René Guénon - La Gerarchia Iniziatica

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RIVISTA DI STUDI TRADIZIONALI N. 58/59 Gennaio - Dicembre 1983 LA GERARCHIA INIZIATICA Quanto abbiamo recentemente esposto al riguardo della gerarchia iniziatica 1 ' richiede ulteriori precisa- zioni, poiché su questo argomento, come su molti altri, si verificano troppo frequenti confusioni, e non solo nel mondo puramente profano, del che non ci si do- vrebbe insomma stupire, ma persino tra coloro che, a un titolo o ad un altro, dovrebbero normalmente essere ,., Si tr atta dell'articolo La nozione dell'élite, di cui citiamo il seguente passo riguardante la gerarchia iniziatica e, in particolare, la nozione delle « elezioni » successive: « Supponendo che l'ini- ziazione, intesa come ricollegamento ad una cc catena" tradizio- nale, sia stata realmente ottenuta dagli appartenenti all'élite, re- sterà sempre da considerare per ciascuno di essi la possibilità di andare piu o meno lontani, vale a dire di passare in primo luogo dall'iniziazione virtuale all'iniziazione effettiva, poi di raggiun- gere il possesso di un grado piu o meno elevato a seconda del- l'estensione delle proprie possibilità. Occorrerà dunque, pet il passaggio da un grado all'altro, considerare ciò che si potrebbe chiamare una élite all'interno dell'élite stessa, e in questo senso alcuni hanno potuto parlare della cc élite dell'élite"; in altri ter- mini, si possono considerare delle cc elezioni" successive e sempre piu ristrette riguardo al numero dei suoi appartenenti, cc elezioni" operantisi sempre dall"' alto" e corrispondenti insomma ai di- versi gradi della gerarchia iniziatica ». (Nota del T. ). T

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«Rivista di Studi Tradizionali» nn. 58-59, Torino, Edizioni Studi Tradizionali, Gennaio-Dicembre 1983

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RIVISTA

DI

STUDI TRADIZIONALI

N. 58/59 Gennaio - Dicembre 1983

LA GERARCHIA INIZIATICA

Quanto abbiamo recentemente esposto al riguardo della gerarchia iniziatica 1' richiede ulteriori precisa­zioni, poiché su questo argomento, come su molti altri, si verificano troppo frequenti confusioni, e non solo nel mondo puramente profano, del che non ci si do­vrebbe insomma stupire, ma persino tra coloro che, a un titolo o ad un altro, dovrebbero normalmente essere

,., Si tratta dell'articolo La nozione dell'élite , di cui citiamo il seguente passo riguardante la gerarchia iniziatica e, in particolare, la nozione delle « elezioni » successive: « Supponendo che l'ini­ziazione, intesa come ricollegamento ad una cc catena" tradizio­nale, sia stata realmente ottenuta dagli appartenenti all'élite, re­sterà sempre da considerare per ciascuno di essi la possibilità di andare piu o meno lontani, vale a dire di passare in primo luogo dall'iniziazione virtuale all 'iniziazione effettiva, poi di raggiun­gere il possesso di un grado piu o meno elevato a seconda del­l'estensione delle proprie possibilità. Occorrerà dunque, pet il passaggio da un grado all 'altro, considerare ciò che si potrebbe chiamare una élite all 'interno dell'élite stessa, e in questo senso alcuni hanno potuto parlare della cc élite dell'élite"; in altri ter­mini, si possono considerare delle cc elezioni" successive e sempre piu ristrette riguardo al numero dei suoi appartenenti, cc elezioni" operantisi sempre dall"' alto" e corrispondenti insomma ai di­versi gradi della gerarchia iniziatica ». (Nota del T.).

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a conoscenza di ciò di cui si tratta. Del resto, sembra che ogni idea di gerarchia, anche al di fuori del campo iniziatico, si sia particolarmente offuscata alla nostra epoca e che sia una di quelle idee contro le quali piu specialmente si accanisce lo spirito di negazione della mentalità moderna, il che, a dire il vero, è del tutto conforme al suo carattere essenzialmente antitradizio­nale, di cui l'« egualitarismo » sotto tutte le sue forme rappresenta in fondo uno degli aspetti. È nondimeno strano e quasi incredibile, per chiunque non sia pri­vo di ogni facoltà di riflessione, constatare che que­sto « egualitarismo » venga ammesso apertamente e persino proclamato con insistenza da membri di orga­nizzazioni iniziatiche che, per quanto possano essere sminuite od anche deviate sotto molti aspetti, conser­vano tuttavia necessariamente una certa costituzione gerarchica in mancanza della quale non potrebbero sus­sistere in alcun modo 1

• Vi è evidentemente in tale si­tuazione qualche cosa di paradossale ed anche di con­traddittorio che può spiegarsi soltanto con l'estremo disordine dovunque regnante attualmente; d'altra par­te, senza un tale disordine, le concezioni profane non avrebbero mai potuto invadere, come hanno fatto, un campo che deve restare loro strettamente precluso per definizione e sul quale in condizioni normali non po­trebbero assolutamente esercitare alcuna influenza. Non è necessario ihsistervi, poiché è evidente che non pos­siamo pensare di rivolgerei a coloro che negano per partito preso ogni gerarchia; teniamo solo a dire che quando le cose sono giunte a un punto tale, non deve sorprendere se l'idea di gerarchia sia talvolta piu o meno fraintesa da coloro stessi che ancora l'ammet-

1 Questa costituzione gerarchica è stata però alterata dall ' in­troduzione di certe forme «parlamentari» prese in pres ti t dn ll · istituzioni profane, ma ciò nonostante essa sussiste .non di ll ll ' llo

nella struttura dei gradi sovrapposti.

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tono e se accade a qu~st'ultimi d'ingannarsi sulle di­verse applicazioni che tonviene farne .

Ogni organizzazione, iniziatica è in se stessa essen­zialmente gerarchica, tahto che in tale fatto si potrebbe scorgere una delle sue caratteristiche fondamentali, an­che se non le sia esclusiva, poiché tale caratteristica esiste pure nelle organizzazioni tradizionali « esterio­ri», vale a dire quelle che appartengono all'ordine exo­terico; e può ancora esistere in un certo senso (essen­dovi naturalmente dei gradi in ogni deviazione) fin nelle organizzazioni profane, allorquando queste siano costituite, nel loro ordine, secondo le regole normali, almeno nella misura in cui queste regole siano compa­tibili con il punto di vista profano stesso 2 • Tuttavia la gerarchia iniziatica ha qualche cosa di speciale che la distingue ed è che essa è formata essenzialmente da gradi di «conoscenza», con tutto quello che implica questa parola intesa nel suo vero significato (che nella sua pienezza corrisponde in realtà alla conoscenza effet­tiva), poiché è in ciò che consistono propriamente i gradi dell'iniziazione, escludendo qualsiasi diversa con­siderazione. Alcuni hanno rappresentato questi gradi con una serie di recinti concentrici che devono essere superati successivamente; una tale immagine è esatta, poiché si tratta infatti di avvicinarsi sempre piu ad un «centro», da raggiungere infine con l 'ultimo grado. Altri hanno paragonato la gerarchia iniziatica ad una piramide i cui strati vanno restringendosi a mano a mano che ci si eleva dalla base al vertice in modo da raggiungere sempre un punto unico che qui rappresenta la stessa funzione che ha il centro nella precedente figura : qualunque sia il simbolismo adottato, si tratta

2 Come esempio di organizzazioni gerarchiche profane, si può itare quello degli eserciti moderni che, nelle condizioni attuali,

n è f rse l'esempio piu chiaro, poiché, per quel che riguarda l · « l' fi l' ·h.i.c » amministrative, esse non mer.,kano piu in nessun modo q 11 ·~ t A d n min::tzion .

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precisamente di quella gerarchia di gradi che avevamo in vista quando parlavamo di distinzioni successive operantisi all'interno dell'élite .

Bisogna comprendere che questi gradi possono es­sere indefinitamente molteplici, al pari degli stati cui cor­rispondono e che essi implicano essenzialmente nella loro realizzazione, poiché allorquando la conoscenza è effet­tiva e non piu semplicemente teorica si ha a che fare con degli stati, o almeno con modalità diverse di uno stesso stato nel caso che le possibilità individuali umane non siano ancora state superate. Di conseguenza, come già abbiamo indicato in altra occasione, i gradi conferiti in una qualsiasi organizzazione iniziatica non rappre­sentano altro che una specie di classificazione piu o meno generale, necessariamente « schematica » e limi­tata alla considerazione distinta di certe tappe princi­pali o piu nettamente caratterizzate. A seconda del punto di vista particolare che si adotterà per stabilire una certa classificazione i gradi cosi distinti potranno essere piu o meno numerosi 3, senza che si debba scor­gere in eventuali diversità di numero contraddizioni o incompatibilità, poiché tale disparità non concerne al­cun principio dottrinale, ma dipende semplicemente dai metodi speciali propri di ogni organizzazione iniziatica, sia all'interno di una stessa forma tradizionale, sia, ed a maggior ragione, quando si tratta di forme tradizio­nali diverse . In vero la sola distinzione perfettamente delimitata che ci possa essere è quella fra i « piccoli misteri » e i « grandi misteri », che è la distinzione che si riferisce rispettivamente allo stato umano e agli stati superiori dell'essere; per tutto il resto non si tratta, nel dominio degli uni e degli altri, che -di suddivisioni

3 Abbiamo menzionato altrove le suddivisioni in tre e sette gradi, ma è evidente che, nella diversità delle forme iniziatiche, ne possono esistere molte altre.

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che possono essere piu o meno ampie per ragioni di ordine contingente.

D'altra parte bisogna pure comprendere che la ri­partizione dei membri di una organizzazione iniziatica nei suoi diversi gradi è in qualche modo soltanto « sim­bolica» in rapporto alla gerarchia reale, perché l'ini­ziazione ad un grado qualsiasi può in molti casi essere soltanto virtuale (ed allora non può naturalmente trat­tarsi che di gradi di conoscenza teorica, o quanto meno dovrebbe esserci normalmente una corrispondenza con quest'ultima) . Se l'iniziazione fosse sempre effettiva o lo dovesse diventare obbligatoriamente prima d'aver accesso ad un grado superiore, le due gerarchie coinci­derebbero interamente; ma se ciò è perfettamente con­cepibile in linea di principio, bisogna riconoscere che non è quasi mai realizzabile di fatto, e lo è tanto meno in certe organizzazioni quanto piu queste hanno subito una degenerazione piu o meno accentuata ed ammet­tono con troppa facilità, ed anche a tutti i gradi, mem­bri di cui la maggioranza disgraziatamente non è adatta a ricevere niente di piu che l'iniziazione virtuale. Tut­tavia, se questi difetti sono in una certa misura inevi­tabili, non inficiano per nulla la nozione stessa della ·gerarchia iniziatica, che resta totalmente indipendente da ogni circostanza del genere; per quanto sia incre­scioso uno stato di fatto, nulla può contro un principio e non può infirmarlo in modo alcuno; e la distinzione da noi indicata risponde naturalmente all'obiezione che potrebbe presentarsi al pensiero di coloro che han­no avuto occasione di constatare, nelle organizzazioni iniziatiche di cui hanno potuto avere qualche cono­scenza, la presenza, anche nei gradi superiori, per non dire al vertice stesso della gerarchia apparente, di indi­vidualità alle quali mancava nel modo piu palese ogni iniziazione effettiva.

Un altro punto importante è il seguente: una orga­nizzazion iniziatica non comporta solo una gerarchia

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di gradi, ma anche una gerarchia di funzioni. Si tratta di due cose del tutto distinte che bisogna aver cura di non confondere mai, poiché la funzione di cui qualcuno può essere investito, a qualsiasi livello, non gli confe­risce un nuovo grado e non modifica menomamente ciò che già possiede. La funzione non ha, per cosi dire, che un carattere «accidentale» in rapporto al grado: l'eser­cizio di una determinata funzione può esigere il pos­sesso di un certo grado o di un altro, ma non è mai necessariamente legato a questo grado, per quanto que­st'ultimo possa essere elevato; altresi, la funzione può non essere che temporanea, può aver fine per varie ragioni, mentre il grado costituisce sempre un'acquisi­zione permanente, ottenuta una volta per sempre e che non si può in alcun modo perdere sia nel caso si tratti di iniziazione effettiva o sia pure soltanto di iniziazione virtuale.

Tali spiegazioni, notiamolo ancora, esauriscono la precisazione del significato reale che conviene attribuire a certe qualificazioni secondarie cui in un altro articolo avevamo fatto allusione; oltre le qualificazioni richieste per l'iniziazione stessa, possono esservene anche altre particolari, richieste soltanto per adempiere all'una o all'altra funzione in un'organizzazione iniziati ca. In­fatti l'attitudine a ricevere l'iniziazione, anche al grado piu elevato, non implica necessariamente l'attitudine ad esercitare una funzione, fosse pure la piu semplice di tutte; ma in ogni caso ciò che è veramente essen­ziale è l'iniziazione stessa con i suoi gradi, perché è essa ad influire in modo effettivo sullo stato reale del­l'essere, mentre la funzione non può affatto modificarlo né aggiungervi alcunché.

La gerarchia iniziatica veramente essenziale è dun­que quella dei gradi, e d'altra parte è proprio essa ciò che, di fatto, rappresenta come il segno particolare della costituzione delle organizzazioni iniziatiche. Poi­ché in ogni iniziazione si tratta propriamente di « co-

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noscenza », è evidente che il fatto di essere investttl di una funzione non ha alcuna importanza sotto tale rapporto, anche nei confronti della semplice conoscenza teorica e a maggior ragione nei confronti della cono­scenza effettiva; una funzione può dare ad esempio la facoltà di trasmettere l'iniziazione ad altri, oppure quella di dirigere certi lavori, ma non quella di fare accedere se stesso ad uno stato piu elevato. Non vi può essere alcun grado o stato spirituale superiore a quello dell'« adepto »; e che coloro che vi sono pervenuti esercitino altresi certe funzioni di insegnamento od al­tre, o non ne esercitino alcuna, questo fatto non im­plica assolutamente alcuna differenza sotto tale rap­porto; ciò che è vero a questo riguardo per il grado supremo, è vero parimenti, a tutti i livelli della gerar­chia, per ognuno dei gradi inferiori 4• Di conseguenza quando si parla della gerarchia iniziatica, senza dare altre precisazioni, è evidente che deve trattarsi sempre della gerarchia dei gradi; ed è questa gerarchia inizia­dca, e solo essa, ciò che definisce le «elezioni succes­sive», le quali vanno gradualmente dal semplice ricol­legamento iniziatico fino all'identificazione con il « cen­tro»: non soltanto con il centro dell'individualità

· umana al termine dei « piccoli misteri », ma anche, al termine dei «grandi misteri », con il centro stesso dell'essere totale, cioè, in altre parole, fino alla realiz­zazione dell'« Identità Suprema ».

RENÉ GuÉNON

(traduzione di U. Zalino)

4 Ricordiamo che l'« adepto » è propriamente colui che ha rag­giunto la pienezza dell'iniziazione effettiva. Certe scuole esoteriche fanno tuttavia una distinzione fra ciò che esse chiamano « adepto minore » e « adepto maggiore »; queste espressioni devono allora intendersi, almeno originariamente, come designanti colui che è p rv nuto alla perfezione rispettivamente n~ll'ordine dei « piccoli mist ri » in quello dci « randi misteri ».