REPORT RICA ABRUZZO 2013

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L’AGRICOLTURA IN ABRUZZO CARATTERISTICHE STRUTTURALI E RISULTATI AZIENDALI Report 2013 (esercizio contabile RICA 2011) INEA a cura di Sede regionale Antonio Giampaolo per l’Abruzzo Matteo Martino Stefano Palumbo rica.inea.it

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L'agricoltura in Abruzzo, caratteristiche strutturali e risultati aziendali. Esercizio contabile 2011

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L’AGRICOLTURA IN ABRUZZO CARATTERISTICHE STRUTTURALI E RISULTATI AZIENDALI

Report 2013 (esercizio contabile RICA 2011)

INEA a cura di Sede regionale Antonio Giampaolo per l’Abruzzo Matteo Martino Stefano Palumbo

rica.inea.it

L’AGRICOLTURA IN ABRUZZO

CARATTERISTICHE STRUTTURALI E RISULTATI AZIENDALI

Report 2013 (esercizio contabile RICA 2011)

Istituto Nazionale di Economia Agraria 2013

Coordinamento e responsabile nazionale del progetto RICA Alfonso Scardera

Responsabile rete RICA regionale per l’Abruzzo Matteo Martino

Il rapporto è stato ideato ed impostato dal comitato tecnico scientifico del progetto RICA A. Arzeni, C. De Vivo, A. Giampaolo, A. Scardera

Elaborazione dati e impostazione dei grafici realizzata da Andrea Arzeni

Referente informatico del sistema AREA Mitia Mambella

Copertina, elaborazione grafica, edizione internet a cura di Andrea Di Cesare

Segreteria Laura Odoardi, Anna Caroleo

La responsabilità delle analisi è degli autori, si ringrazia Marco Gaito, il quale, in qualità di referee, con i suoi utili suggerimenti e la lettura critica ha permesso di migliorare la stesura

definitiva del lavoro.

Immagini di copertina tratte liberamente da internet

È consentita la riproduzione citando la fonte. Né l’Istituto né il personale che opera per suo conto può essere ritenuto responsabile

per l’uso che può essere fatto delle informazioni in esso contenuti.

Rapporto non a stampa e non in vendita, chiuso a dicembre 2013 e disponibile sul sito RICA.

® Istituto Nazionale di Economia Agraria

Presentazione

Il presente Report è stato predisposto nell’ambito delle attività di ricerca del progetto RICA dell’INEA, con l’obiettivo di analizzare e commentare i dati regionali diffusi annualmente sul sistema informativo AREA del sito internet della RICA (www.rica.inea.it), all’interno del quale sono disponibili le informazioni relative agli obiettivi istituzionali dell’indagine, alla metodologia contabile adottata, all’organizzazione del sistema di rilevazione e alle modalità di diffusione dei risultati.

I dati provenienti dal data-warehouse AREA ed analizzati in questo report consentono di comprendere e valutare nel dettaglio le dinamiche evolutive delle aziende agricole a livello territoriale, sia in termini produttivi e sia in termini patrimoniali e reddituali.

La struttura del report, ideata dal comitato tecnico scientifico della RICA, è suddivisa in tre sezioni principali, ed è comune a tutte le regioni e province autonome italiane. Nella prima sezione viene presentato il quadro strutturale ed economico desunto rispettivamente dai risultati del 6° censimento dell’agricoltura del 2010 e dai conti economici ISTAT del 2012, con un confronto dei principali indicatori territoriali rispetto al dato medio nazionale.

Nella seconda parte vengono analizzati nel dettaglio i risultati aziendali dell’esercizio contabile 2011, con i valori estesi all’universo di riferimento dell’indagine RICA, partendo dalle dotazioni strutturali e per finire con i principali risultati economici raggiunti dalle aziende agricole distinte per classe tipologica. I principali risultati aziendali commentati nei vari capitoli di questa sezione sono stati rappresentati in forma di grafici a barre, all’interno dei quali i dati territoriali sono messi a confronto con i risultati medi nazionali.

Nella terza sezione vengono presentati i dati campionari dei principali processi produttivi delle coltivazioni agricole e degli allevamenti, oltre ai risultati economici dei prodotti trasformati rappresentati dal vino comune, dal vino di qualità e dall’olio di oliva.

Nell’appendice statistica sono elencate le tabelle dei dati commentati nelle tre sezioni precedenti. I risultati sia aziendali che dei processi produttivi vengono confrontati con i valori medi dell’ultimo biennio, a cui è aggiunto il trend dei dati esaminati.

Per l’Abruzzo questa nuova edizione del Report RICA regionale 2013, curata da un gruppo di lavoro della sede INEA di Pescara, rappresenta una prosecuzione di una attività di analisi avviata nel 2003 con il rapporto “L’Agricoltura abruzzese attraverso la RICA - 2001-2002” a cui si sono succedute fino al 2008 altre due pubblicazioni a stampa realizzate in collaborazione con l’ex-ARSSA della Regione Abruzzo.

Con il presente Report annuale la sede INEA per l’Abruzzo intende dare il proprio contributo alle analisi sulle dinamiche del sistema agroalimentare regionale, e si candida a diventare uno strumento conoscitivo a supporto sia dei singoli operatori del comparto per esaminare e confrontarsi con i sistemi produttivi in atto, sia degli amministratori locali per una corretta valutazione dell’efficacia degli interventi attuati con gli strumenti della politica agricola comunitaria.

Dai risultati del campione RICA per l’Abruzzo del 2011 emergono molte ombre o poche luci rispetto ai dati medi nazionali. Dopo un 2010 in netta ripresa rispetto al 2009 con percentuali di crescita superiori ai dati medi nazionali, si registra una brusca frenata nel 2011, sia in termini di fatturato e di redditi medi aziendali sia in termini di indici economici e di redditività, con un ritorno dei valori sui livelli del 2009 (tabella 4.1).

Le aziende agricole abruzzesi sono caratterizzate, come sintetizzato anche nel capitolo 1, da una struttura produttiva molto più piccola della media nazionale (circa il 50%), sia in termini di SAU (tabella 2.1) che di capitali fissi (tabella 3.1).

Nel 2011 la produttività del lavoro si è attestata intorno ai 22.300 euro, una delle più basse tra le regioni italiane (tabella 4.2), a conferma delle difficoltà che il comparto agricolo abruzzese si trova ad affrontare rispetto alla congiuntura economico-finanziaria degli ultimi anni, e alla crescente volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli. Inoltre, a parità di incidenza dei costi correnti sul fatturato (38%), tutti gli indicatori della redditività mostrano mediamente una variazione negativa rispetto al 2010, molto più marcata in Abruzzo (-19%) rispetto alla media nazionale (-3%).

Tale risultato, in controtendenza rispetto ai dati macroeconomici ISTAT, è stato determinato in modo particolare dall’andamento negativo del comparto dei seminativi (-26% dei ricavi) e del polo della policoltura (-52% di ricavi). Il comparto dei seminativi comprende anche l’orticoltura in pieno campo praticata soprattutto nella piana del Fucino, che nel 2011 ha subito notevoli danni da eventi metereologici. Questi ordinamenti produttivi, che rappresentano oltre il 34% dell’universo regionale, hanno trascinato al ribasso il risultato medio regionale.

Anche le aziende più rappresentative dell’agricoltura abruzzese, come quelle del polo produttivo delle coltivazioni permanenti (47% dell’universo RICA), nel 2011 hanno fatto registrare una decrescita rispetto al 2010, con una riduzione di un punto percentuale in termini di fatturato e quasi il 4% in meno di reddito netto. L’indice della produttività del lavoro delle aziende oli-vitivinicole abruzzesi nel periodo 2009-2011 si è attestato intorno ai 17.000 euro, valore molto più basso rispetto allo stesso indice economico registrato a livello nazionale, pari a 32.000 euro.

Dai dati campionari dei processi produttivi (tabella 5.1) emergono invece risultati positivi rispetto ai dati aziendali con riporto all’universo. La coltivazione della vite per vino di qualità ha fatto registrare nel 2011 una crescita della Produzione Lorda Totale (PLT) ad ettaro (4.800 euro) del 20% rispetto ai dati medi 2009-2010, mentre la performance media nazionale è stata del 6%, anche se la PLT ad ettaro in termini assoluti è più elevata (5.700 euro).

Le attività zootecniche (tabella 5.2) hanno fatto segnare anch’esse dei risultati positivi nel 2011, con valori della PLT per Unità di Bovino Adulto (UBA) in crescita rispetto ai risultati medi 2009-2010 dell’ordine del 12% per i bovini (1.700 euro/UBA) e del 13% per gli ovini (660 euro/UBA).

Il valore medio del vino di qualità abruzzese prodotto nel 2011 (203 euro/q.le) è cresciuto di poco (+1,3%) rispetto al dato medio 2009-2010, mentre per il vino da tavola nello stesso periodo si è registrata una variazione negativa del 17%, con un valore medio al quintale di 123 euro (tabella 5.3). Per l’olio abruzzese, secondo i dati

RICA, nel 2011 sono stati registrati incrementi significativi sia in termini di produzione lorda (+9%) sia in termini di prezzo di vendita (+4%).

Dai risultati RICA del 2011, l’Abruzzo rispetto alle altre regioni italiane si posiziona nell’angolo basso a sinistra del grafico a bolle, dove viene raffigurata la redditività del lavoro (RN/ULT) collocata nel grafico in funzione della redditività netta della terra (RN/SAU) e dell’intensità del lavoro aziendale (SAU/ULT). Nel grafico successivo vengono invece confrontati i risultati medi regionali, in termini di redditività del lavoro, del biennio 2011-2010 rispetto al biennio 2008-2009.

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Dai primi dati elaborati sui risultati del 2012 emerge un’inversione di tendenza per i dati economici e reddituali delle aziende agricole abruzzesi, con incrementi significativi rispetto al 2011 di oltre il 40% per il fatturato ed il 50% per il valore aggiunto, evidenziando, in questa fase temporale della crisi economica, un andamento decisamente altalenante dei risultati aziendali.

Sommario

Un profilo sintetico dell’agricoltura regionale ............................................................ 9

I principali risultati dell’indagine nel 2011 (universo RICA) ...................................... 17

Caratteristiche strutturali .................................................................................... 19

Situazione patrimoniale...................................................................................... 25

Risultati economici ............................................................................................. 29

I risultati settoriali (dati campionari) ........................................................................ 45

Colture ............................................................................................................... 45

Allevamenti ........................................................................................................ 54

Prodotti trasformati ............................................................................................ 57

Riferimenti .............................................................................................................. 60

Siti ..................................................................................................................... 60

Glossario ........................................................................................................... 61

Appendice statistica ............................................................................................... 65

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Un profilo sintetico dell’agricoltura regionale

Le aziende censite in Abruzzo nel 2010 sono state quasi 67 mila con circa 454 mila ettari di superficie agricola e 687 mila ettari di superficie totale. Rispetto al censimento del 2000 è stato registrato un calo delle aziende del 13% a fronte di una perdita complessiva del 32% dell’Italia. Contrariamente ai risultati delle precedenti indagini censuarie del 1990 e del 2000, la superficie agricola dell’Abruzzo è aumentata del 5%, con un recupero di 22 mila ettari concentrati quasi tutti nella provincia de L’Aquila, nell’ambito della quale la SAU media aziendale è cresciuta di conseguenza del 60%, passando dai 14,8 ettari del 2000 ai 23,7 del 2010. Una crescita della dimensione dovuta prevalentemente al calo del numero di aziende (-30%), inoltre gran parte delle aziende aquilane con superfici aziendali estese sono condotte in prevalenza da enti pubblici. ed investite prevalentemente a pascoli ed incolti produttivi. 1

Rispetto all’andamento fatto registrare per le aziende del Centro Nord, in Abruzzo non si è verificato il fenomeno della divergenza evolutiva del numero di aziende e delle superfici che ha consentito, in alcuni contesti regionali, aumenti considerevoli della dimensione media delle aziende.

Nonostante un incremento del 21% della SAU media aziendale, l’Abruzzo è caratterizzato, più di altre regioni del centro-sud, da un processo di conservazione del tessuto aziendale costituito da micro-aziende, concentrate prevalentemente nelle zone della collina litoranea della provincia di Chieti. In quest’ultima la SAU media (3,7 ettari) è nettamente inferiore sia alla media regionale (6,8 ettari) sia alla media nazionale (7,9 ettari) e più bassa anche rispetto alle regioni del Mezzogiorno (5,1 ettari), e con un tasso di crescita, dal 1982 ad oggi, inferiore al 10%.

Il 78% delle aziende agricole abruzzesi ha una superficie agricola inferiore ai 5 ettari, la metà delle quali si trovano nella provincia di Chieti. Le aziende con una superficie agricola superiore ai 50 ettari rappresentano appena l’1,5% del totale, concentrate quasi tutte nella provincia de L’Aquila.

Le aziende condotte da una singola persona fisica (le ditte individuali) rappresentano il tipo di gestione delle aziende agricole più diffuso sia a livello nazionale (76%) che regionale (71%). In termini di superficie agricola si evidenziano forti differenze tra la provincia de L’Aquila e le altre tre province, infatti nell’aquilano il 40% della SAU è detenuta da aziende afferenti ad Enti pubblici e altri soggetti giuridici, al netto delle quali la SAU media delle aziende agricole aquilane scende a 14,3 ettari.

La forza lavoro impiegata nel settore agricolo regionale appare ancora caratterizzata dalla larghissima prevalenza della manodopera familiare, che arriva a coprire oltre l’85% dell’occupazione agricola. In linea con il dato medio nazionale, anche in Abruzzo oltre un terzo delle aziende sono condotte da persone ultrasessantacinquenni (37,2% Italia e 38,7% per l’Abruzzo). Nel 2010 i conduttori di età inferiore ai 44 anni rappresentavano oltre il 38% a livello nazionale e il 35% a livello di regione Abruzzo.

1 Per maggiori dettagli si veda A. Giampaolo in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.

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Il Censimento dell’agricoltura del 2010 ha confermato il trend negativo delle aziende con allevamenti, che negli ultimi trent’anni si sono ridotte drasticamente sino a scendere sotto le 8 mila unità. All’inizio degli anni ottanta le aziende con allevamenti erano quasi 50 mila e rappresentavano il 40% delle aziende abruzzesi, attualmente, secondo i dati dell’ultimo Censimento, rappresentano invece meno del 12% del totale.

In media le aziende abruzzesi hanno realizzato, secondo i dati del Censimento del 2010, una Produzione Standard (PS) di 19.500 euro, superiore a quella delle regioni del Sud ma inferiore alla media nazionale (31 mila euro). Il dato dell’Abruzzo si avvicina alla media dell’UE-27 (23 mila euro di produzione standard ad azienda).

La PS media aziendale rilevata con il Censimento del 2010 per l’universo di riferimento del campione RICA è stata di 40.000 euro, quindi oltre il doppio di quella riferita all’intero universo regionale delle aziende agricole abruzzesi. La PS media riportata all’universo del campione RICA 2011, pari a 38.200 euro, è simile al dato censuario.

Dall’analisi delle dimensioni economiche e degli ordinamenti tecnici prevalenti è possibile evidenziare come le aziende specializzate, considerate nel complesso, sono di gran lunga maggiori rispetto alle aziende miste, sia in termini di numero di aziende (84%), che di SAU occupata (86%) e di Produzione Standard totale (89%). Tra le specializzate il 72% è rappresentato da aziende con coltivazioni permanenti ed il 20% con i seminativi.

In termini di dimensione economica le aziende agricole abruzzesi sono concentrate per oltre l’85% sotto la soglia dei 25 mila euro di Produzione Standard, di queste oltre 45 mila aziende (68%) hanno una dimensione economica inferiore agli 8 mila euro di produzione standard. A livello nazionale, invece, le aziende piccole e quelle medio piccole rappresentano rispettivamente il 62% e il 19% del totale complessivo delle aziende classificabili.

Il grado di intensività del lavoro varia in funzione della specializzazione produttiva e cambia in modo significativo al variare della dimensione economica. Le aziende che assorbono maggiori quantità di lavoro sono quelle grandi (oltre 400 giornate/anno), rispetto ad una media regionale di 94 giornate.

I cambiamenti emersi dal Censimento dell’agricoltura del 2010 potrebbero, se correttamente monitorati e gestiti, attenuare quelle che sono alcune delle debolezze strutturali del sistema agricolo abruzzese, evidenziati nella Figura 1.

L’incremento del numero dei giovani che creano nuove imprese agricole, la ricerca di nuovi capitali e nuovi investimenti, il miglioramento delle capacità produttive, e la disponibilità della terra, sono le chiavi per uscire dalle difficoltà strutturali dell’agricoltura abruzzese.

I mutati rapporti tra la proprietà e l’impresa agricola, come il ricorso all’acquisizione del fattore terra mediante contratti di affitto, potrebbero favorire, alla luce delle strategie disegnate nei recenti regolamenti della PAC, l’allargamento delle strutture produttive e quindi un maggiore sfruttamento delle economie di scala nei processi produttivi.

Per una corretta interpretazione dei dati commentati nel presente rapporto, occorre ricordare che il campo di osservazione del campione RICA comprende le sole aziende

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con un valore della produzione standard superiore ai 4.000 euro (in Abruzzo la RICA rappresenta 27.000 aziende su universo censito di 67.000), pertanto i risultati economici e strutturali della RICA con riporto all’universo possono presentare delle differenze rispetto ai dati censuari e alle stime dei conti economici territoriali dell’ISTAT. Infatti la SAU media delle aziende del campione RICA (12 ettari nel periodo 2009-2011) è quasi il doppio rispetto a quella rilevata nel censimento del 2010. 2

Figura 1 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indicatori strutturali nel 2010 (valori medi regionali tra parentesi).

-30% -25% -20% -15% -10% -5% 0%

SAU media aziendale (6,8 ettari)

Giornate di lavoro per azienda (112,7 giorni)

Giornate di lavoro ad ettaro (16,6 giorni)

Quota di aziende zootecniche (11,6%)

Fonte: ISTAT, Censimento 2010

Il 2011, secondo il rapporto annuale del CRESA3, è stato un anno negativo per l’economia generale della regione Abruzzo, con un calo del PIL, seppur lieve (-0,2%) ma in controtendenza rispetto ai segnali di recupero a livello nazionale (+0,4%). Le voci positive hanno riguardato essenzialmente i risultati eccellenti delle esportazioni, superiori al tasso di crescita medio nazionale, l’incremento del numero delle imprese attive, in particolare per le società di capitali, ed l’andamento positivo del mercato del lavoro, il migliore tra le regioni meridionali, ma in calo per il comparto agricolo.

Secondo i dati di Infocamere, le imprese agricole abruzzesi risultate attive nel 2011 sono 30.500 unità, con un calo del 2% rispetto al 2010. Le imprese agricole rappresentano il 23% delle 133 mila imprese registrate negli archivi delle Camere di commercio abruzzesi.

Nel 2011 il valore della produzione agricola a prezzi di base è stata pari a 1.168 milioni di euro, con un incremento, a valori correnti, di oltre il 7% rispetto al 2010; stessa variazione positiva (+6%) è stata registrata anche nel 2012. Per quest’ultimo anno la variazione è stata nettamente superiore al dato nazionale (+1,8%). Anche in termini di Valore Aggiunto la branca dell’agricoltura abruzzese ha fatto registrare nel 2011 un incremento netto rispetto al 2010 (+,6,8%), come pure nel 2012 rispetto al 2011 (+2%), con valori a prezzi correnti di 588 milioni di euro nel 2011 e 634 nel 2012 (Figura 2).

I consumi intermedi dell’agricoltura abruzzese (580 milioni di euro) sono aumentati nel 2011 in misura maggiore (+8%) rispetto alla variazione della produzione, anche se poi nel 2012 l’incremento dei costi (604 milioni di euro) per l’acquisizione dei mezzi tecnici e dei servizi per la produzione è stato più contenuto (+4%), ciò si è tradotto in un

2 Per maggiori dettagli sul piano di selezione del campione RICA si vede la relativa pagina web del sito RICA al link: http://www.rica.inea.it/public/it/piani_selezione.php 3 Il CRESA è il centro studi delle Camere di Commercio Abruzzesi. Per maggiori dettagli si veda www.cresa.it

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incremento del Valore Aggiunto ad un tasso superiore a quello della produzione. In Abruzzo l’incidenza dei consumi intermedi sulla produzione (49% nella media 2009-2012) è superiore a quella calcolata a livello nazionale (mediamente del 47% nello stesso periodo 2009-2012).

Si evidenzia il maggior peso del Valore Aggiunto prodotto dal settore agricolo abruzzese sull’economia regionale (2,4%) rispetto alla situazione nazionale (+2%), che sommato al dato dell’agroindustria rappresenta in Abruzzo quasi il 4,5% della ricchezza complessiva prodotta in regione nel 2012.

Nell’ultimo decennio il Valore Aggiunto del settore agricolo abruzzese è sceso di 18 punti percentuali, anche se la ripresa registrata nell’ultimo triennio (2010-2012) ha attenuato il trend negativo. La situazione di crisi per il comparto agricolo ha ampliato la forbice rispetto al Valore Aggiunto dell’agroindustria che nello stesso periodo, invece, ha perso molto meno (-8%).

Figura 2 – Composizione del valore della produzione regionale per attività economica e aggregato contabile

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100

200

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2009 2010 2011 2012

Mili

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o coltivazioni

allevamenti

servizi

Consumi intermedi

Valore aggiunto

Fonte: ISTAT, Conti territoriali

A livello territoriale solo la provincia di Chieti ha visto un incremento positivo (+1,2%) del Valore Aggiunto dall’agricoltura rispetto al 2010, con i sui 223 milioni di euro rappresenta oltre il 35% del Valore Aggiunto agricolo dell’Abruzzo. Forti cali nelle provincie di Teramo (-7%) e de L’Aquila (-6%), in lieve calo la provincia di Pescara. Il peso economico, in termini di Valore Aggiunto, sull’economia generale dei singoli territori provinciali varia dal 3,6% di Chieti al 2,5% di Pescara.

L’andamento positivo del Valore Aggiunto è stato favorito dalla crescita dei prezzi dei prodotti agricoli (+8%), trascinati soprattutto dagli incrementi dei cerali (+36%) e dei prodotti vitivinicoli (+12%), accompagnato da un aumento meno marcato dei consumi intermedi (+6%).

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La composizione della produzione agricola regionale vede, rispetto ai dati medi nazionali, una prevalenza del comparto delle coltivazioni (62% contro il 53% dell’incidenza a livello nazionale, dati medi 2009-2012), di conseguenza un minor peso degli allevamenti (14% contro il 33% nazionale).

Nell’ambito del comparto delle coltivazioni il valore della produzione delle colture erbacee (498 milioni di euro) rappresenta il 65% (in Italia il 54%), mentre il 32% (342 milioni di euro) è dato dalle legnose agrarie (40% incidenza nazionale), e il restante 3% dalle foraggere (23 milioni di euro).

Tra le colture erbacee sono le colture orticole (comprese le patate) a prevalere (74% rispetto ad un incidenza media nazionale del 50%) con 368 milioni di euro, i cereali con un risultato nel 2012 pari a 106 milioni di euro rappresentano il 21% del valore della produzione delle colture erbacee annuali a fronte di un incidenza nazionale del 35%.

Nel comparto delle legnose agrarie il 47% della produzione deriva dai prodotti vitivinicoli (113 milioni di euro), mentre la produzione dell’olivicoltura, con 86 milioni di euro, incide per il 36% sul comparto. Anche le produzioni frutticole, con oltre 35 milioni di euro partecipano attivamente alla formazione della produzione agricola regionale.

Nel comparto zootecnico, in Abruzzo prevalgono le produzioni delle carni (75% rispetto ad un incidenza media nazionale del 62%) con 233 milioni di euro, mentre per il lattiero-caseario nel 2011 è stata stimata una produzione di circa 35 milioni di euro (l’11% del comparto, contro un peso nazionale del 29%). 4

Le produzioni più rappresentative dal punto di vista economico, oltre al vino e all’olio con le diverse tipicità, si trovano nel comparto degli ortaggi, dove l’Abruzzo detiene oltre il 26% della produzione nazionale sia delle carote che delle insalate, tutte concentrate nella piana del Fucino. Quasi il 50% delle produzioni vitivinicole sono rappresentate da uve per vini di qualità, e dal punto di vista quantitativo l’Abruzzo si posiziona tre le prime cinque regioni italiane in termini di volume di vino prodotto; scende invece di molte posizioni se si utilizza il Valore Aggiunto come termine di confronto, in quanto i prezzi dei vini abruzzesi, anche quelli di qualità, sono nettamente inferiori ai corrispondenti prodotti commercializzati dalle regioni vocate.

Nel periodo della crisi economico-finanziaria, iniziata nel 2008 ed ancora in corso, tutte le principali produzioni regionali hanno fatto registrare, con valori a prezzi correnti, trend negativi con variazioni del 12% per i prodotti vitivinicoli, del 6% per quelli olivicoli, e del 4% per i prodotti lattiero-caseari. Solo il comparto delle orticole non ha subito effetti negativi, presentando un trend positivo del 2%, mentre il settore delle carni resta pressoché stabile (trend -0,3%).

I risultati positivi del settore agricolo abruzzese evidenziati dai conti economici territoriali dell’ISTAT per il 2011 e il 2012 devono essere letti quindi anche sul medio periodo nell’ambito del quale l’agricoltura regionale ha fatto registrare differenze negative rispetto alla tendenza nazionale, difficoltà che trovano conferma nella lettura dei dati microeconomici dell’indagine RICA.

4 Per maggiori dettagli si veda E. Chiodo in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.

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In Abruzzo per gli occupati in agricoltura (circa 20 mila addetti nel 2012, di cui 6 mila unità sono straniere) si è manifestato un trend negativo rispetto al periodo 1996-2012 (nel ’96 erano oltre 45 mila), anche se negli ultimi tre anni sono stati registrati tassi di crescita degli occupati, soprattutto per la componente dipendente, probabilmente dovuto anche ad una maggiore attenzione rispetto alle norme sul lavoro, in termini di regolarizzazione dei lavoratori stagionali, oltre al fatto che in un contesto di crisi occupazionale, il settore agricolo viene riscoperto anche da molti giovani che vogliono cimentarsi nella conduzione di un’impresa agricola.

Altro aspetto da considerare in questa breve analisi del contesto agricolo abruzzese è quello del credito che nel 2012 ha fatto registrare rallentamenti nei finanziamenti concessi dalle banche alle imprese agricole. Dai dati di Banca d’Italia nel 2012 alle imprese agricole abruzzesi sono stati accordati finanziamenti per un valore di quasi 700 milioni di euro, di poco superiore al Valore Aggiunto del settore. Di questi finanziamenti solo il 4% è stato concesso a tasso agevolato (seppur l’incidenza è superiore alla media nazionale che non va oltre l’1%). La concomitanza dell’attuazione del Programma di Sviluppo Rurale ha contribuito a frenare la flessione dei prestiti fatta registrare negli altri settori produttivi dell’economia regionale. 5

Le difficoltà strutturali che si trovano ad affrontare le aziende agricole abruzzese derivano in parte anche dalla quasi assenza dal lato dell’offerta nel mercato della terra. Dall’indagine INEA sul mercato fondiario emerge una variazione tendenziale in negativo rispetto al dato nazionale sia nel numero dei contratti realizzati sia nell’apprezzamento dei terreni oggetto di contrattazione. Anche il mercato degli affitti ha fatto registrare negli ultimi anni variazioni negative, in parte influenzato dalla richiesta di superfici da destinare alla localizzazioni di impianti fotovoltaici, che hanno spinto i prezzi, per alcune aree collinari, su livelli molto alti, economicamente poco accessibili per gli imprenditori agricoli.

Dai dati sul commercio con l’estero dell’ISTAT, in Abruzzo il saldo dei prodotti agroalimentari è positivo, di quasi 63 milioni di euro, con saldo normalizzato del 7%, dovuto in prevalenza ad una maggiore contrazione delle importazioni a fronte di un trend tendenzialmente positivo delle esportazioni. 6

Rispetto al trend nazionale l’Abruzzo ha fatto registrare per le esportazione dei prodotti agroalimentari dei tassi di crescita significativi, anche se in termini relativi l’Abruzzo ha un peso esiguo sulla bilancia commerciale dell’agroalimentare italiano (l’1,5% delle esportazioni e l’1,1% delle importazioni).

In valori assoluti le esportazioni dei prodotti agroalimentari hanno superato i 370 milioni di euro, l’83% dei quali sono prodotti dell’agroindustria, e solo 54 milioni di euro sono prodotti agricoli (il 10% del Valore Aggiunto). Le esportazioni sono rappresentate principalmente dai prodotti dell’industria molitoria ed in particolare dalla pasta, seguite dal comparto delle bevande, che in Abruzzo significa essenzialmente vino, con un controvalore di 113 milioni di euro.

5 Per maggiori dettagli si veda F. Pierri in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013. 6 Per maggiori dettagli si veda M. Perito in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.

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A conclusione del presente capitolo riportiamo alcuni dati sull’andamento della spesa pubblica erogata in agricoltura. Nel 2012 sono stati effettuati pagamenti a valere sullo sviluppo rurale per un importo pari a 54 milioni di euro, e quasi 94 milioni di euro per i pagamenti diretti. Circa il 60% della spesa erogata per il PSR nel periodo 2007-2012 è concentrata, in parti quasi eguali, nelle province di Chieti e de L’Aquila.

I pagamenti derivanti dal primo pilastro della PAC sono concentrati per il 40% nella provincia di Chieti. L’intensità degli aiuti, misurati in termini di unità di superficie, si attesta sui 250 euro/ettaro, di cui 150 euro ad ettaro per gli aiuti diretti e 55 euro/ettaro per gli aiuti del PSR. Valori nettamente inferiori ai dati medi nazionali. 7

La capacità di spesa del PSR 2007-2013 in Abruzzo si è attestata al 46% nel 2012, di poco inferiore al dato medio nazionale. Nell’ambito delle misure attivate l’Abruzzo si caratterizza per un buon andamento della spesa impegnata ed erogata per le misure strutturali dell’Asse 1, in particolare per le misure 121 e 123. Buone performance di spesa sono state raggiunte dalle misure agroambientali dell’Asse 2. Gli interventi realizzati attraverso le risorse del PSR hanno riguardato essenzialmente gli incentivi alla crescita delle imprese, al sostegno dell’agricoltura ecocompatibile, e gli incentivi per le zone svantaggiate. Minori risorse sono state invece erogate per lo sviluppo delle aree rurali e il miglioramento della vita delle popolazioni delle zone interne.

Dall’indagine INEA sulla spesa pubblica in agricoltura, emerge che nel periodo che va dal 2007 al 2009, il sostegno pubblico derivante dal bilancio regionale ha rappresentato oltre il 12% del Valore Aggiunto annuale del comparto, con un trend in diminuzione, imputabile ai vincoli di bilancio a cui è stata sottoposta la Regione Abruzzo negli ultimi anni a seguito del risanamento finanziario della spesa pubblica nella sanità.

La spesa a valere sul bilancio della Regione Abruzzo si è attestata intorno ai 67 milioni di euro, che rappresentano poco più dell’1,5% del budget complessivo del bilancio. Di queste risorse circa il 24% è andato agli investimenti, mentre il 25% è stato destinato all’assistenza tecnica.8

L’annata agraria 2011 è stata contrassegnata da un andamento climatico altalenante con danni causati dal maltempo che ha colpito l’Abruzzo soprattutto nella prima parte dell’anno. Le zone particolarmente colpite sono quelle del teramano e della piana del Fucino che hanno subito allagamenti di strade e campi, frane, e conseguente perdita dei raccolti. Anche alcune zone del chietino sono state investite da perturbazioni nevose e gelate che hanno distrutto diverse colture vernino-primaverili.

Gli andamenti climatici sfavorevoli hanno provocato nel corso dell’annata agraria la diffusione di fitopatie sulla coltivazione della vite (peronospora e tignoletta), dell’olivo (mosca olearia) e di alcuni fruttiferi come il pesco (oidio e monilia). 9

L’analisi dei dati macroeconomici, esaminati brevemente in questo capitolo, evidenzia gli elementi che caratterizzano il sistema agroalimentare abruzzese, le cui componenti ambientali, territoriali, storiche e culturali, che per molti aspetti sono il punto di forza del

7 Per maggiori dettagli si veda B. Camaioni in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013. 8 Per maggiori dettagli si veda S. Palumbo in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013. 9 Per maggiori dettagli si veda “Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico …” edito da INEA 2012.

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sistema Abruzzo, in alcuni casi diventano un vincolo per la crescita economica regionale, anziché che favorire lo sviluppo e il benessere delle popolazioni locali.

A tal riguardo occorre ricordare che l’Abruzzo è la regione italiana con la più alta incidenza delle aree protette (28% della superficie territoriale), e la seconda in termini assoluti con i suoi 350 mila ettari, di cui 335 mila gestiti dagli Enti Parchi nazionali e regionali, all’interno dei quali l’agricoltura ad alto valore aggiunto non trova molto spazio per la crescita. Dove invece dovrebbe essere attuata una politica agricola mirata all’integrazione strutturale e funzionale del settore agricolo con quello del turismo nelle sue diverse forme e declinazioni.

Dai dati dell’assessorato al turismo della Regione Abruzzo, emerge che negli ultimi anni a fronte di un trend negativo delle presenze alberghiere si registra una crescita significativa delle presenze di turisti in strutture extralberghiere (+11%), tra le quali è compreso il turismo rurale (agriturismo), quello per le aree naturali e il turismo religioso (eremi e centri di culto).

Le analisi sul settore agricolo dimostrano che gli impatti della crisi economica e finanziaria generale si manifestano con modalità e tempi diversi rispetto agli altri comparti produttivi. Questo fenomeno è ancora più evidente per l’Abruzzo dove la tendenza degli ultimi quattro anni dell’agroalimentare va oltre quelli che sono gli andamenti anticiclici del comparto agricolo in generale.

Le ultime proiezioni confermano il perdurare della crisi anche per i prossimi anni, con esiti imprevedibili sul sistema agricolo ed in particolare sulle aziende agricole abruzzesi, per le quali nei prossimi anni si attendono i primi risultati della valutazione degli effetti indotti dall’attuazione del Programma di Sviluppo Rurale, e l’atteggiamento che assumeranno gli imprenditori agricoli rispetto alla riforma della PAC per il periodo di programmazione 2014-2020.

Nel contesto socio-economico in cui si trovano ad operare le imprese agricole abruzzesi, diventa quindi fondamentale e cruciale la definizione della strategia con la quale i decisori politici regionali intendono cogliere le opportunità offerte dalla nuova politica agricola, ed in particolare quella sullo sviluppo rurale, per il periodo di programmazione 2014-2020.

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I principali risultati dell’indagine nel 2011 (universo RICA)

Il campione RICA dell’Abruzzo rilevato per l’esercizio contabile 2011 si compone di 439 aziende, una numerosità quasi identica al campione del 2010 (441), seppur ridotto del 15% rispetto alla media dei campioni 2008 e 2009 (rispettivamente 523 e 508 aziende).

La diversa numerosità tra il biennio 2008-2009 e il biennio 2010-2011 è dovuta all’aggiornamento della metodologia di classificazione tipologica introdotta a partire dall’esercizio contabile 2010, e che ha visto, a seguito dell’emanazione del Regolamento CE 1242/2008, l’abbandono dei Redditi Lordi Standard e l’adozione delle Produzioni Standard.10 Per la rilevazione dell’esercizio contabile 2010-2011 è stato definito, in accordo con ISTAT, un nuovo disegno campionario che ha determinato una revisione sostanziale della lista delle aziende da rilevare con la metodologia RICA.11

Delle 439 aziende rilevate in Abruzzo nel 2011, 330 aziende (75%) derivano dal campione causale fornito da ISTAT per la RICA, le restanti 109 aziende sono state selezionate in funzione delle esigenze del piano di selezione teorico 2010-2011 e in relazione alla disponibilità degli imprenditori a collaborare nell’indagine RICA. 12

Il campione rilevato nel 2011 comprende 407 aziende rilevate anche per l’esercizio 2010, quindi il campione costante 2010-2011 è del 93%. Rispetto al biennio 2008-2009 il panel rotativo si è attestato intorno al 27%, con un tasso di caduta o mancata risposta del campione casuale relativamente basso (23%) considerata la tipologia di indagine.

Il campione teorico 2011 per l’Abruzzo prevedeva infatti la rilevazione di 444 aziende estratte in modo casuale dall’indagine SPA 2007 dell’ISTAT. In termini di numerosità complessiva regionale il campione rilevato ha quindi rispettato il piano di selezione (98,9%), mentre a livello di ordinamento tecnico e classe economica si sono verificate variazioni più o meno consistenti.

Nell’ambito degli ordinamenti specializzati, per il polo dei seminativi sono state rilevate 127 aziende, il 32% di aziende in più rispetto al campione teorico (96 aziende), mentre per il polo delle ortofloricole sotto serra sono state contabilizzate solo 11 aziende rispetto alle 30 aziende individuate dal campione teorico. Per il polo delle coltivazioni permanenti sono state rilevate 158 aziende, il 35% in più rispetto al campione teorico che ne prevedeva 117.

Per i poli specializzati negli allevamenti il numero di aziende rilevate è stato inferiore rispetto alla numerosità teorica, in particolare il 16% in meno per gli erbivori (64 invece di 76), e il 72% in meno per i granivori (13 aziende invece di 48 del piano teorico).

Anche per i poli misti le 66 aziende rilevate con successo nel 2011 sono state inferiori al numero di aziende campionate nel piano di selezione teorico (77 aziende), con una mancata copertura del 14%.

A livello di classe di dimensione economica le aziende rilevate per le classi estreme sono state inferiori a quelle del piano di selezione, in particolare il 37% in meno di aziende con una produzione standard inferiore ai 25.000 euro (111 su 178), e l’85% in

10 Per maggiori dettagli sulla metodologia di classificazione tipologica, sui piani di selezione e sulle tecniche di riporto all’universo si rimanda alle specifiche pagine web disponibili nella sezione Metodologia del sito RICA. 11 Il confronto con i dati del 2009 per alcune tipologie aziendali potrebbe essere influenzato dalla diversa metodologia di classificazione tipologica introdotta a partire dal 2010. 12 A partire dall’esercizio contabile 2011, l’INEA ha reso disponibile per tutte le aziende agricole che partecipano all’indagine RICA un servizio di consultazione, gratuita e protetta, del proprio bilancio aziendale, accessibile attraverso una specifica applicazione web denominata Cruscotto aziendale (www.cruscottoaziendale.inea.it ).

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meno per la classe economica con produzione standard superiore ai 500 mila euro (6 aziende invece di 39).

Più aziende rispetto al piano di selezione sono state invece contabilizzate per le classi intermedie, nello specifico il 34% in più per la classe medio-piccola (94 invece di 70), il 31% per la classe delle aziende medie (88 invece di 67), e il 56% in più per la classe di dimensione economica medio-grandi (140 invece di 90 previste). Il confronto del campione rilevato rispetto a quello teorico mette in risalto la sotto-rappresentazione delle classi dimensionali piccole e grandi compensata da una maggiore rappresentatività delle classi intermedie che incidono quindi in modo più significativo nella determinazione dei risultati campionari.

La differenza tra il campione teorico e quello rilevato è dovuta ad una serie di motivi che in parte dipendono dal modello organizzativo dell’indagine dalla metodologia di campionamento, e in parte derivano dalla disponibilità dell’azienda selezionata a collaborare. All’avvio dell’indagine o nel corso della rilevazione, alcune aziende possono aver cessato o abbandonato l’attività agricola, altre aziende si trovano temporaneamente inattive, in alcuni casi il conduttore è assente o si rifiuta a collaborare, altre aziende possono risultare sotto la soglia economica di accesso al campione RICA, altre ancora non rientrano nel campo di osservazione RICA (es aziende esclusivamente forestali), ed infine alcune aziende possono essere escluse perché particolarmente anomale.

Tali differenze richiedono, al termine della rilevazione (in fase di post-stratificazione), la determinazione di nuovi indici di ponderazione che tengono conto della rappresentatività di ogni azienda del campione medesimo, in modo da consentire di effettuare analisi spaziali e temporali senza essere influenzate dalla distribuzione e all numerosità del campione.

La ponderazione dei dati aziendali consente di rendere rappresentativi solo alcune informazioni dell’indagine contabile rispetto al relativo campo di osservazione dell’universo censuario (riporto all’universo). In questo capitolo vengono analizzati i risultati aziendali per i quali è stato possibile applicare i pesi campionari definiti secondo la metodologia RICA. 13

La distribuzione territoriale delle aziende RICA riflette le caratteristiche dell’agricoltura abruzzese, fortemente connotata dalle produzioni oli-vitivinicole realizzate nell’area collinare (dove si trova il 78% delle aziende dell’universo RICA che detiene però il 41% della SAU), e dalle produzioni intensive realizzate nella Piana del Fucino, con l’orticoltura di pieno campo, e in alcuni bacini della collina litoranea con sistemi ortofloroftrutticoli intensivi in coltura protetta.

Nei successivi tre capitoli vengono analizzati, nell’ordine, gli elementi strutturali che caratterizzano le aziende agricole abruzzesi, a cui segue una valutazione delle dotazioni patrimoniali, ed infine un’analisi dettagliata sui principali risultati economici e reddituali messi a confronto sia con la serie storica sia con i dati medi nazionali.

13 INEA (2010), “Metodologia di calcolo dei pesi e analisi dell’affidabilità delle stime” ISTAT (2009), V. Rondinelli, “La calibrazione dei pesi campionari delle aziende RICA …”

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Caratteristiche strutturali

Gli elementi che caratterizzano la struttura delle aziende agricole sono il fattore terra, la potenza motrice, la forza lavoro impiegata, e per le aziende con allevamenti, la presenza di animali espressa in Unità Bovine Adulte (UBA). Essi rappresentano le variabili strategiche utilizzate per la definizione del campione RICA, stratificato secondo la tipologia aziendale (OTE e Dimensione economica) e la collocazione geografica.

Una prima analisi dei dati RICA, per l’esercizio 2011 conferma in parte quanto già emerso con la lettura sintetica dei dati censuari. Dal punto di vista strutturale infatti secondo il campione RICA in Abruzzo la Superficie Agricola Totale (SAT) media aziendale è di 12 ettari, il 36% in meno rispetto alla media nazionale.

Nelle aziende rilevate la parte produttiva della superficie aziendale, la SAU (Superficie Agricola Utilizzata), rappresenta mediamente più del 93% della SAT, la restante parte della superficie dell’azienda è costituita da tare e boschi (tabella 2.1). La SAU media delle aziende abruzzesi, che nel 2011 è di circa 11,20 ettari, è inferiore alla media nazionale (15,70) del 29%, mentre nel censimento del 2010 la differenza con la media di tutto l’universo censuario nazionale era del 14%.

Nonostante le superfici della SAT e della SAU sono aumentate del 5% rispetto al biennio 2009-2010, la variazione tendenziale dell’ultimo quadriennio è negativa (-17% per la SAT e -20% per la SAU), in linea con il trend nazionale seppur con percentuali più elevate rispetto al dato Italia. Confermando quanto già fotografato con il censimento, ossia la fuoriuscita delle aziende marginali non si traduce automaticamente in un aumento delle dimensioni strutturali per le aziende che restano attive sul territorio.

Figura 3 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcune dimensioni strutturali medie 2011 (valori regionali tra parentesi)

-80% -60% -40% -20% 0% 20% 40%

Superficie Totale (12 ettari)Sup. Agric. Util. (11,2 ettari)

Superficie in proprietà (5 ettari)Superficie Irrigabile (2,1 ettari)

Potenza Motrice (107,5 KW)Unità di Lavoro annue (1,3 ULA)

Unità di Lavoro Familiari (1,1 ULA)Unità Bovine Adulte (4,1 UBA)

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Analizzando la dimensione aziendale in funzione della zona altimetrica è possibile notare come la dimensione fisica delle aziende agricole abruzzesi varia in funzione delle caratteristiche del territorio. Le aziende montane hanno una maggiore estensione

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con una SAU media di circa 28 ettari, mentre le colline interne e litoranee hanno una superficie agricola media rispettivamente di 10 e 8 ettari (tabella 2.3).

Questa diversa dimensione è legata al tipo di agricoltura praticata. Nelle aree montane si tratta spesso di superfici destinate in parte alla coltivazione di cereali e foraggere e in parte utilizzate per il pascolo degli animali, mentre nell’area del Fucino, nell’area della Valle Peligna e nella collina litoranea le aziende sono indirizzate verso un’agricoltura di tipo intensivo. In queste aree operano prevalentemente le aziende specializzate in orticoltura, cerealicoltura ed arboricoltura (vite ed olivo).

Un altro elemento che contraddistingue la struttura aziendale abruzzese è la composizione della SAU aziendale rispetto al titolo di possesso. Dai dati RICA del triennio 2009-2011 emerge che mediamente il 42% della superficie agricola aziendale è di proprietà, a livello nazionale l’incidenza sale al 57% (tabella 2.2).

Anche per quest’aspetto è opportuno distinguere ed analizzare la tipologia aziendale all’interno del territorio in cui l’azienda opera. Le aziende che ricorrono all’affitto di grandi superfici sono le aziende specializzate negli allevamenti zootecnici che operano nelle zone montane interne. Per questa tipologia di aziende l’incidenza dei terreni in affitto sulla superficie aziendale risulta essere superiore all’82%, tali aziende sono solite acquisire, anche per periodi temporali brevi, terreni demaniali da destinare al pascolo. Le aziende ubicate nella collina interna e nella collina litoranea presentano un’incidenza notevolmente più bassa dei terreni in affitto rispetto alla SAU aziendale, rispettivamente del 46% e del 37%.

Altro aspetto interessante da valutare è la composizione della superficie aziendale in funzione della dimensione economica. Le aziende più piccole detengono circa il 60% della SAU in proprietà, al crescere della dimensione aziendale, invece, prevale il ricorso all’affitto di terreni agricoli.

Questo dato fotografa una realtà come quella abruzzese in cui l’ampliamento della maglia aziendale è favorita essenzialmente dalla disponibilità, soprattutto nelle aree interne, di superfici in affitto, mentre la mobilità fondiaria per usi agricoli nelle aree a maggiore specializzazione produttiva (conche interne e collina litoranea) è praticamente nulla.

A livello regionale, degli 11,20 ettari di SAU media del campione 2011, solo il 19% della superficie è irrigabile (2,1 ettari), incidenza piuttosto bassa se confrontata al dato medio nazionale in cui l’incidenza raggiunge quasi il 39% della SAU aziendale (tabella 2.1). In Abruzzo è irrigabile mediamente solo un terzo della superficie rispetto alla situazione media nazionale (2 ettari in Abruzzo contro i 6 ettari dell’Italia).

Altro fattore caratterizzante la struttura delle aziende agricole è rappresentato dalla dotazione di macchine agricole espressa in potenza motrice. Dai dati esaminati risulta che le aziende abruzzesi dispongono mediamente di 108 kw di potenza motrice, valore superiore del 12,6% rispetto al dato nazionale.

Se si analizza la potenza motrice in relazione alla specializzazione produttiva aziendale, risulta che le aziende con il più alto tasso di meccanizzazione (kw/ha) sono quelle afferenti al polo misto colture-allevamenti (136 kw/ha), seguite dalle aziende dei

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poli-allevamenti (130 kw/ha), dalle aziende specializzate in erbivori (128 kw/ha), in seminativi (119 kw/ha) e in coltivazioni permanenti (103 kw/ha).

L’elevata meccanizzazione delle aziende agricole abruzzesi rispetto al dato medio nazionale, sia in termini di potenza media aziendale sia in termini di indici tecnici, è attribuibile alla minore dimensione aziendale che non consente di raggiungere economie di scala, realizzabili invece nelle aziende medio grandi.

Nelle aziende agricole abruzzesi, nell’ultimo triennio, sono state impiegate mediamente 1,3 unità lavorative (UL), un dato in linea con quello nazionale (1,2 UL), con un tasso di crescita più alto rispetto alla media nazionale. È interessante notare come le aziende a più alta concentrazione di forza lavoro sono quelle specializzate in ortofloricoltura (2,6 UL) e quelle zootecniche che impiegano in media 1,8 – 2,1 unità lavorative, che per le loro caratteristiche produttive richiedono un maggior impiego di monodopera.

La componente della famiglia agricola gioca un ruolo importante soprattutto per la conduzione delle aziende piccole e medio piccole (una media di 1,3 UL), costituita dal 95% da forza lavoro proveniente dal nucleo familiare che convive con il conduttore. Tale incidenza si riduce al crescere della dimensione economica delle aziende.

Le aziende che fanno maggior ricorso alla manodopera extra-aziendale sono quelle specializzate in ortofloricoltura in cui la componente non familiare è pari al 46%, mentre per gli altri settori di produzione è possibile affermare che la maggior parte del lavoro agricolo è svolto quasi esclusivamente con la manodopera familiare.

Figura 4 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici strutturali del 2011 (valori medi regionali tra parentesi)

-80% -60% -40% -20% 0% 20% 40% 60% 80%

Intensità del lavoro (8,8 ettari)

Incidenza della SAU irrigata (12,8 %)

Incidenza superficie in proprietà (41,9 %)

Grado intensità zootecnica (3,2 uba)

Carico bestiame (0,4 uba)

Incidenza manodopera familiare (89,4 %)

Grado mecc. dei terreni (9,6 kw)

Intensità di meccanizzazione (84,3 kw)

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Rispetto al biennio 2009-2010 la quantità di lavoro impiegata nelle aziende agricole abruzzesi tende a crescere ad un ritmo più elevato rispetto al dato nazionale. Un trend negativo (-24%) è stato registrato per l’indice tecnico che misura l’intensità di lavoro, e che per l’Abruzzo è pari a 8,8 ettari per UL, rispetto ai 12,7 ettari disponibili per ogni unità di lavoro dell’azienda media italiana.

Nelle aziende con allevamenti (solo il 10% del campione RICA è costituito da aziende con una specializzazione zootecnica) il numero medio di UBA varia in funzione dell’ordinamento tecnico, si passa dalle 35 UBA per le aziende specializzate in

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erbivori alle 54 UBA delle aziende specializzate in granivori, mentre le aziende con allevamenti misti presentano una consistenza media di 27,3 unità.

Il dato medio regionale rilevato nel triennio 2009-2011 è di 5,9 UBA, nettamente inferiore al dato rilevato per lo stesso periodo a livello nazionale (11, 7 UBA/azienda). Nel 2011 è stato registrato un drastico calo del numero di UBA ad azienda nell’ordine del -20% che ha determinato un trend particolarmente negativo rispetto all’ultimo biennio 2009-2010 (-60%). I dati della RICA confermano, dal punto di vista strutturale, quanto già attestato dal censimento dell’agricoltura del 2010.

Rapportando il numero delle UBA alla SAU aziendale è possibile ottenere l’indicatore denominato “carico di bestiame”, esso misura la numerosità di capi per ettaro di SAU. Per l’Abruzzo questo indice nel 2011 oscilla tra i 2,0 UBA delle aziende specializzate in erbivori sino a raggiungere gli 8,8 UBA delle specializzate in granivori.

È interessante notare che analizzando lo stesso indice in funzione della zona altimetrica, risulta che le aziende con il maggior numero di UBA sono quelle ubicate nell’area montana (12,8 UBA/ha) seguite da quelle ubicate nella collina interna (6,6 UBA/ha), mentre la zootecnia essendo poco presente nell’area della fascia litoranea, determina un basso carico di UBA ad ettaro di SAU (1,1 UBA/ha). Anche gli indici tecnici degli allevamenti sono inferiori alla media rilevata a livello nazionale. Rispetto ai precedenti esercizi contabili sia il carico di bestiame ad ettaro che l’intensità zootecnica sono tendenzialmente in calo (-22%).

L’incidenza della SAU irrigata rilevata nel 2011 per l’Abruzzo è del 13%, in linea con il dato medio del triennio esaminato, ma nettamente inferiore alla media nazionale che fa registrare un incidenza del 25%, differenza determinata dalla caratteristiche del territorio, dalle tipologie produttive e dalla disponibilità della risorsa idrica, già evidenziata dall’analisi dei dati relativi all’incidenza della superficie irrigabile.

Nella figura 5 è illustrata la distribuzione percentuale dell’universo rappresentato dal campione RICA secondo la classe di dimensione economica, il polo produttivo e la zona altimetrica. Le stesse classi sono confrontate con il dato medio nazionale.

Rispetto alle macro classi di dimensione economica, il campione RICA dell’Abruzzo si concentra soprattutto nelle classi piccole (quasi l’83% del campione abruzzese ricade nelle prime due classi, a livello nazionale invece nelle stesse classi è concentrato il 78% delle aziende), mentre nelle classi di grandi dimensioni è compreso il 7% del campione rispetto all’11% del dato nazionale.

La distribuzione dell’universo rappresentato per ordinamento tecnico economico mostra, rispetto al dato medio nazionale, una maggiore concentrazione delle aziende negli ordinamenti delle coltivazioni permanenti (46,3% contro il 44,4% del dato nazionale) e in quello del polo delle aziende con policoltura (15,3% contro il 7,9%).

Dall’analisi dei dati 2011 risulta che il 46% delle aziende abruzzesi è specializzata in coltivazioni permanenti (12.500 aziende), seguite con 5.800 aziende dalle specializzate in seminativi (22%), mentre solo il 10% delle aziende risulta essere specializzato nella zootecnia (erbivori, granivori e poliallevamento), con 2.700 aziende.

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Rispetto al dato medio nazionale, in Abruzzo sono poco presenti le aziende (434) specializzate nella coltivazione di ortofloricole sotto serra o in orto industriale (1,6% rispetto al 4,1% del dato nazionale), e le aziende con granivori (0,6% contro 0,9%); risultano essere invece più rappresentati, rispetto al dato nazionale, gli ordinamenti produttivi misti.

Figura 5 – La distribuzione percentuale delle aziende per classi nel 2011

64,7

18,0

10,6

6,4

0,2

21,5

1,6

46,3

8,5

0,6

15,3

0,7

5,5

14,2

0,0

24,2

61,7

0,0

0 10 20 30 40 50 60 70

da 4.000 a meno di 25.000 euro

da 25.000 a meno di 50.000 euro

da 50.000 a meno di 100.000 euro

da 100.000 a meno di 500.000 euro

pari o superiore a 500.000 euro

specializzate nei seminativi

specializzate in ortofloricoltura

specializzate nelle coltivazioni permanenti

specializzate in erbivori

specializzate in granivori

miste con policoltura

miste con poliallevamento

miste coltivazioni ed allevamenti

Montagna interna

Montagna litoranea

Collina interna

Collina litoranea

Pianura

Dim

ensio

neec

onom

ica

Orie

ntam

ento

tecn

ico-e

cono

mico

Zona

altim

etric

a

Abruzzo ITALIA

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

La distribuzione del campione RICA rispetto alla zona altimetrica, mette in evidenza come più del 60% delle aziende agricole abruzzesi è ubicata nella collina litoranea (16.700), contro il 15% circa del dato nazionale, il 14% nelle aree montane interne (3.800), mentre il restante 25% delle aziende è ubicato nelle aree della collina interna (6.500 aziende).

Dal confronto con il biennio 2008-2009 il campione RICA dell’Abruzzo è variato nell’ambito della distribuzione tra le classi illustrate nella Figura 5. Specificando che l’universo rappresentato del biennio 2010-2011 è cresciuto dell’11% rispetto a quello del 2008-2009, nelle cinque classi di dimensione economica è registrata una riduzione del numero di aziende nelle classi medio-piccole, medie e grandi, mentre è cresciuta la numerosità della classe medio-grande.

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Per gli ordinamenti tecnici economici, rispetto all’universo rappresentato dal campione 2008-2009, nel 2011 si è ridotto il numero di aziende nei poli misti 6 e 7, mentre tutti gli altri sono cresciuti, ad eccezione del polo delle colture permanenti che è rimasto più o meno invariato rispetto al disegno campionario 2008-2009.

Nonostante l’universo regionale rappresentato nel 2011 è cresciuto, nelle zone di montagna il numero di aziende rappresentate dal campione RICA è diminuito del 19%, mentre sono aumentate le aziende rappresentate per le due aree collinari della regione Abruzzo, dove le attività agricole sono molto più attive rispetto alle aree interne.

Dal quadro strutturale esaminato in questo capitolo emerge che l’Abruzzo, secondo i dati della RICA, è caratterizzato da una struttura aziendale molto più piccola della media nazionale in termini di superficie, di intensità del lavoro aziendale, di presenza zootecnica e capacità di irrigazione, ed è connotata inoltre da una tendenza al sovradimensionamento del parco macchine.

Nonostante la presenza di casi aziendali di eccellenza produttiva e strutturale, nelle aree a maggiore vocazione agricola la polverizzazione e la frammentazione del tessuto produttivo rappresenta il principale ostacolo alla crescita strutturale ed economica delle imprese agricole abruzzesi.

Siamo di fronte ad una agricoltura abruzzese che contribuisce alla crescita del comparto agroalimentare nel complesso e che rappresenta il 12% del PIL regionale, ma che nonostante questo non riesce, come si vede più avanti in questo rapporto, a dare reddito soddisfacente agli agricoltori. Per attenuare questa che potrebbe sembrare una contraddizione, occorre equilibrare la parte della pianificazione produttiva e commerciale delle imprese agricole con il sistema della grande distribuzione organizzata, con la costituzione di organismi interprofessionali che regolino l’intera filiera dei comparti produttivi regionali.

La complessa fase congiunturale che il sistema agroalimentare abruzzese sta attraversando, potrebbe essere contrastata attraverso l’istituzione dei contratti di rete, per far fronte ad una crescita dimensionale difficile sul piano individuale ed affrontare la sfida della competitività, innovando e migliorando la promozione, in modo coordinato, sui mercati nazionali ed internazionali, soprattutto dei prodotti di qualità. Anche la recente normativa (articolo 62) che introduce l’obbligo di contratti scritti con il sistema della distribuzione, potrebbe costituire un passo avanti per un riequilibrio tra gli attori del comparto agroalimentare.

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Situazione patrimoniale

Lo stato patrimoniale, a differenza del conto economico e del rendiconto finanziario, mostra lo stock di capitali in un determinato periodo, le fonti che finanziano gli investimenti, e i relativi impieghi. In questo capitolo vengono analizzate in modo sintetico alcune delle principali voci che compongono lo stato patrimoniale del bilancio delle aziende agricole riclassificato secondo la metodologia RICA_INEA. Il crescente utilizzo anche nelle attività agricole delle immobilizzazioni ha ampliato l’importanza dei capitali nel formazione del reddito delle imprese agricole, e di conseguenza ha comportato un aumento del ricorso a fonti esterne di finanziamento.

La struttura patrimoniale desunta dall’analisi del campione RICA 2011, evidenzia che in Abruzzo gli impieghi medi di capitale aziendale, ottenuto quale sommatoria del capitale fisso e di quello circolante, è di circa 163.000 euro, inferiore del 54% rispetto al dato medio nazionale (358.000 euro).

Gli impieghi, illustrati nella figura 6, che rappresentano la parte attiva dello stato patrimoniale, sono costituiti per circa il 72% da capitale fisso, ovvero capitale fondiario più capitale agrario fisso, mentre il restante 28% è dato dal capitale circolante, ottenuto dalla sommatoria del capitale agrario circolante e le liquidità immediate e differite. Per l’Abruzzo la quasi totalità del capitale fisso è rappresentato da capitale fondiario (92%) ovvero da terreni agricoli e forestali, piantagioni, fabbricati e manufatti.

Figura 6 – Composizione degli impieghi nel 2011, confronto Abruzzo / Italia (valori medi aziendali)

46 86

107

244

0

50

100

150

200

250

300

350

400

Abruzzo ITALIA

Euro

(000

)

CapitalefondiarioCapitale agrario

Capitalecircolante

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

La composizione percentuale degli impieghi è molto simile tra il dato dell’Abruzzo e quello dell’Italia, con una maggiore incidenza del capitale circolante per l’Abruzzo

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(28%) rispetto al dato nazionale (24%), mentre l’incidenza dei capitali fissi è più bassa per l’Abruzzo (72%) rispetto al dato dell’Italia (76%).

Analizzando nel dettaglio la distribuzione degli impieghi rispetto alla dimensione economica si rileva come esso cresce al crescere della dimensione fisica dell’azienda. Le aziende della classe economica delle “piccole” hanno una dotazione di capitali di poco inferiore ai 100.000 euro, composto per l’80% dal capitale fisso ed il 20% dal capitale circolante, a livello Italia per la stessa classe di aziende si registra un capitale totale di circa 170.000 euro.

È interessante esaminare la composizione degli impieghi rispetto alla specializzazione produttiva, dall’analisi dei dati RICA emerge che le aziende a specializzazione zootecnica hanno una dotazione di capitali pari a 300.000 euro, mentre per gli altri ordinamenti produttivi la dotazione di capitali delle aziende scende del 50% rispetto a quelle zootecniche. Inoltre, le aziende zootecniche presentano una diversa composizione del capitale fisso rispetto a quelle specializzate nelle coltivazioni. Nelle prime infatti, la componente del capitale agrario fisso, incide mediamente per il 30% sul capitale fisso totale, nelle aziende specializzate nelle coltivazioni l’incidenza del capitale agrario fisso è inferiore al 9%.14

Altro aspetto da prendere in considerazione, nell’analisi sulla struttura patrimoniale delle aziende agricole, è il ricorso a capitale di terzi, ossia le fonti di finanziamento.

Dall’esame dei dati sull’universo RICA risulta che nel 2011 le aziende abruzzesi sono indebitate mediamente per circa 4.400 euro, pari al 2,8% del patrimonio netto. La quasi totalità dei debiti contratti (82%) è costituito da passività correnti ovvero da debiti accesi per il funzionamento ordinario dell’impresa agricola (in prevalenza sono debiti verso fornitori di mezzi e servizi).

La quota relativa ai mutui e prestiti risulta pertanto molto più bassa in Abruzzo (18%) rispetto a quella media nazionale (35%), confermando le difficoltà per gli imprenditori agricoli abruzzesi nell’accesso al credito, costringendo gli stessi a ricorrere all’auto finanziamento (capitale proprio). Nel 2011 in Abruzzo i debiti a medio e lungo termine ammontavano a meno di 800 euro ad azienda, mentre a livello nazionale è stato rilevato un valore pari a 2.300 euro (tabella 3.1).

Analizzando la componente capitale di terzi rispetto alla specializzazione produttiva, le aziende che maggiormente ricorrono ai capitali di terzi sono quelle ortofloricole, con una media di 25.000 euro, seguite dalle aziende specializzate nella zootecnia con un importo medio di 9.000 euro annui, anche se in prevalenza sono rappresentati dalle passività correnti. Tra le specializzate quelle, invece, con il minor ricorso a capitale di terzi sono le imprese specializzate nei seminativi e nelle coltivazioni permanenti.

Nel triennio 2009-2011 in Abruzzo i nuovi investimenti sono stati pari a 770 euro, quasi 2.000 euro in meno rispetto al dato medio nazionale, anche se il dato del 2011 (900 euro) è in netta crescita rispetto al valore del 2010, ma nettamente inferiore al 2009, ciò ha determinato una variazione tendenziale negativa (-32%). Per l’Abruzzo gli

14 Nella metodologia RICA_INEA il capitale agrario fisso comprende oltre al capitale costituito dalla macchine, impianti ed attrezzature, anche la quota del valore patrimoniale degli animali destinati alla riproduzione/allevamento. Le aziende zootecniche sono caratterizzate generalmente da un parco macchine molto più ampio rispetto alle aziende a seminativi.

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investimenti materiali sono legati fortemente all’attuazione delle misure strutturali del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) che rappresenta una delle principali fonti di cofinanziamento per gli investimenti realizzati dalle aziende agricole.

Il valore medio del patrimonio netto (152 mila euro), come per le altre voci dello stato patrimoniale dei bilanci delle aziende agricole abruzzesi, è decisamente inferiore al valore medio nazionale (336 mila euro); invariato rispetto all’anno precedente.

Dall’esame degli indici patrimoniali si nota che la capitalizzazione fondiaria, ovvero il grado d’intensità d’uso del capitale fondiario rispetto al lavoro totale (KF/ULT), è pari a circa 85.000 euro, tale indice è molto più basso (-57%) se lo si raffronta al dato nazionale che è pari a 213.000 euro (tabella 3.2). Dal confronto con i dati del 2010 e la media del triennio 2009-2011, il valore di tale indice è diminuito del 6%, anche se il trend stimato è positivo (+3%).

Un altro indice patrimoniale utile per comprendere la struttura patrimoniale delle imprese agricole è l’indice d’intensità fondiaria (KF/SAU), esso esprime il grado di intensità fondiaria del fattore terra e dei capitali stabilmente investiti rispetto alla superficie aziendale, in termini assoluti esso è pari a 9.600 euro, valore inferiore del 38% rispetto al dato nazionale (15.500 euro). Rispetto al 2010, l’indice KF/SAU ha fatto registrare una variazione negativa (-6%), ma un trend stimato positivo (+21%).

Gli indici patrimoniali del capitale agrario mostrano (figura 7) anch’essi come quelli del capitale fondiario una sotto-capitalizzazione delle aziende abruzzesi rispetto ai corrispondenti valori delle aziende Italiane. L’intensità agraria (KA/SAU) nel 2011 è pari a 865 euro di capitale agrario fisso per ettaro di SAU, nettamente inferiore al dato nazionale (1.750 euro), lo stesso dato del 2010, con un valore medio nel triennio 2009-2011 di 920 euro (il 47% in meno del dato nazionale), ed un trend negativo (-12%).

Figura 7 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici patrimoniali nel 2011 (valori medi regionali tra parentesi)

-70%-60%-50%-40%-30%-20%-10% 0% 10% 20%

Capitalizzazione fondiaria (84.223 €)Intensità fondiaria (9.598 €)

Intensità agraria (865 €)Capitalizzazione agraria (7.590 €)

Indic. effic. Capitale (0,6 )Indice della passività (0,005 )

Dinamicità aziendale (80 €)Rotazione dei ricavi (0,2 )

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

La quantità del capitale tecnico disponibile per ogni unità di lavoro, misurata dall’indice di capitalizzazione agraria (KA/ULT), in Abruzzo nel 2011 non supera i 7.600 euro, un valore inferiore al dato medio nazionale (22.275 euro), invariato rispetto al 2010, ma con una variazione tendenziale negativa (-41%).

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Confrontando i risultati degli indici patrimoniali del capitale agrario con gli indici tecnici della meccanizzazione, si evidenziano le caratteristiche delle strutture tecnologiche in dotazione nelle aziende agricole abruzzesi, nelle quali ad un valore elevato, rispetto al dato nazionale, degli indici tecnici si contrappongono valori più bassi per i corrispondenti indici patrimoniali, che denota una dotazione media di macchine ed impianti relativamente vecchi e quindi con un alto grado di obsolescenza tecnica.

L’indice di efficienza agraria (KAT/VA), ricavato dal rapporto tra capitale agrario totale sul Valore Aggiunto, esprime l’efficienza economica dei capitali tecnici impiegati nel processo produttivo, che in Abruzzo è pari a 0,56, più basso rispetto al dato medio nazionale (0,78), che a differenza degli indici precedenti mostra una migliore efficienza nell’utilizzo del capitale agrario, derivato essenzialmente da un minor grado di rinnovamento del parco macchine. Tale indice nel 2011 è migliorato rispetto al 2010 (+17%), anche se la variazione tendenziale è negativa (-38%).

Il grado di dinamicità aziendale (INV/SAU), ovvero l’indicatore che misura il volume degli investimenti rispetto all’estensione della superficie agricola, nel 2011 in Abruzzo è stato pari a 80 euro/ha, contro i 466 euro ad ettaro del dato Italia. Il valore di questo indice conferma quanto già commentato per il livello medio degli investimenti. È interessante notare come tale indice cresca al crescere della dimensione aziendale, infatti esso è pari mediamente a 38 euro per le aziende di piccole dimensioni per poi crescere sino a raggiungere i 342 euro delle grandi imprese.

Ultimo indicatore dell’efficienza aziendale è l’indice di rotazione dei ricavi (RTA/IMP), che esprime il volume dei ricavi rispetto ai capitali investiti. Nel 2011 per l’Abruzzo è stato pari a 0,17, leggermente superiore al dato medio nazionale (0,16). Questo indice è il miglior risultato nella batteria degli indici patrimoniali che è stato realizzato dalle aziende agricole abruzzesi secondo i dati dell’indagine RICA (figura 7).

L’efficienza espressa da questo indice è data dalla capacità delle aziende di ottenere un certo volume di fatturato con un minor impiego di capitali. In qualche modo prefigura un risultato positivo per l’indice complementare della catena del ROI, ossia il ROS (rotazione delle vendite) che non viene analizzato nel presente rapporto. Le aziende con l’indice di rotazione dei ricavi più alto, per dimensione economica, sono le medio-piccole (0,4) mentre rispetto alla specializzazione produttiva sono le ortofloricole il cui indice è addirittura pari a 2,19.

Dall’analisi dei dati patrimoniali emerge che le aziende agricole abruzzesi rappresentate dal campione RICA sono sottocapitalizzate rispetto al dato medio dell’universo nazionale, anche se presentano elementi di sostenibilità patrimoniale in quanto fanno meno ricorso ai finanziamenti esterni (quoziente di indebitamento basso), ed i pochi investimenti vengono finanziati quasi esclusivamente dal capitale netto dell’impresa, ed inoltre il rapporto tra il patrimonio netto e i capitali complessivamente investiti è particolarmente elevato (0,97), in linea con il dato nazionale (0,98).

I dati patrimoniali evidenziano tuttavia un indebitamento, seppur basso in termini assoluti, crescente unito all’esigenza di nuovi investimenti, e con una intensità di capitale di gran lunga inferiore a quella rilevata a livello nazionale. Questo fenomeno prefigura il sintomo di uno stato di salute cagionevole delle aziende agricole abruzzesi.

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Risultati economici

Le informazioni prodotte dal bilancio rappresentano gli elementi essenziali per comprendere le modalità con le quali viene realizzata la produzione dall’azienda agricola, e valutare le capacità gestionali degli imprenditori ed in generale l’efficienza aziendale delle imprese agricole.

I risultati economici e reddituali si evincono da un’attenta e puntuale analisi delle principali voci che compongono il conto economico delle aziende, accompagnata dall’analisi degli indici di produttività e di redditività. In questo rapporto non vengono invece analizzati gli indici finanziari e le catene degli indici.

Relativamente all’analisi dei dati economici delle imprese agricole, il punto di partenza è dato dal valore dei Ricavi Totali Aziendali (RTA), costituiti dai ricavi derivanti da attività strettamente agricole, la produzione lorda vendibile (PLV), e dai ricavi derivanti dalle attività complementari, che a loro volta comprendono i ricavi da agriturismo, ricavi per lavori in conto terzi, da produzione di bioenergie, da allevamenti su contratto, ecc.

Per disegnare il quadro dei risultati economici delle aziende agricole, in questo capitolo vengono analizzate alcune variabili ed indici relativi alla produttività e alla redditività calcolate con riferimento all’azienda agricola del campione RICA ed estesi all’universo.

Le aziende agricole abruzzesi, nel 2011 hanno realizzato ricavi complessivi medi per 28.500 euro, in calo di quasi 3.000 euro rispetto ai risultati ottenuti nel 2010 (-9,6%), e molto più bassi del dato medio del triennio considerato (tabella 4.1). La variazione tendenziale dei Ricavi Totali, stimata in base ai dati medi del 2009-2010, risulta invece positiva (+5%). Le variazioni del dato medio nazionale sono invece di segno opposto a quelle dell’Abruzzo, ossia una variazione positiva rispetto al 2010 (+3,2%) e un trend negativo (-2,4%).

Figura 8a – Scostamenti in % Abruzzo / Italia per alcuni indici economici e reddituali nel 2011 (valori medi regionali tra parentesi)

-90%-80%-70%-60%-50%-40%-30%-20%-10% 0%

Ricavi Totali Aziendali (28.462 euro)Produzione Lorda Vendibile (28.109 euro)

Premi e contributi (3.046 euro)Ricavi da attività connesse (353 euro)

Costi variabil i (11.103 euro)Valore Aggiunto (17.359 euro)

Costi fissi (2.417 euro)Prodotto Netto (14.942 euro)

Reddito Netto (11.520 euro)

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Dal confronto con i dati medi nazionali, è possibile inoltre notare come i RTA siano la metà dei ricavi dell’azienda media Italiana (57.412 euro). I ricavi totali aziendali delle imprese agricole abruzzesi sono costituiti per la quasi totalità (98,7%) dalla produzione

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lorda vendibile, analoga composizione la si riscontra anche a livello nazionale. Pertanto le variazioni della PLV, essendo identiche a quelle registrate per i RTA, non vengono commentate.

Dal confronto con le tre circoscrizioni del territorio nazionale, il valore medio dei ricavi delle aziende abruzzesi è poco più di un terzo del risultato medio delle aziende del Nord (76 mila euro), il 53% del dato medio delle regioni del Centro Italia (53.500 euro), e il 74% dei ricavi medi delle aziende meridionali (38.400 euro).

Nel valore della produzione lorda vendibile sono compresi, in concordanza con le metodologia RICA_INEA, i ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti agricoli, sia trasformati che non, gli autoconsumi e regalie, gli incrementi da immobilizzazioni, ed infine gli aiuti pubblici in conto esercizio di fonte UE derivanti dal primo pilastro della PAC e dalle politiche di mercato. Sono quindi esclusi dalla PLV gli aiuti del Piano di Sviluppo Rurale, gli aiuti in conto capitale, e gli aiuti di stato, compresi quelli erogati dagli Enti locali.

Emerge una perfetta corrispondenza nelle variazioni temporali tra i RTA e gli aiuti pubblici, che nel 2011 hanno fatto segnare un calo del 9% sia rispetto al 2010 che al periodo precedente, per un importo medio di poco superiore ai 3 mila euro, nettamente inferiori agli oltre 6 mila euro della media nazionale, che nello stesso periodo hanno fatto registrare un incremento medio del 2%, anche se con una variazione tendenziale leggermente negativa. L’incidenza degli aiuti sui RTA, media triennale, è di poco superiore all’11%, valore leggermente superiore al dato nazionale (10,8%). Dal confronto con le altre regioni, si rileva che gli aiuti medi ad azienda più elevati sono stati erogati in Valle D’Aosta (18.000 euro) e Lombardia (14.000 euro), mentre le aziende che nel 2011 hanno ricevuto meno aiuti di quelle abruzzesi sono quelle della Liguria (1.000 euro). In termini di incidenza degli aiuti sui RTA, l’Abruzzo si posiziona tra le prime dieci regioni (con incidenze che vanno dal 10 al 47%), mentre in Liguria (2%) e altre regioni gli aiuti pesano meno del 10% sui ricavi.

Gli indici degli aiuti diretti, che indicano il livello dei premi per le attività agricole per unità di fattore produttivo, diminuiscono in Abruzzo, rispetto al 2010, in misura identica sia con riferimento alla terra che al lavoro impiegato, essendo cresciuti entrambi su base annua.

Gli aiuti ad ettaro del primo pilastro della PAC percepiti dalle aziende abruzzesi nel 2011 ammontano a 253 euro15, con una contrazione del 14% rispetto al 2010 quando l’importo erogato medio ammontava a quasi 300 euro/ha. Rispetto al dato medio nazionale, le aziende abruzzesi percepiscono circa il 36% in meno di aiuti ad ettaro, la media nazionale si attesta intorno ai 400 euro/ha.

Secondo il principio sancito dai nuovi regolamenti della PAC, che prevedono nella riforma un riallineamento degli aiuti ad ettaro tra le regioni italiane, nel gergo tecnico ‘processo di convergenza interna’, i pagamenti unitari dovranno, attraverso un

15 Si tratta di un valore che può essere molto diverso dai dati elaborati dall’organismo pagatore (dai dati riferiti all’anno finanziario 2011, in Abruzzo sono stati erogati mediamente 150 euro/ha, mentre il dato medio nazionale è di 320 euro/ha). Differenze dovute ad una serie di fattori, legati essenzialmente al campo di osservazione, in quanto il campione RICA non comprende le aziende piccole (< 4.000 euro di Produzione Standard) che pure sono beneficiare degli aiuti PAC, ed inoltre i premi non rientrano tra le variabili strategiche del disegno campionario.

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processo progressivo, avvicinarsi sino a raggiungere nel 2020 un importo unico per tutte le aziende agricole italiane. Ciò rappresenta quindi un’evidente opportunità che le aziende agricole abruzzesi dovranno saper cogliere per migliorare la propria situazione economica, e possibilità di crescita.

I premi percepiti dalle aziende agricole abruzzesi rapportati alle unità di lavoro ammontano a circa 2.400 euro/ULT, con un calo del 13% rispetto al 2010, e con uno scarto del 52% rispetto al dato medio nazionale (5.000 euro/ULT). Nel 2011 si registra invece un incremento (+2%) dell’incidenza degli aiuti diretti sul Prodotto Netto (PN), con un valore dell’indice Premi/PN molto simile al dato nazionale (20%).

Per i ricavi da attività connesse si è verificato un calo netto rispetto al 2010 (-25%), ed un importo medio aziendale nel triennio pari a 400 euro, anch’essi inferiori alla media nazionale che sfiora i 1.800 euro ad azienda. L’incidenza delle attività complementari rispetto ai ricavi complessivi, è per l’Abruzzo, sempre sulla media triennale, di un punto e mezzo percentuale, mentre a livello nazionale supera i tre punti percentuali. Oltre all’Abruzzo, le regioni con una bassa incidenza delle attività complementari sono quasi tutte del Sud, ad eccezione del Molise (5%) e della Puglia (3%). Le regioni dove invece le attività complementari sono più importanti dal punto di vista economico sono la Toscana (10%), l’Umbria (9%) e il Friuli (7%).

Nel 2011 i costi variabili16 si sono ridotti dell’8%, in misura minore rispetto alla contrazione dei ricavi, con una variazione tendenziale degli stessi comunque in crescita (+7%), ma con segni opposti rispetto al dato medio nazionale dove si registra invece un incremento dei costi specifici del 10% ed un trend sul triennio in riduzione (-6%). L’incidenza dei costi variabili sui ricavi si attesta al 39% in linea con il dato nazionale. Rispetto alle altre regioni italiane, l’incidenza dei costi variabili delle aziende abruzzesi è generalmente più bassa delle regioni del Nord (ad eccezione per Trentino Alto Adige e della Liguria), ma più alta di quelle del Centro e del Sud (ad eccezione della Puglia).

La riduzione dei costi specifici rispetto al 2010 non si è tradotto in un miglior risultato per il valore aggiunto (VA), anzi la variazione rispetto al 2010 è stata peggiore di quella dei ricavi, con una differenza in negativo del 10% ed un valore vicino ai 17.500 euro, che rappresenta il 61% dei RTA e il 50% del Valore Aggiunto medio nazionale (35.100 euro), ma con un trend positivo del 4% rispetto alla staticità del dato nazionale.

La contrazione dei costi fissi (-9%) è da attribuire essenzialmente a due aspetti, uno legato all’incremento del numero di aziende che hanno cespiti patrimoniali completamente ammortizzati, l’altro invece connesso alla composizione del campione che ha visto nel 2011 un incremento di aziende condotte in comodato d’uso gratuito. Rispetto al dato medio nazionale, i 2.400 euro di costi fissi ad ettaro del dato abruzzese, confermano le caratteristiche strutturali viste in precedenza, infatti essi sono circa la metà del dato medio nazionale (4.600 euro).

Sottraendo al valore aggiunto i costi pluriennali, costituiti da ammortamenti e accantonamenti, si ottiene il prodotto netto aziendale (PN) che nel 2011 è sceso a 15.000 euro rispetto ai quasi 17.000 euro del 2010, una riduzione dell’11%, ma con un 16 Corrispondono alla voce Costi Correnti del Bilancio riclassificato INEA_RICA e dei report di AREA_RICA

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trend positivo (+9%) più alto sia rispetto ai ricavi e al valore aggiunto, sia rispetto al trend medio nazionale (+1,1,%). Il prodotto netto17 rappresenta il 53% dei ricavi aziendali e comprende la remunerazione dei fattori produttivi ad esclusione del lavoro aziendale e del capitale di terzi.

Nella figura 8b viene confrontata la composizione dei ricavi delle aziende agricole abruzzesi con quelle delle aziende agricole italiane. L’incidenza delle singole variabili economiche sui ricavi è simile per i due contesti, mentre in valore assoluto, il confronto mette in luce la notevole differenza nelle capacità di produrre reddito, che risulta particolarmente bassa per l’Abruzzo. Nel 2011, gli 11.500 euro di reddito netto (RN) delle aziende abruzzesi possono essere equiparati ad un reddito da pensione medio basso, mentre i 22.700 euro del reddito medio delle aziende italiane rappresenta invece la soglia minima di una micro-impresa degli altri settori produttivi.

Il reddito netto ottenuto nel 2011 dalle aziende abruzzesi se confrontato con il risultato del 2010, mostra un diminuzione di quasi 16 punti percentuali. Se lo stesso risultato viene messo a confronto con il reddito ottenuto nel 2009 emerge una variazione positiva del 16%, confermando l’alternanza dei risultati evidenziata nell’analisi sui ricavi. Gli stessi confronti temporali fatti con i dati medi nazionali mostrano una variazione negativa in entrambi i casi, rispettivamente del -2% rispetto al 2010 e del -4% rispetto al 2009. La variazione tendenziale dei risultati reddituali delle aziende abruzzesi risulta positivo (+15%), mentre a livello nazionale il trend è negativo (-1,7%).

Figura 8b – Composizione dei ricavi nel 2011, confronto Abruzzo / Italia (valori medi aziendali)

11

22

12

23

0

10

20

30

40

50

60

70

Abruzzo ITALIA

Euro

(000

)

Reddito netto

Redditi distribuiti esaldo gestioneextracaratteristica

Costi variabil i

Costi fissi

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

17 Il Prodotto Netto definito nella metodologia RICA_INEA è assimilabile al FNVA calcolato dalla FADN. Per maggiori dettagli sullo schema degli indicatori di bilancio della FADN si veda ec.europa.eu/agriculture/rica/annex003_en.cfm Per il Prodotto Netto della RICA Italiana si veda la pagina web del Flusso del Conto Economico www.rica.inea.it/documentazione/?page_id=2231

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A livello nazionale, nel 2011, sono le aziende agricole lombarde a presentare i più elevati livelli di reddito (55.000 euro), mentre l’Abruzzo è ultimo. Raggruppando i redditi medi regionali per classi, risulta che nel 2011 le aziende con reddito netto compreso tra i 30 e i 50 mila euro sono localizzate nel nord-est (Veneto e Friuli), mentre quelle con un reddito medio compreso tra i 20 e i 30 mila euro si trovano nelle altre regioni del Nord a cui si associa l’Umbria. Le regioni del centro Italia e tutte quelle del meridione hanno un reddito netto compreso tra 10 e 20 mila euro. Le aziende più efficienti, misurate in termini di incidenza del reddito netto rispetto al fatturato, si trovano in Valle D’Aosta, Trentino, Liguria ed Umbria (tutte con un incidenza superiore al 50%), le meno efficienti secondo questo indice si trovano in Toscana (31% il rapporto RN/RTA).

Da un confronto con i dati del 2003 (anch’essi riportati all’universo, ma con diversa metodologia di classificazione tipologica), in Abruzzo il Reddito Netto è cresciuto del 31% mentre a livello nazionale negli ultimi otto anni la redditività media delle aziende agricole è aumentata del 41%, con una marcata differenziazione tra regioni. 18

In termini di efficienza dell’attività agricola tradizionale, misurata attraverso il rapporto tra Reddito Netto e Reddito Operativo, ossia la capacità di produrre reddito con le attività tipiche delle aziende agricole, l’Abruzzo mostra un buon indice (77%), superiore alla media nazionale (74%), seppur inferiore a molte altre regioni italiane.

L’analisi dei risultati aziendali non può limitarsi alla sola valutazione delle variabili presenti nello stato patrimoniale e nel conto economico, che da sole non consentono di cogliere immediatamente il dinamismo delle imprese agricole, la loro efficienza, ma occorre tenere in considerazione tutte le risorse di cui dispongono in termini sia fisici che economici. Attraverso il calcolo degli indici economici è possibile mettere in evidenza le caratteristiche gestionali delle imprese agricole, le modalità attraverso cui si forma il reddito, e l’utilizzo razionale delle risorse.

Passando ad analizzare i dati della tabella 4.2, è possibile esaminare la produttività dei fattori terra e lavoro, e l’incidenza delle diverse categorie di costi. L’indice RTA/ULT esprime la produttività totale del lavoro (quanta parte dei ricavi è imputabile a ciascuna unità lavorativa impiegata), che in Abruzzo nel 2011 è di 23.300 euro, in calo quasi del 14% rispetto al 2012. Rispetto al dato nazionale, come è successo per le variabili economiche, la variazione rispetto al 2010 è positiva per l’Italia (+3%), mentre la variazione tendenziale nazionale è negativa (-5%), e per l’Abruzzo è positiva (+2%).

La produttività agricola del lavoro (PLV/ULT)19 presenta un valore (22.000 euro) di poco inferiore alla produttività totale in quanto la PLV ha un’incidenza, sia in Abruzzo che in Italia, nell’ordine del 97-99% sui ricavi complessivi. La produttività del lavoro nel 2011 evidenzia, da un lato la forte contrazione dei ricavi aziendali (tabella 4.1) e dall’altro la concomitante crescita delle unità occupate rispetto ai dati dell’esercizio contabile 2010 (tabella 2.1).

18 C. Abitabile, A. Scardera, La rete contabile agricola nazionale RICA, INEA (2008). 19 Tale indice è ottenuto anche dalla relativa catena PLV/ULT = PLV/SAU * SAU/ULT (per maggiori informazioni si rimanda la Glossario posto in appendice).

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Prendendo in esame la produttività del fattore terra, vengono rapportati all’unità di superficie agricola i ricavi complessivi, la produzione agricola vendibile e il valore aggiunto. In Abruzzo, nel 2011, la produttività totale della terra (RTA/SAU), si è attestata sui 2.500 euro, con una variazione negativa rispetto al 2010 (-13%) ma positiva in termini di trend (+21%). Per le motivazioni esposte per la produttività del lavoro, anche per la produttività della terra i valori dell’indice PLV/SAU sono praticamente identici a quelli della produttività totale del fattore terra.

Anche in questo caso la minore capacità produttiva del fattore terra delle aziende agricole abruzzesi (un terzo della media nazionale) è da attribuirsi alla forte contrazione dei ricavi (tabella 4.1) a cui si è associato un discreto incremento della superficie agricola disponibile (tabella 2.1). Il terzo indice della produttività agricola della terra (VA/SAU) risulta di poco superiore ai 1.500 euro, anch’esso con una variazione negativa rispetto al 2010, ed un trend positivo del 20%.

Nel grafico della figura 9 vengono messi a confronto i valori degli indici economici delle aziende agricole abruzzesi con i dati medi delle aziende agricole italiane. La produttività del lavoro è circa la metà di quella nazionale, mentre la produttività della terra è del 30% più bassa della media Italiana. Dall’analisi di questi indici emerge che l’intensità dell’uso del fattore lavoro e della terra è più bassa per le aziende abruzzesi, non tanto per la maggiore disponibilità dei due fattori, ma perché il valore della produzione media aziendale in Abruzzo è circa la metà della media nazionale.

Figura 9 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici economici nel 2011 (valori medi regionali tra parentesi)

-60% -50% -40% -30% -20% -10% 0% 10%

Produttività totale del lavoro (22.310 €)Produttività agricola del lavoro (22.033 €)

Produttività totale della terra (2.542 €)Produttività agricola terra (2.511 €)

Produttività netta della terra (1.551 €)Incidenza dei costi correnti (39 %)

Incidenza dei costi pluriennali (8 %)Incidenza delle attività agricole (99 %)

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Per completare la valutazione delle performance occorre analizzare anche gli indici economici relativi all’incidenza dei costi correnti e dei costi pluriennali sui ricavi. Per il primo indice il dato delle aziende abruzzesi è in linea con il risultato medio nazionale, anche se la variazione rispetto al 2010 è migliore per l’Abruzzo (+2% rispetto ad una crescita del 7% del dato nazionale), seppur il segno per la variazione tendenziale è favorevole al dato nazionale (+2% per l’Abruzzo e -4% per l’Italia).

Per l’incidenza dei costi pluriennali, il risultato della media triennale delle aziende abruzzesi è più basso rispetto al dato nazionale (10% contro l’8%), mentre il dato del

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2011 è identico per i due territori. La variazione rispetto al 2010 in questo caso invece è sfavorevole alle aziende abruzzesi (+0,4 contro il -3%). Questo rileva che in Abruzzo si effettuano minori investimenti che invece risultano essenziali per creare competitività, anche e soprattutto in una situazione di crisi economica stagnante.

Nella tabella 4.3 vengono presentati i risultati relativi agli indici della redditività del lavoro e della terra, ossia la capacità delle aziende agricole di generare reddito a parità di fattore produttivo impiegato.

L’efficienza della remunerazione del fattore lavoro viene valutata attraverso l’analisi di quattro indici (RN/ULT, RN/ULF, RO/ULT, VA/ULT), che utilizzano al numeratore il reddito netto, il reddito operativo e il valore aggiunto, derivanti dal bilancio riclassificato secondo la metodologia RICA_INEA, e al denominatore le unità di lavoro sia totali che della componente familiare.

Figura 10 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici di redditività nel 2011 (valori medi regionali tra parentesi)

-70%-60%-50%-40%-30%-20%-10% 0% 10% 20%

Redditività netta lavoro aziendale (9.030 €)

Redditività lavoro familiare (10.099 €)

Redditività lorda lavoro aziendale (7.768 €)

Rendimento del lavoro aziendale (13.607 €)

Redditività netta della terra (1.029 €)

Indice della produttività agricola (0,99)

Indice della gestione straordinaria (1,16)

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Per l’Abruzzo l’indice della redditività netta del lavoro (RN/ULT) nel 2011 è sceso di un quinto rispetto al 2010, attestandosi poco sopra i 9.000 euro per unità di lavoro, con una variazione tendenziale del 13%, ed un valore medio nel triennio 2009-2011 di 9.500 euro, circa la metà di quanto conseguito dall’azienda media italiana. Quest’ultima ha visto anch’essa ridursi la redditività del lavoro di quasi 3 punti percentuali rispetto al 2010 con un trend negativo del 4%.

L’indice della redditività del lavoro della componente familiare (RN/ULF)20 presenta nel 2011 una variazione negativa del 16%, ed un valore di quasi 10.100 euro, pari a meno della metà del valore medio delle imprese italiane (-57%). Il trend è in crescita del 3% rispetto agli ultimi due anni precedenti. La variazione di questi due indici è da imputare alle stesse cause che hanno inciso sulla produttività del lavoro: un calo dei ricavi a fronte di un incremento delle unità occupate.

La redditività lorda del lavoro aziendale (RO/ULT), che attiene esclusivamente agli aspetti della gestione caratteristica segue sostanzialmente le dinamiche della 20 Tale indice è ottenuto anche dalla relativa catena RN/ULF = PLV/ULT *RN/PLV* ULT/ULF (per maggiori informazioni si rimanda la Glossario posto in appendice).

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redditività netta, con un valore che si attesta intorno 7.800 euro nel 2011 (8.700 euro come media nel triennio 2009-2011), una diminuzione di quasi il 25%, molto più negativa del calo subito dall’indice della redditività netta. Tale differenza a favore dell’indice RN/ULT è dovuta alla variazione positiva della componente extra-caratteristica del conto economico.

Il quarto ed ultimo indice dell’efficienza delle aziende a produrre redditi è l’indice del rendimento del lavoro aziendale, calcolato dal rapporto VA/ULT, che nel 2011 in Abruzzo si è attestato a 13.600 euro, in calo di quasi il 15% rispetto al 2010, ma con una variazione tendenziale pressoché nulla (+0,7%). Lo stesso indice per l’azienda media italiana presenta un valore pari a 28.500 euro, in calo di un punto rispetto al valore del 2010.

Stesso andamento negativo viene rilevato per l’indice della redditività del fattore terra, ma che rispetto ai 4 indici precedenti non si discosta molto dal dato medio nazionale. Il valore del reddito netto per unità di superficie agricola (RN/SAU) è di poco superiore ai 1.000 euro ad ettaro, con una variazione tendenziale positiva del 30%, segnando una buona performance nell’impiego della terra quale fattore di produzione.

Gli ultimi due indici della tabella 4.3 esprimono la capacità di produrre reddito rispetto alla combinazione delle diverse attività aziendali, sia tipiche che extra-caratteristiche.

L’efficienza delle aziende nella produzione di beni agricoli e/o di allevamenti, viene misurata con l’indice della produttività agricola data dal rapporto tra reddito netto e reddito operativo (RN/RO), esso misura l’incidenza della gestione extra-caratteristica su quella tipica delle aziende agricole. Nel 2011 il reddito netto si pone ad una soglia del 99% rispetto al reddito operativo, 2 punti percentuali in più rispetto al dato medio nazionale (97%).

La differenza tra il dato dell’Abruzzo ed il dato medio nazionale dell’indice della produttività agricola, è da imputarsi alla forte riduzione nel 2011 della gestione extra-caratteristica, che rispetto al 2010 è diminuita del 6%, mentre a livello nazionale è scesa dell’1%. Questo significa che in Abruzzo le aziende agricole differenziano molto poco le proprie attività imprenditoriali, restando circoscritte alle sole fasi primarie della filiera agroalimentare.

La redditività del lavoro espressa dall’indice FNVA/AWU21, utilizzato in molti rapporti pubblicati dalla FADN Comunitaria sulla dinamica dei redditi agricoli dell’Unione Europea, viene illustrata nelle figure seguenti per evidenziare l’andamento della redditività del lavoro totale delle aziende agricole abruzzesi nell’arco dell’ultimo ventennio (dal 1989 al 2011).

Nella grafico della figura 10b, fissata a 100 la redditività del lavoro ottenuto nel 1989 sia dalle aziende abruzzesi (6.700 euro/ULT) sia da quelle italiane (9.000 euro/ULT), l’andamento si mantiene costantemente in crescita per entrambe fino al 2003, da questo momento in poi le aziende abruzzesi hanno rallentato rispetto all’andamento delle aziende italiane, con un trend degli ultimi 6-7 anni decisamente negativo. Un calo 21 Il FNAV è dato dal Valore Aggiunto al netto degli ammortamenti, più gli aiuti del secondo pilastro, meno le imposte e tasse. Per maggiori dettagli si veda R. Henke, C. Salvioni, I redditi in agricoltura, INEA, Roma (2013).

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repentino nel 2004, seguito da una buona ripresa nel 2005, che aveva riportato l’Abruzzo vicino alla media nazionale. A partire dal 2006 un calo costante dell’indice a cui sono seguiti anni con alternanze di risultati.

Figura 10b – Andamento dell’indice della redditività del lavoro in Abruzzo e in Italia nel periodo 1989-2011 (1989=100)

Fonte: nostre elaborazioni su dati FADN

In termini di valore assoluto, l’indice comunitario (FNVA/AWU) della redditività aziendale mostra quanto evidenziato nelle pagine precedenti di questo capitolo, ossia la minore capacità produttiva delle aziende agricole abruzzesi rispetto al dato medio nazionale, dovuta principalmente alla ridotta dimensione fisica (terra) e patrimoniale, e ad un impiego più alto delle unità di lavoro.

La figura 10c mette in risalto la differenza in termini assoluti della capacità produttiva tra le aziende agricole abruzzesi e quella media nazionale. Il grafico ad area mostra l’andamento del valore dell’indice nel tempo. La redditività del lavoro delle aziende abruzzesi è cresciuta del 43%, passando dai 6.700 euro del 1989 ai circa 9.600 euro del 2011, mentre a livello nazionale il valore dell’indice è cresciuto del 170%, passando dai 9.000 euro del 1989 ai circa 24.000 euro del 2011.22 Secondo questo indice la redditività delle aziende agricole abruzzesi ha toccato il suo punto massimo nel 2005 con quasi 14.000 euro di Valore Aggiunto Netto (FNVA) per unità di lavoro (AWU).

22 I dati dal 1989 al 2009 sono stati calcolati con la serie dei campioni contabili riclassificati con la metodologia dei RLS, mentre sui dati del 2010 e del 2011, estesi all’universo con la metodologia delle PS, sono stati applicati dei coefficienti di stima per il calcolo dell’indice.

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Figura 10c – Andamento della redditività del lavoro totale in Abruzzo e in Italia nel periodo 1989-2011

Fonte: nostre elaborazioni su dati FADN

Nella tabella 4.4 sono illustrate le caratteristiche economiche delle aziende agricole abruzzesi suddivise per dimensione economica, ordinamento produttivo, e fascia altimetrica.

Com’è logico attendersi la capacità produttiva delle aziende agricole, espressa attraverso le principali variabili economiche, aumenta al crescere della dimensione economica, con un forte stacco per le ultime due (quelle superiori ai 100 mila euro di Produzione Standard e quelle superiori ai 500 mila euro di PS) rispetto alle prime due classi (piccole e medio piccole), in modo particolare per i ricavi totali e per il reddito netto. La differenza in termini di ricavi totali tra la media delle prime due classi e il valore medio delle due classi più grandi, è di quasi 170 mila euro (21 mila contro 190 mila). Solo le aziende medio piccole superano la soglia del reddito medio di un operaio comune (20 mila euro). Le aziende di questa classe sono anche le più efficienti in termini di RN/RTA, con un indice del 55%, rispetto al 33% delle aziende piccole e il 39% delle aziende grandi. Le meno efficienti in termini CV/RTA sono le aziende piccole con un’incidenza dei costi variabili di oltre il 45%.

Nel confronto con i dati medi nazionali, in termini di ricavi totali le aziende piccole si avvicinano di più al dato medio italiano (13.400 euro contro 19.000 euro), mentre si distanziano molto dalla media nazionale le aziende di dimensione economica grande (234 mila euro contro 873 mila euro). In termini di Reddito Netto sono le aziende abruzzesi della classe media ad avvicinarsi di più al dato nazionale (24.500 euro contro 30.000), viceversa le aziende meno redditizie a parità di classe economica sono quelle grandi (90 mila euro contro 308 mila). Nel 2011, le classi piccole (< 25.000 euro PS) e medio-piccole (25-50 mila euro) mostrano livelli di ricavi totali e redditi netti inferiori ai valori medi regionali. Occorre anche ricordare che le classi dimensionali piccole sono meno rappresentate nel campione disponibile rispetto al campione teorico, ciò ha un impatto sui risultati estesi all’universo.

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Nella tabella 4.4 si possono osservare le caratteristiche economiche medie delle aziende del campione suddivise per ordinamento tecnico economico. Il dato campionario ponderato indica che le aziende con livelli di ricavi più elevati sono quelle specializzate nell’allevamento di granivori (91.000 euro di RTA), mentre quelle che si trovano sotto la media regionale sono le aziende afferenti agli OTE del polo 3 (coltivazioni permanenti) e del polo 6 (policoltura).

Le informazioni esposte nella tabella 4.4 devono essere lette congiuntamente ai dati delle tabelle 2.3 e 3.3, che mostrano rispettivamente i dati tecnici e di dati patrimoniali anch’essi suddivisi per le classi sopra menzionate.

Rispetto al dato medio nazionale, le aziende che si distaccano maggiormente, in termini di RTA, sono quelle afferenti all’OTE 5 (granivori), con il 74% in meno di ricavi (91.000 contro 368.000), dell’OTE 2 (ortofloricoltura) e quelle dell’OTE 8 (miste). L’OTE che presenta i RTA più vicini a quelli nazionali è l’ordinamento misto con policoltura (-14% rispetto al dato nazionale). In termini di redditività sono le aziende del polo 7 ad avvicinarsi al dato medio nazionale (32.000 euro contro 39.000 euro). Nel complesso nel 2011 gli OTE più produttivi sono quelli ad indirizzo zootecnico.

Le variazioni rispetto all’anno precedente sono più elevate per le aziende afferenti agli ordinamenti specializzati, che registrano variazioni più o meno marcate a seconda della tipologia produttiva. L’unico indirizzo produttivo con un andamento positivo è quello delle specializzate in coltivazioni arboree che per la realtà regionale coincide essenzialmente con le aziende viticole ed olivicole.

Questo risultato è ancora più significativo, e per certi versi preoccupante, se confrontato con lo stesso dato nazionale. Infatti, mentre in Abruzzo l’andamento dei poli specializzati è tendenzialmente negativo, ad esclusione delle specializzate in coltivazioni permanenti, il dato Italia fa registrare una variazione generalmente positiva in particolare per le aziende agricole ad indirizzo produttivo vegetale.

Passando ad analizzare nel dettaglio i risultati economici per i poli produttivi più rappresentativi per l’Abruzzo, è possibile notare che le aziende ad indirizzo produttivo con seminativi (costituiscono il 21,5% del campione osservato), nel 2011, registrano ricavi per 35.000 euro. Il dato medio nazionale per lo stesso esercizio è pari a 49.000 euro con una differenza in termini assoluti di oltre 14.000 euro. Per questa tipologia di aziende il reddito netto è mediamente di 14.500 euro, inferiore di circa 3.500 euro rispetto allo stesso dato nazionale. Questi risultati vengono ottenuti su una superficie agricola media di 13 ettari, con un parco macchine motrici di 120 kw di potenza media, ed 1,3 unità di lavoro, tutti dati più o meno in linea con i valori medi regionali. Le aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi presentano una dotazione patrimoniale (capitale fondiario ed agrario) pari a 114 mila euro, di poco inferiore alla media regionale (117.000 euro), mentre il livello di indebitamento è inferiore alla media regionale (capitali da terzi pari a 3.200 euro), e il volume di nuovi investimenti (1.300 euro), seppur modesti in termini assoluti rispetto al dato nazionale, è superiore alla media regionale. Con questo tipo di dotazioni strutturali il livello della redditività dei fattori produttivi delle aziende dell’OTE 1 è pari a 11.300 euro per il lavoro e 1.100 euro per la terra.

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Le imprese specializzate in ortofloricoltura rappresentano l’1,6% del campione osservato. Per questo settore produttivo si registrano pesanti perdite in termini di performance economiche. Con riferimento ai RTA le aziende afferenti a questo settore produttivo sono passate da un dato medio del 2008-2010 di 104.616 euro a 43.000 euro nel 2011, con una variazione negativa di quasi il 60%. Significativo è anche il confronto con le stesse aziende operanti nel resto del territorio nazionale dove il ricavo totale aziendale è pari circa 137.000 euro. Le poche aziende specializzate nella coltivazione di colture ortofloricole sotto serra o in orto industriale hanno, come logico attendersi, una SAU tra le più bassa degli OTE (3 ettari), ma per contro hanno invece la più alta quantità di unità lavorative (2,6 ULU), associata ad un modesto livello di meccanizzazione (65 kw, rispetto ai 198 kw della media regionale). La consistenza patrimoniale delle aziende ortofloricole (75.000 euro) è molto più bassa rispetto al dato medio regionale, viceversa queste aziende hanno fatto ampio ricorso a fonti di finanziamento esterne pari a 25.000 euro (4.400 euro la media regionale), due terzi dei quali sono passività correnti. Il livello dei nuovi investimenti è più alto all’interno di questa classificazione aziendale. La capacità di produrre reddito delle aziende ortofloricole, nell’esercizio contabile 2011 è risultata particolarmente bassa (meno di 500 euro per unità di lavoro e per ettaro di SAU). Occorre comunque ricordare che nel campione disponibile per il polo 2 è stato rilevato meno del 40% del campione teorico, e ciò ha in qualche modo influenzato la determinazione dei pesi per il riporto all’universo.

In Abruzzo, le aziende specializzate in coltivazioni permanenti sono il 46% del campione di riferimento. Come già accennato, questo settore è quello che fa registrare nel 2011 un segnale positivo rispetto agli esercizi precedenti, in termini sia di ricavi totali (20.100 euro pari ad una variazione positiva del 16%) sia di reddito netto, con un valore pari a 8.700 euro, ed una crescita del 39%. Per le aziende di questo OTE, l’indice della produttività agricola, ovvero l’incidenza della PLV sui ricavi totali aziendali è molto alta (98,7%), dunque la quasi totalità dei ricavi aziendali deriva dalla produzione agricola e le attività complementari costituiscono solo l’1,3% dei ricavi totali. Dal raffronto con i risultati economici della media nazionale risulta che la produttività delle aziende del polo 3 è sempre inferiore sia con riguardo ai ricavi totali che al reddito netto. Il dato nazionale, nel 2011, sfiora i 36.000 euro di ricavi totali e 16.000 euro di reddito netto, registrando rispettivamente una distanza in termini assoluti di circa 15.000 euro per i ricavi totali aziendali e di 7000 euro per i redditi netti. Le aziende di questo polo produttivo hanno in media una SAU di 6 ettari, quasi la metà della media regionale, localizzate in gran parte nella zona collinare. Il livello di meccanizzazione (103 kw di potenza motrice) e il numero delle unità di lavoro (1,1 ULU) sono simili alla media regionale. La dotazione patrimoniale (112 mila euro) e il livello di indebitamento (4.400 euro) sono leggermente inferiori alla media regionale. L’indice della redditività del lavoro (RN/ULT) è di 7.300 euro, più bassa della media regionale, mentre la redditività netta della terra è di quasi di 1.500 euro superiore.

Il grafico a bolle della figura 10d mostra il rendimento globale del lavoro aziendale (il valore aggiunto per unità di lavoro) degli OTE, distribuiti in relazione all’intensità del lavoro (gli ettari disponibili per ogni unità di lavoro) e alla produttività netta della terra (il

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valore aggiunto per unità di superficie agricola). Nel 2001 le migliori performance economiche sono state conseguite dalle aziende zootecniche (poli 4, 5 e 7).

Figura 10d – Rendimento del lavoro aziendale (VA/ULT) per OTE in Abruzzo nel 2011

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine

Le aziende specializzate in zootecnia, costituiscono circa il 9% dell’universo osservato, di queste la quasi totalità (94%) è costituita da aziende specializzate in erbivori. Anche per queste ultime nel 2011 si rileva una diminuzione del 28% in termini di ricavi totali passando da un dato medio di 84.000 euro del 2010 a 60.000 euro dell’esercizio analizzato in questo rapporto.

Le aziende che allevano in prevalenza erbivori (bovini, equini e ovi-caprini) hanno una SAU media di 35 ettari (quasi il triplo della media regionale), e 35 unità di bestiame adulto. Il livello di meccanizzazione è medio alto (128 kw di potenza motrice), e la disponibilità di manodopera super le 1,8 unità di lavoro. Rispetto alle aziende specializzate nelle coltivazioni, le aziende con erbivori hanno una maggiore dotazione di cespiti patrimoniali, nello specifico al 2011 il capitale fondiario ed agrario ammonta complessivamente a 183 mila euro, ben al di sopra della media regionale. Anche il livello di indebitamento è superiore al dato medio regionale, con un valore pari a 9,000 euro, il 62% dei quali sono passività correnti. Le aziende specializzate negli allevamenti di bovini e ovi-caprini hanno realizzato nel 2011 investimenti medi superiori ai 32.000 euro, maggiori dei 900 euro della media regionale. Il volume dei ricavi aziendali supera i 60 mila euro, il reddito medio è pari a 32.000 euro, e un’incidenza dei costi variabili sui ricavi tra i più bassi tra le diverse classi di OTE (33%). La redditività del lavoro (RN/ULT) è di 17.500 euro, mentre la redditività della terra è inferiore ai 1.000 euro ad ettaro, leggermente più bassa del dato regionale.

Le aziende che allevano granivori (suini e avicoli) hanno un estensione territoriale meno ampia delle aziende con erbivori. Con poco più di 16 ettari nel 2011, una dotazione di macchine motrici pari a 96kw, un livello occupazionale di 1,7 unità lavorative, ed una consistenza degli allevamenti di 54 UBA, il valore più elevato tra gli

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ordinamenti produttivi. Le aziende con granivori presentano una dotazione patrimoniale molto bassa, pari a 62.000 euro di capitali fissi, rispetto sia al polo 4, sia alla media regionale che al dato medio nazionale. Livello di indebitamento medio alto (9.800 euro) se confrontato con il dato medio regionale, inferiore solo al polo 2. In termini di nuovi investimenti le aziende con granivori sono quelle che presentano un buon livello di nuovi investimenti, nel 2011 il più alto tra gli ordinamenti produttivi, attestandosi oltre i 4.200 euro, anche se molto meno di quanto investito dall’azienda media Italiana (10.500 euro). I ricavi totali delle aziende zootecniche con granivori nel 2011 ammontano a circa 91.500 euro, il valore più elevato tra gli OTE, ma rappresenta solo il 25% del dato medio nazionale (368.000 euro). Nonostante i buoni risultati nei ricavi, il peso dei costi di produzione ha influito negativamente sui risultati reddituali. Infatti l’incidenza dei costi correnti sui ricavi è del 57%, peso tra i più elevati nelle classi esaminate nella tabella 4.4. La redditività netta del lavoro nel 2011 si è avvicinata ai 17.000 euro, mentre quella della terra si è attestata sui 1.700 euro. Rispetto al campione teorico per questo polo è stato rilevato un numero di aziende molto più basso, circa il 28% di quanto previsto dal campione teorico.

Tra le aziende dei tre poli misti, quelle con poliallevamenti presentano la maggiore estensione (20 ettari di SAU), mentre leggermente più piccole (19 ettari) sono quelle del polo 8 (miste colture e allevamenti), e sotto la soglia regionale sono le aziende miste con policoltura con una superficie media di 9 ettari.

Andando nell’ordine, le aziende con coltivazioni diverse presentano il più basso grado di meccanizzazione (90kw ad azienda) e la più bassa intensità di lavoro (1,1 ULT). Dal punto di vista patrimoniale le aziende del polo 6 mostrano una delle più basse dotazioni, con un capitale fisso di circa 103 mila euro. Il livello di indebitamento, di poco superiore ai 3.500 euro, è sotto la media regionale. Anche i nuovi investimenti (460 euro) sono tra i più bassi all’interno della classe degli ordinamenti tecnici. I risultati economici delle aziende di questo polo sono tra i peggiori all’interno dei diversi OTE, con ricavi totali medi appena sopra i 22.500 euro. La redditività a causa dell’elevata incidenza dei costi variabili (62%), se si escludono le aziende del polo ortofloricolo, è la più bassa con un valore medio ponderato di 5.100 euro ed un’incidenza del 23% sui RTA. Ne consegue che gli indici della redditività netta del lavoro (4.700 euro/ULT) e della terra (590 euro/ettari) sono tra i più bassi tra gli ordinamenti produttivi.

Le aziende con allevamenti diversi (polo 7), seppur in numero limitato rispetto al campione, presentano risultati strutturali, patrimoniali ed economici di tutto rilievo. La buona estensione fisica dell’azienda è associata ad una dotazione patrimoniale consistente che ammonta a quasi 267.000 euro (molto vicino alla media nazionale). All’elevata dotazione patrimoniale fa da riscontro un basso livello di indebitamento, 740 euro ad azienda. L’occupazione aziendale è superiore alle due unità lavorative. Anche la propensione ai nuovi investimenti è relativamente bassa, mostrando un valore medio nel 2011 sotto i mille euro. Il volume dei ricavi è sopra la media regionale, raggiungendo nel 2011 quasi 60 mila euro, rappresentati al 100% da ricavi da attività agricole. Le aziende con poliallevamento sono riuscite a contenere i costi variabili sotto la media regionale, con un importo pari a 22.000 euro, che ha consentito di ottenere un ottimo risultato in termini di reddito netto (32.200 euro), sopra la media regionale e il più alto nella classe degli ordinamenti tecnici. Si rileva, difatti, un indice della redditività

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del lavoro di 15.300 euro è superiore al dato medio regionale, ed una redditività netta della terra ad ettaro di 1.600 euro.

Il polo 8 comprende le aziende con attività agricole miste sia di colture che di allevamenti. La dotazione patrimoniale (108 mila euro) è di poco inferiore alla media regionale, mentre il livello di indebitamento è medio basso (1.900 euro), ma gli investimenti di nuova realizzazione sono pari a 2.000 euro, il doppio della media regionale. Con una disponibilità di manodopera di 1,2 ULT la redditività del lavoro ammonta a 7.300 euro, mentre la redditività della terra è bassa rispetto al dato regionale, con un valore ad ettaro inferiore ai 500 euro.

L’ultima sezione della tabella 4.4 illustra le caratteristiche economiche delle aziende del campione 2011 pesato suddivise per fascia altimetrica. In termini di produttività totale le aziende che presentano valori sopra la media regionale sono quelle ubicate nella montagna interna (56.300 euro), nell’ambito delle quali sono comprese le aziende della Piana del Fucino dove viene praticata un’agricoltura intensiva ad alta produttività e che condiziona considerevolmente il dato medio di quest’area rispetto alle zone collinari dove il RTA medi aziendali sono invece inferiori al dato regionale. Nelle zone di montagna sono ubicate le aziende fisicamente più grandi sia in termini di superfici che di UBA (30 ettari e 13 UBA) rispetto alle aziende dell’area collinare (9,6 ettari e 4 UBA). Inoltre, anche rispetto al dato nazionale le aziende di montagna sono di dimensioni più ampie, sia in termini di ricavi totali (56.000 euro contro 46.000 euro) sia di reddito netto (23.000 contro 19.000 euro).

Il confronto con le aziende italiane delle zone collinari mostra invece un considerevole deficit in termini economici per le aziende abruzzesi. I ricavi totali delle aziende della collina interna abruzzese non superano i 26.000 euro, dato nettamente inferiore a quello medio nazionale (45.000 euro), la forbice si allarga ancora di più se si confronta il reddito netto (7.000 contro 19.000 euro). Le aziende ubicate nella collina litoranea nel 2011 hanno realizzato ricavi per 23.000 euro, poco più della metà di quanto invece ottenuto dall’azienda media Italiana ubicata nella stessa fascia altimetrica.

Come descritto nella presentazione, l’obiettivo di questo report è quello di analizzare i risultati delle aziende agricole regionali della RICA al fine di valorizzare l’immenso patrimonio informativo contenuto nella banca dati. Considerata la complessità del comparto agricolo, il periodo di instabilità economica, la bolla speculativa sui costi delle materie prime, e la forte volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli, questo lavoro non ha la pretesa di esprimere valutazioni definitive e interpretazioni univoche, ma semplicemente mettere in evidenza le tendenze in atto e fornire spunti di riflessione per successive analisi più approfondite sulle dinamiche delle imprese agricole regionali.

L’INEA, nell’ambito della gestione della rete contabile e nel processo di diffusione e valorizzazione dei dati rilevati con la RICA, ha avviato e in parte realizzato una serie di attività mirate a risolvere alcune delle problematiche storiche che affliggono la RICA.

Negli ultimi dieci anni sono stati compiuti diversi passaggi fondamentali per la RICA Italiana, il primo ha riguardato l’adozione del campione casuale, attraverso

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l’integrazione, nell’anno contabile 2003, dell’indagine RICA con l’indagine REA condotta in modo coordinato con l’ISTAT. L’altro fatto importante è stata la revisione della metodologia contabile, avviata nel 2002, che ha portato alla messa a punto di un pacchetto di software, il cui applicativo gestionale (GAIA), utilizzato per la rilevazione, ha trovato ampia diffusione anche all’esterno della RICA.

Il processo di definizione del campione contabile, nel rispetto delle indicazioni Comunitarie, ha visto il coinvolgimento di diversi soggetti istituzionali ed esperti, che ha consentito di raggiungere un discreto livello di copertura dell’agricoltura nazionale e regionale, in termini di dimensione fisica e capacità produttiva. Occorre comunque ricordare i limiti imposti dalla tipologia comunitaria, anche nella sua nuova versione delle produzioni standard, che continua a conservare una certa rigidità nella definizione delle attività produttive23, calibrata su modelli di agricoltura molto diversi da quella nazionale, e ad utilizzare un criterio di proporzionalità nella ponderazione dei risultati campionari che non coglie pienamente le specificità delle realtà produttive locali, e non sempre risulta adeguata al tipo di agricoltura che è emersa dal contesto socio-economico e giuridico degli ultimi anni.

Sul fronte dei tempi per la diffusione dei risultati, l’INEA ha lavorato soprattutto sul fronte delle tecnologie informatiche che hanno ridotto alcune inefficienze della rete e allo stesso tempo hanno agevolato l’operato di tutti gli utenti che a vario titolo collaborano nell’attuazione dell’indagine.24 Nel corso degli ultimi anni è aumentato molto anche l’interesse e il livello di partecipazione e condivisione delle scelte fatte dall’INEA da parte di soggetti sia interni che esterni (pubblici e privati) all’Istituto interessati al patrimonio informativo della RICA.

Gli aspetti chiave su cui sta operando l’INEA in questo periodo sono quelli della qualità dei dati e della tempestività nella diffusione degli stessi, che in prima istanza potrebbero sembrare in contrapposizione tra loro, considerata la complessità amministrativa e l’articolazione su più livelli dei controlli di qualità dei dati. Obiettivo primario quindi è quello di certificare la qualità dei dati diffusi e perfezionare il tema della tempestività, al fine di incrementare gli utilizzi non solo per analisi ex-post dei risultati aziendali, ma utilizzare la ricchezza informativa della RICA sia per le analisi ex-ante delle politiche agricole sia per anticipare le dinamiche in atto nelle imprese agroalimentari italiane.

23 Per le circa 70 rubriche utilizzate per la determinazione delle tipologie aziendali, i regolamenti comunitari prevedono un dettaglio elevato per le attività zootecniche (ad es. singole categorie di bovini) tipiche delle agriclture continentali dell’UE, ed una aggregazione troppo generica per le coltivazioni ortofrutticole, tipiche dei contesti agricoli mediterranei. 24 Le applicazioni, gli strumenti e i servizi resi disponibili nell’ambito della RICA sono raccolti nella pagina del Cloud_RICA accessibile alla pagina web www.rica.inea.it/public/it/cloud.php

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I risultati settoriali (dati campionari)

Nei capitoli precedenti l’analisi dei risultati tecnici ed economici sono stati esaminati con approccio di tipo aziendale, utilizzando quindi come oggetto centrale dell’analisi l’azienda agricola classificata nelle sue diverse forme tipologiche e caratteristiche fisiche, conformemente con le finalità istituzionali della RICA e la metodologia di predisposizione del campione.

Occorre ricordare che la RICA in Italia, fin dal suo avvio, è stata strutturata per poter raccogliere e diffondere informazioni che vanno oltre quanto richiesto dalla Scheda Comunitaria. Un elemento che ha da sempre caratterizzato la metodologia RICA_INEA è proprio la rilevazione dei processi produttivi, che viene eseguita contestualmente alla rilevazione della contabilità generale, in modo tale da consentire la determinazione, per ogni singolo processo, del margine lordo, calcolato come differenza tra il valore della produzione lorda totale (al netto degli aiuti pubblici) ottenuta dal processo medesimo e il valore dei costi specifici, direttamente e concretamente attribuibili al processo in base alle tecniche produttive e alle scelte aziendali.

La produzione lorda di un processo comprende, quindi, oltre ai ricavi delle vendite e degli autoconsumi, anche le eventuali variazioni di magazzino, i valori dei reimpieghi aziendali, e il valore del prodotto destinato alla trasformazione, esclusi i premi, al netto delle imposte.

I costi sono raggruppati in due categorie: i costi diretti e i costi generici, ognuna delle quali contiene voci diverse a seconda che si tratti di colture o allevamenti. Nei costi diretti delle colture sono comprese le spese sostenute per l’acquisto di concimi, mezzi di difesa, sementi, contoterzismo, l’acqua per l’irrigazione, assicurazioni, certificazioni materiale di protezione, altri materiali specifici, ed i reimpieghi dei prodotti aziendali, mentre nella categoria dei costi generici sono incluse una serie di spese sostenute per l’acquisto di mezzi tecnici, utenze e altri tipi di servizi.

Per gli allevamenti i costi diretti sono rappresentati dalle spese per l’acquisto di mangimi, foraggi, lettimi, spese veterinarie e medicinali, contoterzismo, reimpieghi di prodotti aziendali, acqua, assicurazioni, certificazioni e altre spese dirette. Le spese generiche comprendono le spese sostenute per le utenze e per i servizi di varia natura.

La disponibilità di queste informazioni nella banca dati RICA è molto apprezzata sia dagli utenti che utilizzano le applicazioni software impiegate per la rilevazione, imprenditori agricoli compresi, sia da quella parte del mondo della ricerca dell’economia agraria ed aziendale interessata ad analizzare le dinamiche delle aziende agricole anche in base ai processi produttivi. Di quanto appena affermato ne è riprova l’utilizzo sempre più frequente dei dati RICA per la valutazione sia ex-ante sia ex-post delle politiche agricole che prevedono aiuti alle singole attività aziendali, come ad esempio le metodologie di giustificazione dei premi agroambientali.

In questa sede occorre premettere che non è oggettivamente possibile, attraverso il campione casuale RICA, stabilire metodi di rappresentatività dei processi produttivi rilevati in riferimento all’universo, in quanto la metodologia di campionamento pur

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utilizzando i dati dei processi produttivi standardizzati a livello di circoscrizione (Produzioni Standard), ignora intenzionalmente le tecniche produttive che sono alla base dei processi. Indipendentemente dalle problematiche connesse alla rappresentatività, la banca dati RICA può essere utilizzata con un certo grado di affidabilità anche per le informazioni di processo come medie campionarie delle osservazioni rilevate, in quanto la RICA rappresenta, la più importante e ricca fonte di informazioni disponibile a livello Italia sul funzionamento delle aziende agricole (monitoraggio dei redditi) e sui costi di produzione.

Nei tre capitoli successivi le informazioni analizzate sono riferite ai dati campionari che interessano i processi produttivi delle colture e degli allevamenti più diffusi, e ai prodotti trasformati rappresentati dal vino, sia da tavola che di qualità, e dall’olio di oliva.

Negli archivi della banca dati RICA del 2011, risultano rilevati per l’Abruzzo 110 processi vegetali, di cui 38 con più di 5 osservazioni, di questi 38 processi sono stati analizzati solo i più rappresentativi identificati nelle 12 colture di seguito elencate:

Coltura Nr. osserv.ni

di cui bio

Superficie totale (ha)

SAU media coltura(ha)

Indice spec. prod.va (*)

Frumento duro 102 0 848 8,33 21,86

Orzo 103 0 617 5,99 7,16

Erba medica 92 1 983 10,60 8,76

Patata 65 0 297 4,56 41,00

Carota 57 0 222 3,89 48,45

Finocchio 37 0 143 3,86 27,62

Pomodoro da industria 21 0 15 0,71 25,00

Insalata lattuga 15 0 48 3,23 28,00

Pesco 24 0 51 2,13 36,92

Olivo 293 9 443 1,51 5,74

Vite per vino DOC e DOCG 130 6 620 4,77 42,47

Vite per vino comune 145 2 292 2,01 30,66

(*) L’indice di specializzazione produttiva è dato dal rapporto tra la PLV del processo e la PLV aziendale

Per gli allevamenti i processi rilevati in Abruzzo con la RICA 2011 sono stati in totale 23 di cui 3 con più di 5 osservazioni:

Allevamento Nr. osservazioni

Consistenza totale (n. capi)

Consistenza media (n. capi)

UBA Totali

UBA Media

Bovini 69 3.193 46 2.535 36,74

Ovini 53 13.417 253 1.721 32,47

Suini 22 3.207 146 541 24,59

47

Colture

Il comparto dei seminativi in Abruzzo è caratterizzato dalla predominanza della cerealicoltura; tale produzione viene destinate principalmente alla trasformazione industriale e al reimpiego negli allevamenti. Il valore della produzione regionale dei cerali ai prezzi di base nel 2011 raggiunge i 100 milioni di euro; il frumento duro e l’orzo che, secondo i dati RICA 2011 sono i cereali più rappresentativi, realizzano oltre 37 milioni di euro, ricoprendo un ruolo di prim’ordine per il comparto. In entrambi i casi si sono registrate riduzioni nelle superfici investite (-30,3% frumento, -4,8% orzo), rispetto alla media del biennio 2009-2010.

La riduzione delle superfici a livello nazionale, in particolare del frumento duro (-8% circa), è sicuramente imputabile anche all’obbligo di avvicendamento biennale (modifica decreto attuativo dell’art. 68), che ha costretto gli agricoltori ad interrompere la monosuccessione di frumento, al fine di mantenere il pagamento supplementare. Sulle superfici impiegate ha inciso notevolmente, in particolare al nord, il clima avverso nei periodi di semina; fenomeno che non si è presentato in Abruzzo dove le procedure colturali si sono svolte pressoché nella norma.

Secondo i dati del campione RICA, le superfici investite a frumento duro ed orzo, diffuse soprattutto nella parte meridionale della regione, occupano rispettivamente 8,3 e 5,9 ettari ad azienda. La resa ad ettaro nel 2011 del frumento duro (39 q.li) non si discosta molto dalla media del triennio 2009-2011 (37 q.li, -10% circa), grossomodo gli stessi valori percentuali si registrano per la resa ad ettaro della granella di orzo (-11,5%). Anche nel confronto con il dato nazionale, i valori delle rese ad ettaro non subiscono variazioni sostanziali.

Il frumento duro registra una Produzione Lorda Totale (PLT) media regionale di 1.098 euro ad ettaro, superiore al dato nazionale (1.006 euro ad ettaro). Analogamente alla PLT, anche il Margine Lordo (ML) risulta superiore nel dato regionale (691 euro ad ettaro contro i 657 euro del dato nazionale). I costi specifici si attestano intorno ai 400 euro/ettaro, leggermente superiori alla media del triennio 2009-2011 (390 euro ad ettaro) e al dato nazionale (349 euro/ettaro). Anche la Produzione Lorda Vendibile (PLV) media regionale del grano duro è superiore sia a quella nazionale (+9%) che alla media del biennio precedente (+9,4%). Quest’ultimo dato può essere riconducibile, fermi restando gli esigui incrementi in termini di resa (39 q.li/ha), compensati in parte dal contenimento dei costi specifici, soprattutto al notevole incremento del prezzo medio di vendita della granella di frumento duro nel 2011 rispetto al 2009-2010 (+28%), con quotazioni di circa 27 euro al quintale (al netto dell’IVA e franco azienda), a fronte di un costo diretto di produzione intorno ai 12 euro a quintale di granella.

La PLT dell’orzo registra un incremento del 40% rispetto all’ultimo biennio, compensato da un aumento dei costi specifici (+21,6%). In termini assoluti il valore della PLT non si discosta dalla media nazionale, registrando valori simili anche nel margine lordo (Abruzzo 513 euro ad ettaro, Italia 547 euro ad ettaro) e nei costi

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specifici (Abruzzo 366 euro ad ettaro, Italia 327 euro ad ettaro). Con una resa di 42 quintali ad ettaro, ed un costo di produzione per quintale di granella di 9 euro.

Figura 11 – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcune colture (valori medi regionali tra parentesi)

-50% -25% 0% 25% 50%

Resa prodotto principale (42 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (1.624 €/ha)

ML - Margine Lordo (1.205 €/ha)

Resa prodotto principale (157 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (3.850 €/ha)

ML - Margine Lordo (2.767 €/ha)

Resa prodotto principale (131 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (4.263 €/ha)

ML - Margine Lordo (2.830 €/ha)

Resa prodotto principale (39 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (710 €/ha)

ML - Margine Lordo (388 €/ha)

Resa prodotto principale (37 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (887 €/ha)

ML - Margine Lordo (497 €/ha)

Resa prodotto principale (64 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (658 €/ha)

ML - Margine Lordo (507 €/ha)

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Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

A livello nazionale, l’andamento dei prezzi dei frumenti ha evidenziato un miglioramento nel primo trimestre del 2011 per poi scendere nel corso dell’anno e stabilizzarsi intorno ai 34 euro al quintale (+20% rispetto al 2010). Anche per l’orzo, cosi come per i cereali minori, le quotazioni sono maggiori rispetto all’annata 2010 (oltre il 20%), con un conseguente aumento nei valori delle produzioni di oltre il 30%.

In base ai dati ISTAT, in Italia il valore della PLV di ortaggi e patate nel 2011 è di oltre 7 miliardi di euro (+3,2% rispetto al 2010); considerando le superfici investite rimaste pressoché invariate, tale andamento può essere riconducibile all’andamento dei prezzi alla produzione. La produzione di ortaggi in serra registra una lieve ripresa (+1,2%) nonostante la riduzione delle superfici investite, merito della crescita del pomodoro (+6%) e al mantenimento ai livelli del 2010 di peperone, zucchine e ortaggi minori.

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Nell’export i dati peggiori sono stati registrati per le patate, i legumi e gli ortaggi freschi (-9% rispetto al 2010). I principali mercati europei sembrano avere difficoltà ad assorbire i volumi del passato mentre le destinazioni minori appaiono più ricettive ed interessate all’export italiano.

In Abruzzo l’orticoltura costituisce un’attività fondamentale per l’economia agricola; tutte le province sono interessate a questo tipo di coltivazione, in particolare la provincia dell’Aquila, nella zona della Conca del Fucino. Solitamente coltivate in zone pianeggianti, le orticole sono coltivate su piccole estensioni anche in aree collinari e pedemontane dando vita a produzioni di qualità. L’orticoltura abruzzese riguarda soprattutto coltivazioni in pieno campo, in particolare in areali serviti da impianti per l’approvvigionamento idrico ed a ridosso delle principali vie di comunicazione.

Il valore complessivo della produzione ai prezzi di base di patate e ortaggi nel 2011 è di 366 milioni di euro, circa il 50% del valore complessivo delle coltivazioni agricole regionali; rispetto al 2010 l’aumento è stato pari al 7,5% (0,1% riconducibile alla quantità e 7,4% al prezzo di mercato).

Le aziende orticole abruzzesi sono, per la maggior parte, caratterizzate da una conduzione di tipo familiare, con l’ausilio di addetti stagionali impiegati sia in campo che nelle operazioni post-raccolta (lavaggio, imballaggio ecc). Scarsamente aggregati fra loro, gli imprenditori orticoli non riescono a concentrare al meglio la produzione con una conseguente frammentazione dell’offerta sui mercati. Anche in Abruzzo, nel corso degli anni, si è diffuso il fenomeno della filiera corta al fine di ridurre la distanza tra produttori e consumatori, favorendo il consumo di ortaggi stagionali e limitando l’impatto ambientale dovuto all’imballaggio ed al trasporto delle merci.

Le aziende specializzate nell’orticoltura non beneficiano in modo incisivo degli aiuti pubblici, a differenza delle aziende cerealicole che usufruiscono di sostegni comunitari e nazionali, spesso indispensabili per la sopravvivenza dell’azienda stessa.

Il 2011 si è aperto all’insegna della neve e del gelo su tutto il territorio abruzzese, culminato con una perturbazione che in 19 ore ha creato notevoli disagi nelle province di Chieti, Pescara e Teramo, dove le temperature sono crollate repentinamente distruggendo una notevole quantità di ortaggi invernali in campo aperto. Anche nel secondo trimestre la situazione climatica non è risultata particolarmente favorevole date le piogge alluvionali di metà-fine marzo. Gli agricoltori si sono trovati ad affrontare il problema di allontanare l’acqua stagnante dai campi per consentire la risemina dove possibile, non potendo puntare, quindi, sulla precocità degli ortaggi come carote e patate, ormai marcite sotto l’acqua che ha allagato i campi.

Il valore della produzione ai prezzi di base della patata è di oltre 68 milioni di euro, ben più elevato rispetto al 2010 (62 milioni); ciò è dovuto soprattutto all’aumento delle produzioni registrate nell’ultimo periodo, nonostante il leggero calo delle quotazioni e le avversità climatiche. Secondo i dati del campione RICA la superficie media ad azienda nel 2011 è di circa 4,5 ettari, leggermente inferiore alla media dell’ultimo biennio ma pressoché in linea con la media nazionale (4,6 ettari ad azienda).

In termini di resa si registra un miglioramento nell’ordine del 15% rispetto alla media del 2009-2010 ed un calo delle quotazioni al quintale (-20%); tutto ciò determina una

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diminuzione in termini di PLT di circa cinque punti percentuali rispetto al 2009-2010. L’analisi dei costi specifici ad ettaro non evidenzia discrepanze sostanziali né rispetto agli ultimi due anni né rispetto alla media nazionale (-7%). Nel 2011 i costi diretti di produzione si sono attestati intorno ai 5 euro per quintale.

La produzione ai prezzi di base della carota è di circa 66 milioni di euro; insieme alla patata ricopre circa il 30% del valore delle orticole abruzzesi. Le 55 aziende del campione RICA 2011 investono mediamente 4 ettari di superficie a carota, dato leggermente in aumento nell’ultimo anno (+8%). Considerando la stasi delle quotazioni di mercato, si sono delineati incrementi, seppur non particolarmente incisivi, nella PLT (+6,6%) e nel margine lordo (+10,5%), in aumento grazie al parziale dimensionamento dei costi specifici ad ettaro (-5,2%). Rispetto alla media nazionale la PLT è leggermente inferiore (-13,5%), cosi come i costi specifici (-25%); ciò determina di conseguenza anche una differenza nel margine lordo ad ettaro (-3%).

Il finocchio in Abruzzo rappresenta la terza orticola in termini di valore di produzione; nel 2011 il valore è di circa 57 milioni di euro, oltre il 20% in più rispetto al 2010. Mediamente le aziende RICA investono circa 4 ettari con una resa intorno ai 40 quintali ad ettaro (+25% rispetto al 2009-2010). La PLT risulta maggiore del dato nazionale (+8%), imputabile alla forte vocazione orticola di alcuni areali abruzzesi che determina quindi anche una maggiore resa. I costi specifici sono pressoché simili alla media nazionale e leggermente superiori al periodo precedente; questo determina un valore più alto nel margine lordo sia rispetto al campione italiano che rispetto alla media del 2009-2011.

Nel 2011 il pomodoro da industria risulta coltivato in 21 aziende del campione RICA nelle quali occupa mediamente circa un ettaro di SAU. La PLT registra un calo abbastanza evidente rispetto all’ultimo biennio (-33%), imputabile sia al calo di resa (-22,4%) sia al deprezzamento del prodotto sul mercato (-14,5%). La voce relativa ad i costi specifici risulta costante, mentre il margine lordo si attesta sui 5.000 euro ad ettaro, di molto inferiore alla media del 2009-2010 (-45%).

Le aziende del campione RICA con superficie coltivata ad insalate sono 15; in media hanno circa 3 ettari di superficie investita a tale coltura. Il gruppo delle insalate è concentrato in prevalenza nell’area del Fucino (50%) e nelle aree vallive della collina teramana (38%), dove si coltiva il 70% della lattuga regionale.

La superficie media aziendale cresce nella zona del Fucino (mediamente circa 4 ettari ad azienda), mentre diminuisce nella collina litoranea (1,5 ettari). La resa è cresciuta nell’ultimo anno di circa sette punti percentuali superando i 300 quintali ad ettaro; il prezzo di vendita registra aumenti nell’ordine del 20%, in particolare nella zona litoranea dove, in uno scenario con minore offerta, gli imprenditori riescono a spuntare prezzi migliori.

La PLT, di conseguenza, ha superato i 10.000 euro ad ettaro, oltre il 30% in più del triennio 2009-2011. I costi specifici risultano pressoché raddoppiati (in particolare i costi per la difesa) nell’ultimo biennio; ciò comporta una determinazione del margine lordo di quasi 5.000 euro, comunque molto inferiore alla media nazionale (6.981 euro ad ettaro).

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Figura 11 segue – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcune colture (valori medi regionali tra parentesi)

-75% -50% -25% 0% 25% 50%

Resa prodotto principale (439 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (8.247 €/ha)

ML - Margine Lordo (6.021 €/ha)

Resa prodotto principale (699 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (9.258 €/ha)

ML - Margine Lordo (7.038 €/ha)

Resa prodotto principale (383 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (7.757 €/ha)

ML - Margine Lordo (5.651 €/ha)

Resa prodotto principale (107 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (5.231 €/ha)

ML - Margine Lordo (4.206 €/ha)

Resa prodotto principale (208 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (12.786 €/ha)

ML - Margine Lordo (8.129 €/ha)

Resa prodotto principale (301 q.li/ha)

PLT - Produzione Lorda Totale (8.928 €/ha)

ML - Margine Lordo (5.139 €/ha)

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Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

La coltivazione dell’erba medica interessa maggiormente la zona della collina litoranea; le 92 aziende del campo di osservazione impiegano mediamente 10,6 ettari ad azienda ottenendo circa 62 quintali di prodotto ad ettaro. Nel corso dell’ultimo biennio il prezzo di vendita non ha registrato sbalzi attestandosi sugli 11-12 euro al quintale. Circa il 50% della PLT (694 euro ad ettaro) viene reimpiegata in azienda (344 euro) per gli allevamenti. I costi specifici per tale coltura risultano in ribasso (-13,5%),

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mentre il margine lordo ad ettaro descrive un trend positivo nell’ordine del 15% da diversi anni.

A livello nazionale il 2011 conferma il trend negativo degli investimenti delle superfici vitate, sia per l’uva da vino che per quella da tavola. Per le prime la contrazione appare più leggera; nel nord del Paese il trend è stazionario mentre nel centro-sud si segnalano valori negativi. I vigneti per uva da tavola, caratteristici delle zone centro-meridionali, registrano un andamento negativo del 15% rispetto al 2010. La vendemmia 2011 risulta una delle più scarse degli ultimi anni, condizionata da un andamento climatico anomalo. Le temperature instabili e le piogge insistenti in primavera inizio-estate e successivamente il caldo torrido di agosto hanno inciso negativamente in termini di volumi produttivi. Una causa ulteriore delle riduzioni delle superfici può essere imputabile alla presenza di quote di vigneti interessati dal processo di ristrutturazione e riconversione delle superfici, attuato nell’ambito dell’OCM vino. In tal senso, in Italia, negli ultimi anni, una sostanziale porzione di vigneti è entrata a far parte del programma; ciò ha comportato una contrazione in termini di volumi a favore della qualità.

La viticoltura è un elemento caratteristico che riesce a valorizzare non solo gli aspetti agronomici ed economici della regione, ma riesce ad includere anche elementi legati al contesto del territorio (tradizioni culturali e valorizzazione del paesaggio). Anche se le attività di promozione e valorizzazione dei marchi vitivinicoli non sono efficaci come in altre realtà nazionali, le produzioni abruzzesi godono di ottima considerazione tra gli operatori del settore e nei mercati italiani ed esteri, ma non sono accompagnate da un brand attrattivo.

Nel comparto vitivinicolo abruzzese è possibile individuare due filoni produttivi: il primo relativo alle aziende che conferiscono le produzioni alle cooperative, il secondo riguarda le aziende attive sul mercato in modo autonomo, che curano tutta la filiera a partire dalla produzione fino alla distribuzione.

Nel 2011 il valore della filiera vitivinicola25 abruzzese ai prezzi di base è di circa 81 milioni di euro, -3,2% rispetto al 2010 quando si arrivò ad oltre 83 milioni di euro. Anche la produzione registra cali nell’ordine del 14%; andamento negativo mitigato in parte da un leggero rialzo dei prezzi (+13%). L’andamento climatico non ha aiutato le produzioni; il 2011 si è aperto con forti perturbazioni ed improvvisi cali di temperature che hanno danneggiato i vigneti collinari delle provincie di Teramo Pescara e Chieti. Successivamente, nel secondo e terzo trimestre, la peronospora e le infezioni oidiche hanno destato preoccupazione tra gli operatori che si sono dovuti confrontare anche con gli attacchi di tignoletta che, dopo un periodo di fermo, ha ripreso i voli richiedendo trattamenti tempestivi. Ad ottobre, grazie all’andamento meteorologico mite, si sono concluse le ultime vendemmie che hanno consentito di recuperare i ritardi di alcune uve come quelle del Montepulciano e del Trebbiano, penalizzate dall’eccessiva insolazione del mese precedente.

Secondo i dati RICA le 130 aziende che coltivano vite per vino DOC e/o DOCG impiegano mediamente 4,7 ettari di superficie, mentre le 145 aziende che coltivano vite

25 Comprende: vino, uva commercializzata, uva conferita e sottoprodotti.

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per vino comune impiegano mediamente 2 ettari a vigneti. La resa dell’uva per vino di qualità si attesta sui 140 quintali ad ettaro (limite massimo per le produzioni doc), leggermente più alta del biennio 2009-2010 (+12,3%). L’uva per vino comune ha una resa decisamente superiore; 164 quintali ad ettaro, circa il 7% in più rispetto al biennio precedente, con punte di 180 quintali nelle zone più vocate. La PLT dei vigneti DOC risulta inferiore al dato nazionale (-18%) in virtù del minor prezzo che riescono a spuntare gli operatori abruzzesi sui mercati (circa 34 euro al quintale). La differenza tra il dato regionale e quello nazionale sui costi specifici è minima, pertanto, la netta differenza del margine lordo (-25% rispetto alla media italiana) è data principalmente dallo squilibrio dei prezzi di vendita. Per l’uva da vino comune le differenze non sono così marcate: la PLT è pressoché simile al dato nazionale, così come i costi specifici (circa 1.000 euro ad ettaro). Di conseguenza anche il margine lordo risulta in linea con la media nazionale (circa 3.300 euro ad ettaro).

In Italia la superficie investita ad olivo nel 2011 risulta di circa 1.140.000 ettari (-2%) rispetto all’anno precedente. Le rese sono aumentate in particolare nella circoscrizione sud e isole (+1%) mentre, al centro il trend risulta leggermente negativo.

I prodotti dell’olivicoltura abruzzese ai prezzi di base nel 2011 sono di circa 75 milioni di euro, 9 punti percentuali in meno rispetto al 2010 (82 milioni di euro). Il trend negativo riguarda anche i volumi produttivi (-14,5%), determinato con buona probabilità dalla sempre minore redditività di tale coltivazione.

Dall’indagine Rica 2011 emerge che le 293 aziende del campione investono circa 1,5 ettari ad olivo; tale coltura, caratteristica dell’agricoltura abruzzese, è diffusa principalmente nella collina litoranea e nell’entroterra, fino alle zone pedemontane. In alcuni areali rappresenta una coltivazione di pregio (nel pescarese e nel chietino) con valenza storica e paesaggistica, dalla quale derivano prodotti di qualità riconosciuti nei mercati italiani e stranieri.

La resa è di oltre 43 quintali ad ettaro, pressoché simile alla media nazionale e leggermente più alta rispetto al biennio precedente (+7%); il prezzo delle olive che gli operatori riescono a spuntare sui mercati è il linea con l’andamento dell’ultimo biennio (36 euro al quintale), e in linea anche con la media nazionale. Tutto ciò comporta una PLT sostanzialmente stabile negli ultimi anni che evidenzia la tenuta sui mercati di un prodotto caratterizzato da una qualità ed una tradizione poco influenzabile da congiunture economiche negative.

Il volume del prodotto trasformato risulta in diminuzione (-15%), ma è comunque evidente una netta propensione degli operatori alla valorizzazione del prodotto locale (olio extravergine), destinato in parte alla vendita (80-90%) ed in parte all’autoconsumo familiare (10-20%). I costi specifici sono rimasti invariati nell’ultimo triennio, risultano leggermente più alti rispetto al dato nazionale (+20%); ciò determina (considerato l’equivalenza nei dati sulla PLT) un margine lordo ad ettaro leggermente inferiore rispetto alla media nazionale (1.192 contro 1.378 euro ad ettaro).

In Abruzzo le aziende ad indirizzo frutticolo, concentrate nella collina litoranea, investono mediamente 2,1 ettari di superficie a pesco; nel corso dell’ultimo triennio si è registrato un calo nell’ordine dell’8%. Di contro, la resa risulta più alta (+3,8%),

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nonostante le avversità climatiche che in estate hanno favorito attacchi di oidio e monilia. Il valore della produzione ai prezzi di base è di 8 milioni di euro, circa il 20% in meno del 2010. La PLT ad ettaro è più bassa rispetto alla media nazionale (-40%), così come i costi specifici (-70%); nell’insieme questi due fattori determinano un margine lordo inferiore al dato medio nazionale di circa 1.500 euro ad ettaro, nonostante la crescita nell’ultimo biennio del 13,4%.

Allevamenti

Secondo i dati Istat del Censimento 2010 le aziende con allevamenti in Abruzzo sono 7.767 e rappresentano l’11,6% del totale. Il dato risulta inferiore al Censimento 2000 quando le aziende con allevamenti rappresentavano il 25%. La stagnazione economica degli ultimi anni, coniugata all’aumento dei costi di produzione ed alle difficoltà dovute all’aumentata pressione concorrenziale nei mercati, hanno ridotto gli investimenti nel settore zootecnico.

Le aziende specializzate in allevamenti sono localizzate prevalentemente nelle aree montane interne, e man mano che ci si sposta dalle aziende della collina litoranea a quelle collocate nelle zone più interne, l’allevamento assume maggiormente il carattere dell’estensività. Al contrario, il carattere prettamente intensivo degli allevamenti della fascia litoranea si può analizzare considerando i dati relativi al numero medio di vacche lattifere presenti in azienda (circa 40 unità contro le 25 presenti nelle zone montane) e dalla produzione di latte (oltre 1.500 quintali contro i 1.000 delle aziende localizzate in montagna). Il tipo di conduzione aziendale è prevalentemente familiare con l’ausilio di salariati impiegati sia nelle attività di pastorizia che di allevamento in azienda.

Secondo i dati RICA, le 69 aziende del campione 2011 hanno in totale 3.193 capi di bestiame bovino (di cui 1.354 da latte). Rispetto al biennio precedente c’è stata una variazione negativa sia della consistenza (-40,4%) che del numero di UBA (-38,4%). Anche il dato nazionale descrive variazioni negative, seppur non cosi incisive (consistenza -3,7% e UBA -4,3%). Questo fenomeno può essere parzialmente imputabile, oltre che alla congiuntura economica, alle conseguenze del sisma del 2009 che ha colpito il territorio aquilano, la provincia a maggior vocazione zootecnica della regione.

Molte aziende non hanno avuto la forza economica di riprendere le attività dopo i danni causati dal terremoto. Inoltre, le iniziative di sostegno al comparto, promosse dalla Regione, non sono ancora sufficienti a ricreare un circuito economico-zootecnico nel quale riproporre prodotti che da sempre sono stati dei fiori all’occhiello dell’economia agricola abruzzese.

La PLT dell’allevamento bovino in Abruzzo risulta di 1.700 euro ad UBA, sostanzialmente simile a quella nazionale; dati equivalenti si riscontrano nella PLV (intorno ai 1.100 euro ad UBA) e nell’Utile Lordo di Stalla (circa 550 euro ad UBA). I costi specifici risultano leggermente inferiori rispetto alla media nazionale (-14%), a cau del minor impiego di mangimi di provenienza extra-aziendale a favore del reimpiego di colture foraggere e/o all’utilizzo dei terreni destinati al pascolo.

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Figura 12 – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcuni allevamenti (valori medi regionali tra parentesi)

-50% 0% 50%

PLT - Produzione Lorda Totale (1.585 €/UBA)

ML - Margine Lordo (918 €/UBA)

PLT - Produzione Lorda Totale (608 €/UBA)

ML - Margine Lordo (313 €/UBA)

PLT - Produzione Lorda Totale (733 €/UBA)

ML - Margine Lordo (344 €/UBA)

Bovi

niO

vini

Suin

i

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

Il valore del margine lordo è molto vicino al dato nazionale (intorno ai 950 euro ad UBA), in leggero aumento rispetto al biennio precedente (+8%). Il valore della produzione ai prezzi di base dei prodotti degli allevamenti dei bovini è di 52 milioni di euro (più la quota derivante dal latte che è pari a 28 milioni di euro), superiore al dato 2010 (49 milioni di euro); esso rappresenta, insieme ai prodotti suinicoli e del pollame, una delle voci principali nella composizione del valore totale della branca agricoltura per quanto riguarda gli allevamenti.

In Abruzzo il contributo del settore ovicaprino nel 2011 è quantificato in 6,4 milioni di euro (produzione ai prezzi di base), leggermente inferiore al dato 2010. Il valore del latte di pecora e di capra è di circa 7 milioni di euro (-0,5% rispetto al 2010), risulta invece residuale il valore della lana quantificato in circa 900.000 euro.

Dai dati RICA emerge che nel campione sono presenti 53 aziende con allevamento ovino, con una media aziendale di 253 capi, 130 dei quali da latte; valori che delineano una netta diminuzione rispetto al biennio precedente (consistenza capi -40%, da latte -

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30%). La PLT ad UBA è di 660 euro (+13% rispetto al 2009-2010) incremento dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi di mercato.

I dati relativi all’ULS registrano variazioni positive nell’ordine del 25% accompagnate da rialzi anche nei costi specifici ad UBA (+7,2%). L’ammontare del margine lordo è di circa 355 euro ad UBA, maggiore rispetto al 2009-2010 (+22%) ma inferiore rispetto al dato nazionale (-32%).

Il comparto suinicolo in Abruzzo presenta un valore ai prezzi di base di circa 56 milioni di euro (+14% rispetto al 2010), posizionandosi al secondo posto in termini di valore dopo i prodotti dell’allevamento di pollame. Le aziende del campione RICA 2011 hanno mediamente 25 suini in stalla; l’allevamento da produzione interessa oltre il 60% dei capi ed è individuabile nelle aziende di medio-grandi dimensioni che acquistano i suinetti all’esterno da destinare poi all’ingrasso e quindi alla vendita.

L’allevamento con riproduzione interna è una peculiarità delle aziende di piccole dimensioni, principalmente a conduzione familiare, che però con il passare del tempo tende a ridursi. La PLT per unità di bovino adulto (UBA) registra un miglioramento rispetto al biennio precedente (circa 200 euro), ma si rileva anche un aumento dei costi specifici (562 euro ad UBA).

Quanto appena descritto comporta una determinazione del valore del margine lordo pari a 358 euro ad UBA, il 6% in più rispetto al biennio precedente ma il 12,5% in meno rispetto alla media nazionale del 2011.

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Prodotti trasformati

La filiera vitivinicola rappresenta il principale comparto agricolo regionale con oltre il 25% dell’intera PLV, tra le più elevate incidenze fra le regioni italiane. La viticoltura in Abruzzo può contare su oltre 30.000 ettari di vigneti specializzati, localizzati prevalentemente in collina. Nell’ultimo decennio sono aumentate le produzioni di vino DOC, mentre, nelle produzioni di vino da tavola non ci sono state significative differenze (quelle riscontrabili sono dovute essenzialmente all’evoluzione dell’annata agraria).

La produzione di vino proviene principalmente dalla provincia di Chieti (circa 85%), in provincia di Pescara e Teramo la produzione rappresenta il 10-15% e in provincia dell’Aquila l’1-2%. I dati Istat 2011 dell’Abruzzo sono certamente influenzati dai postumi del terremoto ma mostrano, nell’ambito di un forte calo della produzione, un’evoluzione molto incoraggiante verso le produzioni di qualità.

Il calo produttivo è molto forte, -25%, ma il valore della produzione scende soltanto del 3%, ossia la metà di quanto mediamente è successo negli ultimi 10 anni. È così che l’Abruzzo scende a meno del 6% della produzione nazionale di vino (rispetto ad una media del 7% delle annate più recenti), ma cresce nella quota di produzioni di vini DOC al 7.1%26.

La produzione di vino DOC è stabilmente poco sopra 1 milione di ettolitri, mentre i vini IGT scendono del 13%, ma rappresentano una quota abbastanza marginale del prodotto totale (10% contro il 47% dei vini DOC). A crollare sono i vini da tavola, -44% a 900.000 ettolitri, un livello mai registrato (range storico 1,3 – 1,6 milioni di ettolitri).

In questo contesto la produzione di vino bianco pari a 800 mila ettolitri diminuisce del 29%, mentre quella di vino rosso che sembra essere meno orientata sui vini di bassa qualità, si attesta a 1,4 milioni di ettolitri con una diminuzione del 22%.27 La vite DOC maggiormente coltivata è quella del Montepulciano, che rappresenta il 74% della produzione regionale ed è una delle maggiori denominazioni di origine controllata Italiane. Il Trebbiano è in leggero declino, con una produzione 2011 di circa 190 mila ettolitri (18%). Infine, in ordine di volumi produttivi troviamo il Cerasuolo che con 60 mila ettolitri rappresenta circa il 5% della produzione regionale28.

La restante percentuale (3%) è coperta da altri vitigni DOC che non incidono particolarmente in termini di quantitativi e di valore prodotto. La produzione di vino passa per oltre l’85% attraverso le cantine sociali (in Italia il 50%) che associano oltre

26 Nel 2008 la cantina cooperativa Cantina Tollo vince l'International Red Italian Varietal Trophy. Per l'Inghilterra l'Abruzzo è la regione leader per la produzione enologica italiana di qualità. A decretarlo è il Decanter World Wine Awards che ha assegnato al Cagiolo 2005 Cantina Tollo tale riconoscimento, premio che spetta solo a 26 vini sui 9600 valutati durante il concorso. Una crescita costante dell’enologia abruzzese segnata da un percorso che aveva già portato nel 2007 Cantina Tollo a ricevere con Hedos il premio di Migliore Rosato del Mondo dal Club de la Presse del Concours Mondiale di Bordeaux. Nel 2008 Cantina Tollo ha ricevuto anche il premio Cantina dell'Anno 2008 Gambero Rosso. 27 Fonte: www.inumeridelvino.it 28 Fonte: Federdoc

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20.000 produttori. Le cantine sociali sono 40 (33 nella sola provincia di Chieti) alle quali si aggiungono oltre 100 viticoltori-vinificatori.

Secondo i dati del campione RICA 2011 ogni azienda specializzata in viticoltura investe mediamente 11 ettari di superficie a vite per vino DOC e 2 ettari a vite per vino comune. Il risultato del vino DOC risulta in decremento rispetto al biennio precedente (-16%) mentre la vite per vino comune registra un aumento di circa 20 punti percentuali.

La PLT del vino di qualità (202 euro al quintale) è leggermente superiore rispetto al risultato medio registrato nel biennio 2009-2010 (+1,3%) ma nettamente inferiore al dato nazionale (349 euro al quintale). Questo aspetto è imputabile alla netta differenza nei prezzi di vendita: in Abruzzo le quotazioni si aggirano sui 190 euro al quintale mentre, in Italia, gli operatori riescono a spuntare prezzi superiori ai 300 euro.

La differenza è meno marcata nel comparto del vino comune, i prezzi di vendita differiscono di circa il 30% (Abruzzo 120 euro al quintale, Italia 180 euro al quintale).

Secondo i dati Istat, il settore olivicolo nella campagna 2011 registra un aumento della produzione di olive (+2,3%) e di olio (+9,3%) nelle regioni del sud, mentre nelle regioni del centro la produzione olearia è scesa del 14%.

Il valore della produzione nazionale di olio è di circa 1,3 miliardi di euro (2,7% della produzione agricola nazionale), in lieve aumento rispetto all’annata 2010 (+2,8%).

Figura 13 – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcune produzioni trasformate (valori medi regionali tra parentesi)

-100% -50% 0% 50% 100%

Produzione prodotto principale (139 €/q.le)

Spese trasformazione (6 €/q.le)

Margine lordo (84 €/q.le)

Prezzo medio vendita (140 €/q.le)

Produzione prodotto principale (201 €/q.le)

Spese trasformazione (9 €/q.le)

Margine lordo (145 €/q.le)

Prezzo medio vendita (193 €/q.le)

Produzione prodotto principale (579 €/q.le)

Spese trasformazione (64 €/q.le)

Margine lordo (241 €/q.le)

Prezzo medio vendita (591 €/q.le)

Vino

Vino

DO

CO

lio

Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA

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In Abruzzo il valore della produzione ai prezzi di base dell’olio è di 68 milioni di euro (-9% rispetto al 2010); in termini di volumi produttivi si registra un calo di circa il 20%. Il comparto degli olii extravergini DOP/IGP segna un leggero incremento sia nelle produzioni (+1%) che nelle superfici investite (+2% circa).

La produzione lorda vendibile dell’olivicoltura abruzzese è concentrata nelle province di Chieti (57%) e Pescara (29%). I frantoi operanti sono oltre 400 anche se da un decennio a questa parte il numero si è ridotto.

In Abruzzo sono state riconosciute tre denominazioni di origine: l’olio “Aprutino pescarese” prodotto nella provincia di Pescara, l’olio delle “Colline teatine” prodotto nell’omonima provincia e l’olio “Petruziano” prodotto sul territorio della provincia di Teramo. La produzione di olio DOP interessa circa il 7% della superficie e il 2% della produzione lorda vendibile.

Nel 2011 la commercializzazione continua a seguire i consueti canali di vendita; la maggior parte viene venduto allo stato sfuso (80%). Gli autoconsumi sono stabili intorno al 20%, mentre l’olio conservato in giacenza non supera il 10%.. La commercializzazione del prodotto è per la maggior parte in mano ai frantoiani (60%), seguono la vendita diretta (25%), quella per mezzo dei commercianti (10%), la vendita nella ristorazione (3%) ed infine il canale dell’industria (2%).

I dati RICA 2011 evidenziano l’importanza del comparto oleario in Abruzzo; il prezzo medio di vendita al quintale si aggira sui 600 euro, oltre il 25% in più rispetto alla media nazionale. Il riconoscimento da parte del mercato dell’olio abruzzese è frutto della spiccata vocazione del territorio che consente di ottenere olii di alta qualità riconosciuti in ambito nazionale ed internazionale.29

L’aumento dei costi per la trasformazione incide notevolmente sulla composizione del margine lordo che comunque, attestandosi sui 300 euro al quintale, risulta maggiore sia del biennio precedente (276 euro al quintale) che della media nazionale (250 euro al quintale).

Le spese di trasformazione si attestano intorno ai 64 euro al quintale di olio, ben più elevate rispetto della media nazionale (42,65 euro al quintale); nonostante ciò, come accennato in precedenza, il margine lordo dell’olio in Abruzzo è più elevato della media nazionale grazie soprattutto al maggior prezzo di vendita del prodotto finito. Il valore al quintale delle olive si attesta sui 38 euro, a livello nazionale il dato medio è di 42,75 euro al quintale (+9%).

29 Il Frantoio Ranieri (DOP Aprutino Pescarese) nel 2011 ha ricevuto il premio FEDERDOP destinato alle migliori aziende produttrici di olio extravergine di oliva.

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Riferimenti

Siti

Sito di interesse Indirizzo internet

Portale INEA www.inea.it

Sito RICA Italiana www.rica.inea.it

FADN Comunitaria http://ec.europa.eu/agriculture/rica

Ministero dell’Agricoltura www.politicheagricole.it

Portale Sviluppo Rurale www.reterurale.it

AREA RICA www.rica.inea.it/public/it/area.php

BDR Online www.bancadatirica.inea.it

Censimento agricoltura 2010 http://dati-censimentoagricoltura.istat.it

Statistiche agricole (rese e superfici) http://agri.istat.it

Conti economici regionali www.istat.it/it/archivio/12718

Sistema Informativo Agricolo Nazionale www.sian.it

Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale UE http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm

Movimprese di Infocamere www.infocamere.it/movimprese

Strumenti RICA per la consulenza www.rica.inea.it/public/it/consulenza.php

Indice prezzi alla produzione www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/346

Agricoltura Italiana Online www.aiol.it

PACIOLI - Studi e ricerche con dati FADN www.pacioli.org

Mercato fondiario www.inea.it/mercato-fondiario

Informatore Agrario www.informatoreagrario.it

Agrisole www.agrisole.it

Annuario INEA www.inea.it/annuario

Direzione Agricoltura Regione Abruzzo www.regione.abruzzo/agricoltura

PSR Regione Abruzzo www.regione.abruzzo/agricoltura/psr

Unioncamere Abruzzo www.unioncamereabruzzo.it/index.php

Facoltà di Agraria - università di Teramo www.unite.it/UniTE/Engine/RAServePG.php/P/25671UTE1019

Facoltà di Economia - università di Pescara www.dec.unich.it/index.php

COTIR www.cotir.it

Istituto Zooprofilattico - Teramo www.izs.it

CRESA – Abruzzo www.cresa.it

Coldiretti Abruzzo www.coldiretti.abruzzo.it

CIA Abruzzo www.ciaabruzzo.it

Confagricoltura Abruzzo www.confagricoltura.abruzzo.it/

COPAGRI Abruzzo www.copagri.it

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Glossario

Voce Descrizione

Aziende rappresentate

Numero di aziende che rappresentano l’universo di riferimento del campione RICA regionale per lo specifico strato. Numerosità ottenuta dal prodotto tra il numero di aziende del campione rilevato e il numero di aziende dell’universo. Per maggiori dettagli si veda la sezione metodologia del sito RICA.

Campione RICA

Il campione RICA viene costruito per raggiungere diversi obbiettivi. Rappresentare l’agricoltura a livello di regione o provincia autonoma, con un copertura di oltre il 90% della Produzione Standard del campo di osservazione. Consentire la stima dei principali aggregati economici con un tasso di precisione superiore al 95%. Ridurre la molestia statistica e ottimizzare i costi dell’indagine.

Campo di osservazione

Il campo di osservazione dell’indagine RICA è un sottoinsieme dell’universo delle aziende censite dall’ISTAT, rappresentato dalle aziende con una Produzione Standard superiore ai 4.000 euro.

SAT Superficie Totale

La superficie aziendale complessiva, indipendentemente dal titolo di possesso, comprensiva della superficie agricola utilizzata (SAU), della superficie boscata o utilizzata per le piantagioni da legno, e le altre superfici aziendali (tare dei fabbricati, tare degli appezzamenti, e altre superfici non agricole).

SPROP Superficie in proprietà

La superficie destinata sia ad uso agricolo sia per altri usi, di proprietà dell’azienda, sia a pieno titolo che in comproprietà con altre aziende o altri soggetti giuridici diversi dall’impresa agricola.

SAU Sup41erficie Agricola Utilizzata

La SAU rappresenta la superficie agricola utilizzata per realizzare le coltivazioni di tipo agricolo, escluse quindi le coltivazioni per arboricoltura da legno (pioppeti, noceti, specie forestali, ecc.) e le superfici a bosco naturale (latifoglie, conifere, macchia mediterranea). Dal computo della SAU sono escluse le superfici delle colture intercalari e quelle delle colture in atto (non ancora realizzate). La SAU comprende invece la superficie delle piantagioni agricole in fase di impianto.

SAUIR Superficie Irrigabile

La superfici irrigabile rappresenta la superficie servita dagli impianti di irrigazioni aziendali o consortili che nel corso dell’annata agraria può o meno essere oggetto di effettiva distribuzione dell’acqua irrigua.

SAUIRG SAU Irrigata La superficie ad uso agricolo effettivamente irrigata nel corso dell’annata agraria, con modalità diverse in relazione alla fonte, alle modalità e tipologia di impianti di distribuzione, alla tipologia colturale, e alle caratteristiche pedoclimatiche.

SAF SAU Foraggere

La superficie agricola investita a pascoli, prati-pascoli permanenti, prati avvicendati (monofiti o polifiti), erbai annuali monocolturali o polifiti.

KW Potenza Motrice

La potenza delle macchine aziendali, indipendentemente dal titolo di possesso delle stesse, viene espressa in termini di Kw, ed è riferita alle macchine motrici di tipo agricolo, alle semoventi e agli autoveicoli utilizzati per le attività aziendali interne ed esterne (contoterzismo attivo). Sono escluse dal calcolo della potenza motrice le macchine dei servizi di contoterzismo passivo (con o senza operatore).

ULT Unità di Lavoro annue

Le unità di lavoro sono rappresentate dalla manodopera familiare e salariata. Le ULT vengono calcolate secondo il parametro 2.200 ore/anno/persona. Per tutti i componenti della manodopera sia familiare che retribuita (avventizi esclusi) le UL vengono calcolate per ogni soggetto dividendo il numero di ore prestate nel corso dell’esercizio contabile per il parametro 2.200. Nel caso i cui il numero di ore prestate da un singolo componente è superiore alle 2.200 ore/anno la UL sarà uguale a 1, mentre nel caso in cui invece il numero di ore è inferiore a 2.200 allora la UL sarà proporzionale alle ore effettivamente prestate. La sommatoria delle UL dei singoli componenti la manodopera così calcolate vengono sommate alle UL della manodopera avventizia, determinata dal rapporto delle ore prestate dai gruppi di avventizi per il parametro 2.200. Dalle ULT aziendali sono escluse le ore prestate dalla manodopera derivante dai servizi di contoterzismo passivo. Nel calcolo delle ULT è compreso invece lo scambio della manodopera tra aziende agricole limitrofe.

ULF Unità di Lavoro Familiari

Le unità di lavoro familiare sono rappresentate dalla manodopera della famiglia agricola a tempo pieno e part-time (parenti del conduttore, siano essi conviventi che aventi semplici relazioni di parentela naturale o acquisita). Le ULF vengono calcolate secondo il parametro corrispondente a 2.200 ore/anno/persona. La sommatoria delle ULF dei singoli componenti la manodopera familiare determina le ULF complessive prestate in azienda.

UBA Unità Bovine Adulte

La consistenza degli allevamenti viene determinata attraverso le UBA. Tali unità di misura convenzionale. derivano dalla conversione della consistenza media annuale delle singole categorie animali nei relativi coefficienti definiti nel Reg. CE 1974/2006. Sono esclusi da calcolo gli animali allevati in soccida. Per maggiori informazioni consultare la guida di riferimento della procedura GAIA.

KF Capitale fondiario

Rappresenta, dal punto di vista contabile, la principale immobilizzazione materiale delle aziende agricole (il principale asset produttivo). Viene determinato in base alla soma dei valori di mercato dei beni di proprietà: terreni aziendali di qualsiasi tipologia (uso agricolo, forestali, tare), comprensivo dei miglioramenti fondiari effettuati nel tempo, del valore attuale dei fabbricati rurali e delle piantagioni agricole e da legno.

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Voce Descrizione

KA Capitale Agrario

Rappresenta una immobilizzazione del capitale dell’azienda. Questo componente del capitale aziendale, denominato anche Capitale di Esercizio, è a sua volta suddiviso in Capitale Agrario Fisso (macchine, impianti, animali da vita, brevetti, marchi) e Capitale Agrario Circolante (animali da ingrasso, scorte di magazzino, anticipazioni colturali, ed una quota parte del capitale circolante).

KAF Capitale Agrario Fisso

Rappresentato dalle macchine motrici ed attrezzi di pieno campo, dagli impianti e le attrezzature dei centri aziendali

KFIX Capitale Fisso Costituito dal Capitale Fondiario e dal Capitale Agrario Fisso. Rappresenta il capitale con il grado di disponibilità monetaria più bassa.

KM Capitale Macchine

Sono le macchine motrici, gli impianti fissi e mobili, gli attrezzi di campo e le attrezzature dei centri aziendali. Rappresenta una quota più o meno consistente del Capitale Agrario Fisso.

KAC Capitale Agrario Circolante

È costituito dai prodotti agricoli di scorta (giacenze finali), sia vegetali che animali, prodotti principali e secondari, prodotti primari e prodotti trasformati. Mezzi tecnici extra-aziendali. Consistenza finale in valore degli animali giovani e da ingrasso.

LQ Liquidità differite e immediate

Rappresentate rispettivamente dal capitale agrario circolante, dai crediti a breve, dai depositi sul conto corrente e dal fondo cassa contante (liquidità immediate).

KC Capitale Circolante

È costituito dal Capitale Agrario Circolante e dalle Liquidità differite ed immediate. Rappresenta il capitale immediatamente disponibile.

INV Nuovi investimenti

Sono rappresentati dagli investimenti aziendali realizzati nel corso dell’esercizio contabile, attraverso l’acquisizione (acquisti, donazioni, conferimenti) di nuovi fattori produttivi a fecondità ripetuta (terreni, fabbricati, macchine ed impianti, piantagioni, animali da vita).

IMP Impieghi La quota dello stato patrimoniale rappresentato dai capitali investiti in azienda, ossia il totale degli impieghi.

PC Passività correnti

Sono rappresentate dai cosiddetti debiti di funzionamento, ossia dalla quantità di debiti verso fornitori non ancora estinti al 31 dicembre dell’esercizio contabile. Sono passività del patrimonio con scadenza a breve.

PCS Passività consolidate

Sono voci del passivo dello stato patrimoniale, denominate anche passività redimibili, con scadenze a medio e lungo termine, rappresentate essenzialmente dai mutui e presti da parte di enti finanziatori (banche ed altri istituti di credito e società finanziarie). Sono risorse finanziare destinate prevalentemente ad investimenti aziendali.

KTZ Capitale di terzi

Rappresenta il finanziamento da parte di terzi. È dato dalla sommatoria delle passività correnti (debiti di funzionamento) e delle passività consolidate (mutui e presti a breve e medio lungo termine, accantonamenti e TFR per dipendenti)

KN Capitale Netto Rappresenta un di cui del Patrimonio Netto, ed è costituto, per le aziende agricole, in prevalenza dagli apporti di capitale da parte dell’imprenditore.

PNET Patrimonio Netto

Rappresenta la voce dello stato patrimoniale dell’autofinanziamento dell’impresa agricola. Le fonti interne di finanziamento sono gli apporti e gli accantonamenti dell’imprenditore (nelle diverse forme giuridiche) al netto degli autoconsumi e dei prelevamenti da parte dell’imprenditore e dei suoi soci, gli utili di esercizio provenienti dagli anni precedenti, e le eventuali riserve legali accantonate per legge. È denominato anche capitale di rischio in quanto viene utilizzato per coprire eventuali debiti e perdite finanziarie.

FON Fonti La quota dello stato patrimoniale rappresentato dal capitale di finanziamento, ossia le diverse fonti di finanziamento sia esterne che interne all’azienda agricola.

RTA Ricavi Totali Aziendali

Rappresentano i ricavi complessivi aziendali per la cessione di prodotti e servizi, costituiti a sua volta dai ricavi delle attività primarie agricole e zootecniche (la cosiddetta PLV), e i ricavi derivanti dalle Attività Complementari, conosciute anche come attività connesse (multifunzionalità).

PLV Produzione Lorda Vendibile

Valore della produzione agricola ottenuta dalla vendita, sia dei prodotti primari che trasformati, dall’autoconsumo, dalle regalie, dai salari in natura, dalle variazioni di magazzino; dalla capitalizzazione dei costi per le costruzioni in economia e per le manutenzioni straordinarie, dalla rimonta interna di animali giovani, ed dagli aiuti pubblici in conto esercizio del primo pilastro della PAC.

ATCO Ricavi Attività Comple_ mentari

Ricavi derivanti dalle diverse attività connesse, consentite dalla legislazione nazionale, e complementari alle attività di produzione di beni e servizi agricoli:. Dall’agriturismo, al contoterzismo, dai servizi connessi alle attività zootecniche, agli affitti attivi, alla produzione di energie rinnovabili.

CC Costi Correnti

Comprendo tutti i costi variabili, inclusi i reimpieghi aziendali, per l’acquisizione dei mezzi tecnici a logorio totale e dei servizi necessari per realizzare le attività messe in atto dall’azienda, siano esse prettamente agricole sia per realizzare prodotti e servizi derivanti dalle attività complementari.

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Voce Descrizione

VA Valore Aggiunto

Nella bilancio RICA_INEA il VA rappresenta il saldo tra i Ricavi Totali Aziendali e i Costi Correnti. Nei Conti Economici dell’ISTAT è l’aggregato calcolato come differenza tra il valore delle produzioni calcolata a prezzi di base (senza aiuti e senza imposte sui prodotti) e i consumi intermedi.

CP Costi Pluriennali

Sono rappresentati dai costi sostenuti per l’impiego dei fattori produttivi a fecondità ripetuta (le quote di ammortamento annuale delle immobilizzazioni materiali), dagli accantonamenti per i lavoratori dipendenti (TFR), ed altre tipologie di accantonamenti di tipo finanziario.

PN Prodotto Netto

Nel bilancio riclassificato RICA_INEA rappresenta l’aggregato del conto economico derivante dalla differenza tra il Valore Aggiunto e i Costi Pluriennali.

RD Redditi Distribuiti

Nel bilancio riclassificato RICA_INEA rappresentano i costi sostenuti per la remunerazione del lavoro (stipendi, salari, oneri sociali, altri oneri per lavoro dipendente) e per l’impiego del fattore terra fornito da terzi (affitti passivi).

RO Reddito Operativo

Nel bilancio riclassificato RICA_INEA rappresenta l’aggregato del conto economico derivante dalla differenza tra il Prodotto Netto e il costo del lavoro (Redditi Distribuiti).

RN Reddito Netto

Rappresenta la remunerazione dell’imprenditore agricolo nelle sue diverse forme giuridiche. Nel bilancio riclassificato RICA_INEA è ottenuto come differenza tra il RO e gli oneri finanziari e straordinari (in diminuzione), e gli aiuti pubblici in conto capitale e quelli in conto esercizio del 2 Pilastro della PAC,

SAU/ ULT

Intensità del lavoro

Indica la disponibilità di superficie agricola utilizzata per unità lavorativa: fornisce una misura della intensità del fattore lavoro. Il valore deve essere interpretato tenendo conto dell’indirizzo produttivo e della qualità della terra a disposizione, comparando tra loro aziende simili.

SAUIR/ SAU

Incidenza della SAU irrigata

Misura, in termini percentuali, l’incidenza della superficie irrigata rispetto alla superficie agricola utilizzata. Tale indice deve essere valutato congiuntamente alla produttività della terra (PLV/SAU).

SPROP/ SAT

Incidenza superficie in proprietà

Indica, in termini percentuali, l’incidenza della superficie dei terreni in proprietà rispetto alla superficie aziendale totale. Tale indice deve essere valutato congiuntamente all’indice dell’intensità fondiaria (KF/SAU).

UBA/ ULT

Grado intensità zootecnica

Questo indice, misura il livello di intensità di meccanizzazione in termini di potenza, espressa in Kw, disponibile per ULT. Esso va valutato in relazione al valore espresso dal grado di meccanizzazione dei terreni (Kw/SAU), alla specializzazione produttiva (OTE), alla dimensione economica, alla forma di conduzione, ed in relazione al valore del capitale agrario fisso. Un valore relativamente alto di questo indice rispetto al dato medio di aziende simili in molti casi indica una eccessiva meccanizzazione.

UBA/ SAU

Carico bestiame

Indica il numero di UBA per ettaro di SAU. Esso misura il carico di bestiame sulla superficie aziendale. Tale indice va letto in relazione alla tipologia di allevamento (estensivo, intensivo), ai sistemi di conduzione (convenzionale, biologico), all’estensioni delle superfici a foraggere, e al livello di autosufficienza alimentare. Tale indice è importante soprattutto per le aziende zootecniche specializzate in erbivori (OTE del polo 4). Un valore relativamente basso di questo indice rappresenta per gli allevamenti estensivi una misura del benessere degli animali.

ULF/ ULT

Incidenza manodopera familiare

Indica l’incidenza, in termini percentuali, della manodopera non retribuita rispetto alla manodopera complessiva aziendale. Tale indice varia in relazione alla forma di conduzione e alla forma giuridica, alla dimensione economica, al contesto economico produttivo, alle normative giuridico-amministrative.

KW/ SAU

Grado di meccanizzazione dei terreni

Indica il grado di meccanizzazione aziendale in termini di potenza, espressa in Kw, disponibile per ettaro di superficie agricola utilizzata. Tale indice va valutato in relazione alla specializzazione produttiva (OTE) alla dimensione economica, alla forma di conduzione, ed in relazione all’indice che misura l’intensità del capitale agrario fisso. Un valore relativamente alto di questo indice rispetto al dato medio di aziende simili in molti casi indica una eccessiva meccanizzazione.

KW/ ULT

Intensità di meccanizza_ zione

Questo indice, che misura il livello di intensità di meccanizzazione in termini di potenza, espressa in Kw, disponibile per ULT. Esso va valutato in relazione al valore espresso dal grado di meccanizzazione dei terreni (Kw/SSAU), alla specializzazione produttiva (OTE) alla dimensione economica, alla forma di conduzione, ed in relazione al valore del capitale agrario fisso. Un valore relativamente alto di questo indice rispetto al dato medio di aziende simili in molti casi indica una eccessiva meccanizzazione.

KF/ ULT

Capitalizza_ zione fondiaria

Esprime il valor del capitale fondiario (KF) per ULT, indica il grado di intensività d’uso del capitale fondiario rispetto al lavoro. Tale indice varia in relazione al titolo di possesso dei beni fondiari, al loro livello di obsolescenza (cespiti completamente ammortizzati), all’ordinamento tecnico e all’ubicazione dell’azienda rispetto agli usi alternativi degli stessi beni impiegati nella gestione aziendale.

KF/ SAU

Intensità fondiaria

Esprime il valor del capitale fondiario (KF) per ettaro di SAU, indica il grado di intensività fondiaria del fattore terra e dei capitali stabilmente investiti su di essa. Tale indice varia in relazione al titolo di possesso dei beni fondiari, all’ordinamento tecnico e all’ubicazione dell’azienda rispetto agli usi alternativi degli stessi beni impiegati nella gestione aziendale.

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Voce Descrizione

KAT/ SAU

Intensità agraria

Esprime il valore del capitale agrario totale (KAT) per ettaro di SAU, ed indica il grado di intensività agraria del capitali tecnici impiegati nella gestione aziendale dell’impresa agricola.

KAT/ ULT

Capitalizza_ zione agraria

Esprime il valore del capitale agrario totale (KAT) per unità di lavoro aziendale, ed indica il livello di meccanizzazione dell’impresa agricola.

KAT/ VA

Efficienza capitale agrar.

Rappresenta il rapporto tra il capitale agrario fisso e il valore aggiunto, ed esprime l’efficienza economica dei capitali tecnici impiegati nel processo produttivo.

PCS/ FON

Indice della passività

Rappresenta il rapporto tra tutte le passività (debiti di funzionamento e mutui e prestiti) rispetto al totale delle fonti di finanziamento. Esprime il grado di dipendenza da fonti esterne.

INV/ SAU

Dinamicità aziendale

Rapporto tra il volume degli investimenti e la superficie agricola utilizzata. Questo indice esprime il grado di dinamicità dell’azienda in funzione dell’estensione della superficie agricola.

RTA/ IMP

Rotazione dei ricavi L’indice economico esprime il volume dei ricavi rispetto ai capitali investiti (totale degli impieghi).

RTA/ ULT

Produttività totale lavoro

Indice economico dell’efficienza del lavoro aziendale in termini di ricavi complessivi, rapporto tra i ricavi totali aziendali e le unità di lavoro (sia retribuite che dipendente).

PLV/ ULT

Produttività agric. lavoro

L’indice economico esprime la produttività unitaria del lavoro rispetto ai ricavi aziendali derivanti dalle attività tradizionalmente agricole.

RTA/ SAU

Produttività totale terra

Indice economico che esprime la produttività complessiva della superficie aziendale rispetto ai ricavi sia delle attività agricole sia delle attività complementari.

PLV/ SAU

Produttività agricola terra

Esprime la produttività unitaria della superficie agricola utilizzata. Indice economico che esprime il grado di efficienza produttiva della terra.

VA/ SAU

Produttività netta terra

Esprime la produttività netta unitaria della SAU. Indice economico che esprime il grado di efficienza di utilizzo del fattore terra al netto dei costi variabili.

CC/ RTA

Incidenza dei costi correnti

Indice economico che esprime il grado di efficienza dell’utilizzo dei mezzi tecnici calcolato in base all’incidenza dei costi correnti rispetto ai ricavi totali.

CP/ RTA

Incidenza dei costi plur.li

Indice economico che esprime il grado di efficienza dell’utilizzo dei capitali fissi, calcolato in base all’incidenza dei costi pluriennali rispetto ai ricavi totali.

PLV/ RTA

Incidenza attività agr.le

Indice economico che esprime il grado di efficienza agraria dell’azienda, calcolato in base all’incidenza dei ricavi per attività prettamente agricole rispetto ai ricavi totali.

RN/ ULT

Redditività netta lavoro

Indice della redditività netta del lavoro aziendale. Misura la redditività unitaria del lavoro rispetto a tutte le attività praticate in azienda.

RN/ ULF

Redditività lavoro famil.re

Indice della redditività netta del lavoro familiare. Misura la redditività unitaria del lavoro non retribuito rispetto a tutte le attività praticate in azienda.

RO/ ULT

Redditività lorda lavoro

Indice della redditività lorda del lavoro aziendale. Misura la redditività unitaria del lavoro rispetto all’attività aziendale al netto dei ricavi e degli oneri straordinari. Redditività della gestione caratteristica.

VA/ ULT

Rendimento lavoro Indice economico che esprime il livello di rendimento del lavoro aziendale rispetto al valore aggiunto.

RN/ SAU

Redditività netta terra

Indice reddituale che esprime la redditività complessiva della superficie aziendale rispetto ai ricavi sia delle attività agricole sia delle attività complementari.

RN/ RO

Indice della gestione straordinaria

Indice reddituale che consente di esprimere il peso della gestione extra-caratteristica nella formazione del reddito netto.

Ulteriori termini possono essere consultati sulla procedura web denominata GLOSSARIO RICA accessibile al seguente link: www.rica.inea.it/glossario. Maggiori dettagli sulla documentazione tecnica a supporto sia degli utenti che utilizzano le procedure contabili RICA_INEA, sia agli utenti che accedono ai sistemi informativi (AREA e BDR Online) sono disponibili sul sito del Sistema Documentale RICA accessibile al seguente link: www.rica.inea.it/documentazione.

65

Appendice statistica

Tabella 1.1 – Caratteristiche strutturali dell’agricoltura regionale

Indicatore 2000 2010 Var.%

Aziende totali 76.629 66.837 -12,8con allevamenti 19.802 7.767 -60,8

Giornate di lavoro (migliaia) 10.847 7.530 -30,6Superficie totale (mig. ettari) 650 687 5,7SAU (mig. ettari) 431 454 5,2

Aziende totali 2.396.274 1.620.884 -32,4con allevamenti 370.356 217.449 -41,3

Giornate di lavoro (migliaia) 327.265 250.806 -23,4Superficie totale (mig. ettari) 18.767 17.081 -9,0SAU (mig. ettari) 13.182 12.856 -2,5

Abruzzo

ITALIA

Fonte: ISTAT, Censimento agricolo 2010

Tabella 1.2 – Composizione del valore della produzione (milioni di euro correnti)

Aggregato 2009 2010 2011 2012 MediaTrend %

2012

Produzione agricola 1.059 1.087 1.168 1.238 1.138 4,4coltivazioni 643 672 723 762 700 5,2allevamenti 271 267 291 314 286 3,2attività di supporto 145 150 157 166 155 3,5attività secondarie* -1 -2 -3 -3 -2 41,2

Consumi intermedi 517 537 580 604 559 5,2Valore aggiunto 542 550 588 634 578 3,6

Produzione agricola 45.451 45.930 49.602 50.498 47.870 4,1coltivazioni 24.259 24.732 26.562 26.185 25.435 4,4allevamenti 14.955 14.804 16.329 17.268 15.839 4,0servizi 5.671 5.858 6.129 6.474 6.033 3,5attività secondarie* 566 536 582 572 564 1,4

Consumi intermedi 21.069 21.562 23.395 24.085 22.528 4,8Valore aggiunto 24.381 24.368 26.208 26.413 25.343 3,5

Abruzzo

ITALIA

*saldo

Fonte: ISTAT, Conti territoriali

66

Tabella 2.1 – Dimensioni strutturali medie aziendali (Universo RICA)

Indicatore Unità di misura

2009 2010 2011Media

2009-2011

Var.% 2011-2010

Trend %2012

Aziende rappresentate numero 24.355 27.200 27.049 26.201 -0,6 6,8Superficie Totale ettari 14,9 11,4 12,0 12,8 5,3 -17,4Superficie in proprietà ettari 4,9 5,2 5,0 5,0 -2,3 2,1Superficie Agricola Utilizzata ettari 14,3 10,7 11,2 12,1 4,7 -20,1Superficie Irrigabile ettari 2,0 2,1 2,1 2,0 2,2 3,4Potenza Motrice KW 101,2 98,0 107,5 102,2 9,7 1,0Unità di Lavoro annue ULA 1,2 1,2 1,3 1,2 4,8 2,8Unità di Lavoro Familiari ULA 1,1 1,1 1,1 1,1 -0,2 2,7Unità Bovine Adulte UBA 8,4 5,2 4,1 5,9 -20,6 -60,6

Aziende rappresentate numero 694.469 785.920 779.757 753.382 -0,8 7,6Superficie Totale ettari 20,1 18,9 18,7 19,2 -1,3 -4,8Superficie in proprietà ettari 9,5 9,3 9,1 9,3 -2,1 -1,8Superficie Agricola Utilizzata ettari 17,3 15,9 15,7 16,3 -1,3 -6,0Superficie Irrigabile ettari 5,9 5,8 6,2 6,0 5,3 1,1Potenza Motrice KW 100,7 96,2 95,4 97,4 -0,8 -3,4Unità di Lavoro annue ULA 1,2 1,2 1,2 1,2 0,2 1,9Unità di Lavoro Familiari ULA 1,0 1,0 1,0 1,0 0,9 1,1Unità Bovine Adulte UBA 14,2 10,5 10,3 11,7 -1,2 -24,4

ITALIA

Abruzzo

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

Tabella 2.2 – Indici strutturali, valori medi aziendali (Universo RICA)

Indicatori Unità di misura 2009 2010 2011

Media2009-2011

Var.% 2011-2010

Trend %2012

Intensità del lavoro ettari 12,0 8,8 8,8 9,8 0,0 -24,4Incidenza della SAU irrigata % 11,8 13,2 12,8 12,6 -3,2 6,4Incidenza superficie in proprietà % 33,2 45,1 41,9 40,1 -7,2 16,4Grado intensità zootecnica uba 7,0 4,3 3,2 4,8 -24,2 -68,0Carico bestiame uba 0,6 0,5 0,4 0,5 -24,2 -29,0Incidenza manodopera familiare % 91,8 93,8 89,4 91,7 -4,7 -0,2Grado di meccanizzazione dei terreni kw 7,1 9,2 9,6 8,6 4,7 16,1Intensità di meccanizzazione kw 84,8 80,5 84,3 83,2 4,7 -1,9

Intensità del lavoro ettari 14,4 12,9 12,7 13,4 -1,6 -8,2Incidenza della SAU irrigata % 22,6 30,5 24,5 25,8 -19,6 13,3Incidenza superficie in proprietà % 47,1 49,4 49,0 48,5 -0,8 2,8Grado intensità zootecnica uba 11,8 8,5 8,4 9,6 -1,4 -27,1Carico bestiame uba 0,8 0,7 0,7 0,7 0,1 -16,7Incidenza manodopera familiare % 79,4 78,1 78,7 78,7 0,7 -0,8Grado di meccanizzazione dei terreni kw 5,8 6,0 6,1 6,0 0,5 2,4Intensità di meccanizzazione kw 84,0 78,1 77,3 79,8 -1,0 -5,5

Abruzzo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

67

Tabella 2.3 – Dimensioni strutturali medie aziendali per classi nel 2011 (Universo RICA)

ClassiSAT

(ettari)SAU

(ettari)Macchine

(KW)Lavoro

(UL)Bestiame

(UBA)

da 4.000 a meno di 25.000 euro 7,2 6,6 89 1,0 1,0 da 25.000 a meno di 50.000 euro 13,3 12,8 123 1,5 4,4 da 50.000 a meno di 100.000 euro 18,0 16,5 133 1,7 8,7 da 100.000 a meno di 500.000 euro 46,0 42,8 208 3,0 24,7 pari o superiore a 500.000 euro 57,7 51,9 167 3,3 81,0

specializzate nei seminativi 13,3 12,8 119 1,3 0,0 specializzate in ortofloricoltura 3,6 3,1 65 2,6 - specializzate nelle coltivazioni permanenti 7,0 6,1 103 1,2 0,2 specializzate in erbivori 36,4 34,4 128 1,8 35,4 specializzate in granivori 17,1 16,1 96 1,7 53,7 miste con policoltura 9,5 8,8 89 1,1 0,4 miste con poliallevamento 20,9 20,2 130 2,1 27,3 miste coltivazioni ed allevamenti 19,5 18,8 136 1,2 7,7

Montagna interna 30,0 27,9 134 1,6 12,8 Montagna litoranea * * * * *Collina interna 10,8 9,6 115 1,2 6,6 Collina litoranea 8,4 8,0 98 1,2 1,1 Pianura * * * * *

Dimensione economica

Orientamento tecnico-economico (polo OTE)

Zona altimetrica

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

Tabella 3.1 – Aggregati dello Stato Patrimoniale, valori medi aziendali in euro (Universo RICA)

Aggregati 2009 2010 2011Media

2009-2011Var.%

2011-2010Trend 2012

Capitale fondiario 99.112 108.770 107.449 105.110 -1,2 5,6Capitale agrario 14.588 9.263 9.683 11.178 4,5 -35,2Capitale di terzi 2.090 4.217 4.434 3.580 5,1 33,6Passività correnti 1.516 3.893 3.656 3.021 -6,1 41,2Passività consolidate 574 325 778 559 139,8 -1,9Nuovi investimenti 1.064 356 900 773 153,1 -32,3Patrimonio Netto 143.412 154.525 158.871 152.270 2,8 5,6

Capitale fondiario 245.470 245.800 244.400 245.224 -0,6 -0,1Capitale agrario 29.014 26.132 27.509 27.552 5,3 -5,3Capitale di terzi 6.107 5.993 6.559 6.220 9,4 1,7Passività correnti 3.427 3.602 4.276 3.768 18,7 8,0Passività consolidate 2.680 2.392 2.283 2.452 -4,5 -10,0Nuovi investimenti 2.379 2.535 3.402 2.772 34,2 11,6Patrimonio Netto 325.585 331.990 350.941 336.172 5,7 3,0

Abruzzo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

68

Tabella 3.2 – Indici e quozienti patrimoniali (Universo RICA)

Indicatori UM 2009 2010 2011Media

2009-2011Var.%

2011-2010Trend 2012

Capitalizzazione fondiaria € 83.051 89.309 84.223 85.527 -5,7 2,9Intensità fondiaria € 6.925 10.177 9.598 8.900 -5,7 20,6Intensità agraria € 1.019 867 865 917 -0,2 -11,8Capitalizzazione agraria € 12.224 7.606 7.590 9.140 -0,2 -40,6Indice efficienza del capitale agra nr 0,84 0,48 0,56 0,62 16,83 -38,06Indice della passività nr 0,004 0,002 0,005 0,004 129,4 -7,1Dinamicità aziendale € 74,3 33,3 80,4 62,7 141,6 -14,5Rotazione dei ricavi nr 0,19 0,20 0,17 0,19 -12,1 -1,9

Capitalizzazione fondiaria € 204.879 199.509 197.899 200.762 -0,8 -2,1Intensità fondiaria € 14.220 15.418 15.537 15.058 0,8 5,4Intensità agraria € 1.681 1.639 1.749 1.690 6,7 0,5Capitalizzazione agraria € 24.216 21.210 22.275 22.567 5,0 -7,4Indice efficienza del capitale agra nr 0,82 0,74 0,78 0,78 6,1 -5,3Indice della passività nr 0,009 0,008 0,007 0,008 -10,2 -14,5Dinamicità aziendale € 137,8 159,0 216,2 171,0 36,0 15,4Rotazione dei ricavi nr 0,18 0,16 0,16 0,17 -2,5 -5,8

Abruzzo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

Tabella 3.3 – Dimensioni patrimoniali medie aziendali in euro per classi nel 2011 (Universo RICA)

ClassiCapitale fondiario

Capitale agrario

Capitale di terzi

Passività correnti

Passività consol.te

Nuovi invest.ti

Patrimonio netto

da 4.000 a meno di 25.000 euro 72.905 4.194 1.536 1.159 377 189 96.949da 25.000 a meno di 50.000 euro 114.029 10.958 6.050 4.969 1.081 707 168.474da 50.000 a meno di 100.000 euro 145.958 17.548 7.553 7.372 182 1.579 229.478da 100.000 a meno di 500.000 euro 349.528 47.900 23.072 18.193 4.880 7.398 606.523pari o superiore a 500.000 euro 896.612 25.745 32.813 29.448 3.365 3.527 1.234.301

specializzate seminativi 107.685 6.728 3.213 3.096 117 1.261 166.719specializzate ortofloricoltura 68.117 6.902 25.386 16.455 8.931 280 114.094specializzate permanenti 105.413 6.282 4.012 3.405 606 301 137.497specializzate erbivori 146.329 36.656 9.064 5.696 3.368 3.218 291.152specializzate granivori 39.744 22.655 9.756 8.040 1.716 4.258 233.376miste policoltura 97.863 5.508 3.516 3.374 142 461 136.773miste poliallevamento 228.417 38.402 741 439 301 993 345.953miste coltivazioni ed allevamenti 92.928 15.183 1.902 1.771 131 1.948 144.369

Montagna interna 115.758 20.114 6.489 5.865 624 3.333 232.863Montagna litoranea * * * * * * *Collina interna 85.337 9.652 4.245 3.207 1.038 335 130.922Collina litoranea 114.200 7.298 4.036 3.324 712 561 152.808Pianura * * * * * * *

Dimensione economica

Orientamento tecnico-economico (polo OTE)

Zona altimetrica

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php)

69

Tabella 4.1 – Aggregati del Conto Economico, valori medi aziendali in euro (Universo RICA)

Aggregato 2009 2010 2011Media

2009-2011Var.%

2011-2010Trend 2012

Ricavi Totali Aziendali 27.828 31.481 28.462 29.257 -9,6 5,0Produzione Lorda Vendibile 27.456 31.007 28.109 28.857 -9,3 5,0

Premi e contributi 3.374 3.349 3.046 3.256 -9,0 -3,9Ricavi da attività connesse 372 474 353 400 -25,4 7,8

Costi variabili 10.380 12.080 11.103 11.188 -8,1 7,3Valore Aggiunto 17.448 19.401 17.359 18.069 -10,5 3,6Costi fissi 3.562 2.662 2.417 2.880 -9,2 -28,2Prodotto Netto 13.887 16.738 14.942 15.189 -10,7 8,7Reddito Netto 9.920 13.650 11.520 11.697 -15,6 15,4

Ricavi Totali Aziendali 58.613 55.653 57.412 57.226 3,2 -2,4Produzione Lorda Vendibile 57.112 53.753 55.503 55.456 3,3 -3,0

Premi e contributi 6.213 6.079 6.194 6.162 1,9 -0,8Ricavi da attività connesse 1.500 1.901 1.910 1.770 0,5 14,1

Costi variabili 23.382 20.274 22.305 21.987 10,0 -6,3Valore Aggiunto 35.231 35.379 35.107 35.239 -0,8 0,0Costi fissi 5.058 4.580 4.579 4.739 0,0 -7,0Prodotto Netto 30.173 30.799 30.528 30.500 -0,9 1,1Reddito Netto 23.494 23.199 22.656 23.117 -2,3 -1,7

Abruzzo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

Tabella 4.2 – Indici economici, valori medi aziendali (Universo Rica)

Indicatore UM 2009 2010 2011Media

2009-2011Var.%

2011-2010Trend 2012

Produttività totale del lavoro € 23.319 25.848 22.310 23.826 -13,7 2,3Produttività agricola del lavoro € 23.007 25.459 22.033 23.500 -13,5 2,2Produttività totale della terra € 1.944 2.945 2.542 2.477 -13,7 21,0Produttività agricola della terra € 1.918 2.901 2.511 2.444 -13,5 20,9Produttività netta della terra € 1.219 1.815 1.551 1.528 -14,6 19,9Incidenza dei costi correnti % 37 38 39 38 1,7 2,4Incidenza dei costi pluriennali % 13 8 8 10 0,4 -33,9Incidenza delle attività agricole % 99 98 99 99 0,3 0,0

Produttività totale del lavoro € 48.920 45.172 46.489 46.860 2,9 -4,4Produttività agricola del lavoro € 47.668 43.629 44.942 45.413 3,0 -5,0Produttività totale della terra € 3.396 3.491 3.650 3.512 4,5 3,2Produttività agricola della terra € 3.309 3.372 3.528 3.403 4,6 2,7Produttività netta della terra € 2.041 2.219 2.232 2.164 0,6 5,5Incidenza dei costi correnti % 40 36 39 38 6,6 -3,9Incidenza dei costi pluriennali % 9 8 8 8 -3,1 -4,4Incidenza delle attività agricole % 97 97 97 97 0,1 -0,6

Abruzzo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

70

Tabella 4.3 – Indici di redditività, valori medi aziendali (Universo Rica)

Indicatore UM 2009 2010 2011Media

2009-2011Var.%

2011-2010Trend 2012

Redditività netta lavoro aziendale € 8.313 11.208 9.030 9.517 -19,4 13,3Redditività lavoro familiare € 9.052 11.946 10.099 10.366 -15,5 13,0Redditività lorda del lavoro aziendale € 8.051 10.249 7.768 8.689 -24,2 8,2Rendimento del lavoro aziendale € 14.621 15.930 13.607 14.719 -14,6 0,7Redditività netta della terra € 693 1.277 1.029 1.000 -19,4 29,8Indice della produttività agricola nr 0,99 0,98 0,99 0,99 0,3 0,0Indice della gestione straordinaria nr 1,03 1,09 1,16 1,10 6,3 5,5

Redditività netta lavoro aziendale € 19.609 18.830 18.345 18.928 -2,6 -3,7Redditività lavoro familiare € 24.702 24.107 23.321 24.043 -3,3 -2,8Redditività lorda del lavoro aziendale € 18.613 18.390 18.119 18.374 -1,5 -1,3Rendimento del lavoro aziendale € 29.405 28.716 28.427 28.849 -1,0 -2,0Redditività netta della terra € 1.361 1.455 1.440 1.419 -1,0 4,0Indice della produttività agricola n 0,97 0,97 0,97 0,97 0,1 -0,6Indice della gestione straordinaria nr 1,05 1,02 1,01 1,03 -1,1 -2,3

ITALIA

Abruzzo

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

Tabella 4.4 – Dimensioni economiche medie aziendali in euro per classi nel 2011 (Universo RICA)

Classi RTA PLV CV CF RN

da 4.000 a meno di 25.000 euro 13.887 13.730 6.269 1.019 4.525 da 25.000 a meno di 50.000 euro 28.086 27.701 10.441 2.953 10.433 da 50.000 a meno di 100.000 euro 44.582 44.329 13.202 4.314 24.455 da 100.000 a meno di 500.000 euro 143.490 142.939 56.063 11.218 61.264 pari o superiore a 500.000 euro 233.750 171.481 81.517 23.729 90.434

specializzate nei seminativi 35.045 34.856 14.531 2.256 14.503 specializzate in ortofloricoltura 43.003 43.003 19.523 2.305 928 specializzate nelle coltivazioni permanenti 20.115 19.847 6.196 2.116 8.715 specializzate in erbivori 60.154 59.696 19.673 6.307 31.412 specializzate in granivori 91.440 71.504 52.207 2.698 28.263 con policoltura 22.581 22.405 14.004 1.103 5.149 con poliallevamento 59.829 59.829 22.046 2.507 32.201 miste coltivazioni ed allevamenti 24.816 24.763 9.220 3.180 8.816

Montagna interna 56.270 55.767 21.591 5.169 23.009 Montagna litoranea * * * * *Collina interna 25.801 25.690 13.029 1.719 6.953 Collina litoranea 23.111 22.697 7.938 2.058 10.667 Pianura * * * * *

Gruppo di dimensione economica

Orientamento tecnico-economico (polo OTE)

Zona altimetrica

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

71

Tabella 5.1 – Risultati economici delle principali colture

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 293 288 2,4 145 141 3,9

Superficie coltura ettari 443 434 3,0 292 274 10,0

Incidenza Superficie irrigata % 7,0 6,7 8,2 3,6 3,4 9,6

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 43,6 41,7 7,1 164,3 156,8 7,3

Prezzo prodotto principale €/q.le 36,1 36,6 -2,1 24,6 23,5 7,0

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 1.607 1.624 -1,5 4.301 3.850 18,7

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 779 590 57,3 3.784 3.463 14,6

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha 829 1.034 -27,1 517 387 60,5

CS - Costi Specifici €/ha 415 419 -1,3 1.015 1.082 -9,0

ML - Margine Lordo €/ha 1.192 1.205 -1,6 3.286 2.767 31,0

Dimensione del processo

Osservazioni numero 3.645 3.438 9,3 1.641 1.632 0,9

Superficie coltura ettari 14.541 13.598 10,8 4.379 4.275 3,7

Incidenza Superficie irrigata % 24,7 24,3 2,1 44,7 47,3 -7,9

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 42,0 40,0 7,8 133,0 130,4 3,0

Prezzo prodotto principale €/q.le 35,9 35,9 0,0 31,2 29,7 8,2

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 1.715 1.726 -0,9 4.426 4.191 8,7

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 432 388 18,1 3.615 3.258 17,4

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha 1.283 1.338 -6,1 811 933 -18,4

CS - Costi Specifici €/ha 337 324 6,1 937 900 6,4

ML - Margine Lordo €/ha 1.378 1.402 -2,5 3.489 3.291 9,3

ITALIA

UM

Abruzzo

Olivo per olive da olio In pieno campo

Indicatore

Vite per vino comune In pieno campo

Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )

72

Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 130 120 12,6 103 103 0,5

Superficie coltura ettari 620 536 25,5 617 637 -4,8

Incidenza Superficie irrigata % 13,4 10,9 39,7 27,5 17,6 119,0

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 141,8 131,4 12,3 41,8 38,9 11,5

Prezzo prodotto principale €/q.le 33,8 31,4 11,7 21,0 18,5 22,1

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 4.787 4.263 19,6 879 710 40,4

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 3.876 3.200 35,4 491 330 97,3

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/ha 911 1.063 -20,0 388 381 2,9

CS - Costi Specifici €/ha 1.131 1.433 -28,6 366 322 21,6

ML - Margine Lordo €/ha 3.656 2.830 51,3 513 388 57,8

Dimensione del processo

Osservazioni numero 1.664 1.673 -0,8 1.299 1.363 -6,8

Superficie coltura ettari 11.080 11.118 -0,5 8.920 9.057 -2,3

Incidenza Superficie irrigata % 30,2 28,5 9,3 9,0 8,7 5,6

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 106,4 104,1 3,4 39,9 39,3 2,4

Prezzo prodotto principale €/q.le 49,7 48,7 3,1 21,5 18,7 24,9

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 5.735 5.513 6,2 874 760 24,4

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 3.424 3.215 10,1 665 553 33,9

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/ha 2.311 2.298 0,8 209 207 1,4

CS - Costi Specifici €/ha 1.183 1.413 -22,6 327 302 13,1

ML - Margine Lordo €/ha 4.552 4.100 17,5 547 458 32,3

ITALIA

Vite per vino DOC e DOCG In pieno campo

Orzo In pieno campo

Indicatore UM

Abruzzo

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php)

73

Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 102 101 1,5 92 102 -14,0

Superficie coltura ettari 848 1.094 -30,3 983 1.099 -15,1

Incidenza Superficie irrigata % 1,0 3,8 -80,7 30,2 20,9 86,3

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 39,0 36,6 10,1 61,9 63,6 -4,0

Prezzo prodotto principale €/q.le 27,6 23,6 28,1 11,5 10,5 14,8

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 1.098 887 40,4 694 658 8,4

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 1.083 865 43,1 355 280 46,3

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha 15 22 -38,9 340 378 -14,7

CS - Costi Specifici €/ha 407 390 6,6 137 151 -13,5

ML - Margine Lordo €/ha 691 497 72,7 557 507 15,6

Dimensione del processo

Osservazioni numero 1.916 1.920 -0,3 1.749 1.767 -1,5

Superficie coltura ettari 32.228 34.152 -8,2 20.795 21.509 -4,9

Incidenza Superficie irrigata % 3,8 3,3 23,8 23,7 22,5 8,7

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 36,6 36,0 2,3 82,1 82,4 -0,6

Prezzo prodotto principale €/q.le 26,2 22,4 28,4 10,6 10,5 0,6

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 1.006 850 30,3 883 877 1,0

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 992 835 31,2 431 411 7,8

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha 14 16 -11,5 452 467 -4,8

CS - Costi Specifici €/ha 349 339 4,5 165 147 19,3

ML - Margine Lordo €/ha 657 511 49,9 719 731 -2,5

Abruzzo

Indicatore UM

Frumento duro In pieno campo Erba medica In pieno campo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

74

Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 65 75 -19,3 57 51 18,8

Superficie coltura ettari 297 362 -24,5 222 211 8,7

Incidenza Superficie irrigata % 98,8 99,1 -0,4 100,0 100,0 0,0

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 483,1 438,9 15,9 740,9 698,6 9,4

Prezzo prodotto principale €/q.le 16,5 19,2 -19,5 13,0 13,2 -2,3

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 7.985 8.247 -4,7 9.656 9.258 6,6

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 7.985 8.247 -4,7 9.656 9.258 6,6

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/ha 0 0 0 0

CS - Costi Specifici €/ha 2.114 2.226 -7,4 2.142 2.220 -5,2

ML - Margine Lordo €/ha 5.871 6.021 -3,7 7.514 7.038 10,5

Dimensione del processo

Osservazioni numero 346 333 5,8 85 79 12,6

Superficie coltura ettari 1.615 1.683 -5,9 670 580 25,2

Incidenza Superficie irrigata % 83,0 81,0 3,7 77,6 84,8 -12,3

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 357,5 323,0 16,9 507,7 535,2 -7,5

Prezzo prodotto principale €/q.le 23,2 23,2 0,1 21,5 21,0 3,1

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 8.316 7.449 18,6 10.909 11.260 -4,6

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 8.299 7.442 18,3 10.909 11.260 -4,6

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/ha 18 6 2.593,8 0 0

CS - Costi Specifici €/ha 2.360 1.924 38,3 3.160 2.798 20,8

ML - Margine Lordo €/ha 5.956 5.524 12,2 7.749 8.462 -12,1

Indicatore

Abruzzo

Carota In pieno campo

UM

ITALIA

Patata comune In pieno campo

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

75

Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 37 43 -19,6 24 25 -7,7

Superficie coltura ettari 143 177 -26,7 51 54 -7,3

Incidenza Superficie irrigata % 100,0 98,6 2,2 29,0 30,2 -5,5

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 450,1 382,7 28,9 109,7 107,1 3,8

Prezzo prodotto principale €/q.le 20,0 20,3 -2,1 51,0 48,7 7,0

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 9.004 7.757 26,2 5.591 5.231 10,7

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 9.004 7.757 26,2 5.591 5.209 11,4

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha 0 0 0 22 -100,0

CS - Costi Specifici €/ha 2.216 2.106 8,0 1.024 1.024 -0,0

ML - Margine Lordo €/ha 6.789 5.651 33,6 4.567 4.206 13,4

Dimensione del processo

Osservazioni numero 100 99 1,5 557 540 4,8

Superficie coltura ettari 350 367 -6,9 1.940 1.886 4,3

Incidenza Superficie irrigata % 98,9 98,5 0,5 86,9 85,6 2,4

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 381,4 341,7 18,5 208,4 201,7 5,1

Prezzo prodotto principale €/q.le 21,8 22,2 -2,7 37,9 40,1 -8,0

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 8.312 7.540 16,2 7.900 8.088 -3,4

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 8.312 7.540 16,2 7.900 8.087 -3,4

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha 0 0 0 1 -73,3

CS - Costi Specifici €/ha 2.272 2.196 5,3 1.773 1.652 11,4

ML - Margine Lordo €/ha 6.040 5.344 20,9 6.127 6.436 -7,0

Finocchio In pieno campo Pesco In pieno campo

Abruzzo

ITALIA

Indicatore UM

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

76

Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 21 21 0,0 15 15 3,4

Superficie coltura ettari 15 12 33,7 48 55 -16,9

Incidenza Superficie irrigata % 96,0 96,4 -0,6 100,0 95,8 6,7

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 174,9 208,5 -22,4 316,7 301,3 7,9

Prezzo prodotto principale €/q.le 53,9 60,0 -14,5 34,5 29,5 28,0

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 9.631 12.786 -33,0 10.919 8.928 37,7

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 9.189 12.407 -34,4 10.919 8.928 37,7

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/ha 442 379 27,2 0 0

CS - Costi Specifici €/ha 4.551 4.658 -3,4 6.003 3.789 123,9

ML - Margine Lordo €/ha 5.079 8.129 -47,4 4.916 5.139 -6,4

Dimensione del processo

Osservazioni numero 208 187 17,5 87 84 6,1

Superficie coltura ettari 359 359 0,0 213 305 -39,4

Incidenza Superficie irrigata % 91,8 93,9 -3,4 99,7 93,4 10,4

Indici per ettaro

Resa prodotto principale q.li/ha 530,4 516,7 4,0 306,7 239,3 49,1

Prezzo prodotto principale €/q.le 27,1 27,4 -1,6 37,7 38,7 -3,7

PLT - Produzione Lorda Totale €/ha 14.403 14.186 2,3 11.569 9.310 41,4

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/ha 14.385 14.172 2,3 11.568 9.309 41,4

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/ha 18 14 50,9 0 0 13,4

CS - Costi Specifici €/ha 3.464 3.077 20,1 4.587 3.049 101,1

ML - Margine Lordo €/ha 10.939 11.109 -2,3 6.981 6.260 18,3

UM

Pomodoro da mensa In pieno campo

ITALIA

Abruzzo

Insalata lattuga In pieno campo

Indicatore

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

77

Tabella 5.2 – Risultati economici dei principali allevamenti

2011media

2009-2011

var.% 2011su media2009-10

2011media

2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 69 90 -31,7 53 60 -17,2

Unità Bovina Adulta (UBA) UBA 2.535 3.589 -38,4 1.721 2.328 -34,6

Consistenza capi capi 3.193 4.637 -40,4 13.417 19.101 -38,9

di cui capi da latte capi 1.354 1.742 -30,1 6.879 9.444 -35,9

Indici per UBA

PLT - Produzione Lorda Totale €/UBA 1.706 1.585 11,9 660 608 13,3

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/UBA 1.082 966 19,2 19 44 -65,0

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/UBA 115 110 6,8 89 87 4,7

ULS - Utile Lordo di Stalla €/UBA 509 509 0,1 551 478 24,8

CS - Costi Specifici €/UBA 686 617 17,6 283 270 7,2

ML - Margine Lordo €/UBA 967 918 8,2 355 313 22,0

Dimensione del processo

Osservazioni numero 2.441 2.547 -6,1 892 908 -2,6

Unità Bovina Adulta (UBA) UBA 174.428 179.689 -4,3 34.198 35.582 -5,7

Consistenza capi capi 237.384 243.421 -3,7 261.373 272.102 -5,8

di cui capi da latte capi 69.213 75.069 -11,3 163.534 169.382 -5,1

Indici per UBA

PLT - Produzione Lorda Totale €/UBA 1.781 1.710 6,3 794 769 4,9

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/UBA 1.129 1.085 6,1 369 356 5,6

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/UBA 67 66 1,5 69 64 11,8

ULS - Utile Lordo di Stalla €/UBA 585 559 7,4 355 348 3,0

CS - Costi Specifici €/UBA 830 807 4,4 304 308 -1,5

ML - Margine Lordo €/UBA 912 868 7,7 470 443 9,5

Abruzzo

UMIndicatore

Bovini Ovini

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

78

Tabella 5.2 (segue) – Risultati economici dei principali allevamenti

2011media

2009-2011

var.% 2011su media2009-10

Dimensione del processo

Osservazioni numero 22 23 -8,3

Unità Bovina Adulta (UBA) UBA 541 1.276 -67,1

Consistenza capi capi 3.207 4.557 -38,7

di cui capi da latte capi 0 0

Indici per UBA

PLT - Produzione Lorda Totale €/UBA 978 733 60,3

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/UBA 0 -0

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/UBA 10 6 240,5

ULS - Utile Lordo di Stalla €/UBA 968 727 59,4

CS - Costi Specifici €/UBA 562 351 128,8

ML - Margine Lordo €/UBA 358 344 6,2

Dimensione del processo

Osservazioni numero 474 468 1,8

Unità Bovina Adulta (UBA) UBA 109.225 102.081 10,9

Consistenza capi capi 499.913 514.598 -4,2

di cui capi da latte capi 0 0

Indici per UBA

PLT - Produzione Lorda Totale €/UBA 898 892 1,1

PLV - Produzione Lorda Vendibile €/UBA 5 3 217,4

PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata €/UBA 11 8 66,1

ULS - Utile Lordo di Stalla €/UBA 882 881 0,2

CS - Costi Specifici €/UBA 469 447 7,7

ML - Margine Lordo €/UBA 403 424 -7,1

Suini

Indicatore UM

Abruzzo

ITALIA

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

79

Tabella 5.3 – Risultati economici dei prodotti trasformati

2011media

2009-2011

var.% 2011 su media

2009-102011

media2009-2011

var.% 2011 su media

2009-10

Dimensione del processoOsservazioni numero 17 23 -33,3 11 13 -21,4 Superficie coltura ettari 35 31 19,4 126 142 -16,1 IndiciProduzione materia prima q.li/ha 139,3 126,5 16,0 141,7 134,3 8,4di cui trasformata % 83,2 75,3 16,6 94,1 94,0 0,2Valore materia prima trasformata €/q.le 37,2 34,1 14,4 33,6 32,0 7,5Quantità materia prima acquistata q.li/ha 0,0 0,0 0,0 0,0Valore materia prima acquistata €/q.le 0,0 0,0 0,0 0,0Produzione prodotto principale q.li/ha 77,4 67,5 23,7 88,5 86,4 3,6Prodotto principale acquistato q.li/ha 0,0 0,0 0,0 0,0Valore prodotto acquistato €/q.le 0,0 0,0 0,0 0,0PLT prodotto principale aziendale €/q.le 122,9 139,3 -16,7 202,6 200,8 1,3Spese trasformazione €/q.le 2,5 6,4 -70,7 12,6 9,1 70,5Margine lordo €/q.le 64,8 83,8 -30,5 139,4 144,9 -5,5 Prezzo medio vendita €/q.le 120,9 140,1 -19,3 188,2 193,1 -3,7

Dimensione del processoOsservazioni numero 708 735 -5,3 524 547 -6,3 Superficie coltura ettari 1.147 1.318 -18,3 5.162 5.441 -7,5 IndiciProduzione materia prima q.li/ha 112,1 102,6 14,6 93,8 91,0 4,7di cui trasformata % 75,7 78,7 -5,6 90,3 91,0 -1,1 Valore materia prima trasformata €/q.le 40,5 41,6 -4,0 62,5 60,6 4,8Quantità materia prima acquistata q.li/ha 12,3 10,7 25,9 4,8 4,0 31,6Valore materia prima acquistata €/q.le 27,7 32,6 -20,9 75,3 66,9 20,0Produzione prodotto principale q.li/ha 61,5 56,3 14,3 58,9 58,0 2,2Prodotto principale acquistato q.li/ha 0,0 0,1 0,8 1,1 -33,5 Valore prodotto acquistato €/q.le 0,0 75,8 -100,0 134,5 122,3 15,7PLT prodotto principale aziendale €/q.le 180,1 177,0 2,7 357,2 349,2 3,4Spese trasformazione €/q.le 13,6 8,8 113,2 34,0 25,0 66,0Margine lordo €/q.le 110,6 108,2 3,4 233,3 237,7 -2,8 Prezzo medio vendita €/q.le 179,5 178,7 0,7 336,0 337,0 -0,4

Abruzzo

ITALIA

UMIndicatore

Vino Vino DOC

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

80

Tabella 5.3 (segue) – Risultati economici dei prodotti trasformati

2011media

2009-2011

var.% 2011 su media

2009-10

Osservazioni numero 202 223 -13,5 Superficie coltura ettari 334 352 -7,7 IndiciProduzione materia prima q.li/ha 42,2 40,2 7,9di cui trasformata % 69,1 79,5 -18,4 Valore materia prima trasformata €/q.le 37,7 40,2 -9,3 Quantità materia prima acquistata q.li/ha 0,0 0,0Valore materia prima acquistata €/q.le 0,0 12,0 -100,0 Produzione prodotto principale q.li/ha 4,4 4,7 -7,9 Prodotto principale acquistato q.li/ha 0,0 0,0Valore prodotto acquistato €/q.le 0,0 0,0PLT prodotto principale aziendale €/q.le 611,6 578,6 8,8Spese trasformazione €/q.le 63,8 64,5 -1,5 Margine lordo €/q.le 299,5 240,6 41,8Prezzo medio vendita €/q.le 605,6 590,8 3,8

Dimensione del processoOsservazioni numero 3.240 3.090 7,5Superficie coltura ettari 12.959 12.240 9,1IndiciProduzione materia prima q.li/ha 42,7 40,3 9,3di cui trasformata % 79,3 80,9 -3,0 Valore materia prima trasformata €/q.le 42,7 45,7 -9,8 Quantità materia prima acquistata q.li/ha 0,0 0,0Valore materia prima acquistata €/q.le 49,1 45,7 11,5Produzione prodotto principale q.li/ha 5,9 5,7 6,7Prodotto principale acquistato q.li/ha 0,0 0,0Valore prodotto acquistato €/q.le 695,5 655,4 9,5PLT prodotto principale aziendale €/q.le 460,6 473,3 -4,0 Spese trasformazione €/q.le 42,7 38,8 15,5Margine lordo €/q.le 174,7 172,4 2,0Prezzo medio vendita €/q.le 448,7 465,4 -5,3

Abruzzo

ITALIA

Olio

Indicatore UM

Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )

collana RICA. Quaderni

VOLUME NON IN VENDITA