imporre ordine e uniformità attraverso le accademie reali, i precetti e i divieti riguardanti stampa e insegnamento. Religiosamente si trovò ad affrontare 3 problemi: la diffusione del giansenismo, i contrasti con Roma e la questione ugonotta. La condanna del giansenismo da parte della Santa Sede fu pronunciata nel 1711, seguì poi la dispersione dei portorealisti e la distruzione del convento. Ma il movimento si era largamente diffuso trasformandosi in movimento di opposizione al centralismo papale e rivendicazione dell’autonomia di vescovi e parroci. La tregua di cui godette nella fase centrale del regno di Luigi XIV, è dovuta allo schieramento a favore della monarchia nel conflitto che la oppose alla furia di Roma a proposito della questione regale. Il diritto regio sancito dal concordato di Bologna di percepire le rendite dei seggi vescovili vacanti e conferire i benefici ecclesiastici fino all’avvento del successore. Nel 1673 Luigi estese questo diritto a tutte le nuove diocesi. Inoltre nel 1682, un ‘assemblea del clero francese approvò una dichiarazione che ribadiva i privilegi della chiesa anglicana, affermava la superiorità del concilio sul papa e ne negava l’infallibilità. Dopo 10 anni si riconobbe la regal senza risolvere i problemi sollevati dai 4 articoli. Ben più grave era il problema ugonotto, fin dai primi anni del regno le clausole dell’editto di Nantes cominciarono ad essere interpretate in modo più restrittivo finché nel 1685 venne emanato l’editto di Fontainnebleau che obbligava tutti i francesi a riconoscere e praticare il culto cattolico. oltre 200mila furono gli ugonotti che scelsero la via dell’esilio. Il calvinismo in Francia sopravvisse clandestinamente e ad esso si ispirarono tra 1702 e 1705 i camisardi, rivoltori delle Cevenne.

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LA GLORIA MILITARE: LE GUERRE DI LUIGI XIVIl fine ultimo della politica era per re sole l’attuazione di un disegno egemonico che utilizzava gli strumenti della diplomazia e della guerra. Ingenti somme furono spese per assicurarsi l’alleanza dei principi tedeschi, degli stati baltici e dello stesso re d’Inghilterra Carlo II per suscitare rivolte; ma più massicce furono le spese militari accresciute fino a divorare i 2/3 del bilancio. Gli effettivi dell’esercito furono portati da 65mila e 400mila. Alle vecchie forme di reclutamento si aggiunse nel 1688 un embrione di coscrizione obbligatoria, la milizia con compiti di difesa locale, basata sul sorteggio da effettuarsi tra i celebi di ogni parrocchia. I soldati erano ben equipaggiati e contavano su buoni servizi logistici, grande sviluppo ebbe l’artiglieria, il genio e le piazze forti. Primo teatro fu la guerra di devoluzione contro la Spagna basata sulla rivendicazione di parte dell’eredità spagnola da parte del sovrano in nome della moglie Maria Teresa, figlia del re di Spagna Filippo IV. L’occupazione francese della parte meridionale die Paesi Bassi (1667) preoccupò Olanda e Inghilterra che fecero pressioni insieme all’imperatore Leopoldo I; con la pace di Aquisgrana (1668) furono riconosciuti alla Francia i vantaggi fino ad allora acquisiti nelle Fiandre. Ma il risentimento di re Sole nei confronti dell’Olanda non era placato; nel marzo 1672 Francia Inghilterra e Svezia dichiararono guerra alle Province unite; gli Stati generali Olandesi risposero all’invasione aprendo le dighe che riparavano le province di Utrec e Gheldria trasformando l’Olanda in un’isola. La guida fu assunta dallo Statolder Guglielmo III D’Orange. L’entrata in guerra di Spagna e Impero, la sconfitta della Svezia e la resa dell’Inghilterra, imposero a Luigi la pace di Nimega (1678); la Spagna dovette cedergli la Franca cortea e lembi delle Fiandre. Re Sole riprese subito la sua politica di espansione in direzione dell’impero occupando una serie di territori tra cui Strasburgo e Casale nel Monferrato. Nel 1683 riaprì le ostilità contro la Spagna bombardando pesantemente Genova, sua alleata. Nel luglio 1686 venne stipulata ad Augusta una lega difensiva tra Spagna, Impero, Svezia e Olanda. Dopo l’invasione del palatinato ordinata da Luigi nel 1688 si aprirono le ostilità l’anno dopo e alla lega aderì l’Inghilterra. Sulle prime le armi francesi avanzarono appoggiando in Irlanda lo sbarco dello spodestato re d’Inghilterra Giacomo II Stuart che dovette lasciare l’isola dopo la sconfitta nella battaglia di Boyne, la flotta francese venne distrutta da quella inglese a La Hougue, anche nei Paesi Bassi gli eserciti francesi incontrarono un’accanita resistenza. Nel 1696 re Sole stipulò una pace separata con il Duca di Savoia cui cedette la fortezza del Pinerolo. La pace generale firmata a Ryswick nel 1697 ristabilì la situazione antecedente al conflitto.

IL TRAMONTO DEL RE SOLEIl peso della guerra divenne per i sudditi sempre più intollerante. Non bastando gli espedienti per far denaro, si istituirono nuove imposte: la capitazione (imposta sull’individuo) e il decimo (prelievo percentuale su ogni tipo di reddito). Inoltre si assiste all’incupirsi della vita di corte dove il vecchio re, morta la prima moglie, cadde sotto l’influenza della bigotta madame Francoise D’Aubigne De Maintenonne di confessione gesuita. L’opposizione contro l’assolutismo di Luigi XIV si manifestò nelle sommosse popolari, nella contestazione degli operatori economici di una politica che sacrificava l’agricoltura al commercio e imprigionava ogni attività in una gabbia di regolamenti, oltre che nelle rivendicazioni di maggiori poteri dall’alta aristocrazia come il duca di Saint Simone e l’arcivescovo di Cambrai Fenelone. Anche nella filosofia nella religione nella letteratura e nell’arte si affermarono nuovi indirizzi che ponevano in discussione i principi sostenuti dalla corte. Gli ultimi anni furono rattristati dai rovesci subiti nella guerra di successione spagnola e dai lutti familiari. Il 1 settembre 1715 a Parigi e nei dintorni si accesero fuochi di gioia alla notizia della morte del vecchio despota , il successore era il bambino Luigi D’Angiò. Per la Francia si profilava la terza reggenza in poco più di 100 anni.

I NUOVI EQUILIBRI EUROPEI TRA 600 E 700

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LA GLORIOSA RIVOLUZIONE E L’ASCESA DELLA POTENZA INGLESE

In Inghilterra la monarchia Stuart era stata restaurata nel 1660 sulla base di un compromesso col parlamento.Nel 1673 quest ultimo votò un test act che subordinava l'assunzione di cariche civili-militari a unaprofessione di fede anglicana. Si crearono due schieramenti politici:tories = fautori della monarchia di diritto divinowhigs = sostenitori del Parlamento.Salito al trono Giacomo II, si adoperò subito per il rafforzamento dell'esercito;le disposizionidel Test actvennero annullate nel 1687 da una dichiarazione d'indulgenza;nel frattempo nasce a Giacomo un figliomaschio dando così corpo ad un radicamento della dinastia cattolica.In questa situazione i maggiori esponenti whig e tory si accordarono per una rivolgere un appello alloStatolder olandese Guglielmo III che aveva sposato una figlia di Giacomo II,Maria Stuart.Il sovrano olandese organizzò una spedizione e il 15/11/1688 sbarcò a Torbay mentre il sovrano inglesevistosi isolato fuggì in Francia.La corona fu offerta a Guglielmo e Maria che s'impegnarono a osservare una Dichiarazione dei diritti daesso votata(1689).Seguì l'Atto di Tolleranza e poi il Triennal Act del 1694 che imponeva l'elezione di unParlamento almeno ogni 3 anni insieme all'Acto of Settlement del 1701 chi fissava l'ordine di successionesul trono in modo da escluderne i cattolici.Molti filosofi e uomini politici operano in questo periodo ( comeJ.Locke,T.Hobbes).Nel 1694 fu fondata la Banca d'Inghilterra,abilitata a emettere buoni che circolarono ben presto come cartamoneta;l'amministrazione delle finanze,della flotta e dell'esercito richiese a sua volta la costituzione di unaburocrazia statale e centrale. Le guerre prolungate e l'incremento della spesa pubblica non incisero peraltroin maniera sensibile sull'economia inglese,che continuò a crescere a ritmi sostenuti e l'incremento dellaproduttività agricola permisero allo stato inglese di diventare un paese esportatore di cereali.

L'ESPANSIONE DELLA MONARCHIA AUSTRIACA NEL 1600Nel corso della guerra dei 30 anni era stato cancellato il disegno di restaurazione cattolica e imperiale degliAsburgo;in compenso la sottomissione dei "ceti"nei ducati austriaci e nel regno di Boemia avevano dato una nuova compattezza basata sulla fedeltà alla dinastia e sul sentimento religioso della Controriforma.Questo nuovo senso d'unità fu percepibile anche nel rafforzamento degli organi di governo e dall'esercitoriorganizzato dallo stratega italiano Raimondo Montecuccoli che nel 1664 riportò un'ottima vittoriasull'esercito ottomano in marcia verso Vienna(battaglia del San Gottardo).Ma questa unione non fu la stessa in campo territoriali,l'Ungheria infatti nel 1678 si oppose con unaribellione che l'allora imperatore asburgico Leopoldo I cercò di stroncare;i rivoltosi ottennero l'aiuto delletruppe ottomane,mentre gli Asburgo poterono contare su una forza austro-polacca che mise in fuga i turchi ei ribelli(battaglia di Kahlenberg 1683 ).L'ultima battaglia contro la compagine ottomana si svolse a Senta, sul Tibisco dove Eugenio di Savoia mise definitivamente in fuga le armate ottomane(1697);la pace a Carlowitz nel 1699 sancì su entrambi i fronti il grave arretramento dell'impero ottomano dai territori in precedenza sotto il dominio austriaco (Transilvania,Ungheria e Peloponneso (per Venezia).Vienna in questi anni assunse il volto di una grande capitale ma tuttavia dietro questo splendore sinascondeva un'assai arretrata economia;a questo il nuovo imperatore Carlo VI riconobbe la PrammaticaSanzione che sanciva l'indivisibilità dei domini asburgici e stabiliva un ordine preciso di successione regale. LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA E I REGNI IBERICIIl primo novembre 1700 dopo una lunga agonia,moriva l'ultimo Asburgo della linea spagnola Carlo II;unaccordo stipulato fra le maggiori potenza assegnava la corona spagnola a Carlo,secondogenito dell'imperatore Leopoldo I,mentre a Filippo d'Angiò sarebbero andati i domini italiani. Ma questa idea suscitava forti ostilità nella capitale spagnola e Carlo II si lasciò convincere a redigere un testamento che proclamava erede universale il duca d'Angiò (con la condizione che rinunciava ad una successione sul trono francese) che assunse il titolo di Filippo V re di Spagna. Il Re sole fece credere che le due corone (francese e spagnola) fossero separate ma inviò truppe nelle guarnigioni olandesi e milanesi rendendo così evidente che le altre potenze non potevano accettare la situazione;Asburgo,Inghilterra e Olanda stipularono il 7

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settembre 1701 una nuova Grande Alleanza. All'alleanza antifrancese aderirono la Danimarca ,Savoia ,Portogallo e molti principati tedeschi;i sovrani francese e spagnolo si trovarono isolati. In un primo momento dopo iniziali successi franco-spagnoli,le forze della Grande Alleanza volsero le sorti del conflitto a proprio favore. Le cose sembravano peggiorare per la Francia,quando l'Inghilterra si trovò in difficoltà con la caduta del ministero whig a Londra,seguito da un governo tory e la Spagna si trova a far fronte alla scomparsa prematura di Giuseppe I. La successione di questo agli stati ereditari austriaci poteva ricreare un potere simile a quello che aveva avuto Carlo V due secoli prima;si firmò invece nel 1713 la pace di Utrecht con la Francia,mentre la monarchia austriaca firmò la pace di Rastatt nel 1714. Gli esiti del conflitto contribuirono a sviluppare e ad affermare un concetto politico di stabilizzazione dell'equilibrio europeo da difendere contro ogni progetto egemonico. Il regno di Filippo V che inaugurò la nuova dinastia Borbone spagnola,fu contrassegnato da una notevole attività riformatrice e da una buona ripresa dell'iniziativa in campo internazionale:a partire dal 1714 un meccanismo intenso di matrimoni riportarono la Spagna sugli scenari italiani,poichè la seconda moglie di Filippo V era Elisabetta Farnese. Si formò una quadruplice alleanza composta da Inghilterra,Francia,Austria e Olanda;la flotta spagnola fu annientata al largo di Capo Passero e le truppe imperiali intervennero in Sicilia. All'Aja si firmò un ennesimo trattato di pace che riportava la situazione a prima dello scontro bellico(tranne lo scambio imposto a Vittorio Amedeo II che prese la Sardegna al posto della Sicilia);al rinnovamento spagnolo in questi anni,fa contrasto l'immobilismo politico portoghese che con Giovanni V di Braganza,anche se dal Brasile affluivano ingenti quantità d'oro.

L'ASCESA DELLA RUSSIA DI PIETRO IL GRANDE E IL DECLINO DELLA SVEZIALa Russia di fine Seicento era un immenso territorio esteso dal Dnepr al Pacifico e popolato da 15 milioni diabitanti;i Romanov saliti sul trono ripresero con Michele la tradizione assolutistica affermatasi già con IvanIV e portarono al compimento con Alessio,una notevole espansione territoriale. Gli inasprimenti fiscali provocati dalla guerra e il progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei contadini servi della gleba,determinarono malessere e carestia nella popolazione; questa crisi fu aggravata da una pestilenza scoppiata nel 1654 e dal grande scisma religioso. Dopo una lunga crisi, nel 1689,il secondogenito di Alessio, Pietro salì al trono deciso a portare il paese sulla strada della modernizzazione; egli compì viaggi in Olanda,Inghilterra e Germania per studiare tecniche militari e lavorare nelle fabbriche.La sua opera di modernizzazione cominciò col mandare molti giovani aristocratici all'estero a studiare edapprendere quelle tecniche e quelle scienze dai paesi sviluppati; furono abbandonati modelli, religioni etradizioni arcaiche e in pochi decenni mentalità e costumi russi ebbero un notevole cambiamento.Pietro aveva anche progetti militari ben definiti e li raggiunse quando nel 1700 intervenne a fianco diPolonia e Danimarca per fermare l'avanzata svedese guidata da Carlo XII nonostante le vittorie svedesi,ilsovrano russo riuscì ad impadronirsi di tutti i territori che si affacciavano sul Baltico (Livonia, Estonia ,Ingria ,Carelia ) dopo la pace di Nystadt del 1721. Il predominio svedese sul baltico era finito.Pietro indirizzò tutti gli sforzi economici della nazione verso un potenziamento dell'esercito e dellamarina;la necessità di armare e di equipaggiare queste moltitudini di soldati e marinai,fu la principale molladell'impulso dato alla siderurgia e alla metallurgia,dalle manifatture tessili alle costruzioni navali. Anche ilcommercio con i paesi occidentali ebbe discreto successo,ma l'economia russa,fondamentalmente agricolaera caratterizzata un consiglio chiamato Senato;fu abolito inoltre il patriarca di Mosca poichè venne creatoun collegio nominato Santo Sinodo(volendo il sovrano spezzare l'opposizione del clero locale di fronte allasua opera di modernizzazione).Pietro per ottenere ciò si servì della nobiltà assegnata per gradi dell'esercito;caratteristica della nobiltàrimase la mancanza di un'organizzazione corporativa e di privilegi e libertà. Il sovrano promosse purel'istruzione (l'Accademia di scienze di Pietroburgo) e l'attività editoriale.

LA NASCITA DELLO STATO PRUSSIANOFederico guglielmo di hohenzollern approfittando delle sconfitte inflitte alla polonia e alla svezia acquisì laSovranità della prussia;nelle campagne brandeburghesi e prussiane vigeva allora un radicato feudalesimo eQuesti feudatari(junker) videro salvaguardati questi loro diritti in cambio del riconoscimento del potere aFederico guglielmo. Il figlio di federico guglielmo nel 1701 ottenne il titolo di federico i;egli ridusse le spese per la corte e Dedicò cure alla formazione di un forte esercito ;i mezzi finanziari per il mantenimento di esso

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furono forniti In buona parte dal demanio regio. Fu riorganizzata la percezione delle due imposte principali che gravava Sui contadini e nuovi commissari regi furono introdotti nelle città(mentre nelle campagne l'amministrazione Rimase in mano agli junker). La burocrazia dello stato era reclutata per lo più tra borghesi colti e sottoposti al sovrano;al fine supremo Della potenza statale fu subordinata l'azione del governo per promuovere le manifatture e gli scambi e per Attirare nel paese profughi per motivi religiosi. Federico i lasciava al figlio oltre a un potente Esercito,un'amministrazione efficiente e un paese in via di sviluppo,ingrandito nel 1721 con l'annessione della pomerania svedese.

UNA NUOVA EPOCA DI ESPANSIONE

L'AUMENTO DELLA POPOLAZIONE EUROPEA NEL 1700A metà settecento tutto il vecchio continente è trascinato in un moto espansivo che si manifestano in ognisettore,dalla demografia alla produzione,dalle manifatture al commercio.L'europa vide crescere il numero dei suoi abitanti da circa 115 milioni a 140 milioni dal 1700 al 1750;lastessa tendenza interessò l'Asia e le due Americhe.In Italia si vide un incremento demografico al Nord (27,3%) e del Mezzogiorno (46,9%);questo lo si dovetteanke grazie alla scomparsa della peste,forse per la progressiva immunizzazione degli organismi,la crescenteefficacia dei cordoni sanitari,la rarefazione del ratto nero sostituito dal topo di chavica.Questo elevatissimoritmo di crescita si spiega essenzialmente con la diffusione della patata (per esempio come alimento basedegli irlandesi in associazione col latte).L'EVOLUZIONE DELL'AGRICOLTURA Ancor prima della patata furono il mais o il granturco erele degli alti rendimenti adottato in tutta l'Europameridionale e il grano saraceno,a integrare l'alimentazione delle classi popolari a consentire il balzo dellapopolazione;rispetto ai secoli precedenti si allargano nel Settecento,le aree in cui pratica un'agricoltura piùintensiva e produttiva(come la zona settentrionale dell'Italia).La fitta rete di fiumi,di canali,di rogge permette qui di disporre della quantità d'acqua necessarie per la coltivazione del riso e delle piante foraggere. Anche il fenomeno delle "recinzioni" --> enclosures iniziato nell'Inghilterra dei Tudor e proseguito tutto il XVII secolo,conobbe il momento di maggiore intensità tra la metà del 700 e il 1815,grazie soprattutto ad uno speciale decreto di recinzione(enclosure act).Con ciò la piccola proprietà non scomparve subito ma i minori proprietari ne trassero maggior beneficio; fu questo il più rilevante contributo della rivoluzione agricola alla Rivoluzione Industriale,anche se non sono da trascurare la produzione di materie prime e l'aumento della domanda di manufatti.PREZZI E SALARI, MONETA, TRASPORTIL'incremento della popolazione si risolse in molte aree in un processo di impoverimento e diProletarizzazione di vasti sociali;l'inglese Robert Malthus aveva ragione lanciando un grido d'allarme perUna crescita demografica destinata a sopravanzare le risorse disponibili.Un altro fattore d'inflazione fu rappresentato dall'aumento della massa di metalli preziosi (argento e oro) inCircolazione provenienti da Messico e Brasile. La diffusione dell'economia monetaria e la maggioreDisponibilità di capitali sono attestate dalla discesa dei saggi d'interesse,anche se in questi anni era moltoFluente la circolazione di denaro.Infine gli spostamenti e le comunicazioni divennero dovunque molto più rapidi grazie all'istituzione deiRegolari servizi di posta che permettevano il cambio dei cavalli ogni stazione.IL BOOM DEL COMMERCIO ATLANTICO NEL '700Il contributo maggiore allo sviluppo dei traffici venne dal’oceano Indiano da quello Atlantico (che dava il contributo più importante con le colonie inglesi,francesi,spagnole e portoghesi) anche se nel 700 il Mar Mediterraneo conobbe una notevole ripresa che fece la fortuna di porti come Marsiglia,Livorno e Trieste.Nel nuovo continente a settentrione inglesi e francesi colonizzavano le coste insediandosi o immigrando;al centro erano due i padroni:spagnoli e portoghesi.Tra il 600 e il 70 la colonizzazione spagnola si estese del Messico fino a comprendere Texas e California , e dalla cordigliera delle Abde verso l’interno. Lungo le coste sudamericane del pacifico prevaleva la coltivazione dei cereali della vite , degli alberi da frutta ; il

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Messico conobbe accanto all’estrazione mineraria una fioritura dell’industria tessile e della lavorazione delle pelli. La concentrazione della proprietà terriera nelle mani di pochi determinò la formazione di enormi latifondi dove si praticavano agricoltura intensiva e allevamento brado ; ovunque la manodopera costituita dagli indios sopravvissuti e dai meticci. Lo stesso modello seguirono le pampas argentine e brasiliane. Buenos Aires acquistò una nuova importanza nel XVIII secolo come tramite dei commerci con la madrepatria e come capitale del nuovo vicereame del Rio de la Plata. La presenza portoghese in Brasile gravitò intorno a Pernambuco e Bahia dove si sviluppò la produzione dello zucchero con manodopera africana. Più a sud i coloni organizzavano spedizioni nell’entroterra per catturare indios da vendere come schiavi e fu proprio una di queste spedizioni che portò nel 1693 alla scoperta di grandi quantità d’oro e diamanti nella regione del Minas Gerais. Anche per questa ragione la capitale fu spostata a Rio de Janeiro . Terreno fertile per la coltivazione della canna da zucchero furono le grandi Antille spagnole e le piccole Antille divise tra Francia , Inghilterra e Province Unite. LE ORIGINI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALELa Rivoluzione industriale è un complesso di trasformazioni nel modo di produrre che determinò unprofondo e irreversibile mutamento nei consumi,nel modo di vita e nei rapporti sociali;di tali trasformazionifanno la parte le macchine azionata da energia inanimata(la forza idraulica,il vapore),la concentrazione dellavoro nelle fabbriche.Termine "industria" che indicava un senso di operosità e ingegno pratico; termine "manifattura" indicavainvece un insieme di produzione di filati,tessuti o altri oggetti che aveva luogo nelle case dei lavoranti ericevevano la materia prima da mercanti imprenditori. Solo in Inghilterra questo settore insieme a quello del commercio verso l'estero e all'agricoltura era talmente unito da poter permettere un guadagno e unaricchezza che in Europa non era eguagliata. DALL'ETÀ COTONE ALL'ETÀ DEL FERRONei primi decenni del Settecento,la manifattura di gran lunga più importante in Inghilterra rimaneva quelladella lana,grazie all'allevamento ovino;era questa la più importante perchè il cotone era stato vietato nel1721 che poi venne abrogato nel 1774. A partire dagli anni ottanta si ebbe un decollo dell'economia inglesedi cotonato e nei primi decenni dell'Ottocento la loro esportazione superò quella della lana. Le esigenze delsettore tessile concorsero a determinare passi decisivi in altri campi:sviluppo della chimica,lavorazione delcarbone fossile,l'impiego del coke fu sperimentato con successo ma stentò a diffondersi per varie cause tracui la difficoltà a mantenere temperature elevate.Da paese importatore l'Inghilterra in questo periodo si era dunque trasformata in paese esportatore diferro;non solo,ma venne largamente impiegata l'energia idraulica finchè l'invenzione di James Watt portò ilbrevetto di una macchina a vapore munita di un condensatore del vapore separato dal cilindro.La forza del vapore era oramai pronta per essere utilizzata nell'industria tessile e (più tardi)nella rivoluzionedei trasporti rappresentata dalla ferrovia e dal piroscafo.

LE RIPERCUSSIONI SOCIALI DELL'INDUSTRIALIZZAZIONEIn primo luogo si registra una grande affluenza nelle città,per via della nascita di industrie oDell'ingrandimento di centri urbani;questo flusso di persone si registrò poichè c'era esigenza di lavoro e diStabilità economica;gli imprenditori infatti non reclutavano solo uomini nelle fabbriche,ma anche donne eBambini(il più delle volte provenienti dagli orfanotrofi).le ore di lavoro erano 13-14 al giorno per sei giorniSettimanali e i ritmi imposti dai sorveglianti non ammettevano pause e distrazioni.Il proletariato inglese però reagì creando organizzazioni sindacali(trade unions)e non mancaronoSollevazioni e sommosse che comunque non portarono risultati positivi. Il lato positivo della rivoluzioneIndustriale è che la figura degli imprenditori,spesso uomini di modeste origini,erano saliti a grandi ricchezzeGrazie al fiuto per gli affari e per le capacità organizzative.

LA CIVILTA’ DEI LUMI

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FEDE E RAGIONELa definizione d'Illuminismo più convincente è quella del filosofo I.Kant:"L'illuminismo è l'uscita dell'uomodallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso". Il philosophe è uno spregiudicato indagatore delvero,in qualunque campo del sapere;l'unica verità per lui è quella che deriva da un'osservazione diretta deifatti o da testimonianze superiori a ogni dubbio,da vagliare,gli uni e le altre,al "lume" della ragione.In quest'epoca si distinguono scrittori come Spinoza,Bayle,Locke(che si sforzò di conciliare fede eragione,rendendo quest'ultima arbitra dei problemi morali).Anche personaggi come Voltaire("Candido" 1759),Diderot insieme a d'Alembert autori dell'Enciclopedia elo scienziato Lamarck(anticipatore della teoria evoluzionistica). L'UOMO E LA NATURAAlcuni filosofi si spinsero fino ad un materialismo integrale,cioè alla riduzione di tutto ciò cheesiste,compreso l'uomo e le sue facoltà mentali,a pura materia. Altri ancora come lo scozzese D.Humesvilupparono l'empirismo lockiano in una direzione diversa,che portava alla negazione del concetto disostanza.La figura dominante però del panorama scientifico europeo è senza dubbio l'inglese Isaac Newton(1642-1727) che impose un metodo scientifico basato sul rifiuto delle ipotesi astratte e sulla sintesi tra indaginesperimentale e procedimento matematico. L'autorità newtoniana rimase indiscussa per tutto il diciottesimo secolo;fecero passi avanti botanica e zoologia,come anche la chimica rinforzata dagli studi di Lavoisier(scopritore dell'ossigeno e della composizione dell'acqua. Vennero studiati i fenomeni elettrici da B.Franklin e dagli italiani Galvani e Volta.LA PUBBLICA FELICITÀIn campo filosofico i vari orientamenti possono essere racchiusi in 3 nomi: Montesquieu,Voltaire eRousseau. Il primo affermava che le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose;a lui premeva fornire i meccanismi e i princìpi che regolano i vari ordinamenti politici: dispotismo (paura),monarchia (senso d'onore),democrazia (virtù dei cittadini).Ciascuno delle tre forme si adatta meglio ad un determinato clima e territorio;tuttavia traspare che Montesquieu ammira il modello politico inglese basato sulle libertà individuali,divisione dei poteri (giudiziario,esecutivo,legislativo). Roussea invece è un convinto democratico;secondo il ginevrino,il passaggio dell'uomo dallo stato di natura allo stato sociale ,aveva dato inizio ad un processo di degenerazione morale i cui sintomi erano le enormi disuguaglianze sociali,corruzione,raffinatezza delle arti e tecniche. Per uscire da questa situazione l'unica via è quella di una rifondazione della società,di un patto che trasformasse i sudditi in cittadini,gli schiavi in uomini liberi attraverso la cessione totale di tutti i propri diritti.L'unione delle volontà non limita la libertà dell'individuo,anzi la potenzia proteggendo la persona e i beni individuali. Lo stesso anno del Contratto sociale(1762),il filosofo pubblicò l'"Emilio" in cui si mostra come attraverso l'educazione sia possibile forgiare l'uomo nuovo. Nei paesi di lingua tedesca rimase viva la corrente del Giusnaturalismo che sosteneva l'esistenza di un diritto naturale comune a tutti gli uomini e anteriore al costituirsi delle società politiche. Di risonanza mondiale anche il trattato di C.Beccaria "Dei delitti e delle pene" in cui denunciava il carattere irrazionale e inumano delle procedure giudiziarie in uso.UNA NUOVA SCIENZA NEL 1700: L'ECONOMIANella seconda metà del settecento soprattutto in Francia e Inghilterra si ebbe una nuova concezione dellavita economica. Si diffuse la "fisiocrazia" --> convinzione che l'agricoltura sia produttrice di ricchezza e che il surplus derivato dall'attività agricola costituisce la rendita verso i proprietari terrieri. Su queste premesse Quesnay elaborò il "Tableu Economique" di circolazione di ricchezze tra le classi economiche :"proprietaria" ,"produttiva" e "sterile"(commercianti e artigiani).Invece in Inghilterra con il contributo di Adam Smith si diffuse il liberismo che introdusse la divisione del lavoro,riducendo il tempo totale dedicato alla manifattura giacchè per Smith la misura fondamentale del valore del prodotto è la quantità di lavoro in esso corporato. Nel prezzo entrano anche insieme al salario dei lavoratori,la remunerazione di capitali investito dagli imprenditori e la rendita dovuta ai proprietari del suolo. Le 3 classi di Smith non coincidono con quelle di Quesnay,ma in comune con i fisiocratici Smith ha la fede nell'esistenza di un ordine naturale benefico.

LA CIRCOLAZIONE DELLE IDEE Due fenomeni dell'età dei lumi furono la circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali molto piùampi che non per il passato e la formazione di un'opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione e nel

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progresso. L'opinione delle persone colte e illuminate si forma attraverso la lettura di libri e giornali,laconversazione,gli scambi e le manifestazioni di socialità di cui il Settecento è colmo.Grande fortuna ebbero le opere di divulgazione,tra le quali si può far rientrare la celebre Enciclopedia;nonsolo ma anche i luoghi di aggregazione come salotti,accademie,logge massoniche(la Grande Loggia diLondra).

FRANCIA E INGHILTERRA NEL 700 DUELLO SECOLARE

LA FRANCIA DALLA REGGENZA AL MINISTERO FLEURYAlla morte del Re Sole il pronipote Luigi XV aveva appena cinque anni e il parlamento francese proclamòreggente unico un nipote del defunto monarca,Filippo d'Orleans.Il periodo della reggenza fu contrassegnato da una relativa libertà di opinione e di critica,come dimostrano le "Lettere persane"di Montesquieu pubblicate nel 1721. Il problema più assillante per Filippo d'Orleans era quello finanziario;il debito pubblico aveva raggiunto cifre altissime;il reggente J.Law presentò una serie di arditi progetti di risanamento finanziario:aumento della massa dei mezzi di pagamento con l'emissione di carta moneta. Creò una banca che ottenne il diritto di emettere banconote e una Compagnia di commercio che assorbì tutte le compagnie privilegiate;denominò nel 1719 la Compagnia delle Indie. Ma tutto questo apparato crollò quando ci si accorse che essa on distribuiva i guadagni sperati;Law fu costretto a fuggire all'estero. Alla morte di Filippo d'Orleans il suo posto fu preso da un duca di Borbone per pochi anni fino a che Luigi XV ormai maggiorenne accordò la sua fiducia a A.H.Fleury. Il suo governò fermo e prudente assicurò un lungo periodo di pace interrotto solo da una vittoriosa campagna contro l'Austria nella guerra di Successione polacca che fruttò l'annessione della Lorena. Tuttavia verso gli anni 30' del Settecento quando fu diffusa la Bolla "Unigenitus" si profilò un periodo di contrasti relIgiosi che avrebbero negativizzato il regno di Luigi XV.

LA GRAN BRETAGNA NELL'ETÀ DI WALPOLEAlla morte della regina Anna salì al trono l'elettore di Hannover Giorgio I;egli e il suo successore Giorgio IIsi interessavano tuttavia alle faccende del loro paese d'origine che alla politica inglese. Prese così forma ungoverno di gabinetto e l'estendersi della corruzione sotto gli Hannover,delle differenze ideologiche fra ipartiti whig e tory in lotta per il potere.Tra il 1721 e il 1742 il ruolo di primo ministro fu ricoperto da R.Walpole,che mantenne buone relazioni coni francesi e si adoperò per ridurre il debito pubblico e per proteggere commercio e industria.Sotto la guida di Walpole,il paese godette di un buon periodo di prosperità e nel complesso la società inglesesettecentesca appare oggettivamente come miscuglio di libertà,di dipendenza,mobilità sociale individuale esolidità delle gerarchie di gruppo,di tradizionalismo e progresso.

I CONFLITTI DECENNALI DEL SETTECENTOIl lungo periodo di pace che aveva goduto la Francia dopo il Re Sole venne interrotto dalla guerra diSuccessione polacca(1733-1738). Nel 1733 morì il re di Polonia Augusto III e la Dieta polacca elesse a successore il nobile Stanislao Leszczynski;ma Russia e Austria proposero con le armi il principe di Sassonia Federico Augusto che come Re polacco prese il nome di Augusto III. Per vendicare l'oltraggio il governo francese organizzò una coalizione antiaustriaca il re di Sardegna Carlo Emanuele III e la monarchia spagnola.L'attacco d questa coalizione colse impreparata la monarchia asburgica che perse Milano e i regni di NapoliE Sicilia. Negli anni seguenti l'Inghilterra esercitò un'opera di mediazione che portò alla pace di Vienna nel 1738. L'Austria recuperava il Milanese ma cedette alla Savoia due province e a Carlo di Borbone Napoli e laSicilia. L'estinzione della famiglia fiorentina Medici favorì un altro scambio di territori:il duca di Lorena Francesco Stefano divenne granduca di Toscana e la Lorena fu assegnata a Stanislao col patto che alla sua morte la Ragione sarebbe tornata in mano francesi. Forti delle concessioni del trattato di Utrecht i mercanti inglesi avevano preso a padroneggiare le coste Dell'america Latina;quando le autorità spagnole

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sequestrarono alcuni carichi inglesi,quest ultimi Dichiararono guerra agli iberici. Le ostilità si trascinarono fino alla metà degli anni 40' confluendo nel Conflitto europeo più vasto noto come Guerra di Successione Austriaca(1740-1748). A scatenarla fu l'aggressione lanciata dal nuovo re prussiano Federico II contro la Slesia(parte più Settentrionale della Boemia austriaca). A questo conflitto si aggiunsero Spagna e Francia desiderose di sferrare il colpo mortale alla dinastia Asburgica;non solo ma anche gli elettori di Baviera e Sassonia miravano al trono austriaco. In seguito però il ritiro della Prussia dal conflitto,gli aiuti finanziari inglesi alla corona austriaca,l'intervento Del re di Sardegna a fianco degli Asburgo e un più deciso impegno inglese raddrizzarono le sorti della Guerra. Nel marzo 1744 Luigi XV dichiarò allora guerra all'inghilterra:per via terra i francesi spezzarono le difese Inglesi nei Paesi Bassi ma via mare la superiorità britannica fu piuttosto evidente. La pace di Aquisgrana nel 1748 sancì il possesso prussiano della Slesia,la cessione dei ducati di Parma e Piacenza da parte di Maria Teresa Asburgo a Filippo di Borbone. La Francia non ebbe alcun vantaggio territoriale e questo fatto minò la popolarità del sovrano francese che Alla morte di Fleury prese personalmente le redini del governo. Le sue scelte furono però bilanciate dai consigli della marchesa di Pompadour. A un trattato di alleanza stipulato tra Inghilterra e Prussia nel 1756,l'abile diplomazia del cancelliere Austriaco Kaunitz deciso a riprendersi la Slesia riuscì a contrapporre una coalizione composta daAustria,Francia e Russia cui si unirono in seguito Svezia e Polonia.Questo schieramento pose fine alla tradizionale rivalità tra francesi(Borbone) a austriaci(Asburgo);leOperazioni belliche si svolsero in modo favorevole alla coalizione finchè a Londra fu richiamato WilliamPitt che salì al ministero degli affari estero nel 1757. Egli seppe unire la nazione dietro di sè e dirigere al successo militare l'Inghilterra contro la Francia sul Territorio coloniale americano;neppure l'entrata in guerra della compagine spagnola riuscì a evitare il trionfo inglese. I negoziati di pace si risolsero nel 1763 a Parigi.IL FALLIMENTO DELLE RIFORME IN FRANCIALa Francia era uscita umiliata dalla guerra dei 7 anni e in condizioni finanziarie disastrose;non bastaronol'annessione della Lorena e l'acquisizione della Corsica nel 1768 dalla repubblica genovese.Nel 1764 venne emanato un editto di espulsione dei gesuiti e il governo fu assunto da untriumvirato:Aiguillon,Maupeou e il controllore delle finanze Terray;esso riuscì a ridurre il deficit francese.A Luigi XV succedette Luigi XVI che sciolse il triumvirato e nominò il fisiocratico Turgot come ministrodelle finanze,ma la libertà di commercio stabilita non coincise con un buon raccolto agricolo e ciò indusse ilsovrano a ritirare il suo appoggio al ministro che rassegnò le dimissioni nel 1776.L'INGHILTERRA NELL'ETÀ DI GIORGIO IIIAl contrario della Francia,la Gran Bretagna era uscita molto rafforzata dalla guerra e non aveva più rivali inambito marittimo-coloniale,ma lo sviluppo economico non impedì l'insorgere di alcune tensioni.1) Il nuovo re Giorgio III manifestò l'intenzione di esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionalesuscitando l'opposizione del Parlamento e della pubblica opinione.2) Parallelamente si formò accanto alla fazione whig una corrente ancor più radicale per un allargamento delsuffragio e per un'estensione delle libertà religiose e civili.3) Causa del malessere politico fu la disastrosa conduzione della crisi nordamericana da parte del governo diLord North;l'impopolarità del suo governo convinsero Giorgio III ad affidare il nuovo governo a WilliamPitt il Giovane,protagonista di una notevole attività riformatrice,introducendo una più equa impostaproporzionale ai redditi di qualunque natura.

L’INGHILTERRA NELL’ETA’ DI GIORGIO III

L’Inhgilterra era uscita rafforzata dalla guerra dei sette anni; padrona dei mari , lanciata verso la rivoluzione industriale non aveva più rivali nell’America settentrionale e in India. Ma ciò non impedì l’inosrgere di tensioni interne dovute a :

Il nuovo re Giorgio III nato ed educato in Inghilterra manifestò l’intenzione di esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionale

La formazione accanto ai Wigh di una corrente più radicale che contestava l’ordine politico figlio della gloriosa rivoluzione e voleva una redistribuzione dei seggi parlamentari , l’allargamento del suffragio e l’estensione delle libertà religiose e civili. Il portavoce più popolare fu il giornalista John Wilkes.

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La disastrosa conduzione della crisi nordamericana da parte del governo di Lord North e i timori suscitati da disordini scoppiati in Irlanda che voleva il voto ai cattolici e l’indipendenza del loro parlamento.

L’impopolarità del governo North e i timori dei disordini di Londra nel 1780 portarono re Giorgio III ad affidare la formazione di un nuovo governo a William Pitt il giovane. Egli accolse in gran parte e richieste irlandesi , combatté in ogni campo corruzione e sprechi e introdusse nel 1797 una più equa imposta proporzionale ai redditi. Pitt sarà a partire dal 1793 il più tenace oppositore della Francia rivoluzionari e all’interno adottò un atteggiamento rigido nei confronti delle agitazioni operaie e dei movimenti di opposizione.

ASSOLUTISMO ILLUMINTO E RIFORME

LA PRUSSIA DI FEDERICO IIIl termine "assolutismo illuminato" fa riferimento alle idee e ai comportamenti di quei sovrani europei chedichiaravano di volersi servire del potere per il bene dei loro sudditi e che si professavano amici e discepolidei philosophes.Il più famoso di questi fu il re di Prussia Federico II il Grande,scrittore prolifico,musicista di un certovalore,irreligioso,amico di Voltaire. Egli amava rifarsi al contratto sociale e dichiarava che il re"e solo ilprimo servitore obbligato a operare con onestà,saggezza e totale abnegazione,come se ad ogni momentopotesse essere chiamato a rendere conto della sua amministrazione ai concittadini".Il suo genio militare si rivelò nella guerra di Successione austriaca e rifulse soprattutto nella guerra dei Setteanni,egli riuscì a restituire colpo su colpo e a difendere il possesso della Slesia.Non cessò nemmeno di incrementare il suo esercito grazie anche all'espansione territoriale eall'immigrazione favorita dalla grande tolleranza religiosa instaurata da Federico II.In campo amministrativo non portò innovazioni sostanziali ma curò molto la preparazione dei quadriburocratici per i quali il diploma era fondamentale per un ingresso lavorativo. Altre innovazioni furono lalibertà di stampa,un codice civile prussiano,l'abolizione della tortura,limitazione della pena di morte el'istruzione elementare obbligatoria per tutti.

LA MONARCHIA AUSTRIACA SOTTO MARIA TERESA E GIUSEPPE IILe guerre di successione polacca e austriaca avevano segnato una grave crisi x la famiglia Asburgo,costrettaa perdere territori in Italia e la Slesia.Maria Teresa non era certo una sovrana "illuminata" come il sovrano prussiano Federico II,ma nel 1748 laregina austriaca costrinse i "ceti" di ciascun "Land"(territorio),cioè i rappresentanti di alta e bassanobiltà,clero e città a votare le imposte non più ogni anno,ma per un intero decennio,lasciando a organi regi di nuova istituzione il compito di riscossione dei tributi. Le due cancellerie boeme e austriache vennero sostituite nel 1749 da un unico Direttorio;la nobiltà fu costretta a pagare l'imposta fondiaria di cui prima era esente ma fu tuttavia compensata con la preferenza accordatale nel conferimento delle cariche civili e militari. In pochi anni il gettito delle imposte dirette aumentò del 60% e cominciò a delinearsi una nuova concezione unitaria dello Stato,spinta anche da un accentramento amministrativo-finanziario(nella prima parte del regno di Teresa)e un interesse verso il benessere dei sudditi(nella seconda parte). Kaunitz,il cancelliere di corte,ne approfittò per imporre l'istituzione di un Consiglio Statale per influenzare le scelte regie nelle questioni di politica interna. Alla morte improvvisa di Francesco Stefano gli succedette Giuseppe II,nominato dalla madre "coreggente" degli stati ereditari asburgici;vi fu un trio politico alla guida della monarchia:Maria Teresa,Kaunitz e Giuseppe II.Quest ultimo,quando si ritrovò solo a reggere il regno austriaco e possedimenti limitrofi,si distinse per lostile di governo;da esso prese il nome la politica religiosa nota come "Giuseppinismo":in esso confluivanoistanze di riforma interne della Chiesa cattolica e la volontà di affermare la volontà statale sul cleronazionale.

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Nel 1781 fu egli emanò la "patente di tolleranza" che rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e ortodosse;vennero soppressi conventi e monasteri con il progetto di irrigidire le condizioni per i voti monastici(ideale giuseppino del "buon parroco",guida civile e religiosa della comunità),vennero finanziate scuole e attività assistenziali. Si presero provvedimenti riguardanti l'istruzione e la giustizia;fu abolita la servitù personale e si fece ricorso ad un nuovo catasto dei beni fondiari esteso anche in territori ungheresi. Molte di queste riforme però suscitarono malcontento e resistenze,soprattutto in quei territori come il Belgio e l'Ungheria,meno toccati dalle iniziative. A ciò si aggiunse l'enorme costo finanziario della guerra che Giuseppe II volle intraprendere nel 1787 a fianco dei russi contro il nemico turco. Paesi Bassi e Belgio approfittarono di questo momento di distrazione per insorgere e proclamarsi indipendenti nel 1787 e 1789;perfino l'Ungheria era sull'orlo di una rivolta quando morì Giuseppe II nel 1790. Gli succedette Pietro Leopoldo,granduca di Toscana,che fu costretto a elargere concezioni e privilegi ai nobili per salvare la situazione,e dopo la sua scomparsa prematura toccò a Francesco II che col suo operato chiuderà per sempre con il periodo di riforme in Austria inaugurato da Maria Teresa. Non si può però non citare Vienna,divenuta grande capitale,sede di una raffinata civiltà:intellettuale,musicale,artistica e crogiolo di diverse nazionalità.

LA RUSSIA DI CATERINA IIL'eredità di Pietro il Grande era stata ben raccolta dalla figlia Elisabetta che ne proseguì gli indirizzi dimodernizzazione culturale del Paese,di rafforzamento militare e di una più incisiva presenza in politicaestera. Il successore Pietro III venne deposto nel 1762 in seguito a un colpo di stato organizzato dalla giovane moglie Caterina II;il suo lungo regno aprì le porte alla Russia all'influenza europea (e in particolarefrancese)dei philosophes illuminati. La prima mossa fu la riformazione della Chiesa Ortodossa;nel 1764 furono confiscate tutte le proprietà ecclesiastiche,le cui rendite servirono a risanare le finanze.La più clamorosa iniziativa della zarina fu la convocazione di una commissione legislativa composta darappresentanti nobili,dei cittadini,dei contadini e anche delle nazionalità non russe. All'interno di essainsorsero aspre dispute e alla fine del 1768 Caterina la sciolse,col pretesto della guerra scoppiata control'impero ottomano. Il timore dell'anarchia indusse la sovrana ad abbandonare qualsiasi velleità d'intervento a favore delle masse rurali dei contadini:le loro condizioni peggiorarono anzi.Considerevoli furono i successi ottenuti in politica estera. La campagna contro l'impero ottomano fucontrassegnata dalla spettacolare azione di una squadra navale russa che circumnavigò l'Europa e a Chiodistrusse la flotta ottomana.Il conflitto si risolse nel 1774 con condizioni vantaggiose per i russi che ottennero l'accesso al Mar Nero eun passaggio libero per il canale del Bosforo.La Russia annettè anche la Bielorussia e la metà orientale della Polonia;infine s'aggiunse anche la Crimeanel 1783. Anche per effetto di queste annessioni la popolazione soggetta a Caterina era cresciuta da 23 acirca 38 milioni di abitanti,diventando perciò il paese più popoloso d'Europa.

LE SPARTIZIONI DELLA POLONIA E LE RIFORME IN SCANDINAVIAIn Polonia lo sconvolgimento della "grande guerra del nord" aveva determinato un ulteriore regressoeconomico e demografico;il ricorso del "liberum veto" da parte dei nobili,rendeva inconcludenti tutte leriunioni del Parlamento e vanificava ogni tentativo in senso assolutistico.Alla morte di Augusto III di Sassonia,la Russia appoggiò l'elezione di Stanislao Poniatowski. Egli proposeun programma di riforme che prevedeva la soppressione del "liberum veto";ciò provocò l'intervento amatodi Caterina II,cui si contrappose una schiera di nobili ostili all'influenza russa e alle riforme.Al termine di questo periodo di lotte,le grandi potenze confinanti si accordarono per smembrarla a propriovantaggio;la Russia annettè la Bielorussia,l'Austria s'impadronì della Galizia e della Lodomiria e la Prussiaottenne la parte occidentale che le mancava per saldare i propri confini.Pur indebolito,Stanislao continuò nella sua politica riformatrice;il Parlamento si lasciò convincere adapprovare una Costituzione che trasformava la monarchia Polacca da elettiva ad ereditaria e sopprimeva illiberum veto.Nuovamente le truppe zariste invasero i territori polacchi che furono dimezzati da una "seconda spartizione"a vantaggio di Russia e Prussia. Ciò che restava della Polonia sparì con la "terza spartizione" del

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1795. L'esperienza illuminata dell'assolutismo questa volta aveva fallito comportando la cancellazione di uno stato dalla cartina geo-politica europea.Nella storia svedese che seguì la morte senza eredi di Carlo XII è noto come "era della libertà";il successoreFederico I d'Assia-Cassel dovette impegnarsi a rispettare una Costituzione che attribuiva allaDieta,composta dai quattro ceti(nobiliare,clericale,borghese,contadina).Le campagne militari contro la Russia e Prussia non portarono ad alcun vantaggio territoriale ma tuttavianon compromisero l'assetto interno del Paese e anzi possiamo dire che il progresso economico-civile delpaese fu talmente importante che l'analfabetismo si poteva considerare scomparso.NEL 1772 Gustavo III attuò un colpo di stato che portò all'abnegazione del testo costituzionale e allarestaurazione dell'assolutismo monarchico.Il suo governo si distinse per una serie di mosse riformatrici in campo amministrativo e giudiziario chegiunsero a togliere una serie di privilegi nobiliari. In Danimarca invece l'assolutismo era divenuto una leggefondamentale dello Stato a partire dal 1665. Qui Cristiano VII abolì la servitù,trasformò i coloni dipendentiin proprietari terrieri autonomi,grazie ad un programma che mirava ad un riscatto dei poderi;da ciò nericevettero impulso l'agricoltura e l'allevamento,facendo della Danimarca uno dei paesi più all'avanguardiain Europa.

LA CRISI DEL PAPATO E I REGNI IBERICI NEL 1700A differenza delle confessioni protestanti,il cattolicesimo si presentava come una struttura sovranazionalesottoposta all'autorità assouta del pontefice romano e della sua curia,a cui non solo dovevano obbedienza ,ma anche i laici rientravano in questo progetto spirituale. Fu il clero regolare a divenire bersaglio degli attacchi sempre più violenti delle menti illuministe:sia perché soggetti direttamente a Roma e non a vescovi o arcivescovi locali sia perchè lo si accusava di condurre una vita oziosa e parassitaria. Grande scalpore suscitò nel 1763 le tesi pubblicate dal vescovo di Treviri,Nikolaus Von Hantheim,che riconoscevano al papa romano solo un primato onorifico all'interno della Chiesa. I pontefici Clemente XII e Benedetto XIV parvero disponibili ad un compromesso con le nuove correnti politico-culturali ed espressione di questa tendenza conciliativa furono i concordati stipulati dalla santa sede con il Regno di Sardegna (1727,1740)Regno di Napoli (1741) e Spagna (1737 e 1753) che disciplinavano materie come la tassazione del clero e il conferimento dei benefici e del diritto d'asilo. Il rigido pontificato di Clemente XIII fece peggiorare i rapporti tra Chiesa e potenze cattoliche;conseguenza,gli stati cattolici s'impegnarono a cacciare i gesuiti dai loroterritori(Francia,Portogallo,Spagna,Regno di Napoli,Ducato di Parma).La pressione aumentò fino a cheClemente XV decretò (1769-1774) lo scioglimento della compagnia di Gesù. Spagna e Portogallo erano in prima fila nella lotta contro i gesuiti. In Portogallo,la situazione cambiò radicalmente sotto il regno di Giuseppe I per opera dell'onnipotente ministro Sebastiao Josè de Carvalho e Mello,dal 1770 marchese di Pombal,protagonista della ricostruzione di Lisbona.Egli riformò gli studi,rafforzò l'esercito,promosse lo sfruttamento delle colonie e cercò di dare impulso alle manifatture e al commercio con la creazione di compagnie privilegiate. In Spagna l'ascesa dei Borbone con Filippo V aveva segnato una svolta in senso assolutistico. I tentativi di riforma cominciati con Ferdinando VII,si fecero più concreti con Carlo III che aveva fatto il suo apprendistato come Re di Napoli e che si circondò di ministri illuminati. La popolazione spagnola passò nel XVIII da 8 milioni a 11 e mezzo e notevoli segnali di risveglio economico si manifestarono nella periferia del regno. Anche il settore agricolo crebbe grazie all'abolizione di tecniche arretrate;uno sviluppo anche più rapido conobbero le colonie ispano-americane,dove gli sforzi della madrepatria di combattere la volontà d'autonomia creola furono vani,per via di una nascente e coesa classe dirigente spagnola in quei posti.

L’ITALIA DEL 700

IL QUADRO POLITICO E INTELLETTUALE NELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO XVIII ,LE RIFORME IN PIEMONTE

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Fin dal 176-1707 i domini spagnoli in Italia (Stato di Milano,Regno di Napoli,Sicilia e Sardegna) eranopassati grazie ai successi imperiali agli Asburgo austriaci che alla pace di Rastatt(1714) (pace successiva allaguerra di Successione spagnola(1701-1714) dovettero cedere la Sicilia col titolo regio ai Savoia.La guerra di successione polacca portò alla temporanea occupazione di Milano da parte del Re di SardegnaCarlo Emanuele III che alla fine dovette accontentarsi dell'acquisto delle due province di Novara eTortona.La monarchia austriaca perse il regno napoletano e la Sicilia conquistati nel 1734 da Carlo diBorbone,figlio del sovrano spagnolo Filippo V;in compenso Carlo VI d'Asburgo ebbe Parma ePiacenza,senza contare che poi Francesco Stefano di Lorena ottenne il Granducato di Toscana alla mortedell'ultimo rappresentante della famiglia Medici. La guerra di Successione austriaca (1740-1748) spostò a est il confine tra stato sabaudo e Lombardia austriaca;da quest'ultima vennero staccate Parma e Piacenza che tornarono a formare un ducato indipendente amministrato dai Borbone (precisamente Filippo di Borbone,fratello minore del re di Napoli). Insieme al declino della potenza spagnola,si registrò in Italia l'indebolimento della Chiesa;nella controversia tra papato e impero non pochi furono i letterati che prese le parti dell'impero. L'anticurialismo e l'anticlericalismo divenne il terreno privilegiato d'incontro tra monarchia austriaca e ceto intellettuale del Mezzogiorno (molti intellettuali dell'Italia meridionale: G.Vico,P. Mattia Doria).Tra Sei e Settecento segnarono una ripresa e un rafforzamento degli scambi culturali tra Italia ed Europa euna presa di coscienza di arretratezza nei confronti nazioni come Francia,Inghilterra e Olanda.L'espansione territoriale del Piemonte coincise con una serie di riforme approvate da Vittorio Amedeo II:lapromozione di un nuovo catasto delle proprietà fondiarie che portò ad una migliore distribuzione delleimposte e una sensibile riduzione delle immunità di cui godevano i beni fuedali ed ecclesiastici.Venne rilanciata e riformata l'Università di Torino e creato per la prima volta nella penisola,un sistemastatale di scuole secondarie.Con il successore Carlo Emanuele III proseguì il rafforzamento delle tendenze assolutistiche e nel 1771 sigiunse all'abolizione della feudalità e l'inizio di provvedimenti atti a limitare il potere baronale e a ridurre iprivilegi ecclesiastici, combattere il brigantaggio e l'analfabetismo.

I REGNI DI NAPOLI E DI SICILIA SOTTO I BORBONENel regno di Napoli il riacquisto dell’indipendenza sotto , un re proprio , grazie all’insediamento di Carlo di Borbone nel 1734 favorì una spinta rinnovatrice che in pochi anni portò alla limitazione delle giurisdizioni baronali , alla ripresa della politica giurisdizionalista , alla riforma degli studi nell’università di Napoli , all’avvio di una catastazione delle terre e dei beni anche se i lavori per la redazione di nuovi catasti si arenarono. Molto vivace rimase la vita intellettuale , e si evince dalla pubblicazione del trattato la moneta fi Ferdinando Galiani e il conferimento della cattedra di meccanica e commercio all’abate Antonio Genovesi dalla cui scuola passeranno Galanti e Filangeri. Quando Carlo Borbone divenne re di Spagna il toscano Bernardo Tanucci , già ministro degli esteri , divenne la figura più autorevole del consiglio di reggenza in considerazione della minore età di Ferdinando IV. Intransigente difensore dello stato contro la chiesa come dimostrano le espulsioni dei gesuiti nel 1767 e la legge sulle manimorte nel 1769 Tanucci era alieno a riforme radicali sul piano economico e sociale , la gravissima carestia del 1763-65 venne affrontata con rimedi tradizionali . Il giovane Ferdinando sposò Maria Carolina d’Austria : l’orientamento filoaustriaco impresso al governo dalla regina , che fece licenziare Tanucci , portò in un primo tempo alla ripresa dell’azione riformatrice. A misure liberalizzatrici in campo commerciale e all’istituzione di un monte frumentario per il credito ai coltivatori si accompagnarono la fondazione di manifatture regie e l’istituzione con beni confiscati alla chiesa di una cassa sacra per la Calabria colpita nel 1783 da un grande terremoto. Anche in Sicilia il viceregno di Domenico Caracciolo fu contrassegnato da importanti iniziative come l’abolizione dell’Inquisizione la creazione di un catasto , poi fallito per l’opposizione nobiliare. Ne in Sicilia ne nel mezzogiorno le riforme riuscirono a mettere in discussione il permanere di strutture feudali nelle campagne e a liberale lo stato dal groviglio di interessi personali. ILLUMINISMO E RIFORME NELLA LOMBARDIA AUSTRIACADopo la pace di Aquisgrana del 1748,la monarchia austriaca rimaneva in possesso dello Stato di Milano edel ducato di Mantova uniti sotto uno stesso governo a formare la Lombardia austriaca.Una prima ondata di riforme investì lo stato milanese tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta;nel 1749 furiordinata l'amministrazione e abolita la vendita delle cariche che dovevano essere conferite a requisiti solo

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di capacità e merito. Le finanze furono risanate con i dazi di una "Ferma generale",l'istituzione di un bancoper la gestione del debito pubblico e il graduale rimborso dei creditori dello stato.Il risultato più importante fu il conseguimento del catasto presieduto dal celebre giurista Pompeo Neri(sotto il regno di Carlo VI);contributi ideologici e culturali vennero da P.Verri,da C.Beccaria(nonno del Manzoni)e dal poeta G.Parini. Sotto Giuseppe II,si giunse nel 1786 alla soppressione del Senato e all'istituzione di un moderno sistema giudiziario;furono rinnovate le scuole superiori di Milano e Pavia. L'economia della regione trasse vantaggio oltrechè dalle riforme finanziarie già notata dal miglioramento delle vie di comunicazione e dall'accesso privilegiato al mercato austriaco.

LA TOSCANA DALLA REGGENZA A PIETRO LEOPOLDOIl nuovo Granduca di Toscana Francesco Stefano,marito di Maria Teresa e dal 1745 anche imperatore delSacro Romano Impero,risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un Consiglio di Reggenzacomposto da funzionari lorenesi.Una linea di fermezza e rigidità venne seguita nei rapporti con il mondo ecclesiastico;l'emanazione nel 1743di una nuova legge sulla stampa rivendicò allo Stato il controllo sulla censura e una legge sullemanimorte(che subordinava l'autorizzazione del governo l'acquisto di nuove terre da parte degli entiecclesiastici,venne promulgata nel 1751.Gli ultimi anni della reggenza lorenese in Toscana furono contristati da una carestia pesante che PompeoNeri provò a sconfiggere favorendo la libera circolazione delle derrate affinchè si incoraggiasse laproduzione e il commercio del grano.Fu poi la volta di Pietro Leopoldo che nel 1767 propose con una legge la compravendita dei cerealiall'interno dello Stato e l'esportazione di essi finchè i prezzi fossero tornati al livello abituale.Altre iniziative furono avviate dal sovrano austriaco,quali la bonifica della Valdichiana e della Maremmasenese,la decisione di "allivellare" le terre appartenenti alla corona e alle manimorte (anche se l'operazionenon andò in porto,poichè questi appezzamenti finirono in mano ai nobili).Il documento più celebre fu il codice penale che per la prima volta in Europa aboliva la pena di morte.Perquanto riguarda i rapporti tra Stato e Chiesa,i propositi più radicali poterono essere realizzati;Scipione de'Ricci proponeva la superiorità del concilio sul papato,l'indipendenza dei vescovi da Roma e il cambiamentodella lingua dal latino al volgare.Se questo piano fosse stato attuato,si sarebbe verificato uno scisma daRoma ma alla fine un'assemblea di vescovi e sommosse popolari impedirono l'attuamento di questicambiamenti.

LA SOCIETÀ ITALIANA ALLA FINE DEL SETTECENTOSolo marginalmente furono toccati dal movimento delle riforme statali pontificio e le Repubblicheoligarchiche di Venezia,Genova e Lucca. Roma rimaneva una grande capitale,meta di un flusso continuo di visitatori provenienti da tutta l'Europa e sotto il pontificato di Pio VI si affermarono nuovi indirizzi di politica economica ,con l'eliminazione di dazi interni e il tentativo di prosciugamento delle paludi Pontine.Venezia fu il maggior centro editoriale italiano e sede di una raffinata civiltà letteraria e artistica (C.Goldoniteatro, Guardì e Tiepolo-pittura). Anche in Italia come nel resto d'Europa,si registrò un aumento demografico(da poco più di 13 milioni a 18 milioni di abitanti).

NASCITA DI UNA NAZIONE : GLI STATI UNITI D’AMERICA

GLI INIZI DELLA COLONIZZAZIONE INGLESE E FRANCESE NEL NORDAMERICA

Le colonie inglesi nord-americane avevano avuto differenti origini. Nel 1620 un centinaio di puritani inglesidi modesta estrazione sociale,i cosiddetti Padri Pellegrini attraversarono l'Atlantico per stabilirsi nellaregione del Massachusetts(dove nel 1630 venne fondata Boston)e del Connecticut;nel 1681 il quaccheroWilliam Penn fondò la Pennsylvania;altre colonie ancora come Nuova Amsterdam(ribattezzata New York

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1644) furono conquistate dagli inglesi durante le guerre seicentesche.Ai primi del Settecento le colonie britanniche erano 12:New Hampshire,Massachusetts,Pennsylvania,Northe South Carolina,New York,New Jersey,Virginia,Connecticut,Maryland,Rhode Island e nel 1732 si aggiunsela Georgia(ovviamente in onore al sovrano inglese Giorgio I).Non solo inglesi e scozzesi,ma anche irlandesi,olandesi e tedeschi attraversarono l'oceano in cerca difortuna,attratti dalla speranza di accedere a nuovi appezzamenti terrieri o per sottrarsi a persecuzionireligiose o giudiziare dalla madrepatria. Dato da non trascurare,la popolazione nera(tutti schiavi)superava il40%,perciò costituiva un'etnia non indifferente in quella realtà.Sul versante economico,le colonie geograficamente più meridionali erano quelle che si integravano megliocon le esigenze della madrepatria(fornendo prodotti agricoli:tabacco,riso,indaco,cotone)mentre le coloniecentro-settentrionali erano abitate da coltivatori diretti che producevano e importavano il necessario perguardagnarsi da vivere.Essi commerciavano con le Indie occidentali(Antille)esportandograno,legname,carne salata in cambio di zucchero,melassa(utilizzata per la fabbricazione di rum).All'inizio del Settecento le colonie si erano create istituzioni politico-giudiziarie abbastanza simili:sisceglieva un governatore che nominava giudici e aveva diritto di veto sulle decisioni prese dal poterelegislativo.Di gran lunga differente la situazione delle colonie francesi(o meglio della Nuova Francia) dove (nella zonadell'odierno Canada)si fondarono verso la metà del Seicento le città di Québec e Montréal;dalla regione digrandi laghi gli esploratori e missionari francesi si erano spinti verso il corso del Mississippi raggiungendole sue foci fino a fondare nel 1720 la città di New Orléans.

I CONTRASTI TRA LE TREDICI COLONIE D'AMERICA E LA MADREPATRIA INGLESEDurante la guerra dei Sette anni(1756-1763)gli abitanti delle tredici colonie parteciparono affiancando letruppe britanniche inviate dall'Europa contro i francesi;essi presero così coscienza della propria forza edell'incapacità militare delle forze della madrepatria,tali da riuscire a vincere senza il sostegno politicomilitare inglese. Cominciava insomma a nascere un crescente malcontento verso il Parlamento inglese che in base agli Atti di navigazione vietave il commercio delle colonie verso altri paesi,imponendo forti dazi sull'importazione di alcuni prodotti importati ed esportare manufatti che potessero mettere in concorrenza altri paesi diversi dalla madrepatria.Alla fine della guerra dei Sette anni,era convinzione del governo inglese che l'indebitamento statale sipotesse ridurre mediante un maggior contributo da parte delle colonie oltre oceano.Col passare degli annifurono emanate norme sempre più soffocanti volte a reprimere il commercio di contrabbando;i coloni giàcolpiti dagli effetti negativi della guerra dichiararono incostituzionale la tassa di bollo,perchè approvata daun organo politico che non li rappresentava.Nel febbraio 1766 il governo inglese ritirò la tassa di bollo mariaffermò il proprio diritto di tassare i coloni che presero a boicottare le merci inglesi.La tensione crebbe finchè a Boston nel 1770 un paio di soldati inglesi aprirono il fuoco sulla folla uccidendocinque civili;tre anni dopo,esattamente il 16/12/1773 un gruppo di patrioti travestiti da indiani salì a bordo di una nave della Compagnia delle Indie orientali in attesa di scaricare la sua merce nel porto di Boston e gettò in acqua tutto il carico di tè trasportato da essa(Boston tea party):questo gesto segnò l'inizio delle ostilità fra colonie e madrepatria.

LA GUERRA DI INDIPENDENZA AMERICANALa reazione del governo inglese fu durissima (chiusura del porto bostoniano fino al risarcimento economicodelle merci gettate a mare);intanto oltre oceano nel 1774 si riunì a Philadelphia il "Primo CongressoContinentale" nel quale fu riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide solo le leggi e leimposte votate dalle loro assemblee e non dal Parlamento britannico.Il "secondo congresso continentale" coincise col verificarsi di sanguinosi scontri armati tra coloni e l'esercitobritannico.Il 4 luglio 1776,in un clima di esaltazione collettiva,venne approvata la "Dichiarazioned'Indipendenza" che proclamava il diritto degli americani a darsi un nuovo governo sulla basedell'uguaglianza naturale tra tutti gli uomini e del diritto inalienabile di ognuno alla vita,alla libertà e allaricerca della felicità;benchè in contraddizione con la schiavitù nera che vigeva all'epoca,i valori elaborati nelvivo dell'esperienza americana erano stati mescolati alle ideologie portate dall'Illuminismo europeo.

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Il comando delle forze fu affidato a George Washington,un ricco possidente della Virginia che si era distintonelle operazioni militari contro i francesi durante la guerra dei Sette anni contro la Francia.Le truppe inglesi dopo un primo momento di successi iniziali,cominciò a soccombere di fronte alladisciplina e all'organizzazione efficace dell'esercito americano che con la tattica della guerriglia soprese isoldati nemici logorando loro il morale. La svolta arrivò nel l'ottobre 1777 con la battaglia di Saratoga dove un contingente inglese di 8000 soldati si arrese agli americani;questo episodio convinse il governo francese ad appoggiare gli americani.L'intervento della Francia e in seguito anche della Spagna valse a contrastare la flotta britannica impedendo rifornimenti marittimi. Nell'ottobre 1781 il generale inglese Cornwallis,stretto tra la squadra francese e l'esercito congiunto francoamericano fu costretto a capitolare a Yorktown.Con il trattato di Versailles del 1783 la Gran Bretagna riconosceva le colonie nordamericane e restituiva allaFrancia alcuni territori nei Caraibi,nel Senegal e alla Spagna Minorca e la Florida.

UNA COSTITUZIONE PER GLI STATI UNITI D'AMERICACominciarono quindi i lavori per creare un testo legislativo unico,che venisse accettato in ogni Stato eapprovato infine al Congresso continentale.Gli "Articoli di Confederazione votati nel 1777 ed entrati in vigore quattro anni dopo,lasciavano quelli cheormai gli Stati Uniti d'America solo la politica estera e la difesa erano prerogativa dei singoli stati.Si fece largo fra gli uomini politici,l'esigenza di un governo centrale e forte,capace di regolare la politicainterna come il commercio estero e la circolazione della moneta. La Convenzione si riunì nuovamente aPhiladelphia tra maggio e settembre 1787:le discussioni furono accese ma alla fine prevalse la proposta della delegazione della Virginia di una confederazione federale nuova(grazie alle idee di J.Madison e delnewyorkese A.Hamilton,capo appunto del partito federalista). La Costituzione degli Stati Uniti d'America fu approvata a maggioranza il 17 settembre ed entrò in vigore nell'estate del 1788;alla base di essa c'era un difficile equilibrio tra l'esigenza di rafforzare il governo centrale e salvaguardare l'autonomia dei singoli Stati.Il potere legislativo fu affidato ad un Congresso composto da un Senato e da una Camera dei Rappresentanti;al vertice del potere esecutivo vi era un presidente eletto dal popolo con un sistema a doppio grado. Al presidente,il cui mandato(rinnovabile) durava 4 anni spettavano il potere di veto sospensivo sulle leggi,la nomina dei ministri e il controllo del Congresso,politica estera e forze armate.Inoltre designava i giudici della Corte suprema che una volta insediati erano però inamovibili.Alla corte suprema era attribuito una sorta di controllo di legittimità costituzionale sulla legislazione sia delgoverno federale,sia dei singoli stati. LO SVILUPPO DEGLI STATI UNITI TRA SETTE E OTTOCENTOSuperata la crisi,la neonata nazione americana riprese con grande impeto la via dello sviluppo demografico ed economico. Il primo stato a unirsi ai 13 già coesi fu il Vermont(1791) seguito dal Kentucky(1792),Tennessee (1796) e Ohio(1802);per quanto il governo si sforzasse di regolare l'assegnazione delle terre,fu impossibile evitare scontri e tensioni fra Stati;naturalmente di fronte all'inarrestabile espansione degli Stati Uniti d'America verso ovest,furono gli indiani a pagarne le conseguenze,espulsi dal loro territorio d'origine e uccisi a migliaia.Il primo presidente degli Stati Uniti fu George Washington eletto nel 1789 e rieletto anche il quadrienniosuccessivo;la fama di generale vittorioso e la semplicità dei suoi modi assicurarono al governo federalel'autorità necessaria per l'adozione di misure spesso impopolari.Per fronteggiare i debiti di guerra,furono fatti pagare gli interessi ai speculatori che avevano incetta deirelativi titoli,s'istituirono dazi e imposte gravanti sulla popolazione e infine si creò una Banca degli StatiUniti nel 1791.A partire dal 1791 stesso cominciò politicamente a delinearsi una lotta al potere di nuovi partitinascenti,come quello repubblicano(che ebbe il suo esponente più noto in Thomas Jefferson) contrapposto a quello federalista. Le elezioni presidenziali del 1796 furono vinte da un altro federalista(J.Adams) ma quattro anni dopo riuscirono a spuntarla i repubblicani guidati prima dallo stesso Jefferson e poi da J.Madison. Con il governo repubblicano,si ridussero lo spese per la burocrazia,la diplomazia e l'esericito rilanciando l'economia americana che all'inizio del diciannovesimo secolo era pronta ad affacciarsi sullo scenario europeo sempre in fermento.

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LA RIVOLUZIONE FRANCESE DALL’ANTICO REGIME ALLA MONARCHIA COSTITUZIONALE

ECONOMIA E SOCIETÀ IN FRANCIA AL TRAMONTO DELL’ANTICO REGIMEL'avvento di Luigi XVI sul trono francese(1774) coincise con l'inizio di un periodo di difficoltà e malessereper l'economia del paese.I punti deboli di questo sviluppo erano la scarsità della produzione di carbone,il ritardo nellameccanizzazione dell'industria tessile,la mancanza di un'organizzazione creditizia efficiente e moderna esoprattutto il carattere arretrato dell'agricoltura;le terre della nazione erano del 10% per il clero,il 20% allanobiltà,il 30-40% alla borghesia e il rimanente 30-40% ai contadini.La percentuale del suolo posseduta dai coltivatori diretti era più elevata in Francia che in Inghilterra,ma ilsuo frazionamento era tale che alla fine dell' "ancièn regime" solo una piccola minoranza poteva vivere delproprio ricavato agricolo.L'aumento dei prezzi agricoli non fece altro che aggravare le masse lavoratrici.Accanto alle cause oggettive di disagio economico,vi erano anche reazioni soggettive che minacciavanol'equilibrio sociale della nazione: tendenza di molti signori e dei loro agenti a ripristinare i diritti feudali,l'aumento delle imposte dopo il 1780, la parziale attuazione di misure invocate dalla dottrina fisiocratica,l'abolizione degli usi collettivi e l'accorpamento degli appezzamenti in grandi aziende.A questo tradizionalismo delle masse si mescolano echi confusi e distorti delle ideologie illuministe qualil'eguaglianza de diritti o la sovranità popolare anche se nella Francia di questo periodo non c'era un distacco accentuato tra borghesia e nobiltà. Più che divisione sociale, il paese era attraversato da molteplici linee di tensione che la crisi politica era destinata ad aggravare e a far esplodere.LA CRISI FINANZIARIA E POLITICA DELLA MONARCHIATra il 1754 e il 1789 si succedettero in Francia ben 19 direttori delle finanze,a causa dei fallimenti derivatidai provvedimenti presi da questi politici. L'economia francese era in crisi per via dell'insufficienza delle entrate statali riguardo al carico delle spese pubbliche e l'unica via verso un risanamento finanziario era costringere o convincere i ceti privilegiati a contribuire in proporzione alle loro ricchezze.Due furono le strategie messe in atto per uscire dalla crisi:la prima tentata da Turgot => consisteva nello spostare il peso maggiore delle imposte sulla proprietàterriera e nel puntare su un incremento delle entrate che sarebbe stato il naturale effetto dello sviluppoeconomico.La seconda che mirava a una riduzione delle spese e degli sprechi,fu la via imboccata da J.Necker(banchieredi Ginevra)che venne posto al timone delle finanze francesi nell'ottobre 1776. Egli abolì molti uffici,ridussele spese della corte,unificò varie casse,riformò e rese più redditizia l'amministrazione del demanioregio;evitò inoltre di inasprire le tasse e ricorse al credito caricando i bilanci futuri di nuovi aggravi per ilpagamento degli interessi.Dopo il suo licenziamento e anni di immobilismo,il nuovo controllore generale Charles-Alexandre deCalonne,decise nel 1786 di porre il sovrano di fronte alla realtà:il deficit superava i 100 milioni e metà delbilancio era usato come pagamento per il sanamento del debito pubblico. L'unica soluzione era adottareriforme radicali,che prevedevano un'imposta fondiaria detta "sovvenzione territoriale",proporzionale allarendita,pagabile in natura e gravante senza eccezioni su tutti i proprietari terrieri,nobili ed ecclesiasticicompresi;prevedeva anche la liberalizzazione commerciale e l'eliminazione di dogane interne.Nel 1787 venne convocata a Versailles un'assemblea di notabili che si opposero al programma di riformeproposte da de Calonne. Il re dunque decise di sostituire de Calonne con l'arcivescovo di Tolosa de Brienne che mantenne la sovvenzione territoriale ideata dal precedente ministro,ma non evitò che l'assemblea si sciogliesse nel maggio dello stesso anno. Sciolta l'assemblea,fu il Parlamento parigino a prendere la guida dell'opposizione rifiutando le proposte dell'arcivescovo e nell'opinione pubblica oramai era costante il riferimento agli Stati Generali come all'unica istanza che poteva discutere riguardo al futuro economico del paese. Così il responsabile delle finanze convocò gli Stati Generali per il primo di maggio dell'anno successivo e poi si dimise,costringendo Luigi XVI a richiamare Necker.Il 25 settembre il Parlamento della capitale francese dichiarò le modalità che dovevano essere rispettate

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dall'assemblea come l'ultima volta che era stata convocata(nel 1614),con tutti i rappresentanti dei 3 ordiniriuniti.LA RIVOLUZIONE IN MARCIA: IL 1789Il grande effetto della mobilitazione psicologica che ebbe questa capillare consultazione popolare furilevante in tutta la nazione francese;in questo clima di agitazione e di attesa di cambiamenti epocali si riunirono a Versailles gli Stati Generali,il 5 maggio 1789. I deputati (in tutto 1165),erano divisi per metà in Terzo Stato e gli altri due ordini sommati insieme;tra il clero c'erano molti parroci solidali con le richieste del Terzo Stato e anche nel secondo ordine vi era un gruppo numeroso di nobili pronti a schierarsi con il Terzo Stato(tra i quali il marchese di La Fayette,reduce dalla partecipazione alla guerra d'indipendenza americana). I deputati del Terzo Stato proposero agli altri 2 ordini di riunirsi in un'unica assemblea,ma entrambi rifiutarono in un primo momento,poi alcune fazioni del clero cedettero di fronte alla fermezza del Terzo Stato. Luigi XVI solidale con il ceto nobiliare,chiuse la sala delle adunanze,ma i deputati del Terzo Stato si riunirono nella cosiddetta "sala della pallacorda" giurando il 20 giugno di non separarsi più e riunirsi dovunque le circostanze lo richiedessero. Alla fine del mese(giugno) il clero e la fazione più illuminata della nobiltà si erano unite al Terzo Stato e il 9 luglio l'Assemblea Nazionale s'intitolò "Costituente":di fronte a ciò la restante fazione che si opponeva alla costituente formò una milizia borghese,contrastata da alcune sommosse organizzate dal popolo minuto.Queste azioni sfociarono nell'episodio più importante della rivoluzione francese:il 14 luglio una folla composta in gran parte da artigiani e bottegai si presentò davanti alla fortezza della Bastiglia;il governatore di essa ordinò di fare fuoco sulla fola che però caricò i soldati di guardia massacrandoli. Luigi XVI ordinò la ritirata dei reggimenti stranieri (che aveva chiamato per reprimere le rivolte popolari)e richiamò come ministro Necker. Nel paese presero forma una serie di milizie volontarie che presero il nome di "Guardia Nazionale";a ciò s'aggiunse una serie di disordini nelle campagne (periodo detto Grande Paura). Questi episodi si risolsero il 4 agosto con l'abolizione del regime e delle strutture feudali e il riscatto dei diritti reali,cioè aboliti solo dietro un pagamento di un rimborso ai titolari.Sull'onda dell'entusiasmo l'Assemblea Nazionale passò ad elaborare una "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" in 17 articolo,che fu approvata il 26 agosto 1789,rimasta nel tempo come la più solenne e completa affermazione delle libertà fondamentali ,dell'eguaglianza dei cittadini. L'atteggiamento evasivo del re finirono col convincere i patrioti che un'altra prova di forza era inevitabile e che era necessario costringere la corte a trasferirsi a Parigi.Il fermento crebbe di più quando si seppe che il 1°ottobre in occasione di un banchetto tenuto nella reggia di Versailles,alcuni ufficiali avevano calpestato la coccarda tricolore,simbolo della rivoluzione;per evitare contrasti col popolo acconsentì a trasferirsi con la corte insieme anche all'Assemblea Nazionale.

LA RICOSTRUZIONE DELL'UNITÀ NAZIONALE Il primo responsabile del fallimento del nuovo ordine monarchico-costituzionale fu Luigi XVI stesso; scarsa era di conseguenza l'influenza degli aristocratici sostenitori dell'Assolutismo,perciò il sovrano non aveva possibilità di ribaltare la situazione. Intanto nello schieramento dell'Assemblea si stavano distinguendo alcuni personaggi come Arras,Maximilien e Robespierre;più popolare nel reclutamento e più radicale nelle opinioni era il club detto dei "cordiglieri" formatosi nel 1790 dei quali facevano parte Danton e Desmoulins,mentre sorgevano club e riunioni tenute in conventi di dominicani (jacobins). Nel maggio del 1790 Parigi venne divisa in 48 sezioni che costituirono la formazione di club popolari: prendeva forma la figura del "sanculotto"(vestito di pantaloni lunghi,non con calzoni attillati come era solito dei nobili),il popolano di parigi appartenente al mondo dell'artigianato e del piccolo commercio. Intanto si festeggiò l'anniversario della presa della Bastiglia e dopo l'abolizione del vecchio regime si cercava di svoltare politicamente con riforme amministrative-giudiziarie. Rimaneva però incompleto il problema finanziario, reso più serio dall'illusione che il rovesciamento delle vecchie tradizioni avessero portato una ventata di cambiamento economico. Alcune vecchie imposte furono sostituite, una contribuzione fondiaria proporzionale al valore della proprietà, un'imposta sulla ricchezza mobile e una patente per l'esercizio di professioni,arti e mestieri. In ambito economico gli orientamenti liberalisti s'espressero con la soppressione delle corporazioni di mestiere con la proclamazione della libertà iniziativa e con la legge del 14 giugno 1791 che proibiva associazioni operaie. Oltre a ciò s'aggiunse la discussione e l'approvazione da parte dell'Assemblea Nazionale di una "costituzione civile del clero" che portava una radicale riorganizzazione della Chiesa di Francia (diocesi episcopali ridisegnate a 83 dipartimenti,vescovi eletti dai cittadini come le

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altre autorità dipartimentali,mentre i parroci erano designati dalle assemblee elettorali distrettuali).In altre parole quasi tutti i vescovi e una metà circa dei parroci rifiutarono di prestarlo e furono sostituiti.

LA CADUTA DELLA MONARCHIALa notte tra il 20-21 giugno 1791 Luigi XVI,con i suoi familiari e un piccolo seguito di servitori verso lafrontiera orientale. Bloccata a Varennes,la comitiva fu obbligata a tornare indietro sotto scorta in mezzo aduna folla indignata e silenziosa.La fuga regia introdusse un'ulteriore divisione tra le forze rivoluzionarie;mentre Robespierre,Marat e altrichiedevano la deposizione del sovrano,la maggioranza finse di credere ad una versione fasulla di unrapimento. Nel frattempo erano stati terminati i lavori da parte dell'Assemblea Nazionale per la redazionedella Costituzione;essa preceduta dalla Dichiarazione dei diritti,fu votata dopo lunghe discussioni il 4settembre 1791. La costituzione del 1791 manteneva alla monarchia il potere esecutivo,che però consisteva quasi unicamente nelle facoltà di nominare ministri,diplomatici e generali;i poteri regi erano limitati perchè il voto dell'Assemblea era sempre l'ultima istanza. In seguito essa fu sciolta,ma prima dello scioglimento votò una legge in base alla quale i suoi membri non potevano essere eletti a far parte dell'autorità dei circoli e delle società popolari;grazie a ciò la sinistra riuscì gradualmente la sua egemonia all'Assemblea per 3 ragioni;in primo luogo essa era meglio organizzata,disponeva di personaggi abili e popolari ed era appoggiata da club di giacobini dove Robespierre trionfava con la sua oratoria.In campo economico nel 1790 il raccolto era stato mediocre e al rincaro dei viveri si accompagnavano ora leconseguenze della svalutazione degli assegnati e dei prodotti coloniali.Col carovita le sommosse popolaritornarono soprattutto nella capitale,dove si misero in luce gli "arrabbiati";entrarono in questo contesto anche i "brissottini" guidati dallo stesso Brissot che faceva leva sull'orgoglio nazionale e alla fierezzarivoluzionaria contro le potenze straniere che sembravano minacciare la stabilità statale. Questa politicaaveva l'appoggio della corte e nonostante gli avvertimenti di Robespierre si trascinò la grande maggioranzadell'Assemblea legislativa.Il re si lasciò convincere a dichiarare guerra al nuovo "re di Boemia ed'Ungheria",cioè all'imperatore Francesco I:la proposta fu accolta quasi all'unanimità. Ma il fallimentodell'impresa militare non fece che accrescere il malumore popolare arricchiti da contrasti all'internodell'Assemblea e da accuse di tradimento di corte e aristocratici.Le Tuileries furono invase da una folla di manifestanti che sfilarono davanti al re obbligandolo a indossare ilberretto frigio,simbolo rivoluzionario.La giornata del 10 agosto ebbe come momenti culminante la creazione di una nuova municipalità(Comune"insurrezionale") e l'assalto al palazzo reale.L'Assemblea legislativa votò la deposizione del re,riconobbe laComune insurrezionale in attesa che si eleggesse una nuova assemblea (a suffragio universale maschile).La caduta della monarchia coincideva con una fase nuova caratterizzata dallo scontro tra il potere legale e ilpotere di fatto esercitato in prima persona dalle masse dei sanculotti.

DALLA REPUBBLICA GIACOBINA AL DIRETTORIO

LA LOTTA POLITICA ALL'INTERNO DELLA CONVENZIONE La giornata del 10 agosto 1792 segnò una svolta nella storia della rivoluzione francese;non solo lamonarchia era stata deposta ma la rappresentanza nazionale era stata acclamata dalla piazza e si erapromulgata una Costituzione. Nei giorni seguenti però il pericolo di un'avanzata prussiana,la pressione popolare e l'ossessione di un complotto aristocratico determinò una serie di misure prudenti:arresto di aristocrarici sospettati,sequestri dei beni degli emigrati,leve numerose di soldati nei dintorni della capitale. In questo clima di paura maturò un episodio raccapricciante:tra il 2 e il 6 settembre folle di sanculotti invasero le carceri parigine trucidando tutti i detenuti all'interno(poichè sospettati di complotto anti-rivoluzione). Il 20 settembre intanto l'avanzata prussiana si arrestò a Valmy dall'artiglieria francese e

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nell'autunno 1792 l'esercito occupò la parte sinistra del Reno,il Belgio,Nizza e la Savoia;parallelamente a ciò la Convenzione abolì formalmente la monarchia.La nuova assemblea creata(detta appunto Convenzione) era formata dalla Sinistra costituita daibrissottini(chiamati in seguito Girondini,poichè provienti dal dipartimento della Gironda aBordeaux);c'erano anche quelli aderenti alla Montagna(Montagnardi appunto) e il resto detto "Palude" cheoscillavano tra i due schieramenti.Si creò però nel corso dell'anno una lotta tra Girondini e Montagnardi che si approfondì ancor di più aproposito dell'atteggiamento da assumere nei confronti del re,detenuto con la famiglia nella torre delTempio.Prevalse l'idea di processarlo di fronte alla stessa Convenzione;i girondini che avevano fatto di tuttoper evitare il processo cercò di coinvolgere il popolo fallendo e il re fu condannato a morte(dopo unavotazione).Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI fu ghigliottinato;a ciò si aggiunse l'annessione alla riva sinistra delReno,il Belgio,Nizza e la Savoia(causando la creazione di una coalizione anti-francese). Il primo febbraio laConvenzione dichiarò guerra agli inglesi e agli olandesi e in marzo agli spagnoli;alla coalizione aderironotutti a parte gli stati tedeschi e italiani.Questa mossa non fu azzeccata perchè ci furono diversi insuccessi e soprattutto lo scoppio di una rivolta che terrà in scacco per molti mesi le milizie francesi(la rivolta in Vandea).La Convenzione reagì varando una serie di misure eccezionali,creando anche Comitati di sorveglianza intutti i dipartimenti;per quanto riguarda la questione economica fu votato un "maximum" dei grani e dellefarine(un prezzo fisso per ogni dipartimento).I girondini però,in disaccordo con queste mosse rovesciarono le municipalità di Lione e Marsiglia ma isanculotti tornarono a farsi sentire nelle strade della capitale francese.Essi fecero votare una mozione chedisponeva l'arresto di 29 girondini e due ministri.I montagnardi avevano quindi trionfato(mettendo fuoricombattimento i girondini).

IL GOVERNO RIVOLUZIONARIO E IL TERRORENell'estate 1793 Parigi assomiglia sempre più a una città assediata;il 23 luglio Magonza si arrese,il territoriofrancese era preda della armata austriache a nord,a sud invaso invece dai piemontesi.La "grande Armatacattolica e reale" degli insorti vandeani cinse d'assedio Nantes mentre si diffuse in parecchi dipartimenti laprotesta contro il colpo di forza dei sanculotti del passato 2 giugno e contro la pretesa della capitale diseguire una propria politica.Il 27 giugno capitolò il porto di Tolone,per mano inglese;dal canto loro i sanculotti istigati dai cordiglieri edagli arrabbiati chiedono misure sempre più spietate contro aristocratici,ricchi e affamati del popolo;ci sistava dirigendo verso una situazione di completa anarchia fino a che fu promulgata il 25 giugno 1783 unanuova Costituzione,preceduta da un'altra Dichiarazione dei diritti(si erano aggiunti i diritti alla sussistenza,allavoro,all'istruzione e all'insurrezione).Venne ampliato il Comitato di salute pubblica con l'ammissione diesponenti montagnardi;furono approvate anche altre riforme come l'abolizione dei diritti signorili(senzainennizzo),la vendita dei beni nazionali,la pena di morte contro gli speculatori.Il tribunale finanziario prese a funzionare a pieno ritmo:tra ottobre e dicembre 1793 furono ghigliottinate177 persone,tra cui l'ex regina Maria Antonietta;il regime del "Terrore" venne posto all'ordine del giorno,fuposta dagli herbertisti una campagna di scristianizzazione volta anche a modificare feste (ossia sicelebravano feste in onore della dea Ragione)e il calendario (modificando i nomi dei mesi).L'autunno 1793 fu positivo poichè Marsiglia ritornò in mano alle truppe fedeli alla Convenzione;caddeanche Lione in agosto e Tolone fu ripresa in dicembre grazie alle strategie militari di un giovanissimocomandante che di nome faceva Napoleone Bonaparte.Il focolare scoppiato nella regione dell Vandea si spense,anche se continuò una specie di guerriglia nellazona ovest del dipartimento. All'interno del comitato di salute pubblica cresceva intanto l'ascendente diRobespierre detto "l'incorruttibile";la sua personalità tuttavia era differente dal suo rivale Danton.Nei primi mesi del 1794 Robespierre si sentì forte da lanciare un attacco contro la sinistra di Herbert econtro gli "indulgenti";i sostenitori di Herbert vennero ghigliottinato a fine marzo,insieme ai giornalistiDanton e Desmoulins poco dopo;questa manovra rafforzò il potere di Robespierre.Tra giugno e luglio i francesi vinsero a Fleurus,aprendo così la via per la conquista del Belgio eintensificando internamente il periodo del terrore che contava 1376 vittime in un anno e mezzo.L'opposizione a Robespierre fu però lanciata:(tra l'8 e il 9 Termidoro)accusato in piena assemblea, venne

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arrestato insieme a Saint-just e Couthon.Il 28 luglio fu ferito ad una mascella e fu trascinato alla ghigliottinamettendo fine a questo terribile momento vissuto dalla nazione francese.

DA TERMIDORO A FRUTTIDOROLa caduta di Robespierre fu accolta da molti francesi come una liberazione e nelle strade della capitale prese a imperversare la "gioventù dorata";i responsabili del Terrore,"i bevitori di sangue e i sanculotti divennero a loro volta bersaglio di un odio a lungo represso. In alcune province,specialmente del sud,vi fu un'ondata di "Terrore bianco" che fece vittime su vittime fra i giacobini del posto.Il tribunale rivoluzionario venne soppresso:i poteri del Comitato ridotti e i clubs giacobini chiusi;neldicembre 1794 fu definitivamente abolito il "maximum" sui prezzi agricoli. L'anno successivo venne insediata una commissione incaricata di elaborare una nuova costituzione che doveva garantire il predominio delle classi abbienti e impedire un'eccessiva concentrazione dei poteri.; fu approvata una costituzione dell'anno III il 22 agosto 1795 insieme ad una dichiarazione dei diritti(più restrittiva rispetto a quella precedente);fu rinnovata l'assemblea detta ora Consiglio dei 500 che doveva presentare e discutere le leggi e il Consiglio degli anziani che dovevano approvarle e respingerle;il potere esecutivo invece spettava a un direttorio di cinque membri(uno dei quali doveva essere sostituito ogni anno dagli anziani tra 50 nomi indicati dai Cinquecento. Questa soluzione più moderata non servì comunque ad arrivare a cambiamenti drastici anche perchè la continua crisi finanziara,la guerra incombente e la divisione religiosa del paese premevano sugli organi politici in cerca di consenso popolare. Un episodio circoscritto rimase la cosiddetta "congiura degli eguali" organizzata da François-Noel detto Gracchus Babeuf,compilatore di un giornale intitolato "il tribuno del popolo",con la collaborazione dell'emigrato toscano Filippo Buonarroti e di alcuni ex montagnardi.Il programma degli eguali prevedeva l'abolizione della proprietà privata e la messa in comune dei beni;questo suo progetto era "una specie di comunismo di distribuzione" che rimandava a utopie settecentesche. Questa congiura però fu sventata in maggio dal Direttorio grazie a una delazione e Babeuf con altri fu condannato a morte.Nel febbraio 1797 si ritornò alla moneta metallica,approfittando delle rimesse di buone monete nei territori conquistati ma ciò non bastava a salvare la situazione,poichè la crisi imperversava e la corruzione dilagava rapidamente in tutta la nazione. Nello stesso anno le elezioni politiche si risolsero con il trionfo della destra monarchica all'interno dei due consigli; ai primi di settembre (fruttidoro)due dei Direttori furono destituiti e le elezioni favorevoli ai monarchici furono dichiarate nulle;seguirono arresti,chiusure di circoli di destra.La repubblica era salva e la legalità era stata per il momento restaurata con la Costituzione dell'anno III e con la soggezione del potere politico al potere militare.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'EUROPATra le classi colte europee,nobili e borghesi,la convocazione degli stati generali e il preannuncio di un nuovoordine monarchico-costituzionale furono accolti in un primo momento con simpatia ed entusiasmo,ma poisorsero perplessità con l'abolizione dei diritti feudali e con le giornate rivoluzionarie. Alcuni governi assoluti furono tanto più sensibili a queste argomentazioni in quanto temevano il contagio delle idee rivoluzionarie,soprattutto a queste argomentazioni in quanto temevano il contagio delle idee che dalla Francia si espandevano a lungo raggio nel resto del continente. La capacità di resistenza mostrata dalla Francia rivoluzionaria e la svolta moderata di Termidoro indussero alcune potenze a cessare le ostilità contro i francese(per esempio la Prussia),però alcuni rimasero in armi,come Piemonte,Inghilterra e Austria.Per la Francia le frontiere su cui si combatteva erano confini naturali,su cui era impossibile rinunciarci e laguerra appariva l'unico strumento per difendere queste zone;se le armate francesi sul fronte tedescoarretravano gradualmente,in Italia grazie ai successi di un giovane generale(Napoleone Bonaparte) laFrancia potè contare su numerosi successi. Napoleone Bonaparte,nato ad Ajaccio nel 1769 e di nobile famiglia,aveva potuto compiere ottimi studi grazie anche a borse di studio concessegli dal governo.Nel 1794 ebbe il comando dell'artiglieria nell'armata d'Italia e contribuì all'occupazione francese di Oneglia.Seguì poi il matrimonio con la bella Josèphine de Beauharnais e la nomina a generale in capo delle truppe diistanza in Italia;egli stipulò un accordo con Vittorio Amedeo III tramite l'armistizio di Cherasco.Bonaparteproseguì costringendo le truppe austriache a ripiegare fino alla vittoria di Lodi,aprendosi così la via perMilano.Tra il 1796 e il 1797 l'avanzata proseguì verso sud;Napoleone costrinse i governi di Parma,Roma eNapoli a firmare tregue onerose.Con Roma si firmò il trattato di Tolentino che sanciva la rinuncia dello stato

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pontificio a Bologna,Ferrara e alla Romagna.Non contento,valicò nuovamente le Alpi puntando su Viennama la diplomazia austriaca riuscì a bloccare i suoi intenti con la pace di Loeben il 18 aprile 1797.

IL TRIENNIO RIVOLUZIONARIO IN ITALIA - 1796-1797A seguito delle conquiste napoleoniche,in Italia si formarono nuove realtà politiche:il 27 dicembre fufondata la Repubblica Cispadana(Bologna,Ferrara ,Modena e Reggio) a cui fu aggregata la RepubblicaCisalpina con i territori milanesi e veneti sottratti agli Asburgo;nel maggio del 1797 fu aggiunta anche laRepubblica di Genova,ribattezzata Repubblica Ligure.Venezia,libera dal domino austriaco,si liberò anche de patriziato che per secoli si era succeduto alla guidadella città,cacciando l'ultimo doge nel maggio 1797,ma senza tener conto dei desideri dellepopolazioni,Napoleone firmò con l'Austria il trattato di Campoformio,nel quale cedeva Venezia all'Austriain cambio del Riconoscimento della Repubblica Cisalpina.Questo amareggiò molto quegli italiani chevedevano in Napoleone il mezzo per la liberazione dell'Italia dallo straniero invasore.Il generale dopo aver insediato consigli legislativi della Repubblica Cisalpina,abbandonò l'Italia,ma l'annodopo si ripresentò nella penisola e a causa di un incidente diplomatico,invase lo Statopontificio,proclamando la Repubblica Romana;conquisto anche la Svizzera(nominata poi RepubblicaElvetica),annettè il Piemonte e con l'occupazione militare della Toscana tutta la penisola si ritrovò sotto ildominio napoleonico (a parte il Veneto,Ducati di Parma,Piacenza e il regno di Napoli in mano ai Borbone).A Milano,Genova.Roma,Lucca e Napoli,furono promulgate Costituzioni in linea francese del 1795 e ilpotere esecutivo fu affidato ad un collegio simile al Direttorio.Dovunque furono aboliti i titoli nobiliari e i privilegi feudali,incamerati i beni ecclesiastici e proclamatal'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge,anche se in Italia,più che in Francia le vecchie tradizioni eranole più dure a morire(infatti le masse rurali si sollevarono non contro i proprietari terrieri,ma contro i francesie gli odiati giacobini). Nella primavera del 1799 un esercito austro-russo occupò Milano e ciò fece scoppiare rivolte in Piemonte,Marche,Lazio,Umbria e Toscana. Delle Repubbliche "Giacobine" la prima a cadere fu quella Napoletana;un'armata "cristiana e reale comandata dal cardinale Fabrizio Ruffo e composta di contadini e briganti mosse dalla Calabria verso Napoli abbandonata dai francesi;il Ruffo entrò nel capoluogo campano ma il contrammiraglio Horatio Nelson impedì la riaprtenza di questo esercito consegnadolo a Ferdinando IV di Borbone.

LA SECONDA COALIZIONE ANTIFRANCESE E IL COLPO DI STATO ABRUMAIOLa pace di Campoformio lasciava in lizza contro la Francia solo l'Inghilterra,padrona indiscussa dei mari edei commerci oceanici;Napoleone propose al Direttorio una spedizione in Egitto per colpire gli interessibritannici in India.Dopo essersi impadronito dell'isola di Malta,la flotta francese si presentò davanti al porto d'Alessandria:imamelucchi(principale milizia egiziana)furono sconfitti nella battaglia delle Piramidi(12 luglio 1798)ma ifrancesi videro distrutta la loro flotta nella rada di Abukir il 1°agosto ad opera di Horatio Nelson.Contemporaneamente lo zar russo Paolo I accoglieva con piacere le proposte inglesi di un'alleanza antifrancese; ad essa aderirono poi l'Austria,desiderosa di riappropriarsi i territori perduti in Italia e l'ImperoOttomano. L'andamento bellico fu disastroso per i francesi che nel 1799 riuscirono a salvare solo Genova;sul fronte svizzero però riportarono successi a Zurigo,sbaragliando le truppe austro-russe come pure sul fronte belga dove gli inglesi vennero respinti. Le elezioni francesi del 1798 rinnovarono la fiducia ai "neogiacobini",ma anche questa volta il governo tentò di annullarne i risultati,poichè nuovi disordini si stavano ricreando:la destra monarchica si stava facendo sentire,il banditismo era all'ordine del giorno e il Direttorio(del quale era entrato a far parte Sieyès) era ostacolato nella sua azione dai Consigli.In questa situazione la notizia che Napoleone era sfuggito agli inglesi e sbarcato a Fréjus fece muovere iConsigli che si traferirono a Saint-Cloud sotto scorta;Bonaparte fu accolto con grida ostili dalle due camerema con l'appoggio dell'esercito si arrivò ad una nomina di 3 consoli:Sieyès,Ducos e Bonaparte.

LA FRANCIA E L’EUROPA NELL’ETA’ NAPOLEONICA

NAPOLEONE PRIMO CONSOLE. LE BASI DEL REGIME

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Fu progettata perciò una Costituzione dell'anno VIII da una specifica commissione ed essa entrò in vigore il25 dicembre 1799;fu ristabilito inoltre il suffragio universale maschile.La Costituzione dell'anno VIII limitava dunque fortemente i poteri degli organi legislativi a vantaggiodell'esecutivo;a capo del governo come primo console era stato posto Bonaparte da cui dipendeva la nomina dei ministri,degli ambasciatori e dei giudici. Instaurando un potere monarchico,al svolta di brumaio veniva incontro al desiderio di autorità e potenza per cercare di ristabilire un equilibrio interno al paese che ormai mancava da un decennio. Questi elementi,uniti alla gloria personale di Napoleone,assicurarono a lui un larghissimo consenso e successo. Nel marzo 1804 fu anche promulgato un Codice civile di gran lustro ed esempio per tutti i governi europei;furono poi promulgati un Codice del commercio del 1807,i Codici di procedura civile e nominale e un Codice penale nel 1810.La riscossione di tributi fu affidata ad agenti statali preparati ed efficienti e con la creazione di una Banca diFrancia(1800) si posero le basi per un consolidamento del debito pubblico al 5% d'interesse e nel 1803 fucreata una moneta nuova,il franco detto germinale destinato a mantenersi stabile fino al 1914.In campo militare la situazione si presentava sotto buoni auspici a causa del ritiro russo dalla coalizioneantifrancese. Il progetto napoleonico era quello di battere gli austriaci per poi affrontare gli inglesi con più comodità;dopo aver ripreso Milano,Napoleone vinse a Marengo sugli Austriaci e l'Austria fu costretta a cedere firmando una pace a Lunéville il 9 febbraio 1801(con le stesse clausole della pace di Campoformio di quattro anni prima). Dopo lunghe trattative il 25 marzo 1802 ad Amiens venne raggiunto un accordo anche con gli inglesi che sanciva la restituzione alla Francia delle sue colonie ai cavalieri di San Giovanni dell'isola di Malta,mentre l'Egitto tornava a essere possedimento turco. Per la prima volta dopo un decennio,la Francia non aveva più nemici;anche internamente si riacquistò tranquillità e nel luglio del 1801 il console strinse un concordato col pontefice di allora Pio VII,nel quale il cattolicesimo era riconosciuto come "religione della grande maggioranza dei francesi". DAL CONSOLATO ALL'IMPERO NAPOLEONICOCon il plebiscito del 2 agosto 1802 Napoleone fu dichiarato console a vita e pochi giorni dopo il Senato varòuna riforma costituzionale che accresceva i suoi poteri. Il risultato inevitabile fu la nomina di Bonaparte a "imperatore dei francesi" decretata dal Senato il 4 aprile 1804.Il 2 dicembre nella cattedrale di Notre Dame fu incoronato dal pontefice dando così vita ad un nuovodispotismo illuminato;quando Bonaparte fu intitolato imperatore,la Gran Bretagna preoccupata riprese leostilità contro i francesi organizzando una "terza coalizione" composta da Inghilterra,Austria,Russia,Sveziae Regno di Napoli;a fianco dei francesi si schierò la Spagna. Il 21 ottobre la flotta franco-spagnola venne affrontata e distrutta da Nelson a Trafalgar,presso Cadice,da quella britannica;sul fronte terrestre però a causa del successo napoleonico di Austerlitz(in Moravia),Vienna dovette chiedere la pace,concessale il 26 dicembre 1805 a Presburgo.Condizioni del trattato erano la cessione austriaca del Regno d'Italia,del Veneto,dell'Istria e della Dalmazia. Nel 1806 invece un esercito francese s'impadronì senza colpo ferire del Regno di Napoli e sul trono di esso fu posto Giuseppe Bonaparte,fratello dell'imperatore francese;perciò fu anche creata a luglio di quell'anno una Confederazione del Reno,un'associazione di Stati tedeschi filofrancesi. Ciò impaurì il re prussiano Federico Guglielmo III,promotore della "quarta coalizione antifrancese",ma sul fronte terrestre le armate napoleoniche continuavano a dettar legge in seguito a due successi:Jena e Auerstadt.Fu firmata poi dopo la Campagna russa la tregua di Tilsit(1807) Le continue vittorie di Bonaparte erano frutto del suo genio militare;la strategia offensiva della grande armata che puntava sul movimento e sulla sorpresa era stata in qualche modo innovazione dello stesso generale. L'amalgama dei nuovi con i vecchi reggimenti aveva creato una ferrea disciplina alimentata anche da un entusiasmo rivoluzionario e da una mentalità offensiva dei giovani ufficiali.Nel settembre 1798 fu introdotto un sistema di coscrizione obbligatoria basato sulla formazione di tutti imaschi dai 20 ai 25 anni,all'interno delle quali,speciali commissioni arruolavano mediante sorteggio,icontingenti d'anno in anno stabiliti;accanto ad essi vi erano reggimenti di cavalleria e fanteria e le armitecniche. IL BLOCCO CONTINENTALE,LA GUERRA DI SPAGNA E LA QUINTA COALIZIONEDopo la pace di Tilsir, l'unica potenza in guerra era la Gran Bretagna;ad essa fu posto uno stato diblocco,cioè che era probito ai sudditi imperiali il commercio con le isole britanniche; per essere efficacequesto blocco aveva necessità di essere sorvegliato continuamente e sebbene l'apparato militare napoleonico fosse infallibile, il contrabbando era diffusissimo. Pur essendo colpita da una grave crisi

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economica, l'Inghilterra resistette e potè respirare quando la penisola iberica insorse contro i francesi e quando i porti russi riaprirono alle esportazioni. Nel 1806 a ministro della guerra inglese fu nominato Robert Stewart vicsconte Castlereagh (poi degli esteri); fallito il tentativo di occupare il Portogallo, tradizionale alleato inglese, Napoleone s'impadronì della Spagna spodestando Carlo IV e proclamando re il fratello Giuseppe;nel 1808 Napoleone s'impossessa anche dello Stato pontificio e incarcera il pontefice che aveva osato scomunicarlo. Nonostante l'intervento diretto di Napoleone in Spagna,la guerriglia non cedette e rimase a costituire per i francesi una fastidiosa spina nel fianco. L'Austria invece,ansiosa di vendicare l'umiliazione subita col trattato di Presburgo e nell'aprile 1809 riorganizzata un'altra coalizione con l'Inghilterra, invase la Baviera; i francesi contrattaccarono e il 12 maggio entrarono per la seconda volta a Vienna.Il 6 luglio l'arciduca Carlo (Il miglior comandante austriaco) subì una decisiva sconfitta a Wagram;con la pace di Vienna (14 ottobre) l'Austria perdeva la Galizia,i territori di Istria,Dalmazia che entrarono a far parte dell'impero francese col nome di "province illiriche". Nel tentativo di ammorbidire il vincitore,il nuovo cancelliera austriaco offrì a Napoleone la mano della figlia di Francesco I,l'arciduchessa Maria Luigia. Da quest'unione nacque l'anno successivo il sospirato erede,Napoleone Francesco Carlo Giuseppe,che conseguì poi il titolo di "Re di Roma".

LA SOCIETÀ FRANCESE ALL'APOGEO DELL'IMPERO NAPOLEONICOCon le annessioni del 1809-1810 l'impero francese raggiunse la sua massima espansione:comprendeva 130dipartimenti,circa 44 milioni di abitanti senza contare anche gli stati vassalli.Bonaparte continuòimperterrito ad esercitare il potere,dando prova di una prodigiosa capacità di lavoro e di un'attenzione perogni dettaglio dell'amministrazione. Il Tribunato venne soppresso nel 1807 e il Corpo legislativo,così come il Senato si immobilizzò nelle mani dell'imperatore;anche la stampa era sotto il suo controllo come anche i ministri che lui accuratamente nominava. Dal 1802 al 1806 fece alcune riforme come la creazione dei licei a fianco dei quali furono mantenute le scuole private,sotto l'autorità di un Gran Maestro;anche la religione fu riformata:venne imposto al clero un "catechismo imperiale" che inculcava il dovere della venerazione e della gratitudine nei confronti del sovrano.L'annessione allo stato pontificio e la deportazione di Pio VII,il rifiuto di riconoscere la consacrazionevescovale di nuova nomina,turbarono gli animi dei cattolici francesi danneggiando la popolaritàdell'imperatore. Questa popolarità venne compromessa anche da una grave crisi economica che attanagliò la Francia tra il 1810 e il 1812. Anche le pubbliche finanze erano in una situazione critica;al malcontento suscitato dall'inasprimento di dazi e imposte ,si aggiungeva quello determinato dalle continue leve da gettare nella fornace spagnola e poi nella spedizione russa.

LA RIORGANIZZAZIONE POLITICO-TERRITORIALE DELLA PENISOLA ITALIANA DA PARTE DI NAPOLEONEIn seguito alle conquiste napoleoniche i Paesi Bassi, Italia, Spagna, Germania, Polonia entrarono a far partedel sistema continentale elaborato da Bonaparte con 3 situazioni diverse:Belgio,Olanda e parte dell'Italiacentro-settentrionale (territori direttamente annessi alla Francia); Regno d'Italia (stati separati dallaFrancia,ma sottoposti alla sovranità napoleonica);Spagna,Regno di Napoli,Vestfalia,Baviera e Sassonia(stati vassalli affidati a membri familiari o a sovrani amici). In Italia il Regno d'Italia nel centro-nord si contrapponeva a sud col Regno di Napoli:entrambi erano stati aggregati in momenti diversi all'impero napoleonico;quello a sud era preposto ai Borbone mentre l'entità che rimaneva fuori era lo Stato dei Savoia,sotto protezione inglese. Napoleone assunse la Presidenza della repubblica e nominò vicepresidente un patrizio milanese di grande prestigio,Francesco Melzi d'Eril (1753-1816).NNella Repubblica italiana furono introdotti istituti e ordinamenti simili a quelli francesi e nel 1805 essa venne trasformata in Regno d'Italia;Napoleone si dichiarò Re e nominò vicerè il figliastro Eugenio di Beauharnais.Creò un Consiglio Statale col compito di elaborare proposte di legge e un Senato composto di almeno due rappresentanti per dipartimento scelti anch'essi dal Senato che prese del soppresso Corpo legislativo.Il Regno si distinse dalla Repubblica per una più decisa opera di ammodernamento e razionalizzazione nei vari settori:venne dato impulso al settore dell'istruzione,quello giudiziario e fu adottato il codice Napoleonico.Milano venne assumendo il volto di una grande capitale,sede di una burocrazia numerosa ed efficiente e di prestigiose istituzioni culturali.Nel 1806 il Regno d'Italia venne ingrandito con l'aggregazione di tutto il Veneto,l'Istria e la Dalmazia;nel1808 entrarono a far parte anche le Marche e poi successivamente Trentino e Alto Adige.

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L'agricoltura soffrì in alcune regioni per la tassazione eccessiva e per la perdita degli sbocchi tradizionali,mafu stimolata dalla richiesta di generi alimentari per l'esercito e di seta greggia per l'industria francese,eregistrò l'immissione di un certo spirito imprenditoriale ad opera di acquirenti dei beni nazionali, sottrattialla Chiesa. In ambito sociale, le condizioni di vita delle classi popolari non ebbero significativo mutamento se non per la maggiore durezza della legislazione sul lavoro e la mendicità e per l'esperienza della leva militare . Più forte fu lo stampo napoleonico nel regno napoletano; Giuseppe Bonaparte,divenuto re di Napoli,conferì i dicasteri più importanti a ministri francesi ma fece largo posto a esponenti della nobiltà napoletana illuminata sia nella compagine di governo, sia nel consiglio statale.Al posto di Giuseppe venne chiamato nel 1808 Gioacchino Murat, che aveva sposato una sorella diNapoleone;bello,aitante e magnifico nel vestire,Gioacchino piacque ai sudditi napoletani e s'adoperò perimprimere al proprio governo un carattere nazionale e autonomo. Bari e Salerno cominciarono a emergereurbanamente, fu decretato un nuovo catasto,soppressa la feudalità anche se la questione della proprietàterriera e del demanio rimarrà per ancora molto tempo ad avvelenare le campagne meridionali. E accanto al contingente francese di stanza nel Mezzogiorno, venne costituito nel Regno d'Italia un forte esercitonazionale che giunse a contare 60'000 unità.

L'EUROPA CENTRO-SETTENTRIONALE E LE INFLUENZE NAPOLEONICHELe regioni dell'area tedesca che più profondamente subirono l'influenza francese furono quelle alla sinistradel Reno. Dopo un millennio di vita,il Sacro Romano Impero venne ufficialmente disciolto nell'agosto1806,dopo che il mese precedente si era costituita la Confederazione del Reno,un'associazione di SediciStati sotto la protezione dell'imperatore francese che ne dirigeva la politica estera e vi reclutava un esercitodi 63'000 uomini.Dopo il 1807 conservavano la propria integrità(nell'area germanica)l'impero austriaco e la Prussia.L'Austriagrazie al principe di Metternich riuscì a mantenere stabile l'accordo d'alleanza stretto con i francesi,mentre il re prussiano dopo il disastro di Jena soppresse la servitù della gleba,abbattè i vincoli legati all'iniziativaeconomica e alla libera compravendita delle terre,furono riformati governo centrale e amministrazioni locali e fu democratizzato anche l'esercito.Essa cercava di opporsi allo strapotere francese che sembrava non avere fine,ergendosi a guida politica e morale dell'intera Germania. L'elenco degli stati vassalli termina con la Confederazione Elvetica e la Repubblica Batava che nel 1806 fu trasformata in Regno d'Olanda e annessa all'impero,mentre Danimarca e Svezia gravitavano intorno all'orbita politica napoleonica.Ciò che però l'amministrazione napoleonica non era in grado di controllare era la fede religiosa e laresistenza armata che in ogni paese aveva una scintilla sempre accesa e pronta ad opporsi,generando cosìstimoli per la nascita di nuovi sentimenti nazionali e movimenti di liberazione o unificazione.

LA CAMPAGNA DI RUSSIA DI NAPOLEONEIl giovane zar Alessandro I aveva dimostrato nei primi anni di regno,tendenze riformatrici espresse in unrafforzamento dei poteri di controllo del Senato e nel forte impulso dato all'istruzione pubblica.A partire dal1809 si ebbe,con la conquista della Finlandia una ripresa di politica espansionista:nel 1812 si conclusero leoperazioni militari contro Turchia e Persia(con l'annessione della Bessarabia,Georgia e Azerbaigian).L'espansionismo russo fu all'origine dei raffreddamenti di Napoleone nei confronti di Alessandro I che nelmarzo 1812 decise di firmare un'alleanza con il regno svedese. Di fronte al tradimento russo,Napoleone sirisolse a scendere di nuovo in campo;concentrò in primavera 700'000 uomini e varcò il fiume Niemen allatesta delle sue truppe;i generali russi si ritirarono con ordine senza dare battaglia,ma lasciando dietro di sèterra bruciata e portando tutti i rifornimenti possibili senza lasciarne al nemico.Questa tattica sfuggente el'immensità dei territori lasciò Napoleone in crisi che si decise a tornare indietro.Il 7 settembre ci fu uno scontro a Borodino vinto dai francesi anche se a costo di gravi perdite e il 14settembre entrò a Mosca. Qui però perse molte settimane e solo il 19 ottobre ordinò la ritirata piegandoverso sud,ma i russi gli tagliarono la via di fuga e lo costrinsero a ripercorrere la via dell'andatacostringendolo a subire il freddo del gelido inverno russo. Fu una tragedia vera e propria:tra feriti morti eprigionieri si contarono quasi mezzo milione di vittime;l'imperatore tornato a Parigi si trovò di fronte unEuropa in subbuglio. Il 28 febbraio 1813 Federico Guglielmo III strinse alleanza con lo zar e proclamò la "guerra di liberazione",seguito anche segretamente da Metternich;nella penisola iberica gli inglesi ripresero le armi occupando l'Andalusia e le Cortes invocate a Cadice,diedero una Costituzione liberale al

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paese(1812). Su iniziativa britannica,in Sicilia era stata deposta la famiglia Borbone e approvata una carta costituzionale che dichiarava il regno indipendente da quello napoletano o da altri. Napoleone però riuscì a riorganizzarsi e per la primavera del 1813 schierò un milione di uomini in campo scontrandosi a Lipsia ("battaglia delle nazioni") tra il 16 e il 19 ottobre 1813. I rinforzi richiesti dal generale non arrivarono in tempo,essendo anche stato abbandonato dalle truppe di Sassonia e Wuttemberg(passate al nemico) e dovette ripiegare sul Reno mentre Germania,Svizzera e Olanda si sollevavano. L'offensiva di Wellington e la guerriglia avevano intanto costretto i francesi ad abbandonare i confini spagnoli dove nel dicembre Ferdinando VII aveva ripreso il trono; perfino il sovrano napoletano Murat trattò con l'Austria per conservare il regno. Alla fine del 1813 tre eserciti alleati varcarono il Reno e un esercito inglese risalente dalla Spagna puntava dritto sui francesi,minacciati da due parti. Napoleone tentò di riscaldare lo spirito nazionale ma con scarso successo e subì una pesante sconfitta e Arcis-sur-Aube(20 marzo 1814);gli invasori entrarono a Parigi il 31 marzo al cui seguito vi erano imperatore austriaco,zar russo e re prussiano.

IL CROLLO DEL "GRANDE IMPERO" DI NAPOLEONEIl 3 aprile il Senato,guidato da Talleyrand proclamò Napoleone decaduto:questi ritiratosi prima aFontainebleau,abdicò senza proteste e gli fu conferita la sovranità dell'Isola d'Elba.Lo stesso giorno il senatoinvitò Luigi XVIII al trono di Francia con una nuova Costituzione ispirata allo stampo inglese e al principiodi sovranità popolare. I confini francesi furono riportati alla loro origine(1789) con un trattato firmato il 30 maggio; appresa l'abdicazione di Bonaparte,il Vicerè Eugenio firmò con l'Austria un armistizio che lo lasciava in possesso della Lombardia,Veneto e Alto Adige.Nel frattempo il papa Pio VII,il Granduca di Toscana Ferdinando II e il re sardo Vittorio Emanuele I ripresero possesso dei loro stati(mentre incerta rimaneva la sorte del regno di Napoli).L'ultimo atto della vicenda napoleonica si consumò nel 1815 quando si riunì a Vienna un congresso dipotenze per decidere sulla stabilità politica del continente. In Francia il ritorno alla pace aveva lasciato posto ad un malcontento diffuso e ad una preoccupazione crescente di un ritorno alle vecchie tradizione feudali dell'antico regime. Informato di ciò Napoleone decise di riprovarci e insieme a pochi seguaci scappòdall'isola approdando a Cannes.La popolazione lo accolse con entusiasmo e si riformò un esercito;ma presto si riorganizzò un'ennesima coalizione(la settima) comprendente tutti i nemici napoleonici.Alla testa di 125'000 soldati,attaccò le frontiere del Belgio senza però impedire che inglesi e prussiani siunissero sotto un'unica bandiera;proprio in Belgio Bonaparte subì la sua più pesante disfatta in quel diWaterloo il 18 giugno 1815.Tornato a Parigi abdicò il 22 giugno. L'8 luglio Luigi XVIII tornò sul trono francese e Bonaparte fu deportato questa volta in un'isola sperduta dell'Atlantico(a S.Elena) dove scriverà le sue memorie e morirà in solitudine il 5 maggio 1821.Sorte simile subì Gioacchino Murat,dichiarò guerra all'Austria,spingendo gli italiani a unirsi sotto un unico simbolo, ma la proposta non ebbe grande consenso e a nulla valse una Costituzione liberale;pochi giorni dopo un esercito napoletano firmava la convenzione di Casa Lanza che sanciva il ritorno di Ferdinando IV di Borbone.Rifugiatosi in Corsica,Gioacchino Murat tentò di nuovo uno sbarco in Calabria nell'ottobre seguente ma venne catturato e giustiziato.

L’ETA’ ELLA RESTAURAZIONE

IL CONGRESSO DI VIENNA E LA RIORGANIZZAZIONE DELL'EUROPALe potenze che avevano sconfitto Napoleone eabbattuto il suo impero si trovarono di fronte al gravoso compito di ridisegnare un ordine europeo,creando un equilibrio che scoraggiasse spinte egemoniche e garantisse pace. I governi di Austria,Russia,Prussia e Inghilterra ebbero la saggezza di associare anche la Francia,considerata vittima del marchio napoleonico.Le deliberazioni del Congresso di Vienna furono risultati di accordi presi tra queste cinque potenze:la Francia venne riconsegnata alla monarchia borbonica,le sue frontiere furono riportate al periodo del 1792 conservando però Savoia e Avignone;il Belgio venne unito all'Olanda(eretta dalla dinastia degli Orange;Vittorio Emanuele I di Savoia ottenne la repubblica genovese e la riva sinistra del Reno restava sotto controllo prussiano. Non venne resuscitato il Sacro Romano Impero,la Norvegia venne staccata dalla Danimarca e unita alla Svezia;il Regno di Polonia fu ricostruito dopo le spartizioni settecentesche,e venne posto sotto la sovranità dello zar russo che in un colpo solo annettè al suo impero anche Bielorussia,Lituania

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e Ucraina. L'Austria rinunciava al Belgio ma otteneva le vecchie province illiriche che Napoleone le aveva sottratto,infine Ferdinando III tornò al Granducato di Toscana e Francesco I nei ducati di Modena e Parma.Una relativa indipendenza fu riconosciuta al Regno di Napoli dove Ferdinando IV prese nel 1816 il nuovo titolo di Ferdinando I re delle Due Sicilie;gli inglesi ottennero maggiori vantaggi in campo marittimoe coloniale. Per garantire l'ordine restaurato a Vienna lo zar russo si fece promotore di una Santa Allenza dicui il 26 settembre 1815 entrarono a far parte Prussia,Austria e in seguito anche Francia ma non la Gran Bretagna. Quest'Ultima stipulò una Quadruplice allenza con Russia,Prussia e Impero Austriaco,il cui scopo era quello di vigilare contro ogni attentato al nuovo ordine ristabilito.Questo sistema riuscì ad assicurare all'Europa qualche decennio di pace e stabilità,doveva inevitabilmente sacrificare le aspirazioni dei popoli alla libertà e all'indipendenza e quindi entrare in conflitto con le potenti forze storiche suscitate dai cambiamenti delle trasformazioni rivoluzionarie.

IL CLIMA IDEOLOGICO E CULTURALE DELLA RESTAURAZIONEGli anni della restaurazione coincidono con il trionfo e la diffusione europea delle correnti romantiche; sul terreno filosofico ed etico esse si contrappongono agli orientamenti sensistici, razionalistici e utilitaristici propri dell'Illuminismo mentre in campo estetico hanno il loro avversario principale nel classicismo. Numerosi poeti, scrittori e artisti costellano questo periodo:Foscolo,Leopardi,GoetheHegel, i fratelli Grimm,Heine,Byron,Shelley,Schellig e Fichte.Quindi Illuminismo contrapposto a Romanticismo e Romanticismo contrapposto al Classicismo;in questi movimenti si riscontra un clima di liberismo connesso ad un costituzionalismo di fondo, determinato dal periodo delle concessioni di Costituzioni illuminate, della libertà di stampa,pensiero e associazione.SVILUPPO ECONOMICO E QUESTIONE SOCIALE POST-NAPOLEONELa crescita della popolazione europea,frenata negli anni successivi al crollo del sistema napoleonico ripresea ritmo sostenuto a partire dal 1820 circa,nonostante la diffusione di morbi pesanti come il colera.Il significato di rivoluzione demografica apparirà chiaro se si tiene presente che fino al XVIII secolo il num.degli abitanti del pianeta s'era raddoppiato all'incirca ogni duemila anni.Cominciarono a diffondersifertilizzanti chimici,le prime macchine agricole e altre tecniche a incrementare la produttività del terreno.In Inghilterra la Rivoluzione industriale avviata nella seconda metà del Settecento entrò in una fase nuovacon l'applicazione su larga scala di nuove tecniche di lavorazione del ferro,la fusione e i processi dilaminazione e puddellaggio;rapida fu anche l'espansione delle ferrovie(In Inghilterra stessa e negli Usa vierano già costruiti all'inizio del secolo chilometri e chilometri di rotaie.Alla fine delle guerre napoleoniche la Gran Bretagna era veramente "l'officina del mondo" e il suo primatorimase indiscusso fino al 1870;tra le nazioni europee le prime a mettersi sulla via dell'industrializzazionecon un secolo di ritardo rispetto agli inglesi furono i belgi,i tedeschi e i francesi.Anche questi paesicominciarono ad ogni modo a conoscere i fenomeni sociali che s'accompagnavano alla crescita del settoreindustriale:migrazione di masse lavoratrici dalle campagne alle città,formazione di una classe operaia, ridottain condizioni di vita spesso illuminante,impiego di massiccio di manodopera minorile e femminile.L'accresciuto peso del settore industriale si riflette anche sull'evoluzione del pensiero economico,dominatoin Inghilterra dalle tendenze liberiste di Ricardo ma non solo;la preoccupazione per la questione socialenelle industrie fu molto avvertita in Europa con il "socialismo utopico"coniato da K.Marx e altre teorieelaborate da Saint-Simon e Proudhon.

LA QUESTIONE NAZIONALE E I PRIMI MOTI PER LA LIBERTÀ E L'INDIPENDENZAFin dal medioevo era diffusa l'idea che esistessero pregi,difetti,caratteri e umori propri di ciascun popolo di ciascuna nazione;lo spagnolo austero e geloso,il tedesco rozzo e ubriacone,il francese leggero e volubile ecc.... In paesi come la Francia e Inghilterra lo Stato precede la nazione e in una certa misura contribuisce a crearla in aree come Germania e Italia dove esisteva una nazione culturale e percepita come unitaria dai ceti intellettuali. Perchè ciò avvenisse l'idea della nazione doveva essere vista come detentrice esclusiva della sovranità(esempio lampante della rivoluzione americana e francese);l'aspirazione garantita dalla partecipazione dei cittadini al potere legislativo ma anche la valorizzazione delle tradizioni storiche dei vari popoli,la ricerca di un'anima nazionale attraverso studi linguistici e letterari(principali del movimento romantico).La complessità di creare una nazione fu evidenziata anche da scrittori celebri quale (per citarne uno su tutti) A.Manzoni. Uno dei primi segnali venne dalla Spagna,dove il re Ferdinando VII si era affrettato

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non solo a dare una Costituzione al paese ma ripristinare l'Inquisizione,il potere della nobiltà e del clero. Il malcontento suscitato da queste mosse converse nel 1 gennaio con la ribellione di alcuni reparti militari a Cadice;la rapida diffusione di movimenti in tutta la nazione costrinse il sovrano a ristabilire la Costituzione già varata nel 1812 e riconfermata nel 1820. Nonostante ciò però la vita sociale spagnola rimase divista tra liberali e carlisti(nome iberico fautori della reazione) che alla morte di Ferdinando portarono una vera e propria guerra civile. L'equivalente portoghese del carlismo fu il miguelismo,chiamato così da don Miguel, secondogenito del re Giovanni VI. Un'altra area di tensioni e potenziali conflitti erano i Balcani che la decadenza dell'impero ottomano, ancora immenso sulla carta ma indebolito dalle ambizioni autonome dei vari Stati che ne facevano parte. Già Serbia e Montenegro avevano ottenuto tra Sette-Ottocento un'indipendenza di fatto da Istanbul e si governano con dinastie proprie.Ma una risonanza maggiore ebbe nell'opinione pubblica la questione della Grecia. L'insurrezione contro il dominio turco divampò in tutta la Grecia continentale nel 1821 e nel gennaio 1822 proclamò l'indipendenza nazionale. Le forze ottomane intervennero con successo grazie all'invio di un corpo di spedizione guidato Mehmet Alì ma i gesti di violenza gratuita a cui s'abbandonarono suscitarono indignazione in tutta Europa e (nel 1827)Francia,Inghilterra e Russia si unirono per fronteggiare turchi e per liberare i greci. Il conflitto si risolse nel 1829 con la pace di Adrianopoli che sancì 'indipendenza greca benchè ancora molte regioni settentrionali fossero sotto dominio ottomano. La Repubblica greca fu proclamata nel 1827 ma fu di breve durata poichè nel 1832 le 3 potenze vincitrici imposero l'elezione di un monarca bavarese come reggente della nazione greca:Ottone di Wittelsbach.

L'EMANCIPAZIONE DELLE COLONIE LATINO-AMERICANE E LO SVILUPPO DEGLI STATI UNITIL'America Latina poteva contare all'inizio del XIX secolo venti milioni di abitanti dei quali 3 milioni erano Cereali ,cioè bianchi di origine spagnola nati nel nuovo mondo,due milioni erano schiavi neri e quattro-cinque milioni i meticci di sangue misto. L'invasione della penisola iberica da parte delle truppe napoleoniche nel 1808 aveva avuto come conseguenza la formazione di Giuente che si svincolarono di fatto dalla madrepatria;ciò favorì insurrezioni a sfondo radical-popolare e in questa confusione furono determinanti la ridotta capacità delle forze lealiste e le qualità militari di alcuni grandi personaggi carismatici come l'argentino Josè de San Martin e il venezuelano Simòn de Bolivar. Ma nonostante la buona volontà di queste compagini politiche,l'arretratezza economica,le enormi discrepanze sociali e una moltitudine di contadini e analfabeti dovevano rendere la vita di questi personaggi instabile e travagliata. In parte differente fu la vicenda brasiliana,la cui separazione dal Portogallo fu frutto dell'iniziativa della dinastia di Braganza,rifugiatosi oltreoceano nel 1807. Otto anni dopo Giovanni VI proclamò il Brasile regno autonomo e nel 1821 la reggenza fu affidata al primogenito don Pedro che prese il titolo di Pietro; egli promulgò una costituzione fortemente autoritaria che tese i rapporti tra governo e creoli. All'evoluzione del continente latino-americano guardavano con interesse non solo britannici ma anche statunitensi;grazie all'ingrossarsi del flusso migratorio dall'Europa,la popolazione statunitense quadruplicò in quarant'anni passando da sette milioni a trentuno;proseguì intanto l'espansione verso ovest che portò alla creazione di nuovi Stati che si aggiunsero a quelli già presenti;Michigan,Wisconsin,Florida,Louisiana,Texase poi il Nuovo Messico,Arizona,Colorado e California(dopo una guerra apposta contro il Messico).La colonizzazione di queste terre acuì i contrasti tra sud agricolo e schiavista interessato ad acquisire nuove aree per estendere le coltivazioni di tabacco,cotone e sviluppare un'economia mercantile e industriale. Negli Stati Uniti intanto,l'egemonia del partito repubblicano continuò con il duplice mandato di J.Monroe(1817-1825)passato alla storia per il famoso manifesto del 2 dicembre 1820(in cui si rivendicava il preminente interessa statunitense alle sorti della parte centro-meridionale del continente)con la formula "l'America agli Americani". A Monroe succedette Quincy Adams e poi A.Jackson,uno dei padri del partito democratico.Tra le mosse di quest’ ultimo si ricordano l'istruzione elementare obbligatoria,l'allargamento del suffragio,il riconoscimentodei diritti sindacali e altri provvedimenti favorevoli ai lavoratori. Superata la difficile guerra civile tra Nord e Sud,gli Usa avrebbero ben presto affermato il diritto ad essere considerati una delle più grandi potenze economiche e politiche del mondo.