Riabilitazione Strumentale

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1 RIABILITAZIONE STRUMENTALE Le lesioni del legamento crociato anteriore e posteriore Epidemiologia La maggiore incidenza nel sesso maschile (2:1), nell’arco di età dai 20 ai 30 anni Anatomia descrittiva-funzionale Il legamento crociato anteriore origina dalla superficie pre-spinale del piatto tibiale e si dirige in alto, in dietro e lateralmente per inserirsi sulla parte posteriore del condilo femorale esterno. Meccanismo patogenetico Meccanismo più frequente è un movimento combinato di abduzione-flessione- extrarotazione o adduzione-flessione-intrarotazione. Possono essere associate o meno a lesioni degli altri legamenti o dei menischi (più frequentemente quello interno). Clinica Presenza di versamento articolare (ballottamento rotuleo). Il ginocchio è atteggiato in flessione, instabile e dolente. Esistono alcune manovre semeiologiche per evidenziare una lesione del crociato anteriore. Test del cassetto anteriore: ginocchio flesso a 80-90_, si determina una traslazione anteriore della tibia e si verifica lo spostamento rispetto al femore. E’ positivo se non si avverte alcuna sensazione di stop. Viene eseguito dapprima in rotazione neutra e poi in rotazione esterna e interna. Test di Lachman: è in pratica una manovra del cassetto con ginocchio flesso a 20-30_. Il paziente è supino, l’esaminatore con una mano tiene bloccato il femore e con l’altra esegue una traslazione anteriore della tibia. Anche in questo caso si ricerca il “punto di arresto”.

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RIABILITAZIONE STRUMENTALE

Le lesioni del legamento crociato anteriore e posteriore

Epidemiologia

La maggiore incidenza nel sesso maschile (2:1), nell’arco di età dai 20 ai 30 anni

Anatomia descrittiva-funzionale

Il legamento crociato anteriore origina dalla superficie pre-spinale del piatto tibiale e si

dirige in alto, in dietro e lateralmente per inserirsi sulla parte posteriore del condilo

femorale esterno.

Meccanismo patogenetico

Meccanismo più frequente è un movimento combinato di abduzione-flessione-

extrarotazione o adduzione-flessione-intrarotazione.

Possono essere associate o meno a lesioni degli altri legamenti o dei menischi (più

frequentemente quello interno).

Clinica

Presenza di versamento articolare (ballottamento rotuleo). Il ginocchio è atteggiato in

flessione, instabile e dolente.

Esistono alcune manovre semeiologiche per evidenziare una lesione del crociato

anteriore.

Test del cassetto anteriore: ginocchio flesso a 80-90_, si determina una traslazione

anteriore della tibia e si verifica lo spostamento rispetto al femore. E’ positivo se non si

avverte alcuna sensazione di stop. Viene eseguito dapprima in rotazione neutra e poi in

rotazione esterna e interna.

Test di Lachman: è in pratica una manovra del cassetto con ginocchio flesso a 20-30_. Il

paziente è supino, l’esaminatore con una mano tiene bloccato il femore e con l’altra

esegue una traslazione anteriore della tibia. Anche in questo caso si ricerca il “punto di

arresto”.

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Jerk test: è un esame dinamico. Serve a dimostrare la sublussazione che può avvenire

quando il LCA non è funzionale quindi è un test indiretto di lesione del LCA. Si esegue con

il pz supino, l’esaminatore afferra il piede dell’arto da esaminare e, in estensione

completa, lo intraruota; questo determina una sublussazione della tibia rispetto al femore

se il LCA è rotto. Pone poi una mano sul versante laterale della tibia e, spingendo, flette il

ginocchio; a circa 20_ la sublussazione si riduce con un sobbalzo visibile

Anamnesi

Meccanismo traumatico, sensazione di crack al momento del trauma, comparsa di

tumefazione, episodi di cedimento del ginocchio.

Rx. (per escludere altre patologie) oppure TC, RMN che evidenziano con chiarezza la

lesione.

Trattamento

Può essere conservativo (con uso di un tutore e trattamento riabilitativo del quadricipite),

in persone di età non più giovane e con scarse esigenze funzionali.

Nei giovani, specie se praticanti attività sportive, vi è l’indicazione ad eseguire un

intervento di ricostruzione del LCA. Vi sono varie tecniche, diverse a seconda del

materiale utilizzato per ricostruire il neo-legamento (sintetico, da cadavere, autologo).

Nella maggior parte dei casi si utilizza il tendine rotuleo o il semitendinoso e gracile. Il

rotuleo è quello che più si avvicina al crociato in termini di resistenza ed estensibilità.

La tecnica prevede l’esecuzione, in artroscopia, di due tunnel trans-ossei, una a livello

tibiale e uno (half tunnel) a livello femorale. Il tendine rotuleo presenta il vantaggio di

poter essere prelevato con due bratte ossee alle estremità che favoriscono la fissazione

stabile nei tunnel, che viene eseguita con viti definite “ad interferenza”, con una

interfaccia osso-osso. Questa stabilità consente un inizio precoce del trattamento

riabilitativo. L’utilizzo dei tendini semitendinoso e gracile ha il vantaggio di non indebolire

l’apparato estensore e di avere proprietà più elastiche rispetto al rotuleo. All’interno dei

tunnel ossei si viene però a creare una interfaccia osso-tendine che richiede un tempo

maggiore per conferire stabilità all’impianto. Questo si traduce in un afase riabilitativa

iniziale più cauta, senza però episodi di dolore rotuleo e di incompleta escursione

articolare in estensione, possibili con il rotuleo.

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Elettroterapia

Generalità

L’elettroterapia include macrocategorie di trattamenti funzionalmente differenti:

•Jonoforesi: somministrazione locale, controllata e graduale, di farmaci con differenti

caratteristiche terapeutiche tramite corrente continua a bassa intensità (pochi mA).

•Elettrostimolazione muscolare: include le correnti di Kotz, Isometriche, Isocinetiche,

etc. consistono in correnti alternate ad intensità tale da determinare contrazione dei

muscoli.

•TENS: trattamento che permette l’innalzamento della soglia del dolore ed una buona

analgesia, si basa su correnti alternate (dette anche onda H o cinese) applicate

localmente in maniera de far avvertire al paziente un forte formicolio

simile all’addormentamento di un arto.

Struttura tipica delle apparecchiature per elettroterapia:

L’apparecchio è formato da:

• una parte logica, che permette di, generare gli impulsi e scegliere i parametri di

emissione delle correnti, oltre a pilotare un display ed una serie di comandi, quali

tastiere, commutatori rotativi, necessari per “dialogare con l’apparecchio”

• una sezione di potenza che elabora gli impulsi forniti dalla parte logica per

trasformarli segnali elettrici con funzionalità terapeutiche

• dai mezzi di somministrazione degli impulsi sul paziente: cavi ed elettrodi, di

importanza fondamentale per la corretta esecuzione della terapia.

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Gli elettrodi si differenziano per dimensioni e materiali, essi devono essere molto flessibili

per ben seguire le curve del corpo e ben trasferire gli impulsi elettrici, devono soprattutto

essere scelti in maniera opportuna, seguendo apposite tavole di posizionamento e

selezione, oltre a considerare come prioritario l’aspetto per la igiene e preferire, ove

possibile gli elettrodi monouso.

Elettroterapia – struttura

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Elettroterapia - elettrodi

Monouso autoadesivi (PG470, 473, 10)

riutilizzabili al silicone (PG970, 980, 912)

Riutilizzabili tessuto conduttivo (PG702, 703, 704)

• Fondamentale è la corretta scelta degli elettrodi per l’ideale somministrazione delle

correnti, si possono impiegare elettrodi monouso (PG470, 473, 10) ove non siano

presenti peli e sia necessaria la massima igiene. Lo svantaggio è il costo e la durata

limitata nel tempo; inoltre necessitano di cute ben detersa. Sono ideali per la terapia su

volto, cervicale, pettorali ed ove siano presenti possibilità di infezioni.

• Più comunemente vengono impiegati elettrodi riutilizzabili in silicone (PG 970, 980,

912) che necessitano di fasce di fissaggio e gel conduttivo/spugne umide per il corretto

impiego. Sono molto durevoli ma devono essere sterilizzati prima di ogni terapia, perché

spesso si contaminano. Sono inoltre inutilizzabili su alcune zone: cervicale, pettorali,

volto.

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• Riportiamo una tabella per la selezione rapida del modello di elettrodo in base alle

dimensioni, al tipo di materiale costruttivo (silicone, tessuto) ed alla possibilità di

riutilizzo (monouso, pluriuso).

Elettroterapia - protocolli

Regolazione dei parametri:

Fondamentale per la corretta esecuzione dei trattamenti è la regolazione della intensità

delle correnti applicate; infatti nel caso della jono(idro, ionto, etc.)foresi la corrente

deve essere limitata (1-3 mA) per evitare la dissociazione elettrolitica dell’acqua

contenuta nei tessuti e quindi le ustioni; quando il paziente avverte bruciore, può essere

ormai già iniziata la ustione chimica ed il danno tissutale associato.

Nel caso delle TENS, la corrente deve essere ben avvertibile ma tale da non determinare

contrazioni muscolare che aumenterebbero l’algia; bisogna quindi rimanere al di sotto

della SOGLIA DI REOBASE.

Nell’impiego delle correnti quali capillarizzazione, preriscaldamento o

decontrazione, il livello della corrente dovrà essere corrispondente alla SOGLIA DI

REOBASE, ovvero si avranno contrazioni muscolari appena percepibili (fibrillazione

instabile).

Nei trattamenti prettamente di recupero muscolare, quali: KOTZ, Isometrica,

isocinetica, forza esplosiva, forza resistente, si dovranno ottenere contrazioni intense,

ovviamente di intensità crescente con il prosieguo delle sedute, onde evitare

l’affaticamento muscolare.

Si raggiungerà e supererà la SOGLIA di cui sopra.

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Protocolli Jonoforesi:

Nel trattamento di pazienti con patologie del LCA è spesso indicata la somministrazione

locale di farmaci con effetto antiinfiammatorio o antiedematoso, al fine di limitare gli

effetti del trattamento chirurgico.

Fondamentale è la regolazione della corrente applicata alla zona da trattare e la scelta

del farmaco adatto.

Al fine di evitare i danni spesso associati a tale terapia, conviene ridurre la corrente

applicata a 1-2 mA e prolungare la durata della somministrazione, portandola a 20-25

minuti.

In caso di farmaci con polarità dubbia, si può distribuire lo stesso sia sull’elettrodo

negativo che su quello positivo, verificando, a fine seduta, quale dei due sia più asciutto;

in tal caso il farmaco avrà la polarità dell’elettrodo più meno idratato.

I trattamenti di ionoforesi possono essere somministrati a giorni alterni al fine di evitare

eccessiva irritazione della cute, badando a posizionare l’elettrodo con il farmaco sulla

zona da trattare e quello “indifferente” ad un estremo della stessa.

Riportiamo a seguire alcuni farmaci di interesse comune:

Alfa-chimotripsina soluzione 1 per 1000 positivo

Vitamine gruppo B positivo

Bicloridrato di istamina soluzione 0.2 per 1000 positivo

Benzidamina soluzione 5 per 100 positivo

Carbaina soluzione 5 per 100 positivo

Citrato di potassio soluzione 1 per 1000 positivo

Cloruro di calcio soluzione 2 per 100 positivo

Salicilato di sodio soluzione 2 per 100 negativo

Cloruro di zinco soluzione 1 per 100 positivo

Ioduro di potassio soluzione 2 per 100 negativo

Jaluronidasi 150 U. pomata positivo

Nitrato di aconitina soluzione 0.25 per 1000 positivo

Nitrato di argento soluzione 2 per 100 positivo

Thiomucase pomata o fiale negativo

Salicilato di litio soluzione 2 per 100 positivo

Cloruro di sodio soluzione 2 per 100 negativo

Solfato di zinco soluzione 1 per 100 positivo

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Protocolli TENS:

Nel trattamento di pazienti con patologie del LCA è necessario innanzitutto affrontare la

terapia dell’eventuale dolore (se presente), impiegando le correnti TENS nelle fasi post

acute e croniche.

Le applicazioni, con cadenza giornaliera, saranno locali, badando a posizionare gli

elettrodi in maniera da includere tutta la zona dolorante.

La durata minima è di 20 minuti e bisogna regolare l’intensità in maniera che il paziente

avverta un forte formicolio, simile alla sensazione di addormentamento di un arto;

regolarmente si dovrà innalzare il livello della corrente qualora il paziente raggiunga il

relativo livello di analgesia, al fine di aumentare gradatamente la soglia del

dolore e prolungare l’efficacia della terapia.

Le frequenze impiegabili sono di circa 100-150 Hz per le prime 2-3 sedute, per impiegare

successivamente frequenze di 80 Hz nei giorni successivi, cercando di ridurre le

frequenze degli impulsi di seduta in seduta per

prolungare l’effetto antalgico. Normalmente si effettuano 10-15 sedute quotidiane, per

poi proseguire con le terapie muscolari, se richieste.

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Protocolli preriscaldamento, capillarizzazione, decontrazione:

Nel trattamento di pazienti con patologie del LCA, una volta risolte le eventuali algie, è

necessario recuperare il tono dei fasci muscolari vicinori le zone operate, tramite correnti

con effetto eccitomotore; ovviamente la fase di trattamento muscolare vero e proprio

viene preceduta da una fase di riscaldamento che pone il muscolo nelle condizioni di

sviluppare successivamente la propria funzionalità senza danni, analogamente al

preriscaldamento effettuato in palestra.

Le applicazioni di preriscaldamento e della successiva terapia muscolare, sono effettuate

a giorni alterni, per dare al muscolo il tempo necessario a riposare. I trattamenti vengono

somministrati ai muscoli di interesse, applicando gli elettrodi agli estremi del fuso in

maniere bilaterale, per evitare alterazioni propriocettive (q. femorale destro e sinistro,

etc.), ovviamente con intensità differenziata.

La durata minima è di 10 minuti e bisogna regolare l’intensità in maniera che il

terapeuta avverta lievi contrazioni instabili, corrispondenti alla soglia di reobase,

necessarie a preriscaldare il muscolo, senza affaticarlo.

Molto importante è prolungare la durata di questa fase nelle prime sedute, portandola a

20 minuti e ridurre di conseguenza la durata della stimolazione muscolare;

successivamente si potrà gradualmente ridurre la durata del preriscaldamento a 5-10

minuti aumentando nel contempo la fase muscolare da 10 a 20 minuti, tutto ciò per

preservare il muscolo.

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Protocolli elettrostimolazione muscolare:

Le applicazioni di elettrostimolazione muscolare vengono sempre anticipate dal

preriscaldamento e seguono uno schema molto preciso, riportato a seguire.

LUNEDI’ MERCOLEDI’ VENERDI’

IPEROXYGEN (5-10 minuti) IPEROXYGEN (5-10 minuti) IPEROXYGEN (5-10 minuti)

ISOMETRIC (20-30 minuti) ISOKINETIC (20-30 minuti) KOTZ (20-30 minuti)

I trattamenti sono effettuate a giorni alterni, per dare al muscolo il tempo necessario a

riposare e vengono somministrati agli estremi del fuso muscolare, come per il

preriscaldamento.

La durata tipica è di 20 minuti e bisogna regolare l’intensità in maniera che il terapeuta

veda intense contrazioni muscolari, superiori alla soglia di reobase, necessarie a

contrarre decisamente il muscolo, senza affaticarlo.

Molto importante è prolungare la durata di questa fase solo dopo le prime sedute,

partendo da 10 minuti per arrivare successivamente a 20 minuti.

I primi 10 trattamenti si basano su correnti che hanno effetto sulla struttura del muscolo,

in quanto è necessario rinforzare le fibre; si impiegano correnti quali KOTZ, isometrica,

isocinetica.

In una fase successiva, si può intervenire sulla funzionalità del muscolo, ovvero sulla

capacità dello stesso di svolgere lavoro resistente o intenso, tramite correnti quali: f.

esplosiva, resistenza, KOTZ.

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LINFODREN. Elettro-linfodrenaggio

Indicata per il drenaggio degli accumuli di linfa e liquidi , con questa funzione si ottiene

un effetto di pompaggio verso il dotto toracico (il “cuore” del sistema linfatico) dei

ristagni di liquidi eventualmente presenti nei distretti periferici (gambe, braccia, etc.),

attraverso la elettrostimolazione selettiva dei muscoli presenti lateralmente ai vasi

linfatici di nostro interesse.

Da notare che quando si effettua il drenaggio linfatico delle gambe o delle braccia,

l’ampiezza degli impulsi deve essere tale da indurre un forte formicolio (fino a lievi

contrazioni), mentre nel caso di impiego di questa funzione per tonificare la schiena

(elettrotrazione muscolare) la potenza deve essere tale da indurre contrazioni muscolari

visibili.

E’ fortemente consigliata l’assunzione di liquidi (almeno 1,5 litro di acqua) circa un’ ora

prima del trattamento, al fine di eliminare i residui catabolici con maggiore efficacia e

rapidità.

Nella terapia drenante delle gambe, gli elettrodi devono essere posizionati a coppie

(elettrodi paralleli) secondo il seguente schema:

_ elettrodi della uscita 1: lateralmente alla caviglia destra (in opposizione rispetto

alla stessa)

_ elettrodi della uscita 2: lateralmente alla caviglia sinistra(in opposizione rispetto

alla stessa)

_ elettrodi della uscita 3: sulla estremità superiore del polpaccio destro (distanziati

simmetricamente di 2-4 cm rispetto all’asse verticale dello stesso polpaccio)

_ elettrodi della uscita 4: sulla estremità superiore del polpaccio sinistro (distanziati

simmetricamente di 2-4 cm rispetto all’asse verticale dello stesso polpaccio)

_ elettrodi della uscita 5: circa 4 cm sotto il gluteo destro (distanziati simmetricamente

di 4-5 cm rispetto all’asse verticale della gamba)

_ elettrodi della uscita 6: circa 4 cm sotto il gluteo sinistro (distanziati simmetricamente

di 4-5 cm rispetto all’asse verticale della gamba)

Nella terapia drenante delle braccia, gli elettrodi devono essere posizionati a coppie

(elettrodi allineati) secondo il seguente schema:

_ elettrodi della uscita 1: sull’avambraccio destro, 1-2 cm al di sotto del polso e a

10 cm dal polso

_ elettrodi della uscita 2: sull’avambraccio sinistro, 1-2 cm al di sotto del polso e a 10

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cm dal polso

_ elettrodi della uscita 3: sull’avambraccio destro, 10-12 cm al di sotto dell’incavo del

gomito e 1-2 cm al di sotto dell’incavo del gomito

_ elettrodi della uscita 4: sull’avambraccio sinistro, 10-12 cm al di sotto dell’incavo del

gomito e 1-2 cm al di sotto dell’incavo del gomito

_ elettrodi della uscita 5: sulla parte posteriore del braccio destro (zona tricipitale), un

elettrodo deve essere posizionato 2-3 cm al di sopra del gomito e l’altro elettrodo

deve essere posizionato 3-4 cm al di sotto dell’incavo ascellare

_ elettrodi della uscita 6: sulla parte posteriore del braccio sinistro (zona tricipitale), un

elettrodo deve essere posizionato 2-3 cm al di sopra del gomito e l’altro elettrodo

deve essere posizionato 3-4 cm al di sotto dell’incavo ascellare.

Nella terapia di elettrotrazione della muscolatura delle schiena, , gli elettrodi

devono essere posizionati a coppie (elettrodi paralleli) simmetricamente rispetto alla

colonna vertebrale, a distanza di 4-6 centimetri dalla stessa, secondo il seguente

schema:

_ elettrodi della uscita 1: circa 2 cm al di sopra della linea di separazione dei due glutei,

distanziati simmetricamente di circa 4 cm dalla colonna vertebrale

_ elettrodi delle uscite 2, 3, 4, 5: posizionati in maniera da coprire sia la zona dorsale

che lombare della schiena, distanziati simmetricamente di circa 4-6 cm dalla colonna

vertebrale

_ elettrodi della uscita 6: sulla zona cervicale alla base del collo, distanziati

simmetricamente di circa 2 cm dalla colonna vertebrale.

La durata del trattamento di drenaggio linfatico è di 30-40 minuti (nel caso di

trattamento singolo, altrimenti può essere ridotto a 15 minuti); tale trattamento può

essere effettuato singolarmente e in ogni caso alla fine di ogni trattamento di

elettrostimolazione muscolare o anticellulite, specie se effettuato a livello di addome o

gambe, in quanto trattamenti quali ISOMETRIC, ISOKINETIC e CELLULITIS implicano

il rilascio di residui catabolici nel circolo linfatico che devono essere drenati il più

rapidamente possibile.

La durata del trattamento di elettrotrazione della muscolatura della schiena è di 20-25

minuti e deve essere preceduto da una fase di riscaldamento IPEROXIGEN a bassa

potenza (formicolio avvertibile), al fine di evitare eccessive sollecitazioni dei muscoli.

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I trattamenti succitati, devono essere effettuate a distanza di almeno 36 ore (a giorni

alterni sarebbe l’ideale) e consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni

(40x50 mm).

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ISOMETRIC Stimolazione isometrica

Indicata per lo sviluppo ed il potenziamento muscolare simmetrico e come terapia di

mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché con questa

funzione si ottiene una stimolazione sia della muscolatura liscia che striata, un notevole

incremento della microcircolazione sanguigna e della volumetria muscolare, attraverso un

ciclo di contrazione che prevede una fase di stimolazione minima, una fase di incremento

della forza espressa dal muscolo , una fase di contrazione massima, (impostata

dall’operatore) ed una fase di decontrazione muscolare che si ripetono con caratteristiche

variabili a seconda della risposta muscolare e del livello di resistenza del muscolo, in

maniera da evitare contrazioni troppo violente.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,

è necessario far precedere la stimolazione isometrica (o isocinetica) da un trattamento di

iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso

se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica

isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),

per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a

seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro), per evitare alterazioni posturali.

La potenza degli impulsi deve essere proporzionata al livello di resistenza del muscolo, in

maniera da ottenere una isotrofia del lato destro e sinistro del corpo, anche in

considerazione del fatto che normalmente si impiega maggiormente la parte destra del

corpo.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali, al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

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simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto

all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a

sinistra di tale linea.

Il trattamento di stimolazione isometrica prevede innanzitutto l’alternanza con il

trattamento isocinetico (un trattamento di iperossigenazione + isometrica è seguito da

un trattamento di iperossigenazione + isocinetica a distanza di 48 ore), l’impiego di

potenze elevate, tali da indurre contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si

possono usare due coppie di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo

il muscolo lungo l’asse maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli

elettrodi di due canali.

Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata

massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la

sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute

fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore

sarà il trofismo muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti

(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di ISOMETRIC, per proseguire con

sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni

caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione

isometrica ( fino ad un massimo di 30-40 minuti giornalieri)

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della

pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni

caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,

lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)

posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

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ISOKINETIC Stimolazione isocinetica

Indicata per lo sviluppo ed il potenziamento simmetrico dei movimenti di estensione e

compressione muscolari e come terapia di mantenimento nel caso di ipotrofie o ipotonie,

poiché con questa funzione si ottiene una stimolazione della muscolatura liscia,

l’incremento della elastina muscolare, attraverso la contrazione alternata a fasi di riposo

totale del muscolo.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo a stress meccanico, è

necessario far precedere la stimolazione isocinetica (o isometrica) da un trattamento di

iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso

se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica

isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),

per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a

seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro) e con potenze degli impulsi proporzionate

al livello di resistenza del muscolo, in maniera da ottenere una isotrofia del lato destro e

sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si impiega

maggiormente la parte destra del corpo.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali, al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

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cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Il trattamento di stimolazione isocinetica prevede l’impiego di potenze elevate, tali da

indurre contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si possono usare due coppie

di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il muscolo lungo l’asse

maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi di due canali.

Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata

massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la

sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute

fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore

sarà il trofismo muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti

(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di ISOKINETIC, per proseguire con

sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni

caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione

isometrica ( fino ad un massimo di 30-40 minuti giornalieri).

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della

pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni

caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,

lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)

posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

Page 20: Riabilitazione Strumentale

20

STRETCHING Allungamento muscolare

Indicata per l’ incremento della definizione muscolare, il trattamento dei muscoli

denervati e come terapia di mantenimento nel caso di paresi ed atrofie muscolari, poiché

con questa funzione si ottiene una stimolazione della muscolatura liscia e lo sviluppo di

tutto il fascio muscolare trattato, attraverso un ciclo di contrazione continua che prevede

una fase di torsione in senso orario ed antiorario del muscolo, in maniera da evitare

contrazioni violente.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un continuo lavoro

meccanico, può essere effettuato soltanto dopo un ciclo completo di elettrostimolazione

muscolare isometrica/isocinetica, in maniera che il muscolo abbia raggiunto l’optimum

volumetrico e funzionale e quindi possa resistere al trattamento, sviluppando le

caratteristiche di forza e resistenza per tutta la sua estensione.

Ovviamente, se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la

ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3,

TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di

riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.

Gli elettrodi devono essere posizionati sempre agli estremi del muscolo come da

esempi riportati, in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite destro e

sinistro, quadricipite destro e sinistro) ovviamente con potenze degli impulsi

proporzionate al livello di resistenza del muscolo, in maniera da ottenere una eguale

stimolazione del lato destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che

normalmente si impiega maggiormente la parte destra del corpo.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Il trattamento di stretching prevede l’impiego di potenze medie, tali da indurre

contrazioni appena superiori alla soglia di reobase (si definisce soglia di reobase il livello

di intensità di stimolazione necessaria ad ottenere la minima contrazione visibile).

Page 21: Riabilitazione Strumentale

21

Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata

massima di 20-25 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la

sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute

fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore

sarà il trofismo muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

riscaldamento per 5-10 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 15-20

minuti (o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di STRETCHING, per

proseguire con sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di

iperossigenazione (in ogni caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la

fase di allungamento muscolare ( fino ad un massimo di 20-25 minuti).

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della

pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni

caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,

lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)

posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

Page 22: Riabilitazione Strumentale

22

RELAX Rilassamento muscolare

Indicata come decontratturante muscolare, questa funzione non determina la scomparsa

o riduzione delle algie (per le quali si usano le funzioni TENS 1, 2, 3) bensì il

miorilassamento delle fibre muscolari lisce e striate ed un effetto di prevenzione a livello

locale degli strappi muscolari.

Gli elettrodi devono essere posizionati sempre in maniera da circoscrivere la zona

dolorante, ovviamente lungo l’asse muscolare interessato, regolando l’ampiezza degli

impulsi in maniera da avvertire distintamente il formicolio (per esempio: forte sensazione

di addormentamento di una gamba), ma non la contrazione dei muscoli adiacenti.

I trattamenti con il RELAX, possono essere effettuati giornalmente ed in ogni caso a non

meno di 12-16 ore di distanza (durata di 30 minuti), partendo da una potenza degli

impulsi tale da indurre la sensazione di un formicolio ben avvertibile, ma non contrazioni.

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

zona cervicale, caviglie e piedi, parte anteriore del tronco, braccia edin ogni caso se la

zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (parte posteriore del tronco, glutei,

gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm) posizionati

parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

Page 23: Riabilitazione Strumentale

23

CELLULITIS Anticellulite

Indicata per il trattamento di panniculopatie resistenti ai trattamenti e come terapia di

mantenimento nel caso di ipotrofie o ipotonie, poiché con questa funzione si ottiene un

incremento della vascolarizzazione tissutale, il drenaggio dei liquidi interstiziali e una

localizzata ipertermia.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un limitato stress meccanico,

è necessario far seguire l’applicazione da un linfodrenaggio di almeno 15 minuti (30

sarebbe l’ideale) in maniera da eliminare l’accumulo dei residui catabolici derivanti dalla

elettrolipolisi; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da

trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico

(TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di

48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.

Gli elettrodi (dimensioni: 50x100 mm, almeno) devono essere posizionati

orizzontalmente (ovvero parallelamente alla fascia addominale) ed agli estremi della zona

da trattare (come da esempi riportati). ovviamente in maniera simmetrica rispetto al

corpo (per esempio: lato esterno della gamba destra e lato esterno della gamba sinistra,

interno coscia destra, interno coscia sinistra) e con potenze degli impulsi proporzionate

all’estensione dell’area in oggetto Consigliamo di alternare i trattamenti anticellulite a

trattamenti muscolari (Iperoxygen 15’ + Isometric o Isokinetic 15’), al fine di ottener

sia l’incremento della massa magra che la riduzione della massa grassa e di trattare il

lato esterno della gamba, l’interno coscia e i polpacci ovviamente di ambedue le gambe,

terminando il trattamento con il linfodrenaggio.

Il trattamento di stimolazione anticellulite prevede l’impiego di potenze medie,

leggermente inferiori alla soglia di reobase; nel caso di marcata ipotrofia si possono

usare due coppie di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il

muscolo lungo l’asse maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi

di due canali.

Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata

massima di 40-50 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la

sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute

fino ad avvertire leggerissime contrazioni.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

Page 24: Riabilitazione Strumentale

24

riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti

(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di CELLULITIS, per terminare con

LINFODREN, per almeno 15’.

Dopo aver effettuato almeno 3-4 trattamenti come sopra, si possono effettuare

trattamenti che prevedano soltanto la fase anticellulite (30-50 minuti) ed il drenaggio, da

effettuarsi sempre per ultimo.

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (50x50 mm) sulle

braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni caso se la zona da trattare è

limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali, lombari, glutei, gambe) utilizzare

elettrodi con dimensioni superiori (50x100 mm) posizionati perpendicolarmente all’asse

maggiore degli stessi.

Page 25: Riabilitazione Strumentale

25

FARADIC Faradica

Indicata per il potenziamento della muscolatura striata e per il trattamento delle miositi e

come terapia di mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché

con

questa funzione si ottiene una stimolazione sia della muscolatura liscia che striata ed un

notevole incremento della microcircolazione sanguigna.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,

è necessario far precedere la stimolazione faradica da un trattamento di

iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso

se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica

isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),

per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a

seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).

La potenza degli impulsi deve essere proporzionataal livello di resistenza del muscolo, in

maniera da ottenere una isotrofia del lato destro e sinistro del corpo, anche in

considerazione del fatto che normalmente si impiega maggiormente la parte destra del

corpo.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

Page 26: Riabilitazione Strumentale

26

cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto

all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a

sinistra di tale linea.

Il trattamento di stimolazione faradica può essere alternato ai trattamenti isocinetici o

isometrici (un trattamento di iperossigenazione + isometrica è seguito da un trattamento

di iperossigenazione + isocinetica a distanza di 48 ore) e prevede l’impiego di potenze

elevate, tali da indurre contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si possono

usare due coppie di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il

muscolo lungo l’asse maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi

di due canali.

Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata

massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la

sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute

fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore

sarà il trofismo muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

Riscaldamento per 10 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10-15

minuti (o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di FARADIC, per proseguire con

sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni

caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione

faradica ( fino ad un massimo di 20-30 minuti giornalieri).

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della

pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni

caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,

lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)

posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

Page 27: Riabilitazione Strumentale

27

RESISTANCE Sviluppo della resistenza aerobica

Indicata per l’allenamento alla fatica CF muscolare simmetrico e come terapia di

mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché con questa

funzione si ottiene una stimolazione sia della capacità di resistenza del muscolo alla fatica

(accumulo di acido lattico), un notevole incremento della microcircolazione sanguigna e

della volumetria muscolare.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,

è necessario effettuare lo stesso soltanto quando si sia effettuato un ciclo completo di

stimolazioni muscolari (isometrica + isocinetica), in maniera che il muscolo abbia già

raggiunto un ottimale recupero morfologico e quindi possa sopportare appropriatamente

questo trattamento; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura

da trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento

antalgico (TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un

periodo di 48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).

La potenza degli impulsi deve essere proporzionataal livello di resistenza del muscolo, in

maniera da ottenere una identica resistenza alla fatica della muscolatura sul lato destro e

sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si impiega

maggiormente la parte destra del corpo.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

Page 28: Riabilitazione Strumentale

28

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto

all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a

sinistra di tale linea.

Il trattamento di RESISTANCE prevede innanzitutto l’alternanza con il trattamento

EXPLOSIVE (un trattamento di iperossigenazione + resistenza è seguito da un

trattamento di iperossigenazione + esplosive a distanza di 24-48 ore ore) ed il

completamento con la funzione di STRETCHING, per la definizione muscolare.

Lo scopo di queste funzioni è di recuperare la morfologia del muscolo (iperoxygen +

isometric alternati a iperoxygen e isokinetic) e definire poi le specifiche funzionali del

muscolo, ovvero la resistenza alla fatica, la capacità di erogare intensi picchi di forza e di

acquisire queste caratteristiche anatomorfologiche e funzionali su tutta l’estensione del

muscolo (resistance, explosive, stretching) al fine di evitare strappi o lesioni su zone più

deboli.

Le sedute possono avere cadenza giornaliera ed in ogni caso con una durata massima di

30-40 minuti, aumentando la potenza durante le sedute fino ad avvertire delle

contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore sarà il trofismo

muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

riscaldamento per 15 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 15 minuti

(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di RESISTANCE, per proseguire con

sedute giornaliere in cui si eliminerà gradualmente la durata della fase di

iperossigenazione, incrementando la fase di allenamento alla resistenza CF ( fino ad un

massimo di 30-40 minuti giornalieri)

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della

pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni

caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,

lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)

posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

Page 29: Riabilitazione Strumentale

29

IPEROXYGEN Iperossigenazione muscolare

Indicata per l’iperossigenazione muscolare e l’allenamento di resistenza alla fatica

anaerobica, con questa funzione si ottiene un notevole incremento della microcircolazione

sanguigna e della volumetria muscolare, attraverso un ciclo di stimolazione continua a

basso livello.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo al riscaldamento deve

necessariamente precedere tutti i trattamenti muscolari (isometric, isokinetic, faradic,

stretching, resistance, explosive), al fine di evitare eccessivo affaticamento del muscolo

e/o contratture; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da

trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico

(TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di

48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la iperossigenazione.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).

La potenza degli impulsi deve tale da far percepire un formicolio di media intensità,

ottenendo contrazioni appena visibili, in maniera da ottenere una eguale

vascolarizzazione del lato destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto

che normalmente si impiega maggiormente la parte destra del corpo.

Consigliamo una durata iniziale dei trattamenti di 25 minuti, che poi verrà ridotta nel

prosieguo delle terapie, fino ad un minimo di 5-10 minuti.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

Page 30: Riabilitazione Strumentale

30

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto

all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a

sinistra di tale linea.

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, poiché in quest’ultima sono presenti i

recettori della pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali ed in ogni caso se la zona

da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali, lombari, glutei, gambe)

utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm) posizionati parallelamente lungo

l’asse maggiore degli stessi.

Page 31: Riabilitazione Strumentale

31

EXPLOSIVE Potenziamento della muscolatura

Indicata per lo sviluppo dei picchi di forza (resistenza allo stress) muscolare e come

terapia di mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché con

questa funzione si ottiene una stimolazione sia della capacità di erogare picchi di forza

(stress meccanico muscolare e tendineo), un notevole incremento della

microcircolazione.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,

è necessario effettuare lo stesso soltanto quando si sia effettuato un ciclo completo di

stimolazioni muscolari (isometrica + isocinetica), in maniera che il muscolo abbia già

raggiunto un ottimale recupero morfologico e quindi possa sopportare appropriatamente

questo trattamento; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura

da trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento

antalgico (TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un

periodo di 48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).

La potenza degli impulsi deve essere proporzionataal livello di resistenza del muscolo, in

maniera da ottenere una identica erogazione dei picchi di forza della muscolatura sul lato

destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si impiega

maggiormente la parte destra del corpo.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

Page 32: Riabilitazione Strumentale

32

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto

all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a

sinistra di tale linea.

Il trattamento di EXPLOSIVE prevede innanzitutto l’alternanza con il trattamento

RESISTANCE (un trattamento di iperossigenazione + forza esplosiva è seguito da un

trattamento di iperossigenazione + resistance a distanza di 24-48 ore ore) ed il

completamento con la funzione di STRETCHING, per la definizione muscolare.

Lo scopo di queste funzioni è di recuperare la morfologia del muscolo (iperoxygen +

isometric alternati a iperoxygen e isokinetic) e definire poi le specifiche funzionali del

muscolo, ovvero la resistenza alla fatica, la capacità di erogare intensi picchi di forza e di

acquisire queste caratteristiche anatomorfologiche e funzionali in su tutta l’estensione del

muscolo (resistance, explosive, stretching) al fine di evitare strappi o lesioni su zone più

deboli.

Le sedute possono avere cadenza giornaliera ed in ogni caso con una durata massima di

30-40 minuti, aumentando la potenza durante le sedute fino ad avvertire delle

contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore sarà il trofismo

muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

riscaldamento per 15 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 15 minuti

(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di EXPLOSIVE, per proseguire con

sedute giornaliere in cui si eliminerà gradualmente la durata della fase di

iperossigenazione, incrementando la fase di stimolazione esplosiva ( fino ad un massimo

di 30-40 minuti giornalieri).

Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,

(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della

pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni

caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,

lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)

posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.

Page 33: Riabilitazione Strumentale

33

KOTZ Stimolazione muscolare

Elettrostimolazione KOTZ di uso generale, indicata per lo sviluppo ed il potenziamento

muscolare e come terapia antalgica nel caso di algie e disturbi muscolari o articolari.

Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,

è necessario far precedere la stimolazione con le correnti di KOTZ da un trattamento di

iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso

se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica

isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),

per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a

seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.

Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del

muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi

riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite

destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).

Nel trattamento riabilitativo muscolare, la potenza degli impulsi deve essere

proporzionata al livello di resistenza del muscolo, in maniera da ottenere una isotrofia del

lato destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si

impiega maggiormente la parte destra del corpo.

Nel trattamento antalgico, la potenza deve essere tale da far percepire al paziente un

formicolio di media intensità e non far raggiungere la soglia di reobase o la contrazione

muscolare, in quanto ciò determina l’abbassamento della soglia del dolore.

Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali, al fine di evitare l’appiattimento

della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella

lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza

inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile

trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una

uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del

tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.

Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi

simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;

l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza

del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato

destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15

Page 34: Riabilitazione Strumentale

34

cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con

l’elettrodo positivo.

Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto

all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a

sinistra di tale linea.

Il trattamento di stimolazione KOTZ (muscolare) prevede innanzitutto l’alternanza con la

stimolazione RELAX a distanza di 24-36 ore, l’impiego di potenze elevate, tali da indurre

contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si possono usare due coppie di

elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il muscolo lungo l’asse

maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi di due canali.

Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata

massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la

sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute

fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore

sarà il trofismo muscolare raggiunto.

Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di

riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti

(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di ISOMETRIC, per proseguire con

sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni

caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione

isometrica ( fino ad un massimo di 30-40 minuti giornalieri).

Il trattamento di stimolazione KOTZ (antalgico) prevede innanzitutto l’alternanza con la

stimolazione TENS1 a distanza di 12-24 ore e l’impiego di potenze basse, tali da indurre

soltanto il formicolio.

Consigliamo di utilizzare sempre gli elettrodi con le stesse precauzioni degli altri

trattamenti di questa sezione.

Page 35: Riabilitazione Strumentale

35

KINETEC

Generalità

La mobilizzazione passiva di segmenti articolari quali il ginocchio, anca o caviglia viene

effettuata tramite apparecchiature elettromeccaniche delle quali il Kinetec è il più diffuso

rappresentante.

La struttura di questi dispositivi è basata su una unità di controllo remoto (telecomando),

tramite la quale si possono impostare i parametri operativi e sull’ unità di mobilizzazione

passiva, una vera e propria slitta motorizzata sulla quale viene fissata la gamba del

paziente, in maniera da far corrispondere le articolazioni ai tre giunti di cui è dotata

l’apparecchiatura. Ulteriore aspetto da considerare è che la riabilitazione del ginocchio

riveste grande importanza a livello di propriocettività.

Ovviamente il kinetec non è un’alternativa alla riabilitazione manuale del fisioterapista,

permette invece di rifinire e completare la fase riabilitativa manuale effettuata

nell’immediato postoperatorio.

Caratteristica fondamentale di queste apparecchiature è la robustezza meccanica in

quanto devono sopportare il peso e la resistenza al moto della gamba del paziente.

Altra caratteristica importante è la possibilità di impostare opportunamente i parametri,

tra i quali:

•Velocità ed accelerazione di flessione ed in estensione

•Angolo di flessione e di estensione

•Numero di cicli o durata della seduta

e soprattutto:

• forza applicata alla gamba durante il movimento (e relativa limitazione)

Page 36: Riabilitazione Strumentale

36

Limite di queste apparecchiature è la scarsa versatilità, dovuta alla costruzione

meccanica che permette il movimento di traslazione della gamba (e quindi rotazione del

ginocchio) lungo un solo asse.

Protocolli kinetec:

Tenendo conto che l’atto operatorio in artroscopia è svolto con il ginocchio flesso a 90_,

l’impegno è preservare tale flessione in fase di riabilitazione, evitando la riduzione del

range articolare nel post operatorio.

Dopo 3-4 gg dall’intervento chirurgico, si inizia la mobilizzazione con un range di

escursione articolare compreso tra 0 e 30_ , per poi incrementare lo stesso

progressivamente fino alla massima escursione possibile di circa 110_.

Le sedute di mobilizzazione assistita hanno cadenza giornaliera e durata di almeno 3 ore,

(con intervalli per il riposo ogni ora di trattamento) al fine di aumentare e mantenere

l’escursione articolare.

Scopo primario della riabilitazione meccanica è la prevenzione delle aderenze cicatriziali

post operatorie e la riduzione dei tempi di recupero dell’edema post operatorio.

A scopo cautelativo si consiglia di terminare ogni seduta di kinetec con l’applicazione

locale di ghiaccio per evitare versamenti secondari.

Oltre alla regolazione del range articolare, riveste la massima importanza l’impostazione

della velocità di rotazione dell’articolazione (inizialmente ridotta, per evitare versamenti e

danni al legamento) e la regolazione del massimo sforzo, tale da consentire un

movimento fluido dell’articolazione e da preservare il neo LC.

Page 37: Riabilitazione Strumentale

37

Laserterapia

Generalità

Le apparecchiature per laserterapia

vengono correntemente impiegate in

terapia fisica per molteplici applicazioni

che spaziano dalla terapia del dolore alla

biostimolazione tissutale.

Esistono due grandi categorie di laser per

riabilitazione: i laser a puntamento

fisso (manipolo) ed a scansione, che si

differenziano per la possibilità offerta da

questi ultimi di trattare automaticamente

zone più o meno estese senza richiedere

l’operatore, ovviamente il trattamento

laser a scansione implica una maggiore

durata della terapia, in quanto l’energia

laser viene somministrata su più punti in

successione, a differenza di quanto

avviene nei laser a manipolo fisso.

Le differenze terapeutiche dei laser

dipendono da alcuni parametri

fondamentali:

•Potenza, misurata in Watt (o energia,

misurata in Joule), importante nel calcolo

della durata delle sedute (specie nella

scansione)

•Tecnologia della sorgente laser: a gas

(He-Ne, CO2, Ar, etc.), a stato solido

(Nd-YAG, Ruby), a diodo, a colorante

organico, etc. questo parametro

influenza anche la affidabilità, il costo e

la durata del laser stesso.

•Modo di emissione ovvero frequenza di

ripetizione degli impulsi: maggiore è la

frequenza e maggiore è la componente

antalgica della terapia, mentre a basse

frequenze (<500 Hz) prevale l’effetto

antiinfiammatorio

•Lunghezza d’onda di emissione del laser

(misurata in nM o micron) da questo

parametro dipende la efficacia del

trattamento, in quanto i tessuti

reagiscono in maniera assolutamente

diversa a seconda delle __

•I laser per uso generico in riabilitazione

sono tipicamente a diodo ed hanno una

__di 904 nM, mentre i laser per terapia

del dolore hanno una __di 808 nM e

potenza di 10-50 Watt p.p.

•I laser per la terapia di superfici più

estese sono tipicamente apparecchiature

con potenza di 10-20 Watt continui e a

seconda della lunghezza d’onda

implementano dimensioni, tecnologie ed

applicazioni differenti

•A gas CO2: con emissione a 10,6 uM,

per terapia del dolore acuto ed erniario

•A diodo: con emissione a 810 nM, per

terapia del dolore articolare

•A stato solido Nd-YAG: con emissione a

1.064 o 532 nM per dolori superficiali

Page 38: Riabilitazione Strumentale

38

A Seguire riportiamo una tabella per

l’impiego di laser a diodo con __di 904

nM.

Laserterapia – protocolli

10 Watt 30 minuti IR SWEEP Ustioni

20 Watt 10-15 minuti IR + VIS Rigenerazione dei tessuti cutanei

40 Watt 30 minuti 50-100 Reumatismi

30 Watt 20-30 minuti 200-1000 Pseudoartrosi

40 Watt 20 minuti 100 Osteoartrosi

30 Watt 30-40 minuti 200-2000 Lesioni da trauma

30 Watt 30 minuti 500-1000 Lesioni dei nervi

20 Watt 15 minuti 200-1000 Lacerazioni della pelle

10 Watt 10-20 minuti 500-2000 Infiammazioni varie

10 Watt 05-10 minuti IR SWEEP Gengiviti

30 Watt 10 minuti 100 Herpes Zooster

40 Watt 30-35 minuti 200-1000 Flebite

40 Watt 20-30 minuti IR+VIS Fistole e piaghe

50 Watt 05-10 minuti 50-100 Epicondilite

50 Watt 30 minuti IR SWEEP Dolori vari

30 Watt 15 minuti 2000 Distorsioni

Page 39: Riabilitazione Strumentale

39

20 Watt 10 minuti 500-1000 Contusione ed ecchimosi

30 Watt 40 minuti 200-IR SWEEP Borsite

50 Watt 25-30 minuti 500-1000 Atrofia muscolare

50 Watt 40 minuti IR SWEEP Artrosi di vario tipo

20-30 Watt 10 minuti 50-100 Antiflogistico

20 Watt 30-35 minuti IR SWEEP Antidolorifico

10 Watt 05-10 minuti 100-500 Acne

Potenza Durata Terapia in Hertz Trattamento

Page 40: Riabilitazione Strumentale

40

Laserterapia – sicurezza

Nell’impiego terapeutico dei laser è molto

importante considerare l’interazione tra i

tessuti e la radiazione laser, dipendente

dalla lunghezza d’onda della stessa.

Laser quali CO2, Diodo a 810 nM,

vengono impiegati correntemente per la

cura del dolore, senza considerare la

intrinseca pericolosità. In un

tessuto muscolare a normale

vascolarizzazione sanguigna nessuna

evidente variazione organica e

strutturale si manifesterà finchè la

temperatura rimane tra i 37 e i 42_C.

Con temperature tra 42 e 50_C si ha

riduzione dell'attività enzimatica, mentre

per temperature tra 50 e 60_C si

instaurerà un processo irreversibile di

denaturazione delle proteine con

immediata decolorazione del tessuto

stesso. Persistendo nell'irraggiamento il

tessuto, dopo un progressivo rapido

scoloramento fino a raggiungere il grigio

perla, riprenderà a riscurirsi fino a

raggiungere attorno agli 80_C, il colore

caramello scuro per effetto della

coagulazione.

Durante queste fasi si registrerà

dapprima un aumento della frazione di

radiazone retrodiffusa per effetto dello

schiarirsi del tessuto, poi con lo scurirsi

del tessuto la frazione di radiazione

retrodiffusa diminuirà sino a che, attorno

agli 80_C, si avrà il massimo

assorbimento con un rapido aumento

della temperatura verso i 100_C.

Da questo istante avrà inizio l'ebollizione

dei liquidi intra ed extra-cellulari con la

conseguente carbonizzazione del tessuto

stesso: se queste fasi si svolgeranno con

sufficiente rapidità avremo

l'esplosione dei residui cellulari disidratati

Page 41: Riabilitazione Strumentale

41

Magnetoterapia B.F.

Generalità

La magnetoterapia a bassa frequenza è una metodica basata sull’erogazione di campi

magnetici alternati a bassa frequenza somministrati tramite diffusori magnetici di

opportuna forma (solenoidi o bobine piatte).

I campi magnetici alternati hanno effetto rigenerante nei confronti dei tessuti ossei in

quanto aumentano il tasso di crescita degli osteociti, trovando indicazione nelle patologie

di interesse ortopedico quali fratture, lesioni, osteoporosi, etc.

Effetto secondario della magnetoterapia a b.f. è l’aumento della fluidità del sangue che

consente di aumentare l’ossigenazione dei tessuti.

Tra i parametri caratteristici della magnetoterapia a bassa frequenza di primaria

importanza è la frequenza di ripetizione degli impulsi (variabile da 3 a 100 Hertz) che

determina i diversi effetti terapeutici, l’intensità del campo magnetico (compreso tra 20 e

50 gauss) e la durata della terapia che deve prevedere fasi di erogazione e fasi di pausa,

mediamente di 30 minuti ciascuna, onde evitare la saturazione del meccanismo di

pompa Na-K responsabile della respirazione cellulare.

Tra gli effetti avversi della magnetoterapia vi è la possibilità di incremento del livello di

dolore e la possibile interazione tra campi magnetici e protesi metalliche e/o pacemaker.

Magnetoterapia B.F.

20-30 25-50 Vertigine

30-40 50-100 Contusione ed ecchimosi

30-40 12-25 Condrocalcinosi

20-30 50-100 Cirrosi

20-30 25-50 Cicatrici e lesioni

30-40 12-25 Cellulite

30-40 50-100 Cefalee

20-30 6-12 Bronchite

30-40 50-100 Brachialgia

30-40 50-100 Borsite

30-40 50-100 Atrofodermia

30-40 50-100 Atrofia muscolare

30-40 50-100 Astenia

30-40 50-100 Asma bronchiale

30-40 25-50 Artrosi di vario tipo

30-40 25-50 Artrosi cervicale

30-40 25-50 Artrite degenerativa

30-40 25-50 Artropatie acute

30-40 25-50 Artrite

20-30 50-100 Antiflogistico

20-30 50-100 Antidolorifico

20-30 50-100 Acne

20-30 25-50 Lacerazioni della pelle

30-40 25-50 Ischialgia

Page 42: Riabilitazione Strumentale

42

20-30 50-100 Ipotensione

20-30 6-12 Insufficienza epatica

20-30 50-100 Infiammazioni varie

20-30 25-50 Impotenza

30-40 50-100 Gengiviti

20-30 50-100 Herpes Zooster

20-30 12-25 Fratture

20-30 50-100 Formicolio

20-30 50-100 Flebite

20-30 50-100 Fistole e piaghe

30-40 50-100 Epicondilite

30-40 50-100 Epiconditalgia

30-40 50-100 Enfisema polmonare

20-30 50-100 Emorroidi

30-40 50-100 Emicrania

30-40 50-100 Dolori vertebrali

30-40 50-100 Dolori mestruali

30-40 50-100 Dolori mascellari

30-40 25-50 Dolori intercostali

30-40 50-100 Distorsioni

30-40 6-12 Ritardi nella consolidazione

tissutale

20-30 12-25 Rinite

20-30 50-100 Rigenerazione tessuti

30-40 50-100 Reumatismi

30-40 25-50 Rachialgia

30-40 50-100 Psoriasi

30-40 6-12 Pseidoartrosi

20-30 12-25 Prostatite

30-40 50-100 Paresi

20-30 50-100 Otite

30-40 12-25 Osteoporosi

30-40 12-25 Osteoartrosi

30-40 12-25 Osteoartropatia

30-40 50-100 Nevralgia

20-30 50-100 Morbo di Raynaud

30-40 50-100 Miosite

20-30 50-100 Mal di denti

30-40 50-100 Lussazione

30-40 25-50 Lombalgia

30-40 50-100 Lesioni da trauma

30-40 50-100 Lesioni dei nervi

20-30 25-50 Vertigine

20-30 25-100 Vene varicose

20-30 50-100 Ustioni

20-30 50-100 Ulcere flebitiche

20-30 25-50 Torpide

20-30 12-25 Tonsillite

30-40 50-100 Torcicollo

30-40 50-100 Tendinite

30-40 50-100 Strappi muscolari

20-30 25-50 Stomatite

20-30 25-50 Sinusite

20-30 50-100 Sciatica

20-30 50-100 Rughe

Page 43: Riabilitazione Strumentale

43

Onde d’ Urto

Generalità

Le apparecchiature per la generazione delle onde d’urto derivano direttamente dei

litotritori impiegati nelle calcolosi e vengono impiegati nel trattamento di patologie

osteoarticolari, più precisamente per la cura delle calcificazioni, delle affezioni articolari

(periartriti, etc.), delle algie in fase acute (pubalgie, etc.) e patologie correlate

(epicondiliti, etc.).

Le onde d’urto sono onde acustiche generate da apparecchi elettroidraulici,

elettromagnetici o piezoelettici; hanno andamento impulsivo e diffondono nei tessuti

essendo influenzate dalle caratteristiche particolari del mezzo in cui transita. Il

meccanismo d’azione delle onde d’urto sembra riconducibile a tre effetti principali:

•riduzione della trasmissione del dolore per mezzo di stimolazione di terminazioni

nervose e liberazione di endorfine

•riduzione meccanica delle calcificazioni tissutali

•effetto di cavitazione con conseguente formazione di nuovi vasi sanguigni

(neoangiogenesi) e maggior afflusso locale di sangue e miglioramento del trofismo

tissutale.

Tra i parametri caratteristici delle onde d’urto riveste la maggiore importanza la

precisione del puntamento e focalizzazione del fascio, la energia dell’impulso ed il numero

di impulsi somministrati sulla parte.

Page 44: Riabilitazione Strumentale

44

PST

Gli impulsi emessi dalla PST hanno tipicamente frequenze comprese tra i 2 ed i 120-150

Hz, oltre ad avere duty-cycle variabile e flusso magnetico compreso tra 40 e 200 Gauss.

Durante la terapia PST il tessuto viene trattato con impulsi aventi frequenza, durata e

potenza variabili in maniera automatica, così facendo vengono interessate tutte le cellule

ed i tessuti compresi nel campo di radiazione, ottenendo effetti sia antiinfiammatori di

lunga durata che una importante rigenerazione tissutale; la PST viene impiegata anche

nelle terapia dell’osteoporosi e delle fratture.

Generalità

La PST o terapia a segnali pulsati è una metodica terapeutica che in questi ultimi anni ha

trovato diffusione nella terapia delle affezioni articolari e come terapia di supporto alla

classica magnetoterapia B.F. Il meccanismo di funzionamento si basa sull’emissione di

campi magnetici ad elevata intensità che determinano l’aumento della circolazione ed

ossigenazione tissutale (non possono essere infatti impiegate sugli emofiliaci) e

soprattutto accelerano la ricrescita di osteoblasti e fibroblasti, trovando applicazione

proprio nella terapia di lesioni cartilaginee, piccole lesioni dei legamenti ed artrosi.

Gli impulsi magnetici a bassa frequenza vengono applicati localmente tramite bobine

cilindriche analoghe a quelle della magnetoterapia, con diametro differenziato in base alla

zona da trattare.

Vengono tipicamente trattate le articolazioni del ginocchio, anca, caviglia e spalla.

PST - protocolli

• Protocolli: essendo la variazione dei parametri di impulso automatica, la regolazione

dei parametri operativi è semplice: infatti le sedute di PST hanno cadenza giornaliera e

durata di 60-80 minuti, il paziente non avverte alcuna sensazione se non un possibile

incremento della sensazione dolorosa, dovuto ai processi di rigenerazione ed

ossigenazione tissutale, tale algia si risolve spontaneamente dopo la 2-3_ seduta.

• I trattamenti durano mediamente due settimane (10-12 sedute) e vanno, se

necessario, ripetuti con pause di almeno 2 settimane.

• Nei pazienti operati di LCA-LCP la PST può essere impiegata dalla seconda settimana di

riabilitazione, in quanto la terapia non interferisce con i materiali dell’impianto e consente

di accelerare il processo di rimarginazione tissutale oltre

Page 45: Riabilitazione Strumentale

45

ad accelerare la crescita delle popolazioni di fibroblasti che colonizzeranno il nuovo

legamento.

• Ovviamente il paziente non dovrà presentare residui versamenti post traumatici.

Page 46: Riabilitazione Strumentale

46

Tecarterapia

Generalità

Le apparecchiature per Tecarterapia trovano ampio utilizzo nella pratica riabilitativa del

paziente operato di LCA-LCP per le proprietà antiflogistiche, rigeneratrici ed

antinfiammatorie associate a tale pratica.

La tecarterapia consiste nell’applicazione locale di campi elettromagnetici ad elevata

energia, erogati sul paziente tramite differenti trasduttori (resistivi e capacitivi) che

hanno la proprietà di aumentare rapidamente il potenziale di membrana delle cellule in

fase degenerativa e di rimarginare i tessuti; in pratica si verifica uno spostamento di

cariche elettriche all’interno della zona compresa tra i due elettrodi.

Tra i principali effetti terapeutici della Tecarterapia vi è il sollievo immediato del dolore,

anche in fase acuta, per cui si può effettuare il trattamento anche quotidianamente e

prima di manovre riabilitative manuali, al fine di ridurre la tensione muscolare.

Il cuore di questi dispositivi è un generatore RF ad alta potenza (50-200 Watt), analogo a

quello degli elettrobisturi, con frequenza di emissione di circa 0.5-1 MHz e possibilità di

erogare tale energia sia in maniera continua che impulsata, oltre a poter scegliere la

frequenza di emissione, ovvero la profondità di penetrazione e il livello di ipertermia

associato.

La tecarterapia trova indicazione specie nel post-traumatico e nella fase riabilitativa post-

acuta, mentre per ora non ci

sono sufficienti lavori su patologie croniche; si ritiene che possa essere utile nel

trattamento di patologie artritiche e reumatiche ad andamento degenerativo, la posologia

e le modalità di utilizzo in tali affezioni sono in fase di studio.

Page 47: Riabilitazione Strumentale

47

Ultrasuonoterapia

Generalità

Le apparecchiature per ultrasuonoterapia trovano ampio utilizzo nella pratica riabilitativa

del paziente operato di LCALCP per le proprietà antiedematose, antiflogistiche ed

antinfiammatorie associate a tale pratica.

Gli ultrasuoni sono vibrazioni meccaniche ad elevata energia che vengono generate da

opportune apparecchiature e somministrati al paziente localmente tramite appositi

trasduttori esterni. Il risultato della interazione tra ultrasuoni e

tessuti umani è l’ ipertermia, dovuta al micromassaggio indotto ed alla cavitazione

dell’acqua (ebollizione), il drenaggio dei liquidi per movimentazione meccanica (da qui il

potere antiedematoso). Inoltre esiste la possibilità a bassa potenza, di accelerare il tasso

di crescita degli osteociti e ad alta potenza, per l’ effetto opposto, di affrontare la terapia

delle calcificazioni periarticolari e la risoluzione delle aderenze cicatriziali.

Tra le caratteristiche principali delle apparecchiature per ultrasuonoterapia, citiamo:

• Frequenza di emissione degli ultrasuoni: tipicamente 1 MHz per FKT, 3 MHz per estetica

• Potenza di emissione: da 0 a 3 Watt/cm2 max

• Area del trasduttore: almeno 20 cm2

• Possibilità di emettere ultrasuoni in maniera continua o impulsata.

All’emissione continua è associato un effetto principalmente antiinfiammatorio e

soprattutto drenante, per il tipo di movimentazione manuale che effettua il terapista,

mentre all’emissione impulsata è associato un effetto fibrolitico ed osteolitico; la

possibilità di variare la %, permette di trattare meglio tessuti con edema o calcificazioni.

Page 48: Riabilitazione Strumentale

48

Fondamentale è l’interposizione di gel neutro tra la testina emittente e la cute del

paziente, ciò permette un’ideale trasmissione degli impulsi al corpo.

Protocolli: La regolazione dei parametri operativi è legata essenzialmente al risultato

terapeutico che interessa,

considerando che le sedute di ultrasuonoterapia sono di regola giornaliere, con durata di

15-30 minuti (a seconda dell’area da trattare):

• L’impiego dell’ultrasuono come antiedematoso ed anti infiammatorio prevede

l’emissione continua, con potenze medio-basse (a seconda della profondità del tessuto

bersaglio e della quantità di liquido da rimuovere, oltre che dalla presenza di ev.

versamenti residui), pari a 0.6-1,5 watt/cm2 e la movimentazione manuale del

trasduttore, al fine di drenare i liquidi dal centro della zona verso l’esterno.

• L’impego come fibrolitico e/o osteolitico, prevede l’impiego di trasduttori fissi,

potenze medio-alte (oltre i 2 Watt/cm2) e soprattutto emissione ad impulsi,

con durata degli stessi variabile dal 10 al 50-60%, in base alla profondità

del tessuto bersaglio.

Page 49: Riabilitazione Strumentale

49

Protocolli riabilitativi generali

A seguire uno schema generale per la riabilitazione post chirurgica:

I fase (da 0 a 10 gg.)

Riposo a letto con arto in iperestensione e ghiaccio per i primi 3 gg.;

Dal 3_ al 10_ giorno (in ambiente domestico) carico con tutore fisso in estensione con

ausilio di bastoni (esclusi i casi in cui sia stata effettuata sutura meniscale o trattamento

di condropatia);

in questa fase il paziente inizia esercizi isometrici e mobilizzazione passiva articolare

manuale o con KINETEC;

Utilizzo di elettrostimolazione a ginocchio esteso anche in co-contrazione;

Bio-feed-back

II fase (da 10 a 20 gg.)

Carico completo senza bastoni, con tutore libero solo se già presente estensione

completa;

Recupero completo del R.O.M. (particolare attenzione al raggiungimento dell’estensione

completa anche attiva a pz supina);

Mobilizzazione della rotula;

Esercici isometrici di tutta la muscolatura dell’arto inferiore;

Co-contrazione;

Esercizi isotonici a catena cinetica chiusa: Sissi squat), anche con utilizzo di elastici a

resistenza crescente;

Stretching passivo ed attivo;

Esercizi propriocettivi;

Cyclette libera; Sellino alto, medio e basso

Elettrostimolazione isometrica a 0_, 60_, 90_ di estensione

III fase ( da 20gg. a 70/80 gg.)

Abbandono completo del tutore;

Cyclette a freno morbido;

Tapis roulant anche in progressiva salita;

Esercizi isotonici contro resistenza (ad esclusione di leg extension);

Esercizi propriocettivi in appoggio bipodalico o monopodalico con tavolette instabili su un

solo piano;

Possibile il nuoto (escluso lo stile rana).