REPORT QUARTO TRIMESTRE II ANNO (Novembre 2014 … · Ha effettuato un percorso di counseling HIV....

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1 “CAMMINI DI SALUTE” REPORT QUARTO TRIMESTRE II ANNO (Novembre 2014-Gennaio 2015) RELAZIONE ANNUALE (Febbraio 2014- Gennaio 2015) CAMMINI DI SALUTE Associazione di Promozione Sociale Sede: Via Lemie 29c, Torino Mail: [email protected] CF: 97775770015 Convinti che nei percorsi difficili da soli non si vada lontano, auspichiamo che con questa Relazione e nel prosieguo delle attività, si possano trovare anche sostegni intellettuali e contributi d’esperienza che ci aiutino nel percorso, in un’epoca attraversata da mille ragioni di conflitto e resa tanto complicata per la scarsità e l’esauribilità di risorse, là dove, invece, le risorse umane, e la conoscenza come motore della vita, possono essere una fonte autenticamente inesauribile, rinnovabile, incrementabile di opportunità sia per ciascuna persona che a vantaggio del bene comune. Moyens de santé Perspectives des soins pour Migrants vulnérables de nationalité Extraeuropéenne Cammini di salute Prospettive di Cura per Migranti Vulnerabili di nazionalità Extraeuropea Ways of Health Perspectives of Care for Vulnerable Migrants of non-European Nationality

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“CAMMINI DI SALUTE”

REPORT

QUARTO TRIMESTRE II ANNO

(Novembre 2014-Gennaio 2015)

RELAZIONE ANNUALE

(Febbraio 2014- Gennaio 2015)

CAMMINI DI SALUTE

Associazione di Promozione Sociale

Sede: Via Lemie 29c, Torino

Mail: [email protected]

CF: 97775770015

Convinti che nei percorsi difficili da soli non si vada lontano, auspichiamo che con questa Relazione e nel prosieguo delle attività, si possano trovare anche sostegni intellettuali e contributi d’esperienza che ci aiutino nel percorso, in un’epoca

attraversata da mille ragioni di conflitto e resa tanto complicata per la scarsità e l’esauribilità di risorse, là dove, invece, le risorse umane, e la conoscenza come motore della vita, possono essere una fonte autenticamente inesauribile,

rinnovabile, incrementabile di opportunità sia per ciascuna persona che a vantaggio del bene comune.

Moyens de santé

Perspectives des soins pour Migrants

vulnérables de nationalité Extraeuropéenne

Cammini di salute

Prospettive di Cura per Migranti

Vulnerabili di nazionalità Extraeuropea

Ways of Health

Perspectives of Care for Vulnerable

Migrants of non-European Nationality

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INDICE

INTRODUZIONE pag. 3 COMMENTO – ATTIVITÀ 2014” pag. 4 COMMENTO – ANALISI DEI DATI pag. 5 ANNUALE 2014 - QUADRO GENERALE pag. 6 TABELLE pag. 7 QUADRI CLINICI pag. 10 CONFRONTO I – II ANNO pag. 11 IL MODELLO DI CURA PSICOLOGICA pag. 12 IN PUNTA DI PENNA (Dal Report 3° Trimestre) pag. 14 CAMMINI DI SALUTE- SCHEDA INFORMATIVA pag. 15 GLOSSARIO pag. 16

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INTRODUZIONE

Con il secondo anno di “Cammini” il Report è diventato trimestrale. È una scelta di “economia” informativa, considerati i molti e rapidi mutamenti che si manifestano sia nella quantità che nella qualità delle nuove accoglienze e degli accessi. La dimensione “trimestrale” può quindi meglio esprimere un andamento e consentire qualche valutazione.

Le persone seguite in continuità di cura sono, ad ora, 363 provenienti da 29 nazioni diverse, con 41 diversi idiomi, che crediamo rappresentino un bel numero, considerato che si tratta non di “Migranti” o “Stranieri” in genere, ma dei soli Richiedenti Asilo e Protezione Internazionale. Facciamo notare la “continuità di cura”, dimostrata, ad esempio, dai dati dell’ultimo mese in cui sono giunti all’attenzione sanitaria le “cartelle” 21, 30, 31, 38, 43, 45, 78, 92, risalente ai primi mesi del 2013. Nel primo trimestre del 2014, iniziato a febbraio, abbiamo registrato un 44% di incremento delle nuove presenze e un 110% di incremento degli accessi rispetto al primo anno di attività. Nel secondo trimestre le nuove accoglienze si sono sensibilmente ridotte, in considerazione soprattutto della relativa stabilità complessiva dei Rifugiati accolti a livello cittadino a fronte della “crisi” creata nel febbraio 2013 con la chiusura del Progetto ENA. Sono invece continuati numerosi gli accessi in studio (265) che portano il dato complessivo a 566 incontri contro i 249 dello stesso periodo nel 2013, corrispondenti a un incremento percentuale del 127%. Nel terzo trimestre gli accessi sono stati 313 contro i 234 del 2013, con un dato complessivo di 879 accessi verso 483, per un incremento percentuale dell’81.9%. Sono invece diminuite le nuove prese in carico, per un totale, sui 9 mesi, di 121 accoglienze verso 160, corrispondente a un decremento del 24%. Il quarto trimestre ha visto un numero di accessi pari a 253, contro i 212 del I anno e di nuove accoglienze pari a 44 contro le 38 del primo anno. Il dato annuo complessivo è di un incremento in percentuale delle visite (accessi) nel periodo confrontato col 2013 del +62.4% (1132 accessi contro i 697), mentre le nuove accoglienze hanno visto un decremento del -16.6% (165 contro 198). Persiste in ogni caso il maggior carico di lavoro che, stabilizzandosi le situazioni “più antiche”, sta portando anche nuove esigenze di servizio. Reggere questo impatto “a costo 0”, ma esclusivamente grazie al lavoro dei nostri operatori (in parte volontari, in parte retribuiti con “borse lavoro” del “Progetto Lift” o del Comune di Torino, e in parte grazie alla presenza di tirocinanti) è per noi un’“impresa” continua, a cui dedichiamo comunque tutte le energie possibili, con risultati che, alla fine, ci confortano. Il dato indica anche come si sia ormai consolidata una popolazione di Assistiti che vede come nella nostra attività un punto di riferimento e di continuità di servizio.

La nostra opera è dedicata in esclusiva ai “Rifugiati” richiedenti Asilo nelle diverse forme possibili, comprendendo l’assistenza medica, psicologica, di accompagnamento all’uso del Servizio Sanitario Nazionale o “di rete”. Nel terzo trimestre abbiamo anche avviato una collaborazione con alcune Organizzazioni di Rifugiati attive nel complesso dell’ex MOI di Via Giordano Bruno, nel massimo rispetto dell’autonomia delle realtà autorappresentate. Riteniamo infatti che chi di Rifugio si occupa, e là dove esistono attività autoorganizzate e autogestite, queste debbano essere i primi riferimenti di servizio, anche per evitare azioni surrogative o fittiziamente rappresentative che, tra l’altro, non aiutano a far crescere il senso di appartenenza alla comunità locale e, nei casi peggiori, configurano un vero e proprio approccio “neocolonialistico” fondato su presupposti, nella migliore delle ipotesi, umanitari e, nella peggiore, del tutto strumentali.

Alcuni degli elementi che costituiscono la nostra forza sono dati in primis dall’estensione e la completezza dell’offerta, affiancando la competenza medica con quella psicologica, coadiuvata da mediatori e interpreti oltre che da tecnici di altri settori, in una dimensione di accoglienza totale integrata (l’unica cittadina) sempre in un’ottica di continuità di cura e come detto, là dove necessario, di collegialità di intervento. Nei dodici mesi i soli colloqui psicologici sono stati 303. Considerato questo, gli accessi totali, medici e psicologici, del 2014, portano i passaggi a 1435 (!). Un secondo, fondamentale, elemento è dato dalla rendicontazione sociale delle attività, documentando puntualmente l’attività eseguita, il che rende a tutti visibile e misurabile il volume di esercizio. Un terzo elemento, in realtà il primo, è la consapevolezza di un approccio metodologico fondato su criteri di processo, audit, gestione della complessità, che ci permette di affrontare le criticità, rivedere gli elementi non funzionali, procedere verso il miglioramento.

Stiamo lavorando per ancora migliorare e differenziare l’offerta di aiuto. In particolare ha avuto avvio il preannunciato progetto “Donna Migrante e Salute”, creando un primo gruppo di operatori donne finalizzato alla costruzione del Progetto, e dev’essere ancora di particolare nostra cura aprire, nell’ambito delle attività di sportello, un punto di ascolto per le Vittime di Tortura o di trattamenti crudeli, inumani e degradanti, per come definiti in sede internazionale i comportamenti particolarmente efferati subìti dalle Vittime di guerre, discriminazioni, conflitti. Nell’ambito delle vittime di violenza vorremmo poi dedicare un’attenzione mirata ai fenomeni di vittimizzazione secondaria, generati nel nostro Paese dalle incongruenze e cattive applicazioni del sistema generale di accoglienza, dall’inadeguata applicazione delle normative vigenti alla percezione negativa di alcuni settori della comunità nazionale nei confronti degli “Immigrati” in genere. È invece in fase di realizzazione la creazione di un “banco farmaceutico” autogestito, per l’aiuto a coloro che non sono assolutamente in grado di provvedere alle proprie esigenze di cura.

Altro non c’è da dire, se non sperare che qualcuno legga questo Report e, leggendolo, si disponga a darci una mano ed un aiuto. Saremo contenti di stringere la prima e grati di ricevere il secondo…

E. Chiara Cammini di Salute

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COMMENTO – ATTIVITÀ 2014

VOLUMI DI ATTIVITÀ- Dal febbraio 2013 CAMMINI DI SALUTE ha accolto (relativamente ai soli Rifugiati) 363 persone per un totale di 1829 visite mediche. Dal febbraio del II anno le persone accolte sono state 165, per un totale di 1132 visite, con un incremento percentuale dell’62.4% rispetto allo stesso periodo del primo anno.

SUPPORTO AL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO- Nei 12 mesi di attività 2014 Cammini di Salute: ha accertato 122 situazioni di scopertura sanitaria pubblica “lieve” (documenti sanitari scaduti da poco, assenza di esenzione) favorendone direttamente 111 reinserimenti; 971 situazioni di scopertura consolidata (oltre i 6 mesi, o totale scopertura, anche per mancato rinnovo del permesso di soggiorno) favorendone direttamente il reinserimento in 59 casi. Per un totale di 219 temporanee cessazioni e 170 azioni di supporto diretto certificate da un riscontro positivo.

AZIONI DI CURA- Ha indirizzato al SSN 260 prescrizioni di accertamenti; 469 prescrizioni di farmaci; 207 invii a visite specialistiche; 10 invii in ospedale Ha direttamente e gratuitamente effettuato 173 visite con fornitura diretta di farmaci; 30 prestazioni infermieristiche (terapia iniettiva, medicazioni); 2 elettrocardiogrammi, 3 visite pediatriche, 22 visite ortopediche in sede. Le visite ortopediche in sede sono cessate dal secondo trimestre per ragioni logistico-organizzative. Si è peraltro potenziata la continuità assistenziale con la disponibilità di ulteriori tre medici a supportare le esigenze cliniche di accoglienza, peraltro più consone alle finalità di Cammini di Salute e di personale volontario non sanitario a supporto. Ha indirizzato al volontariato sanitario 16 visite (elettivamente: odontoiatrica ed oculistica). Si è peraltro rafforzato l’invio al settore pubblico, di assistenza diretta o convenzionata, grazie anche a una revisione organizzativa di rete. Ha emesso 53 certificazioni gratuite. Tra cui 27 per Commissioni, 26 per inserimento al lavoro, buona salute, uso legale. Ha direttamente e gratuitamente effettuato 303 sedute psicologiche/psicoterapeutiche (di cui 14 con l’ausilio di un mediatore linguistico culturale in lingua Urdu, Pashtu, Amarico). Ha emesso 18 certificazioni psicologiche gratuite. Ha effettuato un percorso di counseling HIV.

L’attività del secondo anno si caratterizza, rispetto al primo, per i minori nuovi accessi complessivi, eccettuato il primo trimestre, ma i maggiori accessi in continuità di cura. Nel primo anno i maggiori nuovi accessi sono stati conseguenza della chiusura ENA 2011. Nel secondo anno sono invece in incremento gli accessi da parte di persone con diritto temporaneamente scaduto stabilmente domiciliati in situazioni di irregolarità abitativa. Una parte significativa del nuovi accessi è conseguenza dell’attribuzione del domicilio “via della Casa Comunale 3”.

AZIONI DI RETE- Nel corso del secondo anno di attività Cammini di Salute ha - avviato e concluso un’intesa di cooperazione con il Movimento Migranti e Rifugiati e il Sindacato USB, condividendo l’apertura di uno

sportello di informazione e accompagnamento sanitario presso l’ex MOI nell’ambito delle attività di sportello dagli stessi già attuate. Peraltro Cammini di Salute dalla sua costituzione come semplice attività ha seguito in continuità di cura e presso la propria sede, legalmente idonea, persone abitanti presso le palazzine occupate. Ha attivamente contribuito alla ricerca e reperimento degli arredi e degli strumenti (informatici, cancelleria) necessari allo Sportello.

- avviato e concluso un’intesa con una parte del volontariato che attualmente fornisce aiuti umanitari agli occupanti la sede di corso Chieri - operato occasionalmente in rete con Sermig, Camminare Insieme, Asili Notturni - avviato intese di collaborazione con CCM e ente SLI (Scuola, Lavoro, Impresa) - fornito direttamente o indirettamente assistenza a persone provenienti da: Progetto Tenda, Punto di Domande, Crescere Insieme, Liberi

Tutti, Casa del Mondo, Esserci, Diaconia Valdese. - partecipato ad alcuni incontri “GrIS” e “Tavolo Asilo” del Comune di Torino

AZIONI DI SOSTEGNO ALLA FORMAZIONE- Cammini di Salute ha contribuito alla formazione in campo sociosanitario (comunicazione, informazione) grazie alla possibilità di accesso a borse lavoro erogate dal Comune di Torino e dal Progetto “Lift”.

PARTECIPAZIONE AD EVENTI- Partecipazione (1) come soggetto formatore al Corso ECM “Salute Globale – Salute, Cura e Migrazione, organizzato dal CCM. Ambito “Buone prassi: il ruolo del privato sociale nella salute dei migranti”, argomento “Persone, culture, sistemi: l’accoglienza sanitaria ai rifugiati in una prospettiva di cure primarie”; (2) come invitato ad intervenire al confronto pubblico “Stati Generali sull’Asilo, Una Storia dietro ogni numero”, 20 giugno 2014, organizzato da Movimento dei Migranti Rifugiati, Coalizione Internazionale Sans-Papiers Migranti (Italia), USB. (3) 21 novembre 2014 convegno “Guerre e Donne”, Centro Incontri Circoscrizione 1, Via Dego 6, Torino, Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne 2014, Relazione “La violenza sulle donne nei teatri di crisi”, rel. E. Chiara.

AZIONI FAVORENTI (ADVOCACY)- Presso l’ASL TO2 produzione del Documento Tecnico sulla popolazione Migrante e Rifugio nella Città di Torino confronto fra Territori dal titolo “Accompagnare l’Integrazione: monitoraggio, programmazione, miglioramento, progettazione”. Il Documento ha favorito l’istituzione con delibera (maggio 2014) del “Tavolo Tecnico per il coordinamento delle attività di monitoraggio, studio, valutazione continua delle dinamiche organizzative e gestionali per la popolazione migrante all’interno dell’ASL TO2” interessante in primis i servizi generici ad accesso universalistico (ISI, DEA, Sanità Territoriale).

AZIONI UMANITARIE/FILANTROPICHE- Attivata una raccolta fondi per sostenere la spesa di un intervento neurochirurgico allo Shifa International Hospital di Islamabad a favore della nipote neonata di un paziente pakistano in condizioni di marcata vulnerabilità psicologica affetta da spina bifida con meningocele per un totale raccolto pari a 1583,70€).

MEDIA- Quotidiano “La Stampa” 23 agosto 2014, anno 148, n. 230, Cronaca di Torino, p.45, “Profughi e malattie. I test franano l’allarme”. Report e intervista. A cura di M. Numa.

ACCREDITAMENTI- Registrazione al Portale Integrazione Migranti (progetto co-finanziato dal Fondo Europeo per l'Integrazione coordinamento della Direzione Generale dell'Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sezione SERVIZI>SALUTE>PIEMONTE http://www.integrazionemigranti.gov.it/protezione-internazionale/Pagine/default.aspx), Domanda di Iscrizione al Registro Associazione del Comune di Torino, successivamente accolta e deliberata (n. 2015 00117/001, approvata il 20/01/2015, esecutiva dal 26/01/2015).

PROGETTI- Peace For TUrin, progetto di peace building/peace keeping urbano. Azioni finalizzate a favorire co-cittadinanza, sicurezza.

ordine pubblico, coesione sociale, sicurezza, igiene e prevenzione ed a prevenire la vittimizzazione secondaria. Ha ricevuto il contributo per iniziative e progetti di assistenza e sostegno nell'ambito degli interventi a favore di cittadini stranieri nell'anno 2014 ad associazioni ed enti diversi (n. cronologico 368, approvata il 11 dicembre 2014). L’inizio delle azioni progettuali è indicativamente previsto nel marzo 2015.

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COMMENTO – ANALISI DEI DATI

Considerando le persone da noi incontrate, provenienti da tutta l’area cittadina e da situazioni socioeconomiche a volte fortemente critiche, emerge un dato in sicura controtendenza rispetto a quanto da molta opinione pubblica abitualmente ritenuto: vale a dire l’estremamente ridotta presenza di malattie possibile fonte di pericolo sanitario per l’intera comunità.

La pochezza del pericolo non esclude tuttavia la possibilità del rischio connessa soprattutto al problema sociale (conseguente all’incertezza lavorativa, reddituale, abitativa) e al venir meno delle garanzie di tutela sanitaria (sia per la difformità dei comportamenti adottati nelle varie sedi distrettuali nel riconoscere, ad esempio, il diritto all’esenzione ticket, sia per la lentezza della burocrazia nel rinnovo dei documenti necessari per l’iscrizione al SSN, sia per problemi collegati con il riconoscimento residenziale, sia per la scarsa chiarezza legislativa, sia per il progressivo ritirarsi dell’offerta pubblica), che creano i presupposti di una “cattiva salute”, sia fisica che psichica, oltre che incentivare i fattori di destabilizzazione degli equilibri di civile convivenza e ordine pubblico.

A questo proposito, la presa di posizione di “messa sotto sequestro” dell’ “ex-MOI”è stata vista da molti come un atto ostile da parte della Magistratura. Può essere. Ma è anche vero che finalmente qualcuno ha “messo un paletto” verso una situazione non più sostenibile, dove, tra l’altro, prosperano i portatori di ideologie antagoniste “a prescindere”, non sempre orientate all’inserimento attivo dei portatori di un forte disagio sociale lungo i percorsi della legittimità istituzionale, e in più possono inserirsi dinamiche criminali (spaccio, prostituzione, furto) a danno, innanzitutto, della stragrande maggioranza dei Rifugiati, che di tutto questo proprio non hanno bisogno. Forse è giunto anche il momento della chiarezza e della necessità di trovare “laicamente” una soluzione che rispetti i diritti di tutti in un’ottica di doveri, non solo per le persone, ma anche per le istituzioni, troppo spesso lontane, la cui “tolleranza” non si coniuga sempre con l’equità e la giustizia, ma con l’omissione e l’abbandono. Non resta che augurarci che tutto ciò che sta accadendo evolva verso la proposizioni di soluzioni stabili, umanitariamente etiche, degne, civili.

Come specchio di questa sofferenza diffusa, non è da trascurare la quantità sempre maggiore di persone giunte alla nostra attenzione, che riferiscono disturbi della sfera psicoaffettiva, presenti ora come somatizzazioni (dolori diffusi, mal di testa, vertigini, stanchezza, inappetenza…) ora come forme più francamente definibili secondo criteri clinici, come l’ansia o la depressione. Questo in soggetti che spesso sono state vittime nei paesi di origine o in altri da cui provengono di violenza o maltrattamenti gravi. Il silenzio istituzionale e la “vacuità” sociale in cui si trovano a vivere nel paese di accoglienza non fa che incrementare il processo di vittimizzazione, in questo caso “secondaria” con tutte le ricadute personali e sociali possibili.

Restano numerose le malattie dell’apparato respiratorio, coinvolgenti le alte e basse vie aeree. I casi di tubercolosi da noi incontrati, ancorché pochi, erano stati tutti sottoposti a misure profilattiche e si configuravano come non contagiose. Una sola situazione aveva caratteristiche tali da poterne configurare un’effettiva pericolosità, ma era stato in precedenza disposto un ricovero e trattata.

Non rilevanti neppure le malattie a trasmissione sessuale. Il caso di “lue” da noi incontrato derivava da una situazione pregressa, trattata e in totale remissione.

Con il limite del campione, non comprendente tutti i rifugiati residenti, ma coloro che hanno in corso o da poco visto venir meno un rapporto con il SSN, peraltro quantitativamente importante e costantemente monitorato, rispetto a quanto documentabile da altre esperienze presenti in Piemonte, possiamo dire che il maggior problema sanitario non proviene dai rifugiati, ma dal sistema di accoglienza, spesso orientato a una totale deresponsabilizzazione delle persone accolte, assistite in tutto, escluse per mesi da progetti di integrazione attiva (educazione, formazione, istruzione), rese passive dal non esercitare attività alcuna, dal non rapportarsi con la città e con la storia, le abitudini, le regole della nazione accogliente.

Questo oscuramento della coscienza, procurato giorno dopo giorno, emerge come gravemente problematico quando il sistema dell’accoglienza, in genere all’improvviso, si ritira. Come rami depositati sulla spiaggia, i rifugiati restano soli. Ma abituati per mesi a essere assistiti, curati, gestiti da terzi. Buttati fuori, cercano soluzioni, vivono il malessere profondo di un ambiente divenuto ostile, di porte che trovavano aperte ma che ora, non parlando spesso per nulla la lingua, non riescono neppure a trovare e, trovatole, ad aprire.

A questo occorre aggiungere la crisi nazionale e regionale, il contrarsi dell’offerta di servizi, il prolungarsi dei tempi di attesa.

A un rifugiato arrivato da poco e che vive sul territorio nazionale ma che non si sa per quanto tempo avrà diritto al soggiorno, non si può far attendere mesi per un accertamento o una cura. Che senso ha una prenotazione a sei mesi o più, per persone che possono vedere cambiare la loro condizione in tre mesi? E non solo perché non riconosciute come aventi diritto, ma perché trasferite altrove. Molte di queste persone vengono da storie difficili. Percosse, violenze, privazioni. Se un’accoglienza si vuole fregiare di questo nome, deve “accogliere”. Un tetto, del cibo, un vestito non sono tutto. Molto può dare un dentista, un dermatologo, un chirurgo, un fisiatra. Molto può dare un medico di famiglia.

Ma come può un qualsiasi operatore sanitario rapportarsi con 41 lingue differenti, o con 29 nazioni, alcune grandi quasi quanto mezza Europa? Essere solo “clinici”, “tecnici” non basta. Abitudini, culture, credenze, sistemi sanitari diversi implicano diversi modi di vivere la “prestazione di cura”. Siamo preparati a questo? Il “tutto uguale per tutti”, il “modello base”, i LEA, hanno un senso compiuto in questo caso? Lo hanno in situazioni in cui l’emergenza lascia il passo alla continuità di cura? La fleboclisi alla narrazione?

Ma noi ci crediamo. E proseguiamo, caparbiamente, auspicando che i numeri e la storia, prima o poi, ci diano ragione.

E. Chiara

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ANNUALE 2014 - QUADRO GENERALE

ACCESSI Mensili e incrementale II anno

Confronto “media” I anno( )

NUOVE ACCOGLIENZE Mensili e incrementale II anno

Confronto “media” I anno( )

PROGRESSIVO TOTALI ACCESSI e ACCOGLIENZE

PROGRESSIVO PARZIALI ACCESSI e ACCOGLIENZE

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TABELLE

Febbraio-Gennaio 2015

I TRIM. II TRIM. III TRIM IV TRIM TOT. PERIODO

Passaggi 301 265 313 253 1132

Media mese 100,30 88,30 104.3 84.3 94.33

Accoglienze 62 21 38 44 165 Media mese 20.6 7 12.6 14.6 13.75

Maschi 60 18 38 28 144 Femmine 2 3 0 16 27.73 Età Media 29.4

Minori 1 0 0 3 4 Domicilio 44 17 34 33 128

No domicilio 16 4 3 8 31 Non so 2 0 1 0 6

Codice F. 56 17 36 37 146 No CF 4 4 2 4 14

Non so 2 3 5

Es. Ticket 17 5 14 16 52 No Es. T. 42 16 24 23 105 Non so 3 0 0 5 8

Medico Fam. 28 8 30 27 93 Non MF. 32 13 8 13 66

Non so 2 0 0 4 6

Totale accoglienze dall’inizio attività (febbraio 2013) 363

ACCESSI ACCOGLIENZE Media 2013 Accessi totali

58.08 697

Media 2013 Accessi totali

16.5 198

Accessi febbraio 2014 77 Accoglienze febbraio 2014 12 Accessi marzo 2014 81 Accoglienze marzo 2014 16 Accessi aprile 2014 143 Accoglienze aprile 2014 34 TOTALE TRIMESTRE 301 TOTALE TRIMESTRE 62 Accessi maggio 2014 106 Accoglienze febbraio 2014 7 Accessi giugno 2014 70 Accoglienze febbraio 2014 6 Accessi luglio2014 89 Accoglienze febbraio 2014 8 TOTALE TRIMESTRE 265 TOTALE TRIMESTRE 21 Accessi agosto 2014 103 Accoglienze agosto 2014 15 Accessi settembre 2014 90 Accoglienze settembre 2014 11 Accessi ottobre 2014 120 Accoglienze ottobre 2014 12 TOTALE TRIMESTRE 313 TOTALE TRIMESTRE 38 Accessi novembre 2014 77 Accoglienze novembre 2014 16 Accessi dicembre 2014 86 Accoglienze dicembre 2014 15 Accessi gennaio 2015 90 Accoglienze gennaio 2015 13 TOTALE TRIMESTRE 253 TOTALE TRIMESTRE 44 TOTALE ANNO 1132 TOTALE ANNO 165

STATUS permess. asilo 47

umanit. 45 Dublino 17

prot. sussid. 10 rich. asilo pol. 10

non so 9 asilo politico 7

protez. internaz. 4 rifugiato 4

nato da rifugiato 3 ricong. fam. 2

illimitato politico 2 altro 2

lavoro sub. 1 minore 1

emersione lav. 1

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ATTIVITÀ

Documenti SSN scaduti 122

Assistenza al rinnovo documenti SSN scaduti- esito positivo 111

Cessazione SSN per mancato rinnovo 97

Assistenza al reinserimento SSN- esito positivo 59

Esami necessari 260

Prescrizione terapie 469

Consegna farmaci 173

Prestazioni infermieristiche 30

Elettrocardiogrammi 2

Invio in ospedale 10

Invio visita specialistica 207

Certificazioni mediche per commissioni 27

Certificati patente 2

Altri certificati 24

Psicologo in sede (passaggi complessivi) 67

Prestazioni ortopediche in sede 22*

Visite pediatriche in sede 3**

Invio al volontariato sanitario 16

Provenienza

Pakistan 32

Nigeria 23

Afghanistan 16

Ghana 14

Mali 14

Bangladesh 9

Turchia (curda) 8

Costa d’Av. 7

Somalia 6

Camerun 4

Gambia 4

Sudan 3

Liberia 3

Guinea R. 3

Congo D. 2

Togo 2

Eritrea 2

(*) interrotte dal III trimestre di attività (vedi relazione generale) (**) on demand

Provenienza

Ciad 1

Burkina 1

Guinea B. 1

Libia 1

Rep. Centrafricana 1

Etiopia 1

Sierra Leone 1

Senegal 1

Marocco 1

Libano 1

Francia 1

Italia 1

Non so 1

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NAZIONI RAPPRESENTATE DALL’INIZIO 2013 (33) Pakistan 58 Turchia 10 Sierra Leone 3 Nigeria 48 Gambia 7 Guinea B. 1 Mali 29 Camerun 6 Azerbaijan 1 Afghanistan 25 Guinea R. 6 Tunisia 1 Ghana 23 Togo 5 Niger 1 Sudan 23 Marocco 4 Ciad 1 Bangladesh 22 Etiopia 4 Libia 1 Eritrea 18 Senegal 4 Rep. Centrafricana 1 Somalia 18 Iran 3 Palestina/Libano 1 Costa d’Avorio 15 Burkina F. 3 Francia 1 Congo D. 12 Liberia 3 Italia 1

Lingue - Idiomi

francese 16

inglese 14

urdu 8

urdu inglese 8

pashtun 8

bengalese 7

bambarà francese 7

pashtun inglese 6

arabo 6

turco curdo 4

bambarà 3

ashanti inglese 3

twi inglese 3

kashmiri urdu inglese 3

somalo 3

dari inglese 2

urdu pashtun 2

somalo inglese 2

francese inglese 2

bengalese inglese 2

arabo francese 2

arbor inglese 2

peul francese 2

mandinga 2

wagara inglese 1

turco curdo francese 1

delta inglese 1

tigrino inglese 1

umbulu inglese 1

urdu punjabi 1

grushi inglese 1

fanti inglese 1

Lingue - Idiomi

turco 1

jabo inglese 1

hawsa inglese arabo 1

creolo portoghese 1

yoruba inglese 1

ibu inglese 1

farsi 1

edo inglese 1

ibu 1

pashtu urdu inglese 1

iha inglese 1

dari 1

lingala francese 1

sango francese 1

aschi inglese 1

lorma inglese 1

kpelleh inglese 1

edo 1

tigrino amarico inglese 1

urdu kashmiri 1

kashmiri 1

mina francese 1

punjabi 1

pular 1

bilen 1

somalo italiano 1

ns 14

BILEN o BOGOS (ETIOPIA). 2% della popolazione etiope. Territorio: intorno a Keren nella provincia del Senhit. Come lingua nativa è destinato ad essere sostituito dal tigré, dal tigrino e dall'arabo. FULA O FULAH. Macrolingua dell'Africa occidentale. Comprende il fulfulde e il pulaar. HAUSA. Lingua ciadica, gruppo delle lingue afro-asiatiche. Uno degli idiomi più parlati in Africa, soprattutto in Nigeria del Nord e Niger, ma anche in Benin, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Congo, Eritrea, Ghana, Sudan, Togo. IGBO O IBO. Popolazione Igbo, Nigeria sudorientale (ex- Biafra). YORUBA. Appartenente alla famiglia delle lingue niger-kordofaniane, è parlata principalmente in Nigeria sud-occidentale e in parti del Benin e del Togo. LINGALA. Parlata dai bangala o batu ya mangala popolazione bantu del nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Oggi è una lingua commerciale parlata nella parte nord-occidentale della Repubblica Democratica del Congo (Congo-Kinshasa) ed in gran parte della Repubblica del Congo. oltre che in alcune province dell'Angola e della Repubblica Centrafricana. PASHTUN[(anche PATHAN o AFGHANI). Gruppo etnico-linguistico che abita in prevalenza l'Afghanistan orientale e meridionale e il Pakistan occidentale, PULAAR. Valle del fiume Senegal, tradizionalmente noto come Futa Tooro, e più a sud e ad est. del Senegal. Presente anche in Gambia, Guinea-Bissau, Mali occidentale e Mauritania. PUNJABI o PANJABI, lingua del popolo Punjabi e delle regioni del Punjab in India e Pakistan. URDU- lingua nazionale del Pakistan WOLOF o UOLOF, WALAF, YALLOF. Parlata in Senegal dall'omonima popolazione. Il termine wolof deriva da Lof, regione di provenienza dell'etnia e sede del regno Jolof. Nomi alternativi del Wolof sono: woloff, ouolof, volof, waro-waro.

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QUADRI CLINICI

ACCESSI - TIPOLOGIA DOMANDA

alte vie aeree 65 (10%)

dolori osteoart. localizzati, parestesie 60 (9%)

dermatite, dermatosi,discromie cut. non traum., psoriasi,micosi, infez. locali

48 (7%)

malessere, parestesie diff.,prurito,dolori diffusi 48 (7%)

odontoiatria 47 (7%)

cefalea/emicrania 37 (6%)

osteoarticolare 33 (5%)

colite, algia addome, dissenteria, vomito, stipsi 33 (5%)

oculistica 30 (5%)

gastrite, MRGE,HP+ 24 (4%)

PTSD,lesioni fisiche,ferite guerra (*) 22 (3%)

traumi gravi o multipli non PTSD o guerra 16 (2%)

di norma 16 (2%)

ORL non chir., disfonie, gh. salivari 12 (2%)

depressione 12 (2%)

insonnia 12 (2%)

chirurgia generale 10 (2%)

dipendenza abuso di sostanze intossicazioni dubbie 8 (1%)

polmonare non TBC, basse vie aeree, asma 8 (1%)

TBC rischio o pregresso, ossea, polmonare 8 (1%)

chirurg. ortopedica 8 (1%)

ansia 8 (1%)

iperpiressia 7 (1%)

HBV 7 (1%)

urologia non chirurgica 7 (1%)

magrezza inappetenza deperimento 5 (1%)

s. emorroidaria 5 (1%)

(*) considerati i soli accessi medici, ed esclusi quelli psicologici, tutti in cura per PTSD.

CONFRONTO CAUSE DI MALATTIA LE PRIME 5 PERCENTUALI PRIMO TRIMESTRE II ANNO – ANNUALE I ANNO 2014 (febbraio – gennaio) ANNUALE 2013 (febbraio 013 - gennaio 014)

alte vie aeree

10%

PTSD o ferite guerra 10%

dolori osteoart. localizzati, parestesie

9% alte vie aeree 8%

dermatite, dermatosi,discromie cut. non traum., psoriasi,micosi, infez. locali 7%

malassere, parestesie diff., prurito,dolori diffusi

6% dolori osteoart. localizzati, parestesie

malessere, parestesie diff.,prurito,dolori diffusi dermatite, dermatosi,discromie cut. non traum., psoriasi,micosi, infez. locali odontoiatria

cefalea/emicrania 6% osteoarticolare 5% osteoarticolare

5%

oculistica 4% colite, algia addome, dissenteria, vomito, stipsi colite,algia addome,dissenteria e vomito

oculistica cefalea/emicrania

diabete2 4 (1%)

s. influenzale 4 (1%)

HAV 4 (1%)

allergia 4 (1%)

comportamentale 3 (>0-1<%)

ORL chirurgica 3 (>0-1<%)

ipertensione 3 (>0-1<%)

urologia chirurgica, nefrolitiasi 3 (>0-1<%)

trauma lieve chirurgia ambulatoriale 3 (>0-1<%)

epatopatia non specificata 2 (>0-1<%)

dislipidemia 2 (>0-1<%)

gravidanza 2 (>0-1<%)

neuropatia secondaria non metabolica 2 (>0-1<%)

diabete nuova diagnosi,altre forme diabete (gestazionale)

2 (>0-1<%)

neurologico 2(>0-1<%)

ferite, piccoli traumi occasionali 2 (>0-1<%)

ginecologico non chirurgico 1 (>0-1<%)

oncologico 1 (>0-1<%)

HCV 1 (>0-1<%)

epatopatia grave 1 (>0-1<%)

HIV 1 (>0-1<%)

cardiopatia non ischemica 1 (>0-1<%)

ectoparassitosi 1 (>0-1<%)

vertigini 1 (>0-1<%)

lue (anticorpi +) 1 (>0-1<%)

zoonosi (febbre Q) 1 (>0-1<%)

disturbi respiratori atipici (OSAS) 1 (>0-1<%)

altra chirurgia (plastica) 1 (>0-1<%)

albinisno 1 (>0-1<%)

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CONFRONTO I – II ANNO

NUOVE ACCOGLIENZE

ACCESSI

Primo Anno

L’incremento in percentuale delle visite (accessi) nel periodo confrontato col 2013 è stato del +62.4% (1132 accessi contro i 697), mentre le nuove accoglienze hanno visto un decremento del -16.6% (165 contro 198). Il dato è prodotto per documentare l’impegno organizzativo (il carico di lavoro) garantito nella continuità dell’assistenza. La diminuzione dei nuovi accessi è spiegabile dalla chiusura dell’ENA (avvenuta nel febbraio 2013), a fronte dei nuovi arrivi 2014 maggiormente regolamentati.

GLI ACCESSI … PRIMO ANNO: 697 accessi –

SECONDO ANNO: 1132 accessi! Incremento 62.4%

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CAMMINI DI SALUTE- IL MODELLOP DI CURA PSICOLOGICA

Michela Viscovich Psicologa, psicoterapeuta, sessuologa clinica

I pazienti in carico al servizio di supporto psicologico e psicoterapeutico, offerto da Cammini di Salute, rappresentano una popolazione molto eterogenea per provenienza, età, storia migratoria, condizioni sociali, culturali, economiche nonché di status attuale. Alcuni infatti hanno appena richiesto la protezione internazionale, altri l’hanno già ottenuta (sotto le forme di rifugio politico, protezione sussidiaria o protezione umanitaria), altri hanno ricevuto un diniego e alcuni stanno attendendo l’esito del ricorso. Tutto ciò incide, evidentemente, sulla loro possibilità di accesso al Servizio Sanitario Nazionale, nonché sulle loro opportunità di usufruire dei progetti di accoglienza e accompagnamento previsti dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Si tratta di una popolazione particolarmente a rischio per lo sviluppo di disturbi psicopatologici (soprattutto PTSD Disturbo da Stress Post-Traumatico, ansia, depressione e somatizzazioni1), non solo per la storia di vita, generalmente costellata da eventi traumatici multipli (gravi deprivazioni materiali; minacce di morte; perdita di persone affettivamente significative; torture; trattamenti inumani e degradanti; persecuzioni politiche, etniche, religiose e sessuali), ma anche per gli effetti di traumatizzazione secondaria legati alle difficoltà migratorie (ritardi nell’iter per il riconoscimento della protezione; difficoltà nel trovare lavoro; isolamento sociale e culturale; precarietà; difficoltà di adattamento; discriminazioni razziali; solitudine; ulteriori deprivazioni materiali). Proprio questa estrema eterogeneità richiede di predisporre sin dall’inizio della presa in carico un inquadramento culturale della diagnosi, che già di per sé rappresenta un atto terapeutico. Il percorso diagnostico richiede di prendere in considerazione cinque dimensioni principali in un’ottica di co-costruzione di senso e significato: 1. L’identità culturale del paziente, ovvero: - il gruppo culturale con cui si identifica, il senso di appartenenza verso la sua cultura d’origine, le informazioni sui genitori e sulla sua famiglia, l’aspetto religioso; - la posizione rispetto alle lingue: la lingua madre e l’italiano (come e quando vengono usate e in che contesti); - la relazione con la cultura d’origine: mantenimento dei legami affettivi con persone rimaste in patria e frequentazione di persone appartenenti al proprio gruppo etnico in Italia; 1. Proprio la presenza di frequenti somatizzazioni tra i richiedenti asilo rende assolutamente fondamentale l’interazione e la collaborazione continua tra specialisti della salute mentale e personale medico e infermieristico, elemento caratterizzante la nostra Associazione. - la relazione con la cultura italiana: attività di svago, comunitarie, relazioni sociali, amicali; esperienza del razzismo. 2. La spiegazione culturale della malattia, ovvero: - denominazione del problema; - significato dei disturbi e gravità percepita in rapporto alla cultura d’origine e alla cultura d’accoglienza; - modelli esplicativi della malattia; - percorso terapeutico: cosa ha tentato, che senso aveva e che senso ha la richiesta attuale. 3. I fattori culturali collegati all’ambiente psicosociale e al livello di funzionamento, ovvero: - fattori di stress (socio-politici, famigliari, relazionali, lavorativi, individuali); - fattori di protezione e di sostegno; - livello di funzionamento e di handicap a casa, al lavoro, nella famiglia nucleare ed estesa, con i pari rumeni, con i pari italiani e con i pari di altre culture. 4. Gli elementi culturali della relazione tra me, in quanto terapeuta, e il paziente, ovvero: - identità culturale mia: lingua parlata, mie esperienze migratorie, conoscenze mie sulla cultura del paziente; - storia delle relazioni tra i nostri rispettivi gruppi culturali; - esistenza di conflitti di valore tra me e il paziente; - possibilità di valutare insieme questi aspetti. 5. La valutazione culturale globale ai fini della diagnosi e del trattamento, ovvero: - la possibilità di riprendere ciascuna categoria e coglierne le implicazioni; - quale ruolo giocano i fattori socio-culturali nella problematica del paziente e nell’esistenza di possibili soluzioni; - quale ruolo ha la storia migratoria del paziente nella problematica portata e nell’esistenza di possibili soluzioni; - l’inquadramento culturale porta a modificare la valutazione della diagnosi, della gravità, del livello di funzionamento, del livello dei fattori di stress e di sostegno sociale, della prognosi, del trattamento da mettere in atto e dell’alleanza terapeutica. Il modello di trattamento che utilizziamo prevede, nella maggioranza dei casi, l’accompagnamento del paziente, attraverso un sostegno psicologico, durante la fase preaudizione (ci riferiamo all’udienza in Commissione Territoriale per la Protezione Internazionale), l’attesa dell’esito e la fase di ricorso in caso di diniego, riservando la psicoterapia vera propria, specificamente rivolta alla rielaborazione delle memorie traumatiche, al momento successivo la notifica dell’ottenimento della protezione internazionale. La scelta è dettata dalla consapevolezza che durante il trattamento con l’EMDR, in particolare, ma anche con altri metodi psicoterapeutici focalizzati sul trauma, l’immagine dell’evento può sbiadirsi, sfocarsi o sparire completamente e il paziente potrebbe non essere in grado di accedere ad un’immagine vivida dell’evento e potrebbe non riuscire più a raccontare l’episodio con l’intensità emozionale che gli è propria. E’ evidente che in un contesto peritale o giuridico, questo rischierebbe di

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compromettere gli esiti delle indagini, per tale ragione, in molti casi si è preferito, di concerto con i pazienti, attendere il termine dell’iter relativo all’accertamento della protezione internazionale prima di procedere con la psicoterapia. Il sostegno psicologico consiste in interventi di psicoeducazione sugli effetti dei traumi psichici, in particolare sull’igiene del sonno che spesso risulta gravemente compromesso; in caso di pazienti ai quali, come più volte è accaduto, è stata comunicata una diagnosi importante, viene offerto un counseling specifico (ad esempio counseling HIV o altre malattie sessualmente trasmissibili). Questa fase di supporto comprende anche la stabilizzazione dei sintomi attraverso la ricerca di una maggiore capacità di regolazione emozionale (fondamentale a questo proposito è la co-costruzione di tecniche di rilassamento e di grounding per il controllo della sintomatologia ansiosa e dissociativa) e, in particolare, di controllo dei sintomi dissociativi e somatici. Quando i pazienti arrivano al servizio prima dell’audizione in Commissione Territoriale è anche possibile supportarli nel padroneggiamento delle emozioni riattivate dalla rievocazione degli eventi traumatici subiti che, spesso, impediscono la costruzione di un racconto coerente, inficiando così l’esito dell’istanza di protezione internazionale. Una volta terminato l’iter per il riconoscimento dello status e, talvolta, anche prima se il livello di sofferenza del paziente non consente di posticipare il trattamento, si procede con la seconda fase della psicoterapia vera e propria. L’obiettivo nella fase iniziale deve essere quello di ottenere condizioni di sicurezza per i pazienti, sia all'interno della relazione terapeutica, sia all'esterno della terapia: - all’interno è fondamentale riuscire a costruire una buona alleanza terapeutica che consenta l'esplorazione condivisa delle memorie traumatiche; è fondamentale anche raggiungere una condizione di sicurezza psicofisiologica, eventualmente in sinergia con tecniche di rilassamento, la focalizzazione di un posto al sicuro dentro di sé, a cui poter accedere soprattutto nei momenti particolarmente stressanti; - all’esterno è necessario cercare di ottenere condizioni di vita meno precarie per stabilizzare i sintomi più invalidanti. E’ fondamentale individuare situazioni che possono esporre i pazienti al pericolo e, conseguentemente, co-costruire abilità utili a limitarne il potenziale autodistruttivo. Azioni apparentemente automatiche come, come ad esempio prestare attenzione ai semafori, possono diventare nei soggetti con disturbo da stress postraumatico molto difficili, se non impossibili, da controllare, a causa dello stato di allerta, continuamente attivato da altri stimoli, spesso interni ma non solo, e derivanti dalle proprie memorie traumatiche. Altrettanto fondamentale è, nella seconda fase della terapia, elaborare i ricordi relativi ai traumi subiti. In ultimo, la terza fase della terapia mira a integrare le funzioni mentali dissociate a causa dei traumi, allo scopo di giungere a una piena e autentica maturazione, cura ed espressione di sé, nonché alla riabilitazione e allo sviluppo delle capacità relazionali. In ogni fase della terapia è importante lavorare per la ricostruzione dell’autostima, della percezione di sé come essere degno e di valore; bisogna cercare di ristabilire l’integrità del paziente e favorire il passaggio dal ruolo di vittima a quello di sopravvissuto, favorendo una corretta elaborazione dei ricordi legati ai traumi e alle violenze. Se vi sono stati abusi sessuali è fondamentale lavorare sulle emozioni per evitare che il paziente identifichi la violenza con l’atto sessuale, provocando un conseguente blocco della sua vita affettiva e sessuale. Una modalità di lavoro che, con questa popolazione, abbiamo trovato particolarmente funzionale per l’elaborazione degli eventi traumatici è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) un approccio terapeutico dalla validità universalmente riconosciuta e, dunque, utilizzato a prescindere dalla cultura di appartenenza del paziente e del terapeuta. E’ impiegato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico. Esso si è dimostrato utile non solo nel trattamento degli eventi traumatici, ma anche nell’identificazione e installazione delle risorse e consente di focalizzarsi non solo sul passato, ma anche sulle ricadute che gli eventi traumatici hanno sul presente e sul futuro, consentendo di identificare modalità di coping più adattive.

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IN PUNTA DI PENNA (Dal Report 3° Trimestre) E. Chiara

Di Profughi se ne parla, tanto, troppo, male, a sproposito… Di Profughi se ne occupano tanti. Molti di questi, per fortuna, parlano con “lingua diritta”, ma anche tanti altri con lingua “biforcuta”. Purtroppo non solo parlano, ma fanno. E questo non sembra succedere nelle prime linee, sulle coste siciliane, pugliesi, calabre, dove l’emergenza è “subito” e non lascia spazio ad altro se non al necessario, ma nelle seconde linee, dove l’emergenza esiste, anche se diversa, dove il tempo è più grande, i contesti tanti, l’immediato può essere “mediato” da interessi svariati, umanitari, economici, politici, rivoluzionari, in ogni caso non sempre essenziali, e non “dei Profughi”.

In quasi due anni di attività ne ho viste di tutte… Operatori onesti, volenterosi, motivati che, sia nel pubblico che nel privato sociale, si danno da fare spesso “oltre il semplice mandato”, mettendo mente e cuore per cercare di dare il massimo con il sempre di meno, tentando di far funzionare ciò che, se esercitato in modo stretto e burocratico, funzionare non potrebbe. E questo a vantaggio sia delle Istituzioni che delle Persone, i richiedenti asilo o protezione internazionale ma anche dei Cittadini, della comunità nazionale, della salute pubblica. Altri, pure loro motivati e spinti dalle migliori intenzioni, si agitano individualmente, cercando “di fare qualcosa”, in un terreno complicato e non solo complesso, dove l’organizzazione e il coordinamento dovrebbero essere una regola ineludibile. Ma “al cuor non si comanda”, e comunque tra l’indifferenza e il fare, vista l’emergenza, è preferibile il fare per “fare il bene”, rispetto al limitarsi a guardare, a tranciar giudizi superficiali, a esprimere pareri pregiudiziali, fondati sul “si dice”, “si sa”, o sulle convinzioni mitiche dell’ideologismo più arbitario. E poi ci sono gli opportunisti e i manipolatori. Intenzionali. Voluti. Sono i fomentatori di malessere, coloro che ne traggono beneficio. Usano parole come proiettili: clandestini, rifugiati, terroristi, stranieri, invasori. Tutti uquali, non c’è differenza. Eppure qualche differenza ci deve pur essere fra questi stranieri che sbarcano. Non per scelta o natura nomadi, ma profughi per necessità: uomini, donne, bambini cui hanno strappato la famiglia, la casa, il lavoro, la vita. Molti benpensanti esaltano la radice cristiana della nostra cultura d’occidente. E molti di quelli che sbarcano sono perseguitati proprio perché cristiani. Altri parlano delle donne, della violenza sulle donne, del loro diritto a una vita di piena uguaglianza di diritti e opportunità. E fra le donne che sbarcano, molte fuggono dagli stupri seriali delle guerre o delle discriminazioni, fuggono dalle lapidazioni che hanno ucciso altre, come loro, perché non hanno ceduto. Altri parlano del diritto dei bambini all’infanzia, all’istruzione, alla famiglia. E molti dei bambini che sbarcano sono destinati ad essere schiavi, carne da macello per guerre di cui non sapranno mai la ragione, o morti, per sete e per fame. Altri ancora proclamano il diritto a vivere la propria sessualità, ad esprimerla nella libertà del proprio sentirsi. E molti di quelli che sbarcano vengono da paesi dove l’omosessualità è perseguita per legge, dove essere omosessuali significa carcere, stupro, tortura, uccisione pubblica, di nuovo con bastonatura o lapidazione… Ma questo non è tutto. Dall’altra parte, se poi mai c’è un’altra parte davvero, altra parte forse solo per la nostra rappresentazione del reale, comoda nel suo organizzare il mondo in settori, etichette, spazi, recinti, dall’altra parte ci sono quelli del “no” a oltranza, quelli che si oppongono a prescindere, si oppongono al sistema visto come sempre “imperialista”, coloro che adottano tutte le cause purché “contro” e mai “per”, “antagonisti” per cui tutto ciò che è istituzione è ostile, avverso, prevaricante, al punto di autolegittimare l’illecito, talora anche violento, sostenendolo come etico perché compiuto “per conto” di un popolo che non ha loro mai conferito un mandato di rappresentanza. La difesa non mediata degli oppressi, degli svantaggiati, dei discriminati, la difesa prodotta come irriducibile protesta, porta allo scontro continuo, e a coinvolgere nello scontro proprio chi della violenza politica è già stato vittima. Porta a strumentalizzare la sofferenza per una “lotta” che non è la lotta di tutti i popoli e di tutte le genti, ma la lotta di una parte che si arroga il diritto autoreferenziale della propria ragione. E costoro parlano “per nome e per conto”, dicono di rappresentare gli ultimi, di averne una sorta di mandato affidato “in pectore”, paladini di una democrazia coatta, sostituita, non attivamente partecipata. E purtroppo trovano a volte compiacenti ascolti da parte di Operatori che fanno parte di quel Sistema di cui si propongono l’abbattimento, coinvolti forse nella visione utopica e romantica di un populismo tanto emozionalmente, epidermicamente, coinvolgente, quanto moralmente autogratificante… L’inverno è vicino. La Crisi non è risolta. E sarà un inverno difficile, questo, per molti. Che il Buon Senso ci guidi, al di là delle nostre povere capacità e delle nostre sempre più scarse risorse…

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GLOSSARIO

(dal XXIII Rapporto Immigrazione 2013, “tra Crisi e Diritti Umani, Caritas e Migrante et al.;

I concetti: il rifugiato, la protezione internazionale, sussidiaria e umanitaria, Avv. Simone Rossi, http://www.comune.torino.it/politichedigenere/bm~doc/protezione_internazionale_concetti.pdf)

ASILO Forma di protezione riconosciuta da uno Stato sul suo territorio, fondata sul principio del non-refolulement e sui diritti del Rifugiato riconosciuti a livello internazionale o nazionale. È riconosciuto ad una persona che non è in grado di chiedere la protezione dello Stato di cui ha la cittadinanza e/o in cui è residente, in particolare per timore di essere perseguitata per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni pubbliche. In Italia il Diritto d’Asilo non è normato da una legge organica, bensì previsto dalla Costituzione, Art. 10, comma 3 (“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”). Per il Diritto di Asilo è necessario far riferimento alle disposizioni inerenti lo status di rifugiato. Non è così da intendersi come una concessione alla permanenza e protezione nel territorio dello Stato, quanto come diritto di accesso per ottenere l’ammissione alla procedura di riconoscimento dell’esclusivo status di rifugiato politico (così Cass. 25028/2005). Equivale all’ottenimento del permesso di soggiorno concesso per il tempo necessario all’esame della domanda.

PROTEZIONE INTERNAZIONALE Nel contesto dell’UE, comprende lo status di rifugiato e di protezione sussidiaria, quale definito alle lettere d) e f) dell’art. 2 della Direttiva 2004/83/CE. (…).

PROTEZIONE SUSSIDIARIA Protezione concessa al cittadino di un paese terzo o all’apolide che non possieda i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel paese di origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno e non può o, a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della protezione di detto paese. (Art. 2, lett. g), D. Lgs. 251/2007).

PROTEZIONE UMANITARIA Questa forma di protezione è stata oggi sostituita dalla Protezione Sussidiaria, con l’eccezione del R.U. Protezione umanitaria (permesso di soggiorno per motivi umanitari), riferimenti legislativi. Art. 5, comma 6, D.Lgs. 286/1998. Il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno non possono essere adottati se ricorrono “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”; Art. 32 D.Lgs. 25/2008: “Nei casi in cui non accolga la domanda di protezione internazionale e ritenga che possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario, la Commissione territoriale trasmette gli atti al questore per l'eventuale rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo 5, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.” REFOULEMENT (NON-) Principio fondamentale del diritto internazionale dei rifugiati, che vieta agli Stati di far tornare in qualsiasi modo i rifugiati nei paesi o nei territori in cui la loro vita o la loro libertà possano essere messe in pericolo. Il principio (…) è una norma di diritto internazionale consuetudinario ed è quindi vincolante per tutti gli Stati, indipendentemente che essi siano o meno parti contraenti della Convenzione di Ginevra del 1951.

PERMESSO DI SOGGIORNO STATUS DI RIFUGIATO Permesso di soggiorno quinquennale rinnovabile, senza ulteriore verifica delle condizioni; PROTEZIONE SUSSIDIARIA Permesso di soggiorno di durata triennale rinnovabile previa verifica della permanenza delle condizioni che hanno consentito il riconoscimento della protezione sussidiaria; MOTIVI UMANITARI Permesso di soggiorno di durata annuale rinnovabile previa verifica della permanenza delle condizioni che hanno consentito il riconoscimento deI motivi umanitaria.

PERSECUZIONE Atti di persecuzione: art. 7, comma 2, D.Lgs. 251/2007. Specifica, in via esemplificativa, la forma che possono assumere gli: a) Atti di violenza fisica o psichica b) Provvedimenti legislativi, amministrativi, giudiziari o di polizia, discriminatori per loro natura o attuati in modo discriminatorio c) Azioni giudiziarie o sanzioni penali sproporzionate o discriminatorie d) Rifiuto di accesso a mezzi di tutela giuridica e conseguente sanzione sproporzionata o discriminatoria e) Azioni giudiziarie o sanzioni in conseguenza del rifiuto a prestare servizio militare in un conflitto, quando questo potrebbe comportare la commissione di gravi crimini f) Atti specificamente diretti contro un genere sessuale o contro l’infanzia.

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RIFUGIATO In base alla Convenzione di Ginevra: chi, a causa di un giustificato timore di essere perseguitato per la sua razza, religione, cittadinanza, opinioni politiche o appartenenza a determinato gruppo sociale, si trova fuori dallo Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio abituale in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi. Nel contesto dell’UE, si riferisce in particolare al cittadino di un paese terzo o all’apolide che, ai sensi dell’articolo 1° della Convenzione di Ginevra, viene ammesso a risiedere in quanto tale nel territorio di uno Stato membro e per il quale l’articolo 12 (Esclusione), della Direttiva 2004/83/CE non si applica. (Riferimenti internazionali: art. 1, Convenzione Ginevra 1951; Art. 2 Dir. 2004/83/CE; art. 2, comma 1, lett. e), D.Lgs. 251/2007)

TORTURA Qualunque atto che per mezzo di gravi dolori o sofferenze, o fisiche o mentali, sia intenzionalmente inflitto ad

una persona per scopi quali ottenere da questa o da terzi informazioni o una confessione, punirla per un atto che

essa o una terza persona ha commesso o si sospetta che abbia commesso, o intimidire o costringere essa o una

terza persona, per una ragione qualsiasi basata su una discriminazione di qualunque tipo, quando tale dolore o

sofferenza è inflitta da o su istigazione di o con il consenso o il tacito consenso di un pubblico ufficiale o di altra

persona che agisce nell’ambito delle sue funzioni ufficiali. Non indica il dolore o la sofferenza derivante solo da

sanzioni legittime, insito in esse o ad esse conseguente (United Nations Convention Against Torture (UNCAT,

Articolo 1).

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Cammini di Salute

Report IV TRIMESTRE 2014

ANNUALE 2014/15

Edizione 31.01.2015