respice_marzo_2012
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III
“La Diocesi di Padova parte...”
Finora si è fatto catechismo dopo
il battesimo, ai bambini e ragazzi,
preparandoli ai Sacramenti (I
confessione, I comunione, cre-
sima). Il Concilio Vaticano 2° e i
documenti della Chiesa avevano
confermato il catechismo, rinno-
vandolo a partire dal Documento
Base “il rinnovamento della cate-
chesi” del 1970; è uscito il Cate-
chismo Chiesa Cattolica (CCC)
del 1992 e il catechismo degli
adulti del 1995 “Signore da chi
andremo?”; e poi per tutte le fasce
di età; infine il Compendio, a do-
mande e risposte, del 2005 e
anche il Youcat per i giovani.
Sembrava che la fede si trasmet-
tesse attraverso lo studio di un
libro, anche se il suo linguaggio
rifletteva la vita delle persone.
Invece si tratta di annunciare Cri-
sto unico Salvatore, renderLo pre-
sente in mezzo a noi con l'amore
reciproco, iniziare le persone a in-
contrarsi con Lui per vivere come
Lui e insieme a Lui, e arrivare
passo passo alla vita eterna in
Dio. Questa è la missione della
Chiesa; essa deve essere fatta pro-
pria da tutta la comunità cristiana,
in particolare dal Consiglio Pasto-
rale; è la comunità che si fa ora in
prima istanza responsabile della
proposta cristiana; e insieme alla
comunità, la famiglia, senza dele-
ghe.
In pratica dopo un cammino di
formazione, si arriverà a celebrare
tutti i sacramenti della Iniziazione
Cristiana alla
Veglia della
Notte di Pa-
squa, e sa-
ranno non la
conclusione,
ma il passag-
gio verso la
maturazione
cristiana.
Il nostro Ve-
scovo di Pa-
dova dice che
il programma
della Iniziazione Cristiana deve
suscitare una mobilitazione gene-
rale di tutta la Diocesi: un Comi-
tato, composto da Ufficio
Catechistico, Liturgico, della fa-
miglia, la Caritas e l’Azione Cat-
tolica e da un pedagogista, gestirà
e accompagnerà questo percorso.
Concludendo ci saranno due fasi:
1) domanda di battesimo da parte
dei genitori, incontri di forma-
zione per genitori, preparazione
alla celebrazione, accompagna-
mento fino ai 6 anni;
2) dai 6 ai 14 anni: l’obiettivo è di
far diventare gradualmente il bam-
bino e il ragazzo, discepolo di
Gesù (catecumenato) attraverso
l’ascolto della Parola, la catechesi,
i Sacramenti, la testimonianza del
Vangelo vissuto e la carità.
Dopo la celebrazione dei Sacra-
menti alla Veglia Pasquale, se-
guirà un tempo in cui il ragazzo
prenderà coscienza del dono rice-
vuto (mistagogia).
Adesso spetta al Consiglio Pasto-
rale di tutte le Parrocchie coordi-
nate a livello vicariale, informare
e coinvolgere tutti gli operatori
pastorali e i genitori. Con l’anno
pastorale 2013-2014 in diocesi di
Padova cominceranno il nuovo
cammino tutti i bambini che
avranno sei-sette anni.
Dal 4 febbraio la Diocesi di Padova, dopo un incontro congiunto di
tutti gli organismi diocesani di Comunione, parte con un progetto
nuovo di formazione per essere cristiani e vivere da cristiani.

IV
Era l’8 marzo di alcuni anni fa.
Sul mio cellulare ricevetti un
messaggio che diceva così: “Au-
guri a colei che mi sta insegnando
a diventare una donna. Grazie!”.
Era di mia figlia, allora adole-
scente! Inutile dire che mi pro-
vocò un enorme piacere, ma
subito diedi inizio a una rifles-
sione che non è ancora terminata.
Il fatto è che la conquista della
femminilità è un processo che non
ha fine, esattamente come quello
che ci conduce alla cristianità. E’
un continuo divenire verso la
completa realizzazione delle pro-
prie potenzialità e delle proprie
vocazioni. Sono una persona coe-
rentemente e compiutamente rea-
lizzata? Certo che no! Sono come
tutti alla continua ricerca del per-
seguimento di un IO ideale e
credo che questo cammino sia
condiviso anche dall’universo
maschile, che sia implicito nella
nostra umanità. Per fortuna esi-
stono i modelli! Potrei scrivere
pagine e pagine su quanto ho ap-
preso da mia madre o da mia
nonna, ma c’è una figura femmi-
nile che più di tutte guida il mio
incedere: Maria.
Si è scritto già tanto su questa
Donna che ha originato molte in-
teressanti disquisizioni teologi-
che, ma ora qui, in questo
articolo, è mia intenzione limi-
tarmi di analizzare quanto la Ver-
gine ha influito nel mio vivere
quotidiano. Ovviamente l’ho in-
vocata e mi ha soccorso nei mo-
menti di difficoltà, anche solo
dandomi forza di andare avanti,
ma mi ha aiutato anche nei giorni
“ordinari” con alcuni insegna-
menti che ora elencherò.
ECCOMI
Era poco più di una bambina e ha
saputo farsi carico di un disegno
divino imperscrutabile: diventare
madre di Gesù! Ho pensato a lei
nei momenti in cui mi sono tro-
vata a vivere situazioni nelle quali
mi sentivo inadeguata. Sì! Maria
mi ha insegnato ad essere corag-
giosa, a vincere la tentazione della
“vita tranquilla”, del già speri-
mentato, a cogliere le sfide grandi
e piccole che la vita mi ha posto
davanti con la consapevolezza
che Dio ha elaborato un progetto
anche per me e che io devo fare il
possibile per realizzarlo
anche quando non lo com-
prendo. A volte mi sento
stanca e in quelle occasioni
mi ripeto le parole di un
meraviglioso canto dedi-
cato a Maria. Sono queste:
“Quando ti senti ormai
stanco e ti sembra inutile
andar, tu vai tracciando un
cammino…un altro ti se-
guirà”.
NULLA E’ IMPOSSIBILE A
DIO
Maria ha recepito pienamente que-
sto messaggio nell’Annunciazione.
E’ una affermazione che diventa
per me un incitamento a confidare
nella divina misericordia anche
quando la ragione umana toglie
ogni ragione di ottimismo. E’ un la-
sciarsi cullare tra le braccia di Dio
nella consapevolezza che le sue vie
non sono le nostre vie, i suoi pen-
sieri non sono i nostri pensieri. E’
un monito a vincere la tentazione di
contare solo su di sé, a rifuggire
dall’egoismo, dal relativismo. Ma
ciò non ci esonera dal tentare di
fare del nostro meglio! Io credo fer-
mamente che Dio non voglia da me
una rassegnazione passiva di fronte
agli eventi, credo che esiga un mio
impegno personale anche quando
la ragione mi induce a pensare che
i risultati saranno incerti o addirit-
tura improbabili. Maria ha accet-
tato di diventare madre di Gesù! Ho
conosciuto genitori che hanno dato
la propria vita per crescere figli
gravemente handicappati e definiti
dalla nostra medicina “allo stato
vegetale”! Ecco, anche io devo
saper liberarmi dai lacci della ra-
zionalità quando la mia anima mi
rivela l’importanza di una situa-
zione, di una relazione, di un impe-
gno.
IL MIO CUORE ESULTA IN
DIO, MIO SALVATORE
Che bella questa espressione del
Magnificat!
Ho dovuto vivere tanti anni e tante
situazioni di dolore per provare
l’esultanza del cuore. Non è gioia,
è un palpitare dell’essere che vive
uno stato di meraviglia, di pienezza
di grazia. Nell’esistenza sono solo
attimi, ma la loro esperienza costi-
tuisce un tesoro inestimabile per
Maria, una donna maestra di vita

V
l’anima ed è un serbatoio di ener-
gia per i momenti bui. Conver-
sando con le persone che mi
circondano ho constatato che non
tutte hanno vissuto consapevol-
mente momenti simili e ciò mi di-
spiace: vorrei che ciascuno avesse
sperimentato almeno una volta
questo stato dell’essere. In quali
occasioni l’ho provato? Non in
molte! Quella volta che mi sono
messa in gioco affrontando gratui-
tamente un impegno per me gra-
voso e confidando completamente
nell’aiuto di Dio, che mi ha lette-
ralmente sostenuta tra le sue brac-
cia per tutto il tempo. O quando ho
visto nel monitor durante l’ecogra-
fia la mia creatura già completa-
mente formata a tre mesi di
gestazione! Sono esperienze di
Dio da conservare gelosamente
dentro i nostri cuori!
MARIA VA A SERVIZIO
DALLA CUGINA ELISA-
BETTA
Maria, la madre di Dio, non esita a
correre in aiuto della cugina e a
servirla per sei mesi! Ecco, ci sono
tanti impegni nella nostra vita, ma
nessuno è importante quanto la
cura per il nostro prossimo. Ho
avuto momenti di intenso lavoro
extradomestico e domestico, ma
ho sempre cercato e cerco di met-
tere al primo posto chi ha bisogno
di me, anche quando ciò ha fru-
strato le mie ambizioni professio-
nali o personali. Non provo alcun
rimpianto per le occasioni perdute
e in ogni servizio reso alle persone
ho ricevuto molto di più di quanto
ho dato. Maria mi ha trasmesso
questa pillola di sapienza e io la
tramanderò ai miei figli e ai miei
nipoti non come un dovere, ma
come un segreto per raggiungere la
felicità.
NON HANNO PIU’ VINO
Non so voi, ma io non ho un
grande spirito di osservazione e a
volte non riesco a cogliere i biso-
gni di chi mi circonda. Maria sì!
Lei, tra tutti gli invitati, non esita a
intercedere con suo Figlio affinchè
la gioia del banchetto nuziale non
sia rovinata. Seguendo il suo
esempio, quando colgo o mi viene
espressa una necessità, cerco sem-
pre di vincere la pigrizia o il timore
di espormi e di farmi carico delle
problematiche, per quanto posso.
Credo che ogni persona abbia di-
ritto a una condizione di dignità e
che noi, che ci proclamiamo cri-
stiani, abbiamo il dovere di cercare
di eliminare le situazioni di ingiu-
stizia o di insicurezza sia mediate
la preghiera, sia con un impegno
sociale concreto e partecipato.
MARIA CONSERVAVA QUE-
STE COSE NEL SUO CUORE
Il Vangelo ci svela questo atteggia-
mento di Maria in due occasioni:
dopo la profezia di Anna e Si-
meone e dopo il ritrovamento di
Gesù dodicenne nel tempio. Ho
cercato di farlo mio in molte occa-
sioni, soprattutto quando ho vis-
suto il distacco dai figli a causa
della loro crescita. Sono stati per
me momenti difficili, molto più
difficili degli anni di accudimento
e di sostentamento. Se-
guendo l’esempio di Maria
ho imparato via via a la-
sciarli andare, a accettare le
loro scelte, a rispettare completa-
mente la loro autonomia di vita. I
figli non sono nostri!
In altre occasioni mi sento sgo-
menta per “i segni dei tempi” che
colgo nella cronaca. Molte sono le
reazioni urlate e plateali, ma Maria
ci insegna a ricorrere a momenti di
profonda riflessione e medita-
zione, per operare poi scelte di
campo responsabili.
ECCO TUA MADRE!
Voglio scrivere anche della mia
ammirazione sconfinata per Maria
per come ha saputo vivere l’espe-
rienza della morte di suo figlio in
croce, per come è riuscita a trasfor-
mare la disperazione in un’aper-
tura all’amore per Giovanni e per
tutti noi suoi figli. Quante persone
da sempre volgono gli occhi a Lei
per trovare un po’ di consolazione
dopo la perdita di una persona
cara! E Lei non si sottrae mai dal
fornire ascolto e compassione e
dall’invitare tutti a non inaridire il
cuore. In Lei si trova il compi-
mento della vocazione alla mater-
nità che è propria di ogni adulto.
Personalmente ho sperimentato un
forte amore materno per i miei
figli, ma anche per altre persone e
persino per mio padre o per mia
madre quando ho “sentito” la loro
fragilità o il loro dolore. Maria mi
insegna che la maternità non è un
ruolo da ricoprire, è un donarsi
all’altro affinchè possa trovare se
stesso. E’ un compito da svolgere
per dare senso alla nostra stessa
vita.
Davvero per me non è esistita mai
una DONNA più grande!
Ed è nostra MADRE! Grazie
Maria!

VI
Fra le tante immagini della Ma-
donna eseguite per chiese o altri
luoghi di culto del Pievado, em-
blematica appare quella cono-
sciuta come Madonna delle
Grazie.
Per una parte della critica perman-
gono, a tutt’oggi, dubbi circa la
data di esecuzione come pure sul
nome dell’autore, ma per altri
esperti d’arte essa è opera di Gio-
vanni Bellini, che l’avrebbe ese-
guita intorno al 1478[...]. Maria,
in questa tavola (cm 82x60) è rap-
presentata a mezzo busto, entro il
riquadro di una finestra aperta su
un ridente paesaggio inondato di
luce e di scintillanti colori. Stringe
a sé il piccolo Gesù che, pog-
giando i nudi piedini su marmorea
soglia, si erge ritto con tutta la fi-
gura[...]. Anche se in atteggia-
mento di dignitosa compostezza,
egli presenta vivacità e dinami-
smo, particolarmente nella mo-
venza, in un tentativo quasi di
avanzamento, del ben modellato
arto inferiore sinistro e nella
mano, del medesimo lato, intenta
a vellicare la più grande mano
della madre. Diverso invece il mo-
vimento del braccio opposto, al-
zato e lievemente proteso in
avanti, giusto ad assicurare prote-
zione, a benedire ogni devoto. Di-
namicità e ricchezza di significati
dunque nelle mani del tenero
bambino, ma vigore ed emblema-
ticità anche in quelle della madre.
Grandi innanzitutto, e non sol-
tanto per ragioni prospettiche,[...]
ma a significare larghezza di doni
celesti, generosità senza limiti. E
grandi ancor per poter abbracciare
tutt’intero il Bambino, come a
rammentare, sotto il profilo
umano, un vincolo carnale e di
conseguenza un rapporto carico
di affetti, unico e indifferibile
quale rifulge nel cuore di ogni
madre per la propria creatura.
La grazia delle mani trova poi
continuità nella dolcezza del
volto, tracciato con segno deciso
seguendo un modello d’impianto
rinascimentale, di impronta in-
novativa; un volto colmo di
bontà, di tenerezza, pur nelle sot-
tili ombre di uno sguardo puntato
a guardare lontano, a fissare ar-
cani disegni; un volto gentile, af-
fabile, e nondimeno senza sorriso.
Aspetto intenso e ricco di pathos,
qualità poste ulteriormente in ri-
salto da verginale candido velo,
appena accennato sulla fronte, e
da ampio manto che all’intenso
turchino unisce una velatura di
smeraldo, nell’ideale intento di si-
gnificare, con la speranza del-
l’animo, la beatitudine eterna del
Cielo.
Il dipinto, che originariamente ap-
parteneva alla famiglia Sangui-
nazzi, a seguito di un prodigio
divino è stato donato dalla stessa
ai francescani dell’Osservanza di
Piove di Sacco perché lo espones-
sero alla venerazione dei fedeli del
luogo. Trovò perciò collocazione:
dapprima in una cappella annessa
al convento dei citati religiosi e
qualche anno più tardi in una
chiesa appositamente costruita
(1484) per custodirlo. In quest’ul-
tima rimase poi per tutti i secoli
successivi e vi si trova ancora
oggi. Non sempre purtroppo, nel
corso degli anni, si sono avuti i
debiti riguardi, le necessarie atten-
zioni, indispensabili per una
buona conservazione della pre-
ziosa tavoletta, così che umidità,
polvere e fumo (nonché maldestre
ridipinture) agli albori del pre-
sente secolo l’avevano ridotta in
condizioni miserevoli, irriconosci-
bile. Venne affidata perciò, non
appena se ne presentò l’opportu-
nità (1942), all’istituto Centrale di
Restauro di Roma dove, sotto la
direzione del Prof. Cesare Brandi,
riacquistò la primitiva configura-
zione, l’originario splendore.
Ad un ulteriore restauro ha dovuto
quindi essere sottoposta allorché,
nel tentativo di rubarla (20 aprile
1978), ignoti ne hanno causato
non indifferenti danni.
Oggi, anche se fragile, “amma-
lato” nel legno di supporto e pre-
cario nella pellicola cromatica,
questo dipinto continua ad eserci-
tare la sua funzione di preziosa te-
stimonianza nel campo dell’arte
rinascimentale italiana e di fede e
religiosità nella gente tutta della
Saccisica.
Paolo Tieto
Respice Stellam, Ottobre 1998
Madonna delle GrazieUn dipinto di Giovanni Bellini

VII

VIII
Mi è capitato il 5 febbraio scorso,
in occasione della giornata della
Vita, di essere al Santuario delle
Grazie alla S. Messa domenicale
delle ore 16.00.
Stupita nell’assistere a una cele-
brazione che sembrava quella so-
lenne di Natale o Pasqua, non si
riusciva nemmeno a entrare dalla
porta tanto numerosi erano i fe-
deli; piano piano mi sono fatta
spazio e ho raggiunto il tavolino
pieno di fiori destinati all’offerta
per sostenere l’associazione “Si
alla Vita” ed ho aspettato il ter-
mine della Messa. L’”andate in
Pace” è coinciso con il defluire si-
lenzioso delle persone verso
l’uscita, man mano che la chiesa
si svuotava le luci si spegnevano,
solo l’altare della, ”Madonna
delle Grazie” rimaneva illuminato
e le persone lo attorniavano “tin,
tiin tontrin trin”, nel silenzio della
chiesa le monetine dell’accen-
sione delle candele hanno destato
la mia attenzione.
Quando ho visto una mamma far
accendere la candelina ai suoi
bambini, invitarli a farsi il segno
della croce e a mandare un bacio
a Maria, mi sono ricordata di
quando ero bambina, di come
questo semplice gesto faceva vi-
vere in me l’amore per la mamma
di Gesù e di come poi diventata
mamma l’avessi insegnato ai miei
figli, che sempre erano affascinati
dalla luce tremolante della
fiamma che saliva verso l’alto.
Tante erano quel giorno le per-
sone che aspettavano di accen-
dere il lume e chissà quali
suppliche, grazie, ringraziamenti
o protezioni, affidavano alla luce
della candela e alle preghiere che
seguivano l’accensione del lume.
Raccolti in ginocchio capo chino
o seduti col rosario in mano e lo
sguardo fisso, chi alla candela ap-
pena accesa chi al tabernacolo chi
a Maria.
Le Candele Votive sono accese da
una moltitudine di persone, è un
gesto che ritroviamo a tutte le la-
titudini in tutte le chiese, è il sim-
bolo della Luce di Cristo risorto.
Si rifà alla luce del Cero Pasquale
che si accende al buio nella notte
della veglia di Pasqua per simbo-
leggiare la risurrezione di Gesù.
La Luce di Cristo poi, distrugge
le tenebre e indica anche lo Spi-
rito Santo sceso su Maria e sugli
Apostoli come lingue di fuoco nel
giorno di Pentecoste istituendo la
Chiesa missionaria nel mondo.
Voglio solo ricordare che dov'è
custodito il SS. Sacramento c'è
sempre un lume acceso per indi-
carne la presenza.
Nel catechismo della chiesa cat-
tolica nel rito del battesimo, è in-
dicato che:
(1243) “La veste bianca significa
che il battezzato si è rivestito di
Cristo, 37 che egli è risorto con
Cristo”. La candela, accesa al
cero pasquale, significa che Cri-
sto ha illuminato il neofita. In Cri-
sto i battezzati sono «la luce del
mondo » (Mt 5,14).
Il 2 febbraio la Chiesa cattolica
celebra la presentazione al Tem-
pio di Gesù (Lc 2,22-39), popo-
larmente chiamata festa della
Candelora, perché in questo
giorno si benedicono le candele,
simbolo di Cristo "luce per illu-
minare le genti".
Quanto è affidato al gesto “del-
l’accensione di una candela" da
tutti noi credenti può essere tra-
smissione della fede quando è
fatto con i bambini, ai quali si in-
segna di onorare ringraziare e af-
fidarsi a Gesù con l’atto di
accendere un lumino e deposi-
tarlo dove altri hanno fatto la
stessa cosa.
Può essere affidamento a Maria
per le preoccupazioni che afflig-
gono le persone, malattie, lavoro,
allontanamento dalla fede e altro.
La preghiera affidata alla fiamma
ardente di una candela sembra
quasi possa salire più veloce al
cielo, così come la fiamma s’in-
nalza verso il cielo sembra che i
canti i pensieri le parole, accom-
pagnate dalla fiamma tremolante
delle candele della chiesa possano
raggiungere più in fretta Gesù,
Maria o i Santi a cui sono rivolte.
C’è tutto un mondo in un piccolo
gesto, me l’ero quasi scordata
grazie al "Tin Ton, tic tic,” e ai fe-
deli del Santuario l’ho riportato
alla memoria. E’ bello accendere
una candela!
Accendiamo una candelaIl valore di una candela votiva nelle intenzioni dei fedeli
Patrizia

IX
Cenetta organizzata dalla Cassa Peota
Che bella serata! Una “cenetta”
squisita e un clima familiare! Il
10.02.2012, alla sera, la Cassa
Peota ha organizzato per i suoi
iscritti, per i membri del coro e
per quanti hanno dato l’adesione
la possibilità di sperimentare un
momento conviviale con-
trassegnato da un clima se-
reno, con Don Franco che
non ha mancato di dire
come tutti fossimo a “casa
nostra”, nella nostra par-
rocchia, famiglia di fami-
glie. Niente è mancato! La
preghiera prima del pasto,
le chiacchierate tra persone
che hanno avuto modo di
approfondire la loro cono-
scenza, le barzellette, i canti, le
portate succulente che Olindo e
Marisa hanno saputo preparare
con la collaborazione di altri che,
con spirito di servizio, li hanno
aiutati e hanno provveduto a pre-
parare la sala, a distribuire le pie-
tanze, a pulire. Non è mancata
nemmeno la lotteria finale!
E’ stato davvero un bel momento
per tutti quelli che hanno voluto
portare anche al Santuario la
Cassa Peota con lo scopo di favo-
rire e allargare la partecipazione
di tutti alla vita della nostra
Chiesa, nella quale trovano di-
gnità tutti i momenti della nostra
quotidianità: la preghiera, la fre-
quentazione tra fratelli, ma anche
l’accantonamento settimanale di
qualche piccola somma che a fine
anno è puntualmente resti-
tuita e che spesso garanti-
sce alle famiglie il
pagamento del riscalda-
mento invernale o di qual-
che altro onere in scadenza.
Viene restituita senza interessi!
Quelli vanno a beneficio della
Parrocchia, come tutti sanno e vo-
gliono e come previsto dallo sta-
tuto. Non è un caso se gli iscritti
alla Cassa Peota sono in aumento!
Evidentemente la “mission” del
gruppo è percepita come valida ed
è entrata nello “stile di vita” di
tanti che hanno capito che non
dobbiamo pensare solo a noi
stessi, che dobbiamo sentirci parte
di un’umanità più ampia di quella
casalinga, che la Parrocchia è viva
se noi la facciamo vivere, che la
società può divenire più cristiana
se noi non viviamo solo per il sod-
disfacimento dei nostri bisogni,
ma se sappiamo convivere con
un’umanità più ampia in cui tutti
trovano affermata la propria di-
gnità e tutti si sentono accolti.
Ecco, la serata del 10 febbraio ci
ha dimostrato che è possibile
anche oggi, in questi tempi diffi-
cili, vivere queste esperienze di
condivisione nella semplicità e
nella gioia. Sono esperienze di
Vangelo che si concretizzano!
Marcello
www.madonnadellegraziepiovedisacco.it
Visita il sito e segui anche tu la S. Messa in diretta ogni
domenica direttamente a casa tua!

X
La Festa di carnevale con i bambini
In un cammino cristiano può
starci anche un po' di diverti-
mento, come è per il Carnevale,
infatti nella tradizione cattolica il
Carnevale è il periodo allegro, è
tempo importante per la prepara-
zione di feste, di costumi masche-
rati, in modo particolare si
festeggia il giovedì grasso e il
martedì che precede il mercoledì
delle ceneri. Sabato 18 febbraio in
Patronato si sono ritrovati i bam-
bini del catechismo con i genitori,
gli animatori e i catechisti per
condividere questo momento di
gioia: vivendolo con buon senso e
moderazione è un
ottimo spunto per in-
segnare ai bambini
di scherzare senza
offendere, di diver-
tirsi senza esagerare,
di mangiare dolci
ringraziando Dio
pensando ai bambini
che sono senza cibo,
di giocare pensando
ai bambini che pur-
troppo sono costretti
a lavorare.
Mara
La simbologia delle ceneri è pre-
sente nella Bibbia più volte, pen-
siamo alla pagina in cui Abramo
rivolgendosi a Dio ricorda con
umiltà di essere null'altro che pol-
vere e cenere, (Gen 3,19); al re di
Ninive,che viene a sapere della
minaccia di Dio, si copre di sacco
e si mette a sedere sulla cenere
(Gio 3,6); a Giobbe debole e fra-
gile uomo si vede rassomi-
gliare alla polvere e alla
cenere. (Gb 30,19); a Giu-
ditta che chiama tutto il po-
polo a cospargersi il capo di
cenere, vestire di sacco e al-
zare le mani per supplicare
il Signore (Gdt 4,11).
Questi significati sono
espressi anche dalle formule
che accompagnano il gesto
di imposizione delle ceneri:“Ri-
cordati che sei polvere, e in pol-
vere ritornerai” (Gen 3,19)
“Convertiti e credi al Van-
gelo”(2Cor 5,20): in Santuario si
è svolto questo momento con so-
lennità sia nella celebrazione del
pomeriggio che quella della sera,
con grande partecipazione di fe-
deli, consapevoli che la misericor-
dia di Dio ci aiuta a riprendere il
cammino di conversione nel no-
stro quotidiano in questo tempo di
Quaresima.
Mercoledì delle Ceneri
Affidati alla Madonna
I genitori Elisabetta e Massimo Panizzolo
affidano alla Madonna delle Grazie
il loro piccolo Luca