Retail italia maggio 2011

16
CONTENUTI DOCUMENTO DATI ECONOMICI GENERALI FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT INVESTIMENTI MEDIA MERCATO ITALIA FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT THE ITALIAN RETAIL MARKET FONTE IGD I TREND PRIORITARI PER I RETAILER ITALIANI FONTE BCG ITALIA LE 10 PRINCIPALI SFIDE E OPPORTUNITA PER IL RETAIL IN ITALIA FONTE PWC ITALIA SEI TREND NEL GLOBAL RETAIL IMPLICAZIONI IN EUROPA E IN ITALIA OLTRE LA CRISI FONTE ROLAND BERGER ITALIA POWER TO THE PEOPLE: THE SWING OF THE PENDULUM FONTE JONES LANG LASALLE RETAIL CON MAGGIOR CRESCITA IN ITALIA DAL 1990 FONTE BCG ITALIA RETAIL, COME STAI? FONTE WWW.RETAIL-MARKETING.IT6 MAGGIO 2011 LA SFIDA È MIGLIORARE L ESPERIENZA D ACQUISTO ATTRAVERSO LA TEATRALIZZAZIONE DEL PUNTO DI VENDITA FONTE ACCENTURE ITALIA 2011 SOLO NEL 2014 COLMEREMO IL DIVARIO CON I MERCATI EUROPEI DI RIFERIMENTO ABITUALE FONTE MARK UP MAGGIO 2011

description

the italian retail marketin figures and trends - may 2011

Transcript of Retail italia maggio 2011

Page 1: Retail italia maggio 2011

CONTENUTI DOCUMENTO

DATI ECONOMICI GENERALI FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT

INVESTIMENTI MEDIA MERCATO ITALIA FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT

THE ITALIAN RETAIL MARKET FONTE IGD

I TREND PRIORITARI PER I RETAILER ITALIANI FONTE BCG ITALIA

LE 10 PRINCIPALI SFIDE E OPPORTUNITA PER IL RETAIL IN ITALIA FONTE PWC ITALIA

SEI TREND NEL GLOBAL RETAIL IMPLICAZIONI IN EUROPA E IN ITALIA OLTRE LA CRISI FONTE ROLAND BERGER ITALIA

POWER TO THE PEOPLE: THE SWING OF THE PENDULUM FONTE JONES LANG LASALLE

RETAIL CON MAGGIOR CRESCITA IN ITALIA DAL 1990

FONTE BCG ITALIA

RETAIL, COME STAI? FONTE WWW.RETAIL-MARKETING.IT6 MAGGIO 2011

LA SFIDA È MIGLIORARE L ESPERIENZA D ACQUISTO ATTRAVERSO LA TEATRALIZZAZIONE DEL PUNTO DI VENDITA FONTE ACCENTURE ITALIA 2011

SOLO NEL 2014 COLMEREMO IL DIVARIO CON I MERCATI EUROPEI DI RIFERIMENTO ABITUALE FONTE MARK UP MAGGIO 2011

Page 2: Retail italia maggio 2011

DATI ECONOMICI GENERALI

FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT

Page 3: Retail italia maggio 2011

INVESTIMENTI MEDIA MERCATO ITALIA

FONTE NIELSEN MEDIA MONTHLY REPORT

Page 4: Retail italia maggio 2011
Page 5: Retail italia maggio 2011
Page 6: Retail italia maggio 2011

THE ITALIAN RETAIL MARKET

FONTE IGD

IGD Grocery Retail Market corresponds to the total annual turnover (excluding VAT) of retail outlets predominantly selling food. It includes the sales of non-food articles (i.e. health & beauty, pet care, clothing, DIY etc) sold by hypermarkets, supermarkets, discounters, neighborhood stores, specialised food stores (bakeries, butchers, etc) and open markets. It excludes all cash & carry, delivered wholesale, foodservice and drugstores/chemists.

Retail Consumer Spend Per Capita in Italy

Page 7: Retail italia maggio 2011

The Grocery Retail Market Structure By Format For Top 11 Retailers

Top Grocery Retailers 2010

Page 8: Retail italia maggio 2011

I TREND PRIORITARI PER I RETAILER ITALIANI

FONTE BCG ITALIA

Page 9: Retail italia maggio 2011

LE 10 PRINCIPALI SFIDE E OPPORTUNITA PER IL RETAIL IN ITALIA FONTE PWC ITALIA

1. Innovazione di prodotto e Private Label: lo sviluppo di nuovi prodotti è un elemento chiave per le aziende produttrici. Così come la Private Label deve essere integrata con la

2. Riduzione dei gap tra produttori, distributori e consumatori: va sfumando la distinzione tra produttori e distributori. Il produttore cerca di distribuire direttamente al consumatore,

mentre il distributore cerca di produrre direttamente i beni destinati ai consumatori.

3. La multicanalità: nel 2008 il numero dei consumatori italiani multicanale (internet,

cellulare, ecc.) è aumen

4. Integrazione ed efficienza della filiera distributiva: la gestione della catena logistica è

sempre più complessa. Condivisione delle informazioni tramite nuove tecnologie,

miglioramento delle previsioni e introduzione della catena demand based sono alcune delle prossime sfide.

5. Deflazione dei prezzi ed aumento dei costi: nei periodi di crisi economica e finanziaria le reazioni immediate per fronteggiare la situazione contingente possono condurre a tagli dei

6. Ruolo del consumatore: nelle trasformazioni del settore Retail & Consumer il

i bisogni, le aspettative, migliorando la customer experience nei punti vendita.

7. La componente demografica: la percentuale degli anziani è in crescita nelle economie

industrializzate. Entro cinque anni oltre la metà della spesa al consumo sarà riconducibile

a ultracinquantenni.

8. Sostenibilità e cambiamenti climatici: la maggiore consapevolezza dei consumatori,

competizione sono tutti elementi che fanno crescere la richiesta di prodotti e performance

9. M&A espansione e consolidamento: in una situazione di recessione economica si presentano spesso opportunità di aggregazione o acquisizione a prezzi più interessanti

10. Gestione dei talenti: il capitale umano non è solo forza lavoro ma una fonte di benefici

economici. Bisogna riconoscere e promuovere la crescita e lo sviluppo delle persone di

talento.

Page 10: Retail italia maggio 2011

SEI TREND NEL GLOBAL RETAIL IMPLICAZIONI IN EUROPA E IN ITALIA OLTRE LA CRISI FONTE ROLAND BERGER ITALIA

Il retail italiano ha perso share of wallet presso i consumatori, portando a un'intensificazione della lotta per le quote di mercato. Dialogando con i vertici delle aziende leader globali del retail vengono definiti i sei trend principali che stanno caratterizzando questo mercato. Secondo l'istituto di studi Interactive Marketing Research, nel 2009 i consumatori sono diventati più attenti, riducendo le spese per abiti, accessori e prodotti alimentari senza comunque rinunciare alla buona tavola, al telefonino e all'automobile. I consumatori hanno cercato risparmi nelle promozioni e negli incentivi statali. Roland Berger ha condotto uno studio per analizzare i trend globali nel retail e le implicazioni oltre la crisi attuale. Per il 2010 non possiamo ancora aspettarci una svolta importante nelle condizioni di mercato, è pertanto fondamentale guardare oltre, al mondo post crisi.

1- Dall'internazionalizzazione ad ogni costo alla crescita selettiva In momenti di crisi come quello attuale le strategie di espansione comportano rischi maggiori e investimenti ingenti che il settore creditizio non è disposto a finanziare come in passato. Di conseguenza le nuove strategie sono focalizzate sulla ricerca dell'efficienza internazionale, e dell'impiego di capitale, e sulla massimizzazione della ''bottom line'' tramite una revisione della presenza nei vari mercati. Una crescita più selettiva e sostenibile è ricercata dalla maggior parte dei player che finiscono così una fase d'internazionalizzazione ad ogni costo volta a realizzare economie di scala.

2- Crescita del discount attraverso formati individualizzati. Il canale del discount vincerà quote di mercato in tutta Europa nei prossimi anni. Questa crescita però, come insegna la Germania non potrà essere uniforme, presenterà bensì un'offerta eterogenea, con modelli che si differenzieranno in particolare nel significato dei brand e nell'assortimento dei prodotti. Alcuni discounter cercheranno vantaggi competitivi ampliando e raffinandosi in varie categorie, in particolare il segmento fresco, altri si concentreranno sulle private labels. Questi vantaggi di first mover sono però destinati a svanire nel medio periodo e la competizione si focalizzerà nuovamente sui prezzi. Nel futuro i discounter puri dovranno essere sempre più attrattivi senza però aumentare la complessità, evolvendosi con flessibilità, una delle loro doti chiave, facendo leva anche sui produttori che potranno sfruttare il loro potere distributivo.

3- ''Less and more'' come futuro del retail tradizionale I retailer dovranno confrontarsi con un gruppo di consumatori con esigenze differenziate. Per gestire la dovuta eterogeneità la parola d'ordine diventa dunque meno profondità e più ampiezza. Per esempio in Italia Esselunga col posizionamento sempre più importante delle private label consente di passare dallo ''shopping discount'' allo ''shopping premium'' del prestigioso reparto gastronomia, con un assortimento sufficientemente ampio da accontentare tutti i consumatori.

4- Dai producer brand ai retailer ''life'' brand. Le private label sono un fenomeno in forte crescita in tutte le principali economie europee. Si realizza sempre di più il superamento del gap di qualità dal brand. I retailer sono dunque sempre più vicini dei fornitori alla costruzione di una potente e differenziate ''brand life'' per i clienti: ''I life brand incontrano le necessità della gente al di là del consumo'' ''I brand retail offrono diversi servizi oltre agli articoli stessi'' ''I life brand creano una connessione intima e diventano parte della vita delle persone'' ''I retail brand fanno leva sulla comunicazione one-to-one, diretta''

5- Dal marketing dei produttori al ''Customer Centric Retailing'' La sempre maggiore disponibilità di informazioni d'acquisto porta un vantaggio competitivo nell'offerta di strumenti di marketing a disposizione dei retailer. Essi dovranno acquisire la competenza necessaria alla gestione dei dati per potervi fare leva nelle strategie di marketing. Questo approccio può essere definito ''Customer Centric Retailling'' ed è un rinforzo del tradizionale Category Management essendo basato su: Uso delle informazioni d'acquisto personalizzate degli shopper Segmentazione in base ai bisogni degli shopper Chiara comprensione degli shopper, chi compra cosa, come e dove

Page 11: Retail italia maggio 2011

micromarketing sui di punti vendita secondo le necessità degli shopper Alta qualità dei dati e database estremamente completo Affiliazione degli shopper alle informazioni sui loro acquisti

6- Dal focus sui costi nella supply chain all'ottimizzazione end to end La crisi ha comportato un ulteriore pressione sull'efficienza nella supply chain. Il grado di collaborazione tra retailer e produttori in questa fase sta aumentando notevolmente, per diminuire non solo i costi ma anche il capitale investito in magazzino. I retailer di conseguenza puntano a un ottimizzazione dei flussi della merce, differenziando le categorie e personalizzando il più possibile gli ordini. Sistemi come il cross-docking I e II permettono di ridurre costi di consegna e capitale investito.

Page 12: Retail italia maggio 2011

POWER TO THE PEOPLE: THE SWING OF THE PENDULUM

FONTE JONES LANG LASALLE

Back in the 1980s, retailers were emboldened by the idea that the pendulum had swung, irrevocably, away from manufacturers and to the distributors. Now the pendulum is swinging again, this time placing power gradually in the hands of the consumer.

SOME KEY IMPLICATIONS OF AN INCREASINGLY POWERFUL CONSUMER: whereas supermarkets gave consumers pricing power from the 1960s onwards, the internet is

retailers and shopping centres will fight back and create added-value offers that people will

pay top dollar for many offers will be experiences and services that are harder to compare price-wise store staff will be empowered to match internet prices and even be incentivised on making

online sales skilled store staff will enter into negotiations with an armoury of added-value promotions,

warranties, additional services etc. to keep the sale in-house fixed pricing will fade; we might even see, before the decade is out, early experiments in

dynamic pricing at the level of the individual. In other words, as a retailer, I will know any customer well enough (I have lots of your personal data) to make you a personalised pricing offer. Someone I know to be less price sensitive will be quoted a different price).

the conversation will become two way as retailers find new ways to outreach to their customers and rebalance the relationship

ecologically aware consumers will demand more social responsibility (although expect some -term); retailers will have to respond by

low consumer price inflation will put an increasing strain on the retailer-landlord ecosystem - There is a twist in this tale of reduced retail strength through Power

to the People as manufacturers themselves reclaim some power lost to retailers. So, expect this business-to-consumer (B2C) pressure to increase as manufacturers refuse to get into a death-match with retailers and see the online benefits of global reach and the retail benefits of expanded consumer knowledge.

Page 13: Retail italia maggio 2011

RETAIL MAGGIORMENTE CRESCIUTO IN ITALIA NEGLI ULTIMI 20 ANNI FONTE BCG ITALIA

Page 14: Retail italia maggio 2011

RETAIL, COME STAI? FONTE WWW.RETAIL-MARKETING.IT6 MAGGIO 2011

Come sta il retail? Ottima performance in borsa, in questi giorni in cui i player del mercato hanno pubblicato il trend delle vendite al dettaglio di aprile: tutto meglio del previsto! Qualche esempio: per Gap crescita dell'8% contro una previsione di lieve calo; vendite complessive incrementate e titolo in borsa cresciuto a dismisura! Macy's, le cui stime di crescita erano dell'8,1%, ha annunciato che le vendite nei negozi aperti da almeno un anno sono aumentate del 10,8%. Il volume totale ha registrato un aumento del 10,9%. Come è andata a Wall Street? Le azioni Macy's salgono! Anche le vendite di

J.C. Penney nei negozi aperti da almeno un anno sono salite del 6,4%, così come quelle di Target, per restare tra gli statunitensi. Allora è vero che il mercato del retail tiene? Dello stesso parere la ricerca Eurelia barometer, secondo cui nel 2010 l'Italia fa parte dei paesi meglio performanti in termini di vendite;

nel 2011 contro un tasso del 30% della disoccupazione giovanile. In apertura ci sarebbero infatti 1.152 esercizi commerciali pari a una crescita del 28,2% sul

Page 15: Retail italia maggio 2011

LA SFIDA È MIGLIORARE L ESPERIENZA D ACQUISTO ATTRAVERSO LA TEATRALIZZAZIONE DEL PUNTO DI VENDITA FONTE ACCENTURE ITALIA 2011

Page 16: Retail italia maggio 2011

SOLO NEL 2014 COLMEREMO IL DIVARIO CON I MERCATI EUROPEI DI RIFERIMENTO ABITUALE FONTE MARK UP MAGGIO 2011

Fra i molteplici aspetti che evidenziano le differenze tra noi e questi mercati si possono enucleare 5 fattori: 1) concentrazione distributiva: alta in Europa vs media in Italia; 2) peso limitato degli store brand (15% circa contro una media europea del 30%) 3) bassa penetrazione del discount (8,1% in Italia contro il 17,1% della media dei 4 paesi benchmark) 4) frammentazione della struttura distributiva e alto numero di centri decisionali; 5) debolezza di alcuni indicatori chiave del conto economico, a partire dai margini (lordo merci, netto Iva, ebitda ed ebit)