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RELIGIONE e MAGIA

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RELIGIONE e MAGIA

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LA RELIGIONE E LA MAGIA

• Si sviluppano nell’ambito del pensiero simbolico

• Il pensiero simbolico è parte integrante di ogni cultura

• Le pratiche simboliche hanno senso non sul piano della razionalità ma su un loro specifico piano espressivo e comunicativo

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LA RELIGIONE• Esiste come tratto universalmente diffuso nelle culture

perché essa risponde a bisogni e condizioni universali.

• È quell’insieme di pratiche e credenze relative a potenze

soprannaturali

• L’identificazione dei fenomeni e delle potenze

soprannaturali variano da cultura a cultura e all’interno

della stessa cultura nel corso del tempo

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LA MAGIA

• Rituali che hanno lo scopo di mutare l’azione del soprannaturale.

• A differenza della religione non ha un orizzonte teologico e mitologico.

• La salvezza che si cerca attraverso le pratiche magiche riguarda il presente e le cose materiali e non un futuro ultramondano e di ordine spirituale

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La religione (e la magia)

• COSMOGONIA:

“modo di nascere del cosmo”

Opposizione tra caos originario e cosmo ordinato

• COSMOLOGIA:

conoscenza del cosmo, del suo funzionamento e del ruolo degli esseri umani in esso

Questo corpus di conoscenze è l’insieme dei miti e dei riti

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Spiegazioni antropologiche sull’esistenza della religione

• Tylor - Il bisogno di comprensione intellettuale: (animismo)

• Malinowski – Il bisogno di placare ansia ed incertezza causata dalla finitezza umana: (culto degli antenati)

• Durkheim - Il bisogno di comunità,funzione regolatrice e moralizzatrice:(totemismo)

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Tylor - Il bisogno di comprensione intellettuale

• la religione serve a dare una spiegazione all’apparizione realistica dei morti

in sogno ai viventi

• si credeva che ogni cosa avesse un duplice esistenza fisica (il corpo) e

psichica (l’anima).

• l’anima durante il sonno può abbandonare il corpo e apparire in sogno ad

altre persone.

• con la morte l’anima si separa definitivamente dal corpo.

• queste forme religiose vanno sotto il nome di animismo perché fondate

sulla credenza della sopravvivenza delle anime

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Malinowski - Ansia e incertezza

• la religione nascerebbe dal bisogno universale di placare l’ansia e l’incertezza che gli uomini devono affrontare in ogni società per eventi fuori dal loro controllo (non dipendenti dalla loro volontà), tra cui la morte.

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Durkheim - Il bisogno di comunità

• mette in primo piano i bisogni sociali e non psicologici• la religione nasce dalle esigenze poste dalla vita in

società• gli individui sperimentano le imposizioni della vita sociale

(le norme sociali) come forze invisibili e sarebbero portati a credere che si tratti di entità sovrannaturali.

• I’obbedienza alle leggi religiose non è altro che l’obbedienza alle leggi che derivano dal bisogno dell’uomo di essere integrato nella società attraverso il rispetto delle norme.

• In realtà è la società che essi veneranoEs. Il totemismo La venerazione del totem è la

venerazione dell’unità clan che il totem simboleggia

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Ernesto de Martino Il mondo magico (1948)

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Il mondo magico

“La magia é secondo de Martino, un istituto culturale, un bene culturale elaborato dagli esseri umani che permette di risolvere la crisi della presenza” (A. Signorelli, p.128).

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Il mondo magico

• “Esserci nel mondo” (Martin Heiddeger): ngli esseri umani sono consapevoli di essere nel mondo, di essere “presenti al mondo”

• “La presenza” non é una condizione stabile, acquisita una volta per tutte.

• Può entrare in crisi di fronte ad eventi e circostanze negativi.

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Il mondo magico

• “la crisi della presenza” • Si entra in una condizione “irrelata”: gli

individui non sanno stabilire una relazione tra la loro angoscia, le sue cause e le possibili soluzioni esistenti nel mondo.

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Il mondo magico

• La magia consente di riconnettere la crisi ad una causa (fattura, jettatura, ira degli antenati)

• Attraverso il rito magico, l’evento negativo viene destoricizzato ovvero messo in relazione con un luogo mitico, in cui la crisi fu risolta con successo

• La magia permette all’individuo di ritornare nella storia e di recuperare il suo potere di azione e decisione. Di esser-ci nuovamente nel mondo

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Il mondo magico

“Lungi dall’essere mera superstizione, la magia, orizzonte culturale e pratica cerimoniale simbolici, garantisce la presenza del soggetto al mondo, alla storia, alla razionalità” (A. Signorelli, p.128)

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LA MAGIA

• Magia: per guarigioni o scopi benefici (pratiche magiche preventive, protettive, apotropaiche)

• Fattucchieria e stregoneria: sono pratiche che tentano di invocare gli spiriti a danno di qualcuno (fattura a morte; fattura d’amore):

1. Fattucchieria. Prevede l’utilizzo di materiali, oggetti che servono ad invocare la malevolenza degli spiriti

2. Stregoneria: Utilizza esclusivamente la forza del pensiero e l’emozione

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Tipologie di esseri sovrannaturali

• Impersonali (mana, tabù)• Esseri sovrannaturali di origine non umana

(déi, spiriti anonimi, spiriti tutelari)• Esseri sovrannaturali di origine umana

(fantasmi e spiriti)

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Impersonali

• mana è una forza sovrannaturale ed impersonale che dimora solo in alcuni oggetti o persone. Si tratta di una forza benefica che trasmette i suoi effetti anche per contatto con gli esseri viventi o con gli oggetti

• tabù: si tratta di una proprietà di oggetti, persone e cose con i quali è proibito venire a contatto pena alcuni danni per l’individuo

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Esseri sovrannaturali di origine non

umana

• gli dèi: sono esseri di origine non umana, hanno sembianze antropomorfe e sono dotate di un nome proprio. Si sono auto-creati e hanno creato l’universo. Spesso il dio o gli dèi creatori si disinteressano degli aspetti della vita quotidiana degli esseri creati. A volte delle divinità inferiori si occupano di frammenti di umanità o di questioni specifiche. (vd. Divinità romane fortemente specializzate)

• gli spiriti anonimi: folletti ritenuti la causa di scherzi e piccoli contrattempi

• spiriti tutelari: Molti gruppi di nativi americani credevano che in una veglia notturna ad ogni ragazzo ne fosse assegnato uno. Lo spirito poteva comparire al ragazzo con le sembianze umane e poi con le sembianze della sua vera identità di elemento naturale (vento, una, montagna, ecc…)

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Esseri sovrannaturali di origine umana

• Fantasmi e spiriti degli antenati: esseri sovrannaturali che una volta erano umani.

1. I fantasmi vengono identificati con gli spiriti di parenti stretti o amici defunti (non estranei) che sono presenti nella vita dei loro congiunti

2. Spiriti possono essere attivi o inattivi a seconda se partecipano o meno all’esistenza dei vivi.

Spiriti attivi sono quelli del gruppo di discendenza di alcuni clan in cui si crede che la cura degli individui per la propria discendenza vada oltre la morte.

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Mezzi per interagire con il soprannaturale:

• La preghiera

• Alcol e droghe

• La trance

• Woodo

• Divinazione

• I sacrifici

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Gli specialisti magico-religiosi

• Gli sciamani

• I fattucchieri e stregoni

• I medium

• I sacerdoti

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Mezzi per interagire con il soprannaturale:

• La preghiera: spontanea o memorizzata

• Alcol e droghe: sostanze come il peyote o gli oppiacei possono avere effetti allucinogeni. Possono indurre in stati di trance o stati alterati di coscienza

• La trance: Si pensa che nello stato di trance detta trance di possessione, gli spiriti o una potenza occulta si sostituiscono alla personalità del soggetto e ne modificano l’anima ed il comportamento. In tale stato l’individuo può avere esperienze di visione o trasmissione di messaggi da parte degli spiriti

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Mezzi per interagire con il soprannaturale:

• Il woodo: utilizza la simulazione. Vengono realizzate delle bambole che hanno le sembianze di un nemico. Il maltrattamento della bambola si pensa abbia effetti analoghi sul nemico che essa rappresenta

• La divinazione: interpretazione di segni leggibili in natura o in oggetti per poter predire il futuro o avere segni su come comportarsi nel futuro. Es. Le cartomanti

• I sacrifici: alle divinità per guadagnare la loro benevolenza o per alleviarne la collera. Si ipotizza che nelle società pre-industriali, il sacrificio potesse riguardare quello della vita umana poiché alle divinità occorreva sacrificare le cose di maggior valore. In quelle società la maggiore risorsa era l’energia della forza lavoro umana da cui dipendeva la sussistenza.

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Gli specialisti magico-religiosi

• Gli sciamani

• I fattucchieri e stregoni

• I medium

• I sacerdoti

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Gli sciamani• viene da shaman, lingua parlata in Siberia. • Non svolge la sua attività a tempo pieno e gode di un ruolo

prestigioso nella sua comunità. • riesce ad entrare in uno stato di trance ed in uno stato alterato di

coscienza • riesce così a viaggiare in altri mondi e a ottenere l’aiuto dei

guardiani di quei mondi • agli sciamani forniscono previsioni per la risoluzione di problemi

pratici ma soprattutto per la guarigione. • si diventa sciamano intraprendendo un apprendistato a seguito di

una chiamata dal mondo sovrannaturale.• per esercitare lo sciamanesimo occorre acquisire controllo degli

stati di veglia e di trance• se le divinità naturali non dimostrano benevolenza agli umani,

risolvendo i loro problemi, gli sciamani vengono esautorati perché si crede che abbiano perso i loro poteri.

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I fattucchieri e gli stregoni

• hanno uno status socio-economico molto basso presso le proprie società

• Il loro operato viene invocato per provocare danni, morte e malattie

• I fattucchieri sono riconoscibili perché usano oggetti e strumenti per svolgere i propri rituali

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I medium

• Sono di solito donne • Entrando in trance di possessione,

rispondono a richieste di divinazione.

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I sacerdoti• sono di solito uomini. • Godono di un elevato status nella loro società. • Si distinguono per un abbigliamento o per acconciature diverse da

quelle degli altri cittadini.• Esercitano la loro attività a tempo pieno e officiano in cerimonie

religiose pubbliche. • Gli viene richiesto lavoro fisico, digiuno e conoscenza dei dogmi e

delle scritture. • I sacerdoti sono sostenuti economicamente dalle donazioni dei

seguaci. • Sono in grado di relazionarsi con divinità superiori e di interpretarne

il volere o i dogmi.• Il sacerdote fa da mediatore tra le divinità e i fedeli ma se le divinità

non dimostrano benevolenza ai fedeli, i sacerdoti non vengono esautorati. Si ritiene che i fedeli non siano degni della benevolenza divina

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Il mutamento religioso come rivitalizzazione: i sincretismi religiosi

• Forti resistenze al cambiamento quando questo porta con sé la contaminazione dei costumi sociali e culturali (religiose) in occasione del contatto con società dominanti. (vd. Avvento del colonialismo)

• In queste congiunture si sviluppano nuovi culti, movimenti nativi, culti millenarisitici, cargo cults definiti tutti movimenti revitalizzatori cioè movimenti che cercano di dare nuovi scopi ad una cultura.

Es. I cargo cults (Melanesia durante il colonialismo)

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Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE -

2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici

a.a. 2017

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

INTERCULTURALE

LA PROSPETTIVA DELL’ANTROPOLOGIA

CULTURALE

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

È un processo consensuale e volontario a cui prendono parte:

• Le parti (appartengono a culture diverse) che richiedono l’intervento di un terzo come mediatore

• Il soggetto terzo che accondiscende a mediare

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

Funzione di ponte (?)La mediazione agevola la comunicazione fra

le parti:• Quando esse non condividono lo strumento

linguistico (traduzione, interpretariato)• Quando esse non condividono significati

(mentalità, abitudini, comportamenti) in una relazione interculturale

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

“ Non è la diversità culturale in astratto a costituire una dimensione centrale nel fraintendimento comunicativo, ma piuttosto il modo in cui il fattore culturale viene evocato nelle narrazioni fornite dagli attori sociali e la differenza viene riconosciuta ed usata entro uno schema interpretativo dell’agire” (Quassoli 2006)

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

È un processo:

• Semi-strutturato (avviene sulla base di norme condivise e culturalmente definite)

• Creativo (trasformativo) della relazione tra i soggetti in questione. Porta al muto riconoscimento delle identità culturali e alla creazione di spazi di dialogo, scambio e individuazione di pratiche innovative di relazione

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

La mediazione efficace non presuppone strategie e azioni

precostituite ma consiste in una riflessione sul processo al fine di

attuare soluzioni frutto dello scambio tra le parti

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LA CULTURA COME CONCETTO OPERATIVO NEL PROCESSO DI MEDIAZIONE

INTERCULTURALE

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LA PRATICA DELLA MEDIAZIONE

La mediazione non suggerisce modelli comportamentali stereotipati degli individui in quanto “portatori di

culture”

INVECE

Ricostruisce il contesto ed il processo della comunicazione per individuare

strategie di mediazione

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CULTURA NON ESSENZA MA PROCESSO

“Individui portatori di culture”?

• Insieme di tratti culturali condivisi e delimitabili

• Omogeneità e staticità delle culture

• Essenzializza le culture

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CULTURA NON ESSENZA MA PROCESSO

• Cultura si definisce in un processo interattivo

• Identità culturale non come “essere” ma come “divenire”

• Identità storicamente fondata, segue le esperienze della collettività e dell’individualità (Callari Galli)

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CULTURA NON ESSENZA MA PROCESSO

• Cultura come mediazione: è un processo collettivo, dinamico in cui l’individuo partecipa e media tra la dimensione individuale a quella collettiva di pratiche, norme, valori condivisi (Anolli)

• Cultura come flusso culturale di significati organizzati socialmente con il quale l’individuo interagisce attivamente sulla base delle sue esperienze personali (Hannerz).

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DA CULTURA A CULTURE

La mediazione presuppone:• L’interazione e lo scambio con persone

appartenenti a gruppi socio-culturali diverso dal nostro

• Superamento di un’impostazione etnocentrica che ha alla base un’idea di omogeneità culturale degli esseri umani

• Riconoscimento di uguale dignità a tutti i gruppi culturali

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DA MEDIAZIONE LINGUISITCO-CULTURALE A MEDIAZIONE

INTERCULTURALE

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MLC

• Veicola un contatto tra culture diverse che si esprimono attraverso la lingua, il linguaggio corporeo e le azioni quotidiane che evidenziano i riferimenti culturali impliciti

• Facilita il dialogo e previene i conflitti colmando le distanze

• Accompagna all'uso dei servizi, favorendo l'inclusione

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MLC

• Nasconde l'insidia di trasformare le culture come "prototipi di appartenenza" degli individui

• è spesso riduttivamente intesa come traduzione linguistica che rimarca il solco delle divisioni ed irrigidisce le persone in identità culturali che si pretendono fisse

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MLC

Ha alla base la filosofia del Muticulturalismo:

coesistenza, coabitazione tra gruppilinguistico-culturali omogenei al lorointerno

• Versioni essenzializzanti e steriotipate delle culture

• Ha come risvolto conservazione, incomunicabilità, separazione.

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MLC

• "in una scuola che si professa "multiculturale", lamediazione si manifesta soprattutto come:

• 1) interpretariato e traduzione (o insegnamento diitaliano come L2) per i bambini migranti, alloscopo di gestire le emergenze (malintesi e conflitticontingenti) e di favorire una piena comprensionedelle regole e degli orientamenti del sistemascolastico italiano;

• 2) come presentazione delle culture e dei paesid'origine degli alunni immigrati e/o cometestimonianza di esperienze culturali ointerculturali".

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

Mediazione come “Incrocio di orizzonti” (Villano)

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

“ Parlare di mediazione (inter) culturale non tanto partendo dal conflitto e dalla sua risoluzione, ma valorizzandola come pratica volta a mostrare i differenti punti di vista degli individui, per arrivare a creare degli spazi di dialogo e di soluzione delle problematiche” (Villano, Riccio 2008)

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

Ha come fondamento la filosofia dell’Intercultura:

• Reciprocità, processo che attiva spazi di scambio e connessioni tra culture

• Agency, responsabilità delle persone come attori sociali indipendenti

• Riconoscimento di una pluralità di punti di vista• Disponibilità alla ricombinazione delle forme

culturali in nuove pratiche

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

La mediazione come traduzione di codiciculturali e linguistici deve intrecciarsicon una mediazione che faccia dasupporto alla condivisione deisignificati che intervengono in unarelazione interculturale (Villano eRiccio 2008, p.50).

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

Affinare la "sensibilità interculturale“:

“ una serie di competenze personali cheporta le persone ad essere sempremeno etnocentriche e più etnorelative,sensibili cioè all'accoglienza delle tanteculture della società" (Villano e Riccio2008, p.48)

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

• "L'importanza del prefisso "inter" è data propriodall'enfasi che viene posta, non più sui due poli, ledue culture, ma sugli spazi di riconoscimentosoggettivo, reciprocità e cambiamento. Non sitratta tanto di conoscere, spesso in manierafolclorica e superficiale, le diverse culturesfogliando il catalogo e contando sull'apporto deimediatori culturali ma di approfondire capacità ecompetenze che mettano in grado di sostenere larelazione con la diversità." (Favaro e Fumagalli2004, p.25)

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MEDIAZIONE INTERCULTURALE

Competenze che si situano sul pianocognitivo (maggiori informazioni,apertura, intelligibilità, sospensione delgiudizio, problematizzazione) edaffettivo decentramento, empatia,capacità di ascolto) (Favaro eFumagalli 2004, p.25).

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“La mediazione (inter)culturale è la strategia di lavoro, non la risoluzione del problema”

(Di Bella e Cacciavillani 2002)

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MEDIAZIONE COME PONTE O COME INCROCIO DI

ORIZZONTI?

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Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE -

2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici

a.a. 2018

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LA RICERCA ANTROPOLOGICA

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LA RICERCA ANTROPOLOGICA

Elemento caratterizzante è la ricerca sul campo o sul terreno

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LA RICERCA ANTROPOLOGICA

PREMESSE

EPISTEMOLOGICHE

E DISPOSIZIONI

MENTALI

METODI

E TECNICHE

DELLA RICERCA

ANTROPOLOGICA

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

• curiosità intellettuale: bisogno intellettuale di sapere di più su un determinato aspetto della diversità culturale

• sospensione del giudizio: evitare di valutare secondo criteri propri dell’antropologo i fatti umani osservati per evitare di creare pregiudizi ed infine compromettere il valore della ricerca come processo conoscitivo del "punto di vista dei nativi"

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

• Centralità della ricerca empirica in antropologia:

“La conoscenza antropologica procede per

progressive astrazioni formulate a partire

da progressive comparazioni di materiali

empirici sulle diversità umane" (Signorelli A. p.246).

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Bronislaw Malinowski (1884-1942)

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

La ricerca empirica ai tempi di Malinowski:

Approccio olistico - l’antropologo analizzava tutti gli aspetti della vita del villaggio o della banda o della popolazione che studiava.

“Piantare la tenda al centro del villaggio”

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

• Oggi la ricerca empirica può evidenziare:

1. le interdipendenze ed i condizionamenti interni alla situazione studiata, osservabili in microscala del villaggio o piccolo insediamento

2. i fattori di scala sovralocale che condizionano la vita dei gruppi locali

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

Nella società contemporanea nessuna cultura è più autentica, originaria (“I frutti puri impazziscono” J. Clifford 1988) a causa di:

• Diffusione di nuovi mezzi di comunicazione e di massa

• Mobilità territoriale delle popolazioni

• Potere dell'immaginazione supportato da accesso a realtà virtuali

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

• creazione di culture diasporiche: produzione di culture ibride, meticciati, culture originali

• etnografia multisituata: seguire i nativi negli spostamenti per osservare i processi culturali di rifunzionalizzazione e risemantizzazione dei vecchi significati e valori sulla base dell'inserimento del loro in un mondo globalizzato, diasporico e virtuale.

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RICERCA SUL CAMPOIERI• Popolazioni, villaggi

lontani, “isolati”

• Oggetto di studio è la produzione culturale autoctona, la cultura “originaria”

• Approccio olistico (tutti gli aspetti socio-culturali della popolazione studiata)

OGGI• Popolazioni che abitano realtà

locali interdipendenti, in cui in microscala sono visibili i condizionamenti di realtà sovralocali (Diversità in luoghi vicini e familiarità in luoghi lontani)

• Oggetto di studio sono le culture diasporiche, ibride, meticciati, culture “originali”

• Aspetti culturali e pratiche specifiche

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RICERCA SUL CAMPO

IERI• “Piantare la tenda al

centro del villaggio”

• Sguardo sinottico(visione d’insieme)

• Lavoro dell’antropologo ha un ruolo solo in ambito scientifico

OGGI• Localizzazioni

dinamiche; Pluralità di luoghi (anche realtà virtuali)

• Sguardo multisituato

• Antropologo ha consapevolezza del suo ruolo politico (“Scrive le culture”)

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

Per una nuova epistemologia antropologica:

• Bourdieu: autoriflessione e “oggettivazione del soggetto oggettivante”

• Clifford e partecipanti al seminario di Santa Fè nel 1984: Writing cultures potere autoriale che gli antropologi occidentali hanno nel costruire le culture altre nel momento in cui scrivono delle monografie

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

Comprendere il punto di vista dei nativi(le motivazioni che li spingono a fare un

determinata azione, il valore simbolico, materiale che gli attribuiscono, ecc..):

• Osservare• Ascoltare• Domandare

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

Il soggiorno sul campo:

• Durata non breve

• Conoscenza della lingua locale

• Osservazione partecipante

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PREMESSE EPISTEMOLOGICHE E DISPOSIZIONI MENTALI

Osservazione partecipante• termine coniato da B. Malinowski • Il lavoro antropologico sul campo deve poter far

interagire un punto di vista interno ed esterno alla società studiata

• Senza tentare di diventare uno di loro, l'antropologo può assumere un ruolo nel sistema di valori della società locale. Può diventare uno “spettatore partecipe”

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L’OSSERVAZIONE PARTECIPANTE

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L’OSSERVAZIONE PARTECIPANTE

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METODI E TECNICHE DELLA RICERCA ANTROPOLOGICA

• Individuare l'oggetto e la sua localizzazione sulla base di ragioni di ordine intellettuale

• Scegliere il momento in cui osservare in maniera congruente con il tema

• Compiere una ricerca di sfondo per conoscere il contesto

• Individuare il problema teorico in cui si inserisce il tema trattato ed approfondirlo con letture adeguate per evitare di giungere a conclusioni già presenti in letteratura.

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METODI E TECNICHE DELLA RICERCA ANTROPOLOGICA

Regole della ricerca sul campo:• Spiegare chi si è e cosa si intende fare• Azioni di ricerca dovranno essere autorizzate dagli

interlocutori (interviste, foto, video, registrazioni)• Non esprimere opinioni nette ma porre

l'interlocutore in condizioni di dire la sua• equidistanza e cordialità con tutti per non creare

rapporti troppo privilegiati con un solo interlocutore.

• Ricompensare qualcuno rendendo presente il motivo per cui lo si fa

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METODI E TECNICHE DELLA RICERCA ANTROPOLOGICA

Gli strumenti:

• osservazione casuale

• osservazione programmata e ripetuta

• Taccuino, diario di campo, diario della ricerca

• colloquio casuale informale

• interviste strutturate

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METODI E TECNICHE DELLA RICERCA ANTROPOLOGICA

Scelta degli interlocutori:

• campione rappresentativo

• tecnica a valanga

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METODI E TECNICHE DELLA RICERCA ANTROPOLOGICA

Il ritorno a casa, l'analisi dei dati e la stesura del rapporto di ricerca:

• I dati non parlano da soli• Consapevolezza che l'antropologo che scrive

esercita un potere politico (presenta l'immagine della cultura di cui parla)

• Esercitare etnocentismo critico nell'utilizzo di categorie d'analisi

• Fare riferimento ai quesiti teorici iniziali per cercare di darvi una risposta e aggiungere nuove conoscenze alle teorie preesistenti

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Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE -

2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici

a.a. 2017

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IMMIGRAZIONE E MEDIAZIONE

INTERCULTURALE

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LE MIGRAZIONIClassificate in base a:• Luogo d’approdo o di partenza: immigrazione;

emigrazione• Cause dello spostamento: demografiche,

politiche, economiche, ecologiche• Attraversamento delle frontiere nazionali:

migrazioni interne o internazionali• Statuto giuridico del migrante: lavoratore,

rifugiato, richiedente asilo• Modalità di inserimento nel mercato del lavoro:

regolare, irregolare, con permesso di soggiorno, ecc…

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LE MIGRAZIONI

In epoca contemporanea:• Hanno assunto dimensioni globali con diffusione

del modo di produzione capitalistico e logica neoliberale nel mercato del lavoro, accelerazione dei modi e mezzi di trasporto.

• Migrazioni interne allo spazio europeo accelerate da urbanizzazione ed industrializzazione

• Migrazioni infracontinentali: accelerate da decolonizzazione

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LE MIGRAZIONI INCLUDONO SEMPRE UNA VALENZA

CULTURALE (SAYAD 2002)

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SCUOLA DI CHICAGO (1900-1930)

• Immigrazione come fase transitoria all’interno della società americana

• Risultato obbligato è l’assimilazione sociale e spaziale nel contesto di accoglienza o il ritorno

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APPROCCI ANTROPOLOGICI CONTEMPORANEI (prospettiva

etnografica e “dal basso”)• Le migrazioni sfidano la presunta

omogeneità culturale degli stati nazione

• Elaborazione di identità:

meticce (Jean Loup Amselle),

ibride (Nestor Garcia Canclini),

diasporiche (Appadurai),

e di forme di appartenenze bi- o multilocali.

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Mettono in relazione la globalizzazione con sistemi e

strutture di relazioni locali alimentando processi di

innovazione e riproduzione ad entrambi i livelli (Signorelli)

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IL MEDIATORE INTERCULTURALE

COMPETENZE E MODALITÀ DI INTERVENTO

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LA MEDIAZIONE INTERCULTURALE (l’esperienza europea)

• Gran Bretagna, anni ’90, linkworkers

facilitazione dell’accesso ai servizi della popolazione migrante.

• Prevenzione dei conflitti e promozione dell’integrazione su base locale (quartiere, vicinato)

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LA MEDIAZIONE INTERCULTURALE (l’esperienza

europea)

• Francia, seconda metà degli anni ’80,Femmes relais, Rappresentanza ed intermediazione tra giovani marginalizzati nelle banlieu e istituzioni.

• Forte valenza socio-politica della mediazione. Iniziativa autonoma, advocacy.

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LA MEDIAZIONE INTERCULTURALE (l’esperienza italiana)

• Il termine mediatore culturale appare nel dibattito sull’immigrazione nella prima metà degli anni ’90 per descrivere una pratica spontaneistica e frammentaria registrata nei servizi.

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LA MEDIAZIONE INTERCULTURALE (l’esperienza

italiana)Prima definizione:

“La mediazione é finalizzata a facilitare la comunicazione e la comprensione, sia linguistica che culturale, fra l’utente di etnia minoritaria (e. per estensione, una comunità di etnia minoritaria) e l’operatore di un servizio pubblico, in contesto di poteri impari, rispettando I diritti di tutte e due le parti” (Convegno del COSPE, Bologna, 1993)

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LA MEDIAZIONE INTERCULTURALE (l’esperienza

italiana)Prima fase: sperimentazione e creatività

Seconda fase: investimento nella formazione

Terza fase: isolamento

Quarta fase: associazioni autonome

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ITALIA: RUOLI DEL MEDIATORE

MEDIATORE-OPERATORE

Impiegato come operatore di sportello in contesti con prevalente utenza straniera

Caratterizza l’ambito sindacale

MEDIATORE SUPPORTO-OPERATIVO

• Impiegato occasionalmente per mediare tra istituzioni ed utenza straniera Caratterizza l’ambito sociale, sanitario, scolastico

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PROPOSTE PER IL CAMBIAMENTO

• DDL presentati nel febbraio 2009:

• Di Biagio (PDL) costituire un albo nazionale dei mediatori interculturali

• Touadi (PD), promuovere il riconoscimento e la disciplina della professione di mediatore interculturale su scala nazionale.

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LA MEDIAZIONE INTERCULTURALE (l’esperienza

italiana)• Non c’é impiego continuativo.

Precarizzazione della figura del mediatore

• Non c’ é professionalizzazione della figura del mediatore

• Non c’é normativa nazionale unitaria

• Normativa e finanziamenti dipendenti da realtà locali

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VARIABILI PSICOLOGICHE NELLA RELAZIONE MEDIATIVA

• Modelli mentali del mediatore: possono plasmare l’interazione e determinarne i risultati

• Ideologie: hanno una forte influenza sulle strategie di mediazione da selezionare

• Emozioni: l’intervento avviene in situazioni di turbolenza emotiva in cui anche il mediatore è inevitabilmente coinvolto

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VARIABILI SOCIALI

• Status mediatore (ruolo nella comunità; ruolo nell’istituzione)

• Genere

• Età

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VARIABILI CULTURALI

• Appartenenza ad un gruppo nazionale maggioritario/minoritario/ostile nel paese d’origine

• Uso di una variante della lingua diversa da quella delle parti

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CARATTERISTICHE E COMPETENZE DEL MEDIATORE

• Neutralità: imparzialità nello stile comunicativo• Empatia: capacità di cogliere i bisogni e lo stato

emotivo delle parti (Ammortizzatore dello spaesamento cognitivo)

• Equivicinanza: posizionamento “intermedio” tra l’istituzione e l’utenza per favorire una comunicazione biunivoca

• Fiducia delle parti: nella sua capacità di rappresentare entrambe le istanze

• Riservatezza: dei dati sensibili che emergono nell’intervento di mediazione

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COMPETENZE DEL MEDIATORE

• Competenza interculturale: • Centralità dell’esperienza della migrazione (?):

essendo stato socializzato/a in un doppio contesto quello di origine e quello di immigrazione facilitatore della comunicazione interculturale, riesce a fare da trait d’union tra individui le cui competenze comunicative sono espressione di contesti culturali diversi

• Facilita il riconoscimento reciproco di stereotipi e pregiudizi

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COMPETENZE DEL MEDIATORE

• Grado di istruzione (?)

• Percorso formativo (?)

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UTILIZZI DEL MEDIATORE

Rappresentazione/rappresentanza:

Mediatori spesso selezionati:

• dall’istituzione con criteri autoreferenziali

• sulla base della nazionalità, della lingua, del genere ed in misura minore della rappresentatività della comunità d’appartenenza

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UTILIZZI DEL MEDIATORE

Etnicizzazione del servizio ed assistenzialismo:

Servizio erogato agli stranieri da parte di operatori stranieri o grazie al loro intervento:

• viene richiesto dall’utenza straniera che si sente rappresentata

• viene rifiutato in quanto modello assistenziale

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UTILIZZI DEL MEDIATORE

“Il paradosso della mediazione” (Favaro 2006)

• Oscilla dall’atteggiamento estremo di assegnare al mediatore il solo compito della traduzione a quello altrettanto estremo di delegare al mediatore qualsiasi compito”

• Può rischiare di trasformarsi in un’occasione di semplificazione eccessiva e di risposta tampone che non modifica in nessun modo i servizi

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IL MEDIATORE SOCIOCULTURALE e

ESERCIZIO DELLA CITTADINANZA PRATICATA

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PRATICA DELLA MEDIAZIONE

Funzione di empowerment

• La mediazione attenua le asimmetrie di ruoli e di potere trasformandole in negoziazioni simmetriche.

• Promuove autonomia e ruolo attivo nel processo comunicativo di coloro che subiscono l’esclusione sociale dovuta alla non conoscenza della cultura ospitante

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MEDIAZIONE ED EMPOWERMENT

• Visioni gerarchiche della diversità, spalmate su scala planetaria in tempi di conquiste mercantili territoriali o coloniali, vengono pertanto a riproporsi in contesti plurietnici e pluriculturali, organizzati attorno ad un impianto istituzionale etnocentrico e monoculturale che afferma la superiorità della popolazione e della cultura maggioritaria.

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MEDIAZIONE ED EMPOWERMENT

• utenti appartenenti alla cultura minoritariasono passibili di subire non solo deisemplici disservizi ma forme di razzismoistituzionale (Nigris E. Johnson P. 2000,p.380).

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MEDIAZIONE ED EMPOWERMENT

• “Il mediatore in ogni caso, rappresenta lapossibilità per l’utente di rappresentare se stesso inmodo autonomo, pur con l’ausilio di qualcuno chefacilita la comunicazione linguistica e culturalecon il servizio ed i suoi operatori, senza peròentrare nel merito delle questioni trattate,prendendo le parti di qualcuno. In questi termini lamediazione può essere intesa comeempowerment” (Nigris E. Johnson P. 2000.p.188).

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MEDIAZIONE ED EMPOWERMENT

• Ciò che l’intervento del mediatore può fare è, insostanza, trasformare le componenti di minoranzanei contesti istituzionali da oggetti a soggetti attivinell’opera di traduzione culturale.

• L’impiego di mediatori/ mediatrici culturali difatto impedisce che la comunicazione delleidentità e delle culture sia unilaterale, che sirisolva cioè in un flusso di disposizioni e diimposizioni che partono dai rappresentanti delleistituzioni autoctoni e sono dirette alle famigliemigranti.

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Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE -

2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici/FIT

a.a. 2018

Prof.ssa Zaira Lofranco

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GLI APPROCCI ALLA DIVERSITÀ E ALLE

SOMIGLIANZE (individuati dagli antropologi)

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GLI APPROCCI ALLA DIVERSITÀ E ALLE SOMIGLIANZE

• ETNOCENTRISMO (Sumner- 1907):(Ha origine dal processo di INCULTURAZIONE)

1. ATTITUDINALE (Lanternari)

(vedi video Australians tasting Italian snacks)

1. IDEOLOGICO (Lanternari)

Es. RAZZISMO

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GLI APPROCCI ALLA DIVERSITÀ E ALLE SOMIGLIANZE

• RELATIVISMO CULTURALE –Herskovitz - (Riconosce alla base della diversità culturale il processo di inculturazione)

degenera in:1. GIUSTIFICAZIONISMO

2. RAZZISMO DIFFERENZIALISTA

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ETNOCENTRISMO

Termine coniato da W. Sumner nel 1907 nella sua opera Folkways.

"Etnocentrismo è il termine tecnico che designa una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato centro di ogni cosa e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso"

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Inculturazione

• Sta all’origine dell’etnocentrismo

• "Nel termine inculturazione includiamo quella parte cospicua di costumi, regole e usanze di un gruppo che vengono apprese e messe in atto dai singoli attraverso azioni concrete della vita quotidiana" (Signorelli, p.24)

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Inculturazione

• Ogni società per poter sopravvivere ha bisogno che i suoi membri condividano e rispettino delle regole.

• Si impara in questo modo a comportarsi secondo la visione del mondo, la cultura del gruppo in cui si è nati e si impara a comportarsi in maniera irriflessa ed abitudinaria secondo le sue regole.

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ETNOCENTRISMO ATTITUDINALE

• Termine coniato da Vittorio Lanternari

• riunisce una serie di etnocentrismi sensoriali (ES. i profumi, i sapori di casa nostra) che ci rimandano al modo di fare le cose e ai luoghi in cui farle che culturalmente riteniamo appropriati.

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ETNOCENTRISMO ATTITUDINALE

• Nello scoprire l'esistenza di altri modi di fare diverso dal nostro che abbiamo imparato a credere l'unico "giusto" e "normale" "c'è sempre un'oscura paura del caos, della crisi, individuale e collettiva" (Signorelli, p.25)

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ETNOCENTRISMO IDEOLOGICO

• Termine coniato da Vittorio Lanternari

• Tali forme di etnocentrismo non hanno nulla di irriflesso, di inconsapevole, di attitudinale.

• Sono radicati in sistemi di idee relativi alle somiglianze/diversità costruiti ed elaborati consapevolmente e spesso consapevolmente trasformati in sistemi di idee sulla superiorità/inferiorità del proprio gruppo rispetto agli altri

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RAZZISMO

Forme di etnocentrismo non solo difensive ma aggressive, usate intenzionalmente a volte per giustificare azioni militari, paramilitari, poliziesche.

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RELATIVISMO CULTURALE

Melville Herskovitz (anni ’30 e ’40 del XX sec.)

• Nessuna azione umana può essere giudicata al di fuori del contesto culturale in cui viene compiuta e delle norme che ispirano le decisioni di cui essa è frutto.

• Diversitá umana viene tollerata in quanto frutto di processi di inculturazione che hanno luogo nelle diverse societá

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Relativismo culturale e diritti umani

• Dichiarazione universale dei diritti umani, ONU, 1948

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Statement on human rights, Melville Herskovitz, American Anthropologist, 1947

• La personalità dell’individuo si sviluppa mediante la propria cultura (attraverso i processi di inculturazione)

• Non è stato scoperto nessun metodo di valutazione qualitativa tra le culture

• Principi e valori sono applicabili solo alla cultura che li produce

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RAZZISMO DIFFERENZIALISTA

• I sistemi conoscitivi e morali sono diversi e li considerano altresì incompatibili ed immodificabili.

• Ogni cultura può essere accettata, purché resti circoscritta a coloro che a essa appartengono: purché nessuno pretenda di uscire dalla cultura d'appartenenza.

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L’APPROCCIO ALLA DIVERSITÀ E ALLE SOMIGLIANZE (degli

antropologi)

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ETNOCENTRISMO CRITICO

• Approccio alla diversità e alle somiglianze culturali

MA ANCHE

• Metodo di ricerca, teorizzato da Ernesto de Martino

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ETNOCENTRISMO CRITICO

• Il confronto deve mettere in discussione la nostra cultura e non solo quella altrui (consapevolezza che il nostro non è l'unico modo di fare le cose)

• Consapevolezza che non si può rinunciare alla nostra cultura per adottare quella degli altri e comprenderla meglio.

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Si profila così il caratteristico paradosso

dell'incontro etnografico : o l'etnografo

tenta di prescindere totalmente dalla propria

storia culturale nella pretesa di farsi "nudo

come un verme" di fronte ai fenomeni culturali

da osservare, e allora diventa cieco e muto

davanti ai fatti etnografici e perde, con i

fatti da osservare, la propria vocazione

specialistica ; ovvero (oppure) si affida ad

alcune "ovvie" categorie antropologiche,

assunte magari in un loro preteso significato

"medio" o "Minimo" o "di buon senso", e allora

si espone senza possibilità di controllo al

rischio di immediate valutazioni etnocentriche

a partire dallo stesso livello della piùelementare osservazione [...].

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... L'unico modo di risolvere questo paradosso èracchiuso nello stesso concetto dell'incontro

etnografico come duplice tematizzazione, del "proprio"

e dell' "alieno".

L'etnografo è chiamato cioè ad esercitare una epochéetnografica che consiste nell'inaugurare, sotto lo

stimolo dell'incontro con determinati comportamenti

culturali alieni, un confronto sistematico ed

esplicito fra la storia di cui questi comportamenti

sono documento e la storia culturale occidentale che èsedimentata nelle categorie dell'etnografo impiegate

per osservarli, descriverli e interpretarli : questa

duplice tematizzazione della storia propria e della

storia aliena è condotta nel proposito di raggiungere

quel fondo universalmente umano in cui il "proprio" e

l' "alieno" sono sorpresi come due possibilitàstoriche di essere uomo,…

De Martino da La fine del mondo (postumo, Torino, Einaudi, 1977)

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• Il paradosso dell'incontro etnografico (E. de Martino)

• di fronte allo “scandalo dell'alterità” l'etnografo non può utilizzare categorie antropologiche preconfezionate se non vuole incorrere in un’interpretazione etnocentrica,

• né può abbandonare categorie conoscitive che gli vengono dalla propria storia culturale altrimenti non riuscirebbe a studiare ciò che osserva

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Soluzione è il metodo dell'etnocentrismo critico

• "Per interrogare loro, bisogna interrogare noi":

• Per comparazioni, differenze, somiglianze, si riesce a comprendere le azioni altrui e si scoprono le nostre azioni come non ovvie, universali o avulse da una specifica storia culturale.

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ANTROPOLOGIA

DISCIPLINA SCIENTIFICA

• non può riprodurre in laboratorio i propri oggetti di studio

• non può sempre tradurre in linguaggio formalizzato i prodotti della propria ricerca.

• non esiste una netta contrapposizione tra soggetto ed oggetto di studio che permetta di sviluppare una conoscenza oggettiva di quest'ultimo.

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“Anthropology is the most humanistic of the sciences

and the most scientific of the humanities." - Alfred L.

Kroeber”

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METODO DI RICERCA

• Lessico: usare sempre gli stessi termini per indicare gli stessi fenomeni

• Percorsi di ricerca: induttivo (verifica ripetuta di molti casi scientifici per arrivare alla teorizzazione) o deduttivo (enunciato di casi generali ne verifica l'applicabilità a casi particolari).

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Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE -

2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici

a.a. 2018

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OGGETTO DI STUDIO DELL’ANTROPOLOGIA

sonole somiglianze e le diversità

CULTURALI

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DEFINIZIONI TRADIZIONALI DI CULTURA

Epoca classica e medioevo

• “colere” (lat.) = coltivare• riferita al patrimonio di

conoscenze possedute da persone dotate di istruzione superiore "aristocrazia dello spirito“

• definizione restrittiva, elitaria ed etnocentrica.

Secolo dei lumi in Francia

• Cultura si apprende e non è innata

• Idea progressista

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DEFINIZIONI TRADIZIONALI DI CULTURA

Tra settecento ed ottocento in Germania:

• Kultur in termini di Volksgeist patrimonio spirituale inteso in termini collettivi cioè appartenente e caratterizzante un intero popolo.

• Johann Gottfried Herder, anticiperà la concezione antropologica di cultura (sangue, territorio, ethnos) che sarà poi ammantata di significato etnocentrico e nazionalista (nazismo ed etno-nazionalismi).

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Edward Burnett Tylor (1832-1917)

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PRIMA DEFINIZIONE ANTROPOLOGICA DI CULTURA

La cultura:“ …quel complesso insieme, quella totalità

che comprende la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società”.

Edward Burnett Tylor, La cultura primitiva (1871)

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PRIMA DEFINIZIONE ANTROPOLOGICA DI CULTURA

N.B. Contesto evoluzionista, Inghilterra della seconda metà del XIX sec.

• Cultura è universale: è un prodotto dell'attività umana che distingue tutte le società umane.

“Non esistono individui con cultura e individui senza cultura”.

• Cultura è appresa: si apprende crescendo in una determinata società (no innatismo o trasmissione biologica)

• Cultura è olistica: ogni aspetto dell’attività umana può essere considerato in termini culturali (concezione etnologica di cultura)

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PRIMA DEFINIZIONE ANTROPOLOGICA DI CULTURA

La diversità culturale è generata dalla diversaposizione delle società nel processoevolutivo.

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DERIVE ETNOCENTRICHE

• società primitive vs evolute• società complesse vs società semplici• società occidentali vs extra-occidentali• società del terzo/quarto Mondo• società di livello etnologico

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Franz Boas (1858-1942)

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La cultura:

«(e’) la totalità delle reazioni e delle attività intellettuali efisiche che caratterizzano il comportamento degliindividui che compongono un gruppo sociale –considerati sia collettivamente sia singolarmente – inrelazione al loro ambiente naturale, ad altri gruppi, aimembri del gruppo stesso, nonché quello di ogniindividuo rispetto a sé stesso».

«comprende anche i prodotti di queste attività» esoprattutto «i suoi elementi non sono indipendenti mapossiedono una struttura».

Franz Boas, La mente dell'uomo primitivo (1911)

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CONCEZIONE MENTALISTICA DELLA CULTURA

Culture (al plurale):• sono prodotte storicamente e socialmente

(Particolarismo storico)• sono una realtà mentale perché apprese

durante il processo di inculturazione che dà vita agli automatismi culturali (risposte inconsce ai bisogni sociali e ambientali)

• sono una realtà esterna all'uomo. Atteggiamenti, relazioni, ecc... sono modellati dalla cultura di coloro che la mettono in pratica

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• La cultura è integrata: consiste in tratti assortiti in maniera non casuale (cultural patterns)

• Usanze e credenze si combinano tra loro in modo da costituire un modello culturale organico

• Tale modello si adatta nel suo complesso all’ambiente in cui si è sviluppato e ai cui stimoli dovrà rispondere.

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• L’inculturazione è il processo entro cui si strutturano e si stabilizzano le somiglianze interne ad una società e le diversità tra società diverse.

• L’apprendimento di una cultura all'interno di una società può non essere omogeneo perché interagisce con la struttura sociale di quella società (genere, classe, ecc.). Esistono pertanto subculture o culture di gruppo

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CONCEZIONE MENTALISTICA DELLA CULTURA

• La cultura è universale. Ogni società (sempliceo complessa) può essere studiata dal punto divista culturale. Es.Margaret Mead (allieva di Boas)comparazione tra la condizione degli adolescenti negliStati Uniti e a Samoa.

• Determinismo culturale: la cultura determina icomportamenti degli individui e dei gruppi socialisenza che questi possano modificare le culture.

• La cultura è indipendente dalcondizionamento di altri sistemi quali lestrutture di produzione, livelli tecnologici,distribuzione delle risorse ecc...

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CONCEZIONE DINAMISTA DELLA CULTURA

• Riflessione degli antropologi francesi Roger Bastide (1989-1974) e Georges Balandier (1920-2016)

• Poi ripresa dagli antropologi di impostazione marxista negli anni ’60 (Claude Meliassoux, Maurice Godelier)

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CONCEZIONE DINAMISTA DELLA CULTURA

• Studiano processi di cambiamento sociale e culturale nei paesi interessati dal dominio coloniale

• Le società non sono sistemi ordinati e con confini culturali stabili e ben definiti Le culture non sono date né dalla conservazione invariata delle proprie tradizioni culturali, né dall’assimilazione al modello culturale occidentale

• Sono formazioni eterogenee in cui convivono agenti ed interessi diversi; forme di dominio e di resistenza

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CONCEZIONE DINAMISTA DELLA CULTURA

Bastide (studio di sincretismi religiosi):

• Popolazioni africane in Brasile, discendenti dagli ex schiavi africani

• Loro cambiamento socio-culturale ha causa interna (sviluppi interni alla società) ed esterna(conseguenze del dominio coloniale)

• Sviluppano un forte attaccamento alla religione d’origine come reazione allo sradicamento culturale e resistenza alla contaminazione culturale ottenuta con la violenza.

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CONCEZIONE DINAMISTA DELLA CULTURA

• Le culture non sono realtà date ma prodotte dagli esseri umani in società.

• La produzione di cultura è processuale e relazionale.

• Formulano una definizione di cultura che tenga conto delle dinamiche culturali e delle condizioni materiali e sociali della produzione di cultura (diverso accesso alle risorse; rapporti di dominazione e sottomissione).

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Friedrich Barth,

Ethnic Groups and Boundaries

(1969)

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CONCEZIONE INTERAZIONISTA

• Gruppi etnici sono forme di organizzazione sociale che servono ad articolare la differenza culturale.

• Sono categorie di ascrizione e di identificazione degli attori sociali.

• I tratti culturali distintivi (più o meno visibili) dei membri del gruppo, non sono statici, ma sono fluidi e dinamici

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CONCEZIONE INTERAZIONISTA

• I tratti culturali che contraddistinguono un gruppo etnico si vanno a definire nell’interazione tra gruppi etnici.

• L’identità etnica è fluida, i ruoli sociali e le caratteristiche culturali si definiscono e si ridefiniscono (mutano) in funzione di un processo interattivo (di distinzione, di contrasto, di simbiosi) tra membri di gruppi differenti.

• I confini etnico-culturali sono permeabili

• L’attenzione è spostata sull’interazione tra attori appartenenti a gruppi diversi (e non sull’influenza avuta sull’interazione da un ordine imposto dall’alto es. colonialismo).

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• Da cultura a cultur-e

Superamento di un’impostazione etnocentrica a favore del riconoscimento della dignità di tutte le culture

• Cultura da essenza a processo

Superamento di una concezione statica per una concezione dinamica delle culture e degli elementi che ne definiscono somiglianze e diversità

• Cultura da innatismo/ereditarietà a prodotto interattivo

Superamento del ruolo passivo dell’individuo a favore del riconoscimento della sua agency (ruolo attivo).

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Antropologia culturale

La parentela, il matrimonio, la famiglia

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PARENTELA E DISCENDENZA

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Parentela e discendenza

• Permettono di individuare le persone deputate alla cura degli infanti, inetti alla nascita, che necessitano di protezione e socializzazione-inculturazione (capacità di un individuo di vivere in società)

• Stabiliscono le persone a cui rivolgersi per ottenere cooperazione nelle attività economiche o militari.

• Risolvono diverse questioni relative alla trasmissione di proprietà o di obblighi sociali.

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Parentela e discendenza

• La parentela non è naturale ed istintuale

• La parentela è una convenzione culturale che regola ed organizza le relazioni sociali parentali

“Il sistema di parentela crea la parentela e non viceversa” (A.Signorelli, p.138)

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Parentela e discendenza possono fondarsi sul principio di:

• Consanguineità: principio della comune discendenza

• Affinità: principio del legame matrimoniale

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Parentela e discendenza

• Sistemi unilineari:

- discendenza patrilineare

- discendenza matrilineare

• Discendenza doppia (parentela bilaterale)

• Discendenza ambilineare

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Sistemi unilineari

Un individuo è affiliato ad un gruppo diparentela in una sola linea: maschile ofemminile

(è affiliato al gruppo del padre o della madre)

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Sistemi unilineari

• Discendenza patrilineare: i figli (maschi e femmine) appartengono alla discendenza e al gruppo parentale del padre. L’affiliazione a questo gruppo viene trasmessa ai figli solo dai figli maschi

• Discendenza matrilineare: i figli (maschi e femmine) appartengono alla discendenza e al gruppo parentale della madre. L’affiliazione a questo gruppo viene trasmessa ai figli solo dalle figlie femmine.

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Sistemi unilineari

• Favoriscono l’azione corporativa dei membri del gruppo per la proprietà della terra e per altre attività o esigenze di tipo economico (fornire ricchezza della sposa, aiutare gli altri membri, ecc..)

• Favoriscono (attraverso la presenza di un capo o membro più anziano) la disputa di controversie, l’intermediazione, la risposta militare in caso di attacco.

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Gruppi a discendenza unilineare

• I lignaggi

• I clan

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I lignaggi

• sono gruppi parentali che discendono da un antenato comune a cui sono legati attraverso un legame genealogico noto

• la discendenza all’interno del lignaggio può essere in linea maschile (patrilignaggio) o in linea femminile (matrilignaggio)

• all’interno del lignaggio possono esserci gerarchizzazioni di individui a seconda del grado di distanza genealogica dall’antenato fondatore

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Il clan:

• è costituito da persone che discendono da un antenato comune attraverso legami genealogici non precisati.

• i clan hanno spesso il nome di un animale o di una pianta che designano simbolicamente come fondatore del clan: il totem.

• vige il tabù di cibarsi di quella pianta o di quell’animale.

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2) Discendenza doppia (parentela bilaterale)

• Un individuo appartiene contemporaneamente alla discendenza del padre e della madre.

• Nella parentela bilaterale (come la nostra) i parenti della madre e quelli del padre hanno la stessa rilevanza.

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Discendenza doppia• L’insieme dei parenti stretti del padre e della madre

costituisce il parentado nel quale, ad eccezione dei fratelli e delle sorelle, i componenti non avranno un gruppo parentale completamente uguale e sovrapponibile,

• Il singolo individuo (ego) è l’unico anello di congiunzione tra il gruppo della madre e quello del padre che apparterranno a gruppi parentali differenti.

• Si tratta di un sistema ego-centrato di cui è difficile servirsi per azioni comuni e di tipo collettivo.

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3) Discendenza ambilineare

• Gli individui vengono affiliati o in linea maschile o in linea femminile.

• I figli potranno scegliere se appartenere al gruppo del padre o a quello della madre.

• In un gruppo possono essere presenti contemporaneamente legami genealogici in linea paterna o materna.

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Discendenza ambilineare

• L’affiliazione al gruppo della madre o del padre può essere teoricamente scelta ma in realtà, l’individuo è affiliato al gruppo presso cui dimora e lavora la terra.

• In periodi di carestie o alta mortalità alcuni sistemi possono trasformarsi da unilineari ad ambilineari

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IL MATRIMONIO

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Il matrimonio

• Il matrimonio è un’unione universale cioè presente in tutte le società.

• Il matrimonio è l’unione sessuale ed economica tra due individui (più frequentemente un uomo ed una donna).

• La società riconosce questa unione che comporta diritti e doveri tra i coniugi (proprietà, gestione finanziaria) e verso i futuri figli.

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Il matrimonio è sancito con modalità differenti nelle diverse società

• alcune società non sancivano il matrimonio con particolari cerimonie (es. Nayar dell’India meridionale, Trobriandesi della Melanesia)

• altre società celebrano il matrimonio con rituali più eclatanti e lo accompagnano con festeggiamenti che servono a rendere chiaro il momento in cui l’unione ha inizio

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Il matrimonio

Riti di Passaggio, Arnold Van Gennep, 1909

)

SEPARAZIONE

(FASE PRE-LIMINARE)

REINTEGRAZIONE (FASE POST-LIMINALE)

FIDANZAMENTO

NOZZE E VIAGGIODI NOZZE

NUOVA FAMIGLIA

TRANSIZIONE

(FASE LIMINALE)

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Le transazioni economiche pre-matrimoniali

• Il prezzo della sposa o ricchezza della sposa: viene offerta dallo sposo alla famiglia della sposa.

• Lo scambio di donne: cessione di una sorella o di una parente dello sposo in cambio della sposa.

• Lo scambio di doni: scambio di cibi o merci tra i gruppi parentali dei due sposi

• La dote: ingente quantità di beni o di denaro donati alla sposa dalla sua famiglia.

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Chi sposare?Il tabù dell’incesto

• In tutte le società l’accoppiamento tra consanguinei è proibito socialmente

• È un tabù universale ma in ogni cultura la proibizione di accoppiarsi riguarda parenti in grado diversi

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Chi sposare?

In tutte le società poco numerose organizzate in lignaggi, i matrimoni avvenivano tra consanguinei che nel sistema di parentela locale non si consideravano parenti tra di loro.

Es. I matrimoni tra cugini:1. Cugini incrociati: figli di fratelli di sesso

opposto (non sono parenti secondo il sistemaparentale del lignaggio) (permessi dagli IndianiChippea)

2. Cugini paralleli: figli di fratelli di uguale sesso(matrimoni non permessi)

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Claude Lévi-Strauss (1908-2009)

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Chi sposare?Il tabù dell’incesto

• Spiegazione di ordine socio-culturale (Claude Lévi-Strauss – Strutture elementari della parentela -1949) vige in quei gruppi che hanno necessità di cooperare tra loro per svolgere attività. Il tabù dell’incesto obbliga a scegliere moglie nei gruppi diversi dal proprio (esogamia) e apre forme di conoscenza, relazione e scambio reciproco (di donne, verbale, economico) tra gruppi

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Chi sposare?Il tabù dell’incesto

• Segna il passaggio dalla condizione di natura a quella di cultura: l’accoppiamento e l’instaurazione di legami parentali non sono più istintuali ma convenzionali, regolati cioè da norme socio-culturali

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Chi sposare?

• Matrimonio combinato: organizzato da gruppiparentali con l’ausilio di intermediari. Sono voltialla creazione di rapporti di cooperazione tra i duegruppi.

• Esogamia: il coniuge deve essere scelto al difuori del gruppo parentali o gruppo socialeEndogamia: il coniuge deve essere sceltoall’interno dello stesso gruppo di appartenenza

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Chi sposare?

• Nelle società tradizionali non esiste, soprattutto per le donne, spazio di vita al di fuori delle strutture di parentela o matrimoniali

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Chi sposare?

• Levirato è l’obbligo che impone ad un uomo disposare la vedova del fratello defunto

• Sororato è l’obbligo per una donna di sposare ilmarito di sua sorella defunta. In quel caso l’uomoprovvederà al sostentamento della donna e dellaprole.

• Il sati l’obbligo per la vedova di un uomo di darsila morte dopo la morte di lui

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Quante persone si possono sposare?

• La monogamia: un uomo può sposare una sola donna. È maggiormente diffuso nel mondo occidentale.

• Il matrimonio plurimo:1. La poliginia: un uomo può sposare più

donne2. La poliandria: una donna che può

sposare più uomini

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La poliginia

• In alcune società la poliginia è una prerogativa degli uomini più ricchi. Essi riescono ad assolvere all’obbligo di sostentare sia le mogli, sia la prole.

• La poliginia è anche fonte di ricchezza e prestigio per l’uomo: le numerose mogli costituiscono manodopera per la produzione di maggiori quantità di ricchezza e di cibo destinata anche al commercio (es. siwai del Pacifico orientale).

• Famiglie poliginiche sono molto influenti dal punto di vista politico ed è più probabile che i loro membri ricoprano cariche governative.

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LA FAMIGLIA

L’istituzione familiare esiste ovunquema è organizzata in manieradifferente nelle diverse società

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La famiglia

• La famiglia è un’unità sociale ed economicacostituita da almeno uno dei genitori e dai figli.

• Di solito i membri di una famiglia vivono in un edificio comune (households)

• Nelle società con sistemi economici meno strutturati l’edificio comune non viene abbandonato dalla famiglia

• Nelle società basate sul commercio, alcuni membrilasciano per periodi lunghi la household

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La famiglia

• Famiglia matrifocale: vi è un solo genitore disolito la madre

• Famiglia monogamica o nucleare: vi è unacoppia di coniugi

• Famiglia poligamica di solito poliginica: vi sonomolteplici coppie di coniugi

• Famiglia estesa: è composta dall’unione di più famiglie nucleari o poligamiche che vivono in una stessa households.

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Famiglia nucleare

• I rapporti sono del tipo genitore-figlio• il matrimonio comporta un significativo

cambiamento per gli sposi sia dal punto di vista dello stile di vita (potranno vivere da soli in una nuova residenza), sia dal punto di vista economico (nuovo regime proprietario)

• si dissolvono con la morte dei genitori• Si trovano in società, sedentarie.• Frequenti in società caratterizzate dalla

commercializzazione dei servizi (es. babysitter)

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Famiglia estesa:• i rapporti possono essere fondati sulla parentela

fraterna: cioè due fratelli e le loro mogli e i loro figli

• il matrimonio non comporta un significativo cambiamento per gli sposi sia dal punto di vista dello stile di vita (vivranno assimilati al gruppo), sia dal punto di vista economico (non hanno la possibilità di accumulare una proprietà).

• tutto viene amministrato dal più anziano del gruppo

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Famiglia estesa:• Non si dissolvono con la morte dei membri

fondatori o più anziani

• Si rigenerano costantemente conl’accorpamento di nuove coppie di coniugi.

• Si trovano in società prevalentemente agricole in cui vi è la necessità di non frammentare la proprietà della terra

• In questo caso, altri membri della famigliaallargata possono svolgere una di talimansioni

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Tipologie di residenza coniugale

• Neolocale

• Patrilocale

• Matrilocale

• Ambilocale

• Avuncolocale

Famiglia nucleare

Famiglia estesa

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Residenza neolocale

• Sia i figli sia le figlie dopo il matrimonio si allontano dalla household d’appartenenza e vanno a vivere lontani sia dai parenti della moglie che del marito.

• È diffusa in economie commerciali in cui, in cambio di denaro, la famiglia potrà acquistare ciò che le serve senza dipendere dai parenti.

• Nelle economie commerciali la mobilità fisica non renderebbe possibile far fronte agli obblighi e alle pressioni che la convivenza con i parenti può generare.

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Residenza patrilocale

• I figli maschi restano e le figlie femmine se ne vanno.

• Gli sposi abitano presso la famiglia dello sposo. • È più frequente quando sono gli uomini a dare il

maggior contributo alla sussistenza. • È più frequente quando il tipo di guerra praticata è

interna ovvero contro comunità vicine e nemiche.• La household ha quindi bisogno di poter radunare

velocemente la forza militare.

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Residenza matrilocale

• I figli maschi si allontanano e le figlie femmine restano

• Gli sposi vanno a vivere presso la famiglia della sposa.

• Più frequente in società in cui è la donna a dare il contributo al sostentamento o in società in cui è più frequente la guerra esterna.

• È anche diffusa dove gli uomini per motivi di lavoro si allontanano frequentemente e per lunghi periodi dal nucleo familiare.

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Residenza ambilocale

• La coppia va ad abitare o vicino ai parenti del marito o della moglie.

• È diffusa in società non commerciali in cui per qualche motivo si ha necessità di vivere vicini alla famiglia.

• È frequente in periodi di alta mortalità per diffusione di epidemie o, in società di cacciatori e raccoglitori, in periodi di siccità e scarsità.

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Residenza avuncolocale

• Gli sposi vanno a vivere presso la famiglia dello zio materno dello sposo (cioè presso il fratello della madre dello sposo) che rappresenta la sintesi tra la discendenza matrilineare (in via materna) e l’autorità trasmessa in linea maschile.

• Queste scelte sono spesso operate in funzionedella necessità di una rapida risposta ad attacchi diguerra da parte di villaggi vicini.

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Corso di ANTROPOLOGIA CULTURALE -- 2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici (5 CFU)- FIT(3 CFU)

a.a. 2018

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LEZIONI

MARTEDì MERCOLEDì VENERDì

ORE 11-13 ORE 13-15 ORE 16-18

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TESTI D’ESAME

2A2/primo modulo antropologia dei Paesi asiatici (5 CFU)

• Signorelli A. (2011), Antropologia culturale. Seconda

edizione, McGraw-Hill,

Capitoli 1, 2 (solo paragrafi 5,6), 3,4,5,6

• Villano P.; Riccio B. (2008), Culture e Mediazioni, Bologna, Il Mulino

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TESTI D’ESAME

La rivista Mondi Migranti, 1/2012:

• Luatti Lorenzo e Torre Andrea T., Introduzione: sulla mediazione culturale, 29-377

• Aime Marco, Dalla trasparenza all'opacità. Ipotesi per una nuova mediazione culturale, pp.39-47

• Baraldi Claudio, Comprensione, empowerment e narrazione nella mediazione sanitaria, pp.49-70

• Zoletto Davide, A scuola dai mediatori.La mediazione interculturale educativa tra rischi culturalisti e critica postcoloniale, pp. 71-78

• Fabio Quassoli e Monica Colombo, Professione mediatore: alcune considerazioni sulla mediazione linguistico-culturale, 79-95

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TESTI D’ESAME

• Villano P.; Riccio B. (2008), Culture e Mediazioni, Bologna, Il Mulino

• Gobbo F. (a cura di) (2008), L’educazione al tempo dell’intercultura, Roma, Carocci

• Zoletto Davide, A scuola dai mediatori.La mediazione interculturale educativa tra rischi culturalisti e critica postcoloniale, pp. 71-78

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Che cos’è l’Antropologia e cosa studia?

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Antropo +logia

antropo-

ἄνϑρωπος ànthropos = "uomo“

+-logia

λόγος, lògos = "parola, discorso"

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Le Antropologie• Antropologia fisica: variazioni della specie

umana e loro classificazioni sulla base di caratteristiche biologiche (tratti somatici, misure antropometriche, ecc…)

• Archeologia: cultura delle società passate attraverso i resti e le testimonianze materiali

• Etno-Linguistica: variazioni linguistiche nelle diverse società umane

• Antropologia culturale/sociale

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Antropologia sociale

• Gran Bretagna e etnologia francese

• XVIII e XIX sec.

• Oggetto di studio: società (organizzazione e comportamento umano in quanto membro di un gruppo sociale)

Antropologia culturale• Stati Uniti del XIX sec• oggetto di studio:

cultura (forme di espressione, comunicazione e percezione dell’uomo in quanto appartenente ad una specifica cultura)

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OGGETTO DI STUDIO:

“L’antropologia è la disciplina che studia le somiglianze e le diversità

proprie della specie umana”

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ANTROPOLOGIA COME STUDIO DELLA SPECIE

UMANA E NON DELL'UOMO

La specie umana è specie sociale

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L'antropologia studia:

• le relazioni che intercorrono tra gli individui e che li tengono insieme (es. matrimonio, relazioni tra pari)

• le strutture sociali: i sistemi di relazione tra gli individui (es. Stato, Organizzazioni internazionali)

• I fatti sociali: il funzionamento materiale e simbolico delle strutture di relazioni (migrazioni, riti religiosi)

• le persistenze ed i mutamenti che le strutture ed i fatti sociali presentano

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COSA CARATTERIZZA LA SPECIE UMANA?

• SOMIGLIANZE :

L’universale produzione sociale di cultura

• DIVERSITÀ: La diversità degli ambienti in

cui gli esseri umani si sono trovati a vivere ed hanno dovuto adattare ai loro bisogni

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Concezioni ed indicatori della diversità sono

• Relazionali (il diverso è sempre diverso per qualcuno e da qualcuno)

• Situazionali (chi è diverso in una situazione potrebbe essere considerato “normale” in un'altra situazione)

• Variabili, dinamici (l'identificazione come diverso non è necessariamente permanente e definitiva)

• Es. Tifo calcistico

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DIVERSITÀ E DIFFERENZE

• La diversità viene generata dalla constatazione di una non-somiglianza, di una dissimilitudine tra chi osserva e chi è oggetto dell'osservazione

• La differenza è una diversità che è fatta oggetto di un giudizio di valore ovvero viene valutata in termini assoluti (viene considerata di per sé buona o cattiva) e comparativa (chi è portatore di quella diversità è collocato più in alto o più in basso in una gerarchia sociali di chi non ne è portatore).

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IL SISTEMA DELLE DIFFERENZE

ciascuna caratteristica diversa ha una sua collocazione in termini di:

• valore • pertinenza (chi sono i portatori di quella

caratteristica)• gerarchia (chi ha quella caratteristica in

grado più alto o in modo specifico) • collegamento con altre caratteristiche

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IL SISTEMA DELLE DIFFERENZE

Il sistema delle differenze di un gruppocostituisce una mappa per riconoscere glialtri, per giudicarli, diventa parte integrantedella visione del mondo e condiziona l'agiresociale di quel gruppo.

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Ambiti di applicazione dell’antropologia

• Antropologia delle organizzazioni sociali (es. famiglia e strutture di parentela)

• Antropologia del sovrannaturale (religione e magia)

• Antropologia economica (dei sistemi di sostentamento)

• Antropologia del potere (forme di organizzazione politica)

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Nuovi ambiti di applicazione dell’antropologia

• Forme di insediamento (es. antropologia urbana)• Identità di genere• Migrazioni• Culture del cibo• Antropologia medica• Antropologia dello sviluppo• Antropologia dei beni culturali e dei processi di

patrimonializzazione